KINNPORSCHE – CAPITOLO 33 (M)

Amore

-Kinn-

«Dannazione, ma che cazzo?! Sei ancora dell’umore per guardare un porno in questa situazione?» chiese Porsche in stato di shock.

«Merda!»

«Cosa?!» Porsche e io guardammo lo schermo del telefono che mostrava un video con Tawan e Vegas. Erano entrambi nudi e facevano l’amore con passione nel letto. Se fosse stato Tawan con qualcun altro, non sarei rimasto sorpreso, ma ciò che mi aveva fatto imprecare ad alta voce era stato perché il suo partner era Vegas, era l’ultimo da cui mi sarei aspettato una cosa del genere. Anche se non provavo nulla per Tawan, vedere una sua clip come questa mi aveva colpito. Mi ero sentito tradito. Era vero che chi ti pugnalava alle spalle era sempre qualcuno vicino a te.

«Cazzo! Vegas è una merda.» disse Porsche mentre i suoi occhi erano concentrati sullo schermo.

«Non te l’avevo già detto? Di non avvicinarti a lui!» dissi con rabbia, ricordando quanto Porsche fosse in pericolo con Vegas.

«Come facevo a saperlo? Apri anche quello.» Porsche, che non sembrava preoccuparsene, mi invitò ad aprire un altro dei files che Pete stava inviando gradualmente.

«Cazzo! Anche Marsh?» Non appena aprii la clip, impreci ad alta voce finché la persona accanto a me non mi aveva guardato con circospezione. «N-no, ero solo sorpreso.» Mi scusai velocemente, mordendomi il labbro per la tensione.

«Vegas è un sadico. Guarda lì, quel bastardo era legato. He he he.» Porsche aveva trovato il video divertente, ma a me non era piaciuto molto. Perché aveva fatto questo?

«Ehi, diamo un’occhiata alle altre clip.» Feci scorrere per vedere le altre clip secondo l’ordine. In quel momento, non osavo fermarmi anche se quando aprivo ogni video, la mia rabbia aumentava.

«Che diavolo è questo?!» Continuai a cliccare sulle clip, mi arrabbiavo sempre di più. Ogni clip conteneva i partner che erano stati con me. Ognuno di loro. Maledetto Vegas! Traditore! Non posso credere che mi hai fatto questo! Non c’era da stupirsi, che stesse puntando così tanto Porsche!

«Perché, conosci queste persone?» chiese Porsche, guardandomi mentre fissavo lo schermo con stupore.

«Ah…. Dunque…» Le parole mi rimasero bloccate in bocca. Non volevo mentire, ma se avessi detto la verità adesso, sarei sicuramente morto. Avrei dovuto scegliere con saggezza.

«Cosa…chi? Non dirmelo, queste persone nelle clip sono i tuoi ex-partner?!» Sembrava che Porsche fosse più intelligente di quanto pensassi. Probabilmente non voleva indovinare, vero?

«Hmm.» Non volevo più mentire su questo, quindi chinai la testa e accettai la verità.

«Eh, vediamo…» Porsche mi prese il telefono di mano e continuò a sfogliare le clip. Glielo lasciai fare, dato che ero in uno stato di shock estremo. Quindi, per tutto questo tempo, Vegas aveva aspettato il momento giusto per colpirmi anche se non riuscivo a capire perché lo facesse. Come avevo detto, non sentivo alcun dolore. Mi dispiaceva solo per lui, per come era riuscito a nascondere tutto e a comportarsi da bravo fratello davanti a me. Doveva essere stato difficile fingere di essere un buon amico anche per Porsche.

«Dannazione! Sono senza parole! Tutti sono stati tuoi amanti nel passato?! Cazzo! Sono così sorpreso che non so cosa dire! Oh, cazzo!» disse irritato.

Anch’io ero infastidito, ma sorrisi soddisfatto. Almeno quel pazzo bastardo mi aveva reso più facile riconciliarmi con Porsche che sembrava aver dimenticato la sua rabbia nei miei confronti.

«E questo? Anche lui ha avuto una relazione con Vegas?» Mi voltai e avvolsi le braccia intorno al suo collo per avvicinare la sua testa.

«Lasciami, non sono la tua troia! Vaffanculo!» Porsche era ancora il mio Porsche, mi resisteva ancora come prima.

«Chiamami Kinn. Kinn è il più bello. Khun Kinn di Nong Porsche.» dissi scherzosamente e Porsche allontanò la mia testa da lui.

«Vaffanculo, Kinn! Andiamo in ospedale o no? Altrimenti scendo da questa macchina!» Nel momento in cui cercava di opporsi in maniera più decisa, abbassai la testa per dargli di nascosto un bacio sulla sua guancia.

«Mi manchi così tanto sai?» Era come se mi fossi dimenticato dei video che Pete aveva inviato perché la persona di fronte a me distoglieva completamente la mia attenzione dall’ambiente circostante. Non sapevo come mi sarei comportato con Vegas dopo questo, inoltre non mi interessava più con chi fosse adesso: finché non avesse toccato questa persona tra le mie braccia in questo momento, sarebbe stato abbastanza per me.

«Come osi farlo?» Porsche mi respinse con tutte le sue forze e frettolosamente si sfregò la guancia con il dorso della mano con disgusto.

«Voglio di più tesoro.» Mi chinai in avanti e sorrisi scherzosamente finché non dovette allontanare di nuovo la mia faccia.

«Apri la portiera! Me ne sto andando!» disse ancora una volta irritato.

«Oh. Va bene, vado, vado!» Inserii la prima e diedi gas immediatamente uscendo fuori dal magazzino, perché se mi fossi mosso più lentamente di così, Porsche avrebbe calpestato i miei piedi pur di premere l’acceleratore.

Sulla strada per l’ospedale, Porsche grugniva, seduto con le braccia incrociate e guardando fuori dal finestrino. Provai a punzecchiarlo di tanto in tanto, accarezzandogli i capelli, il viso e le braccia ma lui mi scrollava sempre di dosso. Se altre persone mi avessero rifiutato in quel modo mi sarei infastidito ma poiché era Porsche, questo mi faceva sorridere. Ora, non avevo bisogno di niente. Volevo solo che tornasse al mio fianco. Se fossimo riusciti a stare insieme tutti i giorni così, sarei stato contento.

Il mio telefono squillò ed era Kim, quindi risposi subito.

«Hmm… Kim… Ok, quindi sei andato a casa?… Va bene.» Riattaccai, mio fratello aveva chiamato per dire che aveva riportato Porschè a casa nostra.

