TONHONCHONLATEE – SPECIALE 1

Tonhon POV.

«Congratulazioni, signor Tonhon perché sei diventato un fan di Chon, della facoltà di management, la persona con cui più di metà degli uomini dell’intera università vogliono uscire. È stato deciso che il ruolo di presidente per il campo di volontariato di quest’anno spetta a te.»

«Allora va bene?» mi lasciai cadere sulla cattedra non appena posai la borsa a terra;  il mio orologio da polso diceva che erano le quattro del pomeriggio. In effetti, ero appena uscito dall’aula dove avevo sostenuto l’esame finale, ma sentivo di essere arrivato in ritardo ed in più di essere vittima di un sopruso.

«Ovviamente perché sono arrabbiata con te, quindi ti ho nominato. Sai che è un lavoro duro.  Non molte persone vogliono esserlo. Ho intenzione di rifarmi una reputazione come capo che è molto cattivo anche verso un suo amico.» Negli ultimi giorni il mio soprannome era diventato il ragazzo del Nong soprattutto da quando il suo seguito di followers era cresciuto a dismisura… Non dissi nulla, ma ero di pessimo umore quindi mormorai tra me e me  “Fanculo a tutti i tipi di animali terrestri e acquatici.”

 «Dovrai essere il capo solo per un giorno.»

«Guarda bene la sua faccia, il mio amico Ton incute timore.» Nai indicò il mio viso mentre inarcava le sopracciglia e digrignava i denti cercando di scimmiottare la mia espressione.

Ah ah ah… 

Rimasi in piedi nella sala riunioni come un giovane capo che stava per dare inizio ad un meeting.

Non era esattamente così. Ning, un altro senior, era un tipo in gamba. Quel ruolo era più adatto a lui, ma alla fine non era stato eletto presidente del campo di volontari e quella riunione si era trasformata in un specie di ricreazione dove tutti gli altri esultavano per il risultato ottenuto anche se a me sembravano solo tanti polli cretini che starnazzavano felici in un pollaio.

«Ascoltatemi tutti! In conclusione a Tonhon sta bene essere il presidente del campo, conferma la signora qui presente.» L’espressione perversa di Nai mi fece quasi soffocare con l’acqua che stavo sorseggiando.

Ragazzo malefico… Aveva detto di voler essere un ragazzo dolce per Ai, ma per come lo vedevo io era più come una suocera che manipolava l’intera famiglia.

 «Chi starà bene con te?!»

«Fallo per la facoltà amico mio, per il gruppo. Il tuo primo compito è quello di cercare un posto.» Pronunciando quelle parole il signor Nai posizionò l’iPad che teneva in mano sul tavolo e sia Xia che In alzarono su di me lo sguardo annuendo in accordo.

 «So che non ti senti te stesso.»

 «Sono il presidente del comitato, cos’altro dovrei fare? Lasciarmi andare, forse?»

«Va bene, ci sto.»

«Questo si che è un mese da ricordare! Quindi non preoccuparti quando saremo al campo, pianterò un po’ di citronella anche per te sperando che le piogge siano finite.»

«Il diluvio universale andrebbe bene per una persona come te.» Mi voltai immediatamente a guardarlo, ma Nai stava dicendo che il peggiore era In mentre si difendeva dalle sue accuse affermando che il mese delle elezioni al campus non aveva niente a che vedere con la mia elezione al presidente del campo volontari.

«Bastardo tu mi ami.»

«Non ti preoccupare, non ti amerò mai.» Nai appoggiò le mani sulle gambe, fingendo di avere paura. Se solo Ai fosse stato lì, avrebbe visto la vera natura diabolica del suo ragazzo, ma il signor Aiyaret non era lì, era uscito per comprare una Pepsi.

Ecco perché ribadii nella mia mente che lui aveva scelto la moglie sbagliata da avere per il resto della vita, Nai non aveva nemmeno la metà delle qualità di Chonlatee… 

«So cosa stai facendo. Mi stai paragonando al piccolo Chon.»

«Ti conosco fin troppo bene e so quanto io sia stato più fortunato di Ai nella scelta di una moglie.» spiegai.

«Si, sei stato molto fortunato. Per tua fortuna Chonlatee non è mai stato come una certa stronza

Accidenti! Andava sempre a finire così tra noi. Era la verità, ma faceva male sentirla. 

«Ok, tregua voi due. Presento una formale richiesta di cessate il fuoco.» In si intromise e alle sue parole io allungai una mano in segno di pace e Nai non esitò a allungare il braccio e stringermi la mano.

«Molto bene, cari amici, le cose di cui abbiamo parlato poco fa non raggiungeranno mai le orecchie sia di Ai che di Chon. In conclusione, voi due siete molto fortunati ad avere due partner fantastici al vostro fianco.»

