TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 29

«Non avevo capito che quella era la mano del mio amico. Non mi ricordavo com’era il polso del mio amico.» Nai sedeva a gambe incrociate sul pavimento dell’atrio della propria facoltà appoggiato ad Ai che gli sedeva accanto, mentre commentava la foto postata dal loro amico la sera precedente. 

Nai era il tipo da prendere in giro i propri amici ed era anche il tipo a cui piaceva stuzzicare il proprio ragazzo. Chi oserebbe fare questo al proprio ragazzo se non Nai?

Scherza con lui così facilmente… Vorrei tanto riuscire anche io ad essere così disinvolto…

«Sia chiaro che sta prendendo in giro Ton, non ha niente a che fare con te Chon.» Ai agitò la mano per salutarlo quando lo vide entrare nell’androne dell’edificio e Chon poté vedere il luccichio nei suoi occhi. 

«Un nuovo ragazzo e una nuova foto che ha scosso il mondo intero!» disse un altro senior seduto accanto a loro Non aveva parlato con tono dolce e tra le mani aveva un libro che aspettava di essere letto. 

Chon alzò la mano e si grattò la nuca, un gesto che era solito fare quando era in imbarazzo, mentre si avvicinava a Ton per restituirgli le chiavi della macchina che l’altro gli aveva lasciato per poter raggiungere in tempo la sua facoltà e seguire le lezioni. 

Aver usato la macchina di Ton non faceva altro che rafforzare il loro nuovo status annunciato soltanto poche ore prima.

«Vieni a sederti qui.»

«Ton è preoccupato per il suo ragazzo, non vuole che lui si sieda per terra, meglio che si sieda sul suo grembo… Meglio stare seduti vicino a lui…» Nai prese di nuovo in giro il suo amico e Ai, accanto a lui, si mise una mano sulla bocca per enfatizzare la già teatrale espressione di sorpresa a quelle parole. 

«La faccia di Chon è diventata tutta rossa!»

«A me piace. Non capisco cosa ci trovi di strano Ai.»

«Si certo, non capisco proprio niente.»

«Ci sono poche cose che davvero contano in questa vita. Adesso per noi studenti del terzo anno, è ancora una vita tranquilla. Ma… uno è riuscito ad assecondare l’idiota del gruppo. Tre di voi hanno già copiato gli appunti. Come se non fosse abbastanza, anche sui social tutti sono rimasti sorpresi dal fatto che Khun Intha sia accorso da sua moglie per implorare pietà pur sapendo che sarebbe stato sgridato.»

A parlare era stato un altro senior che prese posto accanto a Ton e Chon vide che a stento riusciva a trattenere una risata. 

Visto da fuori il gruppo di amici di Ton appariva più come una boy band non come dei compagni. Possono essere paragonati ai Teletubbies pensò Chon mentre fissava il senior di nome Intha, diventato il nuovo oggetto di conversazione. 

«Impertinente! Lo sapete, mia moglie non è così buona come Chon!»

Dopo aver imprecato il senior In sorrise al piccolo Chon e tornò a concentrarsi al gioco sul suo cellulare. 

«Stai andando via?» Ton cinse con un braccio la vita di Chon e avvicinò il naso ai suoi capelli davanti a tutto il gruppo, incurante degli sguardi altrui. 

«Uhm, prima che arrivi alla stazione il traffico dovrebbe scemare.»

«Sei sicuro di dover arrivare fino alla stazione?»

«Si.»

«Sei proprio sicuro?…» Ton chiese di nuovo

Chon socchiuse gli occhi nel guardare Ton. Sapeva che l’altro avrebbe voluto accompagnarlo, tuttavia lui aveva rifiutato e doveva considerare il traffico a quell’ora della sera per arrivare in tempo, anche se non sapeva con certezza quanto ci avrebbe impiegato a farlo. 

«Certo Ton. Appena arrivo ti farò una videochiamata, ok?»