«Andiamo a casa, Kim lo ha portato lì. Il dottore ha detto che tuo fratello non ha ferite, solo fame.» dissi, riportando il messaggio di Kim.

«Di quale casa stai parlando?» chiese Porsche, guardandomi con aria cupa.

«Naturalmente, casa nostra. In quale altra casa sennò?» dissi, allungando la mano per accarezzargli dolcemente la testa.

«Casa tua non è casa nostra!» gridò togliendomi la mano dal suo capo. Scossi leggermente la testa. Il broncio che aveva messo su Porsche era molto carino, ma se fosse rimasto così a lungo, avrei potuto invece eccitarmi.

Alla fine, riuscii a riportarlo a casa nostra e mi sentii realizzato per averlo di nuovo lì. Anche se questo Porsche scontroso era venuto con me solo a causa di suo fratello, non avevo potuto fare a meno di sentirmi orgoglioso di me stesso. Ma non appena parcheggiai la macchina, ne uscì immediatamente correndo in casa.

«Dov’è quel bastardo? Andiamo a casa!» Gridò mentre entrava nella sua vecchia camera da letto e le guardie in stand-by reagivano alla sua presenza. Gli corsi dietro e gli tenni il polso.

«Porsche, parliamo prima.»

«Lasciami, Kinn. Vado a cercare mio fratello!»

Porsche e io giocammo a tira e molla per molto tempo mentre le guardie guardavano a bocca aperta e nessuno osò interromperci quella volta. «Vieni e resta qui. Ragazzi, fate largo.»

Lo afferrai da dietro e continuai a trascinarlo su per le scale con tutte le mie forze. Le persone che erano in piedi si guardarono l’un l’altra, poi si divisero mentre Porsche alzava braccia e gambe inesorabilmente nell’aria.

«Lasciami andare!»

La forza che stavo usando era così intensa che sudai in quasi ogni parte del mio corpo. Ma anche allora, raccolsi tutte le mie forze e lo portai nella mia stanza.

«Ahi! Sono così stanco!» Lo buttai sul divano senza pensarci e lo lasciai cadere bruscamente. Bene, ero stanco. Alzai il braccio sinistro e con nonchalance mi asciugai il sudore dal viso.

«Questo fa fottutamente male, Kinn. Come hai potuto buttarmi giù così?» Porsche mi guardò con gli occhi spalancati.

«Beh, sei testardo. Non mi ascolti.» Appoggiai un piede delicatamente sulla sua vita mentre lo fissavo goffamente sdraiato sul divano.

«Allora perché mi hai trascinato in questa stanza? Porterò a casa il mio fratellino!» Porsche si tirò su, preparandosi a rialzarsi e a uscire di nuovo dalla stanza. Mi lanciai in fretta sul suo corpo e lo abbracciai ancora una volta.

«Vaffanculo, Kinn! Ti ammazzo! Lasciami andare!»

«Ugh… Fermati! Sono così dannatamente stanco.» dissi mentre facevo un respiro profondo. Quel giorno ero proprio esausto, era come se fossi andato a un triathlon, sudando e ansimando.

«Se sei stanco, lasciami andare!» Porsche si voltò verso di me con rabbia.

«Non ti lascerò andare, non importa quanto tu voglia uccidermi. Non ti lascerò andare.» dissi seppellendo il viso contro la sua spalla e inalando l’aroma della sua pelle. Come per magia, mi sentii immediatamente risollevato dall’affanno.

«Cazzo! Sei stato tu a spingermi via!» mormorò piano Porsche, che si era un po’ calmato ma era ancora irrequieto e cercava di allontanare la mia mano.

«Quando ti ho allontanato? Ho detto qualcosa, tipo “voglio che tu te ne vada”?»

«E le tue azioni? Era così evidente. E lascia che te lo dica, non sono come gli amanti del passato che prima li desideri e poi li lasci andare quando ti annoi.» disse piano Porsche, come se anche lui avesse perso le forze. Sembrava che si fosse stancato dopo essersi scontrato con me. Ora era quieto e si era seduto lì, lasciandosi abbracciare.

«Sì, non sei come nessun altro. Perché non ti permetterò di essere come nessun altro.» Premetti di nuovo il naso sull’incavo del suo collo finché non dovette ritrarre la gola lontano da me.

«L’ho detto. Le tue parole non hanno più significato per me. Lasciami andare.»

«Porsche! Ascoltami per favore, mi dispiace. Ho sbagliato. Ora, i miei sentimenti sono chiari. Voglio solo te. Hai capito? Tawan, Marsh o chiunque sia, non coinvolgono per niente i miei sentimenti, non come fai tu. Sei l’unico che mi fa impazzire. Sei l’unico che può farmi accettare la morte in questo modo. Ti prego, dammi un’altra possibilità, per favore.»

Schiacciai il naso contro la piega del suo collo mentre annusavo il profumo che avevo tanto desiderato, prima di inspirare leggermente. Porsche chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi si sporse in avanti e mi spinse via ancora.

«Ne ho abbastanza Kinn! Non crederò più a niente che venga dalla tua bocca.» Porsche si voltò verso di me con voce cupa, ma io continuai a respirare il suo profumo, a toccare il suo corpo, cosa che desideravo fare da molto tempo. Il suo corpo si abbandonò alle mie carezze e io colsi l’attimo per approfittare della sua momentanea distrazione e afferrando le sue braccia, le portai sopra la sua testa, quindi premendo rapidamente il mio corpo sopra di lui sul divano.

«Che diavolo stai facendo?» Porsche si dimenò sotto di me, ma usai tutto il mio peso per spingerlo sul divano in modo che non potesse scappare.

«E tu?» Gli sorrisi e premetti delicatamente la mia bocca sulle sue labbra. Il dolce bacio divenne una forza schiacciante a causa del mio desiderio represso per lui. Cercò di allontanare il viso da me con gli occhi chiusi ed io lo inseguii per avere il bacio che volevo.

«Lasciami andare!» Strinse le labbra con una forza tale da impedirmi di penetrare all’interno della sua bocca, ma non mi interessava più. Succhiai vigorosamente il suo labbro inferiore e lo baciai ripetutamente. Le sue labbra sottili e morbide si sentivano così bene contro le mie. Il suo alito dolce mi fece delirare così tanto per il bisogno che pensai fosse troppo tardi per fermarmi ancora.

