TONHON CHONLATEE – CAPITOLO 7

Il paesaggio con alte montagne, alberi e il tratto infinito di spiaggia scomparve improvvisamente dalla sua vista trasformandosi in un complesso di edifici a più piani. Chonlatee era seduto in macchina ad ascoltare musica, bloccato nel traffico sotto il sole cocente del pomeriggio che filtrava attraverso il tetto apribile dell’auto di famiglia usata dalla madre. Sua madre infatti, si era offerta di accompagnarlo perché era preoccupata di lasciare andare Chon da solo. Tutte le cose necessarie erano ben imballate nel portabagagli, ma dato che Chon avrebbe condiviso la stanza con Ton, la truppa Sanrio* venne lasciata a casa.

*[N/T: Le Figure del protagonista e dei vari personaggi che hanno in proprietà, come l’anime My Melody o Hello Kitty]

Chonlatee aveva deciso di prendere la propria auto. Aveva sentito Ton, che si era offerto volontario e aveva accompagnato Chon la prima volta nella grande città. Ton aveva spiegato a Chonlatee che aveva intenzione di guidare nella capitale che doveva prima prendere familiarità con il traffico delle strade della capitale perché guidare in una metropoli non era come guidare in altre province del paese, dove il numero dei veicoli era relativamente basso. La cosa a cui Chon doveva abituarsi era prestare attenzione al ronzio delle moto negli ingorghi, e guardare sempre nello specchietto retrovisore per evitare uno scontro con un ciclomotore.

Una volta arrivato all’appartamento, non aveva potuto fare a meno di guardarsi intorno; mai avrebbe immaginato di vivere, un giorno, in quel tipo di ambiente. Per coloro che non avevano mai vissuto lontano dalla madre, all’inizio avrebbero potuto sentirsi un po’ strani ed ansiosi.

Non appena scese dall’auto, Chon unì le mani per salutare con rispetto una donna di mezza età molto bella in piedi accanto a Ton. Era la zia Tai, la madre di Tonhon.

L’appartamento si trovava non molto lontano dall’università, era un edificio a più piani con un ascensore per un facile accesso a ogni livello e con un buon sistema di sicurezza. Inoltre, vi era anche un 7/11* proprio accanto all’edificio; Chon di sicuro non avrebbe patito la fame.

*[N/T: è una nota catena di supermercati asiatici che vende pasti pronti h24.]

Zia Tai diede un colpetto alla spalla di Ton, per esortare la figura alta a camminare verso il bagagliaio aperto e parlò prima di sentire Ton gemere per essere stato pizzicato dalla madre.

«Aiuta tuo fratello, fallo sentire più a suo agio. Prenditi cura di lui e per favore cerca di sorridere.»

«Oh, va tutto bene zia. Ho portato solo poche cose.»

Zia Tai non rispose ma dalla sua espressione appariva contrariata. Chon non sapeva come comportarsi.

«Non discutere o Mae mi colpirà ancora.» Intervenne Ton.

«Eh?»

Chon si appoggiò al davanti della macchina e divenne un ragazzo tranquillo. Ton gli lanciò un’occhiataccia e prese la sua valigia, che tirò fuori dal bagagliaio con una mano, poi si portò lo zaino sulle spalle e prese qualche altro oggetto. Chon invece, entrò nell’edificio con solo pochi piccoli oggetti e con i vestiti che erano stati ben stirati. In un solo viaggio Ton era riuscito a portare molta più roba della governante, la quale impiegò due viaggi per portare tutto in casa.

«Ricordo di aver sentito che qualcuno mi avrebbe portato a cena fuori dopo avermi aiutato con il trasloco.»

«Sì, ti porterò nel posto in cui andavo a mangiare.»

«Um.»

Il silenzio cadde tra loro anche dopo esser entrati nell’ascensore. Mentre le due porte dell’ascensore si chiudevano Chon potè sentire in lontananza le voci di sua madre e della zia Tai, che parlavano della nuova collezione di borse rilasciata uno o due giorni prima, ma una volta rimasti soli qualcos’altro catturò il suo interesse. Quel debole odore di tabacco mescolato al profumo di Ton aveva invaso la sua mente.

