KINNPORSCHE – CAPITOLO 30

Troppo tardi

-Kinn-

‘Non ho mai fatto nulla, non avrei mai pensato di farlo. Ma ora sto iniziando a pensarci.’
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Rimasi appoggiato al davanzale della finestra nel mio ufficio prima di accendere la terza sigaretta dopo essere tornato a casa dall’università. Sospiravo incessantemente, nella mia testa le parole di Porsche continuavano a ripetersi come un nastro infinito. L’evento appena accaduto mi aveva lasciato confuso. Ero così scioccato che non sapevo cosa fare dopo tutto quello che era successo.

«La vita del mio amico ora è persa a causa mia.»

«Perché Pete?» chiese Arm in tono sommesso.

«Eh, voglio darmi uno schiaffo. Sono stupido, è successo tutto a causa della mia stupidità.» Pete stava lì, con la testa bassa e sembrava quasi morto.

«Cazzo, Pete stai zitto!» gli urlai contro mentre espiravo il fumo dalla bocca. Sentivo che tutto intorno a me mi dava fastidio ed era a causa dei miei pensieri.

«Come sta?» Arm chiese di nuovo sottovoce.

«Eh… Porsche, mi dispiace.» mormorò Pete, sussurrando il nome di quella singola persona che mi aveva fatto perdere la ragione. Era difficile credere che ogni azione che compiva potesse influenzare così tanto la mia vita, specialmente il mio stato mentale.

«Parlami di lui, voglio saperlo!» Arm chiese ancora una volta a Pete e io restai in silenzio. Aprii la finestra e i miei occhi si alzarono per guardare l’orizzonte.

«Sono passati due giorni da quando ho cominciato a seguire di nascosto Vegas. L’ho visto con Porsche al centro commerciale. Sembra che abbiano cenato, poi quando hanno finito ho scattato una foto per stuzzicare Porsche, ma invece l’ho mandata per sbaglio al signor Kinn. Ahh! Sono così stupido!»

«Allora perché non hai cancellato il messaggio o annullato l’invio?»

«Io… Non so come.»

«Ugh, sei davvero stupido.»

Sentii i miei due subordinati parlare, non importava quanto abbassassero la voce, riuscivo ancora a sentirli. Era andata proprio come aveva detto Pete. Gli avevo fatto seguire Vegas per intercettare eventuali attività sospette, ma quello che avevo ottenuto invece era stata una buona foto che mi aveva portato a casa di Tem in pochissimo tempo. La scena di Vegas in sella alla moto mentre Porsche era seduto dietro di lui mi aveva fatto ribollire il sangue. Ero così confuso in quel momento, mi sentivo dolorante. Faceva male vederlo sorridere, vederli ridere insieme. Inoltre, quando si era rannicchiato contro Vegas in quel modo, mi aveva causato così tanto dolore che non riuscivo nemmeno a descriverlo a parole. La vista di quella scena mi aveva fatto venire voglia di afferrare Porsche e riportarlo tra le mie braccia.

Ma quello che era successo era stato completamente colpa mia. Avevo scelto di prendere le distanze da lui, avevo passato così tanto tempo a pensare a me stesso che avevo dimenticato di pensare a come si sarebbe sentito Porsche.

Che cosa stupida da fare, avevo fatto una cazzata cercando di trovare risposte, ma avevo dimenticato quanto gli avrei fatto male con le mie azioni. 

Se potessi tornare indietro nel tempo, non lo farei sentire triste o piangere come oggi. Porsche deve aver già sopportato così tanto. Non merito di essere perdonato.

Quando aveva cercato risposte e chiarezza da me, non ero stato in grado di rispondere. Ero stato così sorpreso dal suo improvviso scoppio di emozioni che ero rimasto sbalordito e incapace di aprire bocca, al punto che avevo rovinato tutto.

Non potevo rispondergli subito a causa dei pensieri che mi passavano per la mente. Non potevo sopportare di vedere Porsche in quello stato. Inoltre, confessare i miei veri sentimenti non avrebbe garantito che non sarebbe stato in quello stesso stato settimane o mesi dopo.

Mi odiavo per avergli causato così tanto dolore. L’unica persona che aveva lavorato così duramente per aprirsi con me, la stessa persona che volevo dalla mia parte in quel momento, se n’era andata a causa della mia stupidità.

Non sapevo se avrebbe mai più voluto sentire le mie risposte. Non sapevo se le mie risposte sarebbero state ancora significative. Lentamente, sempre lentamente… avevo capito quanto ero stato stupido.

«Pete, c’è qualcosa che devi riferirmi?» Buttai il mozzicone di sigaretta nel barattolo di vetro e mi girai per chiedere al mio sostituto di guardia che sembrava stesse portando il mondo sulle spalle.

Recentemente, avevo chiesto a lui e ad Arm di stare con me invece che con le mie guardie, stava succedendo qualcosa alle mie spalle e non potevo fidarmi della mia gente.

«Sì, signore.» Pete rispose e si raddrizzò nervosamente. Si voltò per prendere un piccolo taccuino e cominciò a leggere ciò che vi aveva scritto. Fece un respiro profondo, come uno studente che presentava un compito davanti alla classe, mi guardò dritto negli occhi e iniziò a parlare.

«Lunedì 13 mattina, il signor Vegas è uscito di casa presto e si è diretto direttamente all’università perché era la mattina dell’evento. Ma lungo la strada, il signor Vegas si è fermato ed è andato da Starbucks, ha ordinato un americano caldo e un sacchettino di biscotti. È la stessa cosa di tutti i giorni, ma alcuni giorni, quando si sveglia tardi, corre immediatamente all’università. Oggi, doveva esserci abbastanza tempo prima di salire in macchina, il signor Vegas ha visto un cane, è andato al negozio di carne accanto, ne ha comprato un po’ e lo ha dato al cane. Gli ha baciato la testa prima di salire di nuovo in macchina diretto all’università. Il signor Vegas parcheggia l’auto di fronte all’edificio C, non accompagnato, prende la tazza di caffè ed il sacchetto dei biscotti vuoti e li butta nel cestino della spazzatura. Dopo un po’, il signor Vegas risponde alla chiamata di qualcuno con un’espressione entusiasta sul viso e si affretta a camminare verso il mercato dall’altra parte dell’università. Il signor Vegas si avvicina Porsche, in piedi a parlare con Tem e Jom. I quattro si salutano al mattino. Porsche appare calmo mentre il signor Vegas sembra entusiasta. Poi i quattro camminano insieme per comprare del cibo e il signor Vegas paga per tutti. Porsche non nega la sua sorpresa e sembra soddisfatto, in quel momento trovano il tavolo…»

«Aspetta un secondo, lo pedini così scrupolosamente?» Mi affrettai a fare un’osservazione a Pete con tono insoddisfatto, il viso di Pete si rabbuiò immediatamente.

«Beh, il Sig. Kinn mi ha chiesto di seguire ogni suo passo.» disse Pete mormorando mentre i suoi occhi si chiudevano lentamente.

«Non voglio sapere se è stato abbastanza gentile da dare da mangiare al cane, a delle persone o se ha salvato il mondo andando a buttare la spazzatura.» dissi a voce bassa. In quel periodo, avevo i nervi a fior di pelle, mi infastidivo anche per le piccole cose, ero frustrato e tutto intorno a me sembrava farmi ribollire il sangue.

«Vai avanti… Non scendere così nei dettagli.» mormorò Arm incitando Pete.

«S-si… Dopodiché il signor Vegas ha iniziato a camminare con le bibite che sono finite sulla maglietta di Porsche, quindi si sono diretti verso il bagno…»

«Che cosa? Della roba da bere è stata versata sulla maglia di Porsche?» chiesi, giusto per essere sicuro di non essermi immaginato la cosa. Ricordavo gli eventi della mattina, ero andato in bagno e avevo trovato Vegas e Porsche in una situazione che la mia mente non era riuscita a processare.

«Si, una bibita analcolica, Porsche e il signor Vegas si sono poi affrettati verso il bagno, dopo questo ugh… Hanno avuto un alterco con lei Sig. Kinn e Time è dovuto intervenire per fermarvi.» Agitai la mano per indicare a Pete di sbrigarsi a finire il rapporto. Mi sentivo stupido per essermi arrabbiato per niente. Porsche aveva ragione, non gli avevo mai dato ascolto, questo dimostrava soltanto che tutto quello che aveva detto era vero, invece di dargli ascolto, gli avevo urlato contro e me l’ero presa con lui tutte le volte sino ad oggi.