La mia testa vagava nella lussuria furiosa. Baciai alternativamente le sue labbra e le sue guance senza sosta per fargli sentire quello che volevo dire. Per fargli sapere che lo desideravo così tanto e che avevo bisogno di lui nella mia vita, altrimenti sarei morto.

«Pensavo di morire.» dissi onestamente, sempre rapito dall’uomo di fronte a me che teneva gli occhi ben chiusi e muoveva la testa a destra e sinistra. Le sue labbra rimasero ben chiuse tanto che iniziò a soffocare e a perdere il respiro, così aprì accidentalmente la bocca per prendere un po’ d’aria. Era quello il momento che stavo aspettando, mi lanciai in avanti e rivendicai la sua bocca per intero. La mia lingua saettò nella sua bocca, roteando nelle sue profondità, cercando quel suo sapore familiare. Cercò di spingermi via, ma sembrava solo che mi stesse rispondendo. Ci scambiammo baci così finché le nostre bocche non furono piene di saliva bagnata che fungeva da carburante al mio desiderio ardente.

«K…Kinn!»

Mi sentivo come se fossi l’unico abbastanza delirante da sapere cosa stavo facendo, mi sembrava di essere in un sogno finché… «Ahi!» Mi aveva morso con forza. «Fa male!» Frettolosamente tirai via le mie labbra, senza però lasciarlo andare e tenendolo fermo saldamente.

«Che diavolo stai facendo?» Mi guardò con grande disappunto.

«Hmm, vuoi fare il testardo vero?» Afferrai velocemente il suo corpo, gli tirai le braccia dietro la schiena e premetti il suo viso contro il tavolo di vetro davanti al divano, mettendomi al centro dietro di lui.

«Dannazione Kinn! Cosa stai facendo?» Premetti il ​​suo viso più forte contro il tavolo. Era in ginocchio e il suo sedere morbido era a mia disposizione. Sorrisi ampiamente alla sua resistenza, mi eccitò ancora di più. Più mi resisteva, più volevo prenderlo. Sprofondai di nuovo nel divano, tenendo ancora il suo braccio dietro la schiena in un modo che non potesse allontanarsi mentre usavo la mano libera per slacciarmi la cintura. Rimasi dietro di lui in ginocchio.

«Dannazione!! Kinn! Lasciami andare!» Porsche mosse la mano con forza, la sua bocca ruggì e urlò all’infinito.

Ma è troppo tardi piccolo, per favore dammi una possibilità di riaverti.

Mi chinai e sussurrai vicino al suo orecchio. «Non essere testardo o ti punirò. E lascia che te lo dica, non puoi sconfiggermi.» Porsche sul tavolo, fece del suo meglio per voltarsi e guardarmi, ma io tenni la testa bassa.

«Punirmi, sto cazzo! Lasciami andare, bastardo!»

Non vedevo l’ora di sollevare la maglietta nera e spingere lentamente il viso verso il basso per sentire il suo profumo. La mia lingua schizzò fuori e leccò la pelle calda della sua schiena, senza dimenticare di lasciare un paio di segni sulla mia strada. Succhiai e morsi la sua carne in modo che nessun centimetro rimanesse senza segni.

«Dannazione Kinn! Bastardo, fa male!» Mi urlò contro, ma questo aumentò solo il mio desiderio, rafforzando la mia soddisfazione per il fatto che quello fosse il vero Porsche. Usai una delle mie mani per allungarla davanti a lui e slacciargli la cintura. Gliela tolsi e lasciai cadere i pantaloni sulle ginocchia mentre sobbalzava per lo shock prima che io afferrassi la sua virilità indurita.

Mi chinai in avanti e gli sussurrai dolcemente all’orecchio «Vedo che non sei dell’umore.»

Poi mi rannicchiai tra il suo collo e le scapole.

«Certo che non lo sono! Toglimi la mano di dosso!»

Lo leccai dal lobo dell’orecchio alla nuca. Iniziai a muovere la mia mano che teneva la sua asta e lentamente la mossi su e giù per la sua lunghezza. Si irrigidì e si morse forte le labbra mentre il suo viso diventò rosso. Cominciò a sudare e il suo respiro divenne così affannoso che mi fece impazzire ancora di più.

La mia vista era offuscata da così tanta lussuria e passione che desideravo divorarlo intero. Lo volevo così tanto che dimenticai cosa fosse giusto e sbagliato. Persi il mio senso di morale. Non mi importava più se fosse giusto o sbagliato, tutto quello che volevo era Porsche. Per sentirlo, inalare il suo profumo avvincente e reclamare il suo corpo. Volevo essere sicuro di non sognarlo più, come in quelle notti agitate che avevo passato.

«Sexy..» Mormorai e sorrisi, sentendomi soddisfatto che il mio piano di stuzzicarlo avesse funzionato. La mia mano si mosse più velocemente di prima. La mano di Porsche, che prima stava ancora cercando un modo per liberarsi dalla mia presa, ora era stretta saldamente all’angolo del tavolo. Vedendo ciò, desiderai stuzzicarlo ancora di più. Feci scorrere le mie dita sulla punta del suo membro dove il liquido preseminale aveva cominciato a fuoriuscire prima di afferrare saldamente la sua base.

«Kinn! Ughh!» Si morse il labbro per trattenere la voce e chiuse forte gli occhi. Mossi le mani su e giù velocemente, stuzzicando alternativamente la punta e la lunghezza della sua asta.

«Questo ti farà ricordare di me, di dove sono stato e di come ti ho fatto sentire.» dissi con voce roca. Abbassai la testa e gli premetti un casto bacio al lato della bocca. Porsche strizzò gli occhi con rabbia mentre ansimava senza fiato.

«Ahia!» Mi aveva morso di nuovo il labbro e avevo gridato di dolore. Così misi in atto la mia vendetta cambiando il ritmo della mia mano più velocemente di prima finché non iniziò a torcere il suo corpo. Le vene iniziarono a formarsi sulle sue braccia.

«Scusami.» dissi, baciandogli ancora una volta la guancia.

«Eh…hmm, no!!» Porsche sbuffò e dalla sua bocca uscì un suono soffocato di sfida.

«No? Non vuoi venire?» Rallentai il movimento della mia mano per interrompere il suo evidente piacere.

«Ahhh…Dannazione a te, Kinn! Ti picchierò per questo! Huh…» Mi aveva urlato contro e io avevo quasi riso in trionfo. La mia faccia era nascosta nel suo collo, inalando il suo profumo pieno di eccitazione.

