NEVER LET ME GO – EPISODIO 2

«Signorino, come sta andando il nuovo semestre?» Chiese Chanon all’erede della famiglia.

Nuengdiao aveva ripercorso in silenzio tutti gli eventi passati: la borsa scomparsa, l’armadietto con le macchie d’inchiostro, gli insulti, il quaderno nella spazzatura e i volantini con la sua foto e una scritta in rosso “figlio di un assassino” sparsi per tutta la scuola.

«Come sempre.» Rispose guardando distrattamente fuori dal finestrino. C’erano molti cartelli pubblicitari e striscioni di protesta contro l’esproprio dei terreni a fini commerciali. In realtà sua madre non aveva torto, perché il contratto era scaduto e il proprietario del terreno era felice di venderlo alla famiglia Kiattakulmaetee, per costruire un nuovo grande magazzino. Ma ciò significava prendere la terra su cui vivevano centinaia di persone.

Dopo aver riflettuto un attimo, una volta che avevano raggiunto il cancello della scuola e tutti avevano iniziato a fissare la macchina, disse: «Ve l’ho detto tante volte, non raccontate a mia madre le cose che succedono a scuola. Ha già molte cose a cui pensare, quindi non posso e non voglio darle altri problemi.» Nuengdiao si voltò e guardò il volto dell’autista dallo specchietto retrovisore, con gli occhi pieni di emozioni contrastanti, ed emise un lungo sospiro.

«Ieri il tubo dei freni dell’auto è stato tagliato.» Una voce fioca giunse dalle sue spalle. Nuengdiao era leggermente sorpreso, anche se si trattava di qualcosa di piuttosto prevedibile. Sembrava che i frammenti di molte cose si stessero gradualmente unendo. Non esistevano coincidenze in un mondo come quello.

«Ho l’impressione che qualcuno ci sia osservando continuamente.»

«Quando sono andato in bagno, ho notato che la macchina era in queste condizioni.» Disse con voce costante. Sebbene Nuengdiao non fosse sorpreso, era comunque a disagio. Non era la prima volta che facevano uno scherzo, ma quello aveva superato il limite.

«Pensavo che fosse qualcuno della scuola, così ho informato il dipartimento di sicurezza. Ma alla fine si è scoperto che non era passato nessuno, se non gli studenti e il direttore.»

«Non ci sono le telecamere?»

«Sì.» Rispose Chanon: «Poichè il parcheggio è fuori dal controllo delle videocamere sappiamo solo che le persone che sono entrate o uscite sono tutti studenti. Ho informato la scuola di aumentare le telecamere, soprattutto in quell’area.»

«Come sta mia madre?»

«L’auto della signora Tanya è stata rintracciata ieri. Non è chiaro chi sia stato.»

La sua famiglia era sempre in situazioni pericolose. Poiché la loro attività non era del tutto pulita, erano sempre nel mirino delle agenzie governative e di sicurezza. Inoltre, il caso di suo padre era ancora irrisolto.

«C’è qualcos’altro?»

«Voglio che prestiate attenzione, signorino. La situazione sta diventando sempre più preoccupante.» La voce di Chanon divenne più pesante.

Nuengdiao poteva capire tutto, ma con centinaia di studenti non sarebbe stato facile prendere precauzioni.

«La signora Tanya ha detto che il signorino dovrà imparare le arti marziali di autodifesa, ogni sabato.»

Non molto tempo dopo la morte del padre, sua madre aveva assunto un insegnante per insegnargli l’autodifesa. Principalmente per affrontare le situazioni della vita reale, non per praticarla come sport. Ma quando aveva iniziato il liceo, gli studi erano diventati più pesanti e si era preso una pausa.

«Va bene.»

«La signora Tanya ha anche detto di lasciare che Palm si eserciti con lei. Anche lui ha già praticato le arti marziali in passato, sarebbe più comodo, anche se non so per quale motivo.»