«D’accordo.»

Sciogliemmo la stretta di mano appena in tempo per vedere Ai comparire sulla porta e subito dopo nell’edificio risuonò il trambusto di dozzine di compagni di classe che avevano appena finito gli esami.

Il riassunto era che ero il nuovo presidente del campo di volontariato che si teneva ogni anno durante il semestre estivo. Quell’anno era dedicato alla raccolta fondi, il cui ricavato era destinato alla costruzione di edifici o qualunque cosa necessitassero le scuole nella regione rurale.

Era divertente, ci ero andato ogni anno, quindi essere il presidente di quel campo non doveva essere poi tanto male, giusto?

«Chon verrà sicuramente.» Ai mi diede una leggera gomitata prima di muovere le sue luminose labbra carnose, per chiedermelo a voce bassa.

«È difficile, da un lato non voglio che venga.» dissi 

«Faresti bene a chiederglielo non appena lo vedi o avrai problemi come alla riunione delle superiori.»

«Allora dovrei chiederlo a Chon. Non rischierò di vederlo di nuovo arrabbiato o ferito.» annuii ad Ai che sin dall’inizio era stato un gran sostenitore della mia relazione con Chon.

Quando avevo fatto arrabbiare Chonlatee, era stato proprio Ai a consigliarmi di consultare il forum Pantip e chiedere consigli su come fare delle sorprese che potessero piacere a Chon.

La vita amorosa è stata così dolce fino ad oggi.

Dovrei sul serio dare retta ai miei amici?

Ton non fare tante storie. Affronta la situazione!

«Ha paura che sua moglie lasci la banda.» gridò Nai ad alta voce, facendo voltare gli altri amici nella stanza riservata per le riunioni, ma prima che potessi dire qualcosa, In fu il primo ad aprire bocca.

«Lascia prima il gruppo.»

«Oh, In non volevo offenderti per stuzzicare Ton. Ma ora so chi ha più paura di sua moglie. Non smettere di uscire con il gruppo, capito?»

Il resto della discussione fu un susseguirsi di imprecazioni e frasi volgari non meritevoli di essere raccontate…

Tirai un enorme sospiro di sollievo mentre guardavo i miei amici seduti.

Volevo molto bene ai miei amici, specialmente al ragazzo che mi aveva inviato una lista di cose da fare per il campo.

Bene! Il mio scopo per il campo di volontariato di quest’anno è… sopravvivere!

**********

«Andremo insieme. Per la pausa prima del prossimo semestre non ho altro da fare.» Era stata la risposta di Chonlatee dopo che l’avevo invitato a partecipare al campo. Indossava una maglietta bianca oversize che gli stava fin troppo grande e in quel momento si stava raccogliendo alcuni capelli che di solito gli ricadevano sulla fronte.

Era così carino quando si legava i capelli in quel modo e poi indossava gli occhiali… 

«Ton… dammi un elastico.»

«Pony o unicorno?» In piedi davanti al tavolo di vetro, aprii il cassetto di Chonlatee, ma non presi nulla perché non sapevo quale Chonlatee volesse. 

«Non mi dire che ora sai la differenza tra i due? Sai vero che sono due animali diversi?»

«Non sottovalutarmi, sto imparando.» Alzai il sopracciglio con il piercing e sorrisi orgoglioso dei miei progressi. 

… Dimenticavo spesso quanto Chon adorasse prendermi in giro, gli piaceva punzecchiarmi per le mie scarse conoscenze di certi personaggi.

«Prendi Kiki e Lala.»

«E adesso questi chi sono?» Vidi che Chon, sempre seduto alla scrivania, era tornato a leggere e mi morsi un labbro cercando di trattenere un’imprecazione.

«Non preoccuparti! Prendine uno, posso usarli tutti.»

Sorrisi ampiamente al mio amante, girandomi di nuovo verso il tavolo di vetro e prendendone uno a caso, ma vidi Chon arricciare le labbra prima di lamentarsi.

«Ton davanti a te c’è uno specchio, ho visto che hai serrato le labbra…»

«Pregavo come In.»

«Dai…» disse Chon sforzandosi di trattenere una risata e in un attimo la mia rabbia sbollì.

Con lui raramente mi arrabbiavo quando mi prendeva in giro in quel modo.

… Quante volte l’avevo visto così? Avevo perso il conto, ma lo trovavo sempre carino.

Mi concentrai di nuovo sugli elastici con gli unicorni di Chonlatee e alla fine ne scelsi uno uno con un piccolo pony avvolto da un arcobaleno perché mi ricordavo che era uno dei personaggi di un famoso cartone animato.

