KINNPORSCHE – CAPITOLO 14

Ostacolare

-Porsche-

Pete ed io quel giorno eravamo tornati a casa presto ed avevamo giocato fino alle due o le tre del mattino. Nel frattempo, mio fratello non si era più lamentato chiedendomi di lasciare il lavoro, sembrava stesse iniziando a capire. Non ero però sicuro se avesse sul serio compreso o fosse solo stanco di discutere con me. Forse per quello non mi infastidiva più. Gli avevo promesso che sarei stato attento e che mi sarei sempre preso cura di lui in modo che entrambi potessimo vivere in pace.

«Giocherai a basket? P’Ohm ci ha invitato.» Avevamo appena finito la lezione di quel giorno ed eravamo usciti dall’edificio della facoltà, sperando di trovare qualcosa da fare dopo le lezioni.

«No, domani devo nuotare bene, quindi devo risparmiare le forze.» disse Tem che era un nuotatore. Quel giorno, quando aveva fatto un’audizione per rappresentare la facoltà per il torneo sportivo universitario, era stato selezionato come rappresentante, quindi quella volta ci era voluta più pratica del solito. Ero anche andato all’audizione, ma solo per divertimento e per accompagnare Tem perché non pensavo che avrei preso sul serio la competizione considerando che non avrei avuto tanto tempo per esercitarmi come prima.

«Beh, domani anche io ho un provino di calcio. Tu, Porsche, non ti eserciterai a Taekwondo con P’Beam? Deve essere divertente!» chiese Jom. Dovevo anche competere nelle arti marziali. In diverse sessioni di pratica, P’Beam non si era lamentato molto della mia prestazione, ma non avevo avuto molto tempo per esercitarmi. Gli avevo detto sin dall’inizio che poteva mettermi da parte perché non potevo esercitarmi diligentemente.

«Va bene, vado, poi voglio tornare a dormire.» Di tanto in tanto avevo ancora dolori al braccio, quindi non ero sicuro di essere in grado di affrontare forti shock, ma sembrava che sarebbe migliorato per il giorno della competizione. Siccome nessuno dei tre sarebbe andato da qualche parte, decidemmo di andare a mangiare dietro il mio appartamento.

«Andiamo a mangiare. Ho fame.» Tem mi lanciò uno sguardo acuto.

«Ehy non dimenticatevi di me, ho fame anche io!» Jom mi tagliò rapidamente la strada mentre stavo per tirare fuori la chiave della moto dalla mia tasca.

«Dopo aver mangiato resta con me, sono solo.» 

Sospirai. Non so perché le persone intorno a me si comportavano in quel modo da diversi giorni. Continuavano ad implorarmi di restare con loro tutto il tempo. Non volevo preoccuparmene troppo. Dopotutto, ero già nei dormitori, quindi avevo ancora tempo per godermi la mia giornata libera.

«Oh .. Ciao.» una figura alta mi passò davanti e si voltò per guardarmi in faccia prima di salutare.

Sorrisi debolmente, poi annuii leggermente alla persona che avevo incontrato appena ieri e che attualmente stava camminando verso di noi con un sorriso.

«È il ragazzo che abbiamo incontrato ieri. Come si chiama?» Sussurrò Tem a Jom dietro di me.

«Veha? Non lo so, non ricordo.» disse Tem pensieroso. La risposta che aveva dato era incerta.

«Sawadee Veha.» Jom poi salutò con sicurezza, completamente ignaro di quale fosse il vero nome della persona con cui stavano parlando. Questo tipo di situazioni mi faceva davvero capire quanto fossero stupidi i miei amici. 

Il ragazzo allora scoppiò in una risata silenziosa e si voltò a guardarli.

«Vegas. Il mio nome è Vegas.»

«Oh, è vero! Vegas! È quello che ho detto io, no?» Jom poi diede a Vegas un leggero colpetto sulla spalla. Quel bastardo non sapeva davvero quando fermarsi.

«È bello vederti di nuovo.» Vegas disse poi direttamente a me con un sorriso. Alzai le sopracciglia in segno di irritazione e volsi lo sguardo verso la sua uniforme. Notai che era abbastanza nuova, forse si era trasferito qui solo ieri e probabilmente non era né il mio senior né il mio junior.

«Sono venuto perché ho visto un volto familiare. Ma onestamente non conosco il tuo nome.» disse mentre restava alle spalle di Tem ma continuava a guardare nella mia direzione.

«Porsche.» risposi

«Tem. Il mio nome è Tem.» Il bastardo si presentò. Vegas poi indugiò con lo sguardo sull’altra persona, indicando il suo nome.

«Sono Jom. Non Chom. Ma Jom.» Disse ripetutamente Jom, facendo ridere il ragazzo.

«Signor Porsche della facoltà di Scienze Motorie?» Vegas voltò le spalle al mio amico, guardandomi di nuovo in modo amichevole. Vedendolo molto tranquillo, non c’era niente di sbagliato nel rispondergli.

«Sì.»

«In realtà, per caso, mi sono perso.» disse Vegas con noncuranza. 

Così chiesi di nuovo. «Dove stai andando? Forse possiamo indicarti la strada.» Conoscevo bene la mia facoltà e lui era gentile e non mi dava affatto fastidio quindi volevo essere generoso con lui. 

«Sto cercando P’Beam, terzo anno. Signor Porsche, lo conosci?» Con la gentilezza mostrata dalla persona di fronte a me, mi sembrava di avere un po’ di prurito perché in quel momento non c’erano sono molte persone che mi parlavano rispettosamente come lui.

«Non devi chiamarmi Signore. Chiamami solo Porsche …» Vegas sorrise e mi guardò di nuovo.

«P’Beam eh? Vi dovete vedere in ​​palestra? Bene, puoi andare dritto, poi alla fine del palazzo gira a sinistra e lì trovi la palestra.» Dissi e puntai il dito lungo la strada. Conoscevo molto bene P’Beam, lo studente del terzo anno che stava cercando.

«Lo chiami P’Beam, allora quanti anni hai?» chiese Jom.

«Sono al secondo anno. Sembra che abbiamo la stessa età. Giusto?»

Quella seconda famiglia era molto diversa dalla prima. Vegas sembrava più umano. Aveva un buon rapporto con gli altri e parlava bene, a differenza di un ruffiano psicotico come Kinn. Rispetto a quel pazzo bastardo, mi chiesi com’erano realmente imparentati.

«Sì, anche noi siamo al secondo anno.» rispose Tem e sorrise a Vegas. Un attimo dopo, il suo cellulare squillò e si scusò per rispondere alla chiamata. A me non importava molto, quindi mi voltai per continuare la conversazione sul posto dove andare a mangiare.

«Te ne vai?» era scomparso per un momento per poi tornare da noi.

«Sì, andiamo a cercare qualcosa da mangiare.» disse Tem.

«Anch’io ho fame.» replicò Vegas ed io lo guardai sorpreso. «Ah, P’Beam non può incontrarmi oggi. Ha detto che deve allenarsi.» Per un momento, mi sentii un po’ in colpa quando sentii che gli anziani che mi avevano aiutato ad esercitarmi con Taekwondo si stavano allenando duramente, mentre ero scappato e stavo per andare a mangiare.