«Allora dimmi, cosa vuoi che faccia? Hmm?» Spostai la mia faccia e usai la punta del naso per strofinarmi sulla sua guancia.

«Mh…. L…lasciami andare.»

«Davvero? Devo lasciarti andare?» La mia mano afferrò il suo membro, rallentò ancora una volta mentre le mie dita sfiorarono la sua punta.

«Ddh… non mettermi in imbarazzo in questo modo… Ugh.»

«Beh, allora dillo… Perché non provi a dire Kinn… sama* o qualcosa del genere?» Sorrisi ampiamente soddisfatto mentre gli baciavo ripetutamente la guancia con adorazione. Adoravo prendere in giro Porsche.

*(Il suffisso -sama (様) è più formale di -san e viene utilizzato per qualsiasi genere, ma quasi sempre per riferirsi a persone di un grado superiore al proprio, ma anche verso i propri clienti o di persone nei confronti delle quali si ha molta stima.)

«Vaffanculo bastardo!»

«Chiamami Khun Kinn. Porsche, smettila di arrabbiarti e torna da me come facevamo prima. Chiama il mio nome come prima, presto adesso.»

Non avevo ancora smesso di stuzzicare la sua asta. Le mie lunghe dita iniziarono a viaggiare verso il suo bordo e toccarono leggermente il suo buco. Porsche sobbalzò per la sorpresa mentre riposizionavo il palmo sul suo pene indurito.

«Non ti chiamerò così, bastardo!» Porsche cadde sul tavolo, il viso imbarazzato e arrossato. Era imbarazzato ma la sua espressione era piena di frustrazione per l’orgasmo in attesa. Più lo guardavo, più diventava carino ai miei occhi.

«Se non dici il mio nome, non ti lascio venire.»

Parlai con una voce rauca e mi chinai per baciargli ancora una volta la tempia. Volevo sbrigarmi e farlo venire, proprio non ce la facevo più anch’io. Sembrava che per oggi, non sarei stato in grado di resistere a lungo perché mi ero trattenuto per giorni e avevo trovato la carineria di mia moglie così gratificante che sarei potuto morire per questo.

«Dannazione! Non farlo se non vuoi!» Mi rispose con rabbia a denti stretti.

Ero d’accordo con lui, non avrebbe dovuto fare quello che gli avevo chiesto, non ce la facevo più. Mossi la mano su e giù, aumentando il tempo più velocemente di prima. I miei occhi fissarono la sua schiena che si muoveva rapidamente finché non si irrigidì e rilasciò un liquido bianco latte che mi riempì la mano.

Non potevo più aspettare, pensavo che sarei potuto venire solo vedendo il corpo sudato di Porsche. In quella situazione, non ebbi il tempo di prendere un gel lubrificante perché dovevo tenerlo fermo per paura che potesse scappare. Sfregai il mio membro con il mio palmo macchiato di sperma, scorrendo su e giù, prima di usare il suo sperma per lubrificarlo e inserire dentro un dito. 

Un gemito iniziò a provenire dalla sua gola mentre il mio dito girava intorno alla fessura e usavo le ginocchia per separare ulteriormente le sue gambe.

«Uhh, dannazione Kinn…uhh.» Gemendo, mi maledisse. Sembrava così sexy in quel momento e non riuscivo più a trattenermi. Non c’era modo di tornare indietro, di pensare e, di certo, di non fermarsi.

«Ah…!» Inserii un altro dito e i suoi fianchi si spinsero in avanti. Inarcò la schiena e ansimò per inspirare un po’ d’aria. I suoi fianchi cominciarono a irrigidirsi mentre muovevo lentamente le dita dentro e fuori dalla sua tensione. I tessuti interni cominciarono a contrarsi allo stesso tempo. Il mio sudore gocciolava mentre aumentavo il ritmo del mio assalto.

Dentro il mio corpo, dovevo sopprimere la mia stessa emozione in modo da non venire senza nemmeno entrare nelle porte del paradiso, ma diventava sempre più difficile mentre guardavo le mie dita che venivano ingoiate dal suo buco arricciato.

«Non ce la faccio più Porsche, posso farlo? Per favore?» Mossi le mie dita intorno, allargandolo e stirandolo, preparandolo per il mio membro.

«Ugh… No… fa male…» protestò Porsche. Potevo sentire il suo dolore, il suo corpo tremava e le vene nelle sue mani quasi uscivano da quella stretta al tavolo.

 «Non ti farò del male.» Girai le dita in fretta e prontamente Porsche si morse forte il labbro. Ogni volta che le spingevo dentro di lui, mi assicuravo di raggiungere il suo punto di piacere. Le sue grida e i suoi gemiti diventarono più forti, ma io sentii a malapena le parole perché la mia mente era annebbiata dalla mia lussuria.

«Ughh Kinn… fallo lentamente… ughh.» Più guardavo Porsche, più perdevo la pazienza. 

Lo voglio adesso!

Tirai fuori rapidamente le dita e poi misi la mia punta sul suo ingresso.

«P… Mettiti il ​​preservativo, bastardo!» Porsche lottò per affrontarmi tanto che il suo respiro si fermò.

«Perché dovrei indossarne uno? Non l’ho fatto con nessun altro.» dissi spingendo lentamente la testa dentro di lui. Non avevo notato quando, ma la mia mano, che teneva la testa di Porsche, era scivolata verso il basso per sostenere i suoi fianchi. Forse perché, a giudicare dalla sua posizione, probabilmente non avrebbe più avuto la forza di sfuggirmi.

«Kinn… Fa male… Non ti credo!» Spinsi lentamente i fianchi in avanti con difficoltà. Ero solo a metà quando le viscere di Porsche avevano cominciato a stringermi, tanto che avevo dovuto fermarmi e trattenere il respiro per un po’ e schiarirmi le idee il più possibile. Ero quasi arrivato!

«Ah cazzo! Potrei finire in fretta!» dissi mentre cercavo di controllare il mio respiro.

«Ti avevo detto di metterti il ​​preservativo!» Porsche continuava ad insistere sul preservativo.

«Ah, non ti muovere.» Sudavo forte, iniziai a spingere i fianchi in avanti ancora una volta e in una spinta, lo spinsi dentro fino alla base. Porsche scosse immediatamente la testa mentre espirava lentamente.

«Uh… Vaffanculo bastardo… Non mi hai mai ascoltato.» disse in preda al panico mentre si voltò a guardarmi con gli occhi spalancati.

