EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 5

È quel che è

-Vee Vivis- 

«Urgh piano, fa male.» Mi seguii da vicino, cercando di togliermi la mano ma mi rifiutai di lasciarlo andare.

«Oh, fa male, pensi che faccia male? Quando sono tornato in stanza tu non c’eri. Se non fossi scappato succederebbe questo?» continuai a camminare, trascinandolo con me. Questa cosa mi aveva fatto così arrabbiare che premetti per aprire l’ascensore prima di spingerlo dentro poi mi girai a fissare la sua faccia arrabbiata.

«Perché ti deve disturbare così tanto?» chiese. 

Perché mi dà fastidio? Ti ho chiesto di smetterla di disturbarli. Pensai, prima di ritornare a fissarlo. Mi guardò proprio mentre le porte dell’ascensore si aprirono, così lo trascinai di nuovo nella stanza.

«Ahi! Ti ho detto che fa male.» divenne frenetico quando ci avvicinammo alla stanza.

«Apri.» dissi a bassa voce, cercando di non suonare o sembrare così intimidatorio. In realtà, ero furioso, volevo farlo a pezzi proprio lì dopo aver visto che disturbava ancora i miei amici.

«Qual è il problema? Perchè ti devo aprire? La stanza di tua moglie è laggiù.» disse Mark indicando la stanza accanto per congedarmi. Beh, in realtà l’ultimo letto in cui avevo dormito era quello della sua stanza, quindi …

«O lasciami entrare o parliamo proprio qui.» dissi dopo aver fatto un respiro profondo.

«Non ho nulla di cui parlare.»

«Apri.» lo rimproverai, facendolo tornare ad osservarmi con una faccia scontenta, prima che si girasse e aprisse la porta per farci entrare.

«Perché non sei rimasto nella stanza?» chiesi dopo essere entrato e lui si fermò e mi fissò.

«Perché non posso andare da nessuna parte? Perché devo renderti conto?»

«Mark, sto cercando di parlare in modo tranquillo con te.» dissi camminando verso il divano, fissai la sua faccia e lui sembrò non avere nessuna reazione, io invece volevo solo saltargli addosso e strangolarlo. 

Prima mi ero svegliato a mezzogiorno proprio mentre Ploy mi aveva chiamato per andare a prenderla. Dopo che l’avevo incontrata, ero andato a comprare riso e medicine per questo bambino. Ma quando ero tornato nella stanza, la porta era chiusa a chiave. Significava che era uscito, ma dove? Le sue condizioni non erano le stesse dell’ultima volta? Era vero che non ero stato così duro ieri sera, ma non avrebbe dovuto ancora fare un po’ male?

Avevo provato a cercarlo al piano di sotto, ma dopo non sapevo cosa fare, così avevo deciso di andare nella stanza Bar ed era seduto lì. Pensavo che si sarebbe fermato ed arreso, così quando l’avevo visto lì, ero quasi esploso.

Ero così arrabbiato … ma anche preoccupato.

«Mark …» lo chiamai di nuovo quando ancora non mi rispose. Si avvicinò prima di parlare.

«Sono andato a cercare qualcosa da mangiare.» disse, sebbene con riluttanza. 

Quindi hai mangiato eh? La stanza al piano di sotto è diventata il negozio di alimentari adesso?

«Non mentirmi.»

«Oggi mi hai già sgridato in questo modo due volte.»

«Beh, cosa ti aspetti? Il tuo riso è nella stanza di Bar adesso?» urlai immediatamente verso di lui. Mi alzai, fissandolo, prima di afferrarlo per un braccio e stringere.

«Cosa te ne frega di dove vado a mangiare?»

«Mark!»

«Ahi!» urlò con la voce rauca quando lo strinsi più forte. Non capivo perché mi ero così arrabbiato non trovandolo nella stanza per poi vederlo in quella di Bar, quello che gli piaceva anche se lui diceva di non pensarci più.

«Ti ho detto ieri sera di dimenticare.»

«Se vuoi che mi dimentichi della scorsa notte, allora perché sei tornato a trovarmi?»

«Ti avevo detto di dimenticare Bar, non ho mai detto nulla sul dimenticarti di me!» mi guardò appena finii di parlare.

«Mark dopo stasera devi dimenticarlo. Se fa così tanto male, allora dimentica ok.»

Questo è quello che ho detto ieri. Accidenti! Ha sentito? Stava parlando nel sonno quando mi ha risposto?

