TONHON CHONLATEE – CAPITOLO 5

La bicicletta bianca sfrecciò oltre il grande cancello giungendo di fronte alle lussuose porte della casa che si spalancarono. Chonlatee prima di entrare in casa si fermò con la bici in giardino sotto il sole del crepuscolo. Lungo la strada il suo viso venne colpito da una fresca brezza che portava con sé il profumo del mare unito al gradevole aroma dei fiori.

In tre settimane aveva perlustrato ogni angolo di quella casa e inoltre si era anche molto avvicinato al figlio del suo proprietario.

Lasciata la bici sotto un grande albero, Chonlatee mise i piedi per terra prima di montare il cavalletto per parcheggiarla.

«Ton andiamo, scendi! Muoviti altrimenti non faremo in tempo a guardare il tramonto.»

«Cosa ti eccita così tanto? Il sole sorge e tramonta ogni giorno.»

«Ton, sei stato proprio tu a dirmi che insieme ci saremmo goduti la natura di Ban Suan prima del tuo ritorno a Bangkok.» Un sopracciglio si alzò nel vedere la figura di Ton camminare molto lentamente, tanto che Chon si sentì frustrato. «Se sei così lento, allora meglio non andarci proprio.»

«Chon! Perché sei tanto impaziente? E sei sicuro di voler andare con quella bici?»

«Sì, perché la strada per vedere il tramonto è molto stretta e sterrata. Non possiamo andarci in macchina e io non posso nemmeno guidare una moto. Quindi andare in bici è l’opzione migliore, così farò anche allenamento.»

«Mmmm, quindi mi stai dicendo che mi darai un passaggio?»

«Oddio che macigno!» Chon mise tutta la sua forza nelle gambe per riuscire a rimanere in equilibrio mentre l’omone saltava sul sedile posteriore… stuzzicandolo di proposito.

Quello era esattamente lo scopo di Ton.

«Dai pedala, non lamentarti, voglio vedere il tramonto.»

«Dovresti metterti a dieta.» borbottò Chon aggrottando leggermente la fronte. Era certo che Ton lo avesse sentito, altrimenti non avrebbe sfoggiato un sorriso così radioso che mostrasse tutti i suoi denti bianchi e puliti.

La tipica espressione sul viso di Ton era completamente cambiata rispetto a quella che Chon gli aveva visto il primo giorno in cui era arrivato. Sorrideva sempre di più e non lo aveva più sentito parlare della sua ex, cosa certa dato che Ton trascorreva la maggior parte del tempo in compagnia di Chon.

«Non hai abbastanza energia, figliolo?»

«Non ti preoccupare, ora pedalerò più velocemente.» Una battuta simile non avrebbe fatto arrabbiare qualcuno come Chonlatee. Vedere Ton felice rendeva felice anche lui.

La bicicletta bianca si muoveva in avanti due volte più lentamente di una persona a piedi. Chonlatee sentì i muscoli dei polpacci bruciare dovendo pedalare con su il peso della persona seduta dietro. Portare Ton richiese molta forza per pedalare tanto che alla fine non riuscì più a continuare e smise di farlo. I due non erano ancora usciti dal cortile.

«No! Sono stanco!»

«Che diavolo, non siamo nemmeno usciti dal giardino.»

«Troppo pesante. Ton sei troppo grosso e pesante.» Il viso era sconvolto dalla fatica, ma nella sua voce non vi era nessun accenno di timore.

«Sei debole.»

«Non sto scherzando. Forza alzati. Non perdere tempo.» Chon voleva mettere il cavalletto, ma Ton gli diede dei colpetti sulla spalla. «No, davvero non posso.»

«Lo so! Siediti e resta fermo. Posso mantenere la bici da qui; le mie gambe sono piuttosto lunghe. Quindi resta seduto.» Ton disegnò il cavalletto sulla schiena di Chon e, appoggiando le gambe a terra, mantenne in piedi la bici lasciando che Chon rimanesse seduto sul seggiolino con i piedi appoggiati sul telaio della bici.

«Ton non sono seduto comodamente!»

«Calmati, ti abbraccerò per la vita, così non cadrai.»

Chonlatee arrossì.

Dopo aver detto questo, l’uomo alto abbracciò Chon da dietro, in modo che non ci fosse distanza tra il suo petto e la schiena di Chon. Al momento Ton con una mano stava tenendo il manubrio e con l’altra stava abbracciando la vita di Chon per impedirgli di cadere dato che  era seduto sul seggiolino leggermente in bilico.

