TRIAGE – CAPITOLO 16

Loop 10 – Proteggere

La mattina dopo venni dimesso dall’ospedale. Subii delle minacce da parte di Sing che se mi fossi presentato al lavoro quel giorno, lui avrebbe dato fuoco alla mia ricerca. E ciò mi rese necessario richiedere un certificato medico al professore per prendere un giorno di congedo dopo essere uscito dall’ospedale. Non appena il mio corpo venne idratato a sufficienza, mi sentii più riposato e leggero, facendomi capire però che il mio fisico stava probabilmente iniziando a indebolirsi più facilmente. A volte dimenticavo che il corpo delle persone sulla trentina era probabilmente meno forte di quello dei ventenni. Privarsi a lungo del giusto tempo di riposo non era più una cosa da prendere alla leggera.

Dopo aver chiamato mia madre per dirle che ero stato dimesso dall’ospedale, decisi di fare ciò che il mio cuore comandava. E tanto bastò per mettere in atto il mio piano per conquistare il cuore di Tol. Perché, dopotutto, sapeva già cosa pensavo di lui. Inoltre pensavo che lui mi odiasse, ma avevo poi scoperto che l’atteggiamento di Tol riguardava più la paura che l’odio. Non sapevo cosa fosse peggio, ma almeno aveva comunque risposto nella nostra chat di Facebook.

Tin: Andiamo a mangiare insieme questa sera. Vorrei parlare della tua malattia. 

Gli avevo scritto un messaggio e la sua risposta era stata rapida come sempre.

Tol: Okay.

Sorprendentemente, quella volta aveva accettato facilmente il mio invito diretto.

Quello che avrei fatto era spaventare ancora di più Tol portandolo a mangiare nello stesso ristorante in cui io e Fakfang lo avevamo già portato. Il mio scopo era attirare ancor più la sua attenzione. Sapevo che era intenzionato a scoprire perché i suoi sogni si sovrapponevano alla realtà e mi riguardavano sempre. Fin tanto che non avrebbe ottenuto una chiara risposta su chi io fossi, probabilmente Tol sarebbe stato più interessato a me di Mai.

***********

Non appena parcheggiai davanti al ristorante, Tol mi rivolse il medesimo sguardo del giorno precedente. 

«Perché questo posto?» mi chiese Tol seccamente. Cominciai a sentire che il ben educato Tol stava iniziando a scomparire.

«Questo posto è il locale di un mio conoscente. La pizza qui è deliziosa. Soprattutto quella ai tre formaggi.» Lanciai un’occhiata furtiva a Tol per vedere la sua reazione. Sorrisi dolcemente, fiducioso che avesse sentito parlare di quel piatto nei suoi sogni. «O se non ti piace questo tipo di cibo, posso portarti in un altro ristorante.»

Tol mi fissò intensamente. Visto? Tol era davvero interessato a me. «Sono venuto in questo ristorante nei miei sogni.»

Finsi di essere sorpreso: «Ancora? Comincio seriamente a credere che tu sia ancora più strano di me: riesci a vedere nei tuoi sogni quello che accadrà nel futuro, come una persona con un sesto senso. O si chiama ‘Deja Vu’?» Tol sembrava contrariato. Non avrei dovuto farlo arrabbiare ulteriormente dato che ero preoccupato per il suo cuore. «Comunque, se per te non ha importanza, mangiamo in questo ristorante.»

Tol non disse altro. Allungò la mano per aprire la portiera e scese dall’auto. Mi precipitai fuori dal veicolo e lo seguii all’interno del locale. Mi voltai in fretta a guardare il tavolo dove io e Tol eravamo soliti mangiare. Purtroppo quella sera quel tavolo era riservatoe notai che anche Tol stava guardando quel tavolo.

«Per due persone.» Un cameriere sorridente condusse me e Tol a un tavolo per due. Corsi dal ragazzo per fare qualcosa. Una volta al tavolo, scostai una sedia e allargai le mani verso Tol.

«Per favore, accomodati.»