«Dimenticare P’Bar?» chiese, i suoi occhi confusi e doloranti.

«Pensi che ti abbia detto di dimenticarmi?» ribattei.

«Beh, ho sentito che mi hai detto di dimenticare.»

«Se volevo che ti dimenticassi di me, allora perché ti ho comprato del riso? Perché ti ho comprato delle medicine? Perché sono così preoccupato per te in questo modo?» dissi, prima di prendere dalla tasca il sacchettino con dentro antibiotico e antidolorifico. Allentai l’altra mano ma non lo lasciai andare completamente.

Mi fissò in faccia ma quando provò a guardarmi negli occhi non lo fece. Non sapevo perché, ma quando non l’avevo trovato nella stanza mi ero spaventato. Avevo temuto che non stesse bene, che avrebbe fatto qualcosa di brutto. Siccome non riuscivo davvero a trovarlo mi ero davvero preoccupato e quando l’avevo trovato nella sala Bar mi era salita una forte rabbia.

Ero preoccupato per lui ma non sembrava nemmeno preoccuparsi di se stesso.

«Preoccupato?» ripetè le mie parole girando gli occhi per guardarmi. Una delle sopracciglia si sollevò come se non volesse credere a quello che stavo dicendo.

«Mmm.» risponsi brevemente prima di lasciar cadere il braccio al suo fianco.

«Eri preoccupato per quello che stavo facendo?»

«…»

«Mi sgridi, mi insulti e mi costringi a lasciarti entrare per parlare.»

«Beh…»

«Se sei preoccupato per me, allora perchè non mi hai consolato? Mi avresti potuto confortare dal giorno in cui ci siamo incontrati al club, non mi hai trattato così!» mi urlò contro con la faccia rossa. Vidi crescere le lacrime nei suoi occhi, ma non le lasciò cadere.

«Io …» Allungai la mano per tenergli il braccio ma si allontana.

«Non tornare indietro.» dissi, voltando le spalle. «Non voglio vederti di nuovo.»

Muovendomi rapidamente, lo afferrai e lo abbracciai da dietro prima di parlare: «Mi dispiace.» 

Quando guardai il suo viso, i suoi occhi, non riuscii a dire le parole che avrei voluto dire dall’ultima notte. Non appena vidi la sua faccia, però, le scuse mi rimasero bloccate in gola ed appena notai le sue lacrime di rabbia, mi sentii in colpa.

«…»

«Mark mi dispiace.»

Lo ripetei quando non mi rispose. Ero contento che non stesse resistendo o cercando di respingermi. Non era ubriaco e non sapevo se la forza avrebbe funzionato come le altre volte. 

«P’…»

«So di aver sbagliato. Cercare di parlarne è come se stessi inventando delle scuse, ma ora capisco, so quanto ti ho fatto del male.» parlai lentamente alla sua schiena. Le sue mani si strinsero e temevo che mi avrebbe respinto. Capii solo in quel momento quanto fosse ferito e quanto sarebbe stato grave se mi avesse proibito di tornare. Indipendentemente dal fatto che fosse un ragazzo, aveva fatto male, eppure mi aveva permesso di continuare, di tornare lì. Quanto doveva soffrire una persona?

«…»

«Quello che ti ho detto ieri sera è che voglio che tu lo dimentichi. Anche se non puoi dimenticare Bar, devi dimenticare il dolore e la ferita e provare a ricordare i buoni sentimenti che hai provato per lui. Non continuare a farti del male. Bevendo come ieri sera … non so quanto sia difficile dimenticare perché non ci sono mai passato, ma devi provare. Devi cercare di non farti più male come prima.» dissi lentamente pensando al passato. Il mio primo incontro con lui, il suo sorriso luminoso, poi la questione con il mio amico, poi vederlo ubriaco al club perché aveva il cuore spezzato e ora la nostra storia di cui non sapevo nemmeno cosa stesse accadendo.

«Se solo l’avessi detto fin dall’inizio, da quel giorno al club .. anche solo una parte di questo discorso, non sarebbe andata così.» disse, uscendo dalle mie braccia.

«Mi dispiace, ero arrabbiato …» le mie parole scomparvero nella mia gola nel vedere la sua faccia. Volevo spiegare, ma la verità era che non c’era una buona spiegazione. Stavo solo pensando a tutta la situazione e sapevo di essere assolutamente quello che aveva torto.

«Dimenticalo! Mi arrenderò con Bar, ma non posso dimenticarlo perché lo vedo tutti i giorni.» Disse guardando i suoi piedi.

