KINNPORSCHE – CAPITOLO 9

Stanco

-Porsche-

«Uhmm…»

Mi svegliai e mi sgranchii. Un crampo improvviso percorse tutto il mio corpo mentre socchiusi gli occhi per farli adattare alla luce. Mi grattai la testa, cercando di ricordare cosa fosse accaduto la notte precedente.

L’unica cosa che mi veniva in mente era che avevo seguito Kinn in un bar lussuoso, alcune ragazze mi avevano offerto da bere e un gruppo di teppisti aveva aggredito Kinn.

Cazzo!! Starà bene?

Aprii gli occhi quando la figura di Kinn mi venne in mente all’improvviso.

Come fai a essere così stupido, Porsche?

Mi maledii. Ero già in uno stato di smarrimento quando notai che il soffitto che stavo osservando non era familiare. Mi guardai in giro e realizzai che ero nella stanza di Kinn, inoltre ero steso sul suo divano.

«Merda.» Mi alzai sproloquiando ad alta voce.

Kinn mi ammazzerà!

«Sei sveglio.» Una voce fredda veniva da dietro.

Il mio corpo si irrigidì immediatamente solo al suono della sua voce. Lentamente mi voltai verso la voce pronto a ricevere una lavata di capo. Ma quando lo affrontai, mi stava semplicemente guardando in modo tranquillo. 

«Io,Io…ehm.» Non sapevo cosa dire. Questa volta l’avevo fatta davvero grossa e non avevo un alibi. Era colpa mia. Se non avessi incoscientemente cazzeggiato in giro, cose come quelle di ieri sera non sarebbero mai successe.

Mi sentii soccombere dal senso di colpa che non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia. 

«Alzati e fatti una doccia. Non vorrai fare tardi per l’attività delle 10.» Mi disse in modo calmo.

Lo guardai. Ma quando i miei occhi incontrarono i suoi, riportò lo sguardo su quello che stava facendo.

Guardai il grande orologio nella sua stanza e realizzai che erano già le nove di mattina.

Mi alzai velocemente, ero sul punto di uscire dalla stanza quando notai che ero solo in boxer e canotta.

«Perché sono mezzo nudo…» Chiesi a me stesso, ma probabilmente lo dissi un po’ troppo forte perché Kinn mi rispose.

«Ti sei tolto i vestiti ieri notte.» Disse.

I miei occhi si soffermarono sulla stanza e vidi il resto dei miei vestiti sparsi su tutto il pavimento. Immediatamente li raccolsi e li presi in mano.

Davvero Porsche!? Toglierti i vestiti? Sei uno stupido coglione.

Guardai segretamente Kinn mentre stavo raccogliendo i vestiti. Faceva sul serio? Non aveva alzato la voce con me nonostante avessi fatto un macello ieri sera. E ora mi parlava con disinvoltura.

È davvero il Kinn che ho incontrato?

Merda! perchè trovo tutto questo imbarazzante?

Finii di sistemare la divisa mentre mi dirigevo verso la porta, ma fui fermato da Kinn.

«Aspetta…» Disse e io voltai leggermente la testa per guardarlo. «Più tardi indossa la divisa, verranno degli ospiti oggi.» Aggiunse con una voce delicata.

«Io…Ehm…Ieri sera…Ieri sera ero…Non sei incazzato con me?» Rimasi in piedi timidamente.

Non riuscivo a capirlo e questo mi faceva venire i brividi fino alla spina dorsale.

«Che ti succede?» Mi rispose.

«Beh, di solito quando faccio qualcosa che non ti piace tu…» Non riuscì neanche finire la frase quando lui parlò.

«Quindi ti rendi conto di quello che hai fatto, eh? Pensavo che qualcuno come te non si ponesse nemmeno il problema.» Disse Kinn senza neanche guardarmi.

Credevo stesse giocando, perchè era troppo preso da quello che stava facendo. Fu piacevole per me vedere Kinn in quel modo, con una semplice maglietta bianca, non vestito come al solito. Mi diede un senso di sollievo come se lui fosse una persona come tante altre. Ero impegnato ad osservarlo quando alzò la testa per guardarmi.

«O vorresti che ti riempissi di insulti?» Disse scherzosamente alzando un sopracciglio.

«No.» Risposi e lasciai la stanza immediatamente. 

Una strana sensazione si espandeva dentro di me ogni volta che mi parlava in modo gentile. Magari stavo solo pensando troppo. Scacciai via il pensiero, chiusi la porta e mi diressi verso il corridoio quando incontrai una faccia ostile. Era Big, che probabilmente stava tornando dopo l’assenza di un paio di giorni.

«Perchè eri nella camera del signor Kinn così presto?» Mi disse con tono amaro, squadrandomi da capo a piedi. 

Mi sistemai la divisa e feci un passo per affrontarlo. Lo guardai male e notai i lividi che gli avevo lasciato dallo scontro che aveva provocato.