Tol mi guardò scioccato e poi si voltò a destra e a sinistra. Il cameriere ci rivolse un sorrisetto. Dopo qualche istante di esitazione Tol prese posto, ma facendo un giro attorno al tavolo e sedendosi dall’altra parte, sulla sedia che non avevo scostato.

Ero già abituato a quello, così presi posto sulla sedia che avevo tirato fuori per lui. «Puoi ordinare quello che vuoi.»

Tol scrutò attentamente il menu tra le sue mani. Doveva essergli così familiare da esserne spaventato. Mi chinai per aprire la borsa che avevo posato sul pavimento accanto al tavolo e tirai fuori un fascicolo che avevo fotocopiato dal mio libro di testo. 

«Ti ho portato dei testi relativi alla tua malattia. Sono sia in tailandese che in inglese. Anche se non sai quale leggere, tienili solo per svago. È vero che la tua malattia non ha una cura definitiva, ma se ti prendi cura di te stesso, avrai la stessa aspettativa di vita di una persona normale.»

Ti senti come perseguitato, Tol?

Tol mi prese di mano i documenti per guardarli. «Phi…»

«SÌ?» risposi con un ampio sorriso.

«Ho chiamato mia madre. Mi ha detto che non ti ha mai parlato della morte di mio zio a causa di un infarto.» Tol puntò un angolo del fascicolo contro il mio viso.

Il mio sorriso scomparve lentamente. 

Merda. 

Tol stava iniziando a mettersi al passo con le mie bugie. «Eh? Forse l’ho saputo da mia madre.»

«Mia madre ha detto che non ne ha mai parlato neanche con zia Kan.» mi interruppe Tol, facendomi trasalire. «Ora tu mi dirai di cosa si tratta, o dovrò dire a mia madre che hai pensieri sconci su di me?»

Quasi scoppiai in lacrime nel realizzare quanto poco io conoscessi Tol in passato. 

Il mio Tol può essere così subdolo? 

«Sai benissimo quali siano le mie vere intenzioni nei tuoi confronti, eppure hai comunque accettato di venire con me oggi. Significa che anche io ti piaccio?»

«Impossibile.» Tol rispose chiaramente. «Sono venuto con te perché non credo che tutto quello che è successo sia una coincidenza. Devo trovare una risposta e l’unica persona in grado di darmela sei solo tu.»

«Non c’è niente in più di quello che vedi. Sono solo un medico a cui è nato il sospetto che, in base ai tuoi sintomi e alla tua storia familiare, tu possa essere affetto da una disfunzione cardiaca. Dovresti ringraziarmi più che cercare di scoprire quali cose brutte posso aver fatto.» Finalmente ero riuscito a far tacere Tol. Non era bravo a discutere quanto me. «Ma non me ne prendo alcun merito. Fino a quando tu sarai nelle mani di un medico specializzato, non mi preoccuperò più per te.»

Tol aveva un’espressione di pura frustrazione sul viso, che da un certo punto di vista lo rendeva molto carino. Prese un bicchiere d’acqua e dopo aver bevuto non disse altro. Sapevo che non avrebbe lasciato andare facilmente la cosa.

«Mi fai sentire come se solo io stessi impazzendo del tutto.»

«Non sei solo tu ad essere pazzo. Lo sono anche io…» dissi con voce profonda: «…Pazzo d’amore.»

Poi Tol per poco non si soffocò con l’acqua, che iniziò a buttare fuori ad ogni colpo di tosse, tanto che mi affrettai a porgergli quanti più tovaglioli possibile. Non sapevo che la mia confessione d’amore potesse avere il potere di far deviare il flusso dell’acqua nella sua trachea!

Tol prese i tovaglioli per asciugarsi la bocca. Mi guardò con gli occhi spalancati: «Sei… pazzo. Se lo fai di nuovo, dirò tutto a mia madre.»

«Ops.» Sorrisi alla sua reazione. «Smettila di fingere di essere scioccato. Devi aver pur sognato di vedermi flirtare con te, non è vero?»