«Ugh, lascia perdere, è quasi impossibile entrarci senza. Inoltre non ne ho portati e comunque non l’ho fatto con nessuno.» dissi con il respiro affannoso. Mossi il mio pene con un movimento superficiale mentre aiutavo i fianchi di Porsche a rimanere saldi mentre lo preparavo per l’impatto.

«Ahh, Kinn… non ti credo. Sei promiscuo!» Porsche mi rimproverò mentre gemeva il mio nome.

«Credici.» Afferrai più forte i fianchi di Porsche e spinsi così forte che chiuse gli occhi con fermezza e strinse i pugni contro il tavolo.

«Kk… uhh… Hai avuto molti partner! Come potrei crederti?! Ahh..» Più parlava, più mi muovevo sempre più velocemente, colpendo ripetutamente il suo punto debole fino a quando lui gemette forte.

«Ahh… cazzo… non voglio nessun altro… voglio solo avere te. Solo tu. Hmm..»

I suoi gemiti bassi suonavano in armonia con i miei. Porsche cercò di sollevare la testa mentre ansimava per respirare. Tremai per l’eccitazione poichè non avevo fatto sesso per un po’. La sua stretta su di me e la discussione mentre lo facevamo incrementò la mia eccitazione. Anche se mi stava maledicendo, ero soddisfatto.

«Uhh… K…Kinn.. non ti credo, ti stancherai di nuovo di me.» Porsche mosse la mano per afferrare la sua virilità e accarezzarla al ritmo del mio assalto. Dentro di lui, era così caldo e piacevole che accidentalmente spinsi più forte contro il suo corpo finché non ondeggiò in avanti. Entrambe le mie mani si strinsero sui suoi fianchi per sostenerlo.

«Cazzo.. sei così stretto… Piccolo, parli troppo. Non mi sono annoiato di te… Non lo sono mai stato e non lo sarò mai. Non ho mai guardato nessuno. Lo giuro.» Mi chinai sulla sua schiena e annusai il suo profumo dalla nuca. «Ti prometto che sarai l’unico per me. Per favore, non essere più arrabbiato con me.» Sussurrai dolcemente vicino al suo orecchio e gli baciai la guancia.

«Ahh.. sto venendo!» Porsche chiuse gli occhi e si fermò mentre la sua mano accelerava il ritmo sul suo membro. Per quanto mi riguardava, anch’io ero vicino e all’ultimo minuto accelerai i fianchi e mi concentrai maggiormente sulla sua parte sensibile.

«Hmm… Ahhh… ci sono quasi… Ahh… Quasi…» Non potevo più trattenermi. Era così buono, formicolante e tremolante che dovetti stringere forte la carne dei suoi fianchi.

Il mio respiro sembrò fermarsi momentaneamente mentre il mio sperma colpiva le sue viscere. Un forte gemito risuonò nella stanza finché Porsche non si contrasse e venne anche lui. Quando scesi dalla mia euforia, sbattei contro di lui ancora una volta, drenando tutto il mio sperma all’interno del suo buco finché non traboccò e gocciolò all’interno delle sue cosce fino al pavimento. Oscillai ancora un paio di volte mentre la mia mente diventava bianca finché…

Afferrai in fretta Porsche per la vita, così che mi sbatté forte sul petto. Cademmo sul divano scioccati, guardando i frammenti di vetro caduti sul pavimento. Il tavolo di vetro si era rotto, frantumandosi rumorosamente. Non mi ero reso conto di aver usato una forza tale da rompere il tavolo. Per fortuna avevo preso Porsche in tempo prima che cadesse sui frammenti.

«Stai bene?» chiesi a Porsche che era seduto sulle mie ginocchia e stava fissando senza fiato il relitto davanti a noi.

«Dannazione Kinn! Che diavolo hai fatto?» Mi colpì forte la coscia con i pugni.

«Ah ah, guarda quanto è forte il mio amore per te.» dissi, sorridendo scioccamente alla faccia arrossata di Porsche per l’imbarazzo.

 «Signor Kinn. Cos’è successo, signor Kinn?» Ci fu un forte bussare alla porta, insieme a un tumulto dall’esterno. Porsche e io ci scambiammo un’occhiata e lui si infilò in fretta i pantaloni, si arrotolò la camicia e corse verso il bagno. Scossi leggermente la testa mentre ricordavo i suoi vecchi modi.

«Niente.» Gridai e tutte le voci si calmarono. Mi diedi una pulita con i fazzoletti, comprese le tracce sul tappeto. Sistemai i miei vestiti e mi misi in ordine prima di aprire la porta ai miei uomini per pulire il casino che avevo fatto. Un ricordo del mio amore per Porsche.

«Qualcuno si sta già occupando del vetro rotto.» dissi scherzosamente alla porta del bagno. Gliel’avevo detto per paura che potesse saltare fuori dalla porta inaspettatamente.

«Vaffanculo! Aspetta e vedrai, diventerò un monaco e non mi vedrai mai più! Bastardo!» Sembrava che Porsche avesse messo qualcosa per bloccare la porta del bagno e non riuscivo ad aprirla. Rimasi fuori e scossi la testa, sorridendo leggermente prima di sollevare il telefono che mostrava una notifica.

Mi ero dimenticato di Pete, a cui avevo affidato la raccolta dei dati da quella casa. Aprii subito la finestra della chat prima di premere per riprodurre il video recente che aveva inviato. Inarcai le sopracciglia e fissai immediatamente lo schermo con stupore.

Quel bastardo di Big! Cosa ci faceva a casa di Vegas?

«Ragazzi, sbrigatevi. Dopo che avete finito potrete andarvene.» dissi in fretta ai miei uomini che erano piegati sul pavimento. Dovevo buttarli fuori perché quegli zoticoni erano vicini a Big.

Quando se ne furono andati, mi sedetti sul divano e iniziai a riprodurre il video da guardare. Più ascoltavo quello che diceva Big, più stringevo i pugni. Soprattutto dopo che Vegas era entrato nella stanza, i miei dubbi erano stati chiariti.

Alla fine tutte le mie domande avevano avuto risposta. La persona che aveva preso i documenti, l’uomo che aveva fatto uscire di nascosto le cose dal magazzino, quello che aveva tradito ed era al servizio della seconda famiglia. E, soprattutto, la persona che aveva pensato di fare qualcosa di male a Porsche.  Era stato Big, insieme a Vegas, per tutto il tempo!

Questi bastardi la pagheranno cara! Non li lascerò morire di una morte facile!