«Rispondimi!» Disse con una voce potente. 

Non sentii l’esigenza di litigare con lui in quel momento quindi semplicemente ignorai quello che disse e feci finta di non aver sentito.

Il bastardo immediatamente prese il mio braccio ma io mi liberai. Gli lanciai lo sguardo più minaccioso possibile come per dire, ‘Se non lascerai andare il mio braccio, ti lascerò il doppio dei lividi che puoi sopportare.’

Doveva aver sentito i miei pensieri perché evitò il mio sguardo e se ne andò. Mi incamminai verso la mia stanza, mi lavai la faccia e mi guardai allo specchio.

Davvero non riuscivo a ricordare cosa fosse successo nella stanza di Kinn. 

Perché ero mezzo nudo? E in boxer per giunta.

La cosa che mi terrorizzò di più fu che Kinn non aveva detto una parola al riguardo. 

Solitamente, quando entravo nella sua stanza con vestiti normali già iniziava ad incazzarsi, ma questa volta fu diverso.

Non era arrabbiato con me? Ahh, mi sta facendo impazzire questa cosa!

Pensai di comprare del bagnoschiuma, shampoo, detergente per il viso e dei vestiti da tenere nello zaino. Non avevo intenzione di rimanere a dormire li, ma volevo solo essere preparato nel caso qualcosa come ieri sera accadesse di nuovo. Qualsiasi cosa fosse accaduto sarei tornato a casa dal mio fratellino.

Feci una doccia e indossai la divisa come aveva richiesto. Odiavo veramente questo tipo di indumenti, erano troppo stretti e soffocanti. Una persona non avrebbe dovuto indossare qualcosa di comodo quando si preparava alla guerra? Invece loro preferivano questo.

Tra l’altro come si indossa questa merda?

Erano quasi le dieci di mattina quando improvvisamente, il mio stomaco brontolò. 

Ah, ho fame! Da dove prendeva il cibo questa gente?

Mi diressi verso alcune stanze quando mi imbattei in qualcuno; era Pete in vestiti informali. Mi salutò immediatamente con un sorriso.

«Hey Porsche, cosa ti è successo?» Mi disse scherzosamente. Aggrottai la fronte e non stetti al suo gioco.

«Sono affamato.» Risposi.

«Oggi, hai il turno di mattina?» Mi chiese. Annui in risposta, poi lui mi indicò dove fosse la mensa.

«Cammina dritto fino alla fine e riuscirai a vedere la mensa per lo staff.»

«Grazie, amico.» Gli dissi.

«Non lavori oggi?» Aggiunsi.

«Sono in ferie! Alla prossima Porsche, devo andare!» Chiuse la borsa, mi salutò e si diresse fuori dalla casa. Corse talmente veloce come se stesse cercando di evitare qualcosa.

«Che cavolo…» Mormorai tra me e me. Mi stavo dirigendo verso la mensa quando uno degli uomini di Kinn mi chiamò.

«Il signor Kinn chiede di te.»

Che cazzo! Sempre al momento giusto, Kinn! Non sono neanche riuscito a raggiungere le mensa.

Guardai il ragazzo riflettendo. Volevo davvero mangiare in quel momento. Guardai l’orologio e non erano neanche le dieci ma il tipo fu davvero troppo insistente e mi chiamò di nuovo.

«Sbrigati!» Urlò.

«Ma non è ancora iniziato il turno. Prima vado a mangiare!» Dissi ma lui aggrottò la fronte.

«Smettila di creare problemi. Alza i tacchi e vai!» Il bastardo disse e se ne andò.

Calciai l’aria con frustrazione.

Se non avesse continuato a tirare la mia catena, avrei già mangiato. Mi passai le dita tra i capelli bruscamente e camminai dritto verso il corridoio. Raggiunsi la stanza, aprì la porta e guarda un po’? Non c’era nessuno. Neanche quel di bastardo di Kinn.

«Mi hai chiamato e non sei nemmeno nella stanza. Perché mi hai mandato a chiamare allora?» borbottai con tono basso. Il mio sguardo si soffermò sul vaso di vetro contenente i cioccolatini. Avevo notato più e più volte che questi vasi erano sparsi per tutta la casa. Presi quello che sperai fosse la mia colazione, vidi la carta dorata, il logo verde e la forma strana del cioccolatino.

Cioccolata di Mr TK ripiena di caramello. Lessi il testo aggrottando la fronte e vidi il ridicolo fumetto di tre ragazzi in piedi!

Cos’è sta roba? Il nome sembra quello di un detergente per bagni. Ma sono affamato, quindi va bene uguale. Non lo noteranno, vero? Dato che sono sparsi per tutta la casa.

Aprì la confezione mentre diedi un morso al cioccolato che c’era al suo interno.

«Cosa stai facendo?» Mi chiese.

«Cosa c’è lì dentro?» Allungai la testa verso la stanza da cui stava uscendo. Ma non mi rispose e mi diede qualcosa da fare.

