TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 8

Dopo cena, avevano in programma di tornare subito a casa perché Ton voleva riposare. Tuttavia, Nai lo aveva invitato a giocare a calcio nel campo del campus. Dato che Ton non giocava a calcio da molto tempo aveva colto al volo quell’occasione per accompagnarlo.

Chon aveva visto Ton giocare a basket, ma non lo aveva mai visto giocare a calcio.

Alla fine Ton guidò l’auto fino al campo più vicino, ma nemmeno sceso dall’auto aveva notato una luce nel cortile che lo aveva abbagliato.

«Chon… puoi portami i calzini sotto il sedile?»

«Sono puliti?»

«Non li ho usati, sono ancora puliti. Non ne ho un paio di ricambio come Nai. Perché Ai è una persona molto pulita.»

«Il tuo amico è così carino. Mi piace quando Ai parla con Nai… A proposito, quanto ancora devo chinarmi per trovare i calzini?» chiese Chon.

«Prova a guardare più a fondo, li troverai.»

«La tua macchina è come un buco nero, ma penso di averli trovati.» Chon afferrò qualcosa di morbido, forse due calzini, quindi si sollevò rapidamente notando Ton chinarsi con un grande sorriso stampato sul suo viso affilato che era molto vicino al suo, ma Ton non si scostò. Al momento i due erano abbastanza vicini da sentire il caldo respiro l’uno dell’altro.

«Ton…» Chonlatee alzò la mano e spinse il petto di Ton quando vide che erano troppo vicini. Il viso di Ton era vicino al punto che il suo lungo naso toccò gli occhiali di Chon facendoli appannare.

«Hai sempre scarpe e calzini buttati così in macchina?»

Spostò delicatamente la schiena verso il sedile dell’auto mentre il suo cuore, dal lato sinistro del petto, stava ancora battendo molto velocemente. Con quelle emozioni imbarazzanti Chon non sapeva cosa fare, poteva solo abbassare gli occhiali dal viso e asciugarsi con l’orlo della camicia.

L’atmosfera in macchina era diversa dal solito, si era creato un certo imbarazzo quando si parlavano e si guardavano.

«Il mio amico ha aspettato a lungo. Esci dalla macchina.» decretò Ton distruggendo quella strana atmosfera.

Chon non sapeva giocare a calcio, quindi poteva solo guardarli da bordo campo. L’unica cosa che rese meno noioso sedersi in mezzo al pubblico era guardare Ton correre in campo.

Chon era ipnotizzato e innamorato dell’ancora sul suo petto, non poteva evitarlo.

«Perché ti piace così tanto?»

Chon fu sorpreso quando qualcosa di freddo gli toccò il collo e lo costrinse ad abbandonare i suoi pensieri. Si voltò e trovò la lattina nella mano di Ai che aspettava di essere presa.

«Nong.»

«P’Ai. Per favore siediti.»

«Non giochi a calcio?»

«No, fa troppo caldo.»

«Riesci ad aprirla? Se non puoi, la apro per te.»

Chon alzò le sopracciglia confuso quando sentì quello che aveva detto Ai, ma quando vide quel paio di bellissimi occhi fissare la lattina di soda, capì e iniziò ad aprirla.

«Chon, ti piace Ton, non è vero?»

«Sì…» Non poteva davvero negarlo.

«Ho osservato i tuoi occhi ogni volta che lo guardi, non credo ci sia nulla di sbagliato.» Ai sollevò la lattina di birra che aveva in mano per bere. Il pomo di Adamo di Ai si muoveva su e giù, sembrando molto seducente.

Chon sapeva però, che chiunque sarebbe caduto vittima del suo fascino non sarebbe riuscito mai a ottenerlo. Gli occhi della persona che era appena arrivata e si era seduta accanto a lui non avrebbero né guardato né si sarebbero preoccupati delle altre persone; i suoi occhi vedevano solo qualcuno che era in mezzo al campo. Sollevando un angolo della bocca sorrise leggermente. Ogni volta che vedeva Nai cadere, sorrideva sempre.

«È così palese?»

«Sì. Se ti piace fai un tentativo, perché è una cosa difficile da nascondere.»