Digrignai i denti e sbattei il divano contro il muro con rabbia per sfogare la mia emozione. Composi il numero di Arm.

[Sì, signor Kinn.]

«Arm, tu e Anon, sbrigatevi e portate qui Big, subito. Ho le prove per bloccarlo.»

[Sì, signor Kinn. È fuori, seguirò il suo GPS.]

«Ti darò la sua posizione. Prendilo. Non ucciderlo. Lo ucciderò io stesso.» Ero così arrabbiato che pensavo di perdere conoscenza. Le mie mani iniziarono a tremare. Arm accettò il mio comando e chiuse la chiamata.

Mi sedetti premendomi le tempie per sopprimere il più possibile la mia emozione furiosa. Volevo afferrargli il collo e calpestarlo a morte in quel momento. Pensare che avevano pianificato il rapimento e il tentato omicidio per Porsche che era successo mesi fa, non lo avrei lasciato andare via!

Il forte rumore della porta del bagno che si apriva attirò la mia attenzione e un Porsche furioso entrò nella mia stanza e si diresse a passo spedito verso la porta.

«Dove stai andando?» Urlai a voce talmente alta che fermò i suoi passi e mi guardò.

«Vado a casa!»

Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi prima di alzarmi dal divano e feci qualche passo dritto verso Porsche, che mi guardò confuso.

«Non ti lascerò tornare a casa tua. Vai in camera mia adesso!» Cercai di tenere la voce bassa ma mi uscì un ringhio cupo. Mi strofinai il viso frustrato e feci un lungo sospiro. Porsche mi guardò pensieroso.

«Cosa succede?» chiese Porsche guardandomi. I suoi occhi testardi si addolcirono un po’.

«Porsche… Puoi restare qui un po’? Non andare da nessuna parte. Ti voglio dalla mia parte, Porsche.» Strinsi la figura davanti a me in un abbraccio stretto. Non si mosse e rimase fermo lasciando che lo tenessi nell’abbraccio per un po’. Il suo calore aveva portato calma nella mia ira. La sua presenza bastava a calmare la mia furia livida e non avrei chiesto niente a questo mondo più che averlo tra le mie braccia così.

«Oh cazzo! Basta così. Ho fame, voglio mangiare!» Porsche mi allontanò leggermente da lui dopo un po’. Annuii lentamente prima che si voltasse e tornasse in camera mia. Aprii la porta e uscii a prendere qualcosa da mangiare.

«Tenetelo dentro, non fatelo uscire.» Ordinai agli uomini di fronte alla mia stanza. Poi mi diressi verso la dispensa per prendere qualcosa da mangiare per Porsche. Di solito ordinavo ai miei uomini di andare a prendermelo, ma in quel momento volevo prendermi cura di lui anche con cose banali come quella.

E quando i miei piedi toccarono il primo piano della casa, il mio bastardo fratello maggiore che era seduto nell’ingresso si precipitò verso di me.

«Che cosa vuoi?»

«Ho sentito che Porsche è tornato.» disse con entusiasmo.

«Sì.» dissi con fermezza.

«Non importa quello che fai, organizzerò una festa di benvenuto per lui.» Khun si strofinò il mento come se stesse pianificando qualcosa nella sua testa.

«Cosa c’è? Sembravi stanco. Bene, chiariamo le cose.» Kim uscì dalla cucina, tenendo in mano del latte caldo e dei panini, poi ci passo di fianco.

«Oh.» Sospirai portando una mano sul fianco.

«Cosa? Non sei migliore. Rischiare la vita per salvare suo fratello da uno psicopatico pazzo come Tawan!» Scattai indietro.

.

«Oh, a proposito. Mi ha appena detto che si sarebbe ordinato monaco solo per allontanarsi da me.»

«Beh, va bene. Sto provando la canzone per la cerimonia di ordinazione proprio adesso. Di’ a Nong Porsche che dovrebbe ballare il Naga*.» Khun si avvicinò a me e mi diede una pacca sulla spalla come per confortarmi, ma la sua espressione era fastidiosamente irritante.

*(è un ballo tipico thailandese)

«Per favore, invitami. Per favore, dimmi quando lo farà.» Anche Kim sorrise ampiamente.

«Aspetta un attimo, lascerò che Porsche scelga una canzone migliore. Che tipo di Naga vorrà ballare? E quali canzoni vorrà usare? Gli piacerà questa?»

«Quale canzone?»

Al diavolo questi miei due fratelli! Si sono uniti per darmi fastidio!

«🎶Ehm… Oh Nim, Nong Mae, Thong Panchang, il fratello Nak ha chiesto di ordinare prima di essere ordinato. Oggi, vorrei salutare Nong. Wang, Jai, Mai, Pong, vestilo con un tri-trobe e pratica i Buddha ‘ via. Beh… monaci tailandesi, è per pagare il valore del latte… Hmm…🎶»

Aprì la bocca per cantare mentre Kim si univa a lui. Fece due passi avanti e tre indietro, poi si accucciò al ritmo della musica che Khun stava blaterando.

Presi a calci quel bastardo Kim che corse di sopra e tirai un calcio a mio fratello maggiore che ridacchiava. Non è divertente dannazione!

«Signor Kinn, ci sono cattive notizie…» Uno dei miei uomini corse di sotto e disse in preda al panico.

«Che cos’è?»

«Porsche, sta provando a scendere dal balcone, signor Kinn.»

Maledetto Porsche!

Emisi un lungo sospiro prima di darmi una pacca sulla nuca per la frustrazione e mentre stavo per correre di sopra al secondo piano, i miei subordinati mi fermarono frettolosamente.

«È tutto chiuso, signor Kinn.»

«Sbrigati e diamo un’occhiata.» Khun trascinò verso l’uscita di casa.

«Ma che..?!» Imprecai con rabbia ma correndo in fretta davanti a tutti quelli che si erano radunati al lato del giardino dove si trovava il balcone della mia stanza. E quando arrivai, una delle sue gambe era ancora appesa alla ringhiera.

«Porsche?! Che diavolo stai facendo?» Alzai la testa e gli urlai contro con voce forte. Sospirò pesantemente. Sembrava terrorizzato di essere stato catturato. Immaginavo che le persone come lui non sarebbero state facili da addestrare, ma avevo deciso! Volevo quell’uomo testardo con me e avrei fatto qualsiasi cosa per tenerlo vicino.