«Il signor Vegas poi si è congedato da Porsche e ha guardato gli incontri sportivi con i suoi amici. Non ho trovato nulla di sospetto fino a che il pomeriggio non si è recato in palestra per vedere la gara di Porsche… Poi, uhm, c’è stato un altro scontro tra lei signor Kinn e Vegas, dopodichè ha accompagnato Porsche al dormitorio di Tem ed è andato a casa.» Pete chiuse la sua agenda e si voltò a guardarmi con timore.

«Ha solo accompagnato Porsche? Non è salito anche lui dal suo amico?»

«Corretto, è rimasto nel parcheggio.»

«Quindi…» disse a voce bassa, mi stavo chiarendo un po’ le idee. Porsche doveva avere molti pensieri visto che quello che aveva detto era vero; non aveva mai pensato di fare qualcosa con Vegas.

Avrei dovuto credere alle sue parole? Come avevo fatto a non credergli per tutto questo tempo? E se avessi deciso di credergli, come avrei potuto dirglielo? Come sarei riuscito a spiegargli che non mi fidavo nemmeno dei miei stessi sentimenti?

«Signor Kinn…Ugh, posso dire una cosa?» disse Pete con esitazione.

Lo guardai, ma rimasi in silenzio.

«Porsche è quel tipo di persona di cui uno si può fidare. Può essere testardo, ma so che rimarrebbe leale e degno di fiducia, specialmente dopo aver donato il suo cuore a qualcuno. Mi creda… Non ferirebbe mai quella persona.» Mi stavo per strozzare alle parole di Pete, perchè quello che stavo facendo sembrava indicare che credessi ad un tradimento da parte di Porsche, ma non era davvero così.

«Non ho detto che Porsche lo ha fatto…» disse in tono piatto. Anche se avevo detto che non lo sospettavo di niente, le mie azioni dicevano esattamente il contrario. Sospirai profondamente pensando agli eventi che si erano succeduti fino ad ora.

Era davvero un bel casino e mi stava provocando molto stress; era imbarazzante che stesse accadendo tutto sotto i miei occhi.

In quel momento, oltre alla questione del mio cuore confuso, dovevo gestire anche le questioni di affari che mi avevano fuso il cervello, il fatto di aver fallito nel gestire questo problema in maniera appropriata mi frustrava molto.

I documenti confidenziali riguardo gli ordini di acquisto, le spese e i guadagni non si trovavano da nessuna parte. Quello che mi aveva lasciato di stucco era che la seconda famiglia sapeva tutto riguardo alle trattative confidenziali, avevano rubato informazioni oltre a sottrarci i nostri clienti di lunga data. Stavamo iniziando a pensare che qualcuno interno alla nostra famiglia stesse facendo il doppio gioco passando informazioni a loro; il maggiore sospettato era colui al momento più vicino alla seconda famiglia, Porsche.

Ma io non credevo fosse in grado di fare una cosa del genere, non avrei mai potuto credere a questa atrocità.

«Che mi dici di Big? Cosa fa tutto il giorno?» Chiesi ad Arm. Gli avevo chiesto di pedinare Big perché sospettavo che fosse lui la talpa da un po’ di tempo ormai. Poteva avere qualcosa a che fare con questa faccenda, giusto? Non ero sicuro perché non riuscivo a trovare delle prove, era puro istinto, il mio.

«Oggi ha giocato ai videogiochi ed è rimasto in casa tutto il giorno ma ha ricevuto molte chiamate. Si è precipitato dentro una stanza per parlare di cose riservate, ha chiuso la porta a chiave quindi non sono riuscito a sentire di cosa stesse parlando.» Anche Arm sembrava sospettare qualcosa.

Proprio per questo, non potevo fidarmi di nessuna guardia al servizio di Big. In quel periodo, avevo notato che Big e alcuni suoi subordinati sparivano la notte, ero rimasto senza parole la prima volta che me ne ero reso conto. Non era un sorpresa in fondo che Vegas assumesse alcune persone per infiltrarsi tra i miei e sabotare l’azienda; era successo abbastanza spesso ormai, ma stranamente, Vegas non aveva lasciato nessuna prova a suo carico.

Era davvero bravo in questo gioco, le mie persone erano abituate a lasciar trapelare informazioni all’altro clan senza avere paura di essere beccate.

«Sono usciti insieme…»

«Anche se è difficile da credere signor Kinn perché ora Porsche è in confidenza con il signor Vegas, non potrebbe mai fare nulla di simile. La prego di credermi.» Pete disse con sicurezza.

Neanche io credevo fosse Porsche, ma come aveva detto Pete, era difficile giungere ad una conclusione in quel momento.

Li lasciai uscire dalla stanza prima di buttarmi sul divano, c’erano molte cose che affollavano la mia mente e non ero sicuro di quale avrei dovuto affrontare per prima. I miei problemi di cuore o i problemi dell’azienda?

Come avevo detto, non avevo mai creduto che la talpa fosse Porsche, l’avevo sempre messo in guardia di non avvicinarsi a lui vista la situazione.

Mio padre e il signor Chan mi avevano convocato per parlarmi di questo problema della talpa dentro casa, sicuramente si erano resi conto di quanto Vegas e Porsche si erano avvicinati e qualunque cosa potessi dire riguardo la fiducia che riponevo in Porsche, non potevo controllare quello che gli altri avrebbero potuto pensare di lui, mi addolorava la mia inutilità in quella faccenda.

In tutto quel tempo, iniziai a realizzare che oltre al fatto di non volere che Porsche si invischiasse con Vegas e che la gente pensasse male di lui, mi irrigidivo ogni volta che Vegas si avvicinava a lui, mi infastidivo e la gelosia mi stava mangiando vivo.

I sentimenti divennero più chiari in quel momento, la scena di quel giorno mi aiutò a realizzare il tutto. La persona accanto a Porsche non ero io ma Vegas, e mi faceva morire il solo vederli insieme.

Cosa avrei potuto fare? Era colpa mia se tutto si era complicato in quel modo, avevo mantenuto le distanze da lui ma allo stesso tempo non volevo che sparisse completamente dalla mia vita. Mi serviva solo del tempo, dovevo fare un passo indietro e guardare il tutto da una nuova prospettiva. Volevo essere sicuro di non volerlo solo per dimenticare Tawan. Non volevo usarlo per poi farlo soffrire in un secondo momento. Ero così preso dai miei pensieri da aver dimenticato i suoi sentimenti.

Il dolore che gli avevo provocato l’aveva costretto a confessare i suoi sentimenti per me. Avrei dovuto essere contento giusto?!

Ma quando volevo scusarmi ed esprimere i miei veri sentimenti, il mio cervello aveva smesso di funzionare tutto ad un tratto, ero così sconvolto, non avrei mai pensato di poter provocare a Porsche così tanto dolore. Non aveva mai mostrato o dato alcun segno dei sentimenti che provava per me, quindi non ne avevo idea.

Era successo tutto per colpa mia, ero io quello da biasimare.

Quel giorno in cui mi aveva visto con Marsh, non era successo nulla di concreto. Anche se ero in un momento in cui avrei usato chiunque per sistemare le mie emozioni, volevo dimenticare la tempesta dentro di me e volevo essere certo dei miei sentimenti.

Non volevo che Tawan tornasse, non volevo sesso occasionale, quello che è successo mi aveva dato la certezza del fatto che non voglio nessun altro, ho bisogno solo di Porsche.

Anche se Marsh era stato di fronte a me e anche se avevo provato ad immaginare il passato con Tawan, l’immagine di Porsche sovrastava tutto.

Porsche…

Ero una persona spaventata dall’idea di amare ancora, non ero stato abbastanza coraggioso da ammettere i miei veri sentimenti. Non ero sicuro di essere in grado di gestire il dolore che avevo provato in passato se si fosse ripresentato nuovamente. Era molto difficile accettare che mi ero innamorato di qualcuno sinceramente e profondamente. La scena di quel giorno era stata una totale tortura.

Non era ironico che il giorno che avevo ammesso a me stesso quanto lo amavo, fosse troppo tardi?!

I sentimenti erano seppelliti con le vecchie cicatrici nel mio cuore… Faceva ancora più male la consapevolezza di averlo realizzato troppi tardi.

Versai del liquore nel bicchiere poi mi sedetti a bere per un po’. Volevo dimenticare tutto, anche solo per un minuto.