«Non è così facile. Ton ancora non sa che mi piacciono gli uomini.» Rise sommessamente anche se i suoi occhi erano fissi sull’uomo alto nel campo.

«Perché è un idiota.»

«P’Ai…»

«Perché?»

«Quando hai detto quelle cose, al ristorante, cosa intendevi esattamente?»

Ai volse lo sguardo su Ton prima di rispondere alla domanda.

«Prima prova a stuzzicare Ton. Solo allora te lo dirò.»

«Oh, se la metti così non lo saprò mai, perché Ton non sembra preoccuparsi minimamente di me in quel senso.»

Chonlatee brontolò sottovoce. Pian piano stava iniziando a essere più coraggioso nel parlare con Ai e quella persona sorrise quando lui disse che Ton non si curava affatto di lui in quanto lo vedeva solo come un fratello minore.

«Chon, sei sicuro che Ton ti veda solo come un fratello minore?»

«Beh, mi ha sempre visto solo come un fratellino. Quando Ton è tornato a casa mia ho avuto la possibilità di avvicinarmi a lui. Gli sono stato vicino e l’ho accompagnato in giro quando aveva il cuore spezzato.»

«Vuoi davvero sapere se Ton ti vede solo come un fratellino o no?»

«Ovviamente.» rispose Chon con sicurezza prima di vedere il debole sorriso sul bel viso della persona seduta accanto a lui, con l’angolo della bocca leggermente rialzato, gli sembrò molto astuto.

«Mi dispiace, ma voglio solo assicurarmi se sia vero o meno.»

Chonlatee si bloccò quando vide Ai avvicinarsi a lui. Vide in quei bellissimi occhi qualcosa di diabolico prima che le sue dita sottili sfiorassero leggermente la guancia di Chon e con voce bassa e rauca iniziò a contare i numeri in inglese.

«One… two… three…»

«Ai! Dammi l’acqua.» Ton corse veloce da loro e gridò forte anche se era ancora lontano.

«Non l’ho comprata per te. L’ho comprata solo per Nai e Chon.»

«Anch’io sono tuo amico, dannazione!»

«Eh?»

Ai rise a bassa voce e lentamente allontanò leggermente il suo corpo da Chon. Si poteva accertare che non si trattasse di molestie sessuali o altro. Era chiaro che ogni cosa fatta da Ai non era compiuta con l’intento di flirtare con il ragazzo più piccolo, ma con quello di vedere se Tonhon ne fosse infastidito o meno.

«Ton hai sete? Puoi prendere la mia. Non sono assetato.» A Chonlatee non importava della bevanda analcolica, ma Ton si limitò a scuotere la testa e rifiutò.

«Ton non torni a giocare?»

«Sono stanco e non mi sento bene neanche oggi.»

«Allora, torna a casa.»

«Allora tu vai al parco giochi con Nai. Mi cambierò i vestiti e porterò a casa Chon!» ringhiò Ton mentre rubava la soda che aveva in mano prima che finisse nello stomaco di Ai, che rise prima di chinarsi per sussurrare all’orecchio di Chon: «Credi in te stesso.»

«Che cosa?»

«Sbrigati, Chonlatee!» gridò Tonhon.

«Sì Ton.» Ton lo afferrò e gli tenne la mano, lo esortò trascinandolo ad allontanarsi immediatamente da Ai per andare con lui.

Una strana tensione crebbe tra loro quando salirono in auto fino a quando raggiunsero il dormitorio ed entrarono nella loro stanza. Chonlatee osservò attentamente Ton, tanto che le sue sopracciglia erano così strette che quasi si toccavano.

Il filo rosa di un asciugacapelli ondulava di fronte alla persona seduta sul divano fuori in terrazzo mentre guardava il suo cellulare.

«Ton potresti procurarmi una presa per l’asciugacapelli?»

Ton si alzò e andò incontro Chon, si sedette a terra appoggiando le spalle al divano.

«Ton cosa c’è che non va?»

Ton tirò fuori il cellulare mentre Chonlatee si chinava per guardare lo schermo del cellulare del suo Phi.

«No, questo è un segreto.»

