KINNPORSCHE – CAPITOLO 3

La caccia

-Kinn-

Rimasi a guardarmi il collo nello specchio. L’impronta rossa dei denti era visibile insieme ad un po’ di sangue che colava dal morso. Nella zona ferita l’ematoma viola-giallastro iniziava già a formarsi. Inclinai lentamente il collo verso la mia guardia del corpo Big, che usò del cotone per pulirla mentre si lamentava. 

«Signor Kinn vuoi davvero una persona del genere come guardia del corpo?» Big disinfettò la ferita strofinandola finchè non sentii freddo.

«Perché?» Chiesi. Big guardò il morso e sospirò.

«Ti ha ferito. Vedrai domani, lo inseguirò e ti vendicherò.»

«Se vuoi morire, fallo.» Stavo dicendo la verità.

«Signore, mi sento davvero umiliato da qualcuno che non so chi è. Ti ha respinto due volte, e questa volta è saltato in piedi e ti ha morso il collo. Come possiamo domare un cobra?» La mia guardia del corpo borbottò finché non lo guardai per fargli smettere di dire quelle fastidiose cazzate. Sembrava essere consapevole del mio fastidio, immediatamente smise di parlare e si concentrò sulla mia ferita.

In effetti, nemmeno io volevo che mi facesse da guardia del corpo. Big aveva detto di aver incontrato molte persone come lui, erano persone che cercavano solo i migliori vantaggi ed era facile per loro cambiare direzione e tradirti. Quel tipo di persone prendono solo quello che vogliono e dopo averlo ottenuto, spariscono. Non si può parlare di lealtà nei loro confronti, perché non è assolutamente possibile.

Allora cosa devo fare?

Quando avevo controllato i filmati delle telecamere a circuito chiuso al club a causa dei bastardi che mi avevano catturato e torturato per tre giorni e tre notti, avevo trovato qualcosa di più interessante di quello. Qualcuno che mi aveva salvato due giorni di fila e non per fare volontariato, ma per i soldi.

«Sbrigati e trovalo per primo. Il nemico probabilmente darà la caccia anche a lui. Se lo convincono a stare dalla parte opposta, saremo nei guai.» Dissi con tale sicurezza quelle parole che Big non riuscì a trattenere il suo disappunto e la sua umiliazione.

Voglio incontrarlo velocemente e negoziare con lui. Prima però voglio vendicarmi del morso che mi fatto sul collo. Nessuno ha mai osato farmi questo!

*********************

All’università

«Quale subordinato ti ha sadicamente attaccato il cerotto al collo in questo modo? Hahaha …» Sogghignò uno dei miei amici dopo avermi visto camminare e sedermi a un tavolo sotto l’edificio della mia Facoltà.

«Vai adesso!» Dissi a Big che mi stava seguendo per il campus. Di solito andavo al campus da solo, ma a causa dell’incidente di ieri le cose si erano fatte più pericolose e quindi avevo usato le guardie del corpo come scorta.

«Sì signore, tornato a casa dal college l’aspetterò nello stesso posto.» Big disse.

«Ehi, non dimenticare di andare all’indirizzo che ti ho dato. Si chiama Jom!» dopo averlo ripetuto ancora una volta, Big annuì e ci lasciò immediatamente.

«Cosa succede?» Tan, uno dei miei migliori amici mi chiese.

«Gli ho chiesto di cercare una persona.»

«Di nuovo la seconda famiglia? Sei scomparso per tre giorni. Sicuramente sei stato rapito di nuovo, giusto?» Tan mi afferrò il viso e mosse da destra verso sinistra per controllare. 

«Giusto! Ma la persona che cerco non è della seconda famiglia. Sto cercando il ragazzo che mi ha fatto questo al collo …» Dissi con voce frustrata, staccando parte del cerotto e lasciando che i miei tre amici vedessero le cicatrici.

«Merda!» Time, Tan e Mew gridarono tutti contemporaneamente. Quella mattina mi faceva ancora male ed ogni volta che sentivo quel dolore, l’odio per quel bastardo cresceva moltiplicandosi. E se il morbo che aveva procurato fosse infetto con la rabbia? Non volevo che fosse la mia guardia del corpo, volevo solo sconfiggerlo e sottometterlo.