«Dai uno sguardo a questi documenti e smistali in modo appropriato. Non fare lo stesso errore dell’altra volta.» Mi disse, stava chiaramente evitando di rispondere alla domanda.

«Queste relazioni sono in inglese, come posso capire?»

«Stupido.» Mormorò mentre distribuiva pile di carta sul tavolo vicino al divano.

«Sbruffone.» Mormorai in risposta e mi diressi verso i documenti. Quando vidi che erano in Thai, sospirai di sollievo.

«Perchè non ti siedi qui così puoi vedere meglio?» Disse Kinn facendomi segno di sedermi sul divano.

«Posso?» Guardai il divano. Ero solito prendermi una sgridata ogni volta che avevo tentato di sedermi senza il suo permesso.

«Hmm. Hai già dormito su quel divano stanotte, no!?» Disse Kinn mentre sorseggiava un po’ del suo caffè sedendosi sulla sedia.

«Oh.» Dissi e aggrottai leggermente le sopracciglia. Stavo per sedermi sul divano quando sentii un po’ di tensione. I miei pantaloni, i miei fottuti pantaloni mi stavano stringendo troppo. Quando ero in piedi era ok, ma nel momento in cui tentavo di sedermi mi andavano sempre le mutande in mezzo al culo. 

Lottai, tentando di trovare la posizione migliore per stare seduto.

«Tutto bene?» Chiese Kinn.

«I miei pantaloni sono troppo stretti. Quando pensi di darmene un paio che mi stiano bene?»

Kinn mi rivolse solamente un sorriso subdolo e diede un sorso al suo caffè.

P’Chan doveva aver preso le misure sbagliate. Questi cosi erano fottutamente troppo stretti. 

Mi slacciai la cintura per allentarli un po’, me li stavo per togliere ma prima guardai Kinn per ricevere qualche forma di permesso.

«Hey, posso togliermi i pantaloni?» Pensai che non avesse avuto nessuno problema dato che eravamo entrambi uomini. Quando ero a casa di Jom, giravo anche solo con indosso i boxer.

«Non è un problema. Solo poi rimettili quando usciamo.» Rispose rimanendo concentrato sul suo computer.

L’hai detto tu!

Dopo che ricevetti il permesso mi tolsi immediatamente i pantaloni e li misi sopra lo schienale del divano. Mi avevano detto che avrei dovuto vestirmi in maniera appropriata quando ero fuori ma se fossimo restati a casa, avrei potuto indossare quello che volevo.

Vidi Kinn che mi guardava. Non era sicuramente irritato o arrabbiato. Stava solo seduto sulla sua sedia lanciandomi occhiate ogni momento.

L’atmosfera era più leggera della prima volta che venni qui. Sembrava come se fossi seduto sul divano di un amico. Non che fossimo amici o cose del genere, ma questo fu quello che provai.

«Questo pomeriggio avrò un meeting con alcune persone, porta questi documenti giù con te dopo e vieni con me.» Disse Kinn e io annuii.

«A che ora verranno? Posso scendere giù a mangiare prima?» Controllò l’orologio e mi guardò.

«Finisci di smistare questi documenti, poi possiamo vederci nel pomeriggio.»

Quando finì la frase, mi concentrai sul finire di sistemare il materiale. Dovevo finire tutto per bene e velocemente così avrei potuto mangiare. Il tempo passò e finii di smistare tutte le carte, velocemente indossai i pantaloni e mi diressi verso la mensa.

Mentre ero per strada, non potevo ancora credere al fatto che Kinn fosse stato davvero troppo gentile con me. Di solito, quando facevo cose del genere era già pronto a insultami. Ma oggi era stato diverso. Mi ero tolto i pantaloni di fronte a lui, cosa che sapevo essere un po’ inappropriata, ma a lui sembrava non importare nulla.

Lasciai andare i pensieri e ringraziai per il fatto che non mi avesse reso le cose difficili.

Arrivai alla mensa di cui mi aveva parlato Pete. Quando arrivai, vidi la stessa scena che avevo già visto il mio primo giorno. Il gruppo di bastardi mi squadrarono e io feci lo stesso. Camminai verso il bancone, presi un piatto e mi servii un po’ di riso. Dall’altra parte c’erano le portate principali, avevano molte varietà ma presi solo una semplice omelette. Gli altri piatti avevano le verdure e sembravano troppo piccanti per i miei gusti. A differenza delle altre persone, non potevo sopportare i cibi piccanti. Tem spesso mi prendeva in giro perché nonostante avessi un fisico robusto non potevo reggere il piccante. Ero perso nei miei pensieri sul cibo quando sentii qualcuno parlare.

«Hey, Khom! Perchè ci metti così tanto? Stai davvero cercando di prendere del riso o stai aspettando che ti prenda a calci?» Il bastardo disse mentre ero ancora in piedi di fronte al bancone del riso. Lanciai un’occhiata veloce al loro tavolo e subito li vidi guardare verso di me mentre ridevano. Sapevo bene che quell’insulto non era per il suo amico, ma per me.