Chon stava diventando sempre più curioso e voleva chiedergli di cosa si trattasse. Alzò la testa per guardare il cellulare, ma le lunghe braccia di Ton si alzarono e alla fine si arrese quando vide che Ton non aveva intenzione di condividere quel segreto con lui. «Ok, se non vuoi parlare non farlo.»

«Di cosa stavi parlando con Ai?»

«Cose in generale… un po’ di tutto. Qualcosa non va?»

Chon prese posto sul divano, proprio accanto a Ton, cercando di spostarsi verso di lui in modo che i loro corpi si toccassero. La cosa sorprendente era che Ton non solo non si era allontanato, ma non lo aveva nemmeno respinto.

«Ti sta prendendo in giro?»

«Prendere in giro… me?» Chon indicò se stesso. Prima che potesse ricamarci troppo sopra, la spiegazione di Ton per quella domanda gli fece capire meglio di cosa stesse parlando.

«Sono molto possessivo. Non mi piace che le persone che mi sono vicine, vengano avvicinate da altri. Ai è il ragazzo del mio migliore amico Nai, quindi non dovresti stargli troppo vicino. Non pensare nemmeno di vederlo o approcciarlo. Anche se è molto bello, non ti lascerò avvicinare a lui. A meno che non si tratti solo di amicizia.» spiegò Ton voltandosi per prendere l’asciugacapelli lasciato prima sul tavolo.

«Vieni qui, ti asciugo i capelli.»

«Come mai sei tanto bravo oggi? Che ne dici se anche io dopo ti asciugassi i capelli, eh?»

«Ti ho detto che mi prenderò cura di te, quindi devo farlo per bene o ci saranno altre persone che proveranno a fare le cose molto meglio di me.»

«Io non sono bravo con nessuno tranne che con te.»

Una volta pronunciata quella frase Chon barcollò di lato verso l’imponente ragazzo allungando le gambe mentre Ton continuava a tirarlo a sé con forza. Chon cercò di stabilizzarsi in una posizione comoda mentre Ton continuava ad asciugargli i capelli. Nella stanza era udibile il solo suono dell’asciugacapelli e quando l’aria calda iniziò a riscaldare la testa di Chonlatee lui ringraziò mentalmente gli dei per il rumore dell’asciugacapelli che era in grado di coprire quello del suo battito cardiaco.

«Sono così felice di averti potuto conoscere Chon.»

«Ehm… anch’io.» Di nascosto guardò la punta del mento e la mascella dell’uomo che sembrava molto concentrato ad asciugargli i capelli, provando una sensazione inspiegabile. Anche se l’atteggiamento di Ton lo confondeva, Chon ammetteva di provare sensazioni molto felici e confortevoli.

«Dal tuo viso sembri molto soddisfatto.»

«Sì, perché il piccolo Ton fa davvero un buon lavoro.» In effetti, in quel momento Chon non voleva pensare affatto allo stato della loro relazione; il solo trascorrere così tanti momenti importanti insieme gli bastava a far battere forte il suo piccolo cuore.

*********

Circa una settimana prima dell’inizio dei corsi Chonlatee avrebbe dovuto partecipare all’accoglienza per i nuovi studenti. Quella era un’attività per nulla impegnativa, bastava sedersi in una stanza fresca e climatizzata ad ascoltare le varie regole interne e poi presentarsi a nuovi compagni di corso.

Chon considerava quell’attività un po’ noiosa dato che per la maggior parte riguardava solo i regolamenti. Adattarsi a un nuovo ambiente non era difficile per Chonlatee. Fin dal liceo era stato una persona attiva, quindi era sempre stato circondato da senior, junior e amici. Anche se le cose stavano così, grazie al suo bel viso, in passato gli era capitato di essere vittima di attacchi di bullismo da parte dei senior o di alcuni compagni di scuola gelosi di lui.

La maggior parte degli amici di Chon erano ragazze più che ragazzi. Tra loro, solo un’amica chiese solamente di poter avere il suo contatto o numero di telefono e per passare direttamente alla domanda: «Chon, hai un’amante?»

«Chi ha osato farti questa domanda?» Una ragazza minuta, senza trucco, con i capelli lunghi lo salutò non appena arrivata. Quella persona era Dada, mentre quella con i capelli corti che sedeva in silenzio accanto a lei, era Jean.

