KINNPORSCHE – CAPITOLO 34

Ancora

-Kinn-

«Oh Dio… Fa così male dottore.»

Strizzai gli occhi verso l’uomo di mezza età seduto di fronte a mio fratello maggiore buono a nulla. Si chiamava dottor Tong o dottore Top? Qualcosa del genere.

Quando avevamo chiesto a Khun se voleva essere portato in ospedale, aveva rifiutato e aveva voluto essere curato qui. Quindi avevamo chiamato un dottore e questo bastardo aveva chiesto espressamente di questo vecchio.

Stavo mettendo un impacco di ghiaccio per l’anca di Porsche mentre costantemente sbirciavo le azioni di mio fratello. Aveva detto che era ferito, ma il suo viso aveva tutt’altro aspetto e la cosa mi aveva seriamente infastidito.

«Stai bene Khun. È solo un piccolo livido. Ti darò degli antidolorifici e un unguento da spalmare e sei a posto.» disse freddamente il bel dottore. Il suo tono poteva essere dolce e premuroso, ma le sue espressioni facciali erano troppo rigide e indifferenti.

«Non ho bisogno di una radiografia? O forse qualche esame del sangue? Penso di essere ancora un pò malato, dottore.»

Tankhun si alzò dal divano e avvicinò il viso al dottore.

«Non ce n’è bisogno. Stai bene.» disse con voce piuttosto calma, rimettendo lo stetoscopio nella borsa insieme alle altre sue cose.

«Ma ho ancora le vertigini come uno svenimento. E nausea…. Ohhh.»

Quella dannata faccia da culo si coprì la bocca e si inchinò come se stesse per vomitare. Porsche e io ci guardammo subito perplessi. Che diavolo stava facendo?!

«Tutto a posto. Su, vediamo se hai la febbre.» Il dottore cercò qualcosa della sua borsa e tirò fuori un termometro.

«Oh… La temperatura. Mi piacerebbe.» disse Tankhun e tornò di nuovo al divano. La sua bocca si contrasse in un ampio sorriso, come un bambino a cui erano state date delle caramelle. Non sapevo cosa diavolo stesse pensando mio fratello, ma stava diventando sempre più pazzo di giorno in giorno, e mi stava facendo venire i brividi…

«Penso che tuo fratello abbia bisogno di un cacciavite, non di un termometro. Dev’esserci una vite allentata da qualche parte nella sua testa.» mi sussurrò Porsche dolcemente, ed io annuii in segno di assenso.

Il dottore rilevò la temperatura alla fronte di Tankhun e lesse immediatamente i numeri sullo schermo del termometro.

«Hai già finito?» Il bastardo fece una smorfia delusa mentre si chinava verso lo schermo del termometro.

«Sì. La tua temperatura è trentacinque virgola otto. Normale.» disse il dottore rimettendo il termometro a posto. 

Mio fratello era scontento e subito si mise una mano sul petto, nella parte sinistra.

«Ahia! Ahia! Fa male dottore». Porsche e io alzammo le sopracciglia all’unisono vedendo il gesto di Khun, lanciando al bastardo uno sguardo omicida.

«Sento che il mio cuore sta tremando. Trema ogni volta che sento il suono della tua voce. Dal primo giorno che ci siamo incontrati, ho pensato a te nella mia vita dottore… e quando sono con te in questo modo… non posso farne a meno… Hehe.»

Oh cazzo, ho sentito bene? Oppure ho dei problemi di udito proprio ora?

Quello doveva essere flirtare!? Non sapevo se mi ero dispiaciuto più per mio padre o per questo maledetto dottore. Questo non poteva essere reale. Semplicemente non poteva.

«Immagino che sia la fine della Prima famiglia, eh?» mormorò Porsche incrociando le braccia e guardando mio fratello con un sorrisetto.

«E tu, allora, vuoi che controlli anche le tue ferite?» Il dottore ignorò il mio fastidioso fratello e rivolse la sua attenzione a Porsche, che era semiseduto sul divano.

«U.. uh…» Porsche sorrise goffamente al dottore.

«Non ne ha più bisogno. Dategli solo delle medicine e delle pillole per uso orale.» dissi irritato, volgendo di nuovo gli occhi su Porsche che mi rivolse uno sguardo turbato.

«Che cosa?» sussurrai.

Ho visto come stai guardando il dottore, e non lascerò che quel vagabondo ti tocchi neanche un centimetro!

«Smettila, Kinn.» boccheggiò Porsche.

«Come?» risposi ancora.

Porsche sospirò e tornò a concentrarsi sul dottore.

«Dove sono i miei farmaci?»

«Allora, questo set di pillole è tuo, Thankhun, invece, questo è tuo.» Il dottore lo porse per prima a Khun, poi stava per consegnare le pillole di Porsche, ma lo strappai via dalle mani del dottore.

«Cosa ti succede? Vuoi che anche la tua testa venga controllata?» disse Porsche seccato.

Sorrisi semplicemnte in risposta, e stava per balzare su di me, ma il dottore ci salutò, fermando il gesto di Porsche.

