TRIAGE – CAPITOLO 18

Loop 10 – Prendersi cura

«La cosa che amavo…» La voce lieve e stridula di un mostro in uno di quei film mi faceva aggrottare le sopracciglia ogni volta che lo sentivo. Mi voltai verso Tol che, seduto accanto alla testata del letto, stava guardando il film con attenzione.

«La cosa che amavo…»

«Tol…» Interruppi il piccolo, stridulo suono che proveniva dalla TV. «…Non c’è niente che vuoi chiedermi?»

Gli occhi di Tol continuarono a fissare lo schermo. «No.»

«Tu non…» Guardai l’espressione calma di Tol. «Non sei scioccato o altro… Beh, credi a quello che ho detto?»

Tol prese il telecomando per abbassare il volume. 

Mentre eravamo sdraiati sullo stesso letto, gli avevo raccontato una lunga storia che cominciava dalla prima volta in cui lo avevo visto al pronto soccorso fino a quel preciso momento.

«Sono scioccato e ti credo perché tutto quello che mi hai appena detto e tutto quello che io ho visto nei miei sogni sono la stessa cosa.»

La tua reazione allo shock di questa storia è stare seduto in silenzio e guardare un film? A volte quel ragazzo era troppo difficile da capire. «Pensavo che avresti fatto altre domande.»

«Beh, allora chiederò di più.» Tol si voltò a guardarmi. «Non sei stanco?»

Rimasi sbalordito per un secondo prima di fare un sorriso gentile. «Non sono stanco. Pur di farti sopravvivere, sono disposto a tornare indietro tutte le volte che posso.» 

Tol spostò in fretta il suo sguardo verso la TV. «Allora qual è il motivo per cui stai con me,così?»

«Probabilmente risale a quando eravamo bambini. A quel tempo, siamo andati al mare insieme ai nostri genitori al mare e tu sei quasi annegato. Mio padre ti ha soccorso in tempo. Non ricordo i dettagli, ma mio padre mi ha raccontato che quando sei uscito dall’ospedale, ti ho preso per mano per giurare davanti al Buddha che ti avrei protetto dalla morte finché…» Mi fermai.

«Finché?» Tol si accigliò. Quando mi rifiutai di rispondere, Tol si voltò per chiedere di nuovo. «Fino a cosa?»

Oh, al diavolo tutto. Te lo dirò perché tanto già lo sai. «Finché non ci saremmo sposati.»

Gli occhi di Tol si spalancarono e lui sollevò la mano per massaggiarsi la testa. «Sei davvero gay.»

«Probabilmente mi piacciono sia gli uomini che le donne. Penso che lo sapessi da allora, ma poi l’ho sempre negato a me stesso.» Risi. Il suono mostruoso e lieve di un cigolio proruppe ancora dallo schermo. «Ma non ho mai provato sentimenti per altri uomini. In passato, ho solo guardato e avuto delle donne finché non ho incontrato te. Ecco perché penso che tu sia una persona molto speciale per me.»

Tol sospirò di sollievo, poi afferrò il cuscino e lo abbracciò. «È difficile. Come dovrei rispondere?»

«Non devi dire nulla. Se ti senti a disagio, non ti disturberò più. Per favore, non morire. Vorrei solo vederti sopravvivere a quella notte. Allora, il mio dovere sarà finito. A meno che tu non muoia per altri motivi in futuro, sarò felice di tornare indietro per salvarti ancora. Non importa quante volte, tornerò nel passato e troverò la causa, poi risolverò tutto proprio come questa volta.» Quello che avevo appena detto veniva dal profondo del mio cuore.

Tol prese il telecomando e spense il televisore. I suoi occhi acuti mi fissarono senza battere ciglio. «Grazie.»

Il suo ‘grazie’ mi fece sorridere. La stanchezza era appena scomparsa. Non potei fare a meno di allungare la mano e accarezzargli delicatamente la testa. Il collo di Tol si contrasse mentre le mie dita passavano tra i suoi capelli castani. Almeno non mi aveva preso a schiaffi la mano. «Vai a farti una doccia e dormi. Non hai dormito per un paio di notti, vero?»

«Va… Va bene.» Tol si affrettò a scendere dal letto. Pensai che Tol sarebbe andato da zia Pang per dirle che l’avevo molestato, ma lui prese un asciugamano, aprì l’armadio, tirò fuori il suo pigiama e andò in bagno. Mi sdraiai sul letto, guardando il soffitto della stanza. Nel mio cuore c’era una strana sensazione di felicità. La frustrazione era scomparsa non appena gli avevo raccontato la verità e il suo atteggiamento non disgustato mi aveva fatto sentire come se avessi ancora qualche speranza. Chiusi gli occhi per riposare, ascoltando il rumore dell’acqua scrosciante che arrivava dal bagno. 