«Possiamo andare insieme … Mangiare con più persone sarà divertente.» disse Tem. Aggrottai la fronte e lo guardai. Quel ragazzo era ricco come quel bastardo di Kinn. Poteva mangiare in un negozio lungo la strada dove andavamo di solito?

«Allora vengo anche io. Perché mi guardi così?»

«Sei sicuro che mangerai lungo la strada con noi?» alzai un sopracciglio e chiesi.

«Perché no? Anch’io sono una persona normale, quindi va bene mangiare ovunque.» Sorrise, osservandomi con uno sguardo caldo. Non ci potevo credere. Avrei dovuto fargli il test del Dna? Era uno dei parenti di Kinn, ma erano diversi come il cielo e la terra. 

«Allora andiamo, ho tanta fame!» Disse Jom e fece strada. Prendemmo l’autobus dell’università perché eravamo troppo pigri per guidare e per trovare un parcheggio. Vegas, si era seduto e parlava con entusiasmo, ogni tanto si girava per farmi delle domande a cui rispondevo e sorridevo. Con il suo comportamento educato e amichevole, mi sentivo un po’ imbarazzato per il fatto di dimenticarmi sempre le buone maniere.

«Ecco, questo è il negozio di zia Chak. Qui il riso di maiale fritto è così delizioso, vuoi provare ad ordinarlo?» Tem chiamò il cameriere e chiese quattro voci dal menu da condividere con noi.

«Il suo nome è strano.» disse Vegas, facendo una faccia curiosa.

«Oh, è perché è una combinazione di parole che significa afferrare e soffocare*.»

*[N/T: la parola è in realtà ฉก กะ ปรก ma sembra che anche altri traduttori abbiano difficoltà a capire di preciso questo scambio di battute.]

«E molto sporco. Giusto?» Gli occhi di Vegas scrutarono l’intero negozio. Lo seguii e vidi il cameriere afferrare la carne e tagliarla sul tagliere. Quindi risi un po’.

«Ma è davvero buono.» Jom alzò il pollice. Vegas sorrise cercando di non guardare la zia.

«Puoi mangiarlo?» Chiesi a bassa voce. Sollevò la testa dal menu e rise.

«Lo ordino anch’io.»

Quello era il risultato straordinario che la zia di Kinn aveva insegnato a mangiare del cibo normale ai suoi figli, così da essere in grado di andare in un posto ordinario come quello. Beh, io la vedevo in quel modo. E potevo stare tranquillo scoprendo che non tutta la famiglia di Kinn era pazza come quella principale. E un’altra cosa insolita, che voi ci crediate o no, mi aveva parlato in modo molto educato e non mi aveva mai visto come un subordinato di Kinn, ma come un suo amico.

Dopo di che ci eravamo separati, Vegas aveva sfoggiato la fortuna pagando il nostro pranzo come ringraziamento per avergli permesso di venire con noi.

Era così gentile che Tem non aveva detto una parola e nemmeno io. Perché chiunque era così buono con me, beh lo ero anche io. Ma chiunque avesse cercato guai con me, lo avrei ripagato con la stessa moneta.

***************

Il giorno dopo, andai all’università come al solito e la sera agli allenamenti di Taekwondo con P’Beam che si era quasi inchinato quando mi aveva visto entrare in palestra. Dopo aver avuto una giornata faticosa, mi ero dovuto sottoporre ad un allenamento che mi avrebbe sicuramente reso ancora più esausto. E poi era arrivato il momento in cui dovevo tornare in quella casa.

Rimasi a pensare a lungo, raccogliendo la mia determinazione e la mia concentrazione per affrontare i bastardi in quella casa. Prima ancora che entrassi, una voce gridò allegramente dalle scale …

«Porsche!!! Sei qui. Sì, sì, Yeeaayy!» Khun balzò in piedi e mi afferrò il braccio destro così forte che mi inarcai per il dolore mentre stringeva la mia ferita con tutta la sua forza.

«Sì, sono appena arrivato.» Lasciai la sua mano e mi strofinai la mia.

«Dove stiamo andando?» chieste il bastardo con gli occhi scintillanti.

«Ehm … dove stiamo andando?»

«Sono stanco di quel club femminile. Meglio andare altrove, voglio andare da qualche parte di più bello.»

«Hmmm … Khao San va bene?» Stavo pensando a un posto in cui c’erano molte persone che cercavano un posto dove divertirsi e mi sembrava il luogo giusto da dove iniziare. 

(N/T: Khao San è una breve via nel centro di Bangkok in cui c’è una discreta vita notturna. )

Quella strada si trova nella zona di Bang Lamphu nel distretto di Phra Nakhon, a circa 1 chilometro a nord del Grand Palace e del Wat Phra Kaew.

«Voglio andarci, ne ho sentito parlare, ma non ci sono mai andato.»

Suo padre lo aveva cresciuto in una grotta? Si comportava come un bambino che era appena nato e aveva appena visto il mondo esterno.

«Cosa c’è, perché è così rumoroso? Calmatevi! Sono in riunione.» Khun Korn aprì la porta e uscì dalla sala riunioni. Annuii, poi richiuse la porta.

«Eh eh … seconda famiglia! Dannazione! Sembra che Pho non abbia detto affatto che sono venuti oggi.» La sua voce era sempre la stessa, con l’aggiunta di qualche parolaccia e di enfasi che fecero trasalire le guardie del corpo circostanti.

«Signore, abbassi la voce.» supplicai il figlio maggiore della casa.

«Porsche … ho un lavoro per te.»

Prima ulrava contro la seconda famiglia ed ora sussurrava? Agitò il dito, avvicinandosi finché non mi appoggiai all’indietro, come se stesse per sistemare qualcosa.

«Sì…?» lo osservai.

«Oggi Vegas e Macao vengono a mangiare a casa. Al momento giusto li rapisci.» Poi si avvicinò al cassetto di una delle scrivanie di casa, tirò fuori una corda, si avvicinò e me la porse.

«E poi li leghi con queste corde all’albero di mango del cortile. Aspetta qualche giorno per slegarli e lasciarli morire al sole.» Aggrottai la fronte mentre lo ascoltavo esporre il suo folle piano.

«È …» provai a chiedere, fissando il viso di Khun con la corda in mano.

«Devi farlo! Forza.» Non aspettò che facessi domande e salì al secondo piano fischiettando comodamente. 

Hey! Perché devo fare qualcosa del genere?

Camminai con la corda in mano pensando di non poter seguire gli ordini di Khun, perché era così stupido e assurdo. Come poteva una persona essere legata in quel modo? Non erano pesci salati che andavano essiccati al sole. Lasciai uscire un sospiro di sollievo andando ad accendere una sigaretta in giardino per rilassarmi un po’. Non ero nemmeno entrato in casa da dieci minuti e Khun mi aveva già fatto venire il mal di testa, dannazione!

«Ehi, sei tornato?» Pete mi salutò mentre era con Vegas. Entrambe le loro mani presero una sigaretta.Rimasi un po’ sorpreso nel vedere Vegas in piedi a fumare una sigaretta.