«Come desideri.» Ton mosse la testa in segno d’assenso per la centesima volta dato che stavano discutendo sulla questione da un po’. Finalmente sembrava essersi arreso alla volontà di Chon di andare da solo, ma quando si alzò in piedi il più grande fece altrettanto e lo afferrò. 

«Devo solo andare un momento al bagno… Posso benissimo andare da solo, non ho bisogno che venga anche tu per farmi compagnia.»

Ton… non c’è mica bisogno che ti sforzi in questo modo… Devo ammetterlo da quando siamo tornati da Chon Buri il tuo atteggiamento è del tutto cambiato.

Ton sentiva il dovere di prendersi cura del suo piccolo Chon in tutto e per tutto. Una cosa che agli occhi di chi lo conosceva era sconvolgente. 

«Sbrigati e torna in fretta.» rispose Ton che lo seguì con lo sguardo fino a quando Chon non scomparve dietro al muro.

La porta del bagno degli uomini venne accuratamente chiusa. 

Chon trovò quel totale silenzio che lo circondava un utile alleato per concentrarsi, quando seduto sul wc estrasse il telefono dalla tasca.

Aprì la Chat per vedere la lista delle conversazioni, in particolare quella dove l’ultimo messaggio ricevuto era quel video che ancora gli procurava una fitta di dolore al cuore. 

Amp

[Chonlatee: Incontriamoci questa sera.] 

Premuto il tasto invio Chon sentì salire l’ansia dentro di sé, ma era consapevole che se avesse lasciato le cose in sospeso si sarebbe sempre sentito a disagio. 

[Chonlatee: Ho qualcosa di cui discutere con te, riguarda Tonhon.]

[Amp: Dove?] rispose chiedendo direttamente del luogo. Aveva acconsentito.

[Chonlatee: Shop XXX]

[Amp: Ci sarà anche lui?]

[Chonlatee: No. Solo tu ed io.]

Oh! Certo a voler essere precisi oltre loro due ci sarebbe stata anche la sua amica Pang, di certo però non avrebbe comunicato quel dettaglio ad Amp; inoltre Chon dubitava che la sua amica sarebbe riuscita a far sentire Amp in svantaggio.

[Amp: Alle 8. Ci vediamo dopo.]

[Chonlatee: A dopo.]

Dopo aver letto il suo ultimo messaggio Chon eliminò la conversazione e mise via il telefono mentre calcolava quanto tempo mancasse all’ora dell’incontro.

«Ton il mio telefono si è scaricato. Adesso vado a prendere Pang. Se dovesse succedere qualcosa ti chiamerò con il suo telefono. Poi quando sarò tornato in stanza lo metterò sotto carica e per prima cosa ti videochiamerò.»

Eccola la prima grande bugia che Chon aveva raccontato al suo ragazzo. Chon non poteva fare a meno di pensarci mentre era seduto al tavolo del ristorante, con la sua amica seduta a fianco pronta a dare battaglia all’altra donna, dove a breve avrebbe incontrato Amp.  

Quando Chon le aveva raccontato l’accaduto, Pang si era arrabbiata molto, quasi più di lui ripetendogli più volte che era stato troppo buono. A suo dire c’era un unico modo in cui una donna come Amp andava trattata, doveva essere diretto e brusco; non c’era spazio per un chiarimento o una futura riappacificazione. 

Per essere precisi Pang gli aveva detto che l’unico modo di far ragionare una come Amp era prenderla a schiaffi.

Le donne… Almeno quelle d’oggi gli facevano paura. 

Certo… Eccezione fatta per Dada.

**********

[Chon?… Appena arrivi in camera chiamami. Ci tengo molto.] Sentire la voce preoccupata di Ton lo aveva come risvegliato da un lungo sogno.

«Si… Mi manchi.»

[Uhm… Anche tu mi manchi.]

«Ti amo Ton.»

[Ti amo anch’io. Ora ti lascio alla tua amica. Non dimenticare di chiamare. Sai cosa ti accadrà altrimenti.]