«Io dipendo da tutti.» Detto ciò, era arrivata l’ora di entrare a scuola. L’auto si fermò nell’area di raccolta degli studenti. Nuengdiao prese la sua borsa e scese dall’auto. Mancava ancora un po’ prima dell’inizio della lezione, poteva andare nell’ufficio dell’amministrazione per far aggiungere altre telecamere, e riuscire a capire chi c’era dietro tutto.

«Nuengdiao.»

«Come va, Ben?» Il presidente del club di musica gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.

«Potresti venire in sala riunioni oggi? C’è qualcosa di cui vorrei discutere con te.»

«Di che si tratta?»

«C’è un club di danza vicino alla scuola, mi hanno contattato perché vogliono assumere qualcuno che possa suonare il pianoforte per loro. Ho pensato che potresti essere interessato. Ma dovresti farlo gratis. Che ne pensi?»

«Perché io?»

«Sei l’unica persona della scuola che sa suonare il pianoforte.»

Nuengdiao stava per rispondere, ma quando si girò vide suo cugino nell’angolo più lontano. All’inizio stava per alzare una mano, per chiamarlo, ma poi si fermò. Chopper doveva essere rimasto lì per un po’, a guardare i due che parlavano.

«Se c’è altro, mandami le informazioni via Line. Se non c’è altro, vado via per primo.»

Nuengdiao aveva dato il suo codice QR all’altra persona, per farglielo scansionare. Chopper sembrava essersi infastidito. Sperava di non star pensando troppo, ma il comportamento di quel ragazzo era fin troppo ovvio.

**********

«Il prossimo è il doppio allenamento.»

Quel sabato pomeriggio sarebbe iniziata la lezione di autodifesa. Quello che aveva detto Chanon non era sbagliato. Palm eccelleva davvero nella forma fisica. Fin dalle prime lezioni, l’insegnante lo aveva elogiato seriamente. Solo alcune abilità di base si potevano apprendere rapidamente.

«Per favore, insegnami.» Disse dolcemente il figlio di Chanon.

Nuengdiao e Palm si erano affrontati mentre l’insegnante ordinava loro di fare a turno nel ruolo dell’attaccante. Si erano affrontati molto duramente durante l’allenamento. Gli occhi del suo avversario erano penetranti come al solito e facevano sentire a disagio Nuengdiao. Il desiderio di vincere aumentava, perché voleva fare a pezzi quello che l’altro ragazzo nascondeva sotto il suo umile guscio. Voleva conoscere tutta la verità.

«Non importa.» Rispose Nuengdiao, prima di prepararsi ed emettere un suono che avrebbe dato inizio alla competizione. La mano di Palm si era mossa immediatamente. Nuengdiao avrebbe dovuto spingere via la mano, ma invece aveva sferrato un calcio alla gamba dell’altro, facendolo barcollare. Era stato inutile, perché Palm aveva contrattaccato immediatamente immobilizzando il suo corpo.

«Mi dispiace.» Disse Palm scusandosi. Nuengdiao sorrise distrattamente, non poteva certo lasciare che sua madre vedesse quella scena, o sarebbe rimasta molto delusa.

«Finisci!»

Sentendo il comando, Palm lasciò andare immediatamente Nuengdiao, allungando la mano per tirarlo su. Nuengdiao fece un respiro profondo, mentre diceva a se stesso di dover lavorare sodo come erede della famiglia Kiattakulmaetee, per tutto quello che i genitori avevano costruito.

«Inizia!» Disse dopo essere stato spinto a terra dall’avversario.In quel momento era lui all’attacco. Prima che la mano destra afferrasse i vestiti dell’avversario, l’uomo si era scagliato per fermarlo e allo stesso tempo aveva colpito il piede sinistro, facendogli perdere l’equilibrio a Nuengdiao e facendolo cadere. Ma prima che toccasse terra, il braccio di Palm lo aveva afferrato. Il corpo di Nuengdiao tra le braccia di Palm.

«Mi dispiace.»

Non erano troppo lontani. Guardando Palm da vicino lo aveva visto deglutire, con il viso a poca distanza dal suo.

«Non chiedere scusa. O la prossima volta ti ucciderò.» 