«Quindi cosa mangi oggi?» Disse il suo amico a voce alta così che potessi sentire anche io. L’altro ragazzo che, in maniera subdola, tentò di insultarmi poco prima si alzò, venne al mio tavolo e disse.

«Omelette. Ma stai attento a non stuzzicare troppo il rosso dell’uovo, potrebbe colare via.» 

Misi giù il mio cucchiaio a lato del piatto e lo fissai per un po’. Quando notai che si erano calmati, presi di nuovo il cucchiaio per mangiare.

Proprio quando pensai che avessero terminato di farsi beffe di me, un’altra voce risuonò in modo che le mie orecchie potessero sentire.

«Prendiamo altro riso!» Urlò.

«Hey! Non preoccuparti del riso, possiamo mangiarne tanto quanto ne vogliamo. Non dobbiamo sbrigarci come qualcuno…» Mise enfasi sull’ultima parola inducendomi ad alzare un sopracciglio.

Ok! Questo stronzo avrà quello che si merita.

«Sei un cane?» Misi giù il cucchiaio e mi appoggiai contro lo schienale.

«Cos’hai detto!?» Un forte colpo venne dal tavolo quando il bastardo mi ringhiò contro.

«Oh scusa, sembri bravo ad abbaiare quindi pensavo fossi un cane.»

Alla fine della mia frase, il tipo si alzò insieme ai suoi amici.

«Hai qualche problema con me?!» Il bastardo mi minacciò.

Pensi che io mi faccia spaventare da quelli come te? Non esiste proprio.

Era così sicuro di sé solo perchè sapeva che non mi avrebbe affrontato da solo.

«Aaahh…Sai cosa, penso che tu sia davvero un cane. Perchè i cani, amano muoversi in branco.» Gli dissi dritto in faccia mentre bevevo l’acqua e riportavo il mio piatto al bancone.

«Maledetto bastardo!» Tirò il mio braccio e mi diede un pugno in faccia. Barcollai un po’ ma riuscii a tiragli un calcio al fianco con tutta la mia potenza.

Il piatto di riso che tenevo in mano si sparse per tutto il pavimento, anche i tavolo e le sedie adesso erano incasinate. Stavo per attaccare di nuovo quando il branco dei suoi subordinati mi bloccarono le braccia. Provai a spingerli via, ma erano troppi per me. 

L’altro tipo riuscii a darmi un pugno in faccia, mentre cercavo di liberarmi. Questi maledetti stronzi stavano giocando sporco!

«PORSCHE!!» Il bastardo che calciai un momento fa era di ritorno e mi diede un pugno. Il suo pugno si scontrò con la mia mandibola e mi fece piegare in avanti. mi liberai dalle loro mani e quando lo feci tirai pugni a destra e manca.

«Fermi! Fermi!!!.» Un forte urlo risuonò per tutta la mensa, ma non calmò l’atmosfera caotica.

Sapevo che avevo commesso un errore nel rispondere alle provocazioni, ma erano sempre i primi a cominciare. Non potevano aspettarsi che li lasciassi fare!

«SMETTETELA! SE NON LO FATE VI DENUNCIO TUTTI QUANTI!!» L’anziana cuoca urlò. Alcune delle guardie del corpo ci separarono l’uno dall’altro.

«Hai iniziato tu, bastardo!» Gli urlai contro, cercai di lanciarmi nuovamente su di lui quando notai che i miei piedi non stavano toccando terra. Qualcuno mi alzò e mi trascinò fuori dalla stanza. Uscendo continuai a lottare per togliermi le loro mani di dosso ma loro stavano lottando quanto me. I bastardi si diressero al secondo piano e immediatamente capii dove mi avrebbero portato. La mia rabbia si spense automaticamente mentre osservai la porta della stanza di Kinn. Aprirono la porta e mi trascinarono dentro.

«Signor Kinn, la sua guardia del corpo ha colpito di nuovo un’altra persona.» Disse il tipo.

Aggrottai le sopracciglia e lo guardai sconvolto.

«Uff…ti ho lasciato andare da un minuto Porsche.» Disse con tono stanco.

«Chiedi ai tuoi subordinati! Non solo a me!» 

Cosa succede!!! Come fa a prendersela solo con me? Il bastardo ha iniziato per primo. Mi ha preso a pugni.

«Porsche!!! Ti avevo detto, di non metterti nei guai qui, non mi piace il caos.» Kinn urlò verso di me prima che io potessi protestare.

«Hey! Che cazzo, perché sono l’unico a prendersi la colpa! I tuoi sottoposti sono veramente straordinari, no davvero, davvero pazzeschi!!!» 

Quante volte si era rifiutato di ascoltarmi? Che si trattasse di un fottuto pesce o altre maledette cose, qualsiasi casino in questa casa era sempre causato da me.