La mia mente era dominata da Porsche, su come fare per poterlo riavere indietro e diminuire la sua rabbia. Era maledettamente frustrante, avevo voglia di sfogare quel dolore, la depressione e il fastidio tutto in una volta. Appena l’avevo visto andare via con Vegas, non ero riuscito a controllare le mie emozioni. Avrei voluto uccidere qualcuno.

Mi dispiace… Mi dispiace di non averti creduto…

Mi dispiace di averti ferito… Porsche.

Odiavo me stesso per aver permesso alla mia stupidità di prendere il sopravvento. Volevo trovare delle ragioni, volevo chiarire le idee finché non avevo fatto altro che ferirlo senza rendermene conto. Non avrei dovuto chiamare Marsh. Non avrei dovuto annegare nei ricordi passati, avrei dovuto credere in me stesso quando sentivo che non avrei voluto nessun’altro a parte lui accanto a me. Avrei dovuto accorgermi molto tempo prima di non poter vivere senza Porsche, lui influenzava ogni mio umore e sentimento.

Avrei dovuto accorgermene prima, invece, avevo preso decisioni stupide.

Ero pronto ad affrontare le conseguenze dei miei errori, poteva essere furioso con me quanto voleva, ma poteva non rompere con me? Poteva non andare a letto con qualcun altro? Solo al pensiero mi sentii morire dentro.

Aggrottai le sopracciglia mentre bevevo un sorso di alcol, risposi al telefono che aveva squillato poco prima e che era di fianco a me, guardando chi mi stesse chiamando a quell’ora della notte.

[Phi Tawan]

Nello schermo apparve il nome di una persona che avevo odiato moltissimo e che mi aveva ferito nell’anima abbastanza da non fare entrare più nessuno così in fondo. Il passato doloroso continuava a tornare per ferirmi ancora e ancora. Avevo dovuto perdere me stesso e la persona che amavo per colpa di questi stupidi ricordi di eventi passati. Strinsi il telefono con rabbia, ero arrabbiato con me stesso per essere stato egoista, per aver pensato solo ai miei sentimenti ed ero arrabbiato con Tawan per essere tornato.

Era doloroso lasciare che il passato tornasse  per causare problemi al presente, stava andando tutto a gonfie vele.

Lanciai il telefono contro il muro con furia, stanco di tutto quello che stava succedendo nella mia vita. Per quanto tempo avrei permesso a questa persona di ferirmi? Perché non potevo semplicemente lasciarlo andare? 

Mi piace come sono quando sono con Porsche.

Mi aveva fatto perdere la testa, specialmente quando assumeva quella sua espressione infastidita. Non ero sicuro di quando avesse iniziato a piacermi così tanto, ma mi condizionava enormemente, al punto tale che volevo averlo vicino a me tutto il tempo, perché quando ero con lui, dimenticavo di essere il secondo figlio della mafia. Non dovevo essere il Kinn che faceva buon viso a cattivo gioco, non il Kinn in versione capo dell’azienda e nemmeno quello che doveva risolvere tutti i problemi. Con lui, diventavo un ragazzo normale che viveva la sua vita giorno per giorno. Non mi sarei mai immaginato che potesse piacermi così tanto, ma volevo quel suo sguardo soddisfatto e felice che aveva negli occhi quando mi vedeva impazzire per lui.

Quando frequentavo Tawan, ero felice e in grado di essere me stesso ma c’era una sottile linea che ci separava, dovuto al fatto che c’era in ballo anche la mia posizione in società. Il fatto che Tawan uscisse con me perchè ero all’altezza del figlio di un grosso uomo d’affare come lui, mi faceva sentire un idiota. Quando ci vedevamo con i nostri amici o ci incontravamo nell’alta società, dovevamo sempre essere impeccabili.

Era davvero diverso da Porsche che era una persona comune, si comportava in modo semplice e viveva una vita semplice. Sapevo che mi voleva solo perché gli piacevo io, chiaro e semplice.

Contava solo stare insieme, il resto non aveva importanza. Lo status, la posizione, la società non contavano nulla. Quando dicevo che non me ne fregava nulla, lui era d’accordo, anche degli sguardi delle persone intorno a noi.

In quel momento era cambiato, l’avevo ferito davvero. Avevo rovinato tutto per il mio passato e il mio orgoglio. Lo rivolevo indietro, ma come?

Presi il vecchio telefono da cui era partito tutto e lo lanciai contro il muro, volevo distruggere l’oggetto che mi legava a Tawan e al passato. Lo odiavo e non volevo più ricordarmene.

«Signor Kinn!» Big entrò velocemente e mi chiamò. Iniziai a sentirmi stordito perché avevo bevuto molto, era un liquore forte, persi il controllo delle mie emozioni.

«Lasciami andare!» Lo scrollai di dosso mentre facevo cadere le cose dal tavolo sul pavimento, ero così stanco di tutte queste emozioni, volevo che smettessero, sarei potuto esplodere in ogni momento.

«Signor Kinn…Signor Kinn… Non faccia così!» Big mi aiutò a sedermi sul divano.

«Lasciami andare…» continuai a divincolarmi, ma più mi muovevo più mi sentivo stordito. Mi ero quasi scolato l’intera bottiglia da solo, quindi iniziai anche ad avere delle allucinazioni.

«Signor Kinn, cosa la preoccupa? Signor Kinn, c’è qualcosa che non và?» Big mi fece sedere sul divano e si sedette di fianco a me, le sue braccia avvolte intorno a me.

«Lasciami andare… Porsche… Porsche…» La mia mente iniziò ad offuscarsi, l’immagine di Porsche che piangeva, continuava a riaffacciarsi nella mia mente, chiusi gli occhi, non riuscivo a tenerli aperti. Non sapevo cosa la persona vicino a me stesse dicendo perché non riuscivo a comprendere e non capivo più nulla ormai.

«Scusami Porsche… Mi dispiace tanto… Per favore torna a casa con me…» Continuai a blaterare come un pazzo, il suo nome era l’unica cosa di cui mi rendevo conto.

«Perché deve essere proprio lui?»

«Porsche… Prometto di non renderti più triste.» La mia testa era così pesante che non ero in grado di sostenerla, quindi la appoggiai sulle spalle di qualcuno di fianco a me. Mi ricordava il corpo caldo di Porsche, in quei giorni quando ci stuzzicavamo e ci abbracciavamo di frequente, mi era mancato appoggiarmi alla sua spalla come stavo facendo in quel momento.

«Quanto era speciale che non posso prendere il suo posto?» Sentii la pressione sulla mia mano prima che il mio viso fosse sollevato e un respiro caldo accarezzasse la mia guancia.

«Sei tornato da me vero?!? Porsche?» Nella mia testa la persona vicina a me era Porsche, era senza dubbio Porsche. Il mio cuore si gonfiò in un istante al pensiero che fosse tornato da me.

«Non sono io, vero?» Le sue labbra premettero sulle mie, il tocco era forte e umido quando la persona di fronte a me iniziò ad annusare delicatamente. Alzai le braccia e esercitai della pressione sulla sua nuca per rendere il bacio più profondo. La nostalgia che provavo mi faceva desiderare di più, bramavo quella sensazione così tanto che non avevo più il controllo sulle mie emozioni.

La mia lingua prese confidenza con la punta della sua che era infilata dentro la mia bocca prima di muoverla avanti e indietro senza sosta.

Anche se il mio subconscio pensava fosse Porsche, il sapore era diverso. Non era caldo come ricordavo, non mi sembrava familiare e non c’era lo stesso sentimento.

Strano.. Era strano che anche la mano che stava tentando di intrufolarsi nella mia polo per toccarmi il petto delicatamente non mi facesse sentire stordito e il cuore non mi battesse come prima.

Se fosse stato Porsche ad attaccarmi in quel modo, starei tremando, perché era eccitante vederlo un po’ imbranato, sfidante e senza paura, senza essere perfetto in quello che stava facendo. Ma anche con quei pensieri, il mio cervello iniziò ad abbandonarmi poco a poco. L’effetto del liquore faceva sì che il mio corpo si accendesse con facilità. Le lingue calde continuarono a provocarsi per un po’ di tempo, la persona che avevo davanti iniziò a scivolare lungo la base del mio collo fino a che non dovetti inclinare la testa per dargli completo accesso alla mia gola.

Quando improvvisamente…

«Big! Che cazzo stai facendo?!» La voce sembrava quella del bastardo che continuava a comparire ogni volta che cercavo di avere una conversazione seria. Qualcuno irruppe e la persona di fronte a me si fermò.

«Porsche…Dove stai andando, Porsche?» Continuai a blaterare invocando il suo nome che era fisso nella mia mente.