«La tua vita è molto piccola.» sussurrò Ton.

«Ton ora puoi lasciarmi; sono apposto adesso.» gridò Chon. In realtà non voleva che Ton sciogliesse il suo abbraccio, ma sentiva che la situazione era molto pericolosa perché aveva paura che Ton sentisse il suo cuore battere forte, quindi cercò di camuffare la cosa. Nelle tre settimane precedenti Ton si era limitato ad accarezzargli o scompigliargli i capelli. Occasionalmente gli aveva preso la mano quando aveva attraversato la strada o lo aveva trascinato da qualche parte. Quella era la prima volta che lo abbracciava e che erano così vicini… 

«Molto molto piccola.»

«Ton… lasciami andare.»

«Oh andiamo ti sto sfiorando appena. Perché ti da tanto fastidio? Ti viene la pelle d’oca?»

«Se qualcuno ci vede… è imbarazzante.»

«Siamo solo molto amici, di cosa hai paura?»

«Non ti parlo più, sbrigati e lascia che ti mostri la strada. Dobbiamo girare proprio lì.»

«Sì, signorino Chonlatee.»

Ton si sporse leggermente in avanti e la sua testa colpì la schiena di Chon. Ton, infatti, lasciò andare la vita di Chon dovendo usare entrambe le mani per controllare la bici e pedalando al suo posto. Lungo la strada, ascoltò le istruzioni di Chon mentre canticchiava.

La strada era effettivamente molto stretta, ma dopo un po’ di fronte a loro si aprì un bellissimo panorama su di un’ampia distesa. I grandi e ombrosi alberi lungo il sentiero lasciarono spazio a una superficie di mare abbagliante mentre rifletteva la luce arancione del crepuscolo, sembrava che il mare stesse per inghiottire il grande sole.

Chon ordinò all’uomo gigante di fermare la bicicletta perché giunti a destinazione. Di fronte a loro il panorama mozzafiato era composto da spiagge rocciose sul livello del mare, alcune erano nere come la pece e altre erano grigie. Da una parte l’acqua del mare scorreva su una superficie piana ma dall’altro lato, tra le rocce, vi era una specie di conca al cui interno, attraverso l’acqua cristallina, era chiaramente visibile uno scorcio della barriera corallina sul fondale marino che, come una radice appuntita, si stagliava verso il cielo.

«Wow, è bellissimo, come hai trovato questo posto?»

«Una volta mia madre mi ha portato qui; mi ha detto che è qui che ha ricevuto la proposta. Mio padre amava sedersi qui e guardare il tramonto.»

«Mi piace moltissimo; in più non è troppo lontano da casa.»

«Se ti piace così tanto, allora dovresti venirci spesso.» Chon vide l’uomo alto avanzare mentre la fresca brezza marina fece sì che la camicia e i capelli neri di Ton svolazzassero al vento.

«La prossima volta verrò qui in moto, pedalare su per la collina è davvero faticoso.»

«Ottimo.» Chon credeva alle parole di Ton. Decise di raggiungere la persona davanti a lui concentrandosi nel camminare su ogni pietra per non scivolare e cadere.

Ogni singolo passo veniva ostacolato dal vento; forse a causa della sua bassa e mingherlina figura, sentiva che i suoi movimenti diventavano più difficili. A un certo punto gli sembrò che Ton si stesse allontanando e per un momento riuscì a vedere solo l’ombra della sua schiena.

Poi, improvvisamente, Ton si voltò. Quando vide che Chon era rimasto molto indietro, le sue lunghe gambe saltarono improvvisamente più vicine a lui.

«Dai, sbrigati, non voglio andare da solo.»

«È perché cammi troppo velocemente.»

«No, sei tu che stai camminando molto lentamente.» Una mano grande e grossa si allungò per afferrargli il polso mentre Chon barcollava a causa del vento. Venne quindi catturato e trascinato da Ton che prese ad aiutarlo per evitare che cadesse sulle rocce scivolose lungo la strada.

«Possiamo sederci lì, di solito mi piace stare seduto laggiù. Presto il sole tramonterà.»

I due camminarono insieme prima di raggiungere il punto che Chon aveva indicato. Ton allora lasciò andare il polso di Chon, ma lui poteva ancora percepire il calore della sua mano sul suo polso come se Ton lo stesse ancora afferrando. Prese posto su una roccia mentre Ton, ancora lì in piedi, ammirava la bellezza tutt’intorno. Chon non si accorse che Ton prese il telefono per scattare una foto.

Bellissimo.

«Il tuo viso è molto affascinante.»