Avevo sempre odiato la sensazione di essere incolpato quando non ero nel torto per un errore altrui.

«Ragazzi andate fuori…» Alzai stancamente gli occhi al cielo quando Kinn li cacciò fuori dalla stanza.

«Cazzo!» Calciai il divano di Kinn facendolo sbattere contro il muro. 

«Porsche!!!» Il suono era aspro mentre Kinn colpì forte il tavolo. Rimase in piedi e mi guardò mentre io lo osservai a mia volta con uno sguardo egualmente feroce. 

«Non fare in modo che io abbia a che fare con altre cose come queste!!» Mi puntò un dito in faccia.

Finalmente, il Kinn che conoscevo stava ritornando.

«Sei un’idiota!! Ti meriti di essere chiamato capo? Essendo così testardo con i tuoi uomini!» Gli risposi a voce alta. 

Kinn si precipitò verso di me, mi prese per il colletto e mi tirò verso di lui, stringendo i pugni. La faccia piena di rabbia non mi spaventò per nulla. Alzai i pugni allo stesso modo mentre continuammo a guardarci negli occhi senza smettere, prima di iniziare a prenderci a pugni…

Toc…Toc

«Signor Kinn, la seconda famiglia è arrivata.» Il ragazzo se ne andò.

Kinn prese un profondo respiro facendo del suo meglio per nascondere la sua rabbia e poi mi guardò.

«Se non chiudi quella bocca, ti ammazzo. Giuro su Dio che ti ammazzo, cazzo!» Mi disse prima di sistemarsi il completo per uscire dalla stanza. «Prendi i documenti sul tavolo e seguimi.» Disse in un tono controllato ma con una minaccia nascosta.

Incapace di contenere la mia rabbia, diedi un pugno al muro. Il pugno fu duro, ma non riuscii a sentire il dolore. Tutto quello che sentii fu rabbia, rabbia contro Kinn.

Pensa che io abbia paura della sua minaccia? Chiusi gli occhi e provai a calmarmi.

Presi i documenti dal tavolo e uscii.

Stavo scendendo verso il corridoio quando vidi Kinn salutare due anziani e un ragazzo.

«Tuo padre non è qui oggi?» Una voce profonda disse. Kinn scosse la testa in risposta. Rimasi in piedi dietro di loro con le altre guardie del corpo.

«Sarà qui tra un’ora. Avete già mangiato?» Kinn chiese cortesemente.

Fanculo. Non riuscivo a pensare in modo lucido. Sentivo ancora la rabbia scorrere dentro di me ogni momento in cui vedevo la faccia di Kinn. 

Che succede con questa atmosfera? Era troppo noiosa tanto da farmi irritare.

«Per favore, datemi un momento e prendo i documenti.» Disse all’ospite e mi guardò. Aggrottai le sopracciglia, mi diressi verso di loro e sbattei i documenti sul tavolo. Kinn mi guardò come se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Guardai le facce degli ospiti che non avevano avuto nessuna reazione.

Poi guardai Kinn e gli lanciai uno sguardo strano.

«Il cibo è arrivato.» Disse la cameriera facendoci cenno.

La guardai confusa e le altre guardie del corpo mi incalzarono.

«Vai a prenderlo per il signor Kinn.» Capii quello che stava dicendo e presi il vassoio dalla cameriera. Misi il cibo sul tavolo e gli ospiti di fronte a me mi guardarono. Lo stesso ragazzo mi incalzò.

«Servi con me.» Chiusi gli occhi mentre cercai di trattenermi. 

Kinn mi guardò e disse.

«Servi il tè agli anziani, qualcosa di dolce per Vegas e una tazza di Americano per me.» Disse Kinn con voce vellutata, controllando i documenti nelle sue mani. Riuscii a prendere il suo caffè, stavo per metterglielo di fronte, ma quando vidi la sua faccia, la rabbia che si era placata crebbe di nuovo. Misi l’Americano di fianco alle sue mani ma si versò nelle sue maniche.

«Merda!» Disse Kinn mentre scrollò le mani, macchiando i documenti.

Mi lanciò uno sguardo feroce e poi guardò gli ospiti. Erano sotto shock. Kinn immediatamente mi guardò e disse…

«Che cazzo stai facendo?»

«Non l’ho fatto apposta.» Sentii che non potevo farne a meno. La mia rabbia iniziò a trasformarsi nel senso di colpa di aver fatto qualcosa di sbagliato di fronte ad altre persone.

«Sarai gentile, vero!?» Disse con tono forte ma calmo. I suoi occhi continuavano a guardarmi senza sosta.

«Hey, mi dispiace. Perchè sei così serio?» Chiesi con espressione normale.

Ci furono risate che catturarono l’attenzione di Kinn e la mia.

«Oh, in questa casa formate davvero bene le guardie del corpo, Kinn deve essere rispettato, hahahah.» Le risate scoppiarono nella grande sala. Kinn si voltò sorridendo ampiamente. Guardò le persone e si alzò dalla sedia, abbassò la testa e disse.