«Oh, Porsche … Ciao.» Vegas mi sorrise in modo amichevole come al solito.

«Oh, scusa … prima vado a trovare il signor Kinn.» Pete si rivolse a Vegas con la testa leggermente abbassata. Dopo di che sorrise e mi diede una pacca sulla spalla.

«Lavori oggi?» Vegas chiese, prima di fare un tiro dalla sigaretta e rilasciare il fumo.

«Sì.» risposi e presi una sigaretta mentre posavo la corda sul tavolo accanto a lui.

«Cosa farai con la corda?»

«Oh … ti appendo per il collo fino a che non morirai.» Dissi in tono piatto. Volevo parlargli di nuovo con un sorriso come avevo fatto il giorno prima. Ero davvero stanco di seguire gli ordini di quel bastardo di Khun.

«Haha. Se lo facessi sul serio, sarei molto triste.» Disse, tenendosi il collo e sorridendo maliziosamente. Aggrottai leggermente la fronte a quella frase. Quella frase suonava semplicemente strana?

«Cosa stai facendo?» La voce suonava familiare. Mi irrigidii un po’ e il debole sorriso sul mio viso si trasformò immediatamente in una padella per friggere la frustrazione.

«Secondogenito della famiglia … sono venuto a fumare.» Vegas sorrise e salutò suo cugino. Lanciai un’occhiata a Kinn, lo vidi ancora in uniforme del college. Aveva un’espressione pretenziosa come al solito.

«Andiamo ed entriamo, è ora di cena adesso.» Kinn si mise la mano in tasca. I suoi occhi non mi guardavano affatto, ma continuavano a guardare Las Vegas.

«Va bene. Porsche … ci vediamo. Se verrò in facoltà, mi fermerò.» Vegas gettò il mozzicone di sigaretta nel bidone della spazzatura e si voltò per sorridermi. Prima che superasse Kinn, annuii in risposta e mi voltai immediatamente perché ero troppo pigro per vedere la faccia di quello psicopatico.

«Da quando sei così vicino a Vegas?» Sussultai quando mi resi conto che Kinn si era spostato dietro di me.

«Sono affari miei!» risposi facendo un piccolo passo avanti per non dovermi avvicinare troppo.

«Parla correttamente e guardami quando lo fai!» Sbuffai mentre si avvicinava a me «O hai paura?» Le sue parole mi stavano sfidando e subito presi un respiro profondo prima di rivolgermi a lui.

«Chi ha paura!» Lo spinsi un po’, perché era troppo vicino a me.

«Eh, qualcuno come te …» gridò Kinn. Aggrottai la fronte, guardandolo con dispiacere. Sembrava troppo vicino, così mossi un piede e gli passai accanto con l’intenzione di andarmene. Ma la sua mano mi tirò il braccio ed il dolore improvvisamente attraversò il mio corpo.

«Aawwh!» Immediatamente lasciò andare la sua mano che mi teneva e fece un’espressione leggermente sorpresa.

«Ho dimenticato che sei stato ferito!» sul suo viso vidi un’espressione di rammarico quando mi guardò il braccio.

«Non sono morto per questo, ma leva la tua mano.» Dissi con frustrazione.

«Allora, come stai?» chiese leggermente, poi lasciò andare la mano e mi prese delicatamente la manica. Rimasi sbalordito dalle sue azioni, era come se non fosse Kinn. Non lo conoscevo in quel modo. Cosa avrebbe fatto di nuovo per interferire nella mia vita?

«Cos’altro hai intenzione di fare per infastidirmi?» Lo fissai frustrato.

«Secondogenito della famiglia .. Andiamo.» Vegas ci interruppe all’improvviso.

«Oh, non sei ancora andato?»

«Ho visto che il secondogenito della famiglia non mi ha seguito. Così sono tornato.» Una faccia sorridente si rivolse a Kinn, poi i suoi occhi mi guardarono ed allargò un sorriso più grande. Pensai di ringraziare in cuor mio per essermi sbarazzato di quel bastardo. Era molto fastidioso.

«Hmm, andiamo.» Kinn si voltò, stava per avanzare ma prima si voltò e mi sussurrò all’orecchio. «Non dimenticare di prendere la medicina.»

Spinsi in fretta le sue spalle, sorpreso che fosse troppo vicino a me.

«Merda!» risposi a bassa voce. Fece un sorriso soddisfatto e tornò subito in casa.

Mi compativo per essere la guardia del corpo di quella casa. Tutti i figli erano dei pazzi. Era meglio dedicarsi alla seconda famiglia. Almeno Vegas era educato, gentile, amichevole e non presuntuoso come le persone in quella casa.

Dovevo chiedere a Vegas di tirarmi fuori da quella casa? Perché sembrava che sarebbe stato un buon capo. Lì pensavo troppo e mi innervosivo sempre. Volevo andarmene da quella famiglia perché quel bastardo mi insultava senza sosta.

«Perché non li tieni e li lasci andare!» Si sentirono urla forti in tutta la stanza.

«Giovane Maestro, come posso rapirli e legarli quando tuo padre e le sue guardie sono lì.» dissi stanco. Come poteva non pensarci? Se Khun fosse più sano di mente, la mia vita sarebbe stata migliore.

«Ecco fatto, devi trovare il momento giusto e cercare opportunità.» Aveva calciato via il divano per la frustrazione, mentre le altre guardie del corpo abbassavano la testa. Scossi il capo guardando l’azione di Khun. Ero stanco!

«Signore, basta! Meglio che vada a farsi una doccia, si cambi e andiamo a fare una passeggiata.» stava lanciando contro di noi tutte le cose che aveva a portata di mano. La maggior parte erano delle carte sul tavolo.

Non sapevo perché si fosse arrabbiato così tanto e odiasse la seconda famiglia o quello che avevano fatto per far si che Khun nutrisse sentimenti dolorosi al punto da infuriarsi e maledirli così tanto.

«La prossima volta che vengono, devi farlo. Devi farli piangere e renderli infelici. Altrimenti, sarò io a far piangere te!» Sospirai e lo guardai deluso, prima che facesse una smorfia seccata, entrasse in camera da letto e lanciasse rumorosamente un bicchiere, finché le altre guardie del corpo furono sorprese.

«Ohh .. sono stanco e confuso.» Guardai la porta appena chiusa e imprecai.

«Sii paziente, ogni volta che arriva la seconda famiglia, il Giovane Maestro si arrabbierà in questo modo.» Pol si avvicinò per darmi una pacca sulla spalla.

«Ti ha mai fatto fare la stessa cosa?» Chiesi ad Arm e P’Jet, che annuì all’unisono.

«È un luogo comune. Ordinare di legarli, cospargere di chiodi sulla strada, dire a Pete di schiaffeggiare Macao. Chi osa farlo? Sono venuti e hanno portato una schiera di guardie del corpo.» Anche Arm scosse la testa, stanco.

Cosa aveva fatto la seconda famiglia che Khun li odiava così tanto?