«Si, lo so.» Chon mise fine alla chiamata e solo allora si accorse dell’espressione di disgusto sul volto dell’amica che, nel momento in cui riprendeva il telefono, mimò un conato di vomito.

«Che cosa sdolcinata.»

«Per favore non prendermi in giro.»

«Però devo dire che tu hai del talento Chon. Non fartelo scappare.»

«… Ovvio, perché sono bellissimo e magari ti aspetti pure che faccia un’espressione cretina tipo alzare i pollici e pavoneggiare fiero di me.» rispose Chon mentre si sedeva di nuovo al tavolo dopo essersi allontanato per telefonare al suo ragazzo. Aveva scelto lui il posto e chiamato per riservare un tavolo prima dell’ora x in modo da prepararsi all’arrivo della donna.

Dopo poco videro una figura alta varcare la soglia del locale, il suono dei suoi tacchi alti era inconfondibile, il suo viso bellissimo non affatto male da guardare… 

«Questa tizia Chon, l’ex ragazza di Ton, non è poi questa gran bellezza. Viene meglio in foto.»

«È bellissima…» 

«Tutto quel trucco è disgustoso. Non è bello da vedere. Le persone davvero belle non ne hanno bisogno, come noi due che non avendo un filo di trucco abbiamo una pelle bellissima. Guarda bene. Ad ogni modo guardarci non stanca mica.»

«Cosa ti rende tanto sicura di te?» bisbigliò Chon mentre Amp si avvicinava al loro tavolo per non far sentire all’altra quello che loro due si stavano dicendo.

«Tutto quello che ti ho detto, il mio essere qui con te adesso. Sicuro che la mia grande opera di convincimento sia riuscita? Le terrai testa? Non è bellissima e spero lo pensi anche tu.»

«Certo che l’affronterò a dovere.» Chon riuscì a rispondere appena in tempo prima di essere costretto a voltarsi per guardare la persona giunta al tavolo.

«Ancora non vi siete lasciati?» Un caloroso saluto degno di lei e Chon pensò che forse Pang non si sbagliava poi tanto sul fatto di doverla prendere a schiaffi, ma in quel caso Amp lo avrebbe poi tormentato per sempre. 

«Certamente e il nostro amore cresce ogni giorno.»

«Ti avevo detto di lasciare perdere Ton, di lasciarlo a me. Un tipo tumultuoso come lui non è adatto a te.»

«Anche se lo lasciassi andare dubito che tornerebbe da te.» Chon si sistemò sulla sedia incrociando le braccia al petto sperando di assumere un’aria sufficientemente minacciosa. «Tu che diritto avresti di decidere cosa è appropriato o meno per Ton?»

«Sono stata con lui per sette anni e so di avere un carattere più calmo, come credo sia anche il tuo. Non riuscivo più a sopportare il suo temperamento irascibile.»

«Anche a me non piace, ma adesso viviamo insieme, inoltre, proprio perché io sono un tipo molto più calmo, mi sembra che anche lui si sia calmato.» 

«Prima di tutto… Guarda che anche io mi sono data una calmata!» Amp sbuffò ferocemente e Chon che si era imposto di rimanere calmo cominciò a tremare.

«Lui si è calmato molto. Ma Amp perché ora ci tieni così tanto a riaverlo indietro quando sei stata proprio tu a lasciarlo?»

Amp rimase in silenzio, solo un paio di occhi bellissimi fissavano furenti Chon. 

«Ad essere onesti io credo che tu non ami Ton, anzi ti da solo fastidio che lui ora stia con qualcun altro. Dovresti lasciar perdere Ton e ogni tuo stupido piano per riaverlo. Credevo che saremmo potuti andare d’accordo ma ora, vedendoti, mi rendo conto che non succederà mai. Arrenditi prima che mi arrabbi sul serio.»

«Come ti permetti ragazzino!»

«Calmati, sto solo dicendo la verità in fondo.» 