«Datemi un minuto, per prima cosa vado a cambiarmi. Se avete bisogno di qualcosa potete chiedere a loro, Papà sarà qui a breve.» Disse Kinn in un tono neutro poi si girò verso di me per dirmi.

«Tu, seguimi.» Ero nuovamente spaventato dagli occhi di Kinn. Mi guardò con più brutalità di quando stava per soffocarmi. I suoi occhi sembravano quelli di qualcuno che era sul punto di uccidere, questo mi fece sospirare ed entrai dentro la stanza.

Non appena la porta si chiuse, subito si voltò e mi guardò con inaspettata rabbia.

Uno schiaffo potente partì dalla sua mano, la mia faccia tremò violentemente, il mio corpo si sbilanciò, stavo quasi per cadere. La mia faccia era anestetizzata e sentii scendere un liquido insieme ad un sapore di ferro che riempì la mia bocca. Le mie mani toccarono delicatamente la mia faccia. Prima che potessi recuperare l’equilibrio, mi spinse forte fino a farmi cadere sul divano.

«Che stai facendo?» Urlai. Trattenne i miei movimenti e strinse le mie braccia così forte da farmi contorcere.

«Puoi comportarti come vuoi ma non puoi farlo di fronte alle altre persone! Ho perso la faccia di fronte alla mia famiglia a causa tua!!! Ti avevo avvisato di non parlare! Ti colpirò!» Il mio corpo fu lanciato e scaraventato verso il muro fino a che quasi non svenni. Cercai di mantenermi cosciente e lo guardai.

«Hai finito!?! Dannazione!!! Non puoi vedermi come una tua guardia del corpo? Anche se non ho torto, mi sei mai stato ad ascoltare?! Non voglio comportarmi male, dannazione, dipende tutto da te. Io so chi sono e so chi sei tu. Ma mi hai mai ascoltato? Mi hai visto combinare guai ma non mi hai mai chiesto nulla. Le tue guardie vengono sempre a istigare per prime, ma tu prendi le loro difese. Ogni volta dici che è ho fatto qualcosa di sbagliato e mi dai la colpa. Non mi hai mai rispettato, quindi neanche io ti rispetto, perchè non ti sei mai comportato in modo corretto con me!»

Risposi con la frase più lunga che avessi mai detto e riversai tutto quello che sentivo. 

Odiavo l’ingiustizia. 

Lo sapevo, non avrei dovuto fare un sacco di cose che avevano causato problemi, ma è stato per colpa mia dall’inizio?

«Anche se dici che sono nel torto, resto il tuo capo, la tua responsabilità è fare quello che ti dico, non hai diritto di negoziare!» Mi guardò senza smettere.

Quegli occhi dovevano ancora mostrare segni che la rabbia se ne fosse andata.

«Pensi che adesso che mi hai fatto questo, che mi hai schiaffeggiato, io possa rispettarti?» Dissi spingendo il suo corpo. Ma questa volta prese il mio braccio e lo lanciò all’indietro.

«Se non riesci ad accettarlo, te ne puoi andare! Ma se rimani, non comportarti male di fronte ad altre persone!!» Spinse nuovamente il mio petto.

Mi allontanai, non avevo più voglia di affrontare quell’argomento.

«Pensi che visto che sei il capo puoi fare di tutto? Sono un uomo anche io!!» Mi voltai e chiusi la porta mentre una voce potente uscì dalla stanza.

Ma non volevo vederlo e preferivo evitarlo. Non era che non potessi lottare, ma ero esausto e non volevo più restare lì. Le nostre tensioni non erano ancora finite e non avrei voluto arrivare al punto di ucciderci. 

Perché avevo dovuto affrontare tutto questo? 

Odiai sentirmi così abbattuto, non c’era modo per rimediare. 

Odio quelle parole denigratorie! Mi dichiaro sconfitto!!!

Camminai verso il parco, accesi una sigaretta e provai a calmarmi il più possibile.

Mi sentii su tutte le furie. Volevo bruciare l’intera casa per poter sopravvivere. Rimasi in piedi con le gambe incrociate appoggiato al muro. Mi guardai intorno con rabbia finchè il mio sguardo non si scontrò con la figura di un ragazzino delle medie. Aveva tra le mani un fumetto aperto, ma il suo sguardo era su di me.

«Che guardi!? Ti cavo gli occhi.» Dissi con rabbia e irritazione.

Non sapevo di chi fosse figlio. 

Potrebbe essere un inserviente di questa casa?

Quando finii la frase, il ragazzino mise il fumetto in borsa, mi guardò spaventato e entrò di corsa in casa.

Accesi la terza sigaretta e inizia a rilassarmi un po’. Ammisi di aver parlato a Kinn in modo sgarbato, ma non avrebbe dovuto neanche darmi uno schiaffo. Non avevo neanche fumato metà della terza sigaretta quando sentii una chiamata da lontano.