Raccontai loro tutta la storia, erano i miei amici più intimi da quando eravamo alle medie, quindi sapevano tutto di me. Non ero mai stato vicino alle persone del mio quartiere e non avevo intenzione di fare nuove amicizie perché davvero non riuscivo ad andare d’accordo con gli altri. Tan aveva detto che quando guardavo le persone era come se le stessi maledicendo tutte mortalmente. E non molte persone osavano avvicinarsi a me perché sapevano chi era Korn.

«Conosci molte persone della Facoltà di Scienze. Trovare qualcuno di nome Jom non dovrebbe essere difficile.» Dissi e Mew si voltò per parlare con Time. Per fortuna quel giorno indossava un’uniforme recante il logo dell’Università con il nome della facoltà ricamato nell’angolo inferiore.

«Cosa? Aspetta, Mew, non ne conosco nessuno.» Time guardò in silenzio Tan che gli sorrise freddamente.

«Eh, mi hai chiesto di dirlo a Mew tu stesso.» Tan guardò Time.

Tan e Time erano fidanzati ed erano da sempre un argomento caldo nel campus. Time era un seduttore, bello come un playboy ed un bastardo che metteva spesso alla prova la mia pazienza. Ma a causa dell’alto livello raggiunto nel sopportalo, per quanto potesse essere fastidioso, lo perdonavo sempre.

«Affatto.» Rispose Time con ansia e cambiò subito argomento. «Dopo aver studiato, ti ci porto io.» Non feci altro che annuire.

«Studiamo insieme. Ho già un foglio degli incarichi per te.» Mew ci diede il foglio degli incarichi. Lui era il più importante del gruppo ed un nerd, quindi metteva sempre tutti gli altri dietro di lui. Quando non riuscivo in qualcosa era sempre pronto a puntualizzare senza ritegno.

Dopo aver finito le lezioni, Time ci portò alla Facoltà di Scienze Motorie. Era la prima volta che visitavo quella Facoltà, mi sentivo strano e non sapevo da dove cominciare.

«P’Time, cosa ci fai qui?» Una voce mi colse di sorpresa. Era sempre così. Come pensavo, Time veniva riconosciuto in tutte le facoltà e scienze sportive non faceva eccezione.

«Oh, Min. Vieni qui.» Time sorrise selvaggiamente a un uomo magro con un cipiglio e un sorriso sul volto.

«Chi ha detto che non conosceva nessuno?» Disse Tan con un’aura oscura. Le sue mani strinsero la presa sull’orlo della camicia del suo amante. Il suo volto si tinse di rabbia mente osservava chi si avvicinava a noi. Il ragazzo più che bello sembrava carino.

«P’Tan, non guardarlo così. Conosco il fratello di Time perché Korn lavora a casa sua.» La sua spiegazione fece sorridere un po’ Tan.

«Capito, vero?»

«Non me l’avevi detto prima.» Tan strinse i denti.

«Ebbene, cosa ci fa la vostra famosa gang qui?»

«Ehm … Min, conosci un ragazzo che si chiama Jom?» Chiese Time. Senza pensarci a lungo, Min rispose immediatamente.

«È un ragazzo del secondo anno?» 

«Non lo so. Secondo anno, giusto?» Time si rivolse a me.

«Non lo so …» Dissi a bassa voce.

«In realtà, per quanto posso ricordare c’è solo una persona di nome Jom …»

«Portami da lui …» Min inarcò un sopracciglio. «Ho degli affari con lui.» Time disse.

«Affari con lui? Per cosa?»

«Emh…»

«Ehm … beh, qualunque cosa sia …» Min farfugliò qualcosa prima di voltarsi e notare qualcuno che faceva al caso suo. «P’Aom!»

«Ehi …» Rispose l’uomo dalla pelle abbronzata, anche lui indossava la classica uniforme universitaria.

«Hai visto Jom?»

«Non ne sono sicuro. Sono appena uscito dall’ascensore, ma non l’ho visto.»

«A quest’ora la lezione è finita e non sono più qui.» Min si voltò per parlare.

«Forse sono in mensa. Voglio andarci anche io…» rispose Aom.

«Allora, se lo trovi, per favore digli che lo voglio incontrare.» Time disse a Min.

