EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 2 (M)

– Mark Masa –

“Sì.”

“Sì.” Continuammo a baciarci come prima ed anche se erano trascorsi parecchi minuti, P’Vee continuava a rifiutarsi di farmi entrare in bagno. Il suo braccio muscoloso proteso mi afferrò intorno alla vita, tenendomi vicino a lui. L’altra mano, che mi sosteneva il collo, scorreva con noncuranza tra i miei capelli. Riuscii soltanto ad afferrare la sua camicia con mani tremanti mentre, le gambe che inizialmente erano ben stabili, in quel momento si erano indebolite. 

Come poteva un bacio come quello non farmi sciogliere?

Non era tuttavia sufficiente. Mi staccai per un breve istante per poter respirare, ma dopo appena un paio di secondi, quella bella bocca era tornata a sfiorare la mia. Mi aveva fatto capire esattamente quello che stava provando, il motivo per cui si rifiutava di lasciarmi andare, il motivo per cui mi seguiva sempre da vicino, il motivo per cui non gli piaceva stare lontano da me. Ma non era solo P’Vee, volevo sapesse che anche da parte mia c’era il desiderio di non separarmi mai da lui.

Desideravo stare con lui tutto il giorno, dormire e abbracciarlo ogni notte. Non eravamo diversi. Non volevo allontanarmi perché avevo paura che mi sarebbe mancato, dato che un tempo ci eravamo separati ed avevamo sentito la mancanza l’uno dell’altro. Quindi sapevamo come ci si sentiva e quanto fosse terrificante quella sensazione.

“P… P’Vee.” spinsi via il suo petto e lui si allontanò leggermente, ma poi posizionò nuovamente il suo bel viso al lato del mio collo, baciandolo delicatamente e teneramente, proprio come gli avevo chiesto in passato.

“Voglio continuare a baciarti a lungo.” disse con voce ovattata vicino al mio orecchio, provocandomi un brivido lungo la schiena. La sua forza era notevole e colpiva ogni parte del mio corpo, soprattutto il mio cuore, che danzava in modo così potente da essere sicuramente percepito.

“Aspetta un attimo.” afferrai le sue mani per bloccarle prima che potesse infilarle nei miei pantaloni. Il mio attraente uomo mosse il viso per guardarmi con ferocia, prima di parlare.

“Perché?”

“Prima voglio farmi una doccia.” gli risposi sottovoce. Lui si allontanò, sospirando dolcemente.

“È proprio nel tuo stile.” La sua voce era cupa, ma anche se lo diceva così, la sua grossa mano mi tirava ancora il braccio per seguirlo.

La porta del bagno si spalancò quando P’Vee entrò trascinandomi con sé. Non lo fermai, lo seguii soltanto. Se gli avessi detto di fermarsi, lo avrebbe fatto e se gli avessi chiesto di andarsene, so che avrebbe fatto anche quello, ma non ero disposto a chiederglielo.

“Allora possiamo farci la doccia. Sono troppo pigro per far scorrere l’acqua per prepararmi un bagno.” Alla fine, mi trascinò sotto di essa.

La sua lunga mano si allungò verso il rubinetto per regolare la temperatura dell’acqua, prima di azionare la doccia e farla scorrere sul mio corpo. Chiusi gli occhi prima di scostare lentamente i capelli bagnati dal viso, per poi spostarmi poi alla ricerca di un posto dove poter respirare con il naso. Quando aprii gli occhi mi bloccai vedendo P’Vee completamente nudo.

“Phii…”

“Che c’è?”

“Doccia…” La voce mi sparì in gola perché fui costretto a inghiottire la mia saliva mentre P’Vee mi sorrise ampiamente e si avvicinò sempre di più.

“Faccio la doccia con te.”

“Eh”. Con voce profonda finì di parlare, prima che la sua bocca si abbassasse per unirsi di nuovo alla mia. Di rimando sollevai il viso per accogliere il suo provocante bacio, ignorando l’acqua che scorreva sopra di me, non badando più ai miei capelli bagnati. In quell’istante mi interessavano solo le dolci labbra di P’Vee e le sue dita sottili che ancora una volta si infilarono nei miei pantaloni. 

“Adesso dovrai toglierli visto che devi farti la doccia”. Le mie guance e il mio corpo scottavano, probabilmente perché l’acqua era eccessivamente calda o forse era a causa del rimbombo vicino all’orecchio.

Un gemito scivolò fuori dalla mia bocca, nonostante avessi cercato di fermarlo, ma non riuscii a trattenermi quando il dito di P’Vee sfiorò quella parte sotto i pantaloni.

