NEVER LET ME GO – EPISODIO 3

«1… 2… 3!» Nuengdiao saltò giù dalla stretta fessura della recinzione del cancello laterale della scuola, che raramente veniva usato, e cadde tra le braccia dell’altro ragazzo. La sua vicinanza e il suo respiro leggero gli fecero allargare visibilmente la mascella. Palm abbracciò Nuengdiao dalla vita, i due si guardarono per un attimo prima che Palm lo lasciasse cadere a terra.

«Ti trovi bene in questa scuola?»

«Non importa a nessuno. Oggi a scuola si festeggia la Festa del Papà.» rispose Palm, girandosi per guardare il cancello d’ingresso. La sua scuola era una succursale di una scuola in Cina, quindi la terza domenica di giugno organizzava delle attività molto simili alle loro, seguendo la cultura cinese. Quell’attività non era più interessante delle altre, solo un incontro con i padri. In passato aveva chiesto allo zio Supakit, il padre di Chopper, di partecipare. Ma quell’anno non lo avrebbe fatto, era troppo stanco per continuare a fingere.

«Dove vuole andare signorino?» chiese Palm confuso.

Nuengdiao si voltò con uno sguardo irritato: «Per quanto tempo ancora mi chiamerai signorino? Ti piace così tanto essere il mio servo?»

In realtà Palm non voleva chiamarlo in quel modo, ma la situazione lo aveva portato a comportarsi così: «Mi dispiace.»

Nuengdiao sospirò: «Puoi chiamarmi Nueng, oggi ti ho invitato ad uscire come mio amico.»

«Forse è meglio Nuengdiao.»

«Non aggiungere signorino però.»

«Dove vuole andare Nuengdiao?» Palm chiese a bassa voce. Nuengdiao sollevò un sopracciglio, alzò una mano e chiamò il taxi che si stava avvicinando.

«Andiamo alla stazione della metropolitana.» Una volta arrivati, Nuengdiao parlò con il suo ‘amico’ mentre camminava con lui. In realtà passava ogni giorno davanti a quella struttura, ma non si fermava mai.

«Nuengdiao, ha mai preso il treno?»

«Perché?» Rispose facendo una smorfia. Il figlio di Chanon era a Bangkok da sole due settimane e aveva preso il treno più volte di lui. La madre gli aveva sempre detto che non era sicuro prendere i mezzi pubblici, quindi per ogni spostamento doveva chiedere a Chanon.

«Dove sta andando, Nuengdiao?» Chiese Palm girandosi a guardarlo. I due si trovavano davanti a una lunga lista di stazioni. Nuengdiao conosceva già la loro destinazione, quindi cercò il nome e comprò i biglietti. Nel frattempo Palm si guardava intorno con cautela.

Nuengdiao si accorse di ciò e disse con sarcasmo: «Nessuno verrà a ucciderci.»

Palm fece finta di niente e continuò a guardarsi intorno come se stesse cercando qualcuno.

«Inserire la moneta.» Nuengdiao mise le monete nella macchinetta. Anche se i biglietti potevano essere pagati attraverso il codice QR, Nuengdiao per la prima volta nella sua vita aveva preferito pagare con i suoi soldi. Palm si voltò a guardarlo e involontariamente sorrise.

«Perché ridi?» Nueng mise il broncio.

«Niente, sono solo sorpreso. Non mi aspettavo tutto questo entusiasmo.» Disse Palm con onestà. Nuengdiao sospirò e pensò alla sua vita, in effetti era sempre stato confinato in una gabbia angusta.

«Non sono ancora andato al 7Eleven.» Disse mentre comprava i biglietti. Fortunatamente il venerdì pomeriggio non era un posto affollato, quindi Palm riusciva a correre dietro Nuengdiao senza difficoltà. Dopo aver preso i biglietti per entrambi, Nuengdiao si allontanò in fretta.

«Nuengdiao, vada piano.»

«Non comportarti come una guardia del corpo. Devi comportarti come un amico.Se continui a guardarti intorno così, le persone potrebbero pensare che vorresti derubarle.» Si lamentò Nuengdiao, ma a Palm quelle parole passavano attraverso le orecchie, senza soffermarsi. Nuengdiao gli aveva ordinato di accompagnarlo come amico, ma Palm continuava a comportarsi come un servo.

«Smettila!» Nuengdiao gli diede una leggera gomitata. Ma quando lo toccò, la mano di Palm afferrò quella di Nuengdiao e lo tirò a sé, stringendolo.

«Sei un umano o un robot da combattimento?»

Il volto di Palm era diventato rosso senza motivo, o forse perché stringeva Nuengdiao tra le braccia. Ma non era un problema se i due erano in piedi sulla banchina della metropolitana, sotto lo sguardo di tutti.

«Puoi lasciarmi andare?» Disse Nuengdiao, tossendo appena.