«Mai… e credo che nessuno oserebbe fare uno scherzo del genere.» Tol gettò i tovaglioli nel piatto. «Non funzionerebbe nemmeno se tu ci provassi con una donna. Hai mai flirtato con successo con qualcuno?»

Sentendo le sue parole, mi accigliai. Se mi avesse pugnalato con un coltello mi avrebbe fatto meno male del ricevere quella critica. Mi voltai a guardare il cameriere in attesa di ricevere il nostro ordine. Tol sorrise come se volesse tirarmi su il morale. Decisi di mettere fine a quel duello e mi rivolsi al cameriere per ordinare. «C’è qualche menù speciale oggi?»

In attesa che il cibo venisse servito, provai a parlare con Tol, che spesso riportava il nostro discorso sui suoi sogni. Non smise per un attimo di cercare di cogliere i segni di una mia minima bugia. Mi costrinse a rimanere concentrato tutto il tempo. Non volevo correre il rischio di raccontare la vera storia di quello che mi era successo. Non importava quanto Tol volesse conoscere la risposta, sarebbe stato meglio per il momento tenerla segreta.

«Ho già visto qualcosa del genere. Un paziente è arrivato al pronto soccorso perché era svenuto. Poi mi ha detto che ultimamente sognava il futuro.» Allungai la mano per prendere l’ultimo pezzo di pizza per metterlo su un piatto.

Tol inarcò un sopracciglio. «Allora cosa hai fatto?»

«Gli ho fissato un appuntamento con uno psichiatra. Alla fine, quel paziente era solo stressato.» Sgranai gli occhi nel mimare un’espressione sbalordita, come se solo in quel preciso momento avessi capito qualcosa. «Non sto dicendo che sei pazzo. Ma sei interessato ad un appuntamento con uno psichiatra? Dovrebbe essere in grado di aiutarti al meglio con incubi e insonnia.»

«Non sono stressato.» Tol stava per continuare a discutere, ma il suo telefono squillò. Il ragazzo lo prese, lo guardò e rispose rapidamente alla chiamata. «Mai, che c’è?»

Mi raddrizzai sulla sedia nel sentire quel nome. Perché Mai lo sta chiamando? Non sa che sono io quello ad un appuntamento con lui?

«Che cosa?» disse Tol in tono scioccato. «Dove sei? Vengo a prenderti subito.» Tol riattaccò e mi guardò con un’espressione allarmata. «P’Tin, Mai è al pronto soccorso.»

«Eh?» esclamai, ugualmente scioccato. Quello si che era nuovo. Non avevo mai saputo che Mai fosse stata al pronto soccorso quando io non ero di turno. «Cosa è successo a Mai? Perché è dovuta andare al pronto soccorso?»

«È stata aggredita fisicamente dal suo ex al dormitorio.» Tol strinse i pugni. «Perché io sono uscito con te, quindi non c’era nessuno con lei. Mai ha rotto con il suo ex e ha problemi con lui da quasi un mese ormai.»

Rimasi seduto sbalordito per un momento. «Mai… è stata gravemente ferita?»

«Non lo so. Puoi portarmi da lei?» chiese Tol che di certo era in grado di vedere quanto fossi  frastornato. Nei miei ricordi Mai avrebbe passato i due giorni seguenti irradiando luce e bellezza. Il suo viso era felice mentre riceveva fiori da Tol. Non c’erano segni di lesioni o percosse su di lei.

L’unica cosa che poteva giustificare il mio ignorare quell’evento era che doveva essere nuovo. Mai era stata aggredita perché Tol era uscito con me.

**********

«Ti avviso che sto per dare fuoco al tuo lavoro di ricerca.» Sing si avvicinò puntando un dito contro il mio viso e imprecando contro di me non appena mi vide entrare al pronto soccorso. Alzai in fretta le mani e indicai Tol.