**********************

Ci preparammo per la serata e partimmo con un furgone di lusso. Khun si accigliò per tutto il tempo e non parlò a nessuno. Bene, andava bene perché mi sentivo leggero e calmo. Ma quando arrivammo ​​a Khaosan Road, i suoi occhi brillavano di gioia.

«Consigliami un posto e un buon drink. Voglio ubriacarmi, voglio qualcosa di strano.»

Aggrottai la fronte, cercando di trovare qualcosa di strano perchè la cosa più strana della mia vita era lui! Anche così, mi ero reso conto che sicuramente non era mai venuto in un posto come quello. Pertanto, facemmo una passeggiata per portarlo in un locale che non era troppo affollato dato che non era troppo tardi. All’interno c’era musica dal vivo ed era abbastanza strano per lui, per questo non ridusse il suo entusiasmo.

«Tempo di festa.» P’Jet balzò verso il bar e ordinò immediatamente al barista di preparare un drink. Quanto a Khun, sembrava interessato alle bottiglie foderate prima di ordinare al cameriere di prendere ogni bottiglia, dei bicchieri e provarli uno per uno.

«Signore, beva lentamente.» gridò Pol mentre il bastardo sorseggiava vari drink. Iniziò a ubriacarsi, barcollando al ritmo della musica mentre noi potevamo solo aspettare ed osservarlo da vicino.

«Ci sono ancora molti club qui. Ti interessa?» chiesi perché volevo cambiare l’atmosfera per farlo sembrare divertente. Perché lì, anche se la musica era fantastica, non c’erano molte persone.

«Andiamo.» Khun mi afferrò per le spalle e mi spinse fuori. Le altre guardie del corpo lo seguirono rapidamente. Passeggiammo per la strada al ritmo della musica tremante che proveniva dai locali. Un attimo dopo, i suoi occhi si posarono su ogni club che fiancheggiava la strada a colori vivaci. Poi la sua visuale si spostò su qualcuno che era appena uscito da un club con i capelli intrecciati di un viola acceso. I suoi occhi brillarono e disse che era davvero bello.

«Ragazzi, facciamo come quel ragazzo!»

Tutti scuotemmo rapidamente la testa. Immediatamente aggrottò la fronte.

«Se non vuoi, distruggerò questo club!» Il custode del club era scioccato nel sentire le urla e mi guardò chiedendosi se questo idiota sarebbe entrato improvvisamente nel suo pub.

«Signore, questo è scortese. Dobbiamo lavorare.» spiegò rapidamente P’Jet.

«Lavori per me. Di cosa hai paura? Voglio vedere il colore della tua testa.» La sua espressione era così viziata che sospirammo all’unisono.

«Sembra che siamo troppo vecchi per questo, signore.» disse Arm a bassa voce.

«Non voglio saperlo. Devi farlo! Se non lo fai, dovrai raderti i capelli domani!» Le sue parole erano così viziate che era inutile cercare di combatterle. Alla fine, erano riluttanti a reagire e si fecero intrecciare i capelli. Tranne me, perché avevo detto che l’università non me lo avrebbe permesso. Arm e Pol mi guardarono invidiosi. Ma quando avevano finito di farsi intrecciare i capelli, riuscivo a malapena a trattenermi.

I loro capelli erano intrecciati di verde, giallo e persino P’Jet li aveva intrecciati con dei fili rossi. Mi dispiaceva davvero per lui perché aveva un figlio e una moglie. Non riuscivo a immaginare quanto potevano essere cattive le sue condizioni fisiche e mentali. Quanto al bastardo di Khun, lui stesso si era fatto intrecciare i capelli in un mix arcobaleno. Mentre camminavamo in gruppo sembravano carini. Erano come una fottuta gang, qualcosa con gli stessi capelli, che vagava per le strade? Ehi, simpatizzavo davvero con loro.

Poi li portai in un club frequentato da stranieri e ordinai un secchio di alcol da provare.

Il programma della serata sarebbe stato sicuramente pieno di bevande, ma dovevo prendermi cura di me stesso, perché in questo momento mi sembrava di prendermi cura di un bambino che stava imparando a bere alcolici.

Mi guardai intorno e camminai quando una giovane donna di cui non conoscevo il nome si avvicinò e ballò accanto a me. Mi guardò più volte, incrocciammo i nostri sguardi come se ci stuzzicassimo a vicenda. Avevo anche notato che il suo corpo non era male. Durante quel periodo, semplicemente non avevo tempo per qualcosa del genere. Pertanto, non avevo pensato di perdere quell’opportunità.

Spinsi il corpo magro della ragazza nel bagno degli uomini e la strinsi in un abbraccio. Anche se le persone entravano e uscivano l’una dall’altra senza sosta, quella volta a nessuno importava delle mie azioni perché sapevano tutti che c’erano molte coppie che lo facevano spesso lì.

Immediatamente, gettai la mia faccia nell’angolo del collo bianco della donna e lo succhiai, sentendo ogni centimetro della superficie della sua pelle mentre afferravo i suoi morbidi seni e ci giocavo fino a farla sospirare. Nell’ora di punta e in un posto come quello, dovevo farlo velocemente e farla finita come al solito.

Dovevo mantenere la mia voce il più bassa possibile. Anche se quello era normale, non avrei dovuto fare storie e dire alle persone all’esterno cosa stava succedendo.

La mia mano scivolò sotto i vestiti della donna, si allungò e le accarezzò il petto. Le nostre labbra erano ancora intrecciate, assaporandosi a vicenda senza sosta. Quella faccia carina era saltata accidentalmente fuori dalla mia bocca, stava per scendere per baciarmi il collo, ma si fermò …

«Puoi toglierlo?» La giovane donna allungò la mano ma la fermai frettolosamente, perché se il cerotto fosse stato rimosso, la donna davanti a me sarebbe rimasta sicuramente sconvolta dal segno rosso su di esso. Merda, merda!

«Non c’è bisogno, puoi continuare?» chiesi di nuovo, e la mano scivolò sui passanti dei miei pantaloni che rimosse rapidamente. Il mio corpo era caldo e teso laggiù. Volevo essere in grado di lasciarlo andare quella sera, così portai la sua mano ad afferrare qualcosa sotto la mia biancheria intima.

Quando quella mano toccò direttamente e giocò con la mia erezione che era già rigida e perfettamente retta, era così bello … Alzai una delle gambe della donna davanti a me sul mio braccio, tirai subito fuori il preservativo che avevo sempre quando viaggiavo o lavoravo da Che Jad. Stavo per strappare l’involucro del preservativo e indossarlo quando squillò il cellulare della donna.

«Aspetta …» La donna allontanò leggermente le labbra da me. Prima di prendere il cellulare dalla tasca dei jeans per vedere chi la sta chiamando. Con una voce sotto shock, disse: «Stai zitto, sta chiamato mio marito.»

Feci scendere immediatamente la gamba della donna e restai lì a guardare un viso leggermente spaventato mentre rispondeva al telefono. «Sei arrivato? Aspetta, vado in bagno, arrivo tra un minuto.» Si voltò a guardarmi con aria di scusa.