«Voi due state insieme solo da qualche settimana. Aspetterò e vedremo nel giorno della laurea come staranno effettivamente le cose tra voi.»

«Si anche io sono curioso… Lascia che però ti chieda una cosa. Sai quale tra caffè e tè Ton preferisce?» Gli angoli della bocca di Chon scattarono all’insù nel vedere la reazione dell’altra alla sua domanda, Amp si stava innervosendo.

«Caffè.»

«Sbagliato. Nessuno dei due. Ton adora bere la cioccolata calda fondente.»

«Come fai a saperlo…»

«Un po’ osservando Ton un po’ chiedendogli direttamente cosa gli piace. Io mi sono interessato e preso cura di Ton da così tanto tempo che lui nemmeno se ne ricorda. Abbiamo passato la maggior parte delle nostre vite insieme, per questo per me, è facile rispondere a una così semplice domanda. Al contrario di te.»

«Chonlatee!» La sua provocazione aveva sortito l’effetto sperato in Amp che su tutte le furie non solo aveva alzato il tono di voce, ma aveva violentemente sbattuto la mano sul tavolo. 

«Vediamo… Cosa preferisce Ton, un drink o una birra?»

«…» Ancora una volta Amp rimase in silenzio mordendosi le labbra. 

«Non lo sai?»

«No, non so rispondere a nessuna delle tue stupide domande, ma sono anche sicura che mi divertirò un mondo a vedere la tua faccia quando Ton tornerà da me. Non posso rispondere a niente, ma sono sicura che sarebbe divertente riportare indietro Ton. Abbiamo sempre avuto una buona intesa a letto.» Dopo aver mosso le labbra per parlare queste si curvarono a formare un ghigno e una Amp trionfante portò le mani al volto in un’espressione di finto imbarazzo; il suo intento era chiaramente ferire Chon. 

«Non lo so, ma ogni notte fino al mattino Ton continua a chiamare il mio nome… Fa così caldo in questo ristorante non trovi?» Chon con un deliberato gesto aprì il colletto della sua camicia in modo che le tracce lasciate da Ton sul suo collo fossero ben visibili alla sua interlocutrice.  

Amp credeva davvero che Chon fosse un tipo timido e introverso, ma ciò che non poteva immaginare era che lui avrebbe combattuto con ogni mezzo, persino mostrandogli le prove di cosa ogni notte accadeva tra lui e il suo amato. 

«Ehhhh… Sì, devo ammetterlo Ton è un tipo molto, molto feroce… Assapora appieno la sua preda.» Chon sapeva che le sue guance erano diventate rosse e nonostante tutto decise di restituire alla donna lo stesso sfacciato e teatrale gesto che lei gli aveva rivolto poco prima… Si coprì con una mano la bocca mentre con l’altra cercava di rinfrescarsi il viso in fiamme.

Forse Chon non stava prendendo letteralmente a schiaffi Amp, ma aveva comunque raggiunto il suo obbietto, non era forse così?

«Chonlatee.»

«Beh in fondo va bene. Voglio dire considerata la sua e la mia di stazza… Va più che bene.»

«Dannato Chonlatee…»

«Oh cielo! Ogni volta che penso ai suoi addominali mi sciolgo. Devo dire che in fondo capisco il tuo rammarico anche se a volte ho seriamente pensato di nascondermi sotto al letto per sfuggirgli e avere un po’ di riposo.» 

Chon tremò per la sorpresa quando Amp furente sbattè la propria la borsa sul tavolo, si alzò in fretta e probabilmente perché il tacco era troppo alto, la fragile figura inciampò come per cadere, ma per sua fortuna si mantenne con le mani al tavolo ed evitò una fragorosa caduta proprio nel bel mezzo del locale.

«Me ne vado ora.»

«Non ho finito di parlare con te.»

«Di cos’altro ancora dobbiamo discutere?»

«Francamente, smettila di infastidire e prendere in giro Ton.»

«Se non la smetto, cosa farai Chon?»