«Oggi sono qui come parente di un paziente. Non sono venuto per lavorare. Non bruciare il mio lavoro.» Mi voltai a guardare Tol, che era in piedi accanto al letto dove giaceva una bellissima ragazza.

Mai afferrò la manica di Tol e scoppiò in un pianto sommesso. «Come sta la ragazza?»

«È ferita. Guance gonfie e lividi su tutto il corpo. Niente di rotto. La lascerò andare a casa presto. Ho fissato per domani un appuntamento con un patologo forense.» Sing guardò Tol. «Quello è il ragazzo che ha l’HOCM, giusto? È il fidanzato della paziente?»

«Non è il ragazzo della paziente.» mi voltai a guardare Sing e indicai me stesso: «Mio. È il mio ragazzo.»

Sing mi guardò sbattendo le palpebre per lo shock.  Probabilmente pensava di aver sentito male. O che io mi fossi sbagliato. «Vuoi dire che la paziente è la tua ragazza?»

Mi allontanai lasciando Sing ancor prima che finisse la sua domanda. Andai subito a mettermi accanto a Tol e rivolsi a Mai un sorriso. «Come stai?»

Mai si voltò a guardarmi. La sua guancia sinistra era contusa. I suoi occhi erano rossi perché stava piangendo a dirotto. Dopo avermi rivolto una breve occhiata, Mai si voltò per guardare dall’altra parte. Potevo dire da quel solo gesto che non le piacevo più. «Sto bene, dottore.»

La guardai con un senso di colpa che mi riempì il petto. Se avesse riportato ferite gravi allora non me lo sarei mai perdonato. Chi avrebbe mai pensato che portarle via Tol l’avrebbe condotta ad essere ferita in quel modo?

«Una volta a casa, riposo assoluto. Il mio amico ti ha prescritto degli antidolorifici. Inoltre, metti un impacco freddo sulle tue guance in modo che non si gonfino più.»

«Grazie.» Mai rispose senza guardarmi come sospettavo.

Mentre ero lì in piedi, sembrava che la mia presenza stesse creando un’atmosfera imbarazzante tra noi perché per loro ero come un estraneo. 

«A… Allora io vado a parlare con l’infermiera laggiù.» Mi allontanai da loro e presi posto davanti al computer più vicino a quel letto, dove potevo sentire la conversazione di Tol con Mai.

«Ora devi dirmi chi è. Tutto questo deve finire.» disse Tol a Mai con voce dura. «Questo è troppo. Quante altre volte ti lascerai colpire così?»

«Lascia perdere. Non posso davvero dirtelo. È il figlio di alcune persone potenti. Ho paura. Se facesse del male anche a te?»

«Non mi interessa chi sia. Dimmelo.»

Mai disse qualcosa con voce tanto flebile che non riuscii a sentire. Guardai di nascosto Tol e lo vidi sospirare. «Se non vuoi dirmelo, allora devi fare come ti dico.» Tol continuò: «Come abbiamo deciso l’ultima volta, su come faremo credere a tutti che tu sei la mia ragazza. In modo che quel bastardo non oserà più avere a che fare con te.»

…Che cosa?

«Tol… ma io non ti piaccio in quel senso.»

«Solo fino a quando non troverai qualcuno in grado di proteggerti. Lo farò finché non troverai quella persona. Va bene?»

Mai rimase in silenzio per un momento. «La tua reputazione tra le ragazze è già pessima. Se gli altri sapranno che sei uscito con me, anche se per poco, riprenderanno a spettegolare su di te.»

«Non mi interessa cosa pensano gli altri. Andiamo avanti e come prima cosa facciamolo.»

I miei occhi fissavano inespressivi lo schermo del computer. Le mie mani iniziarono a tremare. Pensavo di sapere abbastanza su tutto dopo aver vissuto per una dozzina di volte quei giorni. Ma quella era la prima volta in cui venivo a conoscenza della vera storia tra Tol e Mai. Avevo sempre pensato che vi fosse qualcosa di strano tra quei due giovani. Ora capivo cosa fosse a far nascere in me quel sospetto. Tol non vedeva Mai come la sua ragazza da amare. Voleva solo proteggerla dal suo tormento causato dal suo ex finché lei non avesse trovato qualcuno che lo facesse al suo posto. E forse questo era il motivo per cui Mai sembrava così interessata a me tutte le volte che ci avevano presentati, perché sperava che potessi essere io quella persona per lei, così come uno tra tutti gli uomini che continuava ad aggiungere su Facebook.