«Se non c’è nient’altro, vorrei…»

«Vai già via? Non ti fermi per cena?» Tankhun si alzò velocemente sul divano e parlò con il dottore che stava riponendo tutto nella sua borsa.

«Grazie, ma ho ancora del lavoro da fare.» disse il dottore che stava per alzarsi. Quel bastardo di mio fratello inizialmente si accigliò, ma poi saltò fuori qualcosa di nuovo nella sua testa e fermò il dottore in partenza.

«Oh, dottore! Vorrei che vedessi anche l’altro mio fratello. Anche lui è malato, allettato nella sua stanza.» Khun si alzò in fretta e si aggrappò al braccio del dottore come un fottuto bradipo.

Dio! Avrei voluto chiamare mio padre e fargli vedere la facciata di questo bastardo.

«A proposito, dov’è mio fratello?» Porsche si voltò a guardarmi.

«Ti porterò da lui.» risposi e feci cenno a uno dei miei uomini di guidarci.

«Per di qua.» L’uomo faceva strada e tutti noi lo seguivamo.

«Dove stiamo andando?» mormorò Porsche improvvisamente, e potei solo sperare che non mi avrebbe ucciso una volta che avesse saputo che mio fratello e il suo erano… Cavolo, mi faceva male la testa.

«Nella… stanza di Kim.» dissi lentamente a Porsche.

Dannazione! Mi ucciderà di sicuro.

Porsche rimase in silenzio per un momento, ed ero pronto a ricevere una lavata di capo, ma stranamente, si limitò ad annuire. Dalla bocca non uscì neanche un solo sfogo o una domanda.  Cos’era quello?

Presi il braccio di Porsche per sostenerlo mentre ci dirigevamo verso la stanza di Kim. Il mio bastardo fratello maggiore era come un cavallo al galoppo, che non riusciva a smettere di dimenarsi, a differenza di come era pochi istanti prima.

Bussammo e rimanemmo tutti in piedi davanti alla stanza di Kim per un po’. Poco dopo, mio ​​fratello minore emerse dal suo sonno e aprì la porta.

«Che cosa c’è?» chiese mezzo sveglio mentre si strofinava gli occhi per lasciare che si adattassero alla luce.

Dannazione! Questo bastardo aveva davvero reso le cose facili. La casa principale era nel caos e questo piccolo bastardo se n’era andato a dormire come se non fosse successo nulla.

«Ho portato il dottore a controllare il mio carissimo fratello. Come sta?» Tankhun inclinò la testa, sbirciando nella stanza scarsamente illuminata.

«H…eh? Controllare chi? Ho già portato Ché a…» Kim non era nemmeno riuscito a finire la sua dichiarazione che mio fratello maggiore gli aveva coperto la bocca.

«Deve soffrire, eh? Dormire così. Per favore, dottore, lo controlli.» Khun spinse da parte la testa di Kim e guidò il dottore verso Ché. Accese le luci e subito il fratello di Porsche protestò.

«Perché diavolo hai acceso le luci!?» scattò Porsché, coprendosi gli occhi dalla luce improvvisa.

Kim mi diede un’occhiata, chiedendomi perché diavolo Tankhun era nella stanza. Io alzai semplicemente le spalle in risposta. Il bastardo alzò gli occhi al cielo e si diresse in bagno. Non prestai troppa attenzione a Kim e semplicemente condussi Porsche verso suo fratello.

Porsche si sedette al fianco di Ché e scrutò lentamente la stanza. Questa doveva essere una novità per lui, perché questa era l’unica stanza non collegata allo spazio principale. Questo bastardo (Kim) era allergico a libri e scrivanie, quindi computer e console di gioco erano ovunque nella stanza.

«Come stai Chè?» Tankhun si avvicinò per aiutare Ché ad alzarsi.

«Perché sei qui?» mormorò Ché irritato.

«Ehi, teppista. Come stai?» disse con noncuranza Porsche, controllando il fratello minore.

«Sto bene, Hia.» I due fratelli annuirono l’un l’altro come se sapessero già cosa stavano pensando entrambi. Porsche non mostrò molta emozione di fronte a suo fratello minore, ma sapevo che erano entrambi preoccupati l’uno per l’altro. Quanto a mio fratello maggiore, continuava a controllare Ché dalla testa ai piedi come se fosse il medico responsabile. Accidenti, che spettacolo.

 «Dottore, mio ​​fratello è stato ferito. É stato rapito e imprigionato per un giorno intero. Puoi controllarlo per favore?» disse Thankhun, in maniera tragica.

«Cosa intendi? Sono già andato a…»

«Shh… Non devi sforzarti di dirlo. So che hai mal di gola, la faremo vedere al dottore. Va bene?» Tankhun zittì Ché e lasciò che il dottore si sedesse di fronte a lui. Kim, che era uscito per lavarsi la faccia, tornò e subito incrociò le braccia non appena ebbe raggiunto il letto. Ed ebbe inizio l’esame.

Il dottore prese il suo stetoscopio, alcuni dei suoi materiali e iniziò a controllare Chè. Il ragazzo si raddrizzò, dando al dottore il permesso di fare a modo suo.