Per Chonlatee gli esami non erano ancora finiti. Una volta preso l’elastico e legato i capelli, si chinò e riprese a leggere il libro.

«Cosa c’è?»

«Quanti esami ti mancano?»

«Due, dopodomani sarà tutto finito. Perché?»

«Devo andare a vedere la scuola dove si svolgerà il campo di volontariato. Potrebbe essere necessario pernottare lì… vorrei andarci insieme a te.»

«Sì, aspetta che finisca l’esame.»

«Potrebbe essere un po’ difficile questo campo. Non so nemmeno se avremo segnale per i telefoni.»

«Sì, capisco.»

«Dovremo fare una raccolta fondi per trovare i soldi.»

«Sì…»

«Andrà bene? Non voglio assolutamente metterti nei guai.» La penna che Chonlatee stava facendo ruotare tra le dita si fermò e il suo bel faccino si voltò per incontrare i miei occhi.

Per caso vi avevo già detto quanto trovassi quei suoi grandi occhi e quel suo corpo così carini? Mi sforzai di restare al mio posto.  

«Sarò un peso.»

«No, è solo che non voglio che tu abbia problemi.»

«Andiamo insieme a molte persone. Non sarò da solo, non devi preoccuparti troppo per me. Inoltre si vive al college una volta sola e voglio provare ogni nuova esperienza. Inoltre se non verrò al tuo campo di volontariato molto probabilmente andrò a farne un altro. Lo sai meglio di me che ci sono attività obbligatorie da fare.»

«Allora vieni con me.»

«Sarà fatto!»

«Amico, vieni a prendere il libro.» Mi chinai sul letto, metà seduto e metà sdraiato, appoggiando la schiena alla testata del letto e con un piede spinsi un pochino la sua sedia, un chiaro segnale per Chonlatee di venire da me e abbracciarmi. 

«Ton a te piace quando non riesco a starti lontano e a quanto dice Ai anche a te piace stare appiccicato a me.» 

«Ora non posso più negarlo. Ti amo Chonlatee… Voglio stare con te tutto il tempo, così va bene?»

«Cosa hai detto? Devo venire a vedere la tua faccia.» Chon si avvicinò al letto e con due agili mosse si sdraiò su di me con la testa appoggiata al mio petto e io lo abbracciai immediatamente.

Era così carino che affondai il naso tra i suoi capelli… e mi scontrai con l’unicorno. Volevo tanto baciare il mio ragazzo e non l’animaletto.

«Il mio bambino è il più carino.»

«Si, ok, ma ora stai buono Babe. Ho un libro da leggere.»

Chon si girò, senza mai staccarsi dal mio abbraccio e senza dire altro, così anche io rimasi in silenzio.

Doveva leggere quel libro per l’esame… Dovevo essere premuroso e mi sarei trattenuto. 

Alcuni dei miei amici erano molto bravi a leggere le mappe e a pianificare i loro viaggi in modo impeccabile. Per me era strano perché mi piaceva perdermi, non sapere cosa fare dopo, pensare di andare all’avventura. Ma ad essere sincero, se non avessi ricevuto il loro aiuto per trovare un posto adatto, per gestire da solo l’intera cosa avrei impiegato come minimo un paio di settimane. 

**********

La Lexus ES 350 continuava a sfrecciare lungo la strada, davanti c’era la BMW X5 di Ai e dietro l’Isuzu MU7 di In con il proprio compagno di viaggio.

Trovai la situazione insolita, mi sembrava che l’unica macchina inadatta al viaggio fosse la mia. 

Certo stavo guidando un’auto che mi aveva regalato la mia famiglia, ma volevo anche  piangere e chiedere a mia madre di prendere una macchina nuova come auto di famiglia con cui viaggiare. 

Il viso della persona che dormiva profondamente sul sedile del passeggero accanto a me distolse per un momento la mia attenzione dalla strada mentre notavo come la luce del sole proveniente dall’esterno rendesse la candida pelle di Chonlatee di un caldo colore arancione.

«Quanto manca?»

«Chon puoi continuare a dormire, probabilmente ancora per un bel po’.» Chon mosse una mano per coprirsi con la coperta, poi mi guardò e quando anche io lo guardai vidi un paio di occhi che lentamente si aprirono prima che si voltasse a guardare fuori dall’auto.

«Nai sta cercando un buon posto.»

«Sì.» ammisi senza discutere perché sull’elenco delle scuole per il campo che mi aveva fornito sembrava che tutte si trovassero in una zona sperduta, così dopo aver ridotto la lista a sole dieci scuole, avevamo deciso di andarle a vedere di persona. «Siamo quasi al confine e non credo che ci sarà campo per i telefoni. Ripensandoci è una fortuna che tu sia venuto perché non avrei potuto sentirti e mi saresti mancato tantissimo.»