«Beh, io non voglio stare qui! Perché dovresti imprigionarmi? Eh?» gridò Porsche, la sua voce esprimeva pienamente il suo fastidio. Guardie del corpo e persino i giardinieri della casa stavano intorno e lo osservavano. Sembrava stesse per saltare giù e suicidarsi.

«Porsche!! Sono stanco, sono davvero stanco. Per favore, stai fermo.» dissi pregandolo di non muoversi di un centimetro.

«Stanco? Sono affari tuoi, cosa ha questo a che fare con me?» Continuò a discutere e io digrignai i denti per l’esasperazione.

Accidenti, aspetta che scendi, avrò una frusta per colpire il tuo culo pazzo!

«Porsche, ho già spiegato tutto. Che altro devo fare? Dimmelo! Farò tutto ciò che ti farà sentire a tuo agio. Sono disposto a fare qualsiasi cosa per te!» dissi seriamente. Non stavo mentendo sul fatto che avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per farlo tornare con me, sarei stato disposto a farlo.

«Oh? Allora lasciami andare! Non voglio più avere niente a che fare con te!»

«Non ti lascio andare! Devi restare qui con me.»

«Perché devi dirlo in questo modo? Wow! Non mi possiedi, bastardo!» gridò Porsche beffardo.

«Sei tu quello che non sa niente Porsche! Mi dispiace. Ora dimmi, cosa devo fare per farmi perdonare? Cosa vuoi? Troverò quello che vuoi e farò di tutto per te!» Scossi la testa frustrato.

«Sei solo bravo a parlare! Te l’avevo detto che ero ferito, ricordi? Hai ferito così tanto i miei sentimenti, come potrebbe tornare tutto com’era prima?» Porsche fece esplodere tutto ciò che sentiva dentro, ignorando chiunque fosse presente nella scena.

«Come un vetro rotto, non può essere incollato ed tornare a come era prima, giusto?» gridò di rimando Khun. Non so se voleva che tornassimo insieme o se fosse contrario.

«Oh!» rispose Porsche.

«Vetro rotto? Comprane uno nuovo. Quanto vuoi questa volta? Mio fratello è pronto a pagarlo.» aggiunse Khun mentre mi avvolgeva il braccio intorno al collo e allungava il petto con orgoglio.

«Sta’ zitto, pazzo bastardo!» Porsche gli mostrò il dito medio.

«Dannazione Porsche, sono nella tua squadra! #teamporsche!» Il bastardo si accigliò e fece un passo indietro, incrociò le braccia al petto e guardò la situazione da lontano.

«Porsche, ti prego. Per favore, torna nella stanza adesso!» Rimasi lì con la testa reclinata mentre gli urlavo contro come un padre con suo figlio.

«Sei per caso mio padre per darmi ordini?»

«No! Sono il tuo capo!» Ok, non m’importava più nemmeno della presenza degli altri. Sapevo che stavano reprimendo i loro sorrisi come se stessero guardando degli uccelli su un albero. Sapevo che tutti stavano guardando, le guardie, le cameriere e tutti in casa stavano osservando. 

«Dannazione, Kinn, di cosa stai parlando? Cosa hai detto?!» Porsche lanciò una pantofola che indossava nella folla sottostante. Il suo gesto fece schizzare gli spettatori in direzioni diverse.

«Non credo che ti piacerebbe distruggere le cose perché sei pazzo. Quando sei agitato, sei anche duro.» gli dissi scherzosamente con un sorriso sulle labbra.

«Vergognatevi tutti voi che state guardando! Che cosa state facendo lì?! Non c’è niente da guardare qui!» Porsche si voltò e imprecò contro la folla, ignorandomi.

«Torniamo insieme, ti prometto che sarò migliore. Non ti renderò più triste.» dissi sinceramente. 

Porsche, che stava ascoltando, si arrampicò sul bordo del balcone e si alzò in punta di piedi senza alcun timore di cadere.

«Non ho bisogno delle tue scuse. Stai solo commettendo un errore, Kinn. Se mi lascerai lavorare di nuovo, come al solito, non potrai permetterti di pagarmi. Sarà estremamente costoso!» disse Porsche ad alta voce, mentre i suoi occhi si illuminavano ancora testardi come sempre.

«Non importa quanto diventerai costoso, che si tratti di centinaia di migliaia e milioni, sono pronto a pagare. Non importa quanto hai concordato, a patto che torni da me.» urlai di rimando. Dalla folla dietro di me giunse una dolce presa in giro.

«Sei così marcio! Sono solo parole vuote!» rispose Porsche imbarazzato. Avevo visto le sue labbra contrarsi in un sorriso.

Ehi Kinn! Forza! Ciò che è facile da ottenere non è eccitante come ciò che è difficile da prendere! 

Mi tirai su di morale quando vidi la rabbia di Porsche dissiparsi lentamente.

Mi arrendo, sono disposto a rinunciare alla mia maschera da potente Boss di fronte ai miei subordinati. Sono stanco!

«Porsche per favore..»

«Perché devo ripeterlo più e più volte?»  Porsche prese a calci l’aria per la frustrazione. Io e le persone sotto eravamo sbalordite. Avevo paura che potesse cadere.

Va bene! Dovevo interrompere la farsa ora. Era come persuadere una persona a non uccidersi. Dopotutto, le cose erano arrivate a questo. Dovevo farlo e dirlo nel modo più romantico possibile. Speravo che le frasi che stavo per dire avrebbero calmato completamente la sua rabbia.

«Mi hai chiesto se ti amo, vero? Ti risponderò proprio qui Porsche. Ti amo! Ti amo tantissimo! Ti amo davvero, Porsche!» Si bloccò e mi guardò stupito. Non riusciva a credere a quello che aveva sentito mentre gli facevo un piccolo sorriso.

Se mi avessero chiesto se ero in imbarazzo, imbarazzo era un eufemismo. Perché dovevo fare una cosa del genere? Per sacrificare la mia dignità di erede del più grande capomafia e per sembrare demente di fronte ai miei uomini.

Ma non potevo evitarlo. La situazione lo aveva richiesto e non me ne pentii neanche per un minuto. La mia gente mi aveva sentito dire cose stupide come questa, accidenti! Lo faranno mai? Rispettami di nuovo?

«Ohh, non ce la faccio più!» La presa in giro che veniva da dietro di me non mi permetteva di girarmi e nemmeno di stabilire un contatto visivo con nessuno. Non ero nato e cresciuto per fare qualcosa di sdolcinato come questo! Accidenti!

Ma se così facendo Porsche mi avesse perdonato, lo avrei rifatto amorevolmente anche cento volte.