Prima misurò la temperatura di Chè, seguito poi da un altro test che non mi presi nemmeno la briga di capire.

«Non c’è febbre e le sue tonsille sono chiare. Ha solo bisogno di liquidi, farmaci e riposo, si alzerà in men che non si dica.» disse il dottore, rimettendosi lo stetoscopio in tasca.

«Veramente? Ma l’ho visto tossire un po’ di tempo fa. E poi, non pensa che abbia bisogno di un altro controllo?» Tankhun si affrettò a sedersi tra Chè e il dottore.

«Quando diavolo avrei tossito?» disse Chè in tono confuso.

«Avanti. Ti ho sentito.» Khun si voltò verso Chè.

«Non ho tossito.» rispose Chè.

«Se ho detto che hai tossito, hai tossito!»

Il bastardo lanciò un’occhiataccia e strinse i denti verso Ché. Quest’ultimo stava per rispondere di scatto a Tankhun, ma vidi mio fratello minore che pizzicava dolcemente il braccio di Chè.

«Cosa c’è, Kim?» Chè si voltò verso Kim con un’espressione accigliata.

«Avanti. Gioca un po’ con mio fratello maggiore. Sarà divertente.» sussurrò Kim a Chè. Probabilmente voleva semplicemente fermare questo sceneggiata il più velocemente possibile.

Chè si fermò come se stesse pensando a qualcosa prima di voltarsi a guardare il dottore e Khun. Poi sollevò le labbra in un leggero sorriso.

«Stavo tossendo?» Chè rispose con tono astuto.

«Verò? Tempo fa ti ho detto che stavi tossendo.» accarezzò dolcemente la testa di Chè. E quest’ultimo all’improvviso fece un respiro profondo.

«Va bene. Cough! Cough! Cough! Cough!» Chè iniziò a tossire selvaggiamente e tutti cominciammo a ridere silenziosamente.

Era così bravo a recitare che appoggiò persino la fronte sulla spalla del dottore. Mio fratello maggiore si infuriò per quel gesto e stava per allontanare Chè, ma mio fratello minore prese l’iniziativa.

«É troppo. Davvero troppo.» disse Kim, allontanando Chè dal dottore. 

«Hahaha. Scusa, mi sono lasciato trasportare.» rispose Chè, sorridendo da una parte all’altra. Questo bastardo era davvero la versione più piccola di Porsche e un po’ più sfacciata.

«Ah ah ah ah. Ci vediamo dopo questo ragazzo.» Tankhun sussurrò a Ché, e il bastardo di Porsche si accigliò. Non andrà a finire bene per te, Tankhun.

«Allora ti prescriverò dei sali minerali e una medicina per la tosse. Bevi molta acqua e riposati molto. Se è tutto, allora se vuoi scusarmi.»

Il dottore prese le pillole e le mise vicino al letto e ricominciò a fare le valigie. Stava per alzarsi dal letto ma alla fine si fermò udendo dei colpi alla porta.

 «Signori, la cena è pronta. Vuole unirsi a noi, dottore?»  ci informò P’Chan aprendo la porta, facendoci annuire all’unisono.

«Sì, dottore! Dovresti mangiare prima di partire.» Mio fratello maggiore insistette per la decima volta.

Dio, mi stava stancando!

«È carino da parte tua offrire. Ma sono già in ritardo per il mio prossimo controllo. Forse la prossima volta? Adesso se vuoi scusarmi.»

Il dottore chinò la testa, ci salutò e uscì immediatamente dalla stanza. Tankhun, che non era riuscito nel suo piano, era sconvolto e aveva cominciato a battere i piedi nel momento in cui il dottore aveva messo piede fuori dalla stanza.

«Dio…» Imprecai e scossi leggermente la testa.

Papà aveva grandi speranze che Khun gli desse un erede, al punto che si era persino rivolto alla figlia di un amico per venire ad incontrare Tankhun. Ma dopo la scena di oggi, dubito che mio fratello avrebbe preso in considerazione l’idea di vedere quella ragazza.

«Porsche, andiamo a mangiare.» Presi il braccio di Porsche e lo aiutai a camminare verso il pianterreno. Kim non voleva mangiare perché aveva sonno, ma quando Ché disse che aveva fame, il bastardo si mosse più velocemente di un’aquila.

Ci sedemmo in silenzio a tavola. Nostro padre era al centro, Tankhun alla sua sinistra e io a destra. Kim era accanto a Tankhun, e i due fratelli erano seduti timidamente su entrambi i lati.

«Posso mangiare sul tavolo laggiù?» Chè sussurrò a Kim.

«Come mai? Pensavo avessi fame. Puoi mangiare e bere qui.» disse Kim a Chè prima di raccogliere del cibo per il ragazzo. Kim era ansioso di nutrire Chè, ma quest’ultimo aveva ancora un’espressione preoccupata.

«Ehi, perché non tocchi il cibo? Mangia» Mi rivolsi a Porsche, che prese un cucchiaio e fece scorrere avanti e indietro il riso sul piatto, rifiutandosi di mettersi in bocca qualsiasi cosa.

«Sono un po’… timido.» Porsche mi sussurrò dolcemente.

