KINNPORSCHE – CAPITOLO 29

Fine

-Porsche-

«Per favore, vattene.»

«Porsche! Vieni subito fuori!»

Le voci di Tem e Kinn si sovrapponevano fuori dalla stanza. Tem cercava di urlargli di non entrare mentre Kinn continuava a dire sciocchezze mentre mi chiamava.

Suonava familiare, ma era diverso in un certo senso. Non lo sentivo parlare, imprecare e gridare così da molto tempo. Il solo sapere che si trovava a pochi passi da me rendeva il mio cuore debole. Le sensazioni di formicolio che mi salivano lungo il petto mi mettevano a disagio. Era solo il suono della sua voce, perché stavo reagendo così?

Mi spaventai quando la porta della camera da letto era stata sfondata con violenza. Il pensiero del viso di Kinn che era rimasto nella mia mente svanì brevemente. La sensazione di preoccupazione si risvegliò subito. Non ero ancora pronto ad affrontarlo in quel momento.

Non voglio vedere la sua faccia. Non voglio che quei sentimenti ritornino. Non voglio più provare niente.

«Porsche! So che ci sei!» Gridò con rabbia. Mi morsi forte le labbra e cercai di fare un respiro profondo, cercando di controllare tutte le emozioni il più possibile.

«Kinn! Chiamerò le guardie. Per favore, vettene!» Tem continuò ad urlargli contro, anche lui arrabbiato.

«Vieni fuori e parliamone!» Il bussare alla porta era forte quanto la voce di Kinn. «Hai pensato di uscire di casa senza dirmelo eh?» La sua voce era intrisa di dolore e non potevo fare a meno di sentirmi ferito anch’io.

Perché ti interessa? La scorsa settimana ti sei comportato come se non esistessi. Allora cosa ti aspetti che faccia? Che resti e ti veda fare il coglione con qualcun altro oltre a me?

«Kinn, ti ho detto di andartene!»

«Sei scappato ed esci anche con Vegas! Cosa ti ho detto? Te ne sei dimenticato?»

Mi alzai dal letto frustrato e rimasi di fronte alla porta mentre pronunciava quelle parole. Volevo tanto aprire la porta, guardare la sua faccia, digli che non avevo fatto niente con Vegas. Non pensavo a Vegas in quel modo. Volevo dirgli che non avevo mai pensato a nessuno più di lui, ma non potevo. Ero troppo ferito dagli eventi passati e avevo bisogno di guarire.

«Cosa sta succedendo?» risuonò una terza voce.

«Earth, vieni, aiutami!… Kinn, è abbastanza. Esci!»

Dall’esterno risuonò un forte rumore che mi fece preoccupare, ma il mio cuore ancora non osava aprire la porta per vedere la sua faccia.

«Cosa hai fatto con Vegas?!»

«Dannazione, Kinn! Se fai qualcosa con il mio amico, ti pesterò!» gridai quando sentii che la mia pazienza si era esaurita.

«Allora vieni fuori!»

«Cosa vuoi?»

Le nostre voci sembravano molto vicine, c’era solo la porta tra noi. Deglutii a fatica ed il mio cuore iniziò a tremare mentre mi sentivo bollire dentro. Ero veramente grato che ci fosse la porta tra di noi. 

«Andiamo a casa!»

«Non tornerò con te! Vattene!» urlai forte e scandendo bene le mie parole.

«Non ti lascio andare!» gridò di rimando con rabbia.

«Me ne vado! Mi dimetto!» 

Non capisco perché abbia continuato a spingermi a restare quando per tutto questo tempo mi ha mostrato chiaramente cosa sono per lui.

«Kinn, chiamo le guardie!»

«Il padrone di casa ti ha chiesto di andartene. Esci, non lasciarlo fare a me.» Una voce profonda minacciò Kinn, nel sentirla ebbi un improvviso bisogno di uscire e prendermi cura di lui. Nessuno poteva fare del male a Kinn!

Perché cazzo mi importa ancora?

«Hai il coraggio? Se davvero osi, dai!» Kinn non sembrava aver paura di niente. Non avevo idea di chi fosse, sembrava pericoloso e mi rendeva nervoso.

