TRIAGE – CAPITOLO 23

La promessa col mignolo

POV di Tol

Mi svegliai sentendomi molto riposato, come se avessi dormito a lungo. Non mi sentivo così bene da un po’. Mi spostai a sinistra e chiusi gli occhi alla luce del sole che filtrava attraverso le tende traslucide. Che giorno è? Devo andare all’università? Mi sembrava di ricordare che avrei avuto due lezioni e che dopo avrei provato a chiedere a Mai chi fosse il suo ex…

Aspetta un attimo! So già che l’ex di Mai è un ragazzo di nome Hart!

Balzai in piedi e mi sedetti. Il mio cuore batteva così forte che sembrava quasi uscire dal mio petto. Mi voltai lentamente a guardare il pavimento accanto al letto. Nell’area che prima era vuota, c’era la figura di una persona avvolta in una coperta, che inspirava ed espirava regolarmente come se stesse dormendo. Mi tolsi di dosso la coperta, poi scesi dal letto e mi avvicinai lentamente al corpo che dormiva profondamente.

È lui? È giusto? Dove esserlo, no? Ci sono riuscito? Sono davvero tornato per vedere P’Tin? 

Mi inginocchiai accanto a quel corpo, poi allungai una mano e afferrai l’estremità della coperta per vedere.

Prima che sollevassi la coperta, il corpo sottostante si contrasse e si sedette di scatto, con una mano sul petto iniziò a gridare. 

Guardai in ansia la persona di fronte a me che improvvisamente si era svegliato. Il secondo shock era che la persona di fronte a me era davvero il Dottor Tin che respirava affannosamente.

Tin si voltò a guardarmi con il suo volto pallido e sudato. Fece un respiro profondo e veloce come se avesse appena visto qualcosa di scioccante. «Io… ho avuto un incubo.»

Guardai Tin in silenzio. Molti sentimenti esplosero in me tutti in una sola volta che c’era un modo per esprimerli. Ero scioccato, felice, arrabbiato o avevo voglia piangere, il che mi fece fissare Tin in quel modo. 

Anche lui rimase in silenzio, come se cercasse di capire qualcosa. Si accigliò e aprì leggermente la bocca prima di dire: «Non era un sogno…?» 

Scossi leggermente la testa, stringendo forte il pugno, non sapevo perché le mie lacrime presero a scendere in modo incontrollabile. 

Tin mi guardò scioccato: «Nong…»

Alzai la mano per asciugarmi le lacrime: «Perché sei morto?»

Tin si portò una mano al petto: «Sono morto? Come sei tornato?»

Non volevo aggiungere altro perché non avrebbe avuto alcun senso, quindi mi guardai in grembo. Penso di essere felice quindi perché sto piangendo? Toccai il braccio di Tin. Era molto più caldo di quando era stato accoltellato. Era qualcosa che mi diceva che lui era ancora vivo. Tin era tornato.

Una volta tornato in me, il proprietario di quel braccio mi attirò a sé per abbracciarmi forte, rimasi sbalordito per un momento prima di accoccolarmi con il viso nell’incavo tra la sua spalla e il suo collo. Tin alzò la mano e mi accarezzò delicatamente la testa: «Sei tornato per salvarmi?»

Annuii, alzai una mano per abbracciarlo e dissi: «Come… hai… affrontato questa cosa ancora e ancora?»

Tin rise un po’ e disse: «Lo so, non lo capivo neanche io, probabilmente perché ho sia speranza che amore per te.»

«…Sfacciato.» dissi con voce ovattata mentre il mio viso era ancora accoccolato nella sua spalla.

***********

«Hai espresso un desiderio come avevo fatto io?» Gli occhi di Tin erano spalancati dopo aver sentito il mio racconto del loop precedente. «Vuoi dire finché entrambi non ci sposeremo?»