«Se chiede chi è venuto a cercarlo, cosa devo rispondere?» Chiese questo Aom mentre si avvicinava a noi.

«Dì solo che il fratello di suo papà che vuole vederlo!» Time rispose con un sorriso. 

Min e Aom rimasero un po’ sbalorditi ma annuirono senza fare troppe storie. Durante l’attesa, chiamai i miei uomini che erano andati a casa sua, dissero che i vicini non conoscevano nessuno di nome Jom e che la casa in questione era disoccupata perché i suoi occupanti se n’erano andati. Ero un po’ confuso. Perché improvvisamente si era trasferito? Di cosa avevano paura le persone come lui?

Il mio telefono vibrò, mostrando il numero di mio padre sullo schermo. Dovevo affrettarmi ad accettare immediatamente la chiamata.

«Sì, va bene … mi sbrigo.» Mi disse di tornare in fretta a casa. Avevano ospiti importanti quel pomeriggio e voleva che li incontrassi. 

Rinuncia a trovarlo quel giorno, lasciai la facoltà di scienze ed attesi che le mie guardie del corpo venissero a prendermi. 

Aspettami amico perchè dopo che i miei affari saranno finiti, tornerò a darti la caccia.

******************

«Grazie, Khun Wichian.» Dopo cena, continuai a guidare quell’importante ospite per la casa. Sia il personale che io venimmo convocati per un incontro di emergenza nell’atrio principale al centro della casa, cosa che lo rese molto affollato.

«Siete tutti inutili!!» Korn urlò forte. La sua voce rimbombò finché tutti i suoi seguaci ne furono sconvolti.

«Questo mese, questi bastardi hanno attaccato due volte. Kinn è stato rapito e seguito. Ehi, cosa ne pensate se mio figlio si fa male gravemente?» La sua figura emanava un’aura oscura mentre continuava ad urlare nella sale e la sua mano accendeva una sigaretta con un fiammifero. Guardai mio padre che in quel momento era molto arrabbiato in modo tale che nessuno volesse controbattere.

«…» Il silenzio avvolse la sala. Mi sedetti con in mano un bicchiere d’acqua e ne bevvi un sorso avvolto da quella strana atmosfera che spesso era presente in casa mia. 

«Come diavolo vi prendete cura di mio figlio se lasciate che questo accada ancora ed ancora?»

Capivo perché mio padre era così arrabbiato. Questo mese il suo avversario aveva continuamente sventolato la bandiera di guerra.. Quando ero stato rapito, non ero stato l’unico a provarlo, perché mio fratello maggiore Khun e quello minore Kim avevano vissuto la stessa cosa. Ma se si trattava della frequenza di attacchi ricevuti come in questo periodo, probabilmente la persona più abituata ero io. Mi avevano rapito già almeno dieci volte durante tutta la mia vita ed è per questo che mio padre si era arrabbiato così tanto.  

«Pete, Big, Bastard!!! Come guardie del corpo principale di mio figlio, cosa avete intenzione di fare dopo?» I tre si guardarono. Nessuno osava rispondere a nulla. I loro volti erano arrossati dai segni degli schiaffo di Korn, in effetti mi aspettavo che fossero schiaffi molto pesanti.

«Mi dispiace, signore. Farò meglio.» Rispose Pete, il mio capo delle guardie.

«Sono stanco di sentirlo! Guarda i lividi su mio figlio. Non ha niente a che fare con il dolore che senti.» Sapevamo che i nostri avversari non facevano altro che mettere a dura prova la pazienza di Korn. Avevamo molti avversari ma sapevamo che nessuno avrebbe osato fare una cosa del genere se non erano vicino a noi. Papà sapeva esattamente chi fosse la mente, ma non poteva fare nulla perché non c’erano prove chiare che fossero i suoi fratelli. I fratelli e i parenti di papà, noi li chiamavamo il secondo clan, mentre noi eravamo la famiglia principale. I due fratelli di mio padre, Jekkant e Ko Kim, che erano vicepresidenti del nostro clan, avevano iniziato lotte di potere e creato spaccature familiari che avrebbero influenzato più generazioni. 