«Non potendo contattarti anche io mi sarei preoccupato. Voglio venire con te ovunque, ma non so se anche tu vuoi che venga con te.» rispose Chon con voce roca mentre apriva un pacchetto di snack, preparandosi a mangiare.

Ancora una volta si addormentava, poi si muoveva in continuazione in cerca di cibo eppure… perché non si muoveva a darlo anche a me?

«Imboccami, dammi da mangiare. Sono impegnato a guidare, ma ho fame.»

«Hai intenzione di continuare così per tutto il viaggio?» Chon mi avvicinò una patatina alle labbra, che presi e cominciai a masticare rumorosamente a un ritmo lento. 

«Io e i miei amici viaggiamo ad ogni pausa semestrale. Questo semestre dobbiamo fare il campo di volontariato, quindi andiamo a prenotare il posto, viaggiamo e lavoriamo.» 

«Bene, tu e i tuoi amici andreste ovunque.»

«Non abbiamo molti vizi.»

«Si, ma questo mio amico in particolare è dipendente da me.» mi stuzzicò Chonlatee.

Quasi soffocai con la patatina quando vidi Chon che, mentre pronunciava l’ultima parola, prese a far scorrere un dito sulla sua morbida pelle. Era una cosa non da lui, non me l’aspettavo.  

Mi piacque molto.

«Che ne dici di un appuntamento con il tuo ragazzo, invece?»

«Perché all’improvviso parli in modo formale? Normalmente ti piace parlarmi in modo sgarbato e farmi morire… anche se a poco a poco ho imparato a gestirlo.» 

«Perché?» Staccai una mano dal volante e con la punta di un dito gli toccai il petto.

«Sì, provo a dirtelo meglio. Cosa stai cercando di fare con me?»

«Si sta già diffondendo.» Mossi il dito più velocemente lungo il suo petto e alla fine allungai la mano per poter accarezzare i suoi capelli morbidi come il pelo di TC. «È meglio di così.»

«Ok, nessun problema per me. Ma non credi che In ti prenderà in giro dicendo che qualche fantasma si è impossessato del tuo corpo?»

«Questo è stupido.»

«Ah… Hai passato i cento km/h.»

«Ehi, non iniziare ancora.» gridai con voce roca, guardando Chon, allargare le mani davanti a lui in segno di resa, quando si rese conto che quel gioco sarebbe stato uno svantaggio per lui.

«Ho già iniziato, le parole surrogate sono proibite nell’era del re Chulalongkorn*, sì.»

[N/T: Chulalongkorn fu il quinto monarca del Regno di Rattanakosin, detto anche Regno del Siam. Fu nominato re nel 1868 e rimase alla guida del paese fino alla morte, avvenuta nel 1910. Salì al trono all’età di 15 anni e, fino a quando raggiunse la maggiore età, nel 1873, il regno venne affidato al suo reggente, il potente Chuang Bunnag, primo ministro del regno paterno con il titolo di Chao Phraya Si Suriyawongse.

È tuttora venerato dai thailandesi per il ruolo che ebbe nel mantenere l’indipendenza del paese, nel periodo in cui tutti gli altri stati del sudest asiatico divennero colonie delle potenze europee, e per il contributo che diede alla modernizzazione del Siam.]

«Sì.»

Dopo quell’ultima parola, nell’auto che stava ancora avanzando, scese un’atmosfera di totale silenzio, anzi forse ero solo io che tacevo perché avevo paura di dire la cosa sbagliata mentre Chon cercava di parlarmi.

«Il pilota sta andando troppo veloce.»

«Ok rallento.»

«Dovrai andare a dormire con i tuoi amici stanotte, vero?»

«Chi io?»

«Non verrai a dormire con me, vero?»

«Lo prenderò a pugni! Certo che dormirò con te.»

«Due parole e sei già a duecento.»

La risatina di Chonlatee mi rese nervoso, ma quando si voltò e io vidi il suo dolce sorriso, la sua arroganza fece crollare il mio mondo.

«Duecento o duemila, il costo di una merenda per bambini può essere migliaia di bath e potrei ancora prenderla.»

«Sono sempre fantastico.»

«Ti amo.» Usai la mia mano per tirare le morbide guance di Chon e quando lo vidi allontanarla via a causa del dolore risi. «Troppo carino. Hey Chon non voglio combattere in macchina. Proviamo stanotte quando i nostri amici dormono. Usciamo di soppiatto, saliamo in macchina e lasciamo che le montagne e le stelle siano testimoni del nostro amore anche in mezzo alla natura.»

