ECLIPSE – EP. 1 CAPITOLO 4

Lenticular Clouds

Venti minuti alle otto

La Suphalo aveva ridotto l’attrito delle tendenze sociali spostando il saluto alla bandiera all’aperto nella parte anteriore dell’edificio. Tuttavia, con la posizione di prefetto, Akk e i suoi amici dovevano ancora rimanere sotto al sole nel recinto della scuola per aiutare gli insegnanti a controllare gli studenti in ritardo.

Dopo che la conversazione era finita, la professoressa Sani aveva promesso agli studenti che avrebbe scoperto la causa dell’incidente d’auto il più rapidamente possibile e Akk aveva sussurrato ai suoi amici che prima del saluto alla bandiera sarebbe andato in bagno. 

La maggior parte dei bagni degli studenti erano sporchi, in contrasto con i bagni degli insegnanti che, oltre ad essere meno affollati, venivano anche puliti più spesso dai bidelli. Non c’era da stupirsi che gli studenti amassero intrufolarsi lì. Soprattutto quelli lì fuori. Akk spesso aveva dovuto inseguirli per far rispettare le regole. Gli studenti non possono usare il bagno degli insegnanti… Non possono nemmeno entrare per applicare il burrocacao! In quel momento, però, non c’era nessun altro in giro e, con la fascia al braccio che lo qualificava come la mano destra degli insegnanti, Akk colse l’occasione per usare il bagno più pulito e silenzioso.

Camminò dritto per alcuni metri fino a raggiungere il bagno normale. Mancavano solo pochi metri al bagno dove doveva andare, ma qualcuno aveva improvvisamente aperto per prima la porta. Soprattutto, quella persona indossava un’uniforme scolastica!

Gli occhi di Akk si spalancarono, quasi aprendo la bocca per la rabbia.

Le altre stanze non erano un problema, ma lì gli capitava spesso di dover scacciare gli studenti ignoranti che non conoscevano le regole. Ci sono ancora troppe persone che ci provano!

Le sue lunghe gambe fecero dei passi più lunghi di prima. Rapidamente in pochi passi, un lungo braccio si allungò e afferrò la maniglia, aprendo la porta del bagno.  

Il bagno non era molto spazioso, all’interno c’erano due lavandini, due orinatoi e un wc all’interno. Il tutto decorato con piastrelle color crema, intervallate da dettagli arancioni in tinta con i mattoni esterni dell’edificio; all’interno permeava l’odore di vaniglia. Per un momento, Akk non poté fare a meno di chiedersi se le persone che usavano quel bagno, che era come un negozio di caramelle, non provassero un po’ di nausea.

Ma non è questo il punto adesso.

Il giovane fissò la persona che era entrata per prima. In quell’istante, c’erano solo lui e quel ragazzo.

Un uomo basso, così magro da sembrare uno stecchino. Esatto, la prima cosa che catturò gli occhi di Akk fu l’uniforme larga e piena di pieghe! La polo bianca a maniche corte era così sottile che poteva vedere l’interno e poteva anche vedere l’orlo della polo che era ampia in vita.

Quando Akk aprì la porta, quell’idiota era vicino all’urinatoio, che non aveva nulla che bloccasse la visuale. Guardando dalla sua posizione, dietro di lui, Akk vide che si stava chiaramente slacciando la cintura, poi tirò giù i pantaloni fino a farli cadere a metà dei suoi fianchi. 

I suoi occhi si spalancarono quando qualcosa catturò il suo sguardo,

No, non erano il paio di slip bianchi marchiati Calvin Klein.

Ma la parte che i pantaloni nascondevano all’inizio…

«Uhm!» Il ragazzo davanti si schiarì la voce.

Probabilmente aveva sentito il rumore della porta dietro di lui e dei passi che si erano fermati davanti alla porta. La persona si voltò dubbiosa e, quando lo vide, stava guardando in basso… Per qualche motivo…

Il ragazzo lo guardò in viso e subito si riscaldò, non per l’imbarazzo, ma per la rabbia.

Be’, in realtà era rabbia mista a imbarazzo, il che fece brillare gli occhi dell’altra persona che aveva un sorrisetto.

Pensi di essere così straordinario, idiota?!

Non era solo per la vista di un paio di grandi occhi marroni, ma anche per le sue labbra piuttosto sottili che si erano contorte  in un ghigno mentre guardava verso dove Akk aveva posato lo sguardo.

Anche con una felpa, bastava per vedere che l’anca seminuda del ragazzo era snella e più chiara del resto del corpo che era esposto dal tessuto. La pelle ricoperta appena sembrava simile a una piccola collina per la sua magrezza. 