Annuii ormai arreso all’evidenza. «Ho saputo che anche tu avevi fatto così e aveva funzionato, quindi l’ho fatto anch’io. Le persone del posto mi hanno avvertito che non tutti vedono il loro desiderio esaudito, ma ti ho copiato comunque.»

«Oh mio Dio.» Tin rise, aprì la bottiglia d’acqua e la versò nel mio bicchiere. «Allora non importa quanto cercherai di scappare, non puoi più fuggire.»

Sospirai: «Non c’era altra scelta.» 

Dopo aver finito di parlare, mi voltai a guardare le persone che camminavano attraverso la parete di vetro. In quel momento, io e Tin stavamo pranzando insieme in un ristorante coreano del centro commerciale. Tin voleva sapere tutto prima di dover andare a lavoro alle quattro del pomeriggio.

«Allora, cosa pensavi in quel momento?» mi chiese con un’espressione entusiasta. «Perché hai voluto aiutarmi? Perché hai deciso di farlo?»

«Beh… ha fatto male.» risposi lievemente. «Fa male sapere che sono io la causa della tua morte.»

«Nessuno può essere la causa di una morte. Non ci pensare troppo.» Tin sorrise leggermente. «In questo momento, non sento alcun dolore. Essere pugnalato con un coltello è stato come un sogno. Non devi più incolpare te stesso.»

«…I morti non sentono niente, ma chi soffre è la persona che rimane in vita.» Abbassai lo sguardo e giocai con le mie bacchette.

«Vero.» Tin annuì in accordo. «Quando sei morto tu non sentivi più niente, la persona che ha provato tutto ero io. Capisci come mi sono sentito adesso?»

«Sì.» risposi breve. Alzai lo sguardo e guardai Tin. Ad essere onesto, ogni volta che vedevo il suo volto, il mio cuore si gonfiava sempre. Ero contento che fosse ancora in grado di sedersi e sorridere davanti a un piatto con me in quel modo anziché vedere quel sorriso in una foto al suo funerale.

«Allora…» disse appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le braccia in una posizione rilassata: «Quando dovremmo sposarci?»

Sentendo ciò, non potei fare a meno di rimanere sbalordito: «Mai.»

«Cosa?!» Le spalle di Tin si abbassarono. «A questo punto non puoi più dire di no. Entrambi abbiamo fatto un voto.»

«Come possiamo? In questo dannato paese in cui viviamo non è permesso.»

Tin sospirò: «Penso che sia sufficiente anche tenere solo una cerimonia.»

«E poi…» mormorai: «Non credi di star saltando troppi passaggi?»

Tin si alzò immediatamente e io lo guardai spaventato, poi si accomodò accanto a me e io istintivamente mi spostai.

Tin si allungò verso di me, avvicinando il suo viso al mio. «Quale passaggio starei saltando?»

«Non prendermi in giro.» spinsi via il suo viso. Tin emise un gridolino di protesta.

«Voglio sapere cosa stai pensando.» Lui mi mise un braccio intorno alle spalle e le strinse forte. «Tol, significa che dovremmo iniziare con l’essere fidanzati, giusto?»

Rimasi pietrificato per un attimo. Molti pensieri si stavano affollando nella mia testa. Se avessi accettato che quella persona di fronte a me diventasse il mio ragazzo, il ‘me’ a cui pensavo piacessero solo le donne non sarebbe più esistito.

«Credo che noi due potremmo imparare molto l’uno dell’altro.» Tin tese verso di me il mignolo: «Quindi, diventa il mio ragazzo.»

Potevo sentire il calore salire su tutto il mio viso: «Cos’è questo dito, così vecchio stile.»

A quel punto, dovevo chiedermi cosa provavo per Tin per fare chiarezza. Sapevo che tecnicamente io e lui ci conoscevamo solo da pochi giorni, ma se avessi contato tutti i loop che si erano sovrapposti molte volte nei miei sogni, in realtà ci conoscevamo da molto tempo. La vista di lui che cercava instancabilmente di avvicinarsi a me e salvarmi la vita era oltremodo impressionante. Era una bella sensazione, significativa e ancora più chiara quando improvvisamente Tin era scomparso proprio davanti ai miei occhi.