«Scusa, mio ​​marito è arrivato.» Lasciai uscire un sospiro stanco prima di guardare il mio fratellino che gradualmente e lentamente tornava al suo stato originale. Mi sentivo così frustrato e ferito per non aver ottenuto ciò che volevo. La donna si aggiustò in fretta i vestiti, uscì dal gabinetto e si scusò un’ultima volta. Chiusi la porta e l’emozione di un bisogno insoddisfatto, unita al suono del vomito di qualcuno nella stanza accanto e una voce che chiamava il mio nome con tono alto, mi resero ancora più emotivo.

«Porsche! Sei in bagno? Sbrighiamoci e torniamo!» disse la voce di Arm.

«Sì.» risposi brevemente.

«Sbrigati, Khun è molto ubriaco.» chinai la testa nello stato d’animo sconcertato. Ero frustrato.

Rimasi seduto in silenzio per un po’, poi scesi, portai il bastardo in macchina e tornai a casa. Aveva bevuto fino a svenire. Era svenuto a tal punto che non eravamo quasi riusciti a trasportarlo in quattro. Due gli tenevano le braccia e due le gambe.

«Dopo aver esaminato i resti, possiamo riposare. Non si farà più niente.» Disse Pol prima di coprirsi il petto. Gli misi una mano sul naso, controllando se respirasse ancora oppure no. Dormiva come un cadavere, quindi avevo paura che sarebbe morto davvero. Quell’idiota dormiva senza muoversi. Vedendolo giacere pacificamente, uscii e mi rilassai un po’.

Dopo aver fumato per un po’ nel parco, gradualmente iniziammo ad incamminarci verso casa ma prima che i miei piedi avessero scavalcato l’ultimo gradino della casa, Pete si avvicinò a me. Era come se fosse andato da qualche parte e avesse dovuto affrettarsi a tornare a casa. Aveva in mano un sacchetto di carta marrone. Afferrò freneticamente la borsa e mi disse velocemente: «Puoi consegnarlo al Signor Kinn? Mi fa male lo stomaco. Per favore, consegnalo immediatamente!» 

L’espressione impaziente, all’inizio mi fece capire subito. Corse in fretta verso casa e sembrava molto dolorante. Quale borsa mi aveva dato? Allora dovevo salire di sopra e dargliela? Più non volevo vederlo, più c’era sempre qualcosa che mi costringeva a vedere la sua faccia?

«Porsche, sbrigati! È urgente.» Prima che Pete scomparisse, gridò forte e mi spinse di nuovo.

Guardai alternativamente il sacchetto di carta che avevo in mano e sollevai la testa verso il secondo piano prima di prendere un respiro profondo. 

Va bene, vai direttamente nella stanza, chiudi le orecchie e gli occhi, poi finisci velocemente.

Ma ero curioso, erano le due del mattino. Allora cosa voleva quel bastardo di Kinn che era in quel sacchetto? No, non avevo tempo per guardarlo. Pete mi aveva avvertito che dovevo sbrigarmi.

Mi trattenni nell’aprire la porta ed entrare in una stanza dove normalmente non avrei bussato e mai lo avrei fatto.

Ma pensai che quella volta mi sbagliavo nel non fare come facevo di solito. Finché i miei passi si fermarono improvvisamente, congelati dalla sorpresa. Tutto intorno a me sembrava fermarsi e sembrava che la mia anima stesse volando fuori dal mio corpo.

In quel momento, c’erano due paia di occhi che stavano guardando anche me ed erano storditi. Quello che avevo visto davanti a me erano due uomini, uno dei quali era qualcuno che conoscevo. Kinn in accappatoio sedeva sul divano con il corpo nudo di un uomo più piccolo accucciato in grembo. I due si abbracciarono forte e il viso di Kinn era tra il petto della persona di fronte a lui.

Senza doverlo dire, sapevo quanto era bello quando si faceva sesso. Mi sentivo come se stessi per svenire quando i miei sospetti negli ultimi giorni erano diventati chiari. Il sacchetto di carta marrone che avevo in mano cadde a terra perché la mia mano sembrava così debole che non potevo reggere alcun peso. Aprii gli occhi, abbassai lo sguardo lentamente e vidi un rettangolo blu emergere dal sacchetto di carta. Alcune delle scatole che conoscevo molto bene…

Preservativi.

Non riuscivo ad agire correttamente. Lentamente guardai Kinn che mi stava osservando e mi fece un piccolo sorriso senza dire nulla.

«Non puoi bussare alla porta?» L’uomo che era in grembo gridò forte. Sembrava che il ragazzo fosse molto familiare e mi sembrava di averlo visto in TV.

«Scusate, Pete mi ha detto di portare questi.» Indicai il pavimento e non sapevo cosa fare, poi uscii dalla stanza con il cuore che batteva incessantemente.

Sentendomi molto scioccato alla vista, corsi al piano terra della casa e mi avviai verso il giardino. Ero sicuro che a quel punto la mia faccia poteva sembrare piuttosto pallida.

«Ehi, tu …» Pete sorrise e mi chiamò mentre fumava una sigaretta.

«Merda Pete!» gridai subito quando vidi che il suo viso era pieno di sorrisi, no … sembrava anche un viso che tratteneva una risata.

«Ti stavo aiutando a rispondere alla domanda che stavi cercando …» disse scherzosamente Pete. Sì … la domanda che era rimasta in testa era che Kinn mi stava facendo tutto questo perché era gay o voleva solo giocare e farmi incazzare? Ora, la risposta era molto chiara. Era così chiara che avevo le vertigini.

«Potevi dirmelo in un modo migliore.» protestai

«Se te l’avessi detto, non ci avresti creduto.» Pete ridacchiò finché non fui infastidito nel vederlo. Avrebbe dovuto sapere come mi sarei sentito nel vede quella scena chiaramente.

«Allora come fai a sapere qual era la mia domanda?» chiesi di nuovo.

«Accidenti … l’hai fatto alle persone intorno a te! Inoltre, so molto di più di quanto pensi.» Pete mi guardò il collo finché non deglutì a fatica, come se il mio spirito stesse fluttuando nell’aria.

Per tutto quel tempo, Kinn mi aveva succhiato il collo, mi aveva baciato e mi ha detto strane parole perché era gay! Merda! Muori Porsche! Anche quando mi aveva chiesto di togliermi i vestiti e indossare solo i boxer nella sua stanza, l’avevo fatto facilmente! Era davvero intelligente. Perché non ci avevo mai pensato prima?

«La conclusione …»  chiesi. Pete voleva farlo di nuovo.

«Al Signor Kinn piacciono gli uomini. Hahaha!» disse Pete, ridendo di me. Non sapevo cosa fosse ma ero così scioccato! MERDA KINN! Da quello che stava facendo, voleva prendere di mira me?

Continuai a pensare a Kinn tutta la notte. Le immagini persistenti nella mia testa che venivano proiettate più e più volte, mi avevano fatto capire che avevo fatto qualcosa di sbagliato prima. Mi ero ricordato di quando ero ubriaco e dormivo nella sua stanza, lo baciavo inconsciamente, poi la mattina, c’era stato un momento in cui mi prendeva la mano e mi chiedeva di afferrare l’oggetto in mezzo al suo inguine. Sentivo ancora quel tocco nella mia mano. Quel giorno, era molto eretto e stava dritto saldamente. In un primo momento, non avevo pensato a nulla di quella mattina. Possa lui svegliarsi per onorare la bandiera della madrepatria!