Quando l’ascensore si fermò al 5° piano e le porte si aprirono, il proprietario della camera fece strada. Il corridoio del dormitorio era abbastanza largo, quindi non era difficile portare le sue cose.

Il numero della stanza in cui erano andati era 505 e dopo aver aspettato che Ton toccasse il pulsante per aprire la porta, Chonlatee entrò nella camera e sotto indicazione di Ton mise tutte le sue cose in un angolo.

«Ho chiesto un altro badge, domani ne riceverai uno.»

«Ehm, la stanza è molto spaziosa.»

«All’improvviso, è diventata angusta. In realtà, mia madre più volte mi ha chiesto se volevo cambiare questo letto con due separati. Le ho detto che potevo dormire tranquillamente con te, dato che a Ban Suan abbiamo dormito nello stesso letto.» Ton si soffermò a guardare la porta della stanza ancora chiusa, poi continuò: «Ma se vuoi dormire in letti separati, nessun problema.»

«Non c’è bisogno di fare altro. Non voglio arrecarti ulteriore disturbo. Già così temo che per te io sia un fastidio, Ton.»

A sentire quelle parole la zia Tai si arrabbiò. Chonlatee le sorrise, la conosceva abbastanza dato che lei andava spesso a casa sua e più volte era rimasta lì per qualche giorno. Poi Chon guardò Ton di traverso.

«Di che cosa hai paura? Io ti voglio bene come a un figlio! Quindi se Ton ha osato farti qualcosa, puoi dirlo. La zia si prenderà sicuramente cura di te.»

«Mamma! Non l’ho mai infastidito!»

«Non provarci nemmeno!»

«Sì zietta, Ton ha ragione, non mi ha mai infastidito.» Chon confermò le parole confuse di Ton e guardò con la coda dell’occhio sua madre e la zia Tai che si sorridevano a vicenda.

«Sembrano andare d’accordo. Andiamo Tai, sono sicura che si amano già. Cercate di andare d’accordo e vivere bene insieme. Ton, zia lascia a te Chon. Se fa qualcosa di sbagliato… fuori, sentiti libero di ammonirlo e dirlo alla zia.»

«Certo, zia.» 

«Allora, io vado. Se vuoi tornare a casa chiama pure l’autista e fatti venire a prendere.» Sua madre prese Chon tra le braccia, gli accarezzò delicatamente la testa e poi gli diede una pacca sulla schiena per alcuni istanti prima di lasciarlo andare.

«Quando arrivi a casa, non dimenticare di chiamarmi.» Chonlatee sentì il cuore stringersi e rimase lì fissandola per un momento. Sua madre annuì leggermente e andò via. Era come rivivere il primo giorno d’asilo ed essere abbandonato là dalla madre; ma poiché Ton era lì, Chon nascose le sue debolezze facendo del suo meglio per non piangere.

«Hai bisogno di comprare qualcos’altro? C’è un grande magazzino nelle vicinanze, ti porto a dare un’occhiata.»

«Va bene, posso occuparmene io stesso. Se manca qualcosa, te lo dirò.»  

Chon guardò la porta ben chiusa e iniziò a rivolgere la sua attenzione all’uomo alto che stava incrociando le braccia, fissando la sua valigia. Stava per dire che poteva fare da solo, ma Ton portò la grande valigia in camera da letto.

«C’è un armadio in camera, un bagno, una cucina e una sala da pranzo, sono tutte dotate di servizi abbastanza completi. Di solito uso il tavolo da pranzo per studiare e leggere, perché il mio tavolo da studio lo uso per la console di gioco. Vai pure in camera e da un’occhiata.»

«Ton stai davvero investendo parecchio in questo gioco.» Chonlatee parlò mentre frugava, come una scimmia curiosa nella camera da letto. La stanza era dotata di un condizionatore, già acceso e in un angolo vi era un tavolo con sopra un computer da 25 pollici e un set di Gaming Gear con una grande sedia, tutto era dedicato ai giochi. Chon avvertì uno strano presentimento, in breve quel posto sarebbe divenuto un pessimo investimento.

