VEGAS X PETE – CAPITOLO 9

-Pete-

Feci il giro della stanza, avevo chiesto a Nop chi fosse morto nella famiglia del clan principale, ma non ne sapeva nulla. Aveva detto che era rimasto a casa, perchè non era la guardia del corpo che aveva seguito Vegas al lavoro, quindi non sapeva molto del funerale. Il compito principale che gli era stato affidato per il momento era stato quello di prendersi cura solo di me. Ero depresso con i vari pensieri che mi giravano in testa.

Era morto P’Chan? Probabilmente non lo era. Era ancora giovane e forte. Difficilmente sarebbe morto. Forse zia Prik, la mia cuoca preferita? La sua pasta al curry era difficile da trovare a Bangkok, quindi poteva essere ancora viva. O era… Chi?! Oh, non riuscivo a capirlo. Tutto quello di cui ero sicuro era che  non era il giovane maestro, il signor Kinn o il signor Kim, altrimenti sia i clan maggiori che quelli minori sarebbero stati nel caos. Oh! E se fosse P’Jet? C’era una grande possibilità dato che aveva già sessant’anni. Forse era stata l’età a prenderlo. Khun doveva essere addolorato per quello, ma non ero ancora sicuro.

Ero così triste. Cosa avrei fatto se fosse stato uno dei fratelli e sorelle, i colleghi che conoscevo? Volevo almeno rendere omaggio al loro funerale. Oh, perché dovevo essere bloccato lì con quella catena?! Argh! Stavo diventando impaziente e Vegas non tornava ancora!

Mentre aspettavo con ansia Vegas, mi inginocchiai sul letto, come se stessi pregando nel tempio e strinsi le mani. Pregai con misericordia. 

Iniziai a congiungere le mani e cantare con pieno affetto tutti i versi delle preghiere che riuscivo a ricordare, da Saraphanya Chinnabanchon a Luang Pu. Per fortuna mia nonna mi portava al tempio sin da quando ero piccolo quindi me lo ricordavo bene.

Anche se non potevo partecipare al funerale e non sapevo chi fosse, volevo fare del bene a quella persona, sperando che le mie preghiere lo raggiungessero. Perché tutti nella famiglia principale significavano qualcosa per me. 

Oh, la mia vita può davvero dimorare solo qui. Perdonami.

Continuavo a dire preghiere e meditare. Ricordando Phra Sri Raitanatrai e tutto il bene che avevo fatto. Speravo che quella gentilezza e quelle preghiere lo aiutassero ad andare in un mondo migliore. 

Riposa in pace senza preoccuparti del mondo. Spero che possa andare in un posto adatto… Se ci sarà la possibilità andrò a portargli una ricompensa…

Amen!

Al suono dei passi di qualcuno che entrava nella stanza, aprii gli occhi e smisi di pregare,  alzai in fretta la mano per dire addio a Buddha, Dharma e Sangha. Mentre mi inchinai per rendere omaggio, all’improvviso sentii l’odore di Kra Por Pla Nam Dang* che si diffondeva per la stanza e mi stuzzicava le narici. Bene, ora stavo iniziando ad avere fame. Era ovviamente Vegas che era tornato con il cibo che gli avevo chiesto di comprare.

(*N/T: Il Kra Por Pla Nam Dang, letteralmente “Fauci di pesce brasate con salsa rossa”. É un piatto thailandese dove le fauci di pesce, ovvero vesciche natatorie di pesci di grandi dimensioni come lo storione, vengono essiccate.) 

«C…che cos’è successo?» Mi voltai verso la porta, sul punto di chiamarlo per nome, ma all’improvviso mi fermai e mostrai un’espressione sorpresa.

«Cosa fai?» Vegas mi guardò con la stessa espressione sorpresa. Le mie mani erano ancora giunte insieme, il mio corpo leggermente piegato perché avevo appena finito di pregare. Non risposi alla sua domanda e mi alzai dal letto prima di andare a guardare Vegas attentamente.

«Pfft… Haha.» Cercai di trattenere la mia risata e mi misi pure la mano sulla bocca. Sulla sua maglietta sembrava essere stato versato qualcosa di appiccicoso. «Ti ho detto di comprare del Rad Na*, non di farci il bagno. Haha.» dissi alla vista del suo stato. E non potevo davvero fare a meno di ridere, accidenti! Che cosa gli era successo?

(*N/T: Il Rad Na è piatto di pasta tailandese-cinese. È fatto con spaghetti di riso larghi, saltati in padella con carne o frutti di mare o tofu, aglio, funghi e broccolo cinese.)

«É colpa di Tankhun, quell’idiota! Non so che cazzo gli sia preso per rovesciarmi il Kra Por Pla Nam Dang addosso.» disse Vegas con tono arrabbiato mentre si accigliava. Mi fermai un momento e iniziai a ritrovare la calma. Parlando del giovane maestro, pensai all’improvviso al funerale.

«Chi è?» chiesi improvvisamente a Vegas con un’espressione seria.

«Eh?» Vegas sembrò pensare per un momento prima di guardarmi dalla testa ai piedi. Rimase in silenzio per un momento e poi strinse le labbra per reprimere la risata.

«Cosa c’è che non va?» Aggrottai le sopracciglia e poi mi chiesi a cosa stesse pensando 

 Vegas.

«Cazzo! Hanno dovuto davvero organizzare un evento così grande, pensavo che Chan fosse morto. Perché avrebbero dovuto… portare un cadavere per rendergli omaggio?» Vegas imprecò piano e si grattò la testa con sospetto.

«P’Chan. P’Chan sta bene?» All’udire pronunciare il nome di P?Chan il mio cuore affondò immediatamente. Chan era stato colui che mi aveva insegnato tutto. Era grazie a lui se potevo sparare con le pistole e usare i coltelli. Grazie a lui conoscevo bene il lavoro dell’azienda. Non doveva essere…

«Non è Chan…» disse Vegas, sospirando. Si tolse la maglietta e iniziò a togliersi il resto dei suoi vestiti finché non rimasero solo i suoi boxer.

«Allora chi è allora?» Vegas afferrò il suo asciugamano e se lo mise in spalla. Poi si voltò e mi fissò.

«È mia moglie!» gridò Vegas.

Non sapevo di cosa stesse parlando e mi accigliai più profondamente di prima. Sua moglie? Il mio cuore sembrava aver perso un battito e che stesse per crollare in un modo strano. Ma accidenti, di cosa stava parlando? Eh, non ne avevo idea. Non appena l’aveva detto, si era voltato di spalle ed era andato in bagno, chiudendo la porta davanti a me.

Bussai alla porta del bagno affinchè Vegas uscisse e mi dicesse di più.

«Di cosa stai parlando, eh?! Chi è morto?! Vegas!» Alzai la voce ma non mi rispose, sentii il suono di Vegas che apriva l’acqua dalla doccia. Ero ancora più arrabbiato perché continuava a non dirmi direttamente chi era morto. Così continuai a chiamarlo e a bussare alla porta. Avevo completamente dimenticato che aveva la possibilità di aprire la porta con un calcio e di colpirmi con essa.

Il suono della porta del bagno che si apriva mi fece un po’ sussultare. Quel bastardo di Vegas apparve tutto bagnato e imperscrutabile ai miei occhi. Spalancò la porta e tornò sotto la doccia mentre si lavava il corpo. Ero agitato e immediatamente girai gli occhi per guardare dall’altra parte. Questo sfacciato bastardo! Perché cazzo si stava facendo la doccia per essere visto da altre persone?

«Quello che stavi dicendo, dillo.» disse Vegas prima di strofinarsi il sapone sul corpo. Non si vergognava affatto. Continuava a muoversi come se non fosse imbarazzato in alcun modo. Questo idiota!

«D…dovresti finire prima la doccia.» Abbassai la voce, visto che stavo urlando da un po’, prima di voltare la faccia di lato. Raggiunsi la maniglia della porta del bagno e intendevo chiuderla come prima.

«Aspetta!» Mi fermai per un attimo mentre ingoiavo la saliva in gola. Lanciai un’occhiata a Vegas che ora mi stava facendo un cenno con il dito. «Vieni qui.»

«No!» ribattei sconsiderato e stavo per chiudere di nuovo la porta.

«Lasciala così!» rimasi fermo quando Vegas mi urlò contro con la sua voce.

«Che cosa?»

«Vieni qui!»

«Perché devo entrare? Mi bagnerò.»

«Vuoi sapere chi è morto?» Vegas sollevò un sopracciglio, l’angolo della bocca si contrasse in un debole sorriso.

«Dillo e basta. Perché vuoi che entri?» Mi girai a destra e a sinistra per evitare di guardarlo. Mi sentivo molto imbarazzato anche se avevo fatto la doccia con molti amici maschi.

«Se non entri, non te lo dirò.» sostenne Vegas. Io gemetti subito. Poi sospirò pesantemente. Io volevo sapere, lo volevo davvero. Ma non volevo entrare, era troppo instabile. «Va bene se non vuoi.» Vegas si voltò per prendere lo shampoo e se lo spalmò su tutta la testa.

«Va bene, sto entrando.» Rimasi in piedi con le braccia incrociate e avanzai in bagno.

«Avvicinati.» disse Vegas con voce roca, poi si voltò a guardarmi dritto negli occhi con le mani sulla sua vita.

«Oh.» Inciampai un po’.

«Più vicino!» cominciò a urlare sempre più forte.

«Ehi! Dimmelo da qui. Riesco a sentire, non sono sordo.» dissi sarcasticamente. A poco a poco, iniziai a farmi prendere dal panico.

«Vieni qui. Te lo dico io se vieni vicino a me. Se non vuoi bagnarti, togliti i pantaloni.» Avevo capito il suo scopo, così gli feci una smorfia e me ne andai via.

«È stupido entrare.» imprecai, mormorando tra me e me.

«PETE! Uno…» I miei passi si fermarono immediatamente. I suoi occhi mi fissarono con aria di sfida. «Due… e posso assicurarti che quando avrò contato fino a tre, verrai colpito duramente.» disse Vegas in tono minaccioso. Ma quando mi voltai, aveva un sorriso felice stampato in faccia. Dannazione! Alla fine, avevo dovuto arrendermi a lui. Non potei fare a meno di battere i piedi verso di lui. Cercai di non guardarlo e lasciai vagare il mio sguardo in lontananza.

«Fanculo!»