La mia mano si mosse senza rendermene conto, sollevai lentamente il braccio e con il mignolo strinsi quello di Tin. Anche io ero sbalordito da me stesso per averlo fatto, ma dal momento che il mio corpo si era mosso da solo, quella doveva essere una buona decisione per me.

Tin sorrise felice e mi abbracciò forte senza curarsi delle altre persone nel ristorante che ci stavano fissando. Diedi un paio di colpo a quella grande schiena: «Lasciami andare.»

«Ahi! Sono così felice. Sono contento di essere morto per una volta.» Tin rise. «Ti amo così tanto. Prometto di essere un buon fidanzato.»

«Senza vergogna…» dissi. Non sapevo se essere arrabbiato o imbarazzato. «Lasciami andare ora.»

Tin accettò di indietreggiare. Sospirai di sollievo per la sensazione travolgente nel mio petto. Mi voltai a guardarlo mentre sorrideva felice accanto a me. Sei proprio al settimo cielo, eh? Così pizzicai forte la sua coscia, facendolo trasalire.

«Torna al tuo posto.» indicai la sedia di fronte a me.

«Sì, signore.» P’Tin si alzò in fretta e tornò al suo posto. «Sei come il mio gatto.»

Alzai le sopracciglia: «Come?»

«Ti piace comportarti in modo freddo, minaccioso e farmi male a volte, ma in realtà…» Tin fece una pausa per un secondo: «Mi ami davvero.»

Presi un tovagliolo accanto a me e lo lanciai dritto alla sua faccia. «Così sicuro di te.»

Sorrisi e dentro di me risi per il suo atteggiamento. Era così fastidioso, faceva sempre mosse avventate e battutine pessime. Ripensai a se fosse stato giusto tornare e aiutarlo. Guardai il volto sorridente di Tin, era meglio per me che lui fosse ancora in vita piuttosto che sapere che era morto. Beh sì, anche se a volte gli piaceva comportarsi come se non fosse in grado di fare nulla, era l’unica persona che mi faceva sentire così. Era una calda sensazione che scaldava il mio cuore. La sensazione di voler stare con lui a tempo indeterminato. Non avevo mai incontrato un uomo così disponibile come lui prima di allora e avevo paura che se lo avessi perso di nuovo, non sarei stato in grado di vivere.

Era quello che tutti chiamavano amore? Dato che non l’avevo mai sperimentato con nessuno prima, non ne ero davvero sicuro. Ma c’era una cosa di cui ero certo, ormai era troppo tardi per farsi quella domanda perché avevo già acconsentito ad uscire con la persona di fronte a me.

Tin si portò una mano al petto come se fosse rimasto molto colpito. «Hai sorriso. Posso fare una foto? Non ti ho mai visto sorridere prima.»

Il mio sorriso svanì all’istante: «No.»

«Ok, troverò il modo per farti sorridere ancora una volta.» 

Dopo aver finito di parlare, il cibo fu servito al nostro tavolo. «Mangia molto, in modo da avere energia per le tue lezioni pomeridiane.»

«Va bene.» risposi semplicemente e misi nel piatto il pollo fritto con la salsa, cercando di non guardare negli occhi la persona che avevo di fronte. Ma non riuscii a non alzare lo sguardo per vedere la sua espressione, con lui seduto comodamente con un gomito sul tavolo e con il mento appoggiato sul palmo della mano che mi guardava con un sorriso da ebete.

«Continua pure a mangiare, mio Signor fidanzato.» disse Tin con un tono normale, il che mi fece venire la pelle d’oca su tutto il corpo.

Quante volte devo essere chiamato così perché mi ci abitui?

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