“Sono difficili da togliere.”

“Phii…” continuava a prendermi in giro.

Le mie parole sembravano sempre svanire a causa della persona che mi stava di fronte e in quel momento non era diverso. Fu quando mi divorò che le mie parole si persero. Era troppo difficile quando lo faceva in quel modo, facendomi quasi sprofondare sul pavimento nello stesso momento dei miei pantaloni che, lentamente, si abbassarono per sistemarsi intorno alle caviglie prima che lui potesse prendermi con la bocca.

“Phii basta prima che…” La mia mano tentò di spingerlo via, ma cazzo, il mio bacino si mosse per raggiungere la sua bocca e inoltre neanche lui sembrava volersi allontanare dato che avvolse e strinse il braccio attorno al mio bacino.

Alla fine come sempre venni sconfitto da P’Vee. Volevo rifiutarlo, chiedergli l’opportunità almeno di prepararmi prima, ma quando si comportava in quel modo, mi sottomettevo a lui ogni volta.

“È bello?” Si staccò e mi guardò prima di chiedere. Annuii, mentre sostituiva la bocca con la sua grossa mano.

“Phii… uh…”

“Phii cosa? Quale Phii stai chiamando?”

“P’Vee… urgh P’Vee.” alla fine, chiamai il suo nome, il nome che chiamavo più spesso, il nome che volevo chiamare più di ogni altro.

“Sì… bacialo.” La sua grossa mano continuava a muoversi come prima, mentre le sue labbra morbide si arrampicavano sul ventre, baciando ovunque si trascinasse la sua bocca, facendo contrarre il mio corpo nei punti in cui baciava.

“Ah… Phii aspetta.” cercai di fermarlo sul momento, ma era ormai troppo tardi dato che non aveva intenzione di farlo, mentre la sua calda bocca si muoveva e succhiava i miei capezzoli. Il suo bel viso era inclinato e usava la lingua per accarezzarli e leccarli. Le sue dita sottili continuavano a muoversi in basso, a differenza di me che non sapevo dove mettere le mani, finché non le inserii tra i suoi capelli, afferrandogli le ciocche in risposta allo stato d’animo in cui mi trovavo. Sembrava però che P’Vee non ne fosse affatto felice.

“Parla”. mi ordinò con voce tenebrosa, mentre portava il suo bel viso allo stesso livello dei miei occhi. I suoi occhi erano così belli che non ebbi il coraggio di incrociarli e allora la sua grossa mano si fermò, per poi scorrere fino ad afferrarmi il mento, costringendomi a smettere di sfuggirgli.

“Dire cosa?” chiesi dolcemente.

“Come ti senti?” chiese P’Vee mentre, al contempo, premeva delicatamente con il pollice sul mio labbro inferiore. “Come ti senti?” La sua splendida voce mi parlava accanto all’orecchio, facendomi rabbrividire quando tirò fuori la punta della lingua bagnata per leccarlo dolcemente, facendomi aggrappare saldamente alle sue spalle.

“Eccitato”. risposi, appoggiando contemporaneamente il mio viso sulla sua spalla. “Phii, sono eccitato.”

“Sì, ti faccio eccitare.”

Mi allontanai quando lui annuì, prima che la sua mano, immobile, mi travolgesse tutto il corpo, stritolando dappertutto per poi spostarsi verso il mio sedere.

“Non è troppo sodo?” disse dolcemente, dopo averlo accarezzato a lungo.

Doveva essere sodo perché intendevo farlo diventare proprio così, volevo rinforzare i muscoli perché sapevo che gli piaceva afferrare e stringere, perciò volevo che quella parte di me fosse degna di lui. Gli piaceva anche mordere e baciare, perciò volevo essere completamente degno di lui perché non volevo o potesse fare con qualcun altro, volevo che si sentisse come se solo io potessi dargli totalmente tutto ciò di cui aveva bisogno.

Gemetti a lungo quando il suo sottile dito si inserì lentamente, ma era come se fosse troppo complicato da fare, così lo lasciò andare, prima di muovere la bocca per baciarmi ovunque fino a quando non mi sciolsi a causa della sua lingua calda. 

“Voglio farlo su tutto il tuo corpo.” disse prima di afferrarmi e girarmi lentamente. Ero molto più arrossato di prima e potevo notarlo attraverso il mio riflesso nello specchio.