«Non ho mica detto che farò qualcosa, ho solo detto che sarà tutto inutile e io mi stancherò.»

«Ah!» Amp rise, un ghigno macabro e irritante prima di afferrare la borsa sul tavolo e andarsene.

Quando Amp fu sufficientemente lontano Pang, rimasta in disparte, raggiunse Chon al tavolo. «Quindi, in conclusione, smetterà di infastidirti?»

«Non lo so, ma a dirla tutta è normale affrontare la sua ex ragazza e non è la sola. Questo potrebbe essere solo il primo round. Potrebbero farsi avanti tutte le sue ex ed io comunque non potrei far altro che stringere i denti e affrontarle. Pang, a dirla tutta, quando ho detto quelle cose io non ero affatto sicuro…»

«Cosa? Ma se sei stato fantastico. Voglio dire se davvero non lo pensavi come hai fatto a parlare con tanta sicurezza?» Chon guardò la sua amica, appoggiò le braccia sul tavolo e chiamò il cameriere per chiedere un menu.

«La mamma…  La mamma mi  ha detto che se in una relazione c’è completa fiducia tra i due e l’amore è saldo allora niente e nessuno potrà intromettersi.»

«È vero.»

«Ma ho appena mentito a Ton…» Chontee si appoggiò al morbido schienale della sedia e si morse il labbro inferiore mentre ripercorreva nella sua mente tutta la grande scena che aveva recitato.

«Se ti senti così in colpa allora parlagli.»

«Credi che fare questo mi sia piaciuto?»

«Se sei arrabbiato e dispiaciuto per questo sarà meglio che tu gli confessi tutto.»

«Non lo so, forse si arrabbierà, ma non credo che andrà via.»

«Lascia che Ton ti punisca… Come in quel romanzo, stenditi sulle sue gambe e lasciati sculacciare, una cosa molto sexy e provocante.»

Chon sollevò la mano per coprire il suo viso quasi viola dalla vergogna a quel pensiero poi si voltò e rivolse uno sguardo d’intesa all’amica. «Oh! Certo che Ton deve proprio essere un tipo molto feroce, eh Chon?… Mi piace. Deve far proprio magie con quella sua bocca e denti affilati.»

Oh si! Pang non aveva proprio idea di cosa quelle labbra e quel piercing erano in grado di fare a Chon.

«Chon.»

«Cosa?»

«Hey! Il mio amico non è mica il protagonista di un romanzo e anche se fosse l’altro protagonista non lo prenderebbe mai a pugni.» Pang scherzando pizzicò entrambe le guance di Chon nella speranza di distrarlo e alleviare la sua preoccupazione. 

Quello che Pang non sapeva era che aveva si destato Chon, ma da un altro tipo di sogno.

«Si, si lo so. Dopo ti riaccompagno al dormitorio, ma visto che sono solo le 8 di sera prima mangiamo.»

«Ehm, ok.»

Pang annuì e Chon dopo aver tratto un lungo sospiro si concentrò sul menù. Chon non poté fare a meno di ripensare a tutte le bugie che aveva detto a Ton. La prima riguardava Amp, la seconda era che fosse stata Pang a chiedergli di uscire quella sera con dei loro amici. 

Chon aveva anche pensato di dire a Ton che quella sera sarebbe rimasto a dormire dall’amica, ma poteva davvero farlo? La verità era che in sole poche settimane era diventato dipendente dal profumo di Ton. 

Chon parcheggiò davanti al dormitorio di Pang verso le 10 e mentre l’accompagnava all’ingresso con entrambe le mani reggeva tutte le borse dell’amica.

Avevano cenato in fretta e dato che la maggior parte dei negozi erano ancora aperti quando lasciarono il ristorante aveva accompagnato Pang a fare shopping nel centro commerciale.

In conclusione non si può essere amici di una persona che adora fare acquisti e aspettarsi di fare ritorno a casa a mani vuote… 

«Mi raccomando vacci piano stasera, domani hai lezione.»