Tol deve avere un profumo così buono appena uscito dal bagno. Voglio davvero accarezzargli di nuovo la testa. La sua espressione quando gli ho accarezzato i capelli era così carina. La mia mano potrebbe scendere sulle sue guance, sulla sua nuca e accarezzargli la parte sotto la camicia. Toccare la sua pelle morbida sotto di essa, sarebbe una sensazione meravigliosa.

Sussultai e balzai a sedere sul letto. Compresi quanto fosse pericoloso. Il fatto che io fossi nella sua stanza faceva sentire Tol davvero a disagio. Mi alzai in fretta dal suo letto, gettai a terra sia il cuscino che la coperta che zia Pang mi aveva fornito e mi sdraiai velocemente a terra coprendomi. 

Il fatto che non avessi una ragazza da molto tempo mi faceva desiderare Tol così tanto? Cercai di non pensare più a Tol e chiusi gli occhi per calmarmi. Sapevo cosa avrei fatto. Non c’era alcun bisogno di fare la doccia, avrei solo finto di essermi addormentato.

**********

Quella notte, mentre dormivo sul pavimento della stanza di Tol, sognai la mia ex. Il bel viso di Mild apparve nel mio sogno: mentre stavo nel mio letto, una delle mie mani teneva un telefono all’orecchio. Stavo discutendo di un affare importante con il mio medico mentore. Mild, che aveva un profumo così buono quando usciva dalla doccia, si era sdraiata accanto a me. Aveva preso il suo telefono per giocare mentre aspettava che finissi i miei affari. Dopo cinque minuti, stava ancora aspettando pazientemente. Poi dieci minuti, quindici e alla fine era passata mezz’ora ed io ero ancora al telefono. Ignaro del suo umore, Mild si era quindi voltata, mi aveva tolto il telefono dall’orecchio e aveva terminato la chiamata.

«Mild!» Mi voltai e parlai a Mind ad alta voce. «Cosa fai?!»

«Non ho guidato a lungo per sentirti parlare con qualcuno al telefono.» disse Mild con rabbia.

«Stavo parlando di qualcosa di importante, molto importante.»

«Così importante da non poter aspettare per parlarne domani?»

«Beh…» Esitai, sapevo che la mia risposta l’avrebbe fatta arrabbiare, decisi comunque di parlare a causa della mia rabbia. «Ma lui mi ha chiamato ora. Come potevo rifiutare? Ha bisogno di aiuto, quindi devo aiutarlo.»

«Ti stai comportando di nuovo come un eroe.» Mild alzò la mano e mi colpì il petto alzando ancora la voce. «Sei sempre così!»

«E adesso perché sei arrabbiata? Non puoi semplicemente aspettare che finisca?»

Vidi le lacrime uscire dai suoi begli occhi. «Ogni volta mi dici solo di aspettare. Sono stanca di farlo. Per te sono sempre meno importante degli altri. Puoi smetterla di comportarti come un eroe e iniziare a comportarti come un fidanzato?»

Quella notte io e Mild litigammo ancora e poi lei mi lasciò.

Mi svegliai sentendo schiena e bacino indolenziti, perché avevo deciso di dormire sul pavimento duro invece di sdraiarmi accanto a Tol. Mi misi a sedere e aprii gli occhi alla luce del sole del mattino. Tol non era più nella stanza; mi guardai intorno e vidi un asciugamano e una maglietta bianca piegati accanto ai miei piedi insieme ad uno spazzolino usa e getta. Allungai la mano per raccoglierli e sorrisi ampiamente. Potevo solo indossare di nuovo la stessa vecchia maglietta prima di andare via, farmi una doccia e cambiarmi a casa prima di iniziare il mio turno pomeridiano, ma poiché era stato Tol a darmi quella maglietta, avrei dovuto accettare la sua gentilezza.

A proposito, mancavano solo due giorni alla morte di Tol. L’indomani era il giorno in cui avrebbe chiesto a Mai di essere la sua ragazza.

Dopo aver fatto la doccia ed essermi vestito, scesi al piano di sotto. Il profumo del burro e vaniglia inondò le mie narici. Seguii il profumo finché non trovai sul tavolo una pila di pancakes dall’aspetto delizioso. Tol era seduto al tavolo nella sua uniforme da studente. Stava masticando un soffice pancake. Stavo per salutare, ma la voce di zio Oat si alzò forte.

«Dottor Tin, come stai?» Zio Oat aprì le braccia e si avvicinò per abbracciarmi forte. Abbracciai il padre di Tol e mi allontanai in fretta, alzando le mani in segno di rispetto.

«Buongiorno zio Oat.»