«Cosa intendi con timido? Agisci allo stesso modo quando sei con me.» dissi e raccolsi del cibo da mettere nel piatto di Porsche.

«Lo so! Puoi chiudere la bocca?» mi sussurrò Porsche, prima di lanciare un’occhiata verso mio padre in segno di scuse.

«Sì signore.» dissi maliziosamente, e Porsche spinse il gomito dentro al mio fianco con tutta la sua forza.

«Andiamo ora. Non c’è bisogno di essere tesi e tutto il resto. D’ora in poi mangeremo insieme come una famiglia. La nostra casa è anche la vostra, ragazzi, avete capito?» Papà parlò con calma. Quanto a Porsche, il suo viso era ancora più imbarazzato.

«Beh, signore, io…» Porsche provò a dire qualcosa ma fu interrotto da mio padre.

«Papà… chiamami papà. Ora siamo una famiglia Porsche, ricordi?» disse Papà con un sorriso e si voltò a guardare me e Porsche.

«Grazie, papà.» Alzai la mano per ringraziare mio padre per aver accettato la mia decisione. E rivolsi il mio sguardo a Porsche, che aveva alzato la mano per rendere omaggio a mio padre.

«Grazie.»

Porsche alzò goffamente la mano verso mio padre e si voltò per imprecare contro di me a bassa voce: «Non ero nemmeno d’accordo che sarei stato qui con te.»

Sorrisi solamente e feci una smorfia in risposta, prima di guardare indietro nella direzione di mio padre.

«Papà, ho qualcosa di cui parlarti.» dissi seriamente e papà annuì in segno di riconoscimento. Gli altri miei uomini devono avergli già riferito i fatti accaduti oggi.

«In parte ne sono già a conoscenza. Cos’altro vuoi dire?» chiese Papà.

«A proposito di Phi Tawan.» Mi voltai a guardare Porsche stordito, e in fretta gli strinsi forte la mano prima di guardare di nuovo mio padre.

«Non voglio che la sua famiglia venga coinvolta di nuovo nei nostri affari.»

Sapevo che la maggior parte delle loro azioni era già stata ritirata, ma c’erano ancora alcuni fili rimasti e io lo volevo completamente fuori dalle nostre vite.

«E vorrei chiederti di parlare con il signor Matthew, dicendogli di dare qualche lezione ai suoi figli e di rimandarli in Inghilterra il più presto possibile per evitare di nuovo confusione con la nostra casa. Tu vuoi aggiungere altro?»

Mi voltai a guardare Porsche. Entrambi ci fissammo per un po’, prima che quest’ultimo scuotesse la testa in risposta.

«Non ho altro da aggiungere.» mi rispose. Mio padre girò di nuovo lo sguardo nella mia direzione.

«Tutto a posto. Ma dopo questo, c’è anche un’altra cosa di cui voglio parlare con te, Kinn.»

Papà mi lanciò uno sguardo significativo e capii subito di cosa stava parlando. Parlava di Big e di mio cugino bastardo, Vegas. Annuii, e papà riportò la sua attenzione al tavolo.

«Basta, mangiamo prima. Che mi dici di te, Tankun, cosa hai combinato…» mio padre non ebbe la possibilità di finire la sua domanda, quando il mio stupido fratello strinse forte la forchetta e l’appoggiò sul tavolo, fissando furiosamente il piatto davanti a lui.

«Non mi arrenderò, non mi arrenderò, non mi arrenderò!» disse ripetutamente Tankhun. «Se non lo avrò io, nessun altro potrà!!!» Il bastardo disse di punto in bianco, colpì una volta il tavolo e posò la forchetta prima di alzarsi dalla sedia per andarsene.

«Questo bastardo è davvero pazzo.» Papà imprecò e seguì confusamente con il suo sguardo Khun.

«Hahaha. Dì a tuo fratello di non sfidare troppo la sua fortuna, o quell’uomo non mostrerà mai più la sua faccia qui.» disse Porsche, e io mi strozzai subito con l’acqua, come se stesse dicendo la stessa cosa che avevo detto prima con lui.

Il bastardo ridacchiò e io potei solo ridere discretamente in risposta. Questo era Porsche. Oltre alle abilità di combattimento, anche le sue abilità orali erano davvero impareggiabili. Le persone potrebbero trovarlo fastidioso, ma io adoravo l’espressione compiaciuta che emanava quando lo faceva.

Dopo che la nostra cena era terminata, io e Porsche andammo nella mia stanza. Aveva mangiato poco, il che era abbastanza strano per lui, perché, per quanto ne sapevo, amava mangiare. Non sapevo se era ancora arrabbiato, ed ero piuttosto ansioso, non capivo se mi considerava premuroso o solo un pezzo di merda.

 Sapevo bene cosa gli avevo fatto e sapevo che non sarei stato perdonato così facilmente.

«Sei stanco oggi?» chiesi, appoggiando la testa sulla spalla di Porsche tenendogli la vita mentre camminavamo verso la stanza.

«Smettila, furbo bastardo.» Porsche pungolò leggermente il mio fianco con il suo gomito.