La situazione con l’ex fidanzato di Mai aveva sempre giocato un ruolo importante nei miei loop, ma avevo sempre scelto di ignorarla. L’ex ragazzo di Mai era il motivo per cui Tol doveva essere il suo ragazzo?

Ed era stato anche il motivo per cui Tol era stato costretto a correre fino ad avere un infarto.

Possibile che fino ad allora avevo sempre risolto il problema sbagliato?

Chi era l’ex fidanzato di Mal?

********

Dopo aver aspettato al pronto soccorso che il padre di Mai venisse a prenderla, riaccompagnai Tol al dormitorio. Per tutto il tragitto il ragazzo rimase con un’espressione pensierosa. Lo guardai di tanto in tanto prima di decidere di dire qualcosa per rompere il silenzio tra di noi.

«C’è qualcosa che non va?»

«Sto bene.» rispose Tol.

«Qual è il tuo rapporto con Mai? Sembri in ansia per lei.» chiesi ciò che avevo in mente da ore.

«Io e Mai siamo amici fin dall’infanzia. Anche se abbiamo studiato in posti diversi alle superiori, siamo rimasti in contatto tutto il tempo.» Tol sospirò. «A causa della sua bellezza, ha sempre avuto problemi con gli uomini. Ho sempre vegliato su di lei da lontano, non sapendo cosa fare se non essere un consulente sentimentale e darle tutto l’aiuto possibile.»

«Allora perché non chiedi a Mai di essere la tua ragazza?»

«Perché io…» Tol si voltò a guardare la bellissima supercar che era appena passata: «Ancora non so cosa sia l’amore.»

Ero sbalordito. Quando l’auto davanti a me si fermò, mi voltai a guardare Tol. «Non hai mai avuto una ragazza in passato?» Sapevo già che Tol aveva avuto molte ragazze, ma non volevo che fosse ancor più terrorizzato di così.

«Sì. Ho sempre scelto di frequentare delle belle ragazze perché non so quali altre cose cercare in un partner.» Tol prese il telefono e lo guardò. «Non voglio che Mai si trovi nella stessa situazione avuta con i suoi precedenti fidanzati. Non sono un brav’uomo e non mi interessa niente se poco interessante. A volte la mia ragazza diventa poco interessante.»

Oh, sembra un attore uscito da una serie coreana. Che tipo di glaciale principe è questo?

«Allora, cosa ti interessa?»

«Film, giochi, automobili e calcio.» Tol rispose di getto.

«Sei interessato a me?» Sgancia immediatamente quella domanda. Tol mi guardò.

«Non ti arrendi, vero? Sei gay?»

«Dato che mi piaci tu, allora probabilmente sì. Ma prima, ho frequentato solo donne. Ho avuto una relazione con la mia ex per molti anni. Alla fine, ci siamo lasciati.» Sorrisi triste. «La mia ex ragazza ha detto che mi comportavo troppo come un personaggio pubblico. Ho sempre perso tempo ad aiutare le altre persone fino a quando non si è sentita come se non fosse più importante. Ha rotto con me a causa di questo genere di cose.»

Tol mi fissò. «Le persone non possono sacrificarsi tutto il tempo.»

Rimasi sorpreso dalle parole di Tol. Era la stessa frase che mi aveva detto Tol quando gli avevo raccontato della mia ex. Non pensavo che Tol l’avrebbe detta di nuovo. Anche lui sembrava sbalordito.