«Ci scusiamo, signore. Stiamo cercando di raccogliere prove in merito, ma il secondo clan usa sempre altre persone per attaccare. Quindi noi…»

«Sei più stupido di quanto pensassi!» Korn fece ingoiare a Big tutte le frasi che stava per dire, restò in silenzio continuando ad ascoltare la rabbia di papà. Non stavamo facendo nulla perchè volevamo raccogliere prove accurate per sbarazzarci di Jekkant. Volevo sbarazzarmi di lui perché anche se era il vero fratello di mio padre e mio zio, non era fedele al clan. Era solo e nonostante tutte le esche che avevamo lasciato, erano stati scaltri  nel portare a termine tutti i loro piani in modo così preciso che io e gli altri stavamo continuando a girare all’infinito.

«Se mio figlio sperimenta di nuovo una cosa del genere, vi licenzierò tutti …» gridò ad alta voce mio padre prima di voltarsi a guardarmi. «Kinn, cosa dovrebbe fare tuo padre dopo questo?» 

Scossi la testa in risposta. In quel momento, mio padre voleva un nuovo affiliato con buone capacità. «Sbrigati, papà sta per aprire un nuovo casinò. Il secondo clan sicuramente non resterà inattivo.»

«Signor Kinn, posso aiutarla? Non vogliamo che accadano di nuovo brutte cose. E per quanto riguarda la persona che vuole reclutare, è molto abile e ha buone abilità nelle arti marziali, quindi temo che qualcun altro cercherà di fare accordi con lui quanto prima.»

P’Chan, il segretario di mio padre mi offrì la sua assistenza con grande preoccupazione. Le guardie sembravano aver comunicato a mio padre che qualcuno mi stava aiutando a difendermi e che aveva grandi abilità di combattimento, quindi voleva trovarlo e fargli un’offerta il prima possibile per farlo diventare la mia guardia del corpo. In quel modo, mi sentivo come se stessi facendo una compravendita di giocatori di calcio.

«Ci penserò io stesso.» Dissi con voce sommessa accompagnata da un cenno del capo di P’Chan e poi si voltò a guardare papà.

«Ehi, ti divertirai?» Disse qualcuno con voce allegra, alleviando lo stress nella stanza. Aveva un aspetto quasi uguale al mio, ma il suo viso era più giovane anche se avevamo solo tre anni di differenza.

«Fatti gli affari tuoi!» Risposi a mio fratello. Con il suo comportamento irrispettoso, non lo avevo chiamato fratello. Dopo tre giorni e tre notti in cui ero stato rapito e torturato, non avevo visto i miei fratelli. Il bastardo sembra avere la febbre ed era sceso con il lenzuolo intorno al corpo.

«Puoi parlare educatamente?» Mi voltai sentendo mio padre rimproverarci.

«Hai portato molti regali.» Khun prese il viso e lo girò a destra e a sinistra guardando i lividi su di esso. 

«Dai, non prenderti cura di me.» Dissi frustrato e gli allontanai la mano. Così si avvicinò con un sorriso carino e si sedette sul divano, accendendo la TV al centro della stanza con un’espressione piatta, senza curarsi le persone intorno a lui. Finché papà non scosse la testa, ma non ci sgridò, perché sapeva che conducevamo una vita triste. Ero stato rapito, picchiato e aggredito molte volte più violentemente degli altri fratelli negli ultimi dieci anni e nostro padre sapeva esattamente com’era.

«Porta quel ragazzo da me il prima possibile.» Annuii al suo ordine.

«Cosa deve fare?» Disse il figlio prediletto di papà aprendo la confezione di cioccolato nei barattoli di vetro accanto a lui.

«È alla ricerca di una nuova guardia del corpo.» Rispose mio padre che in seguito fece sì che Big mi guardasse.

«Allora anche io, papà!» Mio fratello disse con un tono agitato e goffo.

«Qualunque cosa. Ma tu hai già Pete.» Rispose papà mentre guardò Pete che abbassò la testa.

«È stupido. Mi piacciono le persone intelligenti.» Vidi Pete alzare gli occhi al cielo e fare una smorfia. Da quando c’era Pete mio fratello non era più stato rapito come prima.

«Se ti succederà un’altra brutta cosa, papà te ne troverà una nuova.» Korn lo stava viziando di nuovo. Chi diceva che i figli più piccoli erano sempre i più viziati? Io, che ero il figlio di mezzo e mio fratello minore non eravamo così. Non c’era nessuno di più viziato e coccolato del figlio più grande della mia famiglia. 