«Adesso sono un furbo bastardo? Beh, questo è quello che la gente dice sempre di me.»

risposi stupidamente, inclinando la testa per incontrare quella di Porsche, ma lui era ancora lontano.

«Eh. Certo, ti mancherà  avere quelle attenzioni, eh?» disse Porsche mentre la sua voce tremava. Subito mi allontanai da lui, gli afferrai le spalle e lo girai verso di me.

«Non mi interessa più. Ma che mi dici di te, non ti manco?»

Lo fissai per un po’, prima di spazzolargli via lentamente le ciocche di capelli sulla fronte. Conoscevo Porsche per essere testardo e cocciuto, e si era ammorbidito molto. Il modo in cui lo vedevo ora… mi pizzicava il cuore.

Girò i suoi occhi nell’altra direzione, non osando incontrare i miei, prima di espirare profondamente.

«Cosa hai in mente Porsche? Se stai pensando di partire di nuovo, non te lo permetterò.»

Gli rivolsi uno sguardo severo, ma alla fine fu vano.

Abbassai la testa e premetti il ​​naso sulle sue morbide guance, annusando il suo profumo. Porsche rimase fermo, come se sapesse quanto lo desideravo. Lo presi come un segnale e lentamente mi avvicinai alla sua guancia sinistra, piantando piccoli baci lungo la strada. Rimase ancora in silenzio, e io continuai verso la sua guancia destra. Stavo per raggiungere gli angoli del suo collo, ma il bastardo mi afferrò la bocca e la spinse via.

«Ehi, basta!»disse Porsche infastidito. Io gli sorrisi in risposta.

«Scusa. Se non vuoi…»

«Kinn.»

«Hmm?»

Porsche mi guardò e mi fermai immediatamente.

«Non voglio più essere ferito…» disse, fissandomi direttamente. Porsche arricciò il labbro, prima di distogliere gradualmente lo sguardo da me per chiudere gli occhi.

L’immagine di Porsche nel dolore mi aveva sempre spinto al limite prima. Ma vederlo così mi aveva fatto soffrire ancora di più. Sapevo che era colpa mia, e se dovevo scusarmi con lui ogni giorno per il resto della mia vita, lo avrei fatto.

«Te lo prometto, non ti farò più del male, Porsche.»

Queste potevano sembrare parole vuote in quel momento, ma mi sarei assicurato di fare ciò che avevo promesso.

«E se dovessi pentirmene ancora…» Porsche mi guardò con apprensione negli occhi.

«Tipo cosa? C’è qualcos’altro con cui ti ho ferito? Dimmi.» chiesi, accarezzandogli affettuosamente la testa. Dovevo ancora sapere cosa lo tratteneva e lo avrei cambiato volentieri con tutte le mie forze.

Porsche rimase in silenzio per un po’, prima di parlare con voce roca.

«Tu… con qualcun altro.» rimasi sbalordito dalla sua frase e stavo per scoppiare a ridere ma sapevo che non era il momento per quello. Gli sorrisi semplicemente in risposta e dicendogli…

«Sono tutto tuo Porsche, nessun altro può avermi oltre te.» dissi, prima di sporgermi lentamente per baciargli la fronte.

«Te lo dimostrerò. Non solo a parole. D’ora in poi, ti amerò con tutto il mio cuore. Faremo entrambi del nostro meglio, ok?» dissi con sguardo deciso.

Porsche era ancora in silenzio. Forse aveva ancora bisogno di avere delle conferme, sapevo che uscire con qualcuno come me presentava alti e bassi. Ma sapevo io stesso che avrei fatto di tutto per lui e di questo me ne sarei assicurato.

«Ti sto aprendo il mio cuore, Porsche. Tutto quello che ho detto era vero. Per favore, dammi un’altra possibilità. No..?» dissi, prima di prendere entrambe le sue mani nelle mie e posarle contro la mia guancia.

Porsche mi lanciò un’occhiata e io potei solo ricambiare lo sguardo su di lui. Entrambi ci guardammo come se fossimo le uniche persone rimaste in questo mondo. Il mio sguardo non lasciò mai il suo, finché Porsche decise di chiudere gli occhi e annuire lentamente.

«Mmh…» disse Porsche a bassa voce, lasciandomi sbalordito. Stavo per avvicinarmi a lui, ma il mio gesto fu immediatamente interrotto. Perché fu Porsche che si mosse per primo dandomi un leggero bacio sulle labbra, poi si allontanò subito.  «Ecco, l’ho detto.» aggiunse.

Ero veramente sbalordito.

Rimasi fermo per un po’, prima di sorridere ampiamente e di stringerlo in un forte abbraccio. Porsche mi aveva anche messo le mani intorno alla vita e aveva appoggiato il viso sulla mia spalla,

«Lo ammetto, tu bastardo, hai influenzato davvero tutto nella mia vita..» disse Porsche con voce ovattata, ma io lo capii forte e chiaro. Gli misi una mano sulla nuca e lo abbracciai più forte come se fosse il nostro ultimo abbraccio.

«Un’altra cosa, disprezzo i bugiardi. Quindi non devi mentirmi.» Porsche inclinò la testa per guardarmi e io scoppiai a ridere.