«Esattamente… Mi piace sempre parlare in modo volgare!»

**********

Continuai a guidare per circa un’altra ora, la zona intorno a noi cominciò a cambiare, da case e negozi tutt’intorno, si vedeva solo una casa ogni tanto. Ma nel complesso le strade non erano male, anche se il nome della scuola scelta da Nai era scritta su un ammasso di listelli di legno.

Dopo aver spento il motore aspettammo a scendere dall’auto fino a quando non sentimmo il completo silenzio nel cortile. Quando scendemmo desiderai solo togliermi la maglietta, faceva così dannatamente caldo! Era come fare le prove all’inferno.

«Chon mettiti un cappello sotto il sole cocente.»

«Sì.» rispose semplicemente Chonlatee allontanandosi per prendere un cappello da pescatore e indossarlo.

Ma Chon era così carino che stava bene con qualsiasi cosa.

«Ton, questo è il preside.» Alzai la mano per rendere omaggio allo zio di buon cuore che si alzò e parlò con Nai Mongcholathi per l’ultima volta prima di prendere il suo posto nella conversazione.

«Sei il capo del gruppo.»

«Sì, la trova una cosa buona il nostro arrivo per il campo di volontariato?» Iniziai la conversazione osservando l’area circostante.

«Non dirlo nemmeno, è un vero aiuto. Sono più che felice che veniate da Bangkok… I bambini ora hanno bisogno di più edifici, al momento c’è solo un edificio come puoi vedere.» Il preside indicò un semplice edificio di legno che dava su una piazza aperta e solo un piccolo porticato per ripararsi dal sole.

«Avrete guidato molto e sarete molto stanchi. Sediamoci, facciamo una pausa e beviamo un po’ d’acqua.»

Chon si mosse per seguire il preside e guardò i bambini che erano usciti e ci guardavano  increduli: «Ci sono anche molti bambini.»

«Beh, sono i figli dei contadini di queste parti. Quando c’è una scuola preferiscono mandare i figli a studiare insieme. Ma non ci sono maestri qui nel deserto. Gli insegnanti non vogliono venire a insegnare in queste zone di confine.»

Annuii bruscamente al preside, un pensiero balenò nella mia mente,

«Se cominciassi il campo tra circa un mese? Ho visto che una facciata della scuola non è ancora chiusa.»

«Non ancora, ma non interferisce con l’insegnamento, non preoccuparti.»

«Sì… Beh, penso che se gli insegnanti sono assenti durante il campo, si potrebbe  organizzare un gruppo di insegnanti volontari per insegnare ai bambini, è abbastanza? Saremo in campeggio qui per due settimane.»

Il preside rimase un po’ in silenzio, poi finalmente annuì con la testa.

«Va bene, prima però dovremmo presentarci.»

«Va bene, certo.» Mi presentai come da galateo solo allora dato che me ne ero dimenticato.

«Sei un gran lavoratore, di bell’aspetto e io ho una figlia… È un peccato che lei sia ancora giovane o te l’avrei concessa in moglie.»  disse l’insegnante ridendo e a quelle parole. Non sapendo perché, ma un lungo e freddo brivido mi attraversò tutta la schiena fino alla vita e mi fece male come se mi avessero dato un pizzico… 

Non era la stessa cosa di quando Chon mi tirava i capelli eppure senza guardarlo potei vedere il suo sguardo al vetriolo…

«Ho un ragazzo e lei preside è molto intraprendente.» risposi controllando a stento la mia mano che stava per pizzicare il viso di Chonlatee, vedendo chiaramente che la sua insoddisfazione era diventata un grosso problema senza che il preside aggiungesse la parte sulla figlia.

«Mia figlia ha solo cinque anni, stavo scherzando.»

«Beh, la mia relazione per poco non si è distrutta proprio ora.» risi in modo asciutto e guardai oltre le spalle del preside, che era seguito dal capo villaggio, e poi continuai la conversazione. Semplicemente mi voltai in modo da stare faccia a faccia con Chonlatee alzando la mano per strofinare i capelli di qualcuno geloso.

«Rischi di sicuro la prigione… ha solo cinque anni.»

«Ho te e non mi importa più delle altre persone. Che diamine… voglio dire, ma ti ho appena visto così serio, ti ho visto geloso di me per la prima volta, è bello.»

«Che cosa?»

«Il mio Babe sembra un gran figo. Il mio Babe è il migliore.»

Potevo capire perfettamente quello che Chon stava cercando di trasmettermi. 

Il ritmo del cuore nel suo petto divenne improvvisamente agitato e ostinato. Davvero non credevo, ma potevo esserne felice come lo era una ragazza? Eppure sembrava che Chon fosse imbarazzato dal modo in cui si girò e si incamminò verso la macchina.