«E la mia guardia del corpo?» Un’altra voce arrivò dalla seconda figura che mi assomigliava, era come guardarsi allo specchio di Doraemon. Chiusi gli occhi mentre mi appoggiavo allo schienale del divano, fissando il mio fratellino che era appena entrato, aveva un’espressione maliziosa.

«Tu chi sei?»

«Cosa … sembra che tu stia diventando matto ogni giorno!» Disse mentre si teneva la tempia.

«Sei pazzo … ti è tornata la memoria?»

«Dato che mi sono ricordato la strada di casa, immagino che tu abbia ragione.»

Mio fratello tornava raramente a casa, quindi il suo ritorno era stato come un miracolo. Kim mostrava la sua faccia a casa di tanto in tanto se veniva trascinata con la forza. Anche dopo mesi in cui non tornava a casa, la gente pensava solo che fosse fuori come al solito. Non era strano che nessuno si accorgesse della sua scomparsa. 

«Cosa succede? Tutti i miei figli sono a casa? Sembra che oggi ci sarà una grande tempesta.»

«Sono solo un cane abbandonato, quindi sono scappato di casa. L’ironia della mia vita …» Kim si sedette accanto a mio padre. Tutto ciò che stava dicendo era molto strano, parlò come se si fosse veramente perso come un bambino non voluto.

«Allora perché sei tornato? Se non ci sei, sarà fantastico. Papà lascerà la sua eredità solo a me e Kinn.» disse Khun, mio ​​fratello maggiore.

«Pa … Pa … come può il figlio maggiore di Stifan Phuong parlare così?» Kim indicò rapidamente Khun.

«Proprio come pensavo. Mi rende davvero nervoso.» Disse velocemente papà. Ero stufo del comportamento dei miei fratelli, quindi premetti il telecomando per continuare a cambiare canale. Almeno era più divertente che ascoltarli litigare tra loro.

«Beh, dato che oggi siete tutti qui… Domani, voi tre controllate il file della società al mio posto.»

«Accidenti, chiedi ai tuoi subordinati.» Brontolai.

«Voi tre siete i futuri proprietari di un’azienda. Non volete aiutarmi con il mio lavoro? Soprattutto tu Kim! Impara a dormire a casa tua.» Dopo aver parlato, papà uscì lasciandomi con quei bastardi. Kim iniziò a parlare aprendo le danze per un litigio.

«Cazzo, non sarei dovuto tornare.»

«Giusto! È grazie a te.»

«Sei il più grande. Impara a fare qualcosa di utile. Non lasciare il peso ai tuoi fratelli minori.»

«Fai attenzione a come parli. Almeno ho aiutato papà più di te.»

Chi poteva credere che erano i miei fratelli quando si comportavano come bambini?

In effetti, le persone pensavano sempre erroneamente che io fossi il figlio maggiore della famiglia perchè sembravo più maturo di loro due. Persino Khun, che si era laureato all’università prima di me, aveva le mie stesse responsabilità nel gestire l’azienda e aiutare  papà. Alla fine aveva aiutato papà, se l’era cavata bene. Quanto a Kim, quel ragazzaccio aveva studiato amministrazione in un’università diversa dalla mia. A vederlo così sembrava testardo e crudele ma quando era serio, lo faceva veramente. 

Poco dopo andai da i miei uomini ed ordinai loro di monitorare la casa ed il club in cui lavorava il mio obiettivo.

Il giorno successivo, ricevetti un rapporto secondo cui non c’era nessuna persona di nome Jom nel quartiere. Avevano cercato e chiesto ovunque ma mi avevano detto con enfasi che non riuscivano a trovarlo. Cazzo, ero incazzato nel sentirlo.

«Davvero signore. Ricordo la sua faccia e non l’ho visto ieri sera. Anche nel suo quartiere nessuno conosce Jom e sembravano confusi quando gliel’ho chiesto. Quella persona si chiama davvero Jom?» Big chiese in tono serio.

Stavo guardando la TV in camera mia ed a pensarci, effettivamente avevo il numero. Me lo ricordai all’improvviso e cercai subito mio padre. 