«Ugh Signor Kinn, sono io.»

«Maledizione, perché è così ubriaco? Big! Cosa hai fatto? Vattene, lasciaci soli!»

«Ma il signor Kinn…»

«Posso prendermi cura di mio fratello minore. Puoi andare ora!»

«Sì, Signore…»

«Maledizione a te, Kinn! Ti eri quasi arreso a quel bastardo di Big! Quel dannato stronzo si stava approfittando di te! Sei fortunato che Arm l’ha visto entrare nella tua stanza altrimenti ti avrebbe fatto senza dubbio qualcosa. Non lo accetto come cognato! Non rinuncio al #TeamPorsche!»

«Porsche… Dove stai andando Porsche?»

«Oh! Che cazzo Kinn! Smettila di abbracciarmi, Pete aiutami…» Afferrai la persona vicina a me. Nella mia testa, cercavo di aggrapparmi a Porsche così stretto per non farmelo scappare con facilità.

«Signor Kinn, è già ubriaco, vada a dormire.» Il mio corpo fu afferrato da qualcuno, mentre le mie braccia erano sorrette da qualcun’altro.

«Kinn, non abbracciarmi… Bastardo, mi fai il solletico!»

«Porsche… Scusami…»

«Non sono Porsche! Sono tuo fratello! Mettiti apposto con il cervello!»

Il mio corpo sembrava fluttuare e fui trasportato da qualche parte ma non volevo allontanarmi da Porsche. Afferrai e toccai tutti quelli intorno a me. Volevo sentire di nuovo il suo calore. Volevo sentire il suo profumo. Morivo dalla voglia di stare con lui… Lo sapeva?

«Signor Kinn, ancora un po’, tra poco siamo a letto. Per piacere, si regga in piedi.»

«Kinn!!! Che cosa diavolo stai facendo? Ack! Perchè mi stai facendo un succhiotto alla gola? Pete aiutami!» Appena la mia schiena fu appoggiata su qualcosa di soffice, non dimenticai di stringere Porsche tra le mie braccia.

«Ahhh! Maledizione! Non… Aiutami…Pete! Perché stai lì in piedi a ridere?!»

«Porsche… Scusami… Torniamo insieme.» Lo abbracciai e lo strinsi forte. Questo doveva essere il vero Porsche perché si stava ribellando. Anche in passato lottava in questo modo prima di arrendersi.

«Non sono tua moglie! Sono tuo fratello! Lasciami! Oh, non abbracciarmi… Pete!!! Aiutami!»

«Hahah Signor Kinn, è suo fratello!»

«Non…!!! Ti prendo a calci! È il mio orecchio quello idiota!!! Non leccarmi il maledetto orecchio!»

«Va tutto bene…»

«Kinn!!! Non voglio essere un peccatore, papà ti ucciderà! Pete maledetto guardone!!! Sbrigati!»

«Hahaha… Signor Kinn, la prego lo lasci andare.»

«Kinn non…! Ugh! Disgustoso! Non ce la faccio più!» Improvvisamente sentii un colpo in faccia prima di perdere conoscenza e non capire più nulla.

È sempre il solito cattivo, si fa desiderare, vero?

«Hahaha… Gli hai dato un pugno Khun!»

«Maledetto, Pete! Non mi hai aiutato! Ti ammazzo giuro! Merda!»

*******************

-Porsche-

Ritornai al dormitorio di Tem e mi sedetti sul divano per un po’. Non avevo l’umore adatto per guardare una partita e fare il tifo per Jom. Vegas stesso non era dell’umore e quindi mi aveva lasciato nel garage del dormitorio e se ne era andato subito dopo. Non mi aveva più infastidito ed ero grato di questo.

Sul divano rimasi in silenzio, mentre mi massaggiavo le tempie doloranti. Nell’oscurità, lasciai fluire tutte le emozioni rimaste e non mi preoccupai di accendere la luce.

Kinn aveva risposto con il silenzio. Beh, cosa mi dovevo aspettare? Sono un signor nessuno rispetto ai suoi amanti passati. Non avevo più nessun bisogno di immergermi in quelle cazzate, il modo in cui avevo sbottato e lasciato uscire tutte le mie emozioni era stato quasi liberatorio, in qualche modo mi sentivo sollevato.

Quelle lacrime che mi avevano fatto apparire debole, sarebbero state le ultime che avrei versato, non ce ne sarebbero state altre.

Prosciugai quello che era rimasto delle mie lacrime negli occhi già gonfi, come se potessi lavare via il dolore dal mio cuore. Sentii che qualcosa dentro di me si era sbloccato, non avrei più dovuto preoccuparmi di nulla, avevo avuto risposta alle mie domande ed era come se avessi esaurito anche l’ultima goccia di pazienza che mi era rimasta.

Gli essere umani sono deboli, così enormemente stupidi da dover sperimentare il dolore prima di rendersi conto delle cose. Adesso ero diventato anche io uno di questi stupidi. Ma perché ero dovuto arrivare al punto di essere completamente annientato? Perché avevo permesso a Kinn di trattarmi in questo modo?

Basta così! È troppo! 

Con tutto quello che era successo e che mi aveva condotto ad una follia per qualche tempo, avevo imparato la mia lezione. Non avrei permesso mai più alle mie emozioni di condurmi in un buco infernale come quello.

Basta con le stronzate!

Ovunque tu fossi andato, qualsiasi cosa ti fosse successa, anche se fossi morto della tua stessa stupidità, non avrei alzato un dito! Avrei pensato a quel periodo come ad una vita passata, avevo già pagato per i miei peccati.

Il mio flusso di emozioni fu interrotto dallo squillare del telefono.

Risposi e aggrottai le sopracciglia visto che era un numero che non conoscevo. Rimasi in silenzio, pensando che potesse essere una truffa, perché nessuno di solito mi chiamava così spesso.

[Maledizione Porsche! Dove sei?] 

Il suono della voce del bastardo di Khun mi fece allontanare l’orecchio dal telefono mentre urlava dall’altra parte della linea. Non risposi.

[Hai idea di quanto mio fratello sia ubriaco? Poco fa, Big ha quasi fatto merenda con Kinn!!! Lui era…] Sembrava sconvolto dalla cosa, ma non fece altro che aumentare la mia irritazione.

«E questo cosa c’entra con me?» Khun parlava senza sosta ma si fermò subito quando mi sentii urlare. Mi dava così fastidio! Quello che faceva Kinn non era più affar mio.

Aveva chiamato solo perché io mi occupassi di suo fratello ubriaco?

[Hey, Porsche, sono il tuo capo!]

«E quindi? Mi licenzio. Smettila di chiamare!!!»

[Perché sei così arrabbiato? Parliamone. Non sei preoccupato per tuo marito?]

«Tu, bastardo! Vuoi ancora essere in grado di aprire la bocca per parlare e mangiare? O vuoi che te la chiuda per sempre?»

Il nome che aveva utilizzato per indicare Kinn mi fece sentire in imbarazzo e infastidito.

Marito? Quale marito?!

[Maledizione Porsche! Sono dalla tua parte, altrimenti avrei lasciato che Big facesse quello che voleva. #TeamPorsche ricordi?]

Il bastardo gridò dall’altra parte. Mi fece realizzare che stavo tremando di rabbia in quel momento.

«È questa l’unica ragione per la quale mi hai chiamato? Perché non te ne vai e lasci che si scopi i tuoi cani?!» chiusi la telefonata senza ascoltare le urla del bastardo. Dissi a me stesso che non era più niente per me. Aveva fatto talmente male che mi sentivo completamente stordito e non c’era più nulla che potessi sentire.

Una persona come Kinn era stata davvero oltre ogni aspettativa; mi aveva fatto innamorare di lui ma non aveva le palle di ammettere i suoi errori. Mi sentii tradito mentre copiose lacrime continuarono a scendere dai miei occhi. 

Sentivo veramente la perdita nel mio cuore, ma perché? Ero stato triste per qualcuno prima d’ora, ma non in quel modo. E la faccia tosta di quell’uomo che dopo la nostra litigata era tornato a casa per poi andare da Big? Dovrei dare peso ad un uomo del genere? Se lo merita?

È finita idiota!!! Basta così! 

Solo al pensiero mi veniva la nausea!

Mi lavai il viso, gli occhi e feci una doccia; lasciai che l’acqua lavasse via tutto dal mio corpo. Sarebbe stato l’ultimo giorno per pensare a lui. Dopo quel giorno, questo patetico Porsche non sarebbe più esistito. Sarebbe morto e l’avrei sepolto nella parte più profonda del mio cuore, dove non si sarebbe mai potuto risvegliare insieme a quello stupido sentimento chiamato amore.