I miei capelli erano molto più lunghi di prima e completamente scompigliati. I miei occhi sembravano umidi e inizialmente pensavo fosse per via della doccia, ma l’acqua aveva già smesso di scorrere, anche se non ero sicuro di quando fosse successo. Sulle mie spalle si trovava un bellissimo volto, l’altra persona era nascosta. Le braccia erano talmente contratte che si vedevano le vene, mentre le mani erano appoggiate sul bordo del lavandino. P’Vee stava lentamente scivolando giù dalla mia schiena. Le mie labbra tratteneva un gemito, mentre i fianchi si inarcavano verso l’esterno in attesa di ricevere da lui atti impuri.

“Uh… P’Vee…” Inizialmente chiamai il suo nome in silenzio, ma gradualmente divenne sempre più rumoroso. Avrei potuto parlare dolcemente, ma credevo avrebbe capito in cuor suo quello che cercavo di dirgli. Mi strinse i fianchi prima di alzarsi e appoggiare la testa sulla mia spalla.

“Che succede nong Mark?” chiese con la sua voce vicino al mio orecchio, prima di baciarmi dolcemente dietro il collo.

 “Io… Uh” mi fermai quando quella parte rigida premette contro il mio corpo in un modo che rese chiara la sua intenzione di farlo.

“Io cosa?”

“Sì, fallo.” risposi. P’Vee non aveva bisogno di costringermi a farlo, entrambi ci conoscevamo bene. Sapevamo di cosa avevamo bisogno l’uno per l’altro, cosa fare e come gestirlo. Sapevamo anche come consolarci a vicenda perché stavamo insieme da molto tempo e avevamo fatto troppo insieme per essere timidi o imbarazzati. Sorprendentemente, però, ogni volta, mi sentivo ancora timido e quando glielo chiedevo mi sentivo comunque a disagio.

“Non posso farlo.”

“Urgh!”

“Potresti fare una cosa per me, prima?” Il suo tono di voce era molto provocatorio, tanto da farmi venire voglia di registrarlo per poterlo ascoltare diverse volte, ma potei solo pensarci, perché in quel momento non avevo il tempo di muovermi per afferrare il telefono, tutto quello che potevo fare era girarmi e mettermi in ginocchio di fronte a lui. 

“Ah… accogliente.” disse mentre lo estraevo delicatamente, muovevo lentamente la bocca, usando la lingua come piaceva a lui, muovendola in modo tale da farlo gemere alla stessa maniera in cui lo facevo io.

Anche se risultava un po’ difficile, dato che si era gonfiato al massimo, io mi sentivo sempre bene quando lo facevo, soprattutto quando mi chiamava per nome, come in quel momento.

“Ah, Mark sì, Mark.” Lo avrei fatto fino a quando la mia bocca non avesse fatto male. Anche se mi fossi fatto male, sarei stato comunque in grado di continuare.

“Oh, sì, Mark.”

“Sono bravo?” mi allontanai per chiedere. Non mi rispose subito, il suo bel viso si spostava lentamente per guardarmi dall’alto, prima di allungare la mano e tirarmi su.

“Il migliore.”

Ci baciammo ancora. In realtà, P’Vee mi aveva trascinato in piedi per baciarmi. Un bacio intenso che raccontava i suoi sentimenti di quel momento. Non era diverso da me che stavo per esplodere a causa del nostro intenso calore.

“Vorrei dire la parola amore.” disse dopo che le nostre bocche si erano staccate l’una dall’altra.

“Non voglio.” dissi, avvolgendogli dolcemente il bacino.

“Perché non posso dirti che ti amo adesso?”

“Fallo capire invece di parlare così tanto.”

“La tua bocca è così abile che ho bisogno di baciarla.” disse prima di baciarla intensamente. Non dissi nulla a riguardo, mi spostai semplicemente a spingere con forza la bocca per dargli un bacio sulla spalla, proprio come faceva lui. Non era solo la bocca ad essere abile, tutto era perfetto.

“P’Vee smettila di giocare.” dissi con dolcezza. Le guance erano diventate più calde, esattamente come il mio cuore che, in quel momento, si era infiammato.

“Ancora non mi hai capito?” La sua dolce bocca mi parlava accanto all’orecchio, mentre spingeva il viso contro il mio collo.

“Ho già capito.”

“In questo caso, durerà tutta la notte.”

Riuscii solamente a gemere in risposta, dato che mi disse che non avrebbe aspettato che io lo rifiutassi, al punto che mi girò nuovamente verso il lavandino, così come prima, facendomi stabilire un contatto visivo con me stesso. Cercai di trattenere un altro gemito mentre lentamente spingeva un dito dentro di me.