«Ti comporti come una donna.» Gli sbuffai contro incredulo. Le goccioline d’acqua della doccia mi schizzarono sui capelli che poco a poco iniziarono a inumidirsi.

«Chi era? Sbrigati e dillo… EHI!» Mi afferrò il polso e mi tirò verso di lui. Chiusi gli occhi mentre l’acqua calda colpiva tutto il mio corpo.

«Pensando alla morte…» Vegas non aspettò che io reagissi adeguatamente mentre mi avvolgeva strettamente e spingeva il mio corpo contro il muro. Non parlava ad alta voce e invece lasciava parlare i suoi movimenti, premendo ripetutamente la punta del naso su entrambe le mie guance.

«Vegas! Lasciami andare!» Spinsi  via il suo petto. Quel bastardo di Vegas mi fissava con occhi affamati. Mi guardai disperatamente dall’alto in basso e sentii il viso, il busto e il pigiama inzuppati. «Lasciami andare!»

«Vuoi saperlo? Chi è morto?» disse Vegas con un sorriso malizioso. Fissò il suo sguardo su di me e mi guardò profondamente negli occhi. La punta dei nostri nasi si toccavano, i nostri respiri caldi e ricchi, si mescolavano tra di noi. «Vuoi che lo dica?»

Cercai di divincolarmi dal suo abbraccio, ma quel bastardo di Vegas mi aveva messo alle strette in ogni modo. Premette il suo corpo nudo contro di me. Il suo peso mi schiacciava così forte che non riuscivo a trovare una via d’uscita.

«Voglio sapere.»

«Io… Voglio… Ma non posso dirtelo. Mi dispiace.» Girai la testa a destra e a sinistra, ma Vegas seguì i miei movimenti. «È una persona importante… Non vorresti saperlo.» Strascicò la sua voce roca finché non fissai di nuovo il mio sguardo su di lui.

«Chi è?» Volevo sapere. Lo volevo davvero. Ma stavo iniziando a diventare paranoico perché le cosce di Vegas mi stavano sfregando le gambe.

«Se vuoi che te lo dica, baciami prima. Poi te lo dirò.» Vegas sorrise. Cercai di ritirarmi finché il mio corpo non si era quasi fuso con il muro.

«Vai via!» Lo respinsi.

«Non vuoi baciarmi? Va bene. Ma quel tuo giovane padrone ha pianto finché i suoi occhi sono diventati tutti gonfi. Haha.» Il bastardo si staccò ostinatamente dal mio corpo.

La sua espressione sembrava indicare che mi stava guardando come se fosse superiore a me. Poi si allontanò e rimase sotto la doccia normalmente come prima. Ma immaginando che la persona che era morta doveva essere importante per Khun, questa volta dovevo davvero saperlo. Non potevo fare a meno di volerlo sapere. Il mio corpo si muoveva più velocemente del mio cervello.

Tirai il polso di Vegas, facendolo girare su se stesso mentre prendevo un respiro profondo, raccogliendo tutto il coraggio che avevo. Tenni la faccia di Vegas e mi avvicinai per in un bacio leggero. Chiusi forte gli occhi, cercando di allontanare tutti gli altri miei pensieri. Ma dentro, il mio cuore batteva quasi in modo incontrollabile. Non sapevo nemmeno come avesse reagito Vegas perché non osavo guardare. Potevo solo sentire il calore del suo respiro e la morbidezza delle sue labbra che mi facevano tremare tutto il corpo. Prima che tutti i pensieri e la logica svanissero nel mio cervello, mi allontanai rapidamente da Vegas che mi stava fissando, con gli occhi che sbattevano a malapena.

«Puoi dirmelo adesso?» Girai lo sguardo dall’altra parte e mi allontanai leggermente dal suo petto. Ma poi Vegas mi afferrò entrambi i polsi e li tirò verso di lui.

«Cosa fai?» Vegas aggrottò leggermente le sopracciglia, ma le sue labbra si stavano aprendo in un ampio sorriso.

«Dimmelo, non essere timido.» dissi anche se sapevo di non avere potere contrattuale. Ma non stavo mentendo quando dicevo che avevo sentito la temperatura del mio viso più alta del solito. All’improvviso era diventato caldo.

«Cosa? Non hai fatto quello che ti avevo detto di fare però.»

«L’ho appena fatto. Non avvicinarti!»

«Quello era un bacetto. Ma questo si chiama bacio.»

Non appena mi rimisi di nuovo in piedi, Vegas catturò il mio volto verso di sè e schiacciò le sue labbra sulle mie ancora una volta. Quel bastardo Vegas mi stava dando un secondo bacio. Scese fino al mio labbro inferiore e lo succhiò dolcemente finché alla fine non aprii le mie labbra, lasciando che la sua lingua calda penetrasse nella mia bocca prima di sfrecciare e ispezionare tutta l’area.

Non sapevo quando la mia forza si era improvvisamente indebolita. Vegas, il bastardo, mi aveva tirato entrambe le braccia e le ha avvolte intorno alla sua vita, quindi lo usai come un’ancora. Per evitare che le mie gambe si accasciassero a terra, le mani di Vegas scivolarono sui miei fianchi prima di muoversi per tenermi su dalle natiche.

«Ugh…» risposi accidentalmente, sentendo il calore sulle mie labbra. Quel bastardo di Vegas mi aveva succhiato forte la lingua e aveva cercato di strusciarsi, lasciandomi poco o niente spazio per protestare.

Mi sentivo come se stessi iniziando ad arrabbiarmi per avergli lasciato dominare il gioco. Improvvisamente, la determinazione di un guerriero balenò nel mio cervello finché non reagii a ogni suo tocco. Le nostre lingue si combatterono, ognuno di noi voleva vincere. Ma non mi sarei arreso! Le nostre labbra erano unite ancora più strettamente di prima. Dal bacio in cui era solo lui ad essere l’attaccante, si era trasformato in un alternarsi. A turno ci invadevamo a vicenda senza sosta.

«Uff!» All’inizio ero confuso, ma quando la sua mano scivolò nei miei pantaloni bagnati, con le nostre bocche ancora costantemente attratte l’una dall’altra, iniziai a tornare in me a poco a poco. Aspetta un attimo, stronzo! Cosa stai facendo?!

«EHI!» Spalancai gli occhi, allontanandolo velocemente da me. Vegas sembrava infastidito mentre ritraevo il collo e guardavo in basso. «Vegas, allontana la mano!» Gli tolsi la mano dal mio culo e lo spinsi più lontano.

«Eh.» Vegas sorrise e si leccò dolcemente le labbra.

«Idiota, bastardo. Non puoi dirmelo e basta? Eh?!» Stavo perdendo, bastardo! Che cosa stai facendo qui, Pete?!

«Hmm… te lo dico io, va bene?»

«Non ce la faccio più! Smettila di girarci intorno.»

«Bene, non ti sto prendendo in giro. Questa volta, te lo prometto.» Vegas mi guardò. I suoi occhi acuti mi fissarono come se stessero guardando una bella preda.

«Cos’altro vuoi?! Ho già fatto quello che mi avevi detto di fare.» dissi l’ultima frase a bassa voce, ma anche Vegas la sentì. Fece una risata prima di avvicinarsi al mio viso, ma lo evitai rapidamente.

«Ne sono sicuro. Ma prima devi… fare qualcosa con me.» disse Vegas lentamente e chiaramente. Sono così arrabbiato, figlio di puttana! Lo vedevo chiaramente e mi stavo pure spaventando un po’. Quello stronzo! Pensava che le persone come me lo avrebbero seguito in tutto? Assolutamente no!

«Hmp!» Me ne andai dopo aver pensato che se fossi rimasto fermo, sarei stato solo un facile bersaglio per Vegas. Si stava divertendo a darmi i nervi. Mentre mi avviavo verso la porta, risuonò la risata di Vegas.

«Dai, te lo dico io.»

«Non voglio più saperlo.» Mi voltai e fissai Vegas con rabbia. Anche se la mia bocca diceva di no, il mio cuore voleva comunque saperlo. Avevo investito così tanto, non avrei dovuto avere qualcosa in cambio?

«Sigh. Non fingere più.» Vegas aprì la doccia per lavarsi di nuovo. Così rimasi immobile e aspettai che parlasse. Il suo viso allegro divenne leggermente più serio.

«Cosa?» Mi voltai a guardare la porta. Non osavo guardarmi dietro.

«Sto pensando se dirtelo o meno.» Il tono di Vegas divenne più cupo.

«È una faccenda così seria?» Il mio umore divenne più stressante. Sentendo il modo in cui Vegas stava parlando, cominciai a preoccuparmi.

«Non proprio. Immagino che tu non debba sapere di certe cose.» disse Vegas, abbassando la voce come se stesse parlando da solo. Mi voltai a guardarlo con le sopracciglia alzate.

«Cosa hai detto?» gli chiesi, perplesso.

«Non sono sicuro di come ti sentirai.»

«Devo dispiacermi. Soprattutto perché era così che si comportava la famiglia principale.» Perché Vegas stava attirando le mie emozioni? Mi sentivo peggio.

«Non è niente…»

«Argh! Allora che cosa hai iniziato a dire proprio ora?»

«Beh, non conoscevo nemmeno i morti di persona.» disse Vegas con calma. Poi prese l’asciugamano a quadri e se lo avvolse intorno alla vita.

«Cosa vuoi dire?! Hai anche detto che il giovane maestro piangeva con gli occhi gonfi.» Osai fissarlo ancora più direttamente perché non era la prima volta.

«Beh, forse era uno dei nipoti.»

«Come si chiamava? Mi avevi detto che era un grande evento, devi conoscerne il nome per certo.» Era andato al funerale senza vedere la foto della persona? O senza conoscere il suo nome?

«Il nome. Phong… Phong, qualcosa del genere.» Vegas si avvicinò al lavandino e afferrò lo spazzolino per lavarsi i denti. Aveva fatto sembrare tutto così freddo e non sembrava più interessato a parlarne con me. Probabilmente non conosceva davvero quella persona.

Phong, giusto? Non conoscevo nessun altro in casa che si chiamasse Phong, tranne me, dal momento che il mio vero nome è Phongsakorn Saengtham. C’era qualche altro Phong? Rimasi a grattarmi la testa e a pensare intensamente.

«Phong… Zio Phong! È una cosa seria!» Sgranai gli occhi quando mi fui ricordato quale dei membri principali del clan si chiamava Phong.