«Papà, posso prendere in prestito il tuo cellulare?» Poi mi precipitai a cercare un numero di telefono di quattro giorni fa. Dopo averlo trovato, lo ricopiai rapidamente.

«Grazie.» Restituii il cellulare a papà che mi guardò dubbioso.

«Andiamo a caccia, papà.»

«Cosa hai fatto negli ultimi giorni,fino a quando non l’hai capito?» Esclamò papà con arroganza e mi prese un po’ in giro.

«È un po’ difficile perché non è una persona normale!» Risposi prima di tornare in camera mia e comporre immediatamente il numero.

Dopo aver atteso un po’, il suono della chiamata terminò.

«Ciao …» Dissi a bassa voce.

[Chi!] Una voce ostile rispose all’altro capo della linea. Mi fece sorridere perché c’erano molte persone terribili come me là fuori.

«Chi, che cosa?»

[Oh, chi stai cercando?]

«Verrai … vero?»

Merda!!! Mi aveva buttato giù, rendendomi ancora più sicuro che fosse lui. 

Pensi di potermi ingannare, eh?!

«Grande, cerca qualcuno di nome Jom, studente di scienze motorie del secondo anno …» Diedi l’ordine alla mia guardia del corpo, sorridendo di sbieco. 

Quindi vuoi giocare con me? Va bene, giochiamo.

Lasciai che i miei uomini andassero a caccia di un ragazzo di nome Jom, quanto a me decisi di andare in azienda con Khun e Kim che mi aspettavano nel furgone lussuoso davanti a casa. Attualmente facevano a gara per dormire sonni tranquilli e non volevo davvero che papà vedesse questa loro pigrizia. Si sarebbe sentito triste.

Eravamo di fronte a una fabbrica di cioccolato che era una filiale di Teerapanyakun (loro cognome di famiglia). Una fabbrica che meritava di essere demolita sin dal suo primo anno perché forniva solo un piccolo profitto. Anche negli ultimi cinque anni la sua situazione non si era ripresa. Ma l’uomo duro, che corrispondeva a mio padre, continuava ad tenerlo aperto perché al suo figlio maggiore preferito piaceva molto il cioccolato di questa fabbrica. 

L’etichetta su quel dessert mi faceva paura. C’era un’immagine virtuale del fumetto di tre ragazzi che stavano con le mani giunte e le lingue di fuori davanti alle confezioni di cioccolato. Inoltre il nome del marchio era Mr.3K (Mr.TK aka Mr Takkhun).

Noi tre, in giacca e cravatta, ci dirigemmo verso i dipendenti che erano entusiasti del nostro arrivo. Controllammo a turno gli archivi delle entrate e delle uscite. Poi visitai di persona il reparto produzione. Non vedevo alcun tasso di crescita in aumento ma non c’era neanche un peggioramento, semplicemente era costante. 

Quella fabbrica di cioccolato era considerata l’attività più pulita della nostra famiglia, perché nostro padre possedeva più casinò e altre attività immobiliari. Commercio illegale di armi, aree di gioco aperte in ogni distretto ed in ogni provincia. Tutte quelle attività stavano crescendo ed avevano successo rapidamente, quindi c’erano sempre clan a cui non piaceva il successo della nostra famiglia. Anche così, di fronte a questa faccenda, ero un po’ nervoso. Nessuno pensava di rilevare quella fabbrica di cioccolato? Almeno poteva capire quanto fosse faticoso gestirla. 

«Dopo aver mangiato, chiamate qualcuno che venga a prendermi. Ho degli affari da sbrigare.» Dissi ai miei due fratelli. Pete si mise alla guida del Van Hyundai insieme alle altre due guardie del corpo. 

«Dove stai andando?» Chiese Kim.

«Hai finito il tuo compito e scelto cosa mangiare?»

«Anch’io voglio mangiare mentre mi godo il panorama … allora andiamo da Vanista.» Risposi. Vanista era un raffinato ristorante italiano che si trovava in cima a un grattacielo.

«No, non voglio andare! Qualcosa di semplice al centro commerciale sembra essere sufficiente. Pete vai verso il centro commerciale poco più avanti.» Disse Kim mentre indossava gli airpods ed ascoltava musica per non ascoltare le altre guardie del corpo che russavano dietro di noi.