«Chon, dov’è il mio premio per la persona migliore, per favore dammi una ricompensa.»

«No signore.»

«Ci deve essere un premio Chon per me.»

«Non dico che sei il migliore… Perché sei il più sexy e anche di piú.»

Risi allegramente mentre guardavo l’uomo timido girare la testa in una direzione diversa da quella del mio viso, incapace di sostenere il mio sguardo. Ma per quanto mi riguardava, quando vidi il suo viso rosso, feci finta di niente.

Mi svegliai da quell’incanto… ero stato come ipnotizzato da quella bocca e per me, al mondo, c’eravamo solo noi due in quel momento.

**********

Il navigante era un marinaio esperto, ma lasciate che per ora vi descriva il luogo dove quella notte avremmo dovuto dormire. Lo aveva scelto Nai e non avrei mai pensato a un posto così…

«La casa è molto selvaggia… non sono così sicuro che il pavimento regga se camminassi con passo pesante.» Era la voce di un idiota che parlava davanti a me. 

Quella era una casa in legno a due piani con un bagno separato al piano di sotto. Non avevamo idea di chi l’avesse usata.

«Anche la tua casa ha il pavimento in legno, non comportarti come un damerino.»

«La mia casa ha il parquet e non mi comporto come un damerino. Sto solo cercando un posto decente dove dormire, senza considerare affatto i miei natali.»

«Eh… Ti prego non farmi causa, non farmi causa, non farmi causa.» Alzai una mano per tappare la bocca ad Ai che camminava in punta di piedi e lentamente cercava di spostarsi insieme al peso della sua borsa. Khong lo trovava carino mentre implorava con la faccia spaventata, tanto da sorridere alle parole che fare causa al proprio padre adottivo era probabilmente la minaccia più spaventosa.

«Eh! …» Dopo aver riso, Ai fu il primo a salire le scale facendo un gran fracasso. 

Per quanto mi sforzassi di prenderla sul ridere, uno come me non aveva mai dormito su un pavimento fatto da rudimentali assi di legno e non mi sentivo molto a mio agio soprattutto perchè avevo il serio timore che potesse cedere in qualsiasi momento senza contare…che avevo paura fosse infestata; ecco il punto…

«Chon può dormire qui.» Ai si voltò per chiedere alla persona accanto a lui che si guardò intorno per un momento, sapendo che il suo aspetto delicato e il gusto per le cose morbide non significavano affatto che fosse una persona debole. 

«Non vedo niente di strano qui. Andiamo di sopra. Sbrighiamoci a fare una doccia e dormire.» … ma non pensavo che Chon sarebbe stato così forte. Sentii il rumore dei gechi camminare intorno a me, di nuovo. Per caso avevo paura che durante la notte ci sarebbero saltati addosso o altro?

Mi piaceva pensare di essere un dolce ragazzo che seguiva i suoi amici.. ma la verità era che anche Man doveva pensarla come me, al punto che nell’udire un geco camminare accanto a lui urlò.

Era come vivere in una grande famiglia con entrambi i genitori, gli zii ed i nipoti che piangevano.

Ti prego resta fermo là o…urlerò anch’io.

«Cosa ci fai qui, sbrigati.»

«Sì, arrivo subito.» Man tornò in sé dopo essere stato colpito da un geco che si muoveva come ubriaco prima di salire le scale scricchiolanti fino in cima.

«Hai avuto difficoltà ad allenarti prima di partire per il campo?»

«Non è di certo il motivo per cui hanno fatto tanto rumore.»

«Non maledirmi così tanto, non mi sono pentito in tempo.»

«Allora come dormiamo?» Chiesi quando vidi la camera da letto ed i miei occhi si focalizzarono sui materassi spessi e lunghi disposti uno accanto all’altro, con coperte e un cuscino ciascuno. 

La temperatura notturna era diversa da quella diurna, ma in quelle condizioni sarebbe bastato un sottile lenzuolo per riscaldarsi.  

«Sdraiati in fila. A te piace dormire vicino al muro, quindi dormi qui accanto a me, poi Chon, dopo Ton ed infine In.»

«Perché devo dormire da questo lato?» Esclamai ed insieme ad Ai, che lo afferrò per il collo, mentre io afferrai Nai per un braccio. 

«Voglio dormire.»

«Ti do la possibilità di organizzare i posti. Buona fortuna!»

«Ah! Così minaccioso. Allora mettiamo In, Ai, io poi Chon ed infine Tu. Così va meglio?»

«Si.»

L’accordo per l’assegnazione dei posti andò a buon fine quando Ai non protestò. Guardai Chon salire sul letto, togliersi i vestiti e sbattere le palpebre guardando me. 