«Disse quello che aveva detto di chiamarsi Jom.»  Ridacchiai e Porsche si allontanò per colpirmi forte la spalla.

«Que…Questa è una storia diversa! Vado a farmi una doccia adesso. Ciao!» Il viso di Porsche si illuminò, prima di andare a prendere un asciugamano, e si diresse subito in bagno.

«Puoi fare il bagno anche a me? Facciamo la doccia insieme!» urlai verso il bagno.

«Col cazzo che facciamo la doccia insieme!»

«Andiamo, Porsche. Facciamo un bagno naah.»

Lo presi in giro per l’ultima volta, e il bastardo lanciò la bottiglia di shampoo contro la porta. Risi discretamente e mi ripromisi che dopo questo, entrambi avremmo fatto del nostro meglio.

Quando finì di fare la doccia, gli preparai il pigiama e poi decidemmo che saremmo tornati a casa da lui il giorno dopo per fare le valigie. Ma per ora, gli diedi delle medicine e degli antidolorifici, poi mi preparai anche io per andare a letto. Misi il braccio sopra Porsche e l’abbracciai forte da dietro. Non lo facevamo da un po’, e mi era mancato. Gli diedi un ultimo bacio sulla fronte e Porsche si addormentò subito. 

Questa giornata era stata un po’ stancante per entrambi, ma avevo ancora degli affari da gestire.

Quando vidi che Porsche stava dormendo profondamente, tolsi con cautela il braccio e uscii lentamente dalla stanza. Questa faccenda avrebbe potuto coinvolgerlo, ma non potevo ancora farlo sapere a Porsche. Perché se glielo avessi detto ora, sicuramente si sarebbe precipitato casa di Vegas e non sarebbe uscito finché non lo avesse picchiato a sangue.

Raggiunsi la stanza di mio padre e notai che era ancora sveglio a lavorare anche dopo essersi cambiato, mettendo il pigiama, pronti per andare a letto. Non avevo perso altro tempo e gli avevo consegnato tutti i video e i documenti che mi aveva mandato Pete. Mio padre era diventato furioso nel momento in cui aveva visto uno dei video che gli avevo dato e l’aveva consegnato a P’Chan per raccogliere tutto ciò che mi era stato inviato. P’Chan li aveva poi messi insieme per valutare il danno che era stato fatto alla nostra famiglia.

«Che cosa hai intenzione di fare?» chiesi, sorseggiando il tè caldo che avevo in mano.

«Con Big, sarà facile come fare una torta. Ma nel caso di Vegas e Kan, devo ancora pensarci.»

«Penso che sia meglio se non glielo facciamo sapere ancora e cerchiamo prove concrete. Se lo facessimo ora, la seconda famiglia farebbe sicuramente tutto il possibile per svignarsela.» dissi e mio padre annuì in risposta. Potrebbero essere la seconda famiglia, ma sono ancora astuti come l’inferno.

«Lo pensavo anch’io. Ma con Big, devi chiuderla subito, Kinn. Dai alle scimmie un po’ di spettacolo per farle venire fuori. So che ci sono ancora delle talpe in questa casa e non posso lasciare che facciano quello che vogliono. Impartisci loro una lezione, di non scherzare con nessuno, soprattutto con la famiglia Anakin.» disse papà con espressione solenne. Lo sguardo nei suoi occhi era così scuro, mentre si trasformava nel suo alter ego che non incontravo da molto tempo.

«Ho preso Big… Signore…»

Anon fece un respiro profondo dopo aver aperto la porta, prima di inchinarsi nella nostra direzione. Il suo viso aveva tracce di lividi e ferite, probabilmente a causa del suo scontro con Big.

«Allora affronta prima lui. Ti seguo tra cinque minuti.» disse P’Chan in tono freddo, prese la scatola della pistola e l’aprì. Prese la pistola in mano e la passò sopra. Quindi iniziò a caricare i proiettili e potei solo stringere i denti al pensiero di dove ci avrebbero potuto portare questi eventi.

«P’Chan, fammi parlare prima con lui.» dissi a P’Chan, che annuì d’accordo.

«Allora andiamo. ti accompagnerò.» disse papà, ed entrambi uscimmo dalla stanza.

Nel momento in cui mettemmo i piedi in giardino, uno sciame di guardie del corpo si raccolse intorno e calpestarono Big, che era stato pestato così tanto che non riuscivo nemmeno a riconoscerlo da lontano.

«K…khun…Kinn…per favore…aiutami…..» Non appena i suoi occhi mi videro, Big immediatamente usò entrambe le mani per strisciare verso la mia direzione e avvolgerle sulla mia gamba. Uno dei miei uomini stava per calpestare di nuovo Big, ma fermai le sue azioni.

«Fermati! Lascialo parlare.» dissi con il tono più freddo possibile.

«Khun Kinn… non l’ho fatto… non l’ho fatto… per favore…» Big tremava di paura, con le mani strette alla mia gamba.

«A parte te… chi altro era coinvolto in tutto questo?» chiesi a Big lentamente con il cuore pesante. Sapevo che non poteva averlo fatto da solo, ci dovevano essere due o tre persone coinvolte in tutto questo.