«Ok … non voglio che tu continui a farti male.»

«Pensi che sia così facile?» Mi chiese guardandomi.

«Te l’ho detto che non lo so, non l’ho mai provato prima.»

«Allora perché continui a dirmelo.» ribatté piano anche se riuscii a sentirlo.

«Ti ho detto di non fare riferimento a me in quel modo.»


*(T / N: nella frase precedente Mark usa Goo invece di P’ per parlare con Vee, che è un modo scortese in Thailandese di riferirsi a qualcuno.)

«Qual è il tuo problema?»

«Beh, sono il tuo senior.» risposi rapidamente.

Non era che pensavo di essere una persona eccezionale o che non riuscissi ad ascoltare parolacce, perché parlavo anche io così ma da giovani, le regole erano forti e non volevo che parlasse accidentalmente in quel modo con altri anziani e li infastidisse. Si era sempre rivolto a me in modo informale e scortese, non sapevo perché mi disturbasse così tanto.

«Mostra rispetto e lo otterrai in cambio.» disse prima di andare a sedersi sul divano. Afferrò il telecomando, poi mi guardò di nuovo come per dire ‘ora puoi andartene, non c’è altro da dire’. Aspetta, ha dimenticato il problema originale?

«Non hai ancora risposto al motivo per cui sei andato nella stanza di Bar.» chiedi seduto accanto a lui.

«Perché non posso andare? Cosa c’entra con te? Perché mi infastidisci, tua moglie è occupata?» Si voltò a guardarmi mentre chiedeva.

«E con chi sto parlando in questo momento se non con mia moglie?»

«Quindi, se andiamo a letto una o due volte, significa che sono tua moglie? Se è così, allora ho già un centinaio di mogli.» mi derise. Non era strano che avesse parlato con molte persone, aveva un bell’aspetto e poteva essere affascinante, ma 100 mogli? Non era troppo!

«Smetti di causare problemi e rispondi onestamente.» riordinai le mie emozioni e chiesi di nuovo.

«Ti ho detto che volevo scusarmi.» Disse piano prima di voltarsi verso la tv.

«E … come ti senti?» Questo era quello che volevo davvero sapere.

«Beh, non è stato così male. Kan sembra amare P’Bar.»

«Sì, da sei anni.»

«Sì, lo so.» Disse prima di voltare la faccia dall’altra parte. Se fosse stata una donna, ci sarebbero voluti anni per riconciliarsi con lui, ma pensai che sarebbe stato solo seccato se ci avessi provato ancora.

«Ok, ti sei scusato, quindi dopo puoi ricominciare. Sii un buon fratello.»

«Facile a dirsi.» rispose.

«Giusto, smetterò di parlare, allora.» replicai, ma sembrò ignorarmi, continuò solo a guardare un documentario sulle scimmie. «Devi prendere questo medicinale.» dissi prima di mettere la borsa sul tavolo.

«Sono un adulto, posso prendermi cura di me stesso.» Diede un’occhiata alla borsa, prima di voltarsi di nuovo verso la tv.

«Non ho mai detto che mi sarei preso cura di te.» risposi e mi alzai. «Me ne sto andando adesso.»

«Errr …» borbottò e poi continuò. «Vee.»

«Che cosa?» guardai verso di lui quando mi chiamò, restò in silenzio per un po’, poi parlò piano.

«Grazie.»

«Per che cosa?»

«Beh … um …» Sorrisi di nascosto poi mi avvicinai e lo trovai accigliato sul divano.

«Mi dispiace.» dissi, posandogli una mano sulla testa. «Devi continuare a combattere Mark.» sorridendo verso di lui.

«Ah … uhm.»

«Me ne sto andando adesso.»

«Ok.»

*bacio*

«Ah … dannazione P’, perché mi hai baciato?»

«Abbiamo fatto molto più di un bacio, quindi perché ti stai lamentando?» risposi sorridendo, mi voltai e mi diressi verso la porta poi guardai indietro e prima di dire altro, lasciai rapidamente la stanza.

Chiusi la porta e rimasi sorridente davanti alla stanza. Non sapevo se si stesse ancora lamentando perché non riuscivo a sentire qualcosa provenire da dentro. Non ero sicuro di cosa fosse successo un attimo fa o del perché gli avessi baciato la fronte. Quando mi aveva guardato, le sue guance erano leggermente più rosse, mi ero sentito strano dentro e non avevo potuto fare a meno di chinarmi e baciarlo.