****************************

«Porsche… Porsche… Porsche!!!»

«Beh, che c’è?» risposi svogliatamente alla chiamata di Tem.

«Tutto bene?» Socchiuse gli occhi mentre mi osservava pensieroso.

«Tutto bene.» dissi continuando a giocare con il telefono.

«Huh, spero sia vero.»

«Si! Perché non dovrei stare bene? In ogni caso, dove andiamo dopo l’università?» chiesi a loro di portarmi fuori a mangiare qualcosa.

«È strano, di solito dopo le lezioni, te ne vai di corsa e ci pianti in asso.» disse Jom.

«Oggi sono libero.» Alzai le spalle. Non sapevano nulla di quello che era successo tra me e Kinn ieri e non avevo nessuna intenzione di raccontarglielo.

«Quindi cosa hai intenzione di fare? Dove andrai?» chiese Tem preoccupato.

«Dopodomani andrò a consegnare le mie dimissioni e farò i bagagli. Pol mi coprirà le spalle.» dissi con uno sguardo imbarazzato. Se mi fossi dimesso in quel momento sapevo che avrei dovuto pagare una penale, quindi avevo provato a prendere in prestito del denaro dai miei amici. Speravo che Khun Korn non mi desse filo da torcere.

«Non te lo sta chiedendo? Perché non sei andato a casa?»

«Chi? Se Chè chiede, gli ho detto che ho molto da fare a scuola. Se chiamano Pol o Pete, riaggancio.» Sapevo che Tem si riferiva a Kinn, ma lo ignorai semplicemente.

«Questa volta fai sul serio, giusto?»

«Sono serio ogni volta, accidenti! Se qualcuno si metterà in mezzo, lo pesterò.» dissi cupamente. Se Khun Korn o P’Chan avessero cercato di fermarmi, sarei andato davvero su tutte le furie, nessuno poteva fermarmi. Sì, avevo paura che se avessi visto Kinn, avrei potuto ucciderlo, quindi prima aspettai e cercai di calmarmi.

«Va bene, quando vai? Dimmelo così posso aiutarti a portare via la tua roba.» Il viso di Tem non mostrava molta sicurezza. Una volta che me ne sarei andato, significava solo che avrei vissuto di nuovo nella nostra casa. Speravo solo che nessuno avrebbe provato a spararmi di nuovo.

Quella volta avrei potuto catturare quel fottuto colpevole e torcergli il collo per avermi rovinato la vita. E dopo, avrei chiesto a Jaye se poteva riportarmi al mio vecchio lavoro. Jaye doveva avermi già perdonato per averle distrutto il negozio più volte.

«Andiamo a mangiare qualcosa.» annuii d’accordo con Jom. Camminammo verso l’auto del bastardo, mi sentivo molto meglio rispetto al giorno prima. Era incredibile il fatto che essere esploso in quel modo con Kinn mi avesse fatto sentire bene. Ci pensavo molto meno, al punto che era quasi inesistente nella mia testa, a meno che non ci fosse qualcuno pronto a ricordarmelo … 

«Ciao Porsche, hai finito le lezioni in anticipo. Sono contento di essere arrivato in tempo.» Improvvisamente, una figura familiare camminò verso di noi. Mi voltai immediatamente e lo trovai in piedi davanti a me.

«Lo conosci?» chiese Tem dolcemente.

«Cosa c’è Tawan? C’è qualcosa che non va?» Lo salutai con calma.

«Sì, Porsche, hai un momento? Ho qualcosa di cui parlarti.» rispose sorridendo.

«Chi sei?» chiese Jom.

«L’ex fidanzato di Kinn.» disse mentre mi girai per dire ai miei amici che ero piuttosto scioccato da quello che aveva fatto.

«Come ti pare.» mormorai irritato.

«Ugh, non è adatto qui. Beh, immagino che tu e i tuoi amici abbiate fame? Allora, mangiamo qualcosa?» Sebbene il suo tono fosse calmo e il suo viso sorridente, i suoi occhi mi fissavano come se volesse drenarmi il sangue.

«È una perdita di tempo, parliamo qui.» Sospirai irritato. Non era stanco di mostrare quella faccia sorridente? E perchè parlava con così tanta dolcezza?

«Oh, beh, il fatto è che ho intenzione di mangiare da solo. Non negare la mia gentilezza, Kinn una volta ha detto che ti piacciono le cose gratis. A chi importa comunque? Vegas, Kinn… Chi altro?»

«Hey!» Non riuscii più a mantenere la calma. Le persone come quell’idiota erano sempre alla ricerca di qualcosa di ovvio.

«Taglia corto, dimmi solo quello che vuoi. Non ho più a che fare con Kinn e se è per questo che sei venuto qui, stai perdendo tempo.» Mi accigliai per il comportamento che stava mostrando. Era come stare in una brutta serie in costume.

Questo idiota deve essere pazzo! Beh, non me ne frega un cazzo.

«Ma io voglio che tutto sia sistemato. Non possiamo parlare un po’? Se Kinn cerca ancora Porsche in questo modo, non mi sentirò affatto a mio agio.» Tawan disse cupamente, il suo viso diventò pallido e il suo corpo si irrigidì. I suoi occhi sembravano seri ma non osò guardarmi direttamente.

«Vai a dire a Kinn di smetterla di prendermi in giro, tutto qui!» Stavo per andare alla macchina di Tem quando…

«Perché? Di cosa hai paura? Hai paura di me? Io non ho fatto niente. Voglio solo assicurarmi che tutto tra di voi sia davvero finito. O stai aspettando che Kinn faccia pace con te?»

Cominciai ad agitarmi e l’irritazione divenne insopportabile. Doveva essere stato viziato fin dall’infanzia perché era abituato a ottenere tutto ciò che voleva, proprio come Kinn. Non era diverso da quel bastardo.

«Okay! Vengo con te e parliamo, ma ti avverto, non scherzare più con me!» Lo indicai pericolosamente, ma Tawan sorrise con soddisfazione.

«Di sicuro finirà presto. Non ci vorrà molto.»

Ok, forse se mi fossi arreso quella volta, non mi avrebbe dato più fastidio, quindi accettai di parlargli per un po’. Perché a quanto pare, qualsiasi sfida gli avrebbe solo fatto fare ancora più pressione.

Chiesi a Tem di guidare, inizialmente l’idiota mi chiese di andare con lui ma i miei due amici me lo impedirono. Chiunque avrebbe creduto che la nostra fosse stata una conversazione normale, dato che Tawan aveva sorriso tutto il tempo, ma non i miei amici. 

«In quale dimensione Kinn è andato a recuperare il suo ex? Il modo in cui parla è marcio. Io voglio questo, io voglio quello… Eh! Che cazzo ha la sua lingua che non va?» Tem gemette, scuotendo la testa.

«E sembrava una giovane donna. Troppi grassi in eccesso! E guarda i suoi occhi maliziosi, vorrei levarmi le scarpe e tirargliele contro.» disse Jom, di rimando.

«Sì, ma voi ragazzi non dovete dire niente. Restate seduti in silenzio. Dannazione! Devo affrontare di nuovo questa merda!» grugnii, dicendo ai miei amici che non dovevano aiutarmi affatto.

«Farà sicuramente male, ma questo ti renderà libero.» disse Tem, socchiudendo gli occhi verso di me.

«Comunque! Non sono ferito, sono seccato!» 

Voglio dire onestamente, cos’è questa merda?! Perché deve seguirmi e parlarmi così? Se il mio lavoro con Kinn non finisce presto, mi chiedo chi sarà il prossimo stronzo. Marsh? O quel bastardo di Big?

Quando l’auto si fermò, arrivammo a Bang Aor, lo stesso ristorante giapponese in cui mi aveva portato Kinn. Sapevo perché aveva scelto proprio questo posto, non ero così stupido da non saperlo.

«Ordina quello che vuoi, Porsche. Puoi scegliere qualsiasi cosa.» Tawan consegnò il menù a me e ai miei amici, ma noi tre sedemmo fermi e ordinammo solo dell’acqua da bere.

«Vai dritto al punto, cosa vuoi?» dissi senza mezzi termini. Volevo che tutto finisse in fretta, perchè stare seduto in quel posto mi faceva pensare a ricordi inutili che facevano male.

