TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 28

Tonhon giocò molto duramente… quella sera ci andò giù pesante.

Si dice “a buon intenditor poche parole” e vi assicuro cari intenditori che quella notte accadde esattamente quello che state pensando, per questo non vi racconterò delle disastrose condizioni in cui versava la camera di Tonhon e del suo povero vecchio letto. 

Chon si svegliò e si mise a sedere sul letto. Il piumino spesso e morbido che copriva il suo corpo nudo era scivolato via. Si alzò e si diresse in bagno per una doccia. Solo dopo si accorse che i vestiti che indossava la sera prima erano ancora bagnati e, in effetti, Tonhon aveva usato quel pretesto per convincere Chonlatee a non indossare nulla per dormire.

Così Chon decise che avrebbe indossato qualcosa di suo senza sentire il bisogno di chiedere il permesso. Afferrò così la coperta che aveva usato prima e se l’avvolse in vita, poi il suo sguardo cadde sull’orologio e Chon scoprì che era mezzogiorno passato. A Chon venne un’improvvisa voglia di riso.

A volte Chonlatee pensava che Ton desiderasse una nuova ragazza o forse no, ma in quel momento lui voleva cucinare qualcosa per il suo amato. Pensando di dover scendere in cucina e mettersi all’opera per preparare un piatto del Mae Sri Ruen*, il signore con il corpo avvolto dalla sola coperta spessa si diresse al piano di sotto.

*[N/T: è una catena di ristoranti tipici thailandesi molto famosa.]

Non appena uscì sulle scale che collegavano il piano superiore a quello inferiore, Chonlatee sentì il dolce profumo di zuppa appena cucinata e quando fece capolino dalla porta della cucina vide una figura massiccia e seminuda impalata davanti ai fornelli che lo fissava con ansia.

«Hai litigato con la pentola?»

«Dovresti metterti qualcosa addosso prima di venire giù in cucina.» Nelle parole di Ton non vi era traccia di un rimprovero al contrario il desiderio che lesse in quegli occhi fece sorridere soddisfatto Chonlatee. 

«Non sapevo cosa mettere così ho deciso di tenere questo.»

«Per scendere in cucina?»

Chon sorrideva mentre scherzava con l’altro e, avvicinadosi al bancone con una più che deliberata e audace mossa, evitò di proposito Tonhon e concentrò tutta la sua attenzione ai fornelli.  

«Alla fine dell’anno, ti assegnerò un premio e un posto eccezionale in una delle nostre filiali.»

«Potrebbe andare bene.» … e solo allora Chon guardò Tonhon.

Non mi dire che ti sei già arreso?

«Piccolo Chon…» Tonhon in una frazione di secondo decise che dovevano cambiare argomento, così prese un mestolo e raccolse un po’ di zuppa in modo che l’altro l’assaggiasse.  

«È deliziosa!»

«A furia di provare uno deve pur avere qualche miglioramento. La prima volta si può anche sbagliare, ma poi si impara dai propri errori, altrimenti merita proprio di essere chiamato stupito.»

«Prima di parlare dovresti verificare se è venuta come nella foto.»

«Ho messo già a lavare i tuoi vestiti, tra un po’ saranno pronti e potrai vestirti così non dovrai camminare per casa con solo quella addosso.»

Chon osservò Ton, in piedi davanti ai fornelli, sfilarsi in fretta la maglietta che indossava e lanciargliela dritto in faccia. 

«E i pantaloni?»

«Una maglietta così grande basta per coprire tutto il tuo corpo.»

«?»

«Mettila…»

«?»

«Indossala, voglio vedere come ti sta… Lo voglio assolutamente.»

«Hey!» Chon rise perché anche lui aveva avuto lo stesso pensiero, «Da quando in qua credi che mi piaccia provocarti?» Chonlatee si infilò la maglietta sopra la testa e poi, con deliberata e seducente lentezza, lasciò scendere fino alla vita la coperta che lo avvolgeva, esponendo il suo corpo nudo e ricoperto dai segni su collo e petto lasciati la notte precedente mentre con la medesima e sensuale velocità tirava giù la maglietta.