Quel bastardo non disse nulla, si voltò e alzò la testa come se fosse pieno di felicità, finché i suoi lunghi capelli mossi non tornarono dietro la nuca. Il suono di un fischio nel vento divenne una canzone che Akk non conosceva. Ma, all’improvviso, il ragazzo finse di avvicinare il braccio al corpo e poi di sollevare l’orlo della maglietta…

«Ahem!» Akk si schiarì un po’ la voce, ma con fermezza per far capire che non era uno scherzo.

Il ragazzo smise di fischiare, ma non girò nemmeno la testa per guardarlo.

Il prefetto cercò di calmare il calore nel suo cuore. Akk non era una persona calma, ma sapeva come comportarsi per tenere a bada quel ‘calore’, in modo da non rovinare la sua immagine.

«Questo è il bagno degli insegnanti.»

«Uhm.» Emise un suono come per dire ‘Lo so’… ma ancora non si voltò.

«Non hai imparato nella tua vecchia scuola cosa significa?»

«Sembro un nuovo studente?»

Akk emise solo un suono in risposta, alzando casualmente le spalle come se non gli importasse. Ma gli importava, perché aveva mostrato che la sua ipotesi era corretta e che era un buon prefetto.

Akk frequentava le riunioni del consiglio studentesco da quando era al terzo anno, ma fu solo all’ultimo anno che era diventato il capo dei Prefetti. Prima di allora si era dedicato ad aiutare P’Meth, il ragazzo di sua sorella, quando era in quella posizione, ma quando se ne era andato, era diventato il suo successore. Oltre a sua sorella maggiore, vedeva anche P’Methanee come un modello in tutto e per tutto, che voleva seguire in ogni aspetto.

Era qualcuno che applicava le regole della Suphalo con passione. Riconosceva anche gli studenti che vagavano per la scuola, nessuno sfuggiva ai suoi occhi o alla sua memoria. E il ragazzo gli dava le spalle (anche se, ovviamente, non si era girato) sapeva di non avere familiarità. Il suo coraggio e testardaggine nell’usare il bagno degli insegnanti avevano riaffermato la sua ipotesi.

«Ebbene, cosa significa?» Chiese il nuovo studente, ma il suo tono suonava stranamente indifferente.

Akk alzò la voce: «Ciò significa che gli studenti non sono ammessi.»

La risposta si rivelò essere il rumore dell’acqua proveniente dalla cisterna, la persona che aveva causato il rumore si voltò. L’angolo della sua bocca sorrideva ancora: «Se gli studenti non possono usarlo, allora che ci fai tu qui?» Per un momento, una delle sue sopracciglia si sollevò: «Ti interesso?»

Il significato nascosto delle sue parole gli fece riscaldare il petto ancora una volta, questa volta più intensamente, prima che si arrabbiasse.

Per tutto il tempo in cui era stato un prefetto, nella ricerca di correggere gli studenti, aveva dovuto ascoltare gli insulti, le mancanze di rispetto e sopportare discussioni. Ma mai prima gli si era parlato in quel modo, tanto meno con simili insinuazioni.

Voleva toglierlo di mezzo, ma le persone come lui sono abbastanza intelligenti da sapere che non era la strada giusta per la vittoria…

Il giovane storse la bocca, batté i piedi mettendoli su entrambi i lati dell’urinatoio. Poi si slacciò la cintura per abbassarsi i pantaloni, esponendo il suo inguine. Facendo un piccolo rumore, inclinò il collo e alzò un sopracciglio, come per dire ‘ecco qua’ e disse: «Sono un prefetto, posso usare questo bagno perché siamo su livelli diversi.»

Tuttavia, l’angolo della sua bocca e le sue sopracciglia alzate si abbassarono a causa delle parole successive dell’altro ragazzo.

«Non essere timido, anche io sono gay.»

Era la prima volta che la faccia di Akk andò in pezzi.

Ma, che cazzo!

A differenza dell’altra persona, oltre a non mostrare paura, aveva alzato anche gli angoli della bocca in un dolce sorriso.

Akk socchiuse le labbra per rispondere immediatamente, come era sua abitudine. Tuttavia, non appena si preparò ad aprire bocca, qualcosa lo sorprese lasciandolo senza parole.

Questo profumo…

Esatto, l’odore del sole. Un profumo che non sapeva come descrivere, ma nella sua mente comparve l’immagine di una vasta area aperta, il sole che splende nel cielo azzurro, delle nuvolette soffici, il cinguettio degli uccelli da lontano, gli alberi e gli insetti…

Si sentì come se la sua coscienza fosse imprigionata nelle sabbie mobili, finché il giovane si ritirò frettolosamente.

In quel momento, lo spazio vuoto davanti ai suoi occhi si riempì con l’immagine della realtà davanti a lui.