«Così impaziente. Comunque per fortuna ho ordinato prima, dato che nessuno di voi ha scelto niente. Il cibo qui è delizioso. Kinn ti ha già portato qui, Porsche?» disse Tawan allegramente.

Mi sedetti semplicemente lì con le braccia incrociate al petto, guardandolo con soggezione.

Sul serio? Cos’ha il suo falso atteggiamento? Cosa c’è da essere allegri?

«Devi esserci venuto. Mek mi ha detto che ti ha incontrato qui con Kinn. Cosa ti è piaciuto mangiare allora?»

«Posso servirvi?» I piatti Uni vennero allineati sul tavolo. Abbassai lo sguardo sui piatti prima di distoglierlo. Anche se non mi colpiva molto, guardare i piatti mi riportava alla mente il ricordo di Kinn e l’idea che entrambi pranzassero qui insieme mi fece girare la testa.

«Questo è il mio preferito. Ti piace Porsche? L’ho ordinato per ogni evenienza.»

Mi girai a guardare Tawan e la sua finta espressione felice, suscitò il mio interesse non appena disse che il riccio di mare era il suo preferito. Mi ricordai che Kinn si innervosiva ogni volta che mangiavo il riccio di mare, in realtà gli ricordava il suo ex.

«Puoi mangiarlo anche tu. Abbiamo gli stessi gusti, comunque.»

«Questo bastardo sembra come una bambola smarrita. È pazzo, che ne dici?» disse Jom, rivolgendosi a me con un sorriso.

«Ugh.» Non ero sicuro del motivo per cui mi aveva invitato lì. Per mangiare o per infastidirmi? Voleva davvero parlare del passato e insultarmi o aveva davvero fame? Aveva ordinato un sacco di cibo, i piatti erano sparsi sul tavolo e iniziò a scavare nel cibo, incurante delle persone sedute con lui.

«L’insalata qui è deliziosa, provala.»

«Sembra un fottuto maiale. Che bastardo.» Tem mi sussurrò.

«Davvero non vuoi mangiare? Se aspetti me, resteranno solo gli avanzi. O ti piacciono gli avanzi?» Sorrisi al suo atteggiamento infantile. Voleva infastidirmi e vincere quella battaglia emotiva, mi dispiaceva deluderlo, non sentivo niente. Noi tre pensavamo che fosse pazzo e patetico.

«Di qualunque cosa tu voglia parlare, penso che tu stia sprecando il tuo tempo. Puoi lasciar perdere l’argomento di Kinn ora. Non sono stupido.» dissi frustrato. Tawan posò le bacchette e mi guardò insoddisfatto.

«Sono venuto per parlare pacificamente, ma non pensavo che la persona che piace a Kinn sarebbe stata così scortese.»

«Falla finita.» mormorai con fastidio.

«Volevo solo dirti che, per quanto tu ci provi, Kinn non farebbe mai sul serio.»

«E allora? Che diavolo me ne importa?»

«Sia il tuo status che il mondo a cui appartieni sono diversi. Kinn non è una persona normale. In futuro, prenderà il posto di suo padre. Pensi che tu possa stare al fianco di Kinn?» Il suo sguardo cinico mi trafisse come un coltello.

«È tutto? Cos’è un angelo? Che non può essere raggiunto?» dissi dal nulla.

«Porsche, ho buone intenzioni. Kinn ha una buona reputazione nella società. Ma tu, Porsche? Quando esci in pubblico con lui, non pensi che si vergognerà?»

«Nel caso non lo sapessi ancora, Kinn e io non abbiamo niente a che fare l’uno con l’altro. E non è mai stato così. Sprechi tempo per infastidirmi, ma non hai idea di chi si stia scopando in questo momento. Potrebbe essere Marsh, una stella nascente, o potrebbe essere Nong Phim, un modello da copertina di una rivista… oppure…» Assunsi una posizione pensierosa mentre mi posai le dita sul mento, sperando di infastidire il bastardo di fronte a me.

«Porsche! So cosa sto facendo. Se non vuoi farti male e pentirtene più tardi, esci dalla vita di Kinn!»

«Non ho intenzione di fare un bel niente! Ho già smesso, e anche se non me lo dici, me ne andrò comunque.»

«Ma anche se il mio amico esce dalla vita di Kinn, non pensare che sia interessato a te. Penso che non accadrà. Solo Kinn può deciderlo.» Jom disse mentre lo guardavo con le sopracciglia aggrottate. Non volevo che i miei amici venissero coinvolti in quel problema. Inoltre, non volevo dare l’impressione che noi tre ci alleassimo contro una sola persona.

«Se decidi di lasciare la villa, è meglio allora. Non cambiare mai idea, altrimenti… Non mi fermerò qui.» disse arrabbiato. Mi sentii come se fossi bloccato in quella situazione disordinata a causa di quel bastardo di Kinn. Le persone che non sapevano nulla della situazione reale avrebbero pensato a quella stupida possibilità. Se dovevo indovinare, a Kinn non sarebbe importato nemmeno di quello, quindi Tawan aveva continuato a cercare di sbarazzarsi delle persone intorno a Kinn. E se mai mi fosse offerto di nuovo lo stesso posto nella sua vita, non lo avrei accettato.

«Beh, se il mio amico si ferma qui, ma Kinn continua a stargli dietro, che succede?» chiese.

Improvvisamente, il silenzio ricoprì l’intero tavolo. Tawan sembrò perplesso per un po’ finché non sorrise astutamente.

«Tuo fratello, Porsche. Come sta?» La rabbia infuriò immediatamente nella mia testa. Mi alzai dalla sedia e mi chinai per afferrare il suo colletto così forte che Jom e Tem dovettero correre per tirarmi il braccio. L’audacia di questo bimbo!

«Esci dalla vita di Kinn. E non farti mai più coinvolgere da lui!» Tawan mi fissò senza nemmeno un accenno di paura.

«Sono fuori! E non ho intenzione di tornare indietro e intromettermi di nuovo con la tua specie, ma se anche solo tocchi mio fratello, giuro che ti ucciderò!» Digrignai i denti prima di spingerlo via con violenza.

«Fai come dico!» disse Tawan ad alta voce dietro di me mentre io e i miei amici uscimmo dal ristorante.

«È pazzo. È come un cane rabbioso che non sa più cosa fare per avere Kinn, così è venuto a minacciarti.» Non appena salii in macchina, Tem cercò subito di consolarmi.

«Guarda come ti dà fastidio. Maledetto Kinn per avere un ex, pazzo e re del dramma.» disse Jom arrabbiato.

«Tem, portami in quella villa. Me ne andrò oggi.» Gli dissi di guidare immediatamente verso la casa di Kinn. Non avevo paura della minaccia di Tawan, ma ero stanco di avere a che fare con quel tipo di merda. La conversazione di prima non aveva senso, aveva solo aumentato il mio stress.

Anche se fossi uscito dalla vita di Kinn e lui non avesse voluto più Tawan indietro, era colpa mia? Era fottutamente pazzo? Volevo solo chiudere le cose il prima possibile e non volevo avere più quei problemi nella mia vita. 

Andai a dire alla guardia di aprire i cancelli in modo che Tem potesse entrare in casa, poi dissi ai miei amici di aspettarmi in macchina.

Accidenti, questo è un Déjà vu!

Quella era la stessa situazione di quando avevo deciso di licenziarmi la prima volta. Entrai lentamente in casa, senza prestare attenzione agli occhi su di me. Non appena misi piede davanti alla stanza di Khun Korn, P’Chan uscì ed io lo salutai con rispetto.

«Porsche, sei scomparso, sono contento che tu sia tornato. Hai qualcosa di cui discutere?» L’espressione di P’Chan era estremamente tesa.  

«Sì, ho qualcosa di cui parlare.»

«Ora che sei qui, ti chiamo in pochi minuti, quindi non andare da nessun’altra parte per il momento.»

Annuii d’accordo e non dissi altro prima di dirigermi verso la mia stanza.

«Bastardo, prepara le tue cose. Stiamo andando a casa.» dissi a mio fratello che stava leggendo un manga sul letto. Si girò a guardarmi confuso, ma non gli spiegai nulla, andai subito a prendere la borsa e ci misi dentro tutto con noncuranza.

«Che cosa sta succedendo?» chiese mio fratello confuso.

«Stiamo andando a casa!» dissi severamente.

«Cosa sta succedendo adesso? Ehi, dimmelo per prima cosa.» Ché si avvicinò a me e guardò alternativamente me e la borsa piena di vestiti che venivano infilati all’interno come se fosse un sacco della spazzatura. 