Ton deglutì rumorosamente e Chonlatee poté vedere il suo pomo d’Adamo salire per poi abbassarsi lentamente.

«Da quando?»

Alla fine Chonlatee lasciò cadere a terra la coperta mentre tirava l’orlo della maglietta fino a coprirsi le cosce. Anche quella parte del suo corpo aveva alcuni segni frutto del passaggio della bocca del suo amato.  Quelle erano delle ulteriori prove di quanto scatenato e famelico fosse stato Tonhon con lui.

Ma in fondo quel selvaggio aveva catturato il suo cuore.

«Proprio ora… Proprio adesso.»

«Aspetta un attimo, hai preparato questo porridge tutto da solo. Perché non prendi la coperta e la porti in camera poi quando hai finito scendi. Così possiamo mangiare.»

Chon rivolse il suo più bel sorriso alla persona che era rimasta immobile davanti a lui. 

«Ok… va bene.» Tonhon pronunciò quelle parole a bassa voce, si chinò e raccolse la coperta dal pavimento. Chonlatee credeva che Ton sarebbe salito al piano di sopra, ma così non fù e, dopo essere stato afferrato per un braccio, venne subito avvolto dalla coperta e dalle braccia dell’altro e lì sotto, al caldo della coperta, venne travolto dal calore che i loro corpi abbracciati emanavano. 

«Sono così felice di avere un po’ di tempo per respirare. Quando tornerai al dormitorio?» riuscì a chiedere Chon. Quando riprese dopo un attimo le sue facoltà mentali fece scorrere la sua mano sui muscoli marmorei di Ton. 

«Stasera o domani mattina presto. In mattinata ho una lezione. Chon… Tu quando torni?»

«Perché me lo chiedi? Lo sai che sono pigro per guidare da solo.»

«Prima voglio parlare con tua madre… Le ho già raccontato alcune cose e le ho anche confessato di amarti… Chonlatee smettila di provocarmi…»

«Mi piace vederti così… come sei adesso.»

«Non andrà a finire bene per te.»

«Adesso ti preoccupi per me?» Chon guardò il suo amato con occhi di sfida, permettendo a Ton di abbracciarlo e schiacciarlo ancora di più contro di lui per un bacio bollente. In un attimo le loro lingue presero a lottare fameliche.

«Non lo faccio adesso, ma non aspettarti di sopravvivere più tardi.»

«Mia mamma sa da molto tempo che mi piaci.»

«Voglio mettere in chiaro che faccio sul serio con te. Quando l’ho chiamata mi ha suggerito di venire da te, mi ha detto che eri nella tua stanza e mi ha suggerito il modo per arrivare fin sopra il balcone della tua camera… E mi ha svelato che la tua porta finestra era aperta.» spiegò Ton con espressione seria.

«… Si lo sapevo, le ho detto io di dirti dov’ero. L’ho fatto perché avevo sentito Nai e lui mi aveva detto che mi stavi cercando dappertutto come un pazzo, ma per la portafinestra… Quella è stata tutta opera sua.»

«Chonlatee…»

«Credimi, non sono così debole come pensavi. Non potrai più scappare da me. Puoi togliermi vestiti… e scaldarti.» Chonlatee alzò entrambe le mani e spinse via la coperta, sorridendo prima di voltarsi a guardare l’acqua bollire nella pentola.

Prima che potesse dire o fare altro Chonlatee sussultò quando venne colpito sul sedere da Ton, si voltò a guardarlo massaggiandosi le sue piccole natiche intorpidite dal dolore, poi posò il suo sguardo sul colpevole.

 «Perché mi hai colpito?»

«Sei cattivo.»

«Se non fossi cattivo, starei con te?» Chon fece una smorfia all’uomo che lo strinse in un abbraccio prima di morderlo proprio lì sul petto dove era stata disegnata l’ancora.  