«Mangia i pancake, dottor Tin. La mamma ne ha fatti tanti. Non so se riusciremo a mangiarli tutti.» Zio Oat mi condusse alla sedia accanto a Tol. «Vieni a sederti, vado a fare il caffè. Ne vuoi un po’?»

«Vado io ad aiutare.» Sedermi accanto a Tol? Sono troppo imbarazzato.

«Non ce n’è bisogno. Sono l’unica persona che può usare questa macchina del caffè.» rise zio Oat.

«La macchina costa centinaia di migliaia di baht. È quella usata da un famoso bar, ti garantisco il gusto. Vai a mangiare i pancakes con Tol. Ti vado a preparare un caffè.»

«Ah… Va bene.» Mi sedetti accanto a un premuroso Tol.

Tol alzò la testa e chiamò suo padre, che stava camminando verso la cucina. «Papà! Il suo caffè, fallo doppio.»

«Consideralo fatto!» rispose zio Oat e scomparve in cucina. Mi voltai a guardare Tol. Il mio cuore prese a battere più forte. Tol ricordava che tipo di caffè bevevo, anche se durante quel loop non avevo mai ordinato del caffè. Tol prese il telefono e continuò a mangiare senza guardarmi.

«Nong Tol.» dissi a bassa voce. «Buongiorno.»

«Anche a te.» rispose Tol solerte, poi allungò la mano e fece scivolare il piatto dei pancake dal centro del tavolo più vicino a me. Tol sembrava una persona a cui non importava nulla, ma in realtà era un bravo ragazzo che si prendeva cura degli altri. Ripensando a come era accorso senza esitare ad aiutare Art, che stava soffocando per delle caramelle, a come aveva rincorso l’ex della sua ragazza nonostante avesse una malattia cardiaca e a come mi aveva portato a dormire a casa sua perché era preoccupato che io non sarei stato in grado di guidare fino casa.

«Grazie per la maglietta.» dissi. «La laverò come si deve prima di restituirla.»

«Non devi. Prendila e basta.» disse Tol senza guardarmi. «È solo una vecchia maglia che indossava un servitore che si è ritirato. Ho rovistato nel ripostiglio.»

Ero sbalordito e urlai di gioia nel mio cuore. Aaaahhh! Solo quel piccolo gesto mi era bastato per essere felice capovolgendo il mio umore. Mi sarei messo a piangere.

**********

Dopo aver fatto una colazione completa e preso un caffè, salutai i genitori di Tol e uscii davanti casa accompagnato dal ragazzo. Ero certo che fosse uscito davvero solo per accompagnarmi perché la mia macchina non era parcheggiata davanti al cancello di casa. Tol mi stava accompagnando per assicurarsi che potessi tornare indietro da solo.

«Grazie per avermi lasciato riposare la scorsa notte.» Dissi a Tol.

«Sei sicuro di aver riposato? Ti ho visto dormire per terra.» Tol si accigliò. «Ti ho detto di dormire nel letto e che io avrei dormito sul divano di sotto.»

«Va tutto bene. Sono una persona che riesce a dormire facilmente. Un dottore può dormire ovunque.» Aprii la portiera della macchina. «Oggi dopo le lezioni, vai da qualche parte?»

«Beh… Sto pensando di andare a comprare dei fiori.» Tol si voltò a guardare la strada. «Chiederò a Mai di essere la mia ragazza.»

Quello che Tol aveva appena detto mi fece immobilizzare come se fossi diventato di pietra. Stava accadendo un giorno prima rispetto alle altre volte. L’aggressione subita da Mai da parte del suo ex stava spingendo Tol a chiederle di diventare la sua ragazza più velocemente del solito. «Cos… Perché?»

«Mai ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei. L’hai vista ieri, no?» Tol rispose in tono aspro. «Non posso permettere che Mai venga aggredita dal suo ex in questo modo.»

No, non potevo lasciare che Tol e Mai diventassero una coppia. «Tol, se vuoi chiedere a Mai di essere la tua ragazza per questo, allora è meglio che tu non lo faccia. Potresti essere abituato ad avere una relazione superficiale, ma penso che dovresti avere una relazione con qualcuno che ami davvero e dare a Mai la possibilità di incontrare qualcuno che la ami davvero, non sarebbe meglio?» Le mie parole lo fecero sussultare. «Riguardo all’ex di Mai, troveremo una soluzione insieme, okay? Non fare tutto da solo. Il risultato di ciò che hai deciso, di aiutare Mai, è proprio come quello che hai visto nei tuoi sogni.»