Quando arrivammo ​​al centro commerciale, mi guardai intorno per scegliere un ristorante quando i miei occhi si scontrarono con le alte figure appartenenti a due fratelli non lontani da me. Erano così accattivanti che Khun camminò verso il bersaglio così velocemente che Kim e io ci ritrovammo a corrergli dietro.

«Ehi, secondo clan.» Disse il mascalzone sorridendo, mentre guardava i nostri cugini che avevano la nostra età. I due fratelli che stavano davanti al ristorante a leggere il menù alzarono la testa e sorrisero verso di noi.

«Ehi, P’ …» disse Vegas, il figlio maggiore del secondo clan.

«Ciao P’Kinn.» Mi salutò Macau, il fratello più piccolo che era ancora al liceo. 

«Aspetta, hai solo salutato Kinn?» Si lamentò Khun.

«State cercando qualcosa da mangiare?» Chiesi a bassa voce.

«Sì. Anche tu sei venuto a mangiare?» Chiese Macau. Non era strano che ci comportassimo bene, anche se non ci affrontavamo mai sapevamo cosa stava succedendo dietro le quinte e chi c’era dietro le aggressioni ed i rapimenti. Noi ragazzi cercavamo di non interferire ma questo sembrava valere solo per me. In effetti Khun e Kim si erano sempre scontrati con Vegas e Macau, sin da quando eravamo piccoli.

«Si.» Risposi.

«Kim … sembra che dobbiamo cambiare centro commerciale. Qui c’è una brutta aria. È scomoda ed inquietante, come se ci fosse qualcuno che porta sfiga qui intorno.» E beh … in momenti come questo i due bastardi Khun e Kim ritrovavano sempre l’armonia.

«P’Khun, non stai esagerando? Prima, Macau ed io ci sentivamo tranquilli ma da quando sei entrato ci hai portato sfortuna.» Vegas non voleva farsi prendere ancora in giro dopo essere stato una vittima per così tanto tempo. Ormai stava crescendo e quindi aveva iniziato a rispondere a mio fratello. 

«Hmmm !! Il capo del secondo clan è molto bravo nell’educare i propri figli.»

«Ed i figli la famiglia principale pensano di essere molto più bravi?» Rispose Vegas.

«Basta, voi due, fermatevi!» Mi stufai velocemente nel sentirli ancora litigare e quindi decisi di stroncare qualsiasi discussione sul nascere. 

«È tuo fratello maggiore che è venuto ed ha iniziato per primo.» Vegas puntò il dito verso Khun.

«Perché non posso venire a salutarti?»

«Andiamo!» Trascinai il braccio di quel bastardodi Khunn. Per quanto riguardava Kim, si limitò a ridere e seguirci.

«P’Kinn, non dimenticare di comprare un paradenti a tuo fratello maggiore.» Gridò Macau ad alta voce. Io che non volevo litigare semplicemente trascinai via immediatamente quel bastardo di mio fratello. Scegliemmo un semplice ristorante giapponese in cui feci sedere velocemente mio fratello. 

«Cosa cazzo ho fatto di sbagliato?» Khun si voltò e mi imprecò contro.

«Abuso di minori.» Dissi, aprendo il menù.

«I ragazzini precoci non sono così semplici e innocenti come sembrano. Lo odio!» Disse Khun incrociando le braccia con un’espressione accigliata. Nessuno poteva essere biasimato per l’indulgenza di mio fratello maggiore oltre a mio padre. Senza una madre che guidasse ed insegnasse (mio padre aveva divorziato da nostra madre che era per metà francese), mio padre ci aveva cresciuto amandoci così tanto che a volte era troppo. 

«E quanti anni hai per litigare con i ragazzini?» Lo ripresi.

«Sei mio fratello o mio cugino comunque?»

«Beh, forse entrambe le cose.» Risposi perché il comportamento di mio fratello comunque non mi piaceva. Sarà più difficile di prima e non volevo pensarci davvero. Quante imprese periranno nelle sue mani?

Mangiammo tutti e tre e facemmo il giro del centro commerciale con le guardie che ci seguivano da lontano, specialmente Pete, che trasportava molte delle cose di Khun. Nel frattempo Bastard aveva in consegna un orologio da un milione di dollari. Mentre camminavamo notai qualcuno in lontananza che si dirigeva verso di noi.