«Sicuramente non ho fatto colazione.»

«Beh per adesso spegniamo i fornelli…» Ton allungò una mano per spegnere il fuoco sotto la pentola e guardò dall’alto il più piccolo con aria di sfida… 

C’era forse bisogno di dire esplicitamente dove il più grande volesse andare? Ovviamente voleva continuare a giocare con Chonlatee.

**********

Chon trovò i vestiti che indossava la sera precedente, e che Ton quel mattino aveva prontamente messo a lavare, appesi su di una gruccia all’anta dell’armadio. Un’ora dopo, Ton li raccolse per farglieli indossare prima di fare i bagagli e prepararsi per tornare a Bangkok. Prima di tornare al campus però, sia lui che Ton si ritrovarono seduti in un ampio soggiorno con la madre di Chon seduta a gambe incrociate e braccia conserte che li guardava con aria circospetta. 

«Per essere chiari, Chon ha confessato per primo di amarti, ma sei stato tu a bussare alla sua porta supplicando il suo perdono.»

«Sì.» rispose Ton stringendo forte la mano di Chon sotto al tavolo del soggiorno.

«Quindi state insieme adesso?» La madre di Chonlatee pronunciò quella domanda con voce tesa e la stretta sulla mano di Chonlatee si fece più forte.

«Sì… Voglio prendermi cura di lui.»

E non di certo come un fratello più piccolo… 

«Non ho mai avuto problemi nel prendermi cura di mio figlio. Al contrario, Ton devi capire che non è come una pianta che quando te ne prendi cura vive per molto tempo. Però se le tue intenzioni sono serie e ovviamente solo se anche il mio piccino lo vuole… Allora sarò felice della cosa. Quindi avete fatto pace o state ancora litigando?»

«Prometto che non renderò Chon di nuovo triste… Ma potrebbero esserci altre discussioni in futuro. Purtroppo per me, Chon è molto bello e ambito e io sono una persona molto gelosa.»

La madre di Chon annuì e mise una mano davanti alla bocca per impedire a Ton di sentire o vedere il labiale di cosa stesse per dire al figlio. «È davvero molto geloso?»

… Chon annuì subito con la testa muovendola su e giù velocemente.

Ton era così geloso che prima di sedersi a parlare con sua madre era salito nella sua camera con il solo scopo di raccogliere quei mazzi di fiori e quei regali da parte di altre persone e mettere tutto in una grande busta che poi aveva dato ai domestici chiedendo loro di devolvere tutto in beneficenza, lasciando solo il proprio bouquet di fiori selvatici in bella vista in un vaso.

«Zia ci darai il tuo permesso, giusto?» 

Un nervoso silenzio seguì a quella domanda, Mentre la madre di Chon continuava a sorridere senza però proferire parola il viso di Ton diventava ad ogni istante sempre più serio e nervoso, quasi se come un a un suo rifiuto avrebbe persino potuto spezzare il collo della madre del suo amato. Ma la verità era che il palmo della sua mano era bagnato, sudato e scivoloso e questo confermava quanto Ton fosse nervoso in quel momento. 

«Se non avessi approvato una vostra relazione ti avrei forse detto come raggiungere segretamente il balcone della sua stanza? Piuttosto Ton, hai parlato a tuo padre, lo zio Tai, di te e Chon?»

«Non ancora, ma sono sicuro che mia madre non avrà problemi.»

«Beh, la cosa migliore è che sia tu a dirglielo.»

«Sì, domenica prossima con il tuo permesso vorrei portare Chon a casa mia. Ora mia madre e mio padre sono all’estero, però potrei chiamarli, così potrei dirglielo adesso.»

«Come meglio preferisci tesoro, anche se vorrei che lo dicessi di persona a Tai*. Inoltre sono così felice di avere una nuova collezione di borse.»

*[N/T: il padre di Tonhon]

«???» Tonhon fece una faccia stranita.

«Beh le nostre madri hanno scommesso con tuo padre se ti saresti innamorato di me un giorno.» spiegò Chonlatee.