«Forse.» Vegas prese una schiuma detergente e si insaponò il viso mentre mi guardava di tanto in tanto.

«Zio Phong, era la guardia assegnata alla fabbrica di cioccolato. Oh no! Non posso credere che sia morto così in fretta.» Vegas alzò un sopracciglio, guardandomi come se fossi un mostro. Rimasi a urlare alla porta del bagno e continuavo a pensare allo zio Phong. «Ho ricevuto notizie da Wei che soffriva molto. Ma le sue condizioni erano ancora buone. Anche se non gli ero vicino, condivideva vino bianco con Arm e me, bevevamo molte volte quando Khun andava a visitare la fabbrica.» continuavo a parlare e balbettare.

Anche se non eravamo molto legati, era normale essere tristi per le persone che avevo visto in volto e che morivano. Ma Khun aveva pianto fino ad avere gli occhi gonfi? E avevano organizzato un grande evento? Perché fare così tanto? Non erano così vicini l’uno all’altro. Ogni volta che il boss Tankhun visitava la fabbrica, si limitava a fare i suoi affari. Quando aveva finito il suo lavoro, non riusciva nemmeno a ricordare il nome del personale che lavorava lì. Ma Khun aveva davvero pianto? Evidentemente, deve avere anche un lato molto fragile, giusto?

«Ma perché Khun ha pianto? E perché hanno organizzato un grande evento?» chiesi, facendo una smorfia di incredulità. Se qualcuno fosse morto e la famiglia non fosse stata legata a lui, la famiglia principale avrebbe portato il lutto solo un giorno. A volte mandavano anche solo le guardie del corpo a rappresentarli. Lo stesso P’Chan non aveva ancora potuto partecipare al funerale di un subordinato.

«Forse la famiglia principale lo conosceva bene? Cosa vuoi che facciano?» Vegas si lavò la faccia prima di prendere un asciugamano per tamponare. Ero molto confuso su quello che era successo. Forse Vegas mi aveva mentito dicendomi che Khun aveva pianto. Khun era impazzito?! O aveva visto una serie triste prima di partecipare al funerale? Cosa c’era che non andava?! Ma comunque, avrei voluto esprimere le mie condoglianze allo zio Phong.

«Hmm. Riposa in pace, zio Phong. Le persone vanno e vengono davvero. Immagino che sia così che è la vita.» dissi, uscendo tristemente dal bagno.

Per un secondo, vidi le labbra di Vegas contrarsi in un lieve sorriso, ma non ebbi il tempo di litigare con lui. Mi avvolsi rapidamente in un asciugamano e indossai un nuovo pigiama prima che uscisse Vegas. Non volevo che lo zio Phong o chiunque altro morisse. Ma ero un po’ sollevato che non fosse stato un mio amico o qualcuno a me vicino, altrimenti non sarei stato in grado di prendere una decisione. Ero depresso, ma non avevo un rapporto forte con questo zio. Ma mi dispiaceva ancora per sua moglie. Come avrebbe vissuto?

«Sei perso nei tuoi pensieri?» chiese Vegas, uscendo dal bagno prima di aprire l’armadio e trovare il suo pigiama.

«Beh, um, sono preoccupato per come si devono sentire sua moglie e i suoi figli. Pensaci. Se dovessi perdere qualcuno che ami, cosa faresti? Dannazione! Mi sento così male. Cosa ne pensi?» Andai a sedermi sul divano e continuai a pensare allo zio Phong. «Anche se, suppongo che sia così che stanno le cose. Come possono le persone stare insieme per sempre? Ma almeno essere separati era comunque meno sofferente della morte.»

Parlai molto, pensando al tema della morte di una persona a me cara. Non sapevo con chi condividere questa sensazione, quindi ne parlai con lui, dato che in questa stanza c’eravamo solo io e lui. E anche per il silenzio, mi accorsi che Vegas era stranamente calmo e ne rimasi sorpreso.

«Vegas? Vegas, cosa c’è che non va?» Lo chiamai mentre sedeva ai piedi del letto stordito. Solo un leggero cambiamento di umore. Non capivo nemmeno perché i miei sensi funzionassero così bene quando si trattava di lui. Non appena avevo parlato della morte, l’espressione di Vegas era diventata inquieta fino a sembrare completamente chiuso nel suo mondo.

«Io… non mi piacciono gli addii.»

Volevo scuotere di nuovo la testa con rabbia. Dannazione! Perché diavolo ne avevo parlato? Avevo completamente dimenticato che la madre di Vegas era morta e la sua tata lo aveva lasciato. Diceva sempre cose sull’essere soli al mondo. Rimangiatelo, Pete!

«Che vivano o muoiano, non piace neanche a me. Mia madre è morta e pure la mia tata è scomparsa. E ora, non importa quanto mi manchino, non c’è modo che io possa mai incontrarle di nuovo.» continuò.

Avevo indovinato bene. Vegas era ancora Vegas. C’erano sempre molti sentimenti chiusi dentro di lui. Anche se sorrideva e rideva, i suoi occhi erano comunque pieni di una varietà di emozioni difficile da prevedere.

«Alla fine, devi accettare quello che è successo, Vegas. Se continui a soffermarti nel tuo passato, la tua vita non potrà mai andare avanti. Voglio dire, non voglio farti la predica, ma se accetti la realtà del mondo, sarai più felice. Per davvero.»

Non sapevo perché, ma volevo trovare tutte le parole necessarie per far sentire meglio l’altra persona come volevo. Forse perché avevo paura che si arrabbiasse e mi prendesse in giro o qualcosa del genere.

«Seriamente, quando ho visto la foto della persona che è morta, mi ha fatto ridere… ma quando mi sono soffermato a pensare “e se fosse vero?” … non potrei accettarlo.» Vegas all’improvviso parlò senza che io mi riuscissi a seguire il filo del discorso.

«Cosa? Non capisco.»

Vegas si voltò per guardarmi dritto negli occhi, e il suo sguardo cambiò in confronto a prima e sorrise debolmente. «Sono contento che tutto ciò non sia vero. Sono tornato a casa e ti ho trovato ancora seduto qui a fare cose pazze nella mia stanza in quel momento. Sai quanto sono sollevato? Anche se lo sapevo già nel mio cuore che eri decisamente vivo.»

Ero ancora più confuso di prima. Con che cazzo si è ubriacato? Stava parlando in modo incomprensibile. «Cosa posso fare? Continui a tenermi stretto in questo modo e rimango sempre solo qui dentro. Una vena nel mio cervello mi esploderà di sicuro un giorno.» dissi scherzando.

Vegas scosse leggermente la testa prima di avvicinarsi a me. Si fermò di fronte a me con il collo piegato verso il basso prima di usare la mano per tirarmi la testa sul suo stomaco e abbracciarmi liberamente.

«Sarai con me per sempre?» chiese Vegas a bassa voce.

Il mio cuore tremò per un momento. Rimasi bloccato per un attimo, prima che il mio cervello funzionasse di nuovo correttamente. Cavolo! Perché continuavo a comportarmi così senza motivo?! Quel fottuto di Vegas mi stava facendo venire le vertigini. Ma sapevo già abbastanza per vedere la verità, tutto aveva una fine però. I sentimenti che aveva dovevano essere fermati! Avrei dovuto fermarli da solo! Avevo bisogno di rendere tutto confuso e pignolo in modo che si stancasse e si infastidisse con me! Come avevo potuto dimenticare?!

«Dov’è il mio curry?» Spinsi via la faccia dallo stomaco di Vegas e alzai la testa per guardarlo con ostinazione.

«Eh? Oh, è vero.» Vegas fu colto alla sprovvista per un momento prima di rendersene conto.

«Non dirmi che l’hai dimenticato!» Mi infuriai non appena vidi l’espressione di Vegas trasformarsi in uno sguardo colpevole. Oh, ero arrabbiato. Poteva dimenticare qualsiasi cosa, ma non poteva dimenticare le cose che volevo mangiare!

«P’Tankhun mi ha versato addosso il Kra Por Pla Nam Dang. Sono tornato subito a casa e me ne sono completamente dimenticato.»

«Dannazione! Come puoi dimenticare, eh?! Sto morendo di fame. Sto per perdere l’intestino!» Era perché non avevo mangiato niente da pranzo. Ero così preoccupato per quello che stava succedendo nella casa del clan maggiore che mi ero dimenticato di mangiare.

«Cosa? Ti avevo detto di mangiare prima qualcosa.»

«Beh, avevi promesso di comprarmi il curry.» Mi alzai dal divano e mi voltai verso di lui frustrato.

«Domani.» disse Vegas con un sorriso malizioso.

Oh, ero ancora più arrabbiato di prima. La sensazione di fame stava prendendo il sopravvento sulla mia mente che mi ero dimenticato di calmarmi. Forse Vegas sarebbe impazzito all’improvviso perché in quel momento era troppo calmo. Mi guardò con aria assente, fissando continuamente le mie azioni sgarbate.

«Cosa intendi per domani? Ho fame in questo momento.»

Presi a calci il divano con rabbia, ma non troppo da farmi male al piede. Onestamente, il mio cuore batteva così forte. E più guardavo Vegas, più mi accigliavo e più iniziavo a respirare a fatica. Devo ammettere, però, che stavo iniziando a esitare; mi chiedevo se dovessi andare avanti o se fosse abbastanza.

«Allora perché non hai mangiato? Dovevi proprio arrabbiarti con me.»

«E tu hai detto che saresti tornato a mangiare con me!» Improvvisamente dissi esattamente questo, abbassando un po’ il tono.

Se non l’avessi fatto, probabilmente avrei mangiato i miei piedi invece del riso. Al momento, avevo rinunciato ai miei piani. Volevo solo andare a dormire per dimenticare la mia fame. Poi avevo pensato che Vegas stesse per esplodere e irrompere con i cereali Koko Krunch. Ma dal suo aspetto, mi sembrava abbastanza tollerante. Così mi diressi sbattendo i piedi verso il letto e mi sdraiai, tirandomi su la coperta.

«Pete… ahah.» Non sapevo che aspetto avesse Vegas in quel momento. Dentro di me, però, ero nervoso. Il mio cuore stava impazzendo e sembrava che potesse crollare da un momento all’altro.