Dada e Jean erano amiche fin dai tempi del liceo. Chon le conosceva per via delle loro precedenti attività studentesche e allora erano sempre stati amici.

Ecco… ci siamo… 

«Phi…» gridò Chon.

«Chon hai un fratello maggiore? Non hai detto che eri figlio unico?»

«Si certo. Ton era il vicino di casa e ora viviamo nello stesso dormitorio. Lui si prenderà cura di me ora che sono qui.»

«Siente nella stessa facoltà?»

«No, Ton si sta laureando in ingegneria aerospaziale.»

«Oh! Provenie da una famiglia ricca. Le tasse scolastiche sono elevate quindi non è strano che abbia scelto Ingegneria o Medicina.»

«Hey! Studiare management non va bene? In fondo alcuni ragazzi ricchi sono anche stupidi.»

Chonlatee aggrottò la fronte a quella frase; anche lui era ricco… solo non si metteva in mostra. Chonlatee conosceva bene la sua situazione finanziaria e sapeva che avrebbe dovuto dedicare del tempo a imparare come meglio gestire l’attività che sua madre aveva intenzione di ampliare in futuro.

«Sì, è una facoltà abbastanza buona, ma ci sono pochissime persone nel dipartimento e la maggior parte di loro proviene da famiglie benestanti.»

«Chon se vai a trovare il tuo amico nella sua facoltà faccelo sapere. Vogliamo venire anche noi lì per vedere dei ragazzi belli e intelligenti. Mi piacciono le persone intelligenti.» Jean sorrise mentre lo diceva.

«Allora qual è il suo nome? Forse lo conosco.»

«Tonhon.»

«È nello stesso gruppo di Nai? Quello con una faccia fredda e feroce?»

«Conosci Ton e Nai?» Chon smise di prestare attenzione ai passanti e rivolse la sua attenzione a Jean, quando vide che anche questa persona sembrava conoscere Ton.

«Chi non conosce Nai? Quasi ogni giorno sulla pagina “cute boy” c’è una sua foto. È la persona che ha il sorriso più luminoso del mondo. Ultimamente però, le ragazze del suo fan club stanno impazzendo perché ha un ragazzo molto bello. Guardando bene Ai, manterrai sicuramente la bocca chiusa, contemplando la loro perfetta unione senza essere in grado di obiettare.» Jean si fece vento con la mano per prendere più aria, respirò profondamente e continuò. «Quindi il tuo amico è l’amico di Nai, giusto? Con muscoli così tonici, i piercing come orecchini, gli occhi acuti e anche i tatuaggi deve essere proprio un ragazzaccio.»

«Beh… ha tutto, ma per quanto riguarda le fidanzate, tutto quello che so è che è uscito con una sola persona, anche se si sono lasciati. Quindi non penso che sia poi un così cattivo ragazzo.»

«Quindi è quel tipo di ragazzo. Ehi Chon, se abbiamo i compiti possiamo farli in camera tua?»

«No, non sognare tesoro.» le rispose Chonlatee, preparandosi e mettendosi la borsa in spalla prima di entrare nella sala riunioni, ma la sua avanzata venne interrotta perché il suo braccio era stato trattenuto da qualcosa.

«Perché c’è qualcosa di possessivo nei tuoi occhi? Non dirmi che sei il suo amante!»

«La tua faccia sta arrossendo! O mamma! Deve essere vero.»

«No, non è così. A Ton piacciono le ragazze. Non importa e comunque ora smettila di parlare e sbrigatevi o verremo sgridati più tardi.» Chon afferrò velocemente il polso di Jean e la tirò in piedi mentre Dada, che era accanto a lui, non disse nulla ma li seguì.

L’incontro quel giorno si rivelò molto più noioso del solito e in più il giorno seguente sarebbe stato il primo giorno di corso del semestre. Tutte le matricole del primo anno avevano la propria targhetta e i senior si preparavano a votare per la Luna e la Stella del campus.

Chon non era qualcuno particolarmente interessato a quel genere di cose, ma quando vide che tutti erano eccitati dalla cosa, non poté fare a meno di esserlo anche lui.