«Come? Perché stiamo andando a casa? Non capisco!»

«Chi ha detto che puoi andartene?» Una voce catturò improvvisamente la nostra attenzione mentre una figura aprì la porta. Il suo tono mi fece arrabbiare.

«Di cosa stai parlando?» risposi subito. Feci i bagagli più velocemente di prima. Volevo uscire di lì il più velocemente possibile, altrimenti avrei potuto uccidere qualcuno.

«Ché potresti lasciarci da soli prima?»

Ché guardò me e Kinn prima di tirare un sospiro e uscire in fretta dalla stanza.

«Che diritti hai per fermarmi? Eh?» chiesi avventatamente e mi voltai per guardare direttamente Kinn. Non volevo guardarlo. Più lo vedevo, più era difficile per me controllare le mie emozioni. I suoi occhi arrossati che stavano per piangere mi fecero sentire cose che avevo giurato di non provare più.

«Porsche, dove stai andando?» Kinn disse gentilmente. Troppo gentile per me per trattenere la rabbia che si espandeva nel mio petto. Quello sguardo cupo sul suo viso mi fece venir voglia di schiaffeggiarlo e dirgli di smetterla di guardarmi perché avrei potuto vacillare. Fece un passo verso di me.

«Perché sei entrato? Esci!» Con mia grande irritazione, gli lanciai frettolosamente la borsa in faccia.

Quella maledetta faccia! Non voglio vederla mai più!

«Porsche, perchè devi comportarti così?» Kinn imprecò sommessamente. Sapevo che gli avevo fatto male ma lui rimase fermo.

«Oh, perché? Ti ha fatto male? Fuori di qui allora!» dissi con fermezza. I miei occhi brillavano di rabbia, volevo che sapesse che non ero la stessa persona di ieri. Non ero un debole, non gli avrei permesso di rovinare la mia determinazione e non ero lì per lasciare che le mie emozioni prendessero il sopravvento.

«Vuoi per favore ascoltarmi prima? Ascoltami…» Kinn mi si avvicinò ancora una volta, afferrandomi per le braccia e tirandomi al suo petto, abbracciandomi forte.

«Liberami! Dannazione, Kinn, lasciami andare!» Lottai più forte che potevo, ma riuscì a trattenermi con tutte le sue forze. Non importava quanto sforzo facessi, non riuscivo proprio a liberarmi dal suo abbraccio.

«Non mi annoi, Porsche, ero solo… confuso sui miei sentimenti, mi dispiace davvero.» disse dolcemente vicino al mio orecchio. La sua voce tremò mentre si sforzò di tenere il mio corpo contro di lui.

Rimasi sorpreso per un po’. Le parole che desideravo udire ieri erano lì, pronunciate con la voce più dolce che potesse usare. Dovevo esserne felice ed entusiasta, ma mi faceva solo infuriare ancora di più.

Che diavolo sta dicendo questo bastardo?

«Lasciami!»

Questo bastardo mi sta guardando dall’alto in basso! Lui pensa che io sia facile!

«Mi dispiace… Per favore ascoltami… Lo ammetto per favore… Ammetto che mi sbagliavo.» 

Pensa che solo perché ha chiesto scusa lo perdonerò e torneremo insieme— No! Non stiamo insieme! Mai stato e mai lo sarà!

«Ammetti cosa? Ne ho abbastanza. Idiota! Non posso più stare qui!» Lottai più forte che potevo, dovevo liberarmi dalle sue braccia prima che la mia forza di volontà sarebbe crollata. Quelle braccia che desideravo stringere giorni fa, il calore che bramavo ogni notte da una settimana e l’odore che il mio naso aveva cercato era qui davanti a me, ma lo odiavo lo stesso. Il tempo del perdono e della spiegazione era finito. Non avrei più creduto alle parole di Kinn. Ne avevo avuto abbastanza.

«Porsche, scusami.. ti prego.»

Pregarmi un cazzo! Non ci cascherò!

«Cazzo!» Raccolsi tutte le mie forze e lo spinsi via, spingendolo dalle clavicole contro il muro.

«Porsche, devi ascoltarmi.» disse Kinn, con voce tremante. Lo premetti contro il muro e tenni stretto il suo colletto.

«No! Ascoltami, Kinn! Cos’altro devo sentire? Ne ho avuto abbastanza. Sono stufo di questa situazione! Non voglio più farmi coinvolgere da te!» Lo sbattei contro il muro ancora una volta con rabbia. «Cosa vuoi di più da me? Perché vuoi che resti? Sei solo? Non hai più i tuoi giocattoli? Ti sei stancato anche di loro? Perché mi dai fastidio così?» urlai pieno di rabbia.

Come mi vedeva? Sembravo davvero debole e facile ai suoi occhi? Mi ero già detto che non mi sarei più fatto influenzare da lui, ma continuava a tormentarmi in modi in cui non riuscivo a controllarmi. Come potevo superare tutto questo?

«Non è così… Mi dispiace.»

«Smettila di scherzare con la mia vita! E dì al tuo ex di smetterla di molestarmi! Perché io e te non abbiamo niente a che fare l’uno con l’altro!!» Persi il controllo mentre lo sbattevo per la terza volta più forte che potevo. La mano che teneva il colletto della sua camicia cominciò a tremare.

«Cosa ha fatto Tawan?»

«Mi ha infastidito a scuola solo per mostrarmi il tuo ristorante preferito! Mi irrita fino alle ossa e per favore diglielo, se tocca anche la punta dell’unghia di mio fratello, lo ucciderò sicuramente!»

«Porsche, ma Tawan e io…» Kinn non ebbe l’opportunità di finire la frase quando qualcuno bussò alla porta.

«Porsche, sei stato chiamato.» La voce di P’Chan dall’esterno ci fermò. Lasciai andare la sua maglietta con forza prima di fare un respiro profondo. Dovevo calmarmi prima di affrontare Khun Korn. Lanciai un’occhiata a lui che sembrava pallido prima di uscire dalla stanza.

«Ehi. È passato molto tempo, cosa sta succedendo?» Non appena Khun Korn mi vide entrare nella stanza, mi salutò con calma. Poggiò la penna e mi guardò pensieroso.

Il rumore della porta che si apriva ci fece trasalire mentre Kinn entrava con l’aria tesa quanto me e restava dietro di noi.

«Kinn, cosa sta succedendo?» Khun Korn rivolse il suo sguardo confuso a suo figlio.

«Papà, perché hai chiamato Porsche?» Kinn chiese severamente.

«Va bene, entriamo nel merito. Sei consapevole di essere molto vicino a Vegas ultimamente?» Khun Korn chiese direttamente al punto che aggrottai le sopracciglia confuso.

Aspetta cosa? Sta parlando della mia intimità con Vegas?

«Onestamente te lo chiedo perché credo che tu non abbia niente a che fare con questo. Ma voglio essere sicuro e voglio sentirlo direttamente dalla tua bocca.» Khun Korn mostrò un’espressione preoccupata sul viso. I suoi occhi sembravano aspettarsi una risposta da me.

«Cosa è successo?»

«Di solito non mi siedo e faccio cose del genere mentre chiedo alla mia gente, ma ho già detto prima che ti tratto come un figlio. E come figlio, te lo chiederò di nuovo. Se lo hai fatto, parleremo dopo del perchè, ma in caso contrario, sono pronto a crederti.» Gli occhi di Khun Korn e P’Chan erano su di me. Sentii una forte pressione finché non mi voltai per guardare Kinn. Il suo volto era solenne e cupo per l’insoddisfazione.

«Sì, ma cosa sta succedendo?» Aggrottai ancora le sopracciglia. L’aria intorno a me diventò estremamente scomoda.

«C’entri qualcosa con i documenti mancanti della società?»

Rimasi sbalordito per un momento perché ero piuttosto confuso su ciò che mi stava chiedendo. Mancavano documenti importanti?

«Documenti?»

«Ci sono una serie di documenti mancanti dalla società e quindi i nostri rivali hanno tutte le informazioni sensibili, quindi mi chiedo…»

«Allora, stai sospettando di me.» dissi velocemente, interrompendo Khun Korn. 

Qualunque cosa succeda in questa casa, è sempre collegata a me, giusto?

Lo guardai seriamente, solo perché mi ero avvicinato a Vegas, avevano il diritto di pensare a me in quel modo? Non avrei mai fatto una cosa così sporca!

«Um, dimmi che non sei tu e io ci crederò.»