«Porsche, Il signo Kinn ti chiama.» Scrollai la testa, buttai la sigaretta a terra e la spensi schiacciandola ripetutamente con il piede come se fosse la faccia di Kinn.

Tornai indietro, seguendo l’uomo che mi aveva chiamato. Pensavo mi chiedesse di rimanere nelle retrovie a guardarli come prima. Ma quando entrai vidi che tutti gli ospiti, Kinn e il signor Khorn, avevano gli occhi puntati su di me come se mi stessero maledicendo. Specialmente l’anziano ospite. Voltai il capo e guardai il ragazzo che stava leggendo il fumetto poco fa, il quale stava abbracciando la vita dell’anziano. Ebbi il brutto presentimento che sarei finito nuovamente nei guai.

«Papà! Questo bastardo mi ha detto che mi avrebbe tirato uno schiaffo e cavato gli occhi!» Il ragazzino mi indicò e io deglutii segretamente.

«È vero Porsche?» Khun Korn mi chiese con voce furiosa. Non risposi. Potei solo fare un passo indietro e accettarlo.

«Oh…Scusa, Macau.»

«Scusa.» Dissi con tono neutro.

«Saluta in maniera formale mio figlio!» Disse la voce profonda dell’uomo che stava abbracciando il ragazzino. Cedetti alla situazione con tutta la pressione che c’era nella stanza. Alzai le mani, le giunsi e parlai nuovamente.

«Scusa…»

«Perché il tuo tono di voce non è cambiato?» Mi sentii molto imbarazzato in questa situazione, feci un’espressione talmente stanca che il signor Khorn parlò.

«Ok, va bene così. Porsche è dispiaciuto, puoi andare Porsche.»

«Solo questo? Offenderà Macau!»

«Mi prenderò cura io dei miei uomini, Porsche se ne sta andando.» Tagliò corto il signor Khorn. 

Stavo per lasciare la stanza quando mi resi conto che qualcun altra aveva esagerato talmente tanto che il il signor Khorn aveva dovuto rimproverarlo.

«Vai di sopra.»

Perchè Kinn mi stava seguendo?

Tirò il mio braccio gentilmente e mi fece entrare in camera sua. Quando la porta si chiuse, l’atmosfera tornò tesa. 

Seriamente, solo in una giornata, posso essere così nervoso?

«Uffff…» Si sentì un forte sospiro. Camminò dentro, incrociò le braccia e si appoggiò sul tavolo. La sua espressione era ancora infastidita, ma non come prima.

«Il primo giorno, hai bruciato la casa e ucciso i pesci di Khun. Il secondo giorno, hai lasciato che mi aggredissero, mi hai tirato un calcio e ti sei ubriacato. Il terzo giorno, mi hai fatto perdere la faccia di fronte ad altre persone, mi hai indotto a schiaffeggiarti e hai minacciato mio cugino. Eh…che altro dire. Sono passati solo tre giorni…tre giorni da quando sei venuto qui e hai stravolto l’intera casa…»

I tre giorni che sono stato qui hanno mandato anche me al manicomio. Bastardo! 

Sono qui in piedi ad ascoltarlo. Sono così stanco che vorrei solo chiudere gli occhi, scivolare verso la morte senza svegliarmi mai più!

«Mi caccerai via?!» Gli chiesi a mia volta a voce bassa, come se fossi esausto.

«Ti chiedo, non puoi rispettarmi almeno un po’?» La faccia stanca di Kinn si alzò verso di me. Il suo tono non era di chi urlava, né di chi era arrabbiato ma era solamente disgustato.

«Quindi, che mi dici di te? Puoi fare lo stesso? Di quello che mi hai fatto di fronte ai tuoi uomini, ricordo tutto!»  Ripensai a quando i suoi scatti d’ira e gli insulti mi colpirono duramente.

Visto che è fatto così, come posso rispettarlo?

«Quindi, ti vendicherai di me!» Kinn sorrise debolmente.

«Cocciuto bastardo, non ho mai conosciuto nessuno che si comportasse come te!!!» Dissi 

incrociando le braccia prima di sospirare.

«Beh, mi hai provocato per primo!»

«Cosa avrei fatto per provocarti!?! Qualcuno come te non si prende mai la colpa…razza di caprone!» Risposi immediatamente a Kinn che stava di fronte al tavolo, il quale fece un profondo respiro e venne verso di me.

«Ti ho detto di non mettermi alla prova.» Alla fine della frase, mi tirò prima che potessi controllare il mio corpo e mi lanciò giù con la schiena sul divano. L’alta figura si precipitò su di me e mi tappò la bocca con le sue mani, rimase sul divano fino a che non potei respirare.

«Hey, che stai facendo?!!» Provai a stendermi e a spingerlo per poter sfuggire dalla presa delle sue braccia che erano puntate sui cuscini del divano ai lati della mia faccia, abbassò il corpo avvicinandosi a me.