Stavo pensando a cosa sarebbe potuto realmente accadere. Ma comunque, non volevo essere narcisista, pensando che avesse dei sentimenti per me, visto che il suo attuale partner era un modello e una celebrità che vedevo spesso in TV. Aspetta un minuto! Stavo solo ricordato alcuni degli uomini che avevo incontrato quando erano stati scortati da Pete o dalle altre guardie del corpo. Pensavo fossero amici di Kinn, che erano venuti e avevano combattuto contro Kinn. Bene, ok, anche se litigavano davvero a letto. Quella creatura era davvero psicopatica.

Cazzo fin dal primo momento sono stato sospettoso con lui. E ora sono più paranoico che mai!

********************

Dopo aver terminato l’università, salì in sella alla mia moto, respiravo il vento e mi godevo il paesaggio lungo la strada per casa. Dentro, volevo prolungare il tempo e restare fuori il più a lungo possibile. Ma per quanto lentamente guidassi, continuavo ad avvicinarmi all’ingresso dell’inferno. Girai la moto, stavo per svoltare in un vicolo, ma poi un’auto nera uscì dalla corsia sbagliata, quindi dovetti sterzare e frenare molto forte. La mia moto scivolò un po’ lungo il sentiero ma fortunatamente riuscii a trattenermi e impedirmi di cadere a terra.

«Impara a guidare!» parcheggiai la moto mentre mi toglievo il casco, sollevando i capelli per la frustrazione, prima di andare dritto verso la coppia che aveva parcheggiato la macchina.

«E la mia macchina?» Disse l’uomo con la camicia e i pantaloni neri, con il viso che sembrava ancora giovanile.

«La tua macchina sta bene. Non puoi chiedermi prima come sto io!?» parlai con rabbia mentre il bastardo continuava a controllare la sua macchina.

Non hai affatto buon senso? Mi hai quasi ucciso!

«E perché non guidi con prudenza?» Disse una voce profonda mentre ancora mi guardava.

«Che diavolo?! Se non avessi schivato prima, sarei morto.» risposi con impazienza, con i pugni chiusi.

«Allora parliamo alla stazione di polizia … Dai, sbrigati.» Improvvisamente il corpo dell’uomo si avvicinò, mi afferrò per un braccio e mi trascinò verso la macchina. Mi vennero le vertigini, prima di scuotere violentemente il braccio.

«Che cosa!? Sei tu quello che mi ha causato problemi. Perché non puoi semplicemente accettarlo?»

«Sembra che tu mi stia dando fastidio. Sali subito in macchina!» alzò la voce. Insieme al dolore al braccio destro a causa della ferita, mi strinse così forte che non riuscivo a liberarmi.

«Cosa vuoi!»  Aggrottai la fronte e costrinsi il mio corpo a svincolarsi dalla sua presa. Il bastardo mantenne la sua posizione e continuò a trascinarmi alla sua macchina.

«Sali in macchina!» la sua espressione si fece ancora più rabbiosa mentre continuava a trattenermi. «Sali in macchina così non ti farai male!» mi minacciò

«Lasciami andare!» cercai di prenderlo a calci. Stavo per tirargli un pugno in faccia ma qualcuno mi chiamò.

«Cosa sta succedendo, Porsche?» sentii una voce familiare dietro di me. Il bastardo poi si bloccò immediatamente quando vide la faccia scura di Pete.

«Questo stronzo era così sbadato che mi ha quasi ucciso. Adesso mi sta costringendo ad andare con lui alla stazione di polizia.» Dissi con tono sconvolto.

Pete poi si diresse verso l’uomo e lo fissò in faccia. Notai che uno sconosciuto del 7Eleven e un passante ci stavano guardando. E alcuni erano pronti a tirare fuori i loro telefoni.

«Vuoi davvero portarlo alla stazione di polizia?» Disse Pete in tono malizioso.

Il bastardo emise un sospiro «La prossima volta guida correttamente.» andò verso la sua macchina e se ne andò.

Maledetto pazzo. Mi sistemai i vestiti e mi asciugai la faccia. Mi sentivo ancora strano per quello che era successo proprio in quel momento. Ero rimasto un po’ scioccato di essere quasi andato a sbattere contro la macchina, ma era stato un incidente piuttosto strano. Forse stavo pensando troppo. Beh, chissà se era stato sul serio un incidente.

«Dunque cosa ci fai qui?» chiesi a Pete, che era in piedi con il gelato in mano e stava ancora fissando la macchina nera.

«Sono venuto a comprare qualcosa da mangiare al 7Eleven, e ho sentito un trambusto, quindi sono uscito e ho dato un’occhiata.» disse e mi mostrò una busta di plastica 7eleven.

«Come ci sei arrivato?»

«Camminando. Stai bene?» domandò mentre esaminava il mio corpo.

«Va bene, sali sulla moto!» Avviai la moto e dissi a Pete di sedersi sul sedile posteriore, prima di dirigermi direttamente sulla strada e girare nella villa.

«Sei sicuro di stare bene?» Mi chiese di nuovo Pete dopo aver parcheggiato la moto in garage.

«Sì, sto bene.»

«Allora, vado a cambiarmi.» Poi lo vidi camminare lungo il lato della casa verso le nostre stanze. Sospirai di nuovo. Con i capelli raccolti, guardai il mio viso attraverso lo specchietto retrovisore della moto. 

«Ahi! …» Rimasto un po’ sorpreso. Perché mi scontrai con una figura chiaramente in piedi che sorrideva come una persona gentile. Sembrava bello quando si pettinava bene i capelli.

«Sei qui, sono così felice! Wow, wow … è così bello che guidi una moto come questa.»

«Sì, sono appena arrivato.» Risposi a bassa voce ma non sembrava interessato a me.

«Fantastico. Incredibile! Voglio essere forte. Insegnami a guidare anche a me.» Le sue lunghe gambe coprivano il sedile della mia motocicletta, con un’espressione inquietante che mi faceva segno di insegnargli a guidare. Avevo un bel dilemma, quella era la mia amata motocicletta, se quell’idiota l’avesse fatta cadere, cosa avrei dovuto fare?

«Bastardo! Eccoti!» Sembrava che la voce di Khun Korn mi avesse salvato la vita. Khun che lo aveva sentito aggrottò la fronte prima di scendere dalla moto e seguire la direzione della voce che lo chiamava, poi si voltò e mi disse di seguirlo.

Ehi, ci sarà un giorno in cui entrerò in questa casa durante una pausa prima del lavoro?

«Che c’è?!» Khun si alzò e guardò con dispiacere suo padre. Khun Korn era seduto a un tavolo in giardino con P’Jet che era in piedi con la testa china con i capelli ancora intrecciati e rossi.

«Cosa gli hai fatto?» La voce di Khun Korn era alta ma il bastardo non sussultò.