«Signore … !!! Signore, mi aiuti.» Un uomo di mezza età vestito in modo trasandato e con il corpo coperto di lividi si avvicinò rapidamente a me. Il mio braccio venne afferrato velocemente ma con la stessa velocità, le guardie che non erano lontane da me, lo tirarono rapidamente  via.

«…» Corrugai la fronte e guardai lo strano uomo che veniva allontanato. Restammo tutti e tre a guardare la scena in silenzio.

«Signore, prima mi ascolti. La prego, mi lasci andare, signore!» Ero curioso e mi avvicinai a lui.

«Lascialo andare …» La mia guardia guardò l’uomo prima di eseguire i miei ordini. Sembrava sollevato, i suoi occhi erano pieni di speranza mentre mi guardava. Il suo corpo si stava preparando ad avvicinarsi di nuovo a me ma era stato rapidamente fermato dai miei uomini.

«Tu, non avvicinarti.» Disse Pete con voce profonda.

«Per favore, mi aiuti a parlare con suo padre.» Inarcai le sopracciglia cercando di capire cosa stesse cercando di dire.

«Ha fermato la persona sbagliata, zio. Questo è Kinn.» Kim ha disse con una forte risata. 

Pensava che fossi il fratello maggiore, principalmente perché i nostri volti erano uguali. «Le poche volte che sono venuto in azienda la gente vi ha salutato con il nome di Mr. Khun !!»

«Cosa vuoi?» Disse Khun senza guardare per niente l’altra persona.

«Ragazzi, potete aiutarmi? Mi chiamo Thi. Circa dieci anni fa, facevo affari con vostro padre. E ora, voglio prendere in prestito dei soldi da lui …»

«Perché hai perso il gioco d’azzardo, giusto?» Era come se avessimo visto queste cose milioni di volte.

«… Ma anche così, sono un vecchio socio dell’azienda di tuo padre.»

«Esattamente.»

«Gli devo cinque milioni. Mi hanno detto di pagarli in tre giorni, altrimenti …»

«Verrai gettato in mare.» Dissi. “Abbiamo anche iniziando a rivolgere la nostra attenzione all’orologio che hai recentemente acquistato.» Al giorno d’oggi stavano succedendo cose del genere ed era stato davvero sorprendente che papà lo sapesse da prima e ci avesse avvisato seriamente della cosa.

«Sì, in tre giorni non ce la farò mai. Te li restituirò sicuramente ma ho bisogno di tempo. Per favore aiutatemi a dirglielo. Potete parlare con vostro padre?»

«Sto mangiando il gelato. Andiamo.» Seguii mio fratello che lo lasciò al banco dei gelati. Lo sconosciuto intendeva avvicinarsi di nuovo a me, ma era stato nuovamente fermato dalle nostre guardie. Per quanto riguarda il casinò, noi tre non lo avevamo nemmeno toccato e non avevamo mai interferito con il modo in cui papà lo gestiva. Pensavo solo che ciò che nostro padre faceva o decideva fosse qualcosa di giusto.

«Signore, per favore mi aiuti!» La sua voce forte fece avvicinare tre o quattro guardie di sicurezza che trascinarono lo sconosciuto fuori dal centro commerciale. Quando si trovavano in quella situazione, persone come quelle venivano da noi per sopravvivere. Forse poteva negoziare con papà, ma non con noi.

Feci una piccola passeggiata. Quando stavamo tornando, scendemmo e ci fermammo davanti all’ingresso del centro commerciale, aspettando che l’auto dal parcheggio ci venisse a prendere. Ma i miei occhi erano sul corpo dello straccione che era appena venuto a chiedere aiuto. Era seduto su un marciapiede come un cane. Non era lui che aveva attirato la mia attenzione, quanto la moto familiare parcheggiata al suo fianco. 

Assottigliai gli occhi e feci un piccolo sorriso quando vidi la figura che stavo cercando, stava trascinando l’uomo di mezza età dietro la sua motocicletta per andarsene.

Hehe …

Pensavo che sarebbe stato difficile come trovare un ago in un pagliaio, invece lo avevo beccato!

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