«Kinn, esci di qui adesso.» Lo interruppi prima che si scontrasse con chiunque. Volevo sbrigarmi e portarlo fuori di lì. Anche se non potevo sopportarlo, se fosse stato necessario sarei uscito per assicurarmi che se ne fosse andato senza un graffio. 

«Non finché non torni con me!»

«Porsche, non uscire! Lascialo fuori ad impazzire!» La voce di Tem risuonò ed io rimasi vicino alla porta tenendo la maniglia. Per un momento volevo uscire e affrontarlo, ma le mie gambe erano pietrificate ed il mio cuore era codardo. Posso odiare me stesso più di così?

«Ti avevo detto di andartene!»

«Non ne ho intenzione!»

«Ti odio bastardo!» Presi la porta a calci ferocemente. Ero così incazzato, perché Kinn era così ostinato da non ascoltarmi. «Ti odio stronzo! Non voglio vedere la tua faccia! Cosa hai intenzione di fare, costringermi? Non tornerò indietro. Se voglio dimettermi, cosa te ne frega? Eh?» urlai di rimando e diedi sfogo alle mie emozioni finché non mi sentii stanco. Gridare attraverso la porta che mi stava bloccando da Kinn era inutile. Non importava quanto ci pensassi, la distanza tra noi era troppo larga e spessa da attraversare.

«Cosa sta succedendo?» chiese da fuori la voce di un vecchio.

«Portalo via Phi. Invade le stanze degli altri e distrugge le cose.»

«Se non esci di qui, chiamo la polizia.»

«Okay, me ne vado, ma non puoi sfuggirmi Porsche. Ricordalo!»

Sentii dei passi finché la porta non si chiuse sbattendo. Pensai che Kinn avesse rinunciato e fosse uscito, quindi tirai un sospiro di sollievo. Dopo un po’, aprii la porta e incontrai gli occhi di Tem pieni di preoccupazione ed anche il ragazzo chiamato Earth che stava parlando con la guardia. 

«Scusami.» Mi scusai subito quando vidi la scrivania e alcuni oggetti sparsi a terra. Mi sentivo estremamente in colpa per aver messo il mio amico in quel tipo di situazione.

«È un cane rabbioso?» chiese Tem iracondo mentre si chinava per raccogliere la sua roba sul pavimento. Mi precipitai subito anche io ad aiutarlo.

«Ci sono danni?» chiesi preoccupato, se qualcosa fosse stato distrutto l’avrei pagato, dato che avevo causato io quel caos.

«Se mai quel ragazzo tornasse, se c’è qualcosa di cui potreste aver bisogno, chiamatemi, sono di sotto.» disse la guardia prima di chinare la testa e uscire dalla stanza.

«Mai intromettersi negli affari di coppia, eppure ci sono di nuovo dentro, perchè va a finire sempre così?» Mi girai e guardai la figura familiare, che avevo visto prima pomiciare davanti alla stanza di Tem. Earth, il ragazzo della porta accanto che imprecava sempre e aveva frequenti relazioni amorose era in piedi con le braccia incrociate, le spalle appoggiate al muro in maniera rilassata, poi guardò alternativamente me e Tem.

«Va tutto bene ora, forza, vattene!» Tem spinse ostinatamente il ragazzo fuori dalla stanza.

«Il tuo amico dovrebbe parlare con suo marito. O è tuo marito? O moglie?»

Che cazzo? Non ho mai sentito l’impulso di uccidere uno sconosciuto prima di questo momento.

«Chiudi la bocca Earth! Esci!» Tem stava in mezzo a noi con le mani sulla vita mentre Earth mi sorrideva brillantemente. Si avvicinò con un sorrisetto sul viso e le mie nocche iniziarono a prudere.

«Allora, se sei la moglie, puoi uscire anche con qualche amico. Se vuoi cambiare marito, sono libero.» Mi fece l’occhiolino ed io scattai all’istante. I miei piedi volarono verso il suo viso, ma Tem fece in fretta e mi allontanò da Earth, poi spinse con forza il bastardo fuori dalla sua stanza.

«Tem! Ehi! Mi fai male.» 