«?»

«Non voglio sapere chi ha puntato su cosa e chi ha vinto.» Ton, che continuava a stringere la mano di Chon, sbattendo le palpebre lentamente, cercando di ricostruire l’intera  storia.

«I miei genitori già sapevano…?»

«Oh sì, abbiamo scommesso su come sarebbe andata a finire. Era chiaro come il sole che ti piacesse Chon, in effetti anche tuo padre ne aveva avuto il sentore, ma in una scommessa bisogna scegliere da che parte stare.»

«Come al solito l’ultima persona a sapere tutto sono sempre io.» Ton si accigliò quando maturò quella consapevolezza.

«Non importa quando te ne sia reso conto, l’importante è averlo capito. L’unica cosa che conta è che adesso state insieme. Ricorda che sto affidando il mio piccolo alle tue cure, accudiscilo al meglio.»

«Sì, ti prometto che lo amerò e che mi prenderò cura di lui.» Ton pronunciò quella frase con voce solenne e occhi acuti fissi in quelli della madre di Chon, che ricambiava il suo sguardo accettando tutta la sua determinazione

Ma la persona più felice in quella stanza era Chonlatee.

**********

«Mia madre mi ha sempre detto che dai miei occhi si vedeva che volessi stare sempre con te. Le nostre madri in quanto donne se ne sono accorte da subito… Oh cielo sto morendo di fame…» affermò Chon cinguettando e addentando una tavoletta di cioccolato mentre la Lexus volava sulla strada lontano dalla natura che li circondava. Stava iniziando a fare buio, ma i fari e le luci lungo la strada permettevano ai ragazzi di vedere bene il percorso davanti a loro.

«Tuo nonno ha finalmente raggiunto il suo obiettivo.»

«Probabilmente così.» Chon non contraddisse Ton, ma avvicinò il cioccolato alla bocca di Ton che ne prese un pezzo.

«È molto dolce, ma di certo non ti aiuterà a crescere… Se non di una taglia.»

«Questo non è molto carino. Tutti mi riempiono sempre i complimenti e invece tu!… Ormai ci ho perso le speranze, davvero.»

«Non sono una persona dolce lo sai… Ma tu sei carino, carino, carino, carino, carino e ancora carino.» cantilenò Ton ritmicamente e quando smise di parlare si mise a ridere fragorosamente.

«Ma quanto sei simpatico.» rise anche Chon.

«Non proprio.»

«La prossima settimana ci sarà la competizione per la luna e Ton… Sarebbe carino se mi mandassi dei fiori.»

«Non solo uno?»

«Oh, e allora?» gridò una voce smarrita mentre girava la testa per guardare il bel viso che, notò, stava ancora sorridendo.

«Chon, tu non mi piaci come piaci a tutti gli altri. Ti ho già detto che non sono un fan e l’unica volta in cui sono stato un fan dei fiori è quando ho avuto il bisogno di comprarli e chiederti perdono.»

«Però verrai a vedermi competere?»

«Di solito si prendono dei fiori per fare in modo che la propria donna si commuova e oltre quello accetti la tua mano, ma se il tuo uomo è già pronto ad accettarla cosa diavolo si fa?» Ton mormorò tra sé e sé ma non era arrabbiato, piuttosto orgoglioso di quella nuova situazione.

All’inizio credevo davvero che ci sarei rimasto male se non avessi ricevuto un adeguato mazzo di fiori, ma a pensarci bene ho trovato questa perla rara… che è innamorato di me.

«La mamma è davvero la migliore.»

«Perché sono geloso?»

«Andiamo… A proposito Ton, domani sera vado a dormire da Pang, l’ho già chiamata e aspetta trepidante di sapere tutte le novità. Lei è la mia migliore amica, infatti l’ultima volta, quando ho lasciato la mia stanza, sono andato a dormire da lei.»

«E mi lascerai dormire da solo?»

«Solo per una notte…» Chonlatee sbattè gli occhioni, inclinando la testa verso le spalle spesse.