«Va bene, ti ordinerò un Grab.» disse Vegas con voce stanca. Non era per niente arrabbiato. Ma probabilmente l’avevo infastidito abbastanza. O forse gli eventi di oggi lo avevano stancato un po’ più del solito. Almeno se il suo corpo fosse stato esausto, non sarebbe stato in grado di alzare i piedi per colpire la mia faccia con un calcio.

«Assolutamente no! Avevi detto che l’avresti comprato per me.» Buttai via la coperta e fissai Vegas furiosamente.

«È lo stesso, non è vero? Non posso semplicemente ordinarlo?»

«Non è lo stesso.»

«Quindi devo proprio andare a comprarlo da solo, eh?» disse Vegas, scuotendo la testa. Annuii lentamente in risposta. Vegas sospirò pesantemente e tirò fuori dall’armadio la vestaglia e le chiavi della macchina prima di uscire velocemente dalla stanza.

Woah! Mi sentivo così sollevato che non avesse fatto nient’altro. Merda! Mi sentivo come se stessi per avere un infarto. Rimasi a guardare Vegas finché non lasciò dalla stanza e poi scoppiai a ridere.

«Hahaha! Mi sento terribilmente bene!» Ah, Vegas sicuramente stava pensando a quanto fosse disagevole stare con uno come me. Avevo copiato le azioni di Tankhun ed era venuto esattamente bene. «Eh eh.» Andai a sedermi sul divano, appoggiando le gambe sul tavolo e dimenando i piedi. Se lui voleva qualcosa, l’avrebbe ottenuto. Ora avrei potuto fare lo stesso. Questo era divertente. Finalmente avevo capito perché a Khun piaceva farlo! Eheh.

Vegas rimase fuori per quasi un’ora, poi tornò con una ciotola. Ero riuscito ad accettare il tutto con la migliore espressione sul mio viso. Aveva comprato tre sacchetti di cibo. Vegas si sedette e mangiò con me, anche se riuscì a mangiarne solo la metà. Quanto a me, mi rimpinzai con due porzioni di curry. Si sedette e mi guardò finire di mangiare con un’espressione calma. Ah! Sicuramente nella sua testa stava pensando di lasciarmi andare, il bastardo! Ero così eccitato, eheh!

La notte passò con la mia soddisfazione, ma anche con un po’ d’imbarazzo quando Vegas mi strinse in un abbraccio con le gambe e le braccia intrecciate di nuovo, il modo in cui mi abbracciava ogni notte. Dannazione! Perché mi stava ancora abbracciando? Mi addormentai così. Quando avrebbe smesso di ossessionarsi per me?

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«Non so se posso farlo, o posso semplicemente prenderlo, ma non osare. L’amore viene dal cuore. Quando ho visto la sua faccia, mi sono emozionato ma lui ha semplicemente guardato ed è passato oltre. Come potrei piacergli davvero? La mia immagine è sgradevole. Sono un contadino, un cowboy, coperto di fango. Tengo in mano una zappa per falciare l’erba.» Avevo iniziato a cantare fin dalla tarda mattinata del giorno seguente. Pensavo a Vegas da quando mi ero svegliato, quindi ero confuso! Per liberarmi delle vertigini, avevo cantato una canzone del sud di cui probabilmente non aveva mai sentito parlare prima. Eheh!

Vegas uscì dal bagno, notai che stava sorridendo come se fosse davvero di buon umore mentre faceva i suoi affari. Perché sembrava così felice? Non doveva essere così. Doveva essere infastidito dal mio canto. Non era un po’ fastidioso?! In caso contrario, avrei alzato un po’ il volume.

«Svegliati la mattina, fai una lunga passeggiata. Mungi le mucche, dai da mangiare agli animali. Guardalo finché non ti guarda… Di cosa ridi, eh?!» chiesi al ridente Vegas mostrando un’espressione irritata. Quando qualcuno canta e qualcun altro ride di lui, perde fiducia. Vegas aveva delle cattive maniere!

«Sono contento di vederti felice.» Vegas si abbottonò la camicia con un’espressione allegra sul viso. Che cosa?! Non era irritante per le sue orecchie? Normalmente, quando il giovane maestro si svegliava e cantava la mattina, mi dava molto fastidio.

«Dove stai andando?» Aggrotai la fronte e guardai Vegas indossare i suoi vestiti e spruzzare profumo per tutta la stanza.

«Incontrerò dei clienti con papà.»

«Ma non hai detto che l’azienda è momentaneamente chiusa?»

«Beh, non è chiusa dal lato del clan minore. Non preoccuparti, dopo il nostro incontro ti comprerò qualcosa da mangiare.» Vegas si avvicinò a me e si chinò per baciarmi dolcemente la tempia.

«Continua a cantare ma non farlo troppo. Stai attento, potresti avere mal di gola.» disse Vegas ridendo e poi uscì dalla stanza. Alzai il dito medio verso la sua schiena. Era così fastidioso.

Cosa stavo facendo?! Camminai per la stanza, pensando di nuovo intensamente. Guardai l’orologio e notai che erano passate due ore da quando se n’era andato. Eh! Cos’altro avrei dovuto fare per infastidirlo? Dannazione! Volevo fare qualcosa, ma avrei aspettato che quel figlio di puttana tornasse a casa. Mi piaceva scherzare e chiedere sciocchezze finché lui non doveva fingere di spegnere il telefono e comportarsi ogni volta come se il segnale in casa sua non fosse così buono. Ecco perché quando tornava a casa, non accendeva mai il suo dispositivo. A volte giocava online con i suoi amici, ma io lo chiamavo e gli chiedevo questo e quello per una decina di minuti, finchè non mi avesse preso a calci o mi avesse tagliato una gamba. Ah! Meglio prepararmi un po’.

Passarono due ore, fu un periodo bellissimo. Mi ero seduto sul divano con una rivista aperta, i miei occhi vagarono fino alla pagina dell’oroscopo settimanale. Hehe, qual era il segno zodiacale di Vegas?

«NOPP!» Urlai chiamando Nop e lanciai di nuovo la scatola dei fazzoletti contro la porta.

«Lo chiamerai di nuovo questa volta?» chiese l’idiota, leggermente seccato. Poi tirò fuori il telefono, compose il numero di Vegas e me lo porse consapevolmente.

«Grazie, ci vediamo.»

«Non posso credere che tu abbia il coraggio di farlo. Se un giorno si arrabbia con te e ti uccide per questo, riderò di te.» continuava a mormorare il bastardo. Si lasciò cadere, sedendosi accanto a me. Quanto a me, mi misi il telefono all’orecchio e aspettai con entusiasmo che rispondesse alla chiamata.

[Cosa?!] Vegas rispose alla chiamata con una voce infastidita.

«Vegas.» lo chiamai mentre tenevo gli occhi sulla rivista.

[Pete? Che cos’è?] La sua voce si era attenuata rispetto a prima, e abbassò il tono come se stesse sussurrando.

«Sotto quale segno zodiacale sei nato?»

[Eh?!] Scoppiai a ridere. Probabilmente stava parlando al lavoro, giusto? Sentii una voce debole, come se qualcuno stesse parlando seriamente di affari in sottofondo.

«Qual è il tuo segno zodiacale? Ti dirò la tua fortuna.»

[Parli di oroscopi? Sono al lavoro, lo sai.]

«Di che segno sei?!» Alzai leggermente la voce e risposi severamente.

[Non è divertente, smettila di infastidirmi! Questo non è un buon momento.] mi disse fermamente Vegas. Dopo un secondo, sentii la voce di suo padre che lo chiamava in modo serio. Che diamine?! Mi ero dimenticato di suo padre. E poi mi sentii in colpa per questo. Oh no! Se venisse rimproverato di nuovo da suo padre, verrò rimproverato anche io. [Pete… Pete?]

«Oh, scusa. Questo è tutto.» dissi piano, perché mi ero dimenticato di pensare a quanto fosse scortese chiamare e scherzare. Sembrava così divertente che mi ero dimenticato di pensare che potesse esserci un problema con suo padre.

[Sono una Bilancia, sono nato il 20 ottobre*. Adesso devo tornare alla riunione. Per ora è tutto.] Vegas terminò la chiamata. Ora mi sentivo così ansioso! Perché l’avevo fatto? Vegas si sarebbe scontrato di nuovo con suo padre?

(N/T: nei secondo capitolo fanno nascere il 20 ottobre, qui però in realtà il capitolo dice che è sagittario ed è nato il 31 dicembre, ma in realtà dovrevve essere CAPRICORNO. Sarà nato due volte o gli autori si saranno svaniti e non sanno manco i segni dell’oroscopo? Chissà :P)

«Ehi, continuerai a scherzare con le tue telefonate o semplicemente  ti manca?» chiese Nop, strappandomi il telefono dalla mano scuotendo leggermente la testa.

«Puoi andare ora.» Lo allontanai con la mano. La mia coscienza era sempre più sporca. La seconda famiglia non era affatto come la principale, quindi se suo padre si fosse arrabbiato, avrebbe subito agito. Oh mio Dio! Forse stavo pensando troppo. Va bene, Pete! Andrà bene. Mi avrebbe visto come un problema?

Continuai a fare cose a caso tutto il giorno, ma dentro ero irrequieto. Non ero molto felice. I miei occhi continuavano a guardare l’orologio. Alla fine, il giorno passò e nel cuore della notte, il suono della porta della camera da letto che si apriva risuonò talmente forte che saltai fuori dal letto dove mi ero rotolato e girato per un po’.

«Uff.» Vegas posò la valigia e prese l’orologio, appoggiandolo sul tavolo mentre sembrava stanco.

Quando lo vidi, non osai dire nulla ma mantenni lo sguardo su di lui.

«Ehi, tu. La tua chiamata e il fatto di avermi preso in giro mi hanno messo nei guai.» Vegas si voltò a guardarmi e venne a sedersi accanto a me.

«Tuo padre ha fatto qualcosa?» chiesi piano. Vegas all’improvviso si allungò e mi afferrò la testa, abbracciandomi dolcemente.

«Solo un po’. Al diavolo lui… Allora, come va la mia fortuna?» Vegas mi baciò sulla fronte e tirò un sospiro di sollievo. Sembrava più rilassato ora rispetto a quando era entrato nella stanza.

«Stai bene?» gli chiesi con un’espressione preoccupata sul viso allontanandomi un po’.

«Non è niente.» Vegas mi accarezzò delicatamente la testa.