«Di nuovo un dejà vu.» Tol alzò la mano per sfregarsi gli occhi. «Va bene, posso ammettere che sono pazzo. Se voglio vedere uno psichiatra, in che giorno devo venire? Posso venire lo stesso giorno in cui ho un appuntamento per un controllo cardiaco?»

Fissai i suoi occhi come dei lampioni luminosi. «Non devi andare da uno psichiatra.»

Tol si voltò a guardarmi perplesso: «Perché?»

«Non hai nulla che non va. La persona insolita sono io.» In quel momento, le mie mani sul volante iniziarono a tremare. Non sapevo perché l’atmosfera tra noi mi facesse sentire così.

Tol stava per diventare il ragazzo di Mai. Forse anche più velocemente delle altre volte vista l’aggressione subita da Mai. Avrei potuto impedirgli di avere un infarto se avessi scoperto chi era l’ex di Mai e l’avessi attirato lontano da Tol quella notte. Ma non potevo davvero impedire a Tol di essere il ragazzo di Mai, giusto? Anche se a Tol non piaceva Mai in quel modo, con l’intimità che si sarebbe creata tra loro nel tempo, le cose potevano cambiare. Perché, da quello che avevo sentito, Mai sembrava essere una donna molto importante per Tol.

C’è la possibilità che Tol e Mai possano avere un buon rapporto. Devo sacrificarmi, giusto?

«Cosa vuoi dire?…» Tol doveva aver notato il mio cambiamento di atteggiamento. «Phi… c’è qualcosa che non va?»

«Nulla…» Feci un respiro profondo. «Immagino che il mio corpo non si sia ancora ripreso.»

«Non sono sorpreso visto che sei appena uscito dall’ospedale e hai voluto fare tutto questo. Sei un vero dottore? Perché non ti prendi cura di te stesso?» Tol puntò un dito verso la mia sinistra. «Parcheggia sul ciglio della strada. Guido io.»

«Va tutto bene. Posso ancora guidare.» cercai di calmarmi, sentendo come se il mio cuore stesse per essere spezzato.

«Bene il mio culo. Non voglio morire, parcheggia la macchina adesso! Guido io.» Tol era di  nuovo di cattivo umore, quindi fui costretto a parcheggiare sul ciglio della strada e a far cambio posto con lui. Tol sbatté la portiera dal lato del guidatore con un forte boato, poi aggiustò gli specchietti e fece scivolare il sedile.

«Se mi accompagni a casa, come tornerai tu?» chiesi, voltandomi verso Tol che stava facendo lampeggiare l’indicatore di direzione. «Vieni a dormire a casa mia.» rispose con calma. Ma la sua risposta mi fece spalancare gli occhi tanto quanto un uovo d’oca. «Ma… ma non ho vestiti di ricambio con me.»

«Puoi indossare gli stessi pantaloni e ti presterò una maglietta.» Poi Tol spinse sull’acceleratore così forte che sprofondai con la schiena nel sedile. 

Nong! Questa non è la tua auto sportiva! Pensai tra me e me che lasciando che Tol guidasse, la probabilità che potesse morire era di certo aumentata rispetto al caso di me alla guida. 

«Tol, piano, piano.» dissi nervosamente.

«Verrai a dormire a casa mia e risponderai alle mie domande finché non mi riterrò soddisfatto. Se mi fai qualcosa, andrò dritto a lamentarmi con mia madre.» Tol mi guardò con la coda dell’occhio. La sua faccia era così severa che ero terrorizzato. «Affare fatto?»

Come aveva potuto il mio buon piccolo Tol trasformarsi in un diavolo? No… Tol era un diavolo fin dall’inizio, ma avevo scelto di ignorarlo. Guardai il ragazzo più giovane, sbattendo le palpebre. Mi sorprendeva ogni volta che lo incontravo. Era qualcuno che mi faceva sentire emozionato ogni volta che ero con lui. Il mio cuore batteva così forte, mi sembrava di essere sul punto di svenire di nuovo, ma cercai di mantenere la calma.

Come può qualcuno essere così carino e diabolicamente affascinante allo stesso tempo?

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.