«Amico mio, vattene!» Tem afferrò Earth dai capelli e lo trascinò, poi prese a calci il culo del vicino prima di chiudere la porta. Vidi l’ombra di Earth mandarmi un mini cuore usando le sue dita mentre la porta si stava chiudendo e rimasi stordito.

Dannazione! Se avrò l’energia per uscire, lo farò a pezzi!

«Non prestare attenzione a quello stronzo, è pazzo.» disse Tem facendo un respiro profondo.

«Volevo prenderlo a calci in faccia, ma senza di lui, temevo che Kinn potesse ferirti. Quindi gli sono comunque grato.» dissi.

Sebbene il vicino fosse fastidioso ed inopportuno, aveva salvato qualche culo facendo il ficcanaso.

«Kinn sembra così geloso… ma sei uscito con Vegas questa sera?» Tem si avvicinò per raccogliere le sue cose sul pavimento mentre alzava le sopracciglia, io mi accovacciai a terra insieme a lui, osservandolo.

«Uhm, non so cosa stia succedendo nella mente di quel bastardo per comportarsi in quel modo.» dissi senza pensare, fino a quando Tem non si fermò e si zittì.

«Allora, è geloso?»

«Le persone come lui non diventano gelose. Forse aveva paura che io e Vegas lavorassimo insieme per bruciare la sua casa. Ecco perché è paranoico.» Serrai le labbra e poi pensai tra me e me alle parole che avevo appena detto.

«Okay, proverò a crederci. Allora cosa farai dopo?»

«Ho intenzione di smettere.» dissi severamente, il mio cuore palpitò per un momento. Ma quella volta ero serio perché non riuscivo più a guardare la faccia di Kinn allo stesso modo e come se non fosse successo nulla.

IL GIORNO SUCCESSIVO…

Andai all’università leggermente in anticipo perché ci sarebbe stato un evento sportivo per mettermi in contatto con altre università, quindi non era affollato come al solito. Parecchi studenti con diverse uniformi erano stati visti passare e mescolarsi tra loro. Le lezioni erano state sospese perché l’evento era abbastanza grande. C’erano sfilate, bancarelle di cibo e cheerleader che erano venuti a fare il tifo.

La mia squadra era piuttosto impegnata perché era la speranza di tutte le competizioni sportive.

Avrei gareggiato nel taekwondo, nel judo e nel kendo, nonostante il poco tempo per esercitarmi, ma gli anziani credevano che sarei stato comunque il migliore.

Tem era nella gara di nuoto e Jom in quella del calcio. In mattinata eravamo stati impegnati con il programma di apertura allo stadio ma noi tre eravamo andati a cercare qualcosa da mangiare perché una volta iniziata la competizione dal pomeriggio alla sera, non ci sarebbe stato più tempo nemmeno per respirare.

«Stupende!» Jom socchiuse gli occhi verso le ragazze dell’università che passavano. Dovevo ammettere che era abbastanza piacevole per gli occhi vedere dei volti nuovi per rinfrescare la mia mente.

Aprii la bocca per accettare le polpette che il bastardo mi stava dando da mangiare quando mi guardai attorno e rimasi sorpreso nel vedere che forse non solo le ragazze erano interessate a me, anche gli uomini tendevano a guardarmi di più. Se mi avessero guardato normalmente non mi sarebbe dispiaciuto ma quelli erano sguardi strani e sorrisi maliziosi. 

«Dato che Porsche emana forti feromoni maschili, quelle facce deboli sembrano aver voglia di mangiarti.» Jom credeva ancora che io fossi il marito. Il bastardo di Tem rise così forte che strizzai gli occhi per guardare verso la direzione che stavano indicando.

Dall’aspetto del ragazzo, sapevo che era gay e probabilmente era aperto al riguardo. Sembrava piccolo e fragile mentre mi guardava dolcemente. 

Se non mi piacessero le ragazze, potrei diventare un marito, giusto?

«Cosa stai facendo?» All’improvviso Tem mi mise una mano sul braccio, poi posò la testa sulla mia spalla e la strofinò. Mi venne immediatamente la pelle d’oca.

«Smettila! Mi viene la pelle d’oca!» Mi affrettai a ritirare il braccio mentre Tem rise di gusto.