Anche in quel momento una brava persona come me si sentiva in colpa. Ero io la causa dei suoi guai.

«Non pensarci troppo, ma mi hai chiamato di nuovo. Ti manco davvero così tanto da non sopportarlo più?» Vegas sorrise. Quindi lo spinsi più lontano. Non capivo, cosa c’era che non andava? Naturalmente, il mio scopo era molto più complicato di quello.

«Niente affatto!»

«Dai, sono tornato ora! Non puoi più sentire la mia mancanza qui.» Vegas mi afferrò entrambi i polsi, facendomi sdraiare sul letto mentre lui si metteva a cavalcioni su di me.

«Cosa fai?!» urlai forte. Mi dimenai un po’ sotto di lui. Dentro, il mio cuore ricominciò a battere.

«Mi hai chiamato. Ti farò sentire meglio. Mi sei mancato.» disse Vegas con un sorriso. Poi si chinò e mi baciò entrambe le guance con entusiasmo.

«Lasciami!» Accidenti! Come avrei potuto divincolarmi fino alla morte? Quando quel bastardo di Vegas iniziava a baciarmi ed esplorare la bocca, il mio corpo si sentiva un pò indebolito e il mio cervello iniziava ad andare in confusione ogni volta. 

Cosa diavolo… Cosa stai facendo, Pete?!

«Puoi chiamarmi quando vuoi. Anche tu mi sei mancato, hehe.»

«Lasciami andare!» Scossi la mia testa. Cercai di usare la mia forza per spingere via il torace forte di quel bastardo di Vegas, che stava cominciando a infilare la sua faccia nell’incavo del mio collo. Pete, non farlo! In quei giorni, il mio corpo mi tradiva sempre di più. Con solo una piccola stimolazione, ero stato facilmente travolto. Lo odiavo così tanto.

Passarono 5 minuti…

«Ah… Ah, Vegas… No.» Vegas aveva fatto scivolare la sua mano sotto i miei pantaloni e aveva cominciato ad accarezzare la mia intimità. Il mio cuore si era contratto, stavo tremando con tutto il corpo. Non prenderlo! Hai frainteso! Non mi sei mancato per niente!

Dopo 10 minuti.

«Ugh, Vegas… Woah. Merda, aspetta! Fa male.» urlai, maledicendolo per la milionesima volta. Dannazione, dovrei trovarlo terrificante! Ma mi vergognavo. Non appena Vegas si era tolto tutti i vestiti e il lubrificante freddo era sceso nella mia fessura, avevo subito capito che mi stavo arrendendo di nuovo a lui.

Passarono quindici minuti, e poi ci furono solo ansimi tra noi. Cedetti al suo tocco mentre lo maledicevo nel mio cuore. Che cosa gli aveva fatto pensare che mi mancava

lui? Lo stavo facendo per farlo arrabbiare con me! O non era ancora ovvio? Dannazione! Mi stavo comportando come faceva Khun, mi faceva sentire ogni giorno come se i vasi sanguigni del mio cervello stessero per scoppiare. Volevo scappare o dare uno schiaffo a Khun almeno una volta. Quindi, come poteva Vegas sbagliarsi? Stava andando tutto male!

Il giorno dopo, mi svegliai verso mezzogiorno. Era successo a causa di quel bastardo di Vegas. Quel figlio di puttana! Era andato avanti come se non volesse lasciarmi dormire. Non sapevo il perché, ma sembrava che avesse voglia di me. Non appena avevamo finito nel letto, ero corso in bagno, ma lui mi aveva seguito! Continuò a farlo, senza lasciare nessuna parte di me intatta. 

La sua bocca aveva mormorato dicendomi: «Sai, stai diventando ogni giorno sempre più bello.»

E aveva detto anche che io ero carino! Cercai di aprire bene gli occhi. Ma avevo fatto tutto come faceva sempre Khun. Non avrebbe dovuto odiarmi? Avevo bisogno che mi odiasse! Ma ero davvero carino? O forse dovevo essere brutale e diretto come Porsche? Forse no, prima gli piaceva la Porsche. Non sarebbe andata bene, era molto rischioso.

«Non hai ancora fame?» Vegas entrò ed uscì per gestire le sue scartoffie. Avevo dormito con la testa appoggiata al divano come al solito. C’erano così tante cose nel mio cervello che cominciavano a non funzionare. Forse stavo impazzendo come Vegas. Ma doveva essere qualcosa di più.

«Non ho ancora fame. Tu hai mangiato?» Trattenni la mia risata, sentendomi divertente per i pensieri nella mia testa.

«Di cosa stai parlando?» Vegas si fermò per un secondo e mi guardò.

«Non ho ancora fame. Tu hai già mangiato?» Sorrisi, fingendo che non fosse successo niente.

«Aspetta, che lingua stavi parlando?» Vegas strinse gli occhi su di me.

«È la mia lingua madre, uno sciocco come te non capirebbe. Stupido idiota!» Anche il fatto che parlassi nel mio dialetto del sud e lo insultassi continuamente mi rendeva di buon umore. Oh! Mi sentivo come se fossi libero.

«Mi stai insultando.»

«No, non ti sto affatto insultando.»

«Eh, so che mi stai insultando.»

«Esatto. Non sai cosa sto dicendo. Sei morto. Sei un capo, ma sei tutto stupido.» Eheh, era ​​davvero divertente!

«Argh! Che mal di testa!» Vegas uscì dalla stanza con rabbia. Alzai la testa e guardai dietro di lui prima di scoppiare a ridere. Ahah. Era proprio un mal di testa. Dovrai essere molto paziente adesso in poi eheh.

Quel giorno Vegas era molto stressato, per lavoro o perché io gli facevo venire il mal di testa ogni volta che mi chiedeva qualcosa. Continuavo a rispondergli nella mia lingua del sud e lui non riusciva a capire. Avevamo mangiato insieme ma Vegas sembrava così impegnato con il lavoro da non parlarmi molto. Forse avrei dovuto continuare a farlo. Anche se si fosse arrabbiato, ne sarebbe valsa la pena? Dannazione!

Quella sera si addormentò nella stanza così tardi che mi ero addormentato io per primo. Tutto sommato, l’intera giornata era passata come un gioco pigro, ma pieno di divertimento per me. Non sapevo se Vegas stesse pensando di escludermi dalla sua vita o meno, ma forse c’ero vicino.

*********************

«Dove stai andando?» Il giorno dopo, trascorsi la mia vita come al solito. Gli avevo chiesto cosa sapeva, aveva iniziato a rispondere per un po’, ma Vegas era occupato. Entrò e mi baciò di nuovo le guance per un breve momento. Ma quando arrivò sera, fece una doccia e si vestì con un abito elegante. Poi mise del profumo, lo stesso che sentivo io quando lo incontravo prima da fuori casa durante gli incontri. Rimasi in piedi con le braccia incrociate, la spalla appoggiata alla porta del bagno, e lo guardai con un sopracciglio alzato.

«Oggi vado alla festa di compleanno di un mio Nong. Tornerò a casa tardi. Dovresti andare a dormire per primo.» Non sapevo perché all’improvviso mi ero sentito così deluso.

«Va bene, dimmelo prima.»

«Dirti cosa?» Vegas si guardò allo specchio, ignorando il mio sguardo. Aggrotai la fronte ancora più profondamente di prima. Non mi aveva parlato tutto il giorno, ed era venuto solo a dirmi che sarebbe uscito quella sera! Ma allora perché dovevo essere così infastidito?!

«A che ora torni?»

«Il locale chiude dopo mezzanotte.» rispose Vegas con calma.

«Le quattro!» Gli diedi un ultimatum senza rendermi conto di cosa stesse facendo in quel momento.

«Eh.» Le labbra di Vegas si contrassero in un sorriso mentre mi guardava attraverso lo specchio. Dalla sua faccia sembrava che si aspettasse qualcosa da me.

«Di cosa stai ridendo?» Iniziai ad essere sempre più infastidito.

«Le cinque.» disse Vegas.

«Le quattro. Solo le quattro.»

Vegas spruzzò ancora un po’ di profumo su se stesso fino a quando non lo guardai male. Lasciò lo specchio e si avvicinò a me. «Sei davvero oltre le mie aspettative.» disse l’uomo con un sorriso stampato in faccia.

«Cosa intendi oltre le tue aspettative? Di cosa stai parlando?» Camminai dietro Vegas mentre si muoveva per mettersi l’orologio.

«Ahah, moglie pazza.» Alzai appena gli occhi al cielo. Poi prese il profumo e lo spruzzò di nuovo.

«Ehi! Cosa hai appena detto?!»

«Ho detto che sono bello.» Vegas si voltò a guardarmi. La mia faccia era più seccata di prima.

«Sì, sei bello. Sei davvero bello, affascinante e splendido. Sei così bello che potrei piangere. Così bello. Cosa ti hanno dato da mangiare i tuoi genitori per diventare così bello da essere inquietante? Come sei diventato questo bello, eh?» Gli risposi nella mia lingua del sud.

Vegas scosse la testa e mi guardò stancamente prima di tirarmi la testa per baciarmi sulla fronte. Poi prese le chiavi della macchina ed uscì dalla stanza.

Sigh… Dove stava andando esattamente?! Era vestito come se stesse per sfilare su una passerella. Accidenti! Ehi! Cosa c’è che non va in te, Pete?! Almeno quando è fuori, non dovrai sentirti a disagio

Inoltre, sembrava che gli stessi dando mal di testa ultimamente perché non riusciva a capire quello che dicevo a volte. La mia missione si stava lentamente completando! Ben ti sta, Vegas bastardo!

«Pete.» Nop entrò nella stanza mentre cercavo di concentrarmi sul libro di fronte a me con frustrazione.

«Che cosa?»

«Devo andare a riposarmi. Cosa vuoi mangiare?»

«No!» rispose seccamente.

«Eh, prima devo tornare indietro. Pam è qui per prendere il mio turno. Ma non puoi prendere in prestito un telefono perché Vegas non l’ha ordinato.»

«Oh, e se volessi chiamarlo allora?»

«Tornerà. Lascia perdere. Non ti dispiace? Ho pensato che fosse scomodo vivere con lui. Stai attento, o morirai. Vegas sta giocando con la tua mente, adesso. Perché tu continui a chiamarlo continuamente? Ti farà del male! Cosa stai facendo?» Mi voltai subito a guardarlo. 