«Ti sto facendo ricordare!» Alla fine della sua frase, decisi che dovevo girare la testa e chiudere gli occhi ben stretti. La mia testa non riuscì a pensare a cosa dovesse fare. Sentii un respiro caldo che scorreva lungo la gola e avvertii la pressione forte del suo naso nel mio collo tanto da farmi venire la pelle d’oca. Il suono del suo respiro profondo mi spaventò ancora di più. La mia bocca urlò come a domandarmi che reazione stesse avendo il mio corpo.

«Ahhh, Merda KINNN!!!» Contrassi il corpo e mi dimenai scuotendo il collo per sfuggire al solletico, ma lui mi trattenne e posò le sue labbra soffici nell’angolo del mio collo, poi delicatamente succhiò. Non capii cosa stesse succedendo in quel momento. Molte domande affollarono la mia mente. La mia gola divenne così umida di saliva che il mio intero corpo era tremolante e debole. Ma dopo poco, sentii dolore, mi prese il panico finchè non urlai. Mi morse il collo ferocemente e tenne la presa a lungo, si rifiutò di lasciarmi andare prima di aver infilato i suoi canini, affondandoli nella mia pelle.

Stavo lottando contro il dolore e volevo che se ne andasse. Kinn alzò la testa e si alzò dal mio corpo. Velocemente, mi misi la mano al collo e trovai del sangue proprio dove mi aveva morso.

«Sei un cane inferocito?!!» Feci una smorfia di dolore con espressione arrabbiata. Lui mi guardò con un sorriso, si mise le mani nelle tasche e si appoggiò sul tavolo.

«Ho fatto quello che hai fatto a me!!» Mi urlò di rimando, la sua faccia sembrava più felice di prima.

Presi un vaso nella speranza di tirarglielo in testa, ma lui alzò un dito verso la mia faccia.

«Se vuoi essere colpito di nuovo, devi solo provarci!!»

Sbattei il vaso contro il tavolo di vetro, ma prima di iniziare ad insultarlo, ci fu il suono della porta che si apriva.

«Non puoi bussare?» Kinn voltò la testa e chiese a suo fratello maggiore, che stava ridendo felicemente, mentre teneva la mano di Pete, il quale sembrava davvero triste.

«Chiudi a chiave la prossima volta!» Rispose Khun poi lanciò lanciò Pete in avanti in un movimento forzato.

«Kinn…»

«Cosa c’è che non va?» Chiese Kinn, aggrottando le sopracciglia.

«Ho portato questo in cambio di…mi piace questo qui, quindi lo prenderò.» Il bastardo mi indicò e si sedette sul divano. Mi alzai e indicai me stesso.

«Non ha ucciso i tuoi pesci?» Chiese Kinn, aggrottando le sopracciglia.

«Ma ha detto che avrebbe schiaffeggiato Macau e gli avrebbe cavato gli occhi. Quindi, lo perdono!»

Khun si sporse verso di me, prese il mio braccio mentre batteva le mani e mi girava intorno stando attaccato a me dopo avermi fatto quel complimento!

«Vieni, andiamo! Torniamo nella mia stanza.» Mi prese il polso e mi trascinò dritto verso la porta.

«Signor Khun basta giocare in questo modo.» Disse Pete. Ma gradualmente i suoi occhi diventarono più felici.

«Non sto giocando. Voglio Porsche come mia guardia del corpo. Idiota! Ti ho detto di fare uno scherzo a Macau, non di stuzzicarlo e basta.» Khun si staccò dal mio polso e si diresse verso Pete prima di prendere prendere quest’ultimo per la maglietta e lanciarlo verso Kinn.

«Ecco qui! Te lo do a te!» Lo consegnò a Kinn. Non riuscii a capire la situazione.

«Il signor Khun dice sul serio, vero?» Pete sembrava triste, ma la sua faccia stava sorridendo.

Fui un po’ sorpreso di vederlo qui anche se aveva detto che oggi era il suo giorno libero.

«Seriamente! Gli lascerò schiaffeggiare Macau in cambio di Pete. Non preoccuparti, sono sempre dietro di te.» La prima frase era per Pete, la seconda era per me. Poi prese il mio polso nuovamente e camminò fuori dalla porta.

«Aspetta!» Si sentì la voce di Kinn.

«Cosa? Non puoi fermarmi! Come fratello minore, ti devi sacrificare per me. Ricordatelo!»

«No…Prenditelo e basta, non lo vorrò indietro.» Kinn sorrise e mi guardò. Pete alzò due dita, fece il segno della pace, con una grande sorriso.

«Molto bene!» Quando fu finita, venni immediatamente trascinato attraverso la stanza. 

Cos’è tutto questo?! Perché le mie giornate sono così stancanti!?! Merda!!

«Cosa dovrei fare signor Kinn?» Chiese Pete.

«Puoi aspettare finché non sentirai la casa tremare.» Disse Kinn e scosse la testa ridendo.

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