Quelle parole fecero rinsavire Palm, che lo lasciò andare immediatamente. Nello stesso momento risuonò l’annuncio che il treno stava entrando in stazione. Nuengdiao si guardò intorno mentre Palm si limitò ad abbassare lo sguardo.

«Non devi abbracciare le persone in pubblico, capito?»

**********

«Facciamo i controlli.» Disse l’agente di sicurezza. I due si trovavano davanti a un edificio non molto alto. In quella zona c’era un grattacielo abbandonato. Palm guardò in alto. Tutto era spoglio, tranne le colonne e i soffitti a vista, che erano vuoti e grigi. L’agente do polizia alzò leggermente lo sguardo, senza capire che cosa ci facesse l’altra persona. Nuengdiao però non disse nulla, si limitò a estrarre la sua carta d’identità per essere riconosciuto.

«Non dire a nessuno che sono qui, ok?» Dopo aver finito di parlare i due salutarono e aprirono la porta per entrare.

«Mio padre l’ha costruito molto tempo fa, durante la crisi finanziaria.»

Fortunatamente era quasi tardo pomeriggio e l’ambiente circostante non era troppo isolato. Una leggera brezza proveniva dal fiume Chao Phraya, poco distante, soffiava sull’erba alta che veniva piegata dal vento. Palm si guardò intorno e poi guardò l’altra persona. Si tolse la borsa dalle spalle e silenziosamente seguì Nuengdiao nell’edificio deserto.

«Perché voleva venire qui? Le scale sono alte e ripide, non ci sono ringhiere, non c’è niente. I collegamenti sono precari e insicuri.» Palm si interrogava mentre Nuengdiao saliva le scale davanti a lui.

«Lo capirai.»

Entrambi salirono lentamente sino a raggiungere una certa altezza. L’uniforme scolastica di Nuengdiao era bagnata fradicia, avvolgeva strettamente il suo corpo, rivelando il suo corpo magro.

«È bello?» Dopo essere arrivati, Nuengdiao passò attraverso il balcone ed entrò nell’edificio, a due metri dal bordo dell’edificio ancora in costruzione e si sedette. Guardò il panorama davanti a sé e poi guardò Palm. La luce che proveniva dalla parte opposta lo avvolgeva, trasformandolo in un’immagine sfocata, una visione tra sogno e realtà.

Palm si sedette, lasciando grande spazio dietro di sé. Nuengdiao si voltò a guardare la distanza che li separava, poi tornò indietro senza dire niente, limitandosi a guardare nuovamente il panorama e il fiume Chao Pharya. Il tempo sembrava essersi fermato. Seppellì il viso tra le proprie braccia e guardò i treni in movimento e le persone che passavano.

«Quando mio padre era vivo, mi portava sempre qui.» Disse Nuengdiao improvvisamente. Aveva un nodo al petto, ma non capiva il motivo. Forse dirlo a voce alta, avrebbe evitato di fargli esplodere il cuore. Il paesaggio intorno a lui non era cambiato, al contrario delle sue emozioni. Un tempo era pieno di vita, in quel momento invece la sua vita aveva un sapore cupo e amaro. Nuengdiao sentiva di non riuscire a respirare, come se qualcuno gli coprisse la bocca con una mano, come in quell’armadio. Poi lo sparo e il suo stesso urlo.

«In quel momento, mio padre mi disse di scegliere il piano e l’angolo che mi piaceva di più. Avrebbe comprato questo edificio e poi lo avrebbe ristrutturato per fare un nuovo appartamento. Ma alla fine… è stato ucciso da quel colpo di pistola.» Nuengdiao non capiva perché stesse dicendo tutte quelle cose a una persona che conosceva da solo due settimane e alla quale non era legato. Si strinse nelle braccia, sentendo un peso nel petto, gli mancava il padre e anche la madre, quella del passato.

«Sono così triste.»

Palm inizialmente rimase in silenzio, ma poi si avvicinò a Nuengdiao e mise una mano sulla sua spalla, stringendola delicatamente e con dolcezza. Palm era davvero comprensivo.

«Anche io non ho mia madre al mio fianco.» Disse Palm con voce profonda ma Nuengdiao non si voltò.

«Mio padre ha divorziato da mia madre molto tempo fa. Io sono andato a vivere con lui a Bangkok. Ho provato a chiamarla tante volte, ma non sono mai riuscito a contattarla. Non ricordo quanto tempo sia passato, forse 8 anni. Poi un giorno mio padre non è più tornato a casa, ma ha iniziato a trasferirmi dei soldi.»

«Perché zio Chanon non ti ha fatto venire qui fin dall’inizio?»

Palm rimase in silenzio per un momento, poi disse: «Papà diceva che qui era pericoloso. Mi ha sempre insegnato le arti marziali, l’autodifesa e il tiro a segno.»

Palm aveva davvero imparato a proteggersi. La conversazione si era interrotta per un attimo, poiché la persona davanti a lui sembrava piangere nel suo cuore, ma le lacrime non scorrevano. Entrambi erano il prodotto di ciò che il padre si aspettava. Erano stati cresciuti per essere le persone che i genitori volevano che fossero. Ma nessuno poteva sapere come sarebbero diventati da grandi.