«Ton mi hai scattato di nuovo una foto di nascosto!» Chon alzò la mano per coprirsi il viso dato che Ton stava ancora puntando il telefono verso di lui per scattare qualche altra foto.

«La luce è così bella. La posterò e ti taggherò.»

«Potresti farmene un’altra? Voglio avere una bella foto.»

Chonlatee sorrise alla camera e Ton scelse l’angolazione che riteneva migliore per la foto. Ne scattò diverse prima di voltarsi verso l’oceano e di sedersi ad ammirare il tramonto.

Chon si stava godendo la serena atmosfera del luogo. Quello era un giorno speciale perché loro due stavano ammirando il panorama seduti fianco a fianco.

«Pubblicherò la tua foto su Facebook. Guardalo e metti un like.»

«Vedremo.»

«Usi raramente i social. Di rado posti qualcosa su facebook.»

«Per te è lo stesso. Oltre a scattarmi di nascoto delle foto per poi postarle, raramente posti qualcos’altro; a meno che tu non venga taggato da qualcuno.» Chonlatee girò la testa per guardare quel viso affilato, e un dolce sorriso gli riempì il viso. Le parole di Ton lo resero felice, sentiva come se le loro orbite si avvicinassero l’una all’altra ogni giorno di più.

«Preferisco osservare le persone. Non pubblicare molti post.» spiegò.

«Grazie.» disse Ton all’improvviso.

«Eh? Per che cosa?»

«Grazie per essere mio amico. Mi sento molto meglio. Ora che ci penso, non è più come prima. Non provo più dolore o tristezza.»

«Tornerete insieme? Te lo chiedo solo perché avevi detto che ti ci sarebbe voluto del tempo per capire se ami ancora Amp.»

«Probabilmente no.»

«Ton…»

«Hmm…?»

«No, lascia perdere.» Chon sospirò piano per poi voltarsi a guardare il tramonto. Non sapeva cosa volesse davvero dire, ma si trattenne dal toccare l’altra persona. 

La verità era che Chon non voleva più trattenersi, desiderava toccarlo liberamente, fare in modo che le loro orbite collidessero, fondendosi in una sola con al centro loro due insieme.  

«Ah, ora che mi ricordo. Volevo chiedertelo da un po’, ma me ne sono sempre dimenticato. Vorrei farti una proposta.»

«Sì?»

«Non ho fratelli. Vuoi essere mio fratello?»

«… per me stiamo bene così. Sono una persona molto cocciuta. Ton dovrai impegnarti molto per persuadermi.»

«Ti prenderò a calci. Quindi, se hai intenzione di vivere ancora a lungo, non essere cocciuto con me.» Ton sorrise prima di prendere la mano di Chon e agitarla con forza. 

Beh… del resto un legame del genere molto raramente veniva spezzato… 

Il sole era quasi scomparso, inghiottito dal mare, facendo sì che il cielo passasse da arancione brillante a rosso vivo, quasi viola, e infine tramontò lasciando che il mare diventasse di nuovo azzurro prendendo a brillare sotto un cielo stellato.

Durante quel lasso di tempo nessuno dei due parlò, persi nei loro rispettivi pensieri. Solo quando Chonlatee sentì il fastidioso ronzio di una zanzara vicino al suo orecchio ruppe quella quiete per chiedere a Ton di ritornare a casa.  

«Andiamo a casa. Le zanzare stanno iniziando ad arrivare.»

«Uhm.» Ton si alzò per primo e gli tese la mano: «Prendi la mia mano, è già buio.»

I due uomini camminarono usando le torce dei cellulari per illuminare la strada, con passi lenti e cauti, arrivando dove avevano parcheggiato la bicicletta.

«Per il ritorno fammi sedere dietro. È davvero buio, quindi non dovremmo sederci come all’andata.»

«Chi dice che ti siederai dietro di me? Tu devi pedalare!»

«… Eh?»

«Sto scherzando, non guardarmi con quegli occhioni! Quanto tempo starai lì? Vieni su e illumina la strada.»

«Sì.» Chonlatee prese posto dietro Ton che sedeva pronto a pedalare e, preso il cellulare, attivò la torcia per illuminare la strada.

Soffiava una fresca brezza, con la fioca luce a rischiarare la strada e nell’aria l’odore del mare. Dopo poco la luce del telefono non era più necessaria dato che entrambi i lati della strada erano illuminati e in più vi erano i fari delle auto di passaggio. Chon si raddrizzò, mantenendosi in equilibrio. Mentre proseguivano spediti, i begli occhi nascosti dietro gli occhiali, presero a fissare lo schermo del cellulare, mentre la mano sbloccava lo schermo e apriva l’app per vedere la foto in cui era stato taggato.