[N/T: Gaming Gear è un’attrezzatura aggiuntiva per i giochi professionali. Questa attrezzatura include una tastiera, un mouse, una cuffia, un tappetino per il mouse e degli occhiali da gioco.]

«Sai giocare?»

«No, non so giocare. Tu continua pure, io sistemerò le mie cose. Grazie per aver portato la mia valigia.»

«Nessun problema. Se hai bisogno di aiuto, chiamami ad alta voce. Indosserò le cuffie, quindi sarà un po’ difficile sentirti.» Guardando Ton annuì al fatto che se avesse avuto bisogno di qualcosa, avrebbe chiesto aiuto.

Poi l’uomo alto si voltò iniziando a sfilarsi i vestiti. Chon notò che sul tavolo Ton aveva degli spuntini. Ton prese posto, indossò le cuffie e iniziò a giocare seriamente. Quando Chon vide Ton concentrato in quel modo, decise di fare una doccia, si sentiva tutto appiccicoso dopo il lungo viaggio.

Dopo un po’, finita la doccia e aperta la porta del bagno, vide che Ton era ancora concentrato sul gioco davanti a lui. Tonhon gli chiese più volte se avesse bisogno di aiuto, ma Chonlatee rispose sempre di no.

Al momento era sdraiato sul grande letto a giocare con il cellulare, mentre Ton era ancora attaccato al pc. Si voltò e lo guardò. Anche se in cuor suo avrebbe voluto chiedere il permesso, come avrebbe fatto un uomo coraggioso, decise di scattare segretamente una foto dello schienale della sedia su cui era seduto Ton per inviarla a Pang.

[Chon: Sono con Ton.]

[Pang: Cosa stai facendo?]

[Chon: Ton sta giocando, mentre io sono sdraiato sul letto dietro di lui.]

[Pang: Hey! Perché te ne stai semplicemente sdraiato così, senza far niente? Perché non trovi un modo per far tremare il cuore di Ton? Abbiamo già pianificato tutto.]

[Chon: Quando si concentra sui giochi, non ha interesse per nient’altro.]

[Pang: Prova ad avvicinarti. Togliti gli occhiali e vai a vedere a cosa sta giocando. Respira dolcemente vicino al suo viso. Se la sua faccia diventa rossa significa che hai iniziato a piacergli.]

[Chon: Come fai a sapere tutto questo?]

[Pang: Ovviamente dai romanzi. Segui i miei consigli. Poi dimmi com’è andata.]

Chonlatee posò il telefono, si mise seduto sul letto e si tolse gli occhiali prima di alzarsi per andare vicino a Ton, proprio come gli aveva suggerito Pang. Sentì più chiaramente il clic del mouse. Il suo viso si avvicinò a vedere il bel viso di Ton e Chon udì il clic del mouse seguito dal suono della voce di Ton.

«Qual è il problema, Chon? Non avvicinarti troppo con il tuo viso. Copri lo schermo.»

«Voglio solo vedere a cosa stai giocando.» Chon portò il suo viso più vicino finché la punta del naso quasi sfiorò la guancia di Ton.

Invece di Ton quello con il viso arrossato divenne Chon stesso. In più essendo così vicini, faceva fatica a respirare, mentre Ton? Beh, lui non ne era stato minimamente turbato.

«Chon, mi copri lo schermo.»

Il suo corpo barcollò leggermente dopo essere stato coperto da mani spesse, ma l’espressione di Ton non cambiò affatto. Nessuna minima sfumatura rossa apparve sul suo viso. Chon tornò mestamente nell’ampio letto, si sdraiò a pancia in giù pieno di disperazione e inviò un messaggio per informare Pang dell’accaduto.

[Chon: Ho rinunciato. A parte la mia testa che veniva spinta via, non ho visto niente.]

[Pang: La battaglia non è ancora finita. Non perdere le speranze, Chonlatee!]