«Voglio farmi una doccia.»

«Dai, scendiamo da amici.» Poiché il bagno era al piano di sotto, la lampada non riusciva a sopraffare l’oscurità notturna ed illuminare completamente il tetro corridoio.

«Vado a prendere i miei vestiti e fare una doccia. Il tempo sarà più freddo stanotte.»

«Okay.» risposi a Man che iniziò a frugare tra i suoi vestiti. La temperatura stava iniziando a calare e stando alle parole di Chonlatee, essendo buona parte della casa aperta, quella notte avrebbe fatto un gran freddo in camera da letto. Quella casa non era affatto male se non si contava il pavimento scricchiolante perchè a parte quello era molto pulita e dotata di tutti i servizi.  

Feci un cenno a Chonlatee perché avevo già preparato i miei effetti personali, facendo un piccolo passo indietro, mentre il più piccolo iniziava ad allontanarsi prima che la mia volontà di seguirlo si interrompesse quando In mi chiamò.

«Il ramo.»

«Quale ramo?»

«Proprio ora, sono andato in bagno e il ramo di un albero sbuca dal muro.» Si fermò dopo aver pronunciato quelle parole e le mie gambe si congelarono. 

Mentre ero paralizzato sentii il grido per il geco.

«Ton per quanto tempo starai fermo? Me ne sto andando adesso.»

«Aspettami Chon!» Gridai quando iniziai a prendere coscienza dalla voce dolce di Chonlatee che scese le scale e tranquillamente si avviava verso il bagno. Avrei dovuto smettere di preoccuparmi visto che Chon sembrava  indifferente o difficile da spaventare? Non potevo vivere con quel pensiero… Avrei dovuto essere preoccupato per me stesso in quel momento perché non appena la porta della stanza principale si sarebbe chiusa io sarei rimasto completamente da solo in piedi in quella stanza. 

Le discussioni dal piano di sopra persistevano ancora di tanto in tanto, ma il freddo davanti alla sala sembrava non essere uno scherzo. Davanti a me, in quel momento, c’era un grande tronco, ma non osavo controllare se stava spuntando dal muro come aveva detto In. Ero una persona che veniva spesso presa in giro dai suoi amici quando ne avevo l’opportunità perché di solito ero io ad avere la meglio su di loro…

Oh no! Oh no, no, no, no, no!

«Chon!»

Cominciai ad imprecare e sentivo la gola seccarsi a furia di urlare mentre cercavo faticosamente di deglutire. 

«Cosa c’è che non va in Ton?» La porta del bagno si aprì, Chonlatee spalancò gli occhi per guardarmi. Si tolse la maglietta e vidi il candore della sua pelle e le tracce scure che avevo creato.

«Sei sconvolto dal suono del passaggio di un geco?»

«Il ramo spunta dal muro come ha detto In?»

«Beh, anche…» ammise con un po’ di imbarazzo, ma Chonlatee non disse niente altro,  prese  un asciugamano e se lo avvolse in vita prima di avvicinarsi al pilastro che stavo fissando in quel momento.

«Sei stato preso in giro da In. Qui non c’è niente che non va.»

«Che amico crudele.»

«Posso farmi una doccia adesso?» Prima di tornare in bagno, Chon inarcò le sopracciglia quando mi chiese se stavo bene.  

«Possiamo fare il bagno insieme?»

«Em…»

«Non farò nulla, promesso … ma è come se non volessi stare da solo ad aspettare fuori.»

«?»

«Sì, Babe, abbi pietà di me. Io sono timido.» Chon usò il dito indice per punzecchiare dolcemente la mia guancia, mentre io ancora lo supplicavo così mi guardò e arricciò leggermente le labbra prima di annuire in accordo.

«Non fare niente.»

«Uhm.»

Sorridendo così tanto che sentii il piercing punzecchiarmi la guancia mentre seguivo Chon all’interno del bagno. Eravamo insieme solo noi due, davvero non potevo toccarlo?

Eh! Eh! Eh!

***********

Prendere in giro di nascosto Chonlatee in bagno non sembrava una buona idea, perché oltre alla schiena cosparsa di impronte lasciate dalle mie mani, dopo il turno di In, anche Man cominciò a prendermi in giro; raccontando una storia di fantasmi.

Per rendere davvero l’idea di quanto terrificante fosse, vi dirò che nel bel mezzo del racconto avevo faticato parecchio per non mettermi una coperta in testa e rannicchiarmi dietro la schiena di Ai che a quanto pareva era l’unico ad avere più paura di me dei fantasmi.