Non sembrava affatto male, la calda luce del sole splendeva sulla sua pelle, rendendola più luminosa, i suoi occhi castano chiaro scintillavano, ma ciò che spiccava di più era la didascalia.

‘TonhonChonlatee.’

«I tuoi amici stanno inviando un sacco di streakers.» Chonlatee focalizzò la sua attenzione sui commenti recenti perché non voleva preoccuparsi della scioccante didascalia. Ricordava chi era il ragazzo che aveva commentato le foto; era un caro amico di Ton di nome Chen-Nai.

«Non preoccuparti. Tra poco, quando inizierà il semestre lo incontrerai. Lui sa che sei mio fratello. Voglio vivere come una persona normale, ma se vivessi con lui questo non sarebbe possibile.»

«Nai è molto bello. Sembra anche una brava persona.»

«Ha già qualcuno. Quando lo incontrerai vedrai quanto è davvero bello.»

«Ton è bello.» rispose Chon a bassa voce. Rimase in silenzio dietro Ton quando si accorse di aver ricevuto un messaggio da qualcuno.

[Chon, per favore parla con Ton.]

[L’hai detto a Ton?]

«Ton, ho sonno.» Chon ripose il cellulare in tasca, senza nemmeno pensare di aprire la chat.

«Tra poco saremo a casa. Potremo dormire insieme ancora una volta prima che torni a Bangkok domani.»

Chonlatee decise di appoggiare la guancia contro quella schiena larga. Rimase in silenzio, non disse una parola indeciso sul dire o meno a Ton che Amp gli aveva inviato un messaggio chiedendogli di poter parlare con lui.

«Stai dormendo? Ehi ragazzino… così rischi di cadere.»

Continuò a tenere gli occhi chiusi mentre premeva il viso contro la schiena di Ton mentre le sue braccia lo stringevano all’altezza vita. In quel preciso momento non voleva pensare se quello che stava facendo fosse giusto o sbagliato. Desiderava solo che quel momento durasse per sempre.

L’ultima notte che trascorse con Ton non fu diversa dalle precedenti. Ton gli chiese ancora di dormire con lui perché si sentiva solo. Abituato a quella situazione Chon si sdraiò sul letto di Ton come se fosse il suo.

Normalmente avrebbe occupato solo metà del letto, ma in quel momento era sdraiato al centro con braccia e gambe aperte, occupandolo per intero. Chon divenne un po’ nervoso quando l’omone, in piedi a torso nudo accanto al letto, lo guardò con un’espressione seccata.

«Spostati!»

«No!»

«Spostati subito, altrimenti salterò sul letto e mi sdraierò sopra di te. Se ti rompi un osso, non incolparmi dopo.»

«Ton puzzi di nuovo di sigaretta. Io sono delicato.»

«In passato non ti sei lamentato così tanto, hai detto che andava bene. Solo la prima sera mi hai detto che non riuscivi a sopportarne l’odore e che avresti fatto fatica a respirare bene. Perché adesso ti stai lamentando di nuovo?»

«Allora non eravamo così in confidenza. Ora siamo più vicini, quindi posso lamentarmi.» Si coprì mani e piedi con la coperta e si sdraiò come al solito. In realtà, voleva ancora discuterne, ma non andò oltre immaginando che l’uomo con il tatuaggio dell’ancora gli sarebbe saltato davvero addosso. Chon non vedeva l’ora di discutere con lui. Ton però, non saltò né si sdraiò sul letto, ma si diresse verso il bagno. Chon sentì il rumore dell’acqua aperta e poco dopo Ton uscì dal bagno.

«Senti ancora odore di sigaretta?» Ton salì sul letto e contemporaneamente avvicinò il suo viso a quello di Chon.

Il viso di Ton era ancora cosparso da gocce d’acqua abbaglianti. Quella vicinanza fece sì che il cuore di Chon iniziasse a battere a un ritmo forsennato .

«Ehmmm… puzza ancora, ma non importa.»

«Vedendoti così da vicino, sei davvero bellissimo. La tua pelle è morbida e liscia.»

«Perché? Ti è venuta voglia di scoparmi?» Sorpreso dalle sue stesse parole, nascose immediatamente il viso sotto le coperte; fortunatamente quella strana reazione fece ridere Ton.