«Io… non l’ho fatto… Khun Kinn. Non ho…per favore..»

«Non ti credo.» Digrignai i denti e lo fissai fisso negli occhi.

«Khun Kinn… hai… frainteso… dammi un’altra… possibilità… per favore…» Scosse la testa in segno di diniego. Implorandomi di risparmiargli la vita.

«Mi fidavo di te, Big. Mi sono fidato di te, ma quello che hai fatto a me e alla mia famiglia è inaccettabile.» Feci un passo indietro da Big, e il bastardo tornò strisciando verso la mia gamba. Lo odiavo. Odiavo quando qualcuno mi pugnalava alle spalle. Soprattutto quando avevo dato loro la mia fiducia. Questo bastardo poteva essersi preso cura di me in passato, ma dopo quello che aveva fatto… Non mi importerà più di lui.

«Ragazzi, prima fate un passo indietro.» disse mio padre agli altri uomini mentre camminava anche lui all’indietro. P’Chan poi si avvicinò dal lato. Dirigendosi verso di noi.

«Per favore! Risparmiami! Khun Kinn ti prego! Per favore!!!» Big lottò ma riuscì a mettersi in ginocchio, alternando lo sguardo su noi tre. P’Chan poi tirò fuori la pistola e Big iniziò a chiamare selvaggiamente il mio nome,

«Khun Kinn! Per favore! Ti voglio bene! Ti amo tanto! Quindi per favore, aiutami! Ti sto implorando!» Iniziò a blaterare cazzate mentre cedeva al panico.

«Big… Sai abbastanza bene qual è il punto d’arrivo del tradimento. Allora perché hai scelto di farlo? Hmm?» dissi disperato, e Big riuscì solo a scuotere ancora la testa. Sbattendo la fronte a terra mentre il panico aleggia sulle sue azioni.

«Io… io ti conosco meglio di lui… sono con te da più tempo di lui… e nessuno al mondo ti ama come ti amo io… quindi perché… perché deve essere lui!!?» mormorò Big improvvisamente.

«Cosa hai detto?» gli chiesi. Big allora sollevò lentamente la testa e fissò lo spazio vuoto.

«Che si tratti di Khun Kinn o Khun Vegas o anche Khun Korn… Siete tutti così ipnotizzati da lui. Cosa c’è di così affascinante in lui eh? Cosa c’è di bello in Porsche che gli girate tutti intorno!!?»

Aggrottai le sopracciglia nel momento in cui sentii il nome di Porsche uscire dalla bocca di Big.

«Stai zitto, Big! E non parlare male di Porsche o, per l’amor di Dio, ti ammazzo io stesso». risposi arrabbiato, e Big si limitò a ridere in risposta.

«So che sei iperprotettivo nei suoi confronti, Khun Kinn. So che lo ami così tanto, anche il giorno in cui ti sei ubriacato chiamavi ancora il suo nome… avrei solo voluto che tu ci provassi anche con me una volta. Non lo saprai mai.. Forse cambierai idea. Hahaha…» disse Big cominciando a ridere a crepa pelle, inquietantemente.

Mi feci avanti e stavo per balzargli addosso, ma una forza enorme colpì la faccia di Big. Facendolo cadere di nuovo sul duro selciato.

«Porsche!» chiamai sorpreso il nome dell’aggressore.

Come aveva fatto ad arrivare qui?

«Cosa hai detto, bastardo!? Eh!?» Porsche scattò contro Big, tenendogli il colletto mentre gli tirava pugni in faccia.

Porsche era così furioso che continuò a prendere a pugni la faccia di Big come un martello pneumatico. Per quanto avrei voluto che facesse a modo suo, avevo bisogno di prendermi cura di Big da solo. Afferrai Porsche per la vita e lo tirai lontano da Big.

«Porsche, calmati.»

Quante volte devo dire a mia moglie di calmarsi in un solo giorno?

«Non ci vedevamo da molto tempo ormai. Facciamoci due chiacchiere.» disse con rabbia Porsche prima di precipitarsi verso Big finché Arm e io dovemmo trattenerlo da dietro.

«Porsche! Dai, calmati!» Arm disse infastidito.

«Accidenti!» Porsche liberò il suo braccio dalla mia presa e imprecò ad alta voce.

«Era vero? Che diavolo ti ha fatto questo bastardo, eh Kinn!? Parla!»

Porsche si girò e mi urlò contro. Riuscii solo a fare un respiro profondo, chiusi ancora gli occhi e parlai in fretta per confortarlo.

«Non ha fatto niente. So che sei geloso ma ora non è il momento giusto. Anche papà è qui.» Sussurrai, muovendo la testa in direzione di mio padre. Porsche si irrigidì, volse lentamente lo sguardo verso quello di mio padre prima di riportarlo su di me con un’espressione pallida sul viso.

«Perché non me l’hai detto prima?» sussurrò Porsche di rimando.

«E come potevo farlo visto che ti eri già avventato su di lui come un gorilla arrabbiato?» gli risposi e gli afferrai la nuca prima di tirarlo indietro.