Entrai nella stanza di Ploy e cercai la piccola persona che ero andato a prendere in precedenza. Probabilmente stava cucinando o riposando. La scorsa notte mi aveva detto che aveva passato la notte con un amico perché aveva bevuto, ma non troppo. Mi aveva detto che le ero mancato e sapevo che si sarebbe occupata di se stessa perché sapeva che mi preoccupavo. Non come qualcun altro per cui ero impazzito dalla preoccupazione. 

Beh, forse non ero così preoccupato, ma qualche volta pensavo a lui.

«Dove è andata?» mi guardai intorno per cercare Ploy, sia nella stanza che nel bagno ma non riuscii a trovarla. Perché non è qui? Presi il mio telefono e provai a chiamarla ma non rispose.

«Vee.» Il forte rumore davanti alla porta mi fa guardare indietro. Ploy stava sorridendo da lì, prima di camminare verso di me.

«Dove sei andata?» chiesi.

«A vedere gli amici.»

«Non sei stata con degli amici ieri sera?» sollevai le sopracciglia chiedendo a gran voce, ma lei sorrise dolcemente.

«Non ho un solo gruppo di amici. Sono andato a trovare i più piccoli, poi ho incontrato alcuni vecchi amici e così ci siamo fermati a parlare.» Ploy si avvicinò e mi afferrò il braccio. «Non essere arrabbiato, scusa per non avertelo detto.»

«Sai che non mi arrabbio quando implori in questo modo, vero?» le dissi.

«Sei arrabbiato?»

«Come posso essere arrabbiato con te?» risposi mettendo la mia mano tra i suoi capelli morbidi.

«Così carino.» Disse pizzicandomi la guancia. «Andiamo a mangiare riso qui sotto, ho fame.»

«Ok, ok andiamo.»

Tornammo al piano terra, anche se ero stato lì un’ora fa. Quella volta però la sensazione era diversa, quella volta ero andato con Ploy che parlava ininterrottamente. La dolce voce di Ploy era molto più piacevole della voce rauca dell’altro. La mano morbida che reggeva la mia era molto più morbida di quella di qualcun altro. I suoi occhi luminosi e il suo grande sorriso erano molto più attraenti di quell’altra persona.

Urgh, perché manca qualcun altro quando sono con Ploy?

«Cosa dovremmo mangiare?» Ploy chiese una volta seduti all’interno del ristorante. Guardai il menù, prima di fermarmi a un piatto della lista.

«Zuppa di tofu.»

«Eh? Vuoi mangiare una minestra?» chiese Ploy sorpresa.

«Uh … no, stavo solo leggendo a voce alta. Prenderò Tom Yum. E tu?»

«Voglio riso fritto, ma anche un po’ di zuppa agrodolce.» parlò mentre mi sorrideva.

«Si può mangiare più di una semplice zuppa agrodolce.» risposi.

«Sei pazzo? Che cosa stai dicendo?»

«Tutto ciò che intendevo era la carne nel Tom Yum. Cosa stavi pensando?» Continuai a stuzzicare la piccola persona che stava arrossendo.

«Non lo so. Ehi Vee, è il tuo junior.» Non finì di parlare che mi girai per vedere dietro le mie spalle. Osservai il ragazzo alto che camminava con due amici, fissando in modo strano Ploy e me. Non volevo nemmeno pensare al significato dietro al suo sguardo, stare con Ploy e vederlo mi faceva già sentire come se stessi per morire. 

«Ciao.» Invece di continuare a camminare, si fermò e ci salutò. I suoi due amici erano confusi ma alzano comunque le mani per portare rispetto.

«Ciao, sei venuto anche tu a mangiare? Avete già un tavolo? Ci sono molte persone.» Ploy salutò guardandosi intorno.

«Non ne abbiamo ancora uno.» Un amico di Mark che non conoscevo, rispose.

«Venite a sedervi con noi. Allora sei un junior di Vee, sì?» disse Ploy, prima di scivolare sulla panca per fare spazio.

«Ci sono solo tre posti e noi siamo quattro, saremmo stretti.» Mark replicò invano.

«Ma Mark, ho tanta fame. Se non mi siedo adesso e mangio, morirò sicuramente.» Uno dei suoi amici rispose.

«James, puoi sederti accanto alla bellissima P’, e io mi metto accanto a te, possiamo condividere il posto.» disse il ragazzo più basso. Si strinsero l’uno accanto all’altro, ma si assicurarono di lasciare ancora molta distanza da Ploy.