«Vegas è un scaltro bastardo. Non saprai quale lato di lui è reale e quale è falso. Ti avverto perché ti auguro ogni bene, Pete. Ti sta rendendo incapace di vivere senza di lui. Lo sai anche tu!» disse e uscì dalla stanza.

«Aspetta un attimo! Quello che hai detto poco fa, cosa intendi?!»

Che diavolo? Non esisteva che volessi stesse con me e non volevo morire! Non era affatto mia intenzione, che bufalo idiota! Ero lì per trovare un modo per scappare da lui, bastardo!

Pensavo di essere stato un po’ troppo in quella stanza, per questo il mio stress si era accumulato. Non c’era molto che potessi fare in questi giorni. Nella mia testa, continuavo a ripetere gli stessi pensieri più e più volte. Più ero solo, più pensavo e diventavo ancora più depresso. Ammisi che i miei stati d’animo variavano in continuazione. C’erano solo giorni in cui non sapevo su cosa concentrarmi. Era come fluttuare nella vita e non poter fare certe cose.

Quando avevo Vegas con me, era come se stessi giocando per divertimento ogni giorno, cercando cose con cui scherzare con lui, e questo aveva sollevato molti dei miei pensieri. Ma non credevo che avrei vissuto con lui o ne sarei rimasto affascinato. Era solo ora che l’atmosfera circostante era tranquilla, c’ero solo io nella stanza. E stranamente, mi sentivo molto solo.

I miei occhi continuavano a fissare l’orologio. Perché mi sentivo più solo man mano che arrivava la notte? Iniziai a pensare a cosa diavolo stavo facendo. Pensai anche a cosa stesse facendo Vegas in quel momento. Adesso era buono con me come se fosse una persona diversa da quella che avevo incontrato all’inizio. Si stava divertendo? Allora come voleva farmi sentire? Tra me e lui, chi sta scherzando con chi in quel momento?

Il suono della porta che si apriva mi fece voltare e dare subito un’occhiata all’orologio. Erano ormai le quattro e dieci minuti.

«Non dormi ancora?»

Rimasi immobile, senza rispondere alla sua domanda.

«Sei addormentato?» Mentre si avvicinava, l’odore del liquore indugiava invece del profumo che doveva essere quasi svanito in prima serata.

«Perché non parli? Di solito sei ancora vivace la sera.» Vegas si chinò e si sedette accanto a me sul letto. Così mi girai da una parte e mi allontanai da lui. «Cosa c’è che non va?» Vegas mi afferrò la spalla e cercò di riportarmi a dormire. «Oh, giusto. Sono tornato a casa in ritardo di dieci minuti. Ero tornato a casa esattamente alle quattro, ma prima sono andato in bagno al piano di sotto.» Vegas mi voltò per sdraiarmi di lato in modo da poterlo affrontare.

«Non c’è un bagno qui?» dissi raucamente. Il mio cervello confuso cercò di analizzare il comportamento di Vegas. Poi improvvisamente pensai tra me e me alla possibilità che se gli piacevo davvero, forse non sarebbe stato così male.

«Ho bevuto diversi bicchieri. Alle tre e mezza mi sono precipitato al negozio di curry. Non ho avuto molto tempo per fare pipì, mi sentivo morire.» disse Vegas scherzando.

«Comunque, ora ho sonno. Esci.» Lo spinsi via e sollevai la coperta sopra la mia testa. Quel bastardo Vegas mi abbracciò forte prima di alzarsi dal letto. Sentii i suoi passi mentre si dirigeva verso il bagno. Tolsi la coperta e presi un respiro profondo. A causa delle parole che Nop aveva detto, avevo dovuto riorganizzare tutti i miei piani nel mio cervello. Se Vegas stava giocando con me, allora ero in uno stato perdente o vincente?.

“Persone come Vegas sono stronze. È un tale ipocrita. Le persone come lui non hanno un cuore. Vuole solo vincere ogni giorno. I suoi genitori non hanno cresciuto bene quel bastardo. Le persone come lui sono demoni. Quando era un bambino, mi ha spinto giù dall’albero che mi ha ferito alla testa, e poi ha incolpato Kinn. È stato un cattivo ragazzo fin dall’infanzia.  Anche all’asilo rubava i fidanzati di Kinn, te lo dico io, ma è un bene che Kim non fosse così serio, hehe.

La voce del giovane maestro che era solito maledire Vegas rifluì nella mia testa. Per tutto il tempo a casa del clan principale, l’avevo ascoltato parlare di Vegas innumerevoli volte e di certo non erano mai state cose belle.

Mentre pensavo intensamente, i miei occhi si erano aperti e avevo visto Vegas posare il suo cellulare sul tavolo davanti allo specchio. Il mio cuore tremava per l’eccitazione. Sicuramente doveva essere ubriaco, motivo per cui l’aveva ignorato in questo modo. Normalmente era attento, ma probabilmente non era più cosciente in quel momento. Presi velocemente il telefono. Le mie mani cominciarono a tremare. Avrei avuto una possibilità per sopravvivere una volta che avessi chiamato qualcuno del clan maggiore.

Ma cazzo! Era bloccato con un codice. Provai a inserire una password, poi mi ricordai degli eventi del primo giorno in cui ero venuto qui, quindi provai lo stesso codice del computer nel suo ufficio ma non funzionò. Dovevo chiamare il numero di emergenza e contattare la polizia? Va bene. Ma all’improvviso, il telefono di Vegas vibrò e ricevette una notifica dall’app LINE.

Yimmy_Yummy: P’Vegas, sei già arrivato a casa? ^_^

Yimmy_Yummy: Grazie per il regalo. Mi piace molto. Sembra che sia molto costoso.

Yimmy_Yummy: E… grazie per aver tenuto la torta come sorpresa. Sono molto felice che tu fossi lì.

«Cosa fai?!» La voce di Vegas risuonò mentre la sua mano allontanava il telefono da me. Non sapevo per quanto tempo ero stato muto in quel modo, e non sapevo quando avevo smesso di sentire bene che non mi ero reso conto che Vegas era uscito dal bagno finché non aveva tirato via il telefono. «Cosa avevi intenzione di fare?» disse Vegas in tono seccato, ei suoi occhi mi fissarono in attesa.

«Non dovevi tornare indietro di fretta, lo sai.» dissi con sentimenti contrastanti. Non sapevo davvero come dovevo sentirmi in quel momento.

Vegas si accigliò e si voltò a guardare lo schermo. Poi la sua espressione cambiò e un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra.

«È il compleanno di una persona importante per te? Avresti potuto dirmelo.» Sospirai e tornai dritto al letto.

«Uh, sì. È davvero importante, ma cosa potevo fare? È stato tutto il tempo che mi hai dato.» Quel bastardo Vegas si accigliò e si sdraiò sul letto.

«Dimmi, ho il diritto di dare ordini anche a te?» Quel bastardo di Vegas all’improvviso mi avvolse la vita con un braccio e mi tirò verso di lui.

«Sei così carino quando fai questa faccia imbronciata, lo sai?» Le sue braccia e le sue gambe mi strinsero forte.

«Vegas, lasciami andare!»

«Dì solo che sei geloso. Non essere sarcastico.» Vegas cercò di allungare una mano e baciarmi la guancia, ma lo respinsi.

«Perché dovrei essere geloso? Vattene da qui.» Usai i miei piedi per prenderlo a calci senza sosta finché il bastardo non fu scaraventato giù dal bordo del letto.

«PETE! Fa male!» disse Vegas con voce aspra.

«Ho sonno quindi vado a dormire!» Mi sdraiai e mi coprii la testa con la coperta. Vegas sospirò forte. Dopo un momento, si sdraiò accanto a me e poi cominciò a infilarsi sotto la coperta e ad abbracciare il mio corpo.

«Lasciami! Esci!» Tolsi il suo braccio dal mio corpo e gli urlai contro con rabbia.

«Oi, ti comporti come una donna con le mestruazioni. Non riesco a stare dietro ai tuoi sbalzi d’umore.» Vegas si allontanò da me. Non sapevo perché, ma invece di essere felice che Vegas si stesse stancando del mio comportamento, mi sentii ancora più arrabbiato.

«Sì come ti pare!»

«Oh beh, allora vado a dormire. Anch’io sono esausto e sono troppo pigro per litigare con te.» Poi Vegas girò la testa dall’altra parte e si allungò per spegnere la luce sulla testiera. Dopo un po’ si addormentò. Si comportò come se non fosse accaduto nulla, al punto che ero terribilmente infastidito.

Per tutta la notte non riuscii a dormire. Contemplai vari eventi. Cosa stavo facendo? Perché il mio umore doveva essere così? Mi odiavo quando non riuscivo a controllarlo. Mi sentivo ogni giorno più irragionevole. Avrebbe potuto essere il messaggio di chiunque, ma solo a guardarlo, lo sentivo colpito al petto. Cosa c’era di sbagliato in me? Forse ero troppo presuntuoso pensando che piacevo a Vegas. Come potevo piacergli? Cosa c’era di buono in me? L’aspetto non era il mio attributo migliore, e nemmeno le mie doti di recitazione.

Ehi, sono stupido! Le persone come lui non pensavano niente di me. Perché se fossi stato io, probabilmente non avrei legato la persona che amo in quel modo. E poi quel bastardo si stava divertendo con se stesso grazie a me. Poteva essere divertente per lui nella sua mente, sapere che stavo impazzendo nella sua stanza e probabilmente era sempre soddisfatto di agitare i miei pensieri.

Non avrei vinto affatto. Ma stavo per perdere…

Rimasi sdraiato rigirandomi per tutto il mattino, e fino al tardo pomeriggio. Vegas e io facemmo colazione insieme. Era tranquillo ma si lamentava costantemente del suo mal di testa ma non mi importava. Sembravo calmo perché non riuscivo a pensare a lui con così tante cose confuse nella mia testa.

«Stai bene?» disse Vegas gentilmente, posando il palmo della sua mano sulla mia fronte.

«No…» Alzai le spalle e risposi a bassa voce.

«Hai mangiato meno di nuovo.» Vegas guardò il porridge nella mia ciotola. Ne avevo finito solo la metà. «Devo andare al college questo pomeriggio. Alcuni membri del nostro club hanno bisogno di prendere in prestito delle chitarre, quindi presterò loro la mia.» disse Vegas, alzando un sopracciglio e guardandomi pensieroso. «Uh, cosa vuoi mangiare dopo? Posso comprarti qualcosa.»