[Chon: Basta, mi arrendo.]

Chonlatee chiuse il telefono, non aveva voglia di parlare con nessuno. Poteva non piacere molto a Ton e quella verità era così dolorosa che preferì seppellire il viso nel letto finché quasi non si addormentò… ma allo stesso tempo si sentì affamato.

«Ho finito. Hai fame? Andiamo a prendere qualcosa da mangiare.» Ton parlò mentre spingeva per la vita Chon facendolo voltare. Chon notò che Ton indossava la maglietta che aveva precedentemente appeso allo schienale della sedia e lo guardò con le sopracciglia aggrottate quando prese a camminare per prendere le chiavi della macchina.

«Hai fame?»

«Beh, non molta.»

«Anche il mio amico verrà a mangiare con noi. Ha chiesto di venire con me.»

«Nai?» Chon si alzò e prese il portafoglio, si preparò per uscire a mangiare e mise il telefono nella tasca dei pantaloni.

«Verrà anche Ai. Entrambi sembrano spegnere il cervello quando sono insieme. Per te va bene?»

«Nessun problema.» rispose Chon e uscì dalla stanza.

Ton quella sera consentì a Chon di essere l’autista e guidare fino al ristorante. All’inizio,  Chon era a disagio perché il design della grande auto di Ton era diverso dalla sua, ma una volta abituato era in grado di guidarle senza troppe difficoltà. In effetti per Chon quella sera, il problema più grande consisteva nel ricordare la strada che aveva fatto per andare all’università. Desiderava ardentemente ricordare tutti gli angoli del campus, ma le cose più importanti da ricordare erano chiaramente la mensa, l’edificio della Facoltà di Management come sede delle lezioni e l’edificio della Facoltà di Ingegneria.

La Facoltà di Ingegneria sembrava essere proprio di fronte all’edificio della presidenza e della Facoltà di Management, alla fine del campus. Non appena l’auto varcò il cancello dell’università, Ton diede indicazioni per il ristorante. Una volta arrivati, dato che era ancora abbastanza presto, notarono che nel parcheggio c’era molto spazio libero.

«Siediti al tavolo vicino alla finestra.» Quella era una tipica conversazione con Ton e per quanto breve, non era mai imbarazzante dato che i due riuscivano a capirsi anche solo dai gesti. Chon allora seguì Ton e prese posto di fronte a lui, al tavolo vicino alla finestra.

Ton vide Nai parcheggiare la macchina e lo salutò con la mano. Una BMW aveva appena parcheggiato davanti all’auto di Ton. Chon capì immediatamente che l’auto era dell’amico di Ton di nome Nai.

«Chon, siediti da questo lato, vicino a me. I miei amici sono malati, hanno davvero bisogno di sposarsi.»

«Ho visto Nai dalle foto su Facebook, però devo dire che è più bello di persona.» Chon si alzò per sedersi accanto a Ton ma il suo sguardo era ancora fisso sull’auto. Vide qualcuno aprire la portiera del sedile del passeggero, scendere e sorridere. Poi lo videro correre verso il lato del guidatore e aspettare in piedi finché Nai scese dall’auto. Non appena Nai chiuse la portiera, gli mise un braccio intorno alla spalla.

«Quella persona è Ai.» Ton spiegò.

«Anche Ai è molto bello. Tutti i tuoi amici sono alti quanto te?»

«Il cervo è il più basso.»

«Nai e io siamo quasi alti uguale, perché lo chiami così?» Un sorriso apparve sulle labbra di Chonlatee quando sentì qualcuno parlare della sua altezza. Cioè, Ton era solo leggermente più alto di Ai.

«Perché Nai è basso e spesso salta come un cervo.»

«Molto divertente.»

«Chon, devo proprio chiederti una cosa.»  Chonlatee si voltò a guardare la persona che aveva alzato una mano; sembrava molto serio.

«Cosa ne pensi degli omosessuali, Chon?»