«Quella notte ero appena tornato da un funerale ed erano circa le 23:00. Era una serata calma, avevo molto sonno e mi feci guidare dall’abitudine verso casa. Tutto è successo ad un incrocio, le luci erano rosse. L’intera strada in quel momento era deserta a parte una macchina ferma che sembrava aspettare proprio me.»

«Non puoi dirlo e basta?» Saltai verso Chon e affondai il viso nella sua spalla dandogli un debole bacio, ma Chon sembrava non gradire la mia proposta.  

«Continua a raccontare, voglio saperlo«… ma anche In, che amava le storie di fantasmi, incitò il narratore scuotendogli le gambe.

In era affascinato dai misteri, ne era talmente preso che avrebbe fatto di tutto per vedere un vero fantasma… ma avreste dovuto chiedergli se aveva mai visto un fantasma mentre era al telefono con la moglie.  

Sii rispettoso del matematico che si è laureato con una certa ignoranza.

Ha paura di cosa fare!

«Presto, continua a raccontare.» Ai, che se ne stava seduto tranquillo, prese ad incitare il narratore, il suo scopo era vedere se quella storia gli avrebbe fatto paura o no, ma di sicuro si accontentava anche di potersi nascondere proprio come lo volevo io…

«Guidare a lungo stanca, vero? Quindi, dato che ero fermo, mi rilassai sul sedile visto che le luci del semaforo erano rosse…ma dopo un po sentii qualcuno bussare al finestrino. Quando mi sono girai per guardare in alto, vidi che si trattava di un bambino che vendeva dei palloncini volanti.»

«Alle cinque in punto del mattino?»

«Sì, l’ho visto, e proprio mentre stavo per abbassare il vetro per guardare in faccia quel ragazzino, lui ha continuato a bussare sempre più impaziente al finestrino. Poi improvvisamente l’auto dietro di me ha suonato il clacson perché il semaforo era verde.»

«Quindi era un fantasma, giusto?»

«Non lo so, ma di sicuro, la mattina dopo sul vetro dell’auto che ho guidato quella notte c’erano impronte digitali sul lato del guidatore e… macchie di sangue«.

«Dormiamo! Non ne posso più.» Afferrai la vita di Chonlatee con un solo braccio, sollevandolo fino a farlo stare a mezz’aria, non osai rimetterlo giù come avevo fatto sia a casa che al dormitorio perché il futon era troppo sottile e non avrei mai fatto del male a Chon. 

Chonlatee si sdraiò dolcemente prima di scuotere le coperte che ci coprivano insieme.

Lo strinsi in un abbraccio e gli premetti la testa contro il petto.

«Sì! Andiamo a dormire. Neanche io ce la faccio più. In spegni la luce! Abbracciamoci velocemente. Fa così freddo.»

La luce che prima era brillante si spese alle spalle di In. Dopo un po’ sentii il suono della coperta alzarsi mentre il bastardo tornava a letto e presto la stanza cadde nel più completo silenzio.

Il pollice di Chon si mosse piano sul dorso della mia mano, dicendomi che non stava dormendo e quando i miei occhi finalmente si adattarono all’oscurità che ci avvolgeva vidi che i suoi occhi chiari mi stavano guardando e mi sorridevano.

Chonlatee probabilmente non era più arrabbiato e sapeva di essere stato baciato sulla punta del mento. Non dissi niente, mi limitai a tenere la punta del suo piccolo mento e mi spinsi sulle sue labbra per baciarlo quando credetti che tutti gli altri stessero dormendo.

«Aja, la mia vescica sta scoppiando.»

«Vai da solo…»

«Siamo amici.» era un debole sussurro, sembrava che l’oratore non volesse disturbare nessuno.

 «Cosa otterrò in cambio?» 

«Tutto quello che vuoi.» 

«Sei sicuro?» 

«Hmmmm.»

Il lungo e rauco verso del bastardo del mio amico fu l’ultima cosa che udii prima di sentire lo scricchiolio delle assi di legno sotto i miei piedi.

«Sembra che ti metterò nei guai.»

«Cosa pensi che farà Ai?»

«Mangerà Nai… «

«Puoi dormire adesso.»

«Quanto tempo passerà prima che i due salgano?» Chonlatee sussurrò con voce roca e curiosa che mi costrinse a rimproverarlo gentilmente.

«Puoi dormire ora Babe. Se non ti addormenti ora dopo non riuscirai a chiudere occhio, proprio come Nai.»

« … Ti amo.»

La punta della mia lingua scappò dal mio labbro inferiore, costringendolo ad aprirsi a me e gustandomi ogni attimo di quella dolce invasione approfittando del suo intorpidimento cerebrale… Volevo davvero farlo dormire come dice.

«Attento, attaccherò e non sarò da meno.»

«Chi ha detto che ho paura di te?»

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