«Non voglio.»

«Cosa c’è che non va?»

«Niente.»

«Pete… avevo solo dieci minuti di ritardo, ok? Non puoi continuare a tenere il broncio in questo modo.»

Non sapevo nemmeno io cosa stavo provando. Dalla sera precedente cercavo di chiedermi se stavo bene. Cosa stavo provando esattamente? Ero davvero infastidito quando l’avevo visto uscire di casa, e poi avevo tirato fuori le cose fino a quando non ero riuscito a smettere. E ora avevo dovuto rivedere me stesso seriamente.

«Va bene, mi dispiace. Quante ore mi lascerai fuori oggi? A che ora vuoi che torni a casa? Dimmelo.» Vegas si mosse e si voltò per guardarmi ancora di più in faccia.

«Sta a te.» dissi, alzandomi dal divano e girandomi per andare in bagno. Mi sentivo come se non volessi vedere la sua faccia. Perché doveva comportarsi come se gli importasse dei miei sentimenti? Anche se ero solo uno sfogo per le sue emozioni?

‘Puoi essere solo il mio sfogo.’

‘Sei un cane. Te l’ho detto, sei un cane.’

Le parole del bastardo mi balenarono in testa. Una persona come lui sarebbe rimasto per sempre così, non importava quanto buono sembrasse ora. Ero un po’ deluso, ma il senso di colpa e le ferite nel mio cuore non sarebbero mai state cancellate…

‘Vegas sta giocando con la tua mente. Ti sta rendendo incapace di vivere senza di lui.’

Anche le parole di quell’idiota mi erano tornate in mente. Lui aveva ragione! Cosa stavo facendo, chiamandolo e desiderando troppo stare con lui? Mi ero reso conto che non stavo fingendo o recitando completamente quando l’avevo fatto. Ma perché non potevo sentire la verità? Fanculo!

Vegas, cosa stai pianificando in questo momento? Le persone come te sono così dannatamente stupide. Le persone come te sono troppo complicate. Cosa ti interessa? Si era comportato come se provasse dei sentimenti per me. Ma non ne ero più sicuro. Vegas sembrava così manipolatore che sembrava che nulla fosse reale, nemmeno i sentimenti che provava.

«Pete, ora vado. Torno subito.» Vegas si avvicinò a me, seduto sul bordo del letto. Stava per avvicinarsi a me per baciarmi sulla fronte, ma mi alzai.

«Ok.»

«Eh. Comportati bene nella stanza.» Vegas, vedendomi così, emise un sospiro stanco.

Quando Vegas se ne andò, tornai al mio posto e guardai la catena che era avvolta intorno al mio polso. Era questa dunque la risposta? Che quello che aveva fatto fosse vero o una bufala… se gli piacevo davvero, non mi avrebbe rinchiuso così. Nessuno voleva vedere soffrire la persona che gli piaceva o la persona che amava, giusto? Quindi conclusi che tutte le azioni di Vegas che me lo avevano fatto interpretare in così tanti modi erano tutte bugie.

Avrei dovuto smettere di sentirmi sfocato e troppo confuso. L’avevo fatto senza rendermene conto perché ero così solo che mi sentivo come se fosse il mio unico rifugio. Nonostante il fatto che prima, era lui la persona che mi aveva portato in questo stato. Non avrei davvero dovuto dimenticare quel punto. Avrei dovuto smettere di simpatizzare con lui. Prima avrei dovuto smettere di cercare di capire le sue abitudini. Dovevo smetterla di comportarmi come se mi stesse tradendo.

Quel bastardo di Vegas se n’era andato da un po’ di tempo e io ero immerso nei miei pensieri profondi. Più tardi, quella sera, l’idiota era entrato con il suo telefono e me lo aveva consegnato. Non doveva dirmi chi era. Anche se non volevo parlargli, dovevo accettarlo.

«Sì?»

[Hai già mangiato?] chiese Vegas in tono normale.

«Non ancora.»

[Ottimo! Puoi aspettarmi fino alle due? Comprerò qualcosa da farti mangiare.]

«…»

[Non ti sono mancato oggi? Eheh. Non stavi chiamando, stavo aspettando che chiamassi.]

«È tutto.»

[Pete… P’Vegas, hai già finito? Yim ti sta aspettando qui. Ugh… P’Vegas, inseriscilo in questo modo, così non farebbe male.] Mi accigliai automaticamente quando intervenne la voce di un’altra persona. Infilarlo? Fa male? Che diavolo? 

«Io..»

[Per ora è tutto.] Vegas interruppe bruscamente la chiamata. Una strana sensazione si avventò di nuovo in me. Restituii il telefono allo stronzo che stava aspettando sul divano. Stavo sistemando tutto nel mio cervello, argh! Odiavo quella sensazione. Ero in questo stato così da ieri sera e ora era peggiorato.

«Pete, stai bene?» Nop si avvicinò e mi prese per un braccio.

«Puoi per favore lasciarmi andare?» Mi morsi forte il labbro e lo implorai.

«Non ho la chiave. Che cosa ha fatto?»

«Perché mi ha rinchiuso?»

«Beh, per vendicarsi della famiglia principale, immagino? Non lo so. Mi dispiace davvero per te, Pete. Ma ho paura di morire. Vegas sta impazzendo, non so cosa sia. Ma ti tratta come se fossi sua moglie. Penso che abbia un vero partner però. Era Yim che parlava? Quando è andato al suo compleanno ieri sera, ero confuso. Ho visto quella persona, Yim, dalla mattina alla sera, ma ora non viene più qui ultimamente. Forse è perché ci sei tu nella stanza, non ne sono sicuro. Anche io sono confuso su questo. Sto andando ora.»

Rimasi fermo, scioccato. Ripensai al video che Vegas aveva fatto al suo partner e ciò rafforzò tutti i miei pensieri. Alla fine, mi aveva trattenuto solo per il mio erotismo e solo per la sua soddisfazione e questo era tutto ciò che ero per lui. Stava solo giocando e mi vedeva come qualcosa che poteva usare per divertirsi.

Provai a tirare la catena dal mio polso più e più volte. Non sapevo da dove venisse l’immensa forza del mio stesso corpo. Come un fuoco appena acceso, ero così arrabbiato che avrei quasi voluto strapparmi la catena dalla mano.

Inutile, intangibile e senza significato. Alla fine, mi aveva visto solo come una fonte di emozione. Il solo fatto di essere in quelle condizioni era già abbastanza grave. Perché avevo dovuto sentire quella merda? Sono un essere umano, ho un cuore, ho i miei sentimenti. Non stavo affatto bene a sentirmi così. Cosa c’era di sbagliato in me?! Ero così impegnato a tirare fuori il polso che il livido iniziò a tornare subito dopo che aveva cominciato a migliorare. Non sapevo quanto tempo fosse passato ma mi sentivo come se fossi stato fatto a pezzi e calpestato più e più volte. Vegas si stava solo divertendo a giocare con me. Non mi aveva mai visto come una persona. Alla fine, la persona che era entrata nel suo gioco ero stato io.

Udii il suono della porta a vetri che veniva aperta. Non ci prestai attenzione, continuai a tirare la catena inconsciamente con il fuoco interno in me che continuava a eruttare. Ero stato tagliato fuori dal mondo esterno per un momento.

«Sono tornato… ti ho comprato un sacco delle tue cose preferite… come scusa per ieri sera… Pete, cosa stai facendo?!» Vegas mise le cose che aveva in mano sul tavolo di vetro prima di voltarsi a guardarmi e venne subito verso di me.

«LASCIAMI!» Io, che ero seduto sul bordo del letto, mi alzai arrabbiato.

«Pete, cosa hai fatto?!» Vegas mi afferrò il polso e lo tirò mostrandosi scioccato.

«LASCIAMI! Non voglio più stare qui, idiota!» Non appena avevo la faccia di Vegas in piena vista, tutta la mia pazienza era stata spezzata in un istante.

«Pete! Perché lo stai facendo?!» Vegas mi tenne il polso e toccò leggermente il segno rosso, quindi lo ritirai in fretta.

«Smettila di fingere! Le persone come te mentono sempre. Non devi essere gentile con me!» Urlai forte e gridai verso quel bastardo di Vegas senza alcun timore.

«Pete, non pensavo saresti stato così arrabbiato con me.» Vegas aggrottò la fronte e mi guardò incredulo.

«Sono sempre stato arrabbiato con te, Vegas! Puoi toglierti la maschera palarmi.»

«Pete! Se è perché sono tornato a casa tardi, mi dispiace.»

«Non voglio che un tale idiota tra gli idioti mi rovini il cervello!» Sia lui che io restammo a fissarci senza sosta.

«Allora… non dirmi che pensi che mi piaccia la persona che ha mandato un messaggio al mio LINE. È solo un mio compagno di scuola«, disse Vegas con tono serio. I suoi occhi e la sua espressione cercavano di trasmettere tutto ciò che stava dicendo come se volesse sottolineare che era vero.

«Ti sei divertito molto, eh?!»

«Pete! Non penso niente di lui!»

«Sono affari tuoi. Inserisci quello che vuoi. Qualunque cosa, non mi interessa!» Non potevo sopportare tutto. Era tutto così forte che volevo far esplodere tutto intorno a me e scomparire!

«Aspetta! No! Yim mi stava solo aiutando con gli strumenti. Stavo solo tenendo la base di ferro di una batteria.» Vegas cercò di prendermi la mano ma l’avevo sempre evitato.

«Dimmi cosa c’è che non va in te! Non sono un bufalo, non devi vedermi come un animale!» Trattenni il respiro e gli urlai ogni parola in faccia.

«Non ho mai pensato a te in quel modo.»

«Allora cos’è questo?!» Alzai il braccio legato da catene davanti al suo viso. «Ti comporti come se io non fossi una persona, come se fossi un animale in gabbia. Aspetto che il proprietario venga a darmi cibo e acqua ogni giorno. Oh… hai anche detto che sono un cane. Non sei soddisfatto, eh?! Non sei ancora soddisfatto?!» Scattai di fronte, mettendomi davanti a lui senza alcun timore.

«Pete! Non ci avevo mai pensato. Non vedi cosa sto facendo adesso? Quanto tengo ai tuoi sentimenti?» Vegas fece un passo avanti e cercò di toccarmi come se volesse abbracciarmi.