«Va bene se ci stringiamo qui?» Le chiese James.

«Certo, mangiare con molte persone è divertente. Normalmente siamo solo Vee ed io, non è così divertente.» disse Ploy mentre si avvicinò ulteriormente per far spazio a James.

«Oh, se mangiare sola con me non è divertente, allora puoi mangiare con qualcun altro.» replicai a Ploy fingendo di essere ferito.

«Vedi cosa intendo? È come un bambino.» scherzò.

«È carino, non pensavo che gli studenti di ingegneria fossero così giocosi con una ragazza, come Mark … oh … continuerai a stare lì?» Il piccoletto non finì di parlare perché si fermò per interrogare il suo amico che era ancora in piedi alla fine del tavolo. Tutti lo stavano osservando ma lui continuava a fissarmi senza parlare.

«Forse dovresti sederti accanto a P’Vee e io mi siederò con i miei amici.» Alla fine rispose, riferendosi a Ploy.

«Perché cambiare posto e rendere le cose più complicate? È così difficile sedersi?» Gli chiesi. 

Morirai se ti siedi vicino a me? Qual è il problema? Cosa vuoi che faccia? Ha appena mangiato, quindi perché è tornato di nuovo qui?

«Siediti Mark, il cibo è qui e sono troppo pigra per muovermi.» disse Ploy sorridendo a Mark. Non rispose, prima di spostarsi sulla sedia e sedersi accanto a me.

L’atmosfera sembrava buona, ma non mi sentivo a mio agio. La persona accanto a me era in silenzio e non diceva nulla. Quando Ploy gli poneva domande direttamente, rispondeva solo con poche parole. I suoi amici continuavano a spettegolare e non sembravano notare alcun problema, Ploy si stava anche divertendo a chiacchierare con loro. Il piccoletto si chiamava Wind e l’altro era James, provenivano tutti dalla stessa provincia di Bangkok e si conoscevano da molto tempo.

Mark era stato abbastanza intelligente da entrare ad ingegneria, ma i suoi amici non avevano ottenuto un punteggio abbastanza alto, quindi stavano studiando in altre facoltà. Mark era venuto qui perché non voleva più stare a casa e i suoi amici lo avevano seguito. Continuarono a parlare ed io restai seduto ad ascoltare. James parlava intervallato da Ploy che gli raccontava la sua storia all’università e altri pettegolezzi che i due amici avevano sentito a scuola. Non stavo nemmeno più ascoltando perché l’unica storia che mi interessava era quella seduta accanto a me.

«Oh! Vee ha quasi ordinato quel piatto.» Ploy disse mentre l’ordine di Mark venne posto di fronte a lui.

«Sì.» Non disse altro mentre si mise in bocca un cucchiaio pieno di zuppa.

«È delizioso Mark?» chiese Ploy e lui alzò gli occhi ed annuì. 

«Cosa? E’ solo una zuppa.» le dissi.

«Beh, l’hai detto ad alta voce come ordinazione, prima. Stavi guardando Mark mangiare, quindi ho pensato che forse volevi anche la zuppa.» spiegò Ploy guardando Mark che non disse nulla, mi guardò solo prima di tornare al suo cibo. Lo stavo davvero guardando mentre mangiava?

«Non voglio mangiarlo Ploy, stavo solo guardando.» le risposi. Sentii che la persona accanto a me esitò e quando lo guardai notai che mi fissava ancora, il suo cucchiaio nella ciotola.

Le risate si fecero leggermente più forti di prima ed io tornai rapidamente a mangiare il mio cibo. Ploy e gli altri due probabilmente non colsero il disagio tra noi. Il pasto era un grande momento per tre persone ma non per noi due. Non ero nemmeno sicuro di cosa stesse pensando o sentendo, per non parlare di quello che stavo provando. Quello che sapevo era che non avrei dovuto sentirmi così, non volevo credere che avesse un’influenza su di me, ma non potevo fare a meno di sentirlo.

Solo per quella volta, avrei lasciato che quei pensieri folli continuassero.

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2 Commenti
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Cinzia

Buongiorno voglio ringraziare per il vostro duro lavoro, che rende immensamente felici tantissime persone 😍😘❤️
Io sono nuova nel mondo “novel” e volevo chiedere, cosa significa quando la novel è conclusa, ma in revisione?

Admin

Ciao! Significa che su wattpad avevamo finito di tradurre la novel, ma che ora la stiamo ricontrollando e sistemando per una lettura migliore 🙂

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