«Tutto a posto. Voi piccioncini andate a fare le vostre cose ora. Me ne occuperò io stesso.» disse papà, e io trascinai subito lontano da lì un Porsche fumante.

«Come sei arrivato qui? Pensavo fossi già addormentato.» dissi abbracciando forte Porsche.

«Beh, non ti ho visto nella stanza. E ho pensato che stessi andando da qualche parte, quindi sono sceso a guardare.» Continuò a parlare con tono arrabbiato e io accarezzai il braccio di Porsche per calmarlo.

«Accidenti, sono così incazzato!!!» Porsche urlò arrabiato, calciando a caso qualsiasi cosa su cui i suoi occhi si posassero.

«Farò in modo che domani non possa aprire di nuovo quella boccaccia. È fortunato che tuo padre fosse lì, se no l’avrei già scuoiato vivo. Tsk! E per quanto riguarda te, sei stupido o qualcosa del genere!? Non sai come ti guarda quel bastardo!?»

«Dai… mi importava solo di te. La mia attenzione era tutta su di te e non importa quanto sia bravo, sceglierò comunque te.» Lo dissi con voce dolce così che il fervore di Porsche cominciasse a placarsi.

«Domani lo vedrò di nuovo e non potrà fermarmi. Altrimenti, ti darò un pugno in faccia!» Porsche si voltò e puntò le dita verso di me. Mi morsi la lingua in risposta perché Porsche non aveva ancora la più pallida idea di cosa sarebbe accaduto a Big ora. Ero preoccupato per i suoi sentimenti, ma in una frazione di secondo finì tutto. 

Una pistola aveva fatto fuoco, facendo sussultare Porsche per lo shock mentre fermava i suoi passi. Anch’io mi fermai e chiusi gli occhi sgomento.

«Adesso saliamo, Porsche.»Tenni Porsche per la vita e lo guidai verso i gradini. Ma era tutto rigido e non si mosse nemmeno di un centimetro.

«Non dirmi…» Porsche mi lanciò un’occhiata scioccata.

«Colui che tradisce la famiglia principale… è destinato alla fine.»

«Ma perché dovresti ucciderlo? Non puoi semplicemente punirlo per dargli una lezione?» disse Porsche con un’espressione allarmata sul viso. Era qui da un po’ ormai, ma non potevo biasimarlo se non era ancora abituato a questo. Dopotutto non era nato in una famiglia mafiosa.

«Potremmo parlarne prima o poi Porsche. Per ora saliamo in camera mia».

«Cosa ha fatto?» 

mi chiese Porsche e io mi fermai per un po’.

«Si tratta dei documenti mancanti. È tutto. Ti dirò tutto se ne avremo la possibilità la prossima volta. Per ora riposati un po’.»

Risposi mentre tornavamo di nuovo nella mia stanza. Era ancora curioso, ma continuavo a dirgli che glielo avrei detto la prossima volta. Non potevo rischiare che rimanesse coinvolto di nuovo in tutto questo.

Quello era qualcosa che coinvolgeva anche Porsche, ma non ne aveva dovuto condividere anche il fardello. Oggi aveva già esagerato abbastanza.

Riuscii a convincere Porsche a lavarsi di nuovo e gli diedi dei nuovi vestiti. Stava ancora chiedendo di Big, ma gli dissi che ci saremmo dovuti alzare presto domani e lui lasciò perdere.

Mi tolsi la maglietta e i pantaloni e stavo per seguire Porsche all’interno del bagno quando qualcosa saltò fuori nella mia testa.

Avevo dimenticato qualcosa?

Se me ne ero dimenticato, allora che diavolo era?

Ero tutto preso dai miei pensieri che non mi ero accorto che Porsche stava chiamando il mio nome.

«Kinn. Kinn!!!»

Rimasi un po’ sorpreso quando Porsche si fermò davanti a me.

«Sì?»

«Chè diavolo stai facendo?» disse Porsche, prendendo il nuovo pigiama da indossare.

«Non so. Ma mi sembra di aver dimenticato qualcosa… semplicemente non so cosa sia.»

«Hmm? Probabilmente l’esame per la prossima settimana. Hai dimenticato di leggere il libro.» disse Porsche tirando su l’asciugamano per coprisi.

«Beh, me ne ero completamente dimenticato.» dissi, prendendo un asciugamano per me.

«Hey! Non dimenticare di parlarmi di Big. Non riesco ancora a togliermelo dalla testa.» disse Porsche.

«Dai, non fissarti troppo. Vai a dormire adesso.»

Gliel’avevo detto più volte, ma Porsche si sentiva ancora a disagio. Non sapevo cosa dirgli, le parole non uscivano dalla mia bocca e mi stavo stressando a morte. Come gli avrei spiegato che era normale per noi mafiosi uccidere qualcuno che ci aveva tradito? Sospirai…

Tutto si stava accumulando, ero stanco da morire e c’era questa faccenda che avevo dimenticato…

Dannazione! Cosa diavolo ho dimenticato?

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Nadia

Come ha fatto a dimenticarsi di Pete davvero non lo so!

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