«Stai sognando ad occhi aperti? Stai pensando di essere un marito? Non osare nemmeno. Non puoi.» Il bastardo rise. Come faceva a sapere cosa stavo pensando?

«Come lo sai?»

«La tua faccia l’ha detto ad alta voce. Riesci a fare un’altra espressione che non suggerisca che vuoi divorare sul bastardo?»

Feci un respiro profondo, non sapevo nemmeno cosa stavo guardando, ma i miei occhi erano fissi su quella persona.

Proprio ora, ci sto pensando e mi diverto. Che cazzo?

«Perché? Non può essere mia moglie?» Feci finta di stuzzicare il bastardo.

«No! Non ce la faccio! Voi due?» Jom, che era andato a comprare dell’acqua, era appena tornato e sentì per caso quello che avevo detto. Il suo viso divenne pallido e sembrava quello di qualcuno che stava per morire.

«Eh, smettila di parlare. Sto per vomitare. Laggiù… Phra Rong (il santo monaco) sta camminando laggiù. Un personaggio secondario come me deve evitare certe cose.» disse facendo un cenno in direzione del nuovo arrivato che agitò la mano in lontananza.

«Vegas è il leggendario monaco? E chi è il protagonista?» Jom parlò di Vegas chiedendo a Tem.

chiuse la bocca con le polpette. Appena in tempo, mentre Vegas si fermò davanti a me.

«Buon giorno!» Vegas indossava l’uniforme di un’altra università oggi.

«Ciao, hai un aspetto affascinante.» Tem prese in giro Vegas dicendo che oggi aveva un bell’aspetto, dovevo ammettere che era vero.

«Devo essere bello, altrimenti come posso affrontare le persone qui presenti?» Vegas rispose scherzosamente.

«Allora, per chi fai il tifo? Tra lui e te?» Tem sorrise brillantemente a Vegas posò il suo sguardo su di me mentre parlava duramente. «Non importa in quale squadra sei, il mio cuore è sempre con te.» Vegas sorrise ampiamente e sembrava molto orgoglioso della sua esclamazione. Mi contorsi segretamente, sorrisi e ridacchiai stordito. Vidi Jom fare il gesto del vomito. 

«Siamo qui per mangiare. Vuoi ordinare qualcosa con noi?» chiesi piano e Vegas alzò le sopracciglia sorpreso. Era una semplice forma di distrazione che mi aveva fatto imbarazzare perché stava facendo il timido. 

«Andiamo.» disse in fretta, i suoi occhi brillavano. Sembrava soddisfatto di quello che gli dicevo e sembrava grato per questo.

Camminammo a lungo alla ricerca di una semplice bancarella di cibo al mercato, fino a quando non comprarono tutto ciò che volevano. Si sedettero al tavolo di legno e iniziarono ad aprire il cibo davanti a loro.

«Vuoi dell’acqua? Vado a comprartela.» Vegas si offrì.

«No, grazie. Vado io.» dissi timidamente.

Non è affatto una tua preoccupazione, dannazione!

Ogni volta che volevo pagarmi il pranzo, lui mi fermava e pagava per me. Quel maledetto ricco!

«Va tutto bene, ora vado.»

«Uffa, ok.» risposi. Onestamente, ero troppo pigro per camminare.

Mi dispiace disturbarti Vegas. Perchè mi coccoli così? Se lo fai, potrei abituarmici. Come con Kinn… Cazzo! Fermati!

«Oh beh, non devi nemmeno sforzarti troppo per ottenere qualcosa.» disse Jom, mentre mi fissava.

«Il bastardo di Vegas non è poi così male. Potrebbe prendersi cura di te.» Tem disse guardando la figura di Vegas ed io non potei fare a meno di alzare le spalle. 

Beh, Vegas era buono, sì. Quello che non andava bene era che avevo capito il motivo per cui lo stava facendo e anche se sembrava che non stessi protestando, non provavo proprio niente per lui.

Non mi sentivo bene, ma nemmeno mi sentivo male. Era più una linea piatta ed era completamente diverso da Kinn, dove tendevo a sentire qualsiasi cosa fino al punto di perdermi. Kinn poteva essere un pezzo di merda, ma in fondo lo volevo perché tirava fuori il mio vero io.