«Non mi sono mai chiesto perché. Alla fine mio padre mi mandava i soldi e continuava a dire che avrei dovuto badare a me stesso.»

«Quindi ora sai perché?» Nuengdiao sorrise dolcemente e per un attimo si ritrovò sdraiato sopra il ragazzo davanti a lui.

«Credo di aver capito.» Per la prima volta Nuengdiao sentì il dolore sepolto nel profondo del cuore di Palm.

«Allora diventa mio amico.»

«Amico?»

«Sì, ho detto amico. Intendo un vero amico.»

**********

Erano le 16 quando i due rientrarono a scuola.

«Dove andrete adesso?»

«Oh, un amico del club di musica mi ha proposto un lavoro.» Disse Nuengdiao e poi chiamò un taxi per tornare a scuola. Una volta entrati nel parcheggio, Nuengdiao vide l’auto di Chanon parcheggiata, così disse all’autista di uscire dal parcheggio e fare il giro sul retro per potersi intrufolare senza essere visto.

«Che lavoro?» Chiese Palm dopo essere entrato nell’atrio. L’interno era abbastanza spazioso e c’erano molte coppie che ballavano a ritmo di musica. La scena ricordava uno spettacolo di 20 anni prima, anche se le persone presenti non avevano più di 56 anni.

«Ho accettato un lavoro come pianista, ma prima voglio vedere.» Disse Diao mettendosi in un angolo della pista da ballo, perché non voleva essere al centro dell’attenzione.

«Perché lo fai?» Chiese il gestore del locale.

«Perché non dovrei?»

«Sei ricco, puoi permetterti di non farlo.»

«Non lo faccio per i soldi.» Rispose senza mezzi termini, ma prima che potesse dire altro arrivò un altro cameriere. Pagò il biglietto d’ingresso e lo diede ad entrambi.

«Sai ballare?» Palm scosse rapidamente la testa. Chanon gli aveva chiesto di imparare qualsiasi cosa, ma non l’intrattenimento.

«Hai mai studiato musica?»

«No.»

«Danza?»

«No.»

Nuengdiao ridacchiò dolcemente. In realtà aveva paura che quella persona fosse brava solo a combattere e che probabilmente non avesse mai ascoltato la musica.

«Vieni, ti insegno io.» Nuengdiao prese il braccio di Palm e lo portò verso la pista da ballo senza aspettare risposta. Palm cercò di resistere irrigidendo il corpo. Nuengdiao rise, si divertiva davvero a prenderlo in giro.

«Non voglio.» Rispose Palm e Nuengdiao lo guardò serio: «Posso guardarla da lontano ed evitare che le persone si avvicinino.»

«Hai detto di essere la mia guardia del corpo. E se la persona accanto a me mi sparasse con una pistola?»

Sentendolo Palm rimase senza parole, non sapeva come rifiutare. Nuengdiao fu più veloce e lo trascinò sulla pista da ballo. Con la mano destra afferrò la mano sinistra di Palm e la sollevò. Con l’altra mano prese il braccio di Palm e si avvolse la vita, per poi poggiare la mano sulla spalla dell’altro.

«Non preoccuparti di sbagliare, concentrati su di me. Quando io faccio un passo in avanti con il piede sinistro, tu ne fai uno indietro con il piede destro e viceversa, se io faccio un passo indietro tu ne fai uno in avanti. Ricorda solo questo. Non mi interessa se ti muovi male, l’importante è che ti muovi. Muovi il corpo.» Nuengdiao parlò a lungo, come se conoscesse i tempi della melodia. Dopo l’ultima frase, infatti partì la melodia. Palm si irrigidì al punto da dimenticarsi di respirare.

Nuengdiao usò la mano destra per afferrare l’altra persona, riportandola lentamente alla realtà. Palm respirava profondamente e lentamente. Le sue mani erano fredde, umide, poi più morbide e infine finalmente rilassate.

«1… 2… 3… 4… 5… 6… 7… 8…» Nuengdiao sussurrò il ritmo e si guardarono l’un l’altro.

«Ti sei abituato alla nuova scuola?» Sussurrò con il corpo che continuava a ondeggiare a ritmo di musica. Il mondo esterno aveva smesso di esistere e anche a un braccio di distanza, riusciva a sentire la leggerezza dell’aria.

«Si. Ma mi sono appena trasferito, quindi non ho molti amici.»

I due adolescenti si guardarono involontariamente, il tempo sembrava essersi fermato, mentre i loro piedi si muovevano lentamente a ritmo di musica.

«Anche io non ho molti amici… a scuola.»

Palm rimase in silenzio. La canzone era finita, i ballerini intorno si salutarono e andarono via. Solo loro due rimasero in piedi al centro della pista. Nuengdiao fece del suo meglio per pronunciare le parole che aveva nel cuore.

«Sei qui per essere mio amico.»

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