“Se vuoi gemere, allora gemi.” disse prima di baciarmi dolcemente la spalla, salendo poi per su per il collo. Tutto quello che riuscivo a fare era continuare ad aggrapparmi saldamente al bordo del lavandino e cercare di rilassarmi mentre aggiungeva altre dita. Volevo urlare il suo nome, ma riuscivo soltanto a tenere la bocca aperta nel tentativo di respirare.

Lentamente spostò la mano e io ritrovai la voce mentre l’altra mano scivolava per soddisfarmi sul davanti.

“Chiama il mio nome a voce alta.” La sua forte voce familiare arrivò accanto al mio orecchio prima che lui ritirasse le dita.

“Ah… ” Chiusi le labbra con forza quando quella parte dura di P’Vee mi penetrò lentamente. Cercai di non contrarmi eccessivamente, ma era troppo difficile. Ci provò un paio di volte fino a quando, alla fine, entrò poco a poco dentro il mio corpo. Le mie mani afferrarono il bordo del lavandino, finché pensai che se non fossimo stati in bagno, e invece, nel letto, le lenzuola probabilmente si sarebbero strappate completamente. Le nostre bocche si incontrarono quando voltai parte del viso indietro, sebbene non avessi intenzione di alzare lo sguardo, avevo bisogno di prendere un po’ d’aria, così girai la testa di nuovo verso lo specchio, ma appena lo feci fui accolto dal riflesso di una persona arrossata e piegata come un gambero. Dietro di lui, c’era un bellissimo ragazzo il cui volto era quello di sempre, non riuscivo a spiegarlo, ma forse stava cercando di non essere diverso. Mi osservava attraverso lo specchio, dopo essersi spinto dentro, prima di far scivolare le mani fino alle mie labbra e ribadire la sua richiesta riguardo a quella cosa che voleva dirmi.

Che razza di pazzia era quella? Avevo ancora difficoltà a respirare.

“Mark, acconsenti?” Dovevo proprio dargli il mio consenso su questo aspetto?

“Mi fa male…” dissi cercando di allontanarmi; ma la mia forza non poteva competere con le grandi mani che mi afferravano la vita, tenendomi in posizione ancor prima di muoversi.

“P’Vee… Phii.”

“Sì, Mark.” Inconsapevolmente mi morsi il labbro quando cominciò a muoversi ancora più velocemente.

“P’Vee, rallenta.” Chi aveva detto che sarebbe stato gentile?

“Mi hai provocato.” Avrei voluto sospirare profondamente, ma potevo solo pensarlo poiché tutto quello che riuscivo a fare era gemere e gridare il suo nome. Quale provocazione? Quando lo avevo provocato? Aveva tutto questo potere su di me, eppure mi rimproverava ogni volta di averlo provocato. Mi faceva sentire così infuocato, toccando il mio corpo in un modo che mi faceva venire voglia di sciogliermi, come potevo controllarlo?

“P’Vee.” 

Si avvicinò per baciarmi, così feci una leggera torsione del corpo per baciarlo a sua volta. Ci baciavamo l’un l’altro per dirci la stessa cosa che mi aveva chiesto. Le nostre labbra continuavano a muoversi l’una contro l’altra, dicendo che mi amava. Anche se non si esprimeva a parole e le sue intenzioni non erano dolci, riuscivo però a sentirne la dolcezza. Il ritmo non era gentile, rendeva il mio corpo debole, e attraverso il nostro respiro caldo mi riscaldava il cuore facendomi sciogliere.

P’Vee si staccò per permettermi di respirare liberandomi, così da potermi voltare e concentrarmi sul nostro riflesso nello specchio. Non riuscivo a guardare il mio a lungo, quindi mi focalizzai su P’Vee, lo guardavo gemere, con gli occhi socchiusi, senza distogliere mai lo sguardo da lui.

“Delicatamente.” dissi.

“È più delicato di quanto non sia.” Bugie. Avrei voluto rispondergli, ma non riuscii a farlo.

“P’Vee…”

I miei gemiti si alternavano al suono dei baci di P’Vee, che non era diverso dal suono della nostra pelle che si scontrava senza sosta. Non ricordo da quanto tempo lo stavamo facendo, ma le mie gambe a malapena si reggevano in piedi e, se non avesse sorretto il mio bacino, probabilmente sarei caduto a terra sul pavimento del bagno. Sicuramente sulla mia schiena resteranno dei segni rossi, anche se lo avevo supplicato di non farlo.