Con la coda dell’occhio, vidi quel bastardo di fratello maggiore che si dimenava come un verme, batteva sul muro della casa e raccoglieva dei fiori in giro da usare come coriandoli.

Grazie, pazzo bastardo!

«Di cosa stai parlando?» Porsche strinse forte le labbra. I suoi occhi brillarono finché non notò i mormorii provocatori delle persone sottostanti. Si voltò rapidamente e fuggì dall’altra parte del balcone, maledicendomi.

«Mettiamoci insieme. Usciamo insieme… nahh..»

Fanculo! Avrei voluto che la terra mi inghiottisse completamente in quel momento!

«Non voglio più essere una schifosa guardia del corpo! Sembravo un ritardato!»

«Ah.» Un coro di voci arrivò contemporaneamente. Le guardie dovevano essere rimaste ferite dalle sue maledizioni.

«Va bene, va bene. Se non vuoi essere una guardia del corpo, non devi esserlo, ok?» Alzai la mano in segno di resa alle richieste del mio testardo Porsche.

«Basta Kinn. Non voglio più litigare con te. In che veste mi vuoi qui? Come prigioniero? Ti piacerebbe!»

Anche se la sua voce si era indebolita, lui era sprofondato e si era seduto con le gambe appese alla ringhiera del balcone, la sua testardaggine era rimasta la stessa.

«Come mio figlio.» Una voce risuonò alle mie spalle. Le persone che si trovavano nelle vicinanze si allontanarono e si raddrizzarono immediatamente.

«Papà.» Chiamai mio padre mentre si fermava accanto a me per guardare Porsche.

«Che diavolo ci fate qui?» Papà si guardò intorno incuriosito.

«Beh, papà. È il tuo secondo genero. Vuoi mostrargli dei film indiani così non dovrai inseguirlo come Kinn?» quel bastardo di Khun si avvicinò per aggrapparsi al braccio di nostro padre e indicò Porsche che lo stava guardando dall’alto con anticipazione.

«Eh, va bene. Ne so abbastanza. Porsche è stato un po’ testardo. Figliolo, ho sentito abbastanza. Torna qui e vivi con la famiglia. Ti prometto che mi prenderò cura di te e di tuo fratello.» Tutti rimasero stupiti da quello che aveva appena detto papà, me compreso.

«Papà.» Chiamai di nuovo mio padre, con gratitudine. Non potevo credere che avrebbe accettato così facilmente la mia relazione con Porsche. Quando ero con Tawan, mio ​​padre era molto turbato e non mi prestava attenzione. Dubitavo che questa persona testarda, testacalda e impeccabilmente maleducata sarebbe stata approvata da mio padre, ma ero molto sollevato che lo fosse.

«Non devi dirmi niente. Ho accettato perché potevo vedere che entrambi stavate andando bene. Non rivelare troppo alle mie orecchie, va bene. Porsche, ascoltami. Se mio figlio Kinn farà qualcosa che ti ferisce in qualsiasi modo, puoi dirmelo. Mi prenderò cura di lui io stesso.» Avanzai in fretta e strinsi mio padre in un forte abbraccio. Non avevo mai apprezzato mio padre quanto lo apprezzavo oggi.

«Uhh, va bene, visto che è il signor Korn a chiederlo.» Porsche, che era rimasto in silenzio per molto tempo, sembrava confuso e aveva un’espressione molto turbata sul viso.

«Se non avete bisogno di niente, andatevene e preparatevi per la cena. Voi tutti, non avete niente da fare? Non vi ho assunto per curiosare negli affari di mio figlio. Continuate con i vostri doveri!» Papà si lamentò e tutti si affrettarono a tornare al lavoro.

«Porsche, torna dentro adesso.» Agitai la mano e gli indicai di rientrare nella stanza.

«Cazzo, non afferrarmi la mano e non picchiarmi!»

«Papà l’ha già detto. Per favore Porsche. Entra e basta.» Lo pregai ancora di voltarsi e tornare indietro.

«Va bene posso entrare ma questo non significa che sarò d’accordo con te su tutto. Discuteremo ancora di altre cose!» Porsche mi indicò, incolpandomi prima di sporgersi sulla ringhiera. Mio fratello camminava accanto a me e mi strusciava il braccio.

«Penso che ti abbia già perdonato, ma è semplicemente troppo testardo per accettarlo.» Sussurrò dolcemente.

«Sì, lo credo anch’io.» sussurrai di rimando.

«Merda! È scivoloso!!!» Io, che avevo rivolto la mia attenzione a Khun, non avevo visto Porsche tornare in casa e ora mi ero girato per guardare in alto e avevo visto il suo corpo fluttuare a mezz’aria. Stava cadendo velocemente a terra dove mi trovavo io. Le mie braccia si allargano automaticamente per prenderlo, ma, dannazione! Era caduto direttamente su mio fratello che era in piedi accanto a me.

«Uffa!»

«Merda! Fa male! Sto soffrendo! Oh mio Dio, aiuto!» gridò Khun allarmato mentre veniva schiacciato con la faccia a terra.

«Ehi Kinn! Aiutami!» Porsche, che si era schiantato su di lui, si tirò su in fretta e si sedette accanto a mio fratello che reagiva in modo esagerato. Si strofinò i fianchi per il dolore.

«Ah ah. Non ce la faccio.» Rimasi lì a ridere finché non mi fece male lo stomaco. Non so se avrei dovuto provare pietà per lui o cosa.

«Di cosa stai ridendo?!» Porsche si voltò e mi guardò. Mi affrettai subito a sollevarlo da terra.

«Le mie ossa! Le mie ossa sono decisamente rotte! Chiama il dottore! Chiama subito il Dottor Top! Deve essere solo lui! Non accetterò nessuno oltre a lui! Sbrigati!» Gli uomini che stavano lì con una risata trattenuta aiutarono Khun ad alzarsi e seguirci. L’atmosfera in casa tornò allegra.

La turbolenza del primo giorno in cui Porsche era arrivato, non importava che giorno fosse, se Porsche fosse stato qui, sarebbe stata sempre la stessa. Avrebbe continuato a dare colore alla vita di tutti.

Amavo come era la luce della mia vita. Poteva sembrare a volte una luce delicata o una palla di fuoco ardente. Volevo che fosse nella mia vita ogni giorno. Volevo abbracciarlo, annusarlo e continuare a prenderlo in giro.

Speravo che sarebbe stato sempre al mio fianco così.

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