Che fiducia avevo guadagnato da quelle persone? Chi aveva detto che mi vedeva come tuo figlio? Se era così, perché pensare male di me? Non mi conosceva affatto? Il mio atteggiamento mostrava che potevo fare qualcosa del genere? Ma aveva il diritto di dubitare di chiunque ed io ero il principale sospettato.

Eh, figlio sto cazzo!

«Se pensi in questo modo, così sia.» dissi indifferente.

«Porsche, perché dici così?» Kinn chiese incredulo.

«Se dicessi che non l’ho fatto, ma sono rimasto vicino a Vegas, non sembrerebbe sospetto e che sto inventando solo scuse? Diciamo solo che mostro la mia sincerità rassegnando le dimissioni.» dissi con fermezza.

«Porsche, calmati. Gli uomini sono stati tutti convocati da Khun Korn per parlare, non solo tu.» P’Chan intervenne rapidamente.

«Beh, che sia successo o meno, mi dimetterò comunque.»

«Porsche, non farlo.» Kinn disse a bassa voce, avvicinandosi di un passo a me, così mi allontanai.

«Te avevo detto che qualunque cosa accada, avrei creduto in te.»

«Mi dimetto. Devo firmare dei documenti? E ​il pagamento della multa verrà trasferita sul tuo conto più tardi.» dissi incautamente. Nell’intera stanza calò il silenzio, Khun Korn e P’Chan mi guardarono sgomenti.

«Se non c’è altro, vado. Grazie mille.» Alzai le mani per rendere omaggio a entrambi i miei superiori prima di voltarmi ed uscire immediatamente dalla stanza.

Tornai di nuovo nella mia stanza, vidi mio fratello teso ai piedi del letto, mi chinai per prendere la mia borsa e infilarci dentro di nuovo i vestiti. Quella volta tirai fuori ciò che era necessario e scartai tutto ciò che potevo comprare di nuovo, volevo andarmene il più velocemente possibile. 

«Muoviti! Cosa stai aspettando?»

«E tu? Seguo sempre quello che dici. Quando mi dici di andare, lo faccio. Siamo in questa casa per te. Perché non mi dai una spiegazione ragionevole questa volta?»

«Parliamo a casa!» Lo tirai per un braccio e lo condussi fuori di casa. Kinn, che era appena uscito dalla stanza di Khun Korn, si precipitò verso di me. Lanciai in fretta la mia borsa a Jom e poco prima di aprire la portiera dal lato del passeggero e infilarmi dentro, Kinn mi afferrò velocemente il braccio.

«Porsche, parliamo prima.»

«Non ho bisogno di parlare!» Agitai vigorosamente il braccio. Le guardie del corpo circostanti iniziarono a farsi prendere dal panico.

«Non essere egoista, Porsche. Ascoltami prima.» Kinn cercò di trattenermi, ignorando quegli occhi su di noi.

«Cosa vuoi? Smettila di prendermi in giro!»

«Riguardo ai documenti, lo so che non sei stato tu. Porsche, possiamo tornare indietro e parlarne?»

«Oh! E le persone come te mi hanno creduto? Cosa ho detto? C’è stato un tempo in cui mi hai creduto? Lasciami andare!»

Dal primo giorno fino ad oggi, perché hai sempre ascoltato gli altri prima di me? Nella tua testa, so che non la pensi diversamente da tuo padre o da P’Chan.

«Non ti lascerò tornare a casa tua!»

«Levati, Kinn!» Scagliai via il suo braccio con rabbia prima di sbattergli il pugno in faccia. Con tutta la rabbia repressa che si era depositata nel mio petto, diedi un pugno a Kinn in modo che barcollasse e poi cadesse a terra. Strinsi i denti mentre lo guardai dall’alto in basso.

«Cosa diavolo stai facendo, Porsche?!» Big corse in fretta verso di noi e mi puntò la pistola in faccia.

«Dai, fallo se hai il coraggio!» Feci un passo verso la punta della canna, ero così arrabbiato che non riuscivo più a controllarmi. Con Tawan che mi aveva insultato e minacciato, il fatto di vedere la fottuta faccia di Kinn ed essere accusato di solo Dio sa cosa, ero al limite.  

Perché succede tutto a me?

«Cosa sta succedendo?!» Kim, che era appena arrivato, parcheggiò l’auto e corse in fretta per vedere la situazione.

«Big! Dannazione, smettila!» Kinn urlò forte a Big che sembrava non ascoltare, mi stava ancora puntando la pistola in faccia.

«Big! Cosa stai facendo a mio fratello!» Ché scese dall’auto, andò dritto verso Big, gli colpì energicamente la mano finché la pistola non cadde a terra.

«Cosa diavolo pensi di fare?» Big spinse il petto di Chè facendogli colpire duramente il cofano dell’auto. Lo fissai incredulo, la mia mano iniziò a tremare per la rabbia che quasi saltai su di lui per rompergli il collo ma Jom e Tem mi tirarono indietro frettolosamente.

«Che cazzo hai fatto Big?!» Kim urlò di rimando e spinse Big al mio posto, con tutta la sua forza finché quest’ultimo non cadde a terra.

«Porsche! Sei ferito?» Kinn si avvicinò a me e approfittò del mio breve disorientamento per tenermi tra le sue braccia.

«Sto bene, ma mio fratello no. Ti ucciderò!» Agitai la mano e spinsi Kinn ancora una volta. Ora la mia attenzione era tornata sulla situazione davanti a me: Kim era a cavalcioni su Big e lo stava prendendo a pugni in faccia. 

«Kim! Basta!» Ché si avvicinò per tenere la vita di Kim da dietro finché non smise di colpire la faccia già insanguinata di Big.

«Che strano.» mormorò Kinn a bassa voce.

«Quello è strano.» Anche Jom lo borbottò mentre guardava la scena davanti a lui con stupore.

Non voglio pensare troppo, ma è così?

Kim si girò e abbracciò stretto Ché. Iniziai a fare respiri profondi, non mi piaceva quello che vedevo e strappai in fretta mio fratello da Kim.

«Sali in macchina.»

«Dove stai andando?» chiese Kim confuso, guardando mio fratello incredulo. «Dai Porsche, facciamo una bella chiacchierata per favore?»

«Andiamo.» riuscii a spingere il Chè sul sedile posteriore dell’auto e mi girai per aprire quello anteriore.

«Porsche…» Spinsi via il petto di Kinn prima di entrare con successo e dissi subito a Tem di andarsene.

Questo è pazzesco! Cosa diavolo è appena successo?

«Oh mio Dio, questa casa è piena di pazzi!» disse Tem guardando lo specchietto retrovisore.

«Perché non hai parlato prima con Kinn?» gridò Ché sedendosi sul sedile posteriore accigliato.

«E perché ti schieri con Kinn? È a causa del tuo amico?» Sbuffai irritato e lui non disse più una parola.

«Sembra che sia più profondo di così.» Jom mormorò ed io lo sentii. 

Quindi quello che ho visto oggi non è un incubo? È l’anno della sfiga per me? Penso di dover andare al tempio, fare merito e pulirlo per lasciare andare tutto e lavare la mia anima.

Ma perché il mio sesto senso mi dice che questa non è ancora la fine?

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NekoTina
‘Non ho mai fatto nulla, non avrei mai pensato di farlo. Ma ora sto iniziando a pensarci.’" Leggi il resto »

Sono sorpresa da questa novel: è decisamente migliore di quello che pensavo. Quando ho capito che si ambientava tra la mafia thailandese pensavo che la storia fosse simile ad una certa tipologia di manga che, in genere, non gradisco molto. Invece, almeno fino ad adesso,lo svolgersi degli eventi è interessante e mi piace che i personaggi non siamo semplicemente assatanati di sesso ma con sentimenti chiari e sinceri e con paure e difetti che li rendano più realistici ed incredibilmente fragili ed umani. Fin’ora mi piace molto, spero che successivamente non si trasformi in uno di quegli stereotipi decadenti sulla mafia orientale

Rashmika
‘Non ho mai fatto nulla, non avrei mai pensato di farlo. Ma ora sto iniziando a pensarci.’" Leggi il resto »

E la prima novella bl che guardò non mi aspettavo di provare tutti questi emozioni, mi sta travolgendo la vita

tania

…qui piango sempre …Quando esce lo special?!? BUON NATALE NOVELDISAGIO!!!XXXX(: vostra fedelissima fan e Porsce il mio unico amore …quant’è dolce???

Admin

Ciao! Buon Natale anche a te da parte di tutto il team! Lo special è già uscito 🙂

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