«Eh…?»  Chon era incredibilmente scioccato da quella domanda fatta a bruciapelo. Si chiese se anche Ton, magari, aveva capito subito ogni cosa di lui. 

«Voglio dire, quello che sto cercando di dirti è che Nai e Ai, loro stanno insieme.»

«Davvero?! Ai e Nai?» Chon lanciò un’occhiata a Ton che, a sua volta, guardò le due persone che stavano camminando verso di loro. Chon li vide camminare abbracciati e talvolta prendersi in giro. Era quel tipico scherzare tra amanti, come se il mondo appartenesse soltanto a entrambi.

«Ehm… scusa se non te l’ho detto prima, ma ora non sorprenderti troppo quando lo spettacolo diventa sdolcinato.»

«Nessun problema. Se due persone si innamorano, non importa di che sesso siano. Allora, qual è la tua opinione sulle relazioni omosessuali?» chiese Chon cercando di sembrare il più tranquillo possibile di fronte a Ton, ma in realtà Chon era davvero impaziente mentre attendeva la sua risposta.

«Per me va bene amare chiunque.»

«Ton, hai mai pensato che potrebbe piacerti un uomo?»

«No. Mi sono sempre piaciute le donne fino ad ora.»

Chonlatee rise sommessamente prima di voltarsi e sorridere alle due persone che si stavano avvicinando.

«Perché me lo stai chiedendo? Sei preoccupato perché ho detto che mi piace dormire con te? Smettila di insinuare cazzate. Non succederà!»

Ancora una volta, Chon non sapeva cosa dire così si limitò a sorridere. Quell’atmosfera imbarazzante scomparve quando udirono la voce di Nai. «Non dovresti chiedere una cosa del genere.» 

«Almeno non mi sono perso come te! Quando sei tornato da Nan?»

«Sono tornato due giorni fa.» 

Chonlatee rimase stupito nel sentire la dolce e calma voce dell’amico di Ton. Dal suo atteggiamento poteva vedere che Ai era più maturo, completamente diverso da Nai, che stava camminando verso il bancone per chiedere un menu, un codice di sconto e infine quale menù era il migliore. Anche se diversi i due si completavano a vicenda, sembrando assolutamente perfetti insieme.

Che invidia!!

«Ok, lasciamo che sia il piccolo Chon a ordinare per primo. Ton ti ha già detto che sono un tuo fan, vero? Adesso fammi dare un’occhiata più da vicino al tuo viso… ma che carino!!» 

«Così lo spaventi.» Nai venne afferrato e tirato delicatamente indietro per il colletto. Sorprendentemente, accanto all’uomo di nome Ai, sembrava un cucciolo ben addestrato quando cinse con una mano il collo di Ai per poi abbracciarlo.

Chon sentiva che quelle due persone erano come incatenate l’una all’altra.

«Cosa vuoi mangiare, Chon?» 

«Secondo te Ton, qual è il piatto migliore?» rispose Chon porgendogli il menù, in modo che Ton potesse aiutarlo a scegliere.

A Chon Buri, lui e Ton spesso sceglievano insieme cosa mangiare, ma quando vide quel paio di splendidi occhi di Ai che lo stavano fissando con un pizzico di stupefacente orrore, Chon ebbe l’impressione che lui avesse appena scoperto qualcosa.

«Tu che prendi invece? Ai?» domandò Ton. 

Allora Ai abbassò la testa per guardare il menù che aveva in mano. In quel momento era  disinteressato, tanto era assorto nell’ascoltare Nai, quindi non sentì nemmeno ciò che Ton gli stava chiedendo. Così Ton colpì leggermente la sua coscia per attirare la sua attenzione.

«Cosa vuoi mangiare. Te l’ho chiesto tre volte.» 

«Quello che prendi tu va bene.» 

Ton si voltò per ordinare lo stesso piatto con Chon per poi voltarsi a parlare con Ai. Sembrava che Ton parlasse molto solo con i suoi amici e amanti. Ogni tanto, quasi seccato, rispondeva alle domande senza fine di Nai.

Queste persone sono davvero molto… loquaci!

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