«Sbrigati… spegni la luce e dormiamo.» allungò le gambe e scalciò leggermente l’altro sotto la coperta. In realtà Chon non aveva alcuna fretta di dormire, ma Ton sarebbe ritornato Bangkok l’indomani, quindi si accoccolò subito sotto la coperta.

«Ok, dormiamo. Domani per favore aiutami a fare le valigie. Prepara anche le cose che porterai al dormitorio. Metti anche quelle in macchina.»

«Ok.» Chon era pronto a voltarsi come al solito. Sentì il grande letto muoversi sotto il peso dell’altra persona e subito dopo l’oscurità li avvolse. L’intera stanza divenne silenziosa e buia. Poi Chon udì solo il suono del respiro regolare della persona accanto a lui.

Come al solito, l’odore della nicotina mescolato al profumo del gel doccia era più inebriante che mai. Forse il fatto che quella fosse l’ultima notte che avrebbe passato lì con lui diede a Chon il coraggio di girarsi verso Ton.

Dopo che i suoi occhi si abituarono al buio vide che anche Ton dormiva su un fianco rivolto verso di lui. Chon non aveva mai nemmeno immaginato che un giorno avrebbe potuto dormire nello stesso letto o che addirittura avesse avuto il coraggio di voltarsi verso di lui e guardarlo in viso.

Osservò attentamente il viso della persona di fronte a lui. La cosa che preferiva del viso di Ton erano i suoi occhi; la seconda le sue sopracciglia folte, naturalmente ben disegnate.

Trovava quelle sopracciglia molto belle e molto affascinanti, specialmente quando la luce argentata della luna le illuminava. 

Alzò il mignolo titubante sul toccare o meno quelle sopracciglia; alla fine lasciò cadere la mano. Il suo sguardo si addolcì nello scrutare i lineamenti di quel bel viso: le ciglia, le palpebre, gli alti zigomi e poi si fermò sulle labbra che erano la fonte da cui proveniva il forte odore di sigaretta.

«Voglio baciarti… ho sentito che il sapore del tabacco è amaro. Le tue labbra saranno amare come il tabacco? Solo un bacio, non chiederò di più.»

In precedenza, Chon aveva affermato che bastava solo stargli vicino e non avrebbe mai chiesto di più.

Rise al solo ricordo delle sue parole. Quella umiliazione allentò la sua bramosia. Come recitava un famoso detto su di una tazza senza fondo: “non importa quanta acqua viene versata al suo interno, non sarà mai colma e nessuno riuscirà a bere perché la forza di gravità farà scivolare via l’acqua prima che se ne possa bere anche un solo sorso”. In quel momento si sentiva come un assetato che cercava di vincere la gravità della persona addormentata di fronte a lui.

«Solo un bacio… per favore non svegliarti.» Quando Chon decise di voler provare quelle labbra non poté più trattenersi. Si avvicinò piano a Ton. Si chinò delicatamente sulle quelle labbra chiuse. Muovendosi verso il basso ricoprì con le proprie quelle labbra carnose. Chonlatee trattenne il respiro per paura che potesse svegliare Ton.

Potè solo baciarlo delicatamente in quel modo; non si sarebbe spinto oltre per la paura di non potersi fermare dopo.

Accadde però qualcosa di inaspettato.

Le mani spesse e calde di Ton risalirono lungo la schiena di Chonlatee attirandolo a sé. Le labbra carnose si schiusero assaporando prima piano e poi sempre più voraci le labbra della persona che stava sopra di lui. La lingua di Ton abbattè con facilità le difese di Chon, ancora sotto shock. In un attimo quella calda lingua invase la sua bocca assaporandone ogni spazio all’interno.

«Mmmmm…» Un languido gemito sfuggì dalle labbra di Chonlatee.

Chon quasi svenne dallo shock. La sensazione di quel nuovo e inaspettato tocco gli lasciò la mente vuota. Il calore misto all’umidità che quella lingua lasciava, iniziava a invadere tutti gli angoli della sua bocca e lo travolsero. Le sue labbra, sia quello superiore che quello inferiore, vennero tormentate dal piacere.

Dopo pochi istanti il contatto con le sue labbra venne bruscamente interrotto; Ton staccò le sue labbra e molto semplicemente si voltò sull’altro fianco borbottando involontariamente:

«Dolce, molto dolce…»

Sto… sto sognando?

Lì, disteso al fianco di Ton, Chonlatee rimase immobile, il suo corpo e la sua mente ancora congelati nello scarso tentativo di metabolizzare quello che era accaduto solo pochi istanti prima.

Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.