Nuengdiao era arrabbiato, stanco dell’eccessivo rispetto di Palm e delle ripetute scuse. Ma non voleva dirgli a cosa stava pensando.

«Sì, signorino.»

«Nuengdiao.»

«Sì, signorino Nuengdiao.»

«Nuengdiao, non signorino Nuengdiao.» Disse guardando la versione in miniatura di Chanon, trovandolo ancora più interessante. La competizione tra quelle due persone si era ormai accesa.

«No, devo comunque chiamarla signorino.»

I due si erano allontanati nuovamente secondo le istruzioni dell’insegnante. Quella volta Nuengdiao non era interessato all’allenamento, voleva solamente sfidare la persona che aveva di fronte. Era un tipo competitivo, si capiva subito che nascondeva qualcosa. Perciò doveva trovare delle scappatoie.

«Guarda chi sta arrivando, sii più saggio.» Come sua madre, anche Nuengdiao parlava mentre lo scherniva. Ma in realtà cercava di mettere sotto pressione l’avversario.

«Inizia.» Palm attaccò di nuovo, ma quella volta Nuengdiao fu più preparato di prima.

Aveva allungato la gamba destra per spazzare la gamba sinistra dell’avversario e allo stesso tempo aveva agitato il braccio per impedire all’avversario di avvicinarsi. All’inizio voleva solo abbattere Palm in un colpo solo, ma il suo obiettivo era proprio davanti a lui, quindi aveva portato il piede leggermente indietro, dopo aver fatto un salto si era girato e con il braccio destra lo aveva portato giù.

Palm stava per borbottare qualcosa, come se volesse scusarsi, ma Nuengdiao lo fermò: «Come hai intenzione di chiamarmi?» Nuengdiao guardò il volto di Palm, nonostante la sua forza lo sovrastasse.

Sul campo di battaglia, in quella situazione, se avesse voluto, avrebbe potuto togliergli la vita con la stessa facilità con la quale girava una mano. Ma nella battaglia per la libertà di parola, Nuengdiao non poteva perdere, anche se l’avversario era avvantaggiato.

«Signorino Nuengdiao.»

«Ti do un’ultima possibilità.»

Il tempo passava lentamente. Nuengdiao, che ormai stava vincendo con le parole, sorrise. Le sue labbra si erano riempite di calore. Dopo circa un minuto, la persona che lo teneva sopra si era arresa.

«Nuengdiao.»

**********

Palm era lì da una settimana.

La vita di Nuengdiao continuava a scorrere tranquilla come le acque dell’oceano, mentre dentro di lui si scatenava una tempesta. Si sentiva sempre più oppresso e in pericolo. Accanto alla ruota della macchina erano stati trovati dei chiodi triangolari, lo studente che li aveva messi era stato convocato per venire interrogato, ma aveva ricevuto solo un avvertimento.

Sua madre tornava raramente a casa. Stava cominciando a comportarsi sempre di più come suo padre. Si parlavano solo una volta al giorno e il tempo che passava ad aspettarla diventava sempre più lungo. C’era qualcosa di minaccioso, ma non sapeva cosa o cosa fare. L’adolescente si sentiva in ansia per tutto ciò che lo circondava.

Nuengdiao uscì per respirare, era tutto come al solito.Sentì qualcuno che nuotava, il rumore dell’acqua che scorreva, i respiri affannosi, il suono ritmico dell’acqua che colpiva le pareti della piscina. Sbatté le palpebre e guardò l’orologio: erano le due del mattino.

Nuengdiao scese le scale, attraversò l’atrio e aprì la porta della piscina.

«Signorino.»

«Nuengdiao.» si sedette sul bordo della piscina e sorrise compiaciuto. La persona in piscina era Palm, ma non aveva chiesto il permesso.

«Ho appena scoperto che mia madre ti ha dato il permesso di usare la piscina.» La voce fece trasalire la persona in piscina, che saltò fuori dall’acqua.

Per un attimo Nuengdiao aveva visto una piccola alternanza di luce e buio. Il corpo di Palm era muscoloso, come quello di un normale atleta. Spalle spesse, braccia sode, addominali forti e scolpiti. La parte interiore del corpo era avvolta in un asciugamano. Gli occhi del ragazzo erano pieni di paura.