«Eh? Se ci tenessi davvero a me, non mi tratteresti in questo modo. LASCIAMI ANDARE!» Il bastardo mi tenne stretto. Lottai con riluttanza e mi ruppi la mano con la catena contro il muro. Non avevo nemmeno sentito il dolore che mi aveva causato.

«Pete, fermati! PETE!» Vegas cercò di trattenermi e di impedire al mio braccio di sbattere contro il muro. Ma ero così arrabbiato che non riuscivo a controllare la mia grande forza.

«LASCIAMI ANDARE! NON VOGLIO STARE PIÙ QUI!»

«PETE! Basta! Pete!» Vegas raccolse tutte le sue forze e mi spinse sul letto finché non persi l’equilibrio e caddi.

«Lasciami andare subito, Vegas! Non mi arrenderò. Anche se morissi oggi, non avrò paura!» Vegas si strofinò il viso stancamente e iniziò a mostrare un’espressione molto stressata.

«Pete! Calmati, per favore!»

«Calmarmi… Vuoi che mi calmi? Mi sono calmato abbastanza. Mi tratti come se non fossi un essere umano. Non posso più stare così! Ho dei sentimenti, ho un cuore, ho persone che amo. Hai mai pensato ai sentimenti di qualcun altro? Bastardo egoista!» Mi alzai di nuovo e le mie parole uscivano incessanti.

«Pete… non voglio che tu ti senta in quel modo. Il motivo per cui lo faccio è perché voglio solo averti.»

«Davvero?! Le persone come te usano sempre la scusa che sei cresciuto da bambino senza supporto. Ma non capisci i sentimenti di tutti gli altri. Dì solo che sei stato cresciuto per essere egoista da tuo padre!» gli urlai contro. Quando Vegas sentì quella frase, alzò la testa e mi guardò con occhi furiosi per un momento, poi mi spinse così forte che caddi a terra.

«Che cosa hai appena detto?!» Vegas strinse i denti. Non sapevo perché, ma quando mi aveva spinto a terra, mi ero sentito anche peggio. Adesso ero così arrabbiato che volevo piangere. Le lacrime mi riempirono gli occhi e minacciavano di fuoriuscire.

«Vegas, bastardo!» Non sapevo che tipo di occhi stavo guardando adesso. Ma gli occhi di quel bastardo di Vegas, che mi stavano fissando, si abbassarono all’istante.

«Pete, ti fa male? Mi dispiace.» Lo sguardo colpevole di Vegas nei suoi occhi sembrava quasi genuino. Si era subito accucciato e aveva fatto finta di aiutarmi ad alzarmi.

«Mi hai fatto male ancora di più. FORZA! Prendimi a pugni, schiaffeggiami come ti piaceva fare!» Gli tirai il polso e usai la mano per afferrargli la faccia e strinsi le sue guance. Mi scagliai contro di lui come per ripetere il modo in cui mi aveva ferito prima.

«Per favore… non puoi fare così!» Vegas cercò di strappare la sua faccia dalla mia presa.

«Pregami prima. Mi stai supplicando? E il giorno in cui te l’ho chiesto, mi stavi ascoltando?!» Spinsi Vegas a terra. Non sapevo quando, ma sentii una sensazione pungente nei miei occhi insieme a lacrime che gocciolavano inconsapevolmente da loro.

«Scusa… Pete, mi dispiace davvero. Resta con me.» implorò Vegas, la sua voce che cominciava a tremare.

«Ora lasciami andare via da qui!» Sbattei forte il polso a terra una dozzina di volte. Anche quando Vegas mi aveva fermato e mi aveva preso la mano, avevo oscillato il polso impotente. Non sentivo alcun dolore, ma ora il profumo del sangue si diffondeva mentre il liquido gocciolava dal mio polso.

«Smettila! Ti dico di smettere!» Vegas mi tenne fermo il polso, bloccandomi con una forza tal che interruppi le mie azioni. «Okay, Pete, bene. Mi sto completamente arrendendo a te.» Le lacrime gli rigavano le guance, scendendo dai suoi occhi iniettati di sangue, uno spettacolo che non avevo mai visto prima. La sua mano si precipitò nella tasca dei pantaloni. Quando tirò fuori qualcosa, non riuscivo a credere ai miei occhi.

«Pete… mi dispiace.» quel bastardo di Vegas continuava a ripeterlo più e più volte. Ma dentro, il mio cuore batteva così forte quando la chiave si era conficcata nella serratura e lui aveva tolto tutte le catene. Quello fu il momento in cui rimasi sbalordito e mi sentii come se stessi sognando.

«Resta con me. Mi prometti che non mi lascerai?» Vegas mi strinse in un forte abbraccio. Ero quasi privo di sensi e non sapevo cosa fare dopo. «Prometto, non ti farò più del male. Mi dispiace di averti fatto sentire così. Non posso essere separato da te, Pete. Non ho nessuno tranne te. Sei venuto e mi hai cambiato per farmi desiderare per essere una persona migliore. Non lasciarmi. Resta con me qui, Pete. Mi piaccio ogni volta che sono con te… resta qui.» Vegas tremava mentre mi abbracciava, come se avesse paura che stessi per scomparire.

«…» mi bloccai. Non avevo ancora registrato cosa fosse successo e non riuscivo a descrivere cosa stavo provando in quel momento. Ero sia felice che triste fino a quando tutto si mescolò.

«Pete…» Vegas si staccò dall’abbracciarmi e mi fissò con una sensazione piena di angoscia. Usò il dito per asciugarmi delicatamente le lacrime dalla guancia. «Non posso vivere senza di te… ti amo.» disse Vegas, sottolineando le parole come se volesse dirmi che tutto ciò che aveva detto era la verità.

Lo sguardo nei suoi occhi stava cercando di trasmettermi tutto ciò che voleva in maniera così convincente che scoppiai in lacrime per il dolore ancora una volta quando quella sensazione mi colpì. Tutto quello che avevo davanti era una situazione difficile per me in quel momento. Più Vegas mostrava la sua sincerità e continuava a dire la parola amore senza fermarsi, più odiavo quell’idea ora. Sentii una forte resistenza tra il mio cervello e il battito del mio cuore.

«Vegas…» Le mie labbra tremarono. Quando il mio lato angosciante si insinuò in me, fui completamente sopraffatto da alcuni sentimenti in me. «Mi dispiace.»

Afferrai le catene dal pavimento e colpii la testa di Vegas con tutta la mia forza. E, naturalmente, la pesantezza delle catene fece perdere i sensi a Vegas. Cadde a terra con il sangue che gli colava dalla testa.

«Mi dispiace…» singhiozzai vedendolo sdraiato immobile. La sensazione di sofferenza era evidente. Non ero per niente felice e rimpiangevo le mie azioni, ma ciò che desideravo di più era la libertà.

«Pete! Che cosa hai fatto?!» Sentii il rumore della porta che si apriva e Nop si precipitò dentro scioccato. Mi alzai da terra con il sangue che gocciolava ancora dal mio polso.

«Nop… lasciami andare.» Le mie lacrime non si erano ancora fermate. La mia voce tremava mentre parlavo con l’uomo che era in piedi, sorpreso da quello che aveva visto. «Pensa solo che questa è l’ultima volta in cui dovrai compatirmi.», dissi mordendomi forte il labbro.

L’idiota fece una smorfia preoccupata prima di voltarmi rapidamente le spalle. «Fai quello che devi, fallo in fretta. Ti do solo un minuto, ma dopo devo fare il mio dovere.»

Dopo averlo udito, corsi ad aprire l’armadio. Presi una maglietta senza nemmeno guardarla. Era una camicia bianca di Vegas che indossavo occasionalmente. Non mi dimenticai di correre a prendere il portafoglio di Vegas e presi i soldi, mille banconote. Mi diressi verso il balcone e spalancai le finestre.

«Nop, per favore, prenditi cura di lui.»

Guardai a destra e a sinistra in fondo al balcone prima di saltare giù con riluttanza e correre in fretta verso il retro della casa, scavalcando il muro dall’altra parte. Quando i miei piedi toccarono l’erba, guardai di nuovo il pendio. Per metà camminai e per metà corsi verso la strada principale senza pensare di tornare in quella casa. Chiamai rapidamente un taxi e mi ci infilai dentro, raccontando la posizione della casa del clan principale all’autista che mi guardò in modo strano. Ovviamente era perché indossavo una maglietta bianca con il mio sangue che imbrattava tutte le maniche. Inoltre, non avevo nemmeno indossato le scarpe. Ero corso fuori a piedi nudi senza sentire alcun dolore. Mi appoggiai al sedile e allungai la manica della maglietta sul mio polso. Non riuscivo ancora a sopportare quella sensazione. La libertà era ciò che desideravo da giorni. Ma ora invece, a Vegas, cosa sarebbe successo?

Mi dispiaceva ma non potevo davvero vivere così. Avevo ancora una famiglia che mi aspettava. Non avrebbe dovuto imprigionarmi e non volevo che i miei sentimenti diventassero più profondi di così. Sapevo che avevo dei forti sentimenti per lui ma grazie all’avvertimento di Nop, mi ero ricordato delle cose che mi aveva fatto in passato. Era come una chiave che sbloccava i miei veri sentimenti, che mi faceva svegliare e sapere esattamente cosa fare.

«Questa è la casa.» Pagai e aprii la portiera della macchina. Ero stato lontano da questa casa per molto tempo. Mi sentii sollevato di essere di nuovo qui.

«Cough, Cough! Perché cazzo c’è fumo in tutta la casa?» Entrai lentamente nel recinto della casa. Non sapevo cosa fosse in fiamme e perché c’era del fumo. Non vedevo il mondo esterno da molto tempo. Avevo subito sentito una sensazione di bruciore agli occhi per il fumo ed avevo dovuto stropicciarli. Per sbaglio avevo dimenticato che il mio polso era sanguinante. 

Oh no! Ora il sangue è su tutta la mia faccia! Merda! Sono veramente stupido.

«Khun? Cough!» Caspita! Non riuscivo a vedere il percorso con tutto il fumo nella casa. Dovevo chiamare la caserma dei pompieri? Non riuscivo a vedere niente. Il fumo era così denso che entrai lentamente. Vidi la debole ombra di un uomo in piedi in lontananza. Con gioia, feci uscire la mia voce.

«Capo…»

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