«E cosa ottengo in cambio?»

«Hai già tutto, non ho più niente da darti… Davvero niente.» Chon arrossì imbarazzandosi al pensiero di un possibile oggetto di scambio, mentre il viso di Ton invece diventava rosso nell’oscurità.

«Posso sempre rimanerci male sai. Ok, ma tieni sempre il telefono vicino perché ti chiamerò.»

«Sì, certo. Baby Ton è il migliore!… Posso chiamarti My Babe

«Piccolo??? Piccolo, angioletto tuo… Porcellino dal cuore angelico?» Per un momento Chon ebbe il dubbio se Ton stesse scherzando o dicendo sul serio…

«Babe sta per Baby, è lo stesso vezzeggiativo che Ai una volta ha usato per chiamare il suo ragazzo.»

«Piccolo…»

«Sì.» Chon si preparò a dire con voce soffice e infantile «Il mio piccoooloo!»

«Che caldo che fa qui…» Ton tolse una mano dal volante e raggiunse una mano di Chon, quella che indossava l’anello, e con il pollice prese accarezzarla dolcemente. «Piccolo e tenero Chon.»

«Parli molto sai.» Chonlatee continuò a stuzzicarlo con voce dolce, ma le loro mani erano unite insieme, così strette che gli anelli alle loro dita erano a contatto. Chon prese il telefono e scattò una foto.

La luce aranciata del tramonto intorno a loro che filtrava attraverso i finestrini della Lexus rese ancor più romantica l’atmosfera all’interno dell’auto.

«Se per un qualsiasi e assurdo motivo un giorno ti dirò che non ti amo o che non provo nulla, ti prego non credermi mai Chon. Io non smetterò mai di amarti e faccio sul serio con te.»

«Lo so e anche io ti amo molto… So anche che dopo posterai una foto di noi come coppia.»

«La foto delle nostre mani intrecciate che ora ho scattato?»

«Beh, si ovviamente e ho intenzione di scrivere una memorabile didascalia.»

«Ti amo così tanto Ton, Ton è il più bello.» Chon prese a flirtare scegliendo di usare una voce molto bassa e sensuale sperando di essere molto romantico e non solo…

«Non ti stai comportando bene Chon.»

«Perché ora non mi dici la tua password così posso mettere un like da parte tua alla nostra foto.» Chon lasciò andare la mano che stringeva la sua e si allungò per prendere il telefono che Ton aveva riposto nel vano sopra il cruscotto, ma in verità voleva aprire il social di Ton per andare nelle impostazioni dell’app e cambiare lo stato mettendo “Ton è impegnato in una relazione con”.

«Non sai ancora se fare questo atto di estrema fiducia?»

Ancora sbalordito dalla prontezza e naturalezza con cui Ton gli aveva comunicato la password del suo telefono, Ton ribadì che se un uomo dava la password del suo telefono alla persona amata, stava a significare che era sincero e non c’era nulla di cui sospettare… 

Ton mi ha rivelato la password per dimostrarmi che è leale… È così carino! Sì, lui è proprio il My Babe.

«Anche tu puoi prima postare una foto e poi puoi anche mettere che sei impegnato in una  relazione con me, puoi farlo stasera.»

«Esattamente ci sono persone che dicono di avere una relazione all’inizio dell’estate? Ma io non ne sono convinto.»

«Non puoi scappare, Chon.»

«Sarò sempre con te.» Le mani che erano lontane fino a un momento prima, si intrecciarono di nuovo e così Chon, usando la sola mano libera, digitò il tasto sul display per caricare la foto delle loro mani intrecciate che aveva scattato. 

“In relationship with My Babe

Senza taggare nessuno… Lasciando che le persone capissero da sé.

Non ci volle molto perché la curiosità delle gente esplose, così quella sera stessa molti avevano commentato quel post o ricondiviso la foto taggando il nome del proprietario dell’altro anello che appariva nella foto di Chonlatee…

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.