«Non ho il permesso.»

«Cosa? Non ho sentito bene.»

«Mi dispiace, non lo farò più.»

L’azione confusa del ragazzo lo aveva fatto sorridere con soddisfazione. Aveva sempre pensato che Palm non fosse una persona che abbassava semplicemente la testa per vivere. Davanti a lui c’era un Palm con un’anima, con una certa durezza che gli altri non avevano. Nessun figlio di autista si sarebbe intrufolato nella piscina del suo capo, nel cuore della notte.

«Se le scuse non funzionano, a cosa serve la legge?» Palm si chinò e si sedette accanto a Nuengdiao. Si voltò appena per guardarlo ma poi evitò di nuovo il suo sguardo, per paura di affrontarlo direttamente.

«Allora cosa vuole che faccia?»

Nuengdiao aveva capito. Quel ragazzo non aveva paura di niente, se non del padre che gli diceva cosa non fare.

«Chiamami ancora signorino e chiederò allo zio Chanon di parlarti subito. Ti va?»

«Mi dispiace, Nuengdiao.»

«Cosa?»

«Mi dispiace, Nuengdiao. Può dirmi di fare qualsiasi cosa, ma non lo dica a mio padre. Se vuole punirmi, lo faccia lei.» Continuò Palm.

«Non eri andato a dormire con tuo padre? Perché non sapeva che eri qui?» I due si guardarono profondamente negli occhi. Palm aveva rivelato una debolezza. Fare sport forse non era la cosa che gli riusciva meglio, ma giocare a ragionare era diverso.

«Mio padre si è addormentato, quindi…»

«Ah…»

«Nuengdiao, non lo dica a nessuno, ok?» La sua voce era roca e i suoi movimenti erano carichi di quell’arroganza che Nuengdiao odiava. Si nascondeva sotto la maschera dell’umiltà. Ma anche in quel momento il suo volto era sollevato in segno di sfida.

«Posso fare qualcosa?»

Nuengdiao sorrise compiaciuto. Cosa c’era di divertente?

«Se ti consideri un servo allora ascolta ogni mio ordine e io non dirò cosa è successo oggi.» Disse Nuengdiao con sarcasmo: «Oh, posso anche dire a tutti di lasciarti usare la piscina.»

«Sì.»

«Va bene?»

«Sì.» Rispose Palm con voce roca: «Sono il figlio di un operaio. Sono povero e senza soldi, purché i suoi ordini non abbiano niente a che fare con il denaro, posso fare qualsiasi cosa lei voglia.»

Era stata una vittoria schiacciante per Nuengdiao, non poteva fare a meno di sentirsi insoddisfatto ogni volta che veniva chiamato ‘signorino’, ma non era il momento di parlarne.

«Sei mio amico, quindi non essere il servo di mia madre o di tuo padre.»

«Che significa?» Alzò lo sguardo su di lui e nei suoi occhi c’era un panico incontrollabile.

«Voglio saltare la scuola questo venerdì.» Palm guardò Nuengdiao in silenzio, senza rispondere: «Aspettami al cancello 6 alle 8 del mattino, salterò la recinzione. Poi alle 15 tornerai per aiutarmi a tornare a scuola.»

Nuengdiao aveva visto Palm deglutire la saliva: «Nessuno lo saprà, solo noi due.»

«Ma signorino, questo è molto pericoloso. Lo sa che ultimamente le cose non sono sicure e non voglio disobbedire agli ordini della signora Tanya.»

«Stai disobbedendo agli ordini di mia madre, ma ti ricordo che mia madre ti ha detto di prenderti cura di me. Questo è quello che devi fare, seguirmi e tenermi al sicuro.»

«Ma signorino…»

«Hai già dimenticato quello che hai detto poco fa?» Nuengdiao si irrigidì inconsciamente, abbassò la voce e guardò la persona di fronte a lui.

«Allora aspetterò al cancello alle 8.»

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