«Aspetta…» All’improvviso Tem si guardò intorno e le sue sopracciglia si aggrottarono con un’espressione seccata sul viso. Chiamò Jom e me finché non vidi cosa stava guardando.

«Quelli sono gli amici di Kinn.» Soffocai immediatamente quando vidi Time, Tae e Mew che indossavano la stessa uniforme di Vegas. Stavano passeggiando per il mercato ma non avevo ancora visto l’ombra di Kinn. Il solo vedere il suo gruppo di amici mi aveva fatto battere il cuore.

Sono nervoso, accidenti! Apparirà dal nulla?

Mi alzai all’improvviso dalla sedia, ma allo stesso tempo Vegas entrò con i drink. Stavo per voltarmi e uscire, quando urtai la soda che teneva in mano finché non si rovesciò sull’uniforme studentesca che avevo preso in prestito da Beam.

«Ehi, Porsche! Mi dispiace!» Vegas mise il bicchiere mezzo pieno sul tavolo prima di prendere un fazzoletto dalla tasca per asciugarmi il liquido dalla camicia. Mi guardai lentamente, il liquido marrone scuro colava lungo il lato destro della maglietta.

«Va tutto bene. Nessuno lo noterà comunque.» dissi prima di spingere vie le mani di Vegas e tirare via la maglietta dal mio corpo per evitare che il freddo e il bagnato mi toccassero il corpo.

«Puoi andare prima in bagno, vado a comprarti dei fazzoletti.» Tem disse poi corse verso il minimarket.

«Ti porto in bagno.» disse Vegas, tirando il mio braccio verso il bagno, così Jom dovette restare a controllare le nostre cose sul tavolo.

Oggi ho anche messo una camicia bianca, cazzo! 

Non c’era una regola nell’indossare delle polo come abbigliamento sportivo, la gente preferiva le uniformi ma non ero andato a casa e quindi non avevo scelta. Doveva essere il karma e poi il destino era arrivato giusto in tempo.

Il bagno più vicino era piuttosto affollato, ma non mi importava molto. Non appena raggiunsi il lavandino, sbottonai subito la camicia. 

Vegas mi guardò scioccato, stordito e incredulo. Prima che potessi andare oltre, mi afferrò in fretta la mano che stava per sbottonare l’ultimo bottone della mia uniforme.

«C’è molta gente qui.» Vegas si guardò intorno mentre la gente cominciava a guardare e prestava attenzione a ciò che stavo per mostrare.

Che cazzo?

«Sono tutti uomini.» dissi sconsideratamente. Perché dovevo essere imbarazzato quando vado a nuotare in piscina con il costume e semi nudo?

«No, vieni qui.» disse Vegas con voce profonda, poi mi tirò immediatamente nel cubicolo del bagno e lo chiuse.

Aspetta! Cosa hai intenzione di fare?!

«Ugh, posso farcela da solo. Puoi uscire prima?» dissi a Vegas, facendo pressione per dirgli visivamente di andarsene.

In quel momento, togliermi la maglietta mi sembrò più imbarazzante che farlo fuori. Eravamo in un posto stretto e lui continuava a fissarmi in modo strano. 

Pensi che oserò continuare? Sei pazzo!

«Non ci sono altri uomini qui.» Vegas disse sorridendo ma non era divertente, volevo che se ne andasse perché mi sentivo a disagio. 

Questa è una situazione rischiosa! Sono già finito in questa situazione con Kinn quindi non mi fido di nessuno.

«Esci!» lo esortai con ferocia.

Credi che mi svestirei? Non sono un idiota. Ammetto di essere stato stupido con Kinn ma non succederà più!

«Ok, ok.» Vegas alzò le mani e non riuscì comunque a trattenersi dal ridere. Afferrai la mia camicia sbottonata e la chiusi mentre Vegas apriva la porta e iniziava a uscire.

«Prestami anche un fazzoletto.» Vegas mi passò il fazzoletto prima di uscire, allungai la mano per afferrarlo e lui si voltò di nuovo per guardare.