«Cosa stai dicendo?» Chon alzò la mano e diede un piccolo colpo in testa alla sua sfacciata amica che per tutta risposta gli rivolse uno sguardo sornione, così Chon disse semplicemente «Me ne vado.»

«Buona fortuna, hai una punizione pesante che ti aspetta a casa.»

«Scema.» urlò Chon da lontano mentre apriva la portiera della macchina ed una folata di un fresco vento lo investì in quella notte calda.

**********

Solo dopo essere entrato nell’ascensore, diretto alla porta della propria stanza, Chon lasciò scivolare tutte le borse in una sola mano e con l’altra, ora libera, prese il telefono dalla tasca.  

Dopo averlo acceso la prima cosa che Chon fece fu chiamare il proprietario dell’anello gemello che lui indossava all’anulare sinistro. 

[Hai accompagnato Pang al suo dormitorio?] Ton rispose subito, tanto che Chon pensò che forse non stava aspettando una sua chiamata, ma che in quel momento stesse giocando con il telefono.

«È tardi.»

[Ero in pensiero.]

«Cosa stai facendo?» La porta dell’ascensore si aprì al quinto piano e Chon si mosse per girare a destra e si fermò davanti alla porta della propria stanza.

[Sto fumando sul balcone… Mia moglie non c’è quindi posso fumare.]

Chon rise un po’ quando udì la voce roca del più grande, la sua voce rauca e imbronciata era così… carina.

[La cosa è… Mi manchi… Non dovrei lasciarti dormire con i tuoi amici.]

«Quanto?»

[Ehm…]

«Ho qualcosa da confessare, ma prima promettimi che non ti arrabbierai.» Chon prese la chiave magnetica per aprire la stanza, ma prima di inserirla decise di aspettare la risposta di Ton. «Potresti arrabbiarti, ma ti prego non essere arrabbiato con me.»

[Chon…] Il tono della voce di Ton divenne immediatamente ansioso. [Ok, prometto che non mi arrabbierò, ma non se si tratta di un altro ragazzo.]

«Allora sono salvo.» Un sorriso spuntò sulle labbra di Chon, ma il suo cuore batteva ancora forte pensando alla sua confessione.

[A proposito, ti avviso che ti farò uscire fuori di testa.]

«Sono di fronte alla porta della stanza, sto entrando.»

Chon mise fine alla chiamata senza aspettare un’eventuale risposta di Ton. Dopo aver inserito la chiave magnetica e udito il suono che segnalava lo sblocco della serratura, Chon entrò. 

Nella stanza regnava il più assoluto silenzio, l’odore di nicotina aleggiava nell’aria, le luci non erano accese, solo quella esterna del balcone emanava un fioco bagliore all’interno.

La pallida luce illuminava la figura alta e Chon poteva vedere che una mano lo stava invitando ad avvicinarsi.

«Vieni qui. Vieni da me My Babe…»

Chon non si diresse immediatamente dalla persona che lo stava chiamando con il suo nomignolo, restò all’ingresso e prima si tolse le scarpe poi depose le sue cose sul tavolo, una alla volta e infine uscì sul balcone. 

So bene che ci sto mettendo un’eternità eppure Ton te ne resti lì ad aspettare con un’espressione priva di emozioni

Appena la distanza tra loro lo permise la piccola vita di Chon venne afferrata con un gesto tanto rapido quanto facile per Ton. Una volta attirato a sé il più piccolo, lo sollevò improvvisamente fino a farlo sedere sul bordo del balcone. Chon aveva il viso rivolto verso la stanza mentre la sua schiena era esposta alle forti raffiche del vento serale. 

«Farai meglio a confessare tutto o ti butto giù.»

«Se davvero vuoi lanciarmi giù allora ti trascinerò con me, andremo giù insieme.»

Chon sapeva già che Ton non lo avrebbe mai spinto di sotto infatti il suo braccio lo stava stringendo forte.

«Cosa devi dirmi.»

«Ti ho mentito.»