Tol arricciò le labbra come se stesse cercando di calmare la sua collera. Sembrava esitante. «In realtà, tu non devi aiutare. Devo solo evitare di correre o fare sforzi… Tol, ricordi cosa è successo prima del tuo incidente?» chiusi la portiera della macchina e mi rivolsi a lui per mettere fine alla discussione. «Io mi trovavo da quelle parti, poi ho sentito un urlo e dei ragazzi della zona mi hanno detto che hai incontrato l’ex di Mai. Ricordi cosa è successo allora? Me lo puoi dire?»

«È… È difficile.» Tol chiuse gli occhi e si accigliò. «L’incidente non era così chiaro. Tutto sembra essere scollegato nei miei sogni. Ricordo di aver iniziato a correre quando ho visto Mai essere trascinata in una macchina, poi lui…» Tol aprì gli occhi e scosse la testa. «A volte  potevo vedere che correvo per fermarlo e a volte no.»

Si dice che i sogni siano difficili da ricordare. Capivo molto bene Tol, perché la mia percezione e la sua non erano le stesse. Tol aveva appreso la storia tramite dei sogni che si sovrapponevano a molti loop. Al contrario di me che la ricordavo come un evento passato della mia vita reale. 

«Qualcuno ha trascinato Mai in una macchina. Ricordi la sua faccia?»

«Era troppo buio, probabilmente era sera.» Tol sembrava aver capito qualcosa. «Ma prima, un ragazzo mi ha chiamato dicendo che voleva parlarmi sul retro dell’edificio della facoltà, affermando di essere l’ex fidanzato di Mai.»

Le parole di Tol mi fecero venire la pelle d’oca. Tol non era mai sopravvissuto per raccontarmi quei dettagli. «Di cosa voleva parlare?»

«Voleva che rompessi con Mai.» All’improvviso, Tol alzò la mano e mi indicò. «Hai detto che qualcuno in quella zona ti ha detto che ho incontrato l’ex di Mai?»

«SÌ.»

«Questo significa che ci sono persone che sanno chi è l’ex fidanzato di Mai. Ricordi la faccia di chi te l’ha detto?» Gli occhi di Tol brillavano di eccitazione.

«Era una ragazza.» Provai a chiudere gli occhi per pensarci. Era successo solo nell’ultimo loop. «Ha un aspetto semplice. Non so come descriverla nello specifico. Diciamo solo che se la rivedessi sono sicuro la riconoscerei.» 

«Questa è la persona che ci dirà chi è l’ex ragazzo di Mai.» Tol mi guardava con occhi che sembravano interrogativi, anche se la sua espressione non era cambiata di molto. «Se sei libero, potresti aiutarmi a trovarla? Potrebbe essere qualcuno della mia facoltà.»

«Certo, ci proverò.» Alzai l’orologio per guardare l’ora. «Il mio turno inizia alle quattro. Dovrò tornare al mio appartamento, farmi una doccia e dare da mangiare al gatto. Poi tornerò e cercheremo insieme quella ragazza, ma…» Alzai lo sguardo dal mio orologio a Tol. «Se tu ed io aiutiamo Mai ad affrontare il suo ex, non le chiederai di essere la tua ragazza, giusto?»

«Beh… Probabilmente no.»

Sorrisi ampiamente. «Allora significa che potrai essere il mio ragazzo.»

Tol mi guardò stupito prima di afferrare la portiera della macchina e aprirla. «Torna a casa.»

Scoppiai a ridere e salii in macchina. «Ci vediamo in facoltà.»

Tol mi guardò con la coda dell’occhio e si precipitò in casa. Chiusi la portiera della macchina, guardandomi e sorridendo ampiamente allo specchietto. Era valsa la pena decidere di tornare indietro. La mia lista aveva raggiunto il punto numero cinque, il numero che indicava come la causa di tutto fosse l’ex di Mai. Se fossi riuscito a superare il numero cinque, sarei passato al numero sei, quello che volevo ottenere a tutti i costi.

Arrivato al mio appartamento, diedi da mangiare al gatto particolarmente indignato vista la mia quasi totale assenza in quei giorni. Corsi all’armadio in camera per prendere un paio di pantaloni di ricambio e una camicia da indossare al posto della vecchia maglietta di Tol. Una volta sfilata la maglietta bianca stavo per gettarla sul letto, quando notai qualcosa che non avevo notato mentre la indossavo.

Quella maglietta aveva ancora, sul retro del colletto, la targhetta con il marchio. Si trattava di una marca costosa. Il vecchio servitore di quella casa doveva essere ricco! Abbracciai la maglietta ed emisi un gridolino di felicità.

Che persona carina! Mi hai detto che era una vecchia maglietta logora per non farmi sentire a disagio, non è vero Tol? Non cercare di nuovo di prendermi in giro in questo modo, o correrò io da tua madre in men che non si dica.

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