«Perché hai un cuore nella tua targhetta? Chi l’ha scritta per te?»

«Non lo so, non ti piace? Non ne hai uno anche tu?» Chon lesse la targhetta di Jean, poi quella di Dada e degli altri studenti che erano di fronte a lui e solo allora si rese conto che non c’era nessun cuore alla fine del loro nome.

«Hai già un fanclub?»

«Che cosa?» chiese Chon.

«Attenzione a tutti, se avete già un cartello, per favore usatelo durante l’attività.» La voce di uno dei senior dal palco scostò l’attenzione di Chonlatee dalla targhetta con il nome avvolta intorno al collo.

«Oggi voteremo per le lune e le stelle della nostra Facoltà. Verrà selezionato chi avrà ottenuto il maggior numero di voti. Loro saranno sicuramente felici perché invieremo le lune e le stelle del secondo anno per aiutarvi. La nostra stella della Facoltà l’anno scorso è P’Kanliew mentre il bell’uomo in piedi accanto a lei è P’Nueng la Luna dell’anno precedente.»

Chonlatee guardò le persone che erano state presentate come Stella e Luna della facoltà, ma il suo sguardo si posò sulla luna dell’anno precedente che lo stava fissando dal palco.

«Chon, P’Nueng è fantastico. Lo vedo spesso in molte pagine. È molto bello, ha un corpo perfetto.»

«Ehm…» Chonlatee girò la testa in risposta. Neung era bello, ma a lui non piacevano i bei ragazzi che sembrano arroganti o viziati. Gli erano sempre piaciuti i ragazzi che sembrano maturi come Ton, ragazzacci come Ton, premurosi come Ton… gli era sempre piaciuto solo Ton. Ecco tutto.

«So che non sei interessato a partecipare alle votazioni, ma Chon è così carino! Devi avere molte persone che provano ad avvicinarti, giusto?»

«No!» gridò a Jean e a Dada. Ma in quel momento Kanliew si avvicinò e fissò Dada per un po’, poi le disse di alzarsi e camminare in avanti, insieme alle altre belle ragazze che erano state selezionate.

Chon era curioso di sapere se avrebbe avuto una stella della facoltà per amica.

L’audizione delle lune e delle stelle durò per quasi mezz’ora e alla fine, Dada tornò alla sua sedia iniziando a prendere in giro Jean dicendo che avrebbe perso visto che la sua voce era troppo bassa, ma Dada non era affatto preoccupata. Sorrideva ampiamente, il suo viso non era triste come quando venne chiamata a salire sul palco.

«Va bene adesso fate silenzio. Ora annuncerò i risultati delle elezioni. Per prima cosa, selezioneremo i partecipanti per la Most Vote Person. La nostra facoltà negli ultimi anni non ha mai ottenuto questa posizione. Ma quest’anno, sono molto fiducioso.» disse il senior ad alta voce. 

Se Chon non si era sbagliato quel senior stava guardando proprio lui.

«Penso che ti stia guardando!» enfatizzò di nuovo Jean.

«Pregate che sia quello che pensiamo…»

«Nong Chonlatee! Anche se non ti sei iscritto alle votazioni poiché sei stato eletto, devi salire sul palco e presentarti anche da qui.»

Chiedendoglielo in pubblico in quel modo, quel senior non diede modo a Chon di rifiutarsi di salire sul palco.

«Beh… qualcuno ha qualcosa da ridire?» Il senior domandò austero all’intera platea di matricole. La grande stanza intorno a lui divenne silenziosa, solo grazie alla pressione di quello sguardo, Chon si alzò immediatamente e prese a eseguire gli ordini.

Sospirò, non potendo fare altro Chon si fece avanti verso il palco. Mentre camminava, vide Neung sorridergli sempre.

Da quel solo sguardo Chon capì che Neung era attratto da lui e che voleva una relazione.

In qualche modo, aveva imparato a scorgere le persone che avevano il suo stesso orientamento sessuale.

Anche se da quando era entrato al college aveva fatto del suo meglio per “sembrare normale”, alla fine la vita di Chonlatee non era riuscita a sfuggire a quel tipo di caos.

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