«?»

«Il mio telefono non era scarico, l’ho spento. Anche il fatto che forse avrei passato la notte da Pang era una bugia.»

«Perché?»

«Questo pomeriggio ho incontrato Amp.» La forza dell’abbraccio già stretto crebbe al punto che Chon si sentì a disagio. Si accigliò mentre denti aguzzi gli morsero la parte superiore del petto all’altezza della sua clavicola. 

«Perché lo hai fatto?» 

Chon abbassò lo sguardo sul proprio petto e vide che laddove era stato morso vi era una macchia umida lasciata dalla saliva dell’altro. Chon avvertì un prurito e contemporaneamente un strano calore iniziò a esplodere nel suo corpo.

«Volevo solo dirle che tu non saresti mai più tornato da lei.»

«Quindi cosa dovrei dire a questo proposito?»

«Non devi dire niente, volevo solo raccontarti quello che le ho detto… Sei arrabbiato?»

«Dovrei lasciar correre?»

«Mi dispiace.» Chon rimase in silenzio guardando il viso striato di rosso di Ton.

«Non ti fidi di me e che non mi farò più abbindolare da Amp… Non voglio avere nulla a che fare con la mia ex. Ma non posso tornare indietro nel tempo e cancellare tutto.»

«Non è che non mi fido, volevo solo che sapesse che non le permetterò di fare nulla, non permetterò che ti si avvicini… sono geloso.»

«Allora dimmi, perché tenermi all’oscuro di tutto e farmi sentire uno sciocco che non sa più niente?» Ton allentò la sua presa, ma fece scendere Chon dalla ringhiera in modo che potesse rimanere in piedi sul balcone, dopodiché gli diede le spalle e si preparò a rientrare nella stanza.

Ton era arrabbiato, ma stava cercando di calmarsi per non esplodere.

«Ton…»

«Lasciami stare, sto cercando di controllarmi al momento.» Ton sciolse l’abbraccio di Chon che lo aveva afferrato poco dopo avergli dato le spalle, prima di entrare nella stanza con lui che lo seguiva da vicino.

«Ti ho confessato tutto perché non voglio che tra noi ci sia alcun tipo di segreto… Come posso aiutarti a mandar via la tua rabbia?»

«…»

«Sono disposto a sopportare qualsiasi cosa, puoi dirmelo.» 

Rimanendo in silenzio Ton entrò in camera e giunto vicino al divano si sedette al centro. Dopo aver alzato lo sguardo verso Chon, con una mano diede un paio di colpi alla propria coscia, un gesto che sapeva l’altro avrebbe bene compreso… Quella sera Chon avrebbe assistito a un’altra delle 50 sfumature di Tonhon.

«Vuoi schiaffeggiarmi?»

«Che ne dici del tuo bel culetto? Vieni e lasciati punire Chon. Sai, sento un certo prurito alla mano e credo che se non ti punirò potrei non calmarmi facilmente.»

«Davvero desideri fare una cosa del genere?!» gridò Chon ad alta voce prima che Ton lo afferrasse per una mano e lo tirasse sul divano. Tonhon non lo adagiò sulle proprie ginocchia ma lo fece distendere e un attimo dopo coprì il suo corpo con il proprio. 

«Sono ancora molto arrabbiato Chon…»

«Non voglio che tu sia arrabbiato con me… La rabbia scompare o si affievolisce quando sei felice.»

«Non sono bravo in questo.» Ton afferrò le piccole dita della mano con cui Chon aveva preso a sfiorargli delicatamente il viso, mentre continuava a guardarlo con occhi acuti ancora feroci e un’espressione ancora insoddisfatta. «Temo proprio che rimarrò arrabbiato per tutta la notte.»

«Oh…»

«Ma le cose potrebbero cambiare se ti impegnerai e non mi dirai di fermarmi.» Finalmente Tonhon sorrise.

Il peggio era passato… Chon era fuori dai guai.

«Giocare mi piace molto di più che essere colpito.»

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