Da una vista laterale ravvicinata, Akk scoprì che la persona accanto era più bassa di lui, raggiungeva a malapena la punta del suo naso. I capelli mossi che non sapeva fossero naturali o meno, non erano troppo lunghi ed erano stati divisi nel mezzo, oscurando gli leggermente gli angoli degli occhi, ma sotto erano ancora visibili le sue lunghe ciglia curve e i suoi grandi occhi marroni, che sembravano dolci ma tristi e leggermente inclinati verso l’esterno. L’arcata degli occhi era davvero corta, decorata con folte sopracciglia scure, che trascinavano la coda oltre l’angolo dell’occhio. Quanto al ponte del naso, era così prominente da non differire appena dalla fronte e la punta era ostinatamente rivolta verso l’alto.

Aspetta un attimo! Si contrasse per un momento mentre si rese conto dei suoi pensieri. Perché improvvisamente sto guardando da vicino la persona di fronte?

Improvvisamente, si voltò di lato… agitato… Sì, probabilmente è la parola giusta… agitato e stordito, il suo stomaco sussultava senza una ragione apparente. Akk poteva vedere l’immagine di se stesso voltarsi di spalle come se fosse imbarazzato, perché in effetti lo era. No! Siamo diversi. Si sentiva male, l’atmosfera in quel momento sembrava più pesante che altrove, forse perché quel bastardo gli fece un dolce sorriso e i suoi occhi tristi e inclinati gli balenarono addosso.

Il giovane ritirò frettolosamente il volto e disse con voce forse troppo alta: «Em… Di cosa sei tanto orgoglioso?» Così forte! Si schiarì di nuovo la voce: «Questa è una scuola per soli ‘ragazzi’!»

Questa volta, l’altra parte scoppiò a ridere. Fu l’unica volta in cui era riuscito a far sentire completamente fuori luogo una persona squadrata ed estremamente abile che pianifica la sua vita. Come se fosse stato catturato nudo davanti al suo peggior nemico.

Apparentemente, il ragazzo stava cercando con estrema diligenza di mantenere la sua faccia inespressiva. Increspando le labbra fino a formare una sottile linea retta, le sue guance non mostravano segni di emozione, non diceva ancora come si sentiva. Distolse lo sguardo dalla sua faccia verso il basso. Stava ancora guardando in quel punto quando parlò: «Oh, siamo tutti ragazzi.»

Senza dire altro, il ragazzo ritirò la mano dall’inguine e la sollevò, mosse il dito lungo e sottile e indicò l’inguine di Akk, continuando: «Sei magro.»

Anche nella calda aria estiva, Akk ora si sentiva come se la temperatura della sua pelle fosse scesa al punto di congelamento, e il suo viso diventava lentamente pallido. Soprattutto quando quel ragazzo gli parlava e rideva a crepapelle, incapace di contenersi: «Voglio dire tu, sei molto magro!»

«Tu…!»

Infine, il vero carattere di Akk, che era impaziente, arrabbiato e insicuro di sé, stava rompendo le maschere e i muri che aveva costruito per così tanto tempo.

«Ma comunque, sei ancora carino.» L’idiota gli avvolse un braccio intorno alla schiena, prima di riporre i suoi effetti personali nello zaino. Non si lavò le mani e con un sorriso si avviò lentamente verso la porta.

Akk si girò, ma si rese subito conto che non aveva ancora finito, quindi rimase lì fermo. Solo il suo sguardo si spostò ulteriormente, le sue labbra tremavano di rabbia, incapace di dire le parole che voleva gridare.

Non sto guardando te, sto solo guardando il tuo tatuaggio. Non sono ammessi tatuaggi qui, idiota!

Sì, non poteva perché la distanza era così grande che la sua espressione si era rapidamente oscurata e tutto il corpo tremava, un’altra immagine era proiettata nella sua testa.

Il ragazzo probabilmente non si era accorto che la sua espressione era cambiata rapidamente, fischiò di nuovo la stessa canzone e poi girò lentamente la maniglia prima di uscire e sbattere la porta di legno.

Il rumore della porta che sbatteva non lo fece trasalire, ma il vero brivido proveniva dal ricordo di quella immagine nella sua memoria.

Sì… Sì, è così.

Il proprietario del corpo snello, le spalle non molto larghe e degradanti, il viso magro con una mascella definita. A causa della magrezza, le sue guance erano segnate fino al solco che collegava la linea da sotto lo zigomo al mento arrotondato. Se solo i capelli mossi e disordinati fossero stati legati sulla nuca…

Quel bastardo era lo stesso ragazzo che Akk aveva visto l’altro giorno.

La persona che sembrava guardare da fuori i cancelli della scuola, e quando aveva visto l’auto di zio Sitt scivolare giù e si era scontrata con l’auto di Jamnam, vedendo Akk che lo fissava, si era voltato concentrandosi sul bere il suo succo.

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