Le proteste di sabato 11/06 in Thailandia

Ce l’avete chiesto in tanti ed eccoci qui, che cosa è successo lo scorso weekend?

Tutto è iniziato con gli annunci fatti dagli attori di KinnPorsche e dalla BeOnCloud di non mandare in tendenza gli hashtag in occasione del nuovo episodio, per non coprire le notizie e far passare in secondo piano quello che è successo il giorno 11/06/2022 in Thailandia.

È stato difficile trovare informazioni, come sempre in queste situazioni la censura e le informazioni frammentate (e di parte) regnano sovrane.

Quello che sappiamo è che il tutto è iniziato come una protesta (il popolo thailandese non è nuovo a queste situazioni, ne avevamo già parlato qui) pacifica per la democrazia, che è degenerata a seguito di una frangia violenta.

Ma andiamo per gradi.
Sabato 11 giugno circa 200 persone si sono radunate al Monumento alla Democrazia a Thanon Ratchadamnoen intorno alle 14 per poi raggiungere in marcia il Monumento alla Vittoria. Il commissario della polizia metropolitana di Bangkok, Jirasan Kaewsaeng-ek, ha dichiarato in una conferenza stampa che il raduno è stato istituito in segno di protesta nei confronti del governo del primo ministro, il generale Prayut Chan-o-cha.

Verso le 18 alcuni protestanti si sono dispersi, mentre altri si sono spostati verso l’incrocio Din Daeng – luogo cardine di molti scontri violenti nelle passate manifestazioni – sembrando intenzionati di percorrere a piedi l’autostrada Vibhavadi Rangsit per raggiungere la casa del Primo Ministro.

L’incrocio Din Daeng durante una protesta nell’agosto 2021
L’incrocio Din Daeng durante la protesta dell’11 giugno mentre i poliziotti arretrano per impedire l’ingresso dei manifestanti nella rampa di accesso all’autostrada

I poliziotti quindi si sono schierati sull’autostrada per impedire l’avanzata dei manifestanti, chiamando anche un camion antisommossa con un cannone ad acqua.

Ai manifestanti la cosa non è piaciuta, e hanno dato fuoco a un veicolo della polizia nei pressi dell’Ufficio del Consiglio di controllo degli stupefacenti (poi capirete perché il luogo è importante). Inoltre hanno lanciato fuochi d’artificio e bottiglie di vetro contro i poliziotti.

Fortunatamente i disordini non sono andati avanti a lungo, e verso le 20:30 la folla è stata dispersa. È stata la prima protesta dopo molti mesi di calma, e nonostante le violenze sarebbe potuta andare molto peggio; infatti nei giorni successivi le forze dell’ordine hanno trovato una ventina di piccole bombe artigianali nascoste nei pressi dell’intersezione luogo dello scontro.

Poliziotti con la squadra cinofila che nei giorni successivi ha trovato le “cherry bomb” (in azzurro), dei piccoli ordigni esplosivi grandi come una ciliegia, nei pressi l’incrocio Din Daeng a Bangkok.

Ma cosa ha portato a questa manifestazione dopo mesi di pausa? Non siamo in grado di dirlo con certezza e precisione, ma questa ennesima protesta è stata preceduta da vari casi che hanno attirato l’attenzione pubblica:

  • il 9 giugno la Thailandia diventa il primo paese del sud-est asiatico a legalizzare la coltivazione della marijuana. Chiunque può coltivare fino a sei piantine in casa propria, basta richiedere il permesso, e per incentivare questo nuovo commercio il Governo regalerà, fino a fine giugno, un milione di piantine alle famiglie interessante alla coltivazione. Questo cambiamento nella legge – fino al giorno prima chi coltivava rischiava 15 anni di carcere – ha una valenza prettamente economica, in quanto il consumo per uso ricreativo è ancora severamente vietato, così come fumare in pubblico. Si può consumare marijuana solo in locali pubblici che hanno ricevuto l’approvazione per la vendita in cibi e bevande a base di marijuana (con un limite massimo di 0,2% di Thc – il principio attivo), e per uso medico per cui era già stata legalizzata nel 2019.
  • il 9 giugno sei poliziotti sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio di un sospetto trafficante di droga. Tra loro c’è anche il loro responsabile e superiore Thitisan Utthanaphon, e nonostante il popolo abbia apprezzato che un ufficiale di alto rango sia stato punito, non sono stati contenti della sentenza che ha ridotto la condanna da pena di morte a ergastolo.
    Questo caso ha riscosso molto clamore nel popolo thailandese a seguito della diffusione del video che mostra Thitisan Utthanaphon e i suoi colleghi torturare il sospettato durante l’interrogatorio fino a mettergli in testa sei buste di plastica, causandone la morte per asfissia.
    Un’altra cosa che contestano è il fatto che la Commissione Anticorruzione Nazionale non si sia occupata del caso. Pare infatti che Thitisan Utthanaph, soprannominato Joe Ferrari per il gran numero di macchine di lusso in suo possesso, abbia uno stile di vita più costoso di quanto possa permettersi col suo stipendio, e pensano che le connessioni che glielo permettono abbiano “influito” anche sulla sua condanna.
  • il 10 giugno è uscita la notizia che la corte penale per i casi di corruzione e cattiva condotta, ha approvato la richiesta di cauzione per Kanokwan Vilawan e suo padre.
    Kanokwan Vilawan è il viceministro dell’istruzione e segretaria della coalizione di partito Bhumjaithai, e insieme a suo padre e altre sette persone è accusata di aver creato falsi atti di proprietà con cui si è intestata vari acri di terra facenti parte del Parco Nazionale di Khao Yai, inserito dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità dal 2005.

Se volete sapere perché in Thailandia il popolo protesta così tanto e in modo così radicale (anche se Not Me ci ha dato un assaggio) scrivetecelo nei commenti!

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