Continuava a masturbami anche dopo essere entrato dentro, alzai la testa cercando il contatto visivo con la persona dietro di me, prima di rilasciare il mio liquido bianco nella sua mano. Si mosse nuovamente, uscendo, prima di rientrare dolcemente, spingendo il mio bacino per andargli incontro lentamente, come per ribadire ciò che voleva dirmi stasera.

“Sì. Mark, io ti…”

Tornai a gemere quando sentii il calore di P’Vee liberarsi dentro di me. Il mio viso cadde sul bordo del lavandino mentre lui continuava a muoversi. L’altra mano, ancora attaccata al mio bacino, continuava a spingermi lentamente all’indietro per andare incontro ai suoi stessi movimenti. Avrebbe dovuto farmi spostare perché stavo per morire in questo punto. Morirei con la forza lenta ma costante di P’Vee.

“… ti amo.”

“Lo so.” risposi con voce quasi del tutto assente. Voltandomi verso di lui, trovai P’Vee aggrappato alle sue spalle. Non ero una persona debole. Tutti sapevano quanto fossi forte, ma P’Vee lo era ancora di più. La persona che mi stava di fronte lo era molto più di me e io mi trasformavo sempre in un debole non appena mi trovavo accanto a lui. Ero completamente sfinito subito dopo che lui si era messo davanti a me, offrendomi la possibilità di aggrapparmi a lui.

“Non hai intenzione di rispondere?” Mi chiese con voce profonda vicino all’orecchio, mentre il suo potente braccio si posizionava intorno alla vita per aiutarmi a stare in piedi.

“Ugh tesoro. Ti amo.” dissi appena iniziò a strizzarmi ripetutamente il sedere. Si mise a ridere allegramente prima di togliere la mano.

“Tra un attimo potrai tornare a fare la doccia con me.”

“Basta così.” Mi baciò di nuovo la bocca, il modo perfetto per impedirmi del tutto di rifiutare.

Mi trascinò nuovamente sotto la doccia. Estese il braccio allungandosi per aprire l’acqua, lasciando che si riversasse su di noi nello stesso momento. Continuammo a baciarci sotto il getto. L’acqua era calda, mi faceva sentire rigenerato. Nonostante fossimo ancora nudi, i nostri vestiti gettati per terra, sentivo ancora tutto il calore del mio corpo. P’Vee premette nuovamente le labbra contro le mie, tornando lentamente a baciarmi, prima di concedermi di respirare per poi tornare a farlo subito dopo.

“Hai già recuperato le forze?” si spostò per chiedere.

“Basta così. Domani devo alzarmi presto.” gli risposi. Sebbene avessi recuperato le energie, non potevo accettare di permettergli di smontarmi di nuovo l’anima.

“Ci stiamo solo facendo una doccia.” disse prima di versarsi del bagnoschiuma sulla mano.

“Phii…” Cominciai a tremare quando le sue mani iniziarono a scivolare su di me, a toccarmi e ad accarezzarmi fino a quando non mormorai il suo nome senza sosta. Diceva che stavamo solo facendo una doccia, almeno così aveva detto la sua bocca, ma i suoi gesti, il modo in cui mi toccava, non si poteva definire solo una doccia.

“Sì. Così sexy.” disse mentre faceva scorrere la mano sulla mia clavicola, prima di proseguire sul mio collo. Alzai la testa mentre avanzava con la mano, fermandosi sul mento.

“Phii, non è abbastanza?” gli domandai perché mi accorsi di quella cosa che sporgeva da tra le sue gambe.

“È veramente abbastanza?”

Le sue dita sottili scivolarono verso il basso, strisciando sul mio corpo fino alla zona eretta che non era diversa dalla sua. Mi mordicchiai il labbro prima di liberare un gemito silenzioso.

“Come vuoi tu”. disse poco prima di spostarsi e di allontanarmi per potermi lavare. In seguito, prese una salviettina per il viso e dell’altro gel doccia e, una volta lavato a sufficienza, si allungò per chiudere l’acqua. Il rumore dell’acqua che toccava il suolo si era fermato, ma il suono del mio cuore non aveva ancora smesso. Più a lungo il getto della doccia era chiuso, più il fresco dell’aria intorno a me colpiva il mio corpo, più aumentava il senso di benessere.

“P’Vee…” Le mie gambe si avvicinarono a lui, la mano si allungò per afferrargli il braccio. I suoi occhi si sollevarono per guardarmi quando chiamai il suo nome.

“Cosa c’è?”

“È davvero una mia decisione?” chiesi.

“Decisamente.” rispose. Dicendolo in quel modo, mi avvicinai per sussurrargli all’orecchio.

“Riesci ad andare più in profondità nel letto?”

“Ci riesco sempre.”

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