«Non è fantastico, Pà?! Stile gangster, yo!» mentre alzava la mano rideva. Avevo dovuto mordermi forte il labbro per trattenere le risate. Merda! 

«Accidenti. Ho davvero mal di testa. Chi ti ha detto di comportarti così? Anche tu Jet… anche da lontano vedere la tua testa mi fa bruciare gli occhi. Penso ai pappagalli!» Khun Korn si portò una mano alla fronte e scosse la testa perché era stanco del comportamento del suo primogenito.

«Cosa Pà, come facevi a sapere che è venuto anche lui? Quattro persone … quattro persone … quattro persone!» Poi il bastardo iniziò a cantare con una faccia felice come se non stesse facendo nulla. Se avessi potuto diventare Khun Korn, lo avrei diseredato!

«Ti permetto di giocare ma non con Jet. Ascolta, Jet è un po’ più grande, e tu non fai nulla di strano senza prestare attenzione alla moglie e ai figli.» disse Khun Korn seriamente.

«Fantastico, vero? Inviterò Pà a divertirsi la prossima volta …» Poi Khun prese un filo di seta dalla testa e lo mise su quella del padre.

«Eh – prendilo e basta. C’è una grande festa questa domenica. Non ti permetterò di mostrati in questo modo. Non mettermi in imbarazzo.» Khun Korn colpì la persona seduta con una risatina, poi mi guardò: «Come sei sopravvissuto. Porsche?» mi chiese Khun Korn con un sorriso. Quel sorriso non era niente, a parte il dispiacersi per me.

No, io dovrei dispiacermi per lui perché ha un bel figlio, ma pazzo.

«L’università mi avrebbe sicuramente proibito di farmi quei capelli.»

«Bene. Tieni duro. Puoi andare. Mi fa male la testa vedendo superiori e subordinati con i capelli come fossero pappagalli che volano per tutta la casa.» 

«Ah ah.» La risata di Khun esplose prima che richiamasse suo padre. «Pà, voglio guidare una moto come quella che guida Porsche. È fantastica.» Dannazione, gli strinse persino la mano implorando il padre. Khun korn mi guardò di nuovo.

«Cerchi di farti male sul serio?»

«Nahaha. Allora andiamo in giro per casa. Lascia che Porsche mi insegni.»

«Ohh! Cosa vuoi fare? Va bene, ma non uscire di casa.» Khun Korn si lasciò sfuggire la frase con voce debole.

«Pà sei preoccupato?» chiese il bastardo.

«Mi vergogno che gli altri ti vedano come un pappagallo! Fai quello che vuoi fare. Insegnagli, Porsche. Meglio che guardare una serie tv e dare la caccia alle guardie del corpo.» sorrisi ed annuii leggermente a Khun Korn.

«Cos’è quello?!» Una voce provenne da una figura alta.

«Pà, chi è?» La sua mano indicava quella faccia birichina. Scoppiò a ridere. L’acconciatura di quel bastardo avrebbe potuto davvero farlo ridere fino a contercersi.

«Cribbio! Che dannata acconciatura hai, haha.»

«Sono affari miei! Non mi interessa quello che dici, figlio di puttana!» Khun si alzò ridacchiando, insultando il nuovo arrivato. Quello smise immediatamente di ridere e di aggrottare la fronte.

«Perché maledici tua madre, stronzo?» Khun Korn alzò la testa e lo maledì.

«Chi è la madre di questo ragazzo?» Chiese Khun innocentemente.

«Ho la tua stessa madre, dannazione!» Quando disse quella frase, capii che era il fratello minore dei due bastardi di nome Kim. Quella era la prima volta che lo incontravo.

«Non posso crederci! Figlio di puttana! Accidenti! Quando! Accidenti! Accidenti Kim è un figlio di puttana! Wheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!» gridò Khun, tirando fuori la lingua e prendendo in giro Kim, prima di afferrarmi il polso e correre verso il garage.

«Non avvicinarti o ti prendo a calci!» Kim puntò il dito medio verso Khun e poi scomparve di nuovo nel parco.

«Insegnami.» ormai avevo perso e mi ero arreso alla situazione perché era troppo pigro per discutere con lui, quindi presi il casco e tirai fuori la moto dal garage.

«Va bene, inizia da qui.» Gli spiegai delle parti del motore e delle loro funzioni. «… E il gas è qui, ma non andare troppo forte. Puoi iniziare lentamente e imparare a bilanciare la moto.» Ascoltò attentamente mentre gli insegnavo come guidare e prima di poter iniziare mi guardai intorno, il giardino era abbastanza grande da poter guidare all’interno senza problemi. 

«Sembra facile.» gridò.

«Lentamente, non andare a tutta velocità.» Lo avvertii e lo seguii. No, non l’avevo fatto perché ero preoccupato per lui, ma ero preoccupato che avrebbe distrutto la mia amata figliola.

«Oh Kinn. Sono figo?» Lo sentii urlare e trovai Kinn appoggiato davanti alla porta e guardava Khun guidare. Distolsi immediatamente lo sguardo per continuare ad osservare Khun. Avevo voglia di combattere davanti a lui.

«Cosa stai facendo?» Kinn si accigliò e chiese.

«Sembra che tu possa vedermi mentre lavo i vestiti!» rispose girando e dando gas più velocemente di prima. Passai dal seguirlo a stare in piedi e guardarlo. Altre guardie del corpo, tra cui Kinn, Kim, Khun Korn, vennero a dare un’occhiata.

«Sai guidare come me, Pà?» Il bastardo era così felice che suo padre scosse la testa. Osservai la mia moto con grande paura, finché non vidi che Kinn che era in piedi accanto a suo padre, chissà da quando si era spostato e mi aveva seguito, ne ero rimasto scioccato. 

«Il tuo braccio è guarito?» parlò piano, ma non sentii quello che aveva detto perché ero troppo concentrato sulla mia moto.

«Signore, giri a sinistra.» gridai. La mia espressione rimase piatta, anche se un po’ rigida perché lo sguardo di Kinn continuava a seguirmi.

«Mi stai nascondendo qualcosa?» continuai ad agire in silenzio con Kinn che mi seguiva senza staccare mai gli occhi dai miei movimenti. Mi sentivo come se stare con Kinn non fosse sicuro. E non sapevo cosa fare.

«E i freni? Dove sono i freni?» Khun mi gridò.

«Frena come se fosse una bicicletta, sono sul manubrio!» urlai.

Il suono delle risate dalle persone nel cortile si fece strada. La cosa più divertente era Kim che rideva e gli urlava di tanto in tanto.

«Stupido! Sei più adatto ad usare una bici a pedali!» Kim gridò ad alta voce.

«Dannazione, Kim!» Il bastardo si avvicinò a Kim e gli urlò girandogli intorno finché Kim non si tolse i sandali e finse di lanciarli.

«Come stanno le tue mani?» Kinn mi tese la mano. Mi era venuta davvero la pelle d’oca quando mi ricordai della scena che avevo visto la scorsa notte e avevo appreso il fatto che Kinn fosse gay, quindi cercai di levare la sua mano. Lui però rafforzò la presa sul mio braccio e lo tenne così forte da farmi sentire dolore.

«Lasciami andare …» dissi appena ma lui non ascoltò. Anzi, afferrato il braccio mi alzò la manica finché la ferita non risultò chiaramente visibile.

«Perché è così rossa?» Chiese a bassa voce e un po’ sorpreso.

È perché ieri mi hai tirato il braccio! Inoltre il bastardo che voleva trascinarmi nella stazione di polizia, ha premuto la ferita con tutta la sua forza.

«È per colpa mia, per ieri?» Chiese Kinn con voce debole.

«Ugh …» risposi, volendo farlo sentire in colpa e farlo smettere di toccarmi perchè qualsiasi cosa fosse, quando lo faceva mi veniva la pelle d’oca. 

«Beh, mi assumerò la responsabilità delle mie azioni.» Sembrava che stesse per andarsene, ma la sua mano era ancora sul mio braccio.

«Non c’è bisogno!» Dissi tirando indietro il braccio ma Kinn non mollò la presa. Guardai le persone intorno a noi, fortunatamente nessuno ci stava guardando perché tutti ridevano ancora di Khun.

«Dove sono i freni? Dove sono i freni!»

«Secondogenito della famiglia,buongiorno.» la voce di Vegas arrivò dietro di noi ed io mi sporsi per osservarlo. 

«Oh, Vegas.» Salutò Kinn e rivolse la sua attenzione al nuovo arrivato. Quindi colsi l’occasione di divincolarmi dalla presa sul mio braccio. Vegas dopo poco si voltò verso di me con un grande sorriso.

«Cosa state facendo ragazzi? Sembra divertente.» Vegas girò la testa un paio di volte e alzò la mano per rendere omaggio a Khun Korn.

«Khun sta imparando a guidare una moto. C’era qualcosa di importante che sei venuto qui da solo?»

Misi una certa distanza mentre erano entrambi coinvolti nella conversazione, ma Kinn usò il suo corpo per impedirmi di andarmene.

«Ho portato i documenti per il nostro incontro di domenica.» Vegas gli rispose guardando me e Kinn con uno sguardo difficile da interpretare. Si era accigliato quando aveva visto me e Kinn comportarci come ragazzini. 

In quanto a Kinn, quando camminavo a sinistra si spostava a sinistra e se camminavo a destra lui mi superava e mi bloccava la strada. Successe per un po’ più e più volte fino a quando non iniziai a sentirmi frustrato. 

«Ummm. Capisco. Anche se non dovevi venire fin qui da solo. Potevi usare i tuoi subordinati per questo.» Anche quando parlava con Vegas, usava ancora il suo corpo per intralciarmi e tenermi lì.

«Merda Kinn!» gridai ad alta voce. Non volevo insultarlo e umiliarlo di fronte alla seconda famiglia ma ero molto infastidito dal suo comportamento.

«Per caso passavo da queste parti … Ma vedo che il secondogenito della famiglia e Porsche sono molto vicini l’uno all’altro. Mi fa piacere.» Guardò me e Kinn alternativamente.

«Voglio starti vicino.» Disse Kinn a bassa voce. Non sapevo se Vegas l’avesse sentito, ma io l’avevo udito chiaramente. Alzai la testa e fissai per un po’ Kinn, come se stessi trattenendo le risate.

«Khun sembra avere difficoltà a frenare, vado a da lui!» Non stavo parlando a voce troppo alta. Vegas sembrava ancora silenzioso, mentre Kinn mi stava ancora prendendo in giro senza fermarsi. Se solo suo padre non fosse stato lì, lo avrei preso a calci. Ma non era il momento per me di divincolarmi di nuovo dalla presa e respingere di nuovo Kinn perché il suono dell’urlo di Khun mi fece capire che si era avvicinato a noi

«Ehi Vegas, perché sei venuto?» gridò. Girò la moto verso di noi mentre accelerava con occhi feroci, guardando Vegas con dispiacere.

«Ciao, Primogenito. Ehi … ehi, fratello! Ehi!»

«No, giovane maestro!» urlai.

«Muori!» Khun gridò ancora più forte.

Tutti nell’intera area erano sbalorditi senza eccezioni, compresi me e Kinn. Tutti gli occhi erano puntati sulla fontana in mezzo al cortile. C’erano solo forti risate provenienti da Kim che rideva perché aveva visto Khun.

Il bastardo si voltò e accelerò la moto apposta per colpire Vegas, ma riuscì a schivarla così velocemente che Khun perse l’equilibrio e non poté frenare finché la moto non colpì il bordo della fontana e Khun fu gettato nella piscina con la moto che giaceva ferma accanto ad essa. A prescindere da come mi sentissi nel vedere lo stato della mia amata moto, non potevo fare a meno di ridere perché in quel momento vidi la posizione di Khun, a testa in giù nella piscina con le gambe per aria.

«Hahaha, guardalo! Te lo meriti, bastardo!» Kim rise finché non si piegò seguito da Kinn che scoppiò a ridere. Non l’avevo mai visto così. Il suo viso era molto luminoso e innocente. Non pensavo che avesse un lato umano.

La risata infine si diffuse a Khun Korn che rise anche lui fino a piangere finché tutte le guardie non si affrettarono a tirarlo fuori.

«Dannazione Kim! Taci! Dovresti essere dalla mia parte!» Si voltò e gli gridò contro prima di voltarsi dall’altra parte per vedere Vegas che rideva come tutti gli altri.

«Beh, io appoggio quello che hai fatto a Vegas, ma non posso fare a meno di ridere della tua stupidità.» Poi Kim rise di nuovo.

«A quanto pare mio fratello voleva nuotare dopo aver imparato a guidare una moto. Fa male?» Vegas mentre rideva disse con sarcasmo a Khun.

Il pazzo bastardo continuava a lottare infastidito e voleva saltare verso Vegas, ma fu trattenuto dalle guardie finché suo padre dovette intervenire per calmarlo.

«Va bene, va bene. Entra in casa, mangia e riposa prima.» Khun Korn entrò in casa con Kim che stava ancora ridendo e Khun che stava ancora urlando in preda al panico.

«Uh, Porsche. Oggi sono passato davanti al negozio di ieri di Zia Chack ed ho comprato il maiale fritto ed il riso. Ho visto che ti è piaciuto.» Vegas, che aveva in mano una borsa da molto tempo, me la consegnò. Kinn, che non seguiva suo padre, guardò me e Vegas con uno sguardo acuto e interrogativo.

«Oh, grazie …» accettai e sorrisi leggermente. Vegas si era rivelato un bravo ragazzo. Per inciso, la cena in quella casa prevedeva solo cibo e verdure piccanti, quindi non potevo mangiare bene. Sul serio.

«Dovremmo entrare …» La voce fredda di Kinn mi fece girare a guardalo. Poi vidi Vegas, sorrisi e li seguii da dietro in casa.

Era stata una giornata molto lunga e faticosa, non sapevo nemmeno quando sarebbe finita. Sollevai la mia moto e la spinsi nel garage, poi mi diressi nella sala da pranzo per risposarmi un po’. Ero veramente molto stanco…

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