«Muoviti!» Annuì e poi se ne andò davvero. Ma non appena uscì, improvvisamente si fermò sui suoi passi e chiamò quell’unico nome che non volevo sentire. Rimasi scioccato dal fatto che non riuscii reagire subito, quindi mi alzai rigidamente. Non ero sicuro di aver sentito bene.

«Kinn.» Vegas disse piano e in una frazione di secondo la faccia di Kinn apparve davanti a me. Si stava asciugando le mani bagnate con un fazzoletto, sembrava una coincidenza che ci fossimo incontrati proprio lì. 

«Cosa stai facendo?» La sua voce fredda mi penetrò nelle ossa e tremai. Il suo viso era imperscrutabile, mentre i suoi occhi mi squadravano dalla testa ai piedi. Le nocche mi si strinsero sui vestiti semiaperti. In neanche un secondo indovinai cosa stesse pensando. Vegas e io rimanemmo in silenzio, senza sapere cosa dire.

«Porsche!» Non appena si fece avanti, chiusi velocemente la porta. Appoggiai la schiena al muro e sentii il mio cuore perdere un battito. Cercai di tenerlo sotto controllo ma sembrava perdere il ritmo da solo.

«Apri!»

«Kinn, siamo a scuola.» Vegas replicò.

«Allora cosa stavi facendo?»

«Cosa c’è che non va Kinn? Perché sei così arrabbiato?»

«Ti ho chiesto cosa stavi facendo!»

«Beh… Sta a te decidere cosa vuoi pensare.» Le mie sopracciglia si aggrottarono alla sua risposta. La voce di Vegas diventò improvvisamente tagliente e ne rimasi sorpreso.

«Dannazione Vegas!»

«Ehi, Kinn! Siamo all’università! Calmati!» Sentii la voce di Time che si precipitò in bagno insieme ai suoi amici.

«Bastardo Vegas! A che gioco stai giocando con me?»

«Allora, è divertente?» Il tono di sfida era diverso da quello del Vegas brillante e allegro che avevo conosciuto. Corrugai la fronte mentre ascoltavo intensamente lo scambio di parole all’esterno.

«Usciamo Kinn.»

«Dannazione! Io e te non abbiamo ancora finito.»

«Facciamo in tempo, allora.»

«Basta Vegas! Esci, Kinn!»

Potevo sentire il caos fuori. Stavo sentendo tutto chiaramente ma non avevo ben capito la situazione. Sinceramente volevo solo andarmene ma temevo che non sarebbe finita lì. Per un attimo tutto tacque e sembrò tornare alla normalità, mi sedetti sul coperchio del water per molto tempo, cercai di calmarmi e di pensare a come affrontare la situazione.

«Stai bene?» Non appena uscii dal bagno, Tem, Jom e Vegas mi stavano aspettando nel corridoio.

«Devi tornare in palestra.» Vegas si avvicinò e mi diede una leggera pacca sulla spalla. «Se c’è qualcosa di cui potresti aver bisogno, chiamami. Poi nel pomeriggio verrò a fare il tifo per te.» Annuii e mi separai da Vegas, il cui viso sembrava preoccupato. Presi la mia borsa da Tem ed andai in palestra.

La mia mente era stata distrutta dagli eventi precedenti. Kinn aveva sempre influenzato il mio stato mentale. La costante pressione che mi aveva imposto mi aveva stressato a morte e temevo che questi sentimenti potessero influenzare la competizione.

Indossai la mia uniforme di Kendo, chiusi gli occhi per un momento per meditare e liberarmi del viso di Kinn che era incastonato nella mia testa. Volevo scusarmi con me stesso per essere stato così debole.

Scusate se mi sono fatto male di nuovo mentre stavo nuovamente pensando a lui. Mi dispiace di aver finto di stare bene anche se non era così, dentro di me mi sento quasi traumatizzato.

Dovevo sempre reprimere i miei sentimenti e non avevo idea di quando sarebbero esplosi, speravo non fosse proprio durante la gara, perché tutti quelli che facevano il tifo avevano grandi speranze per me.

«Patchara Kittisawat dell’Università xxx.»

Dopo aver sentito il mio nome, andai nel centro della palestra e cercai di concentrarmi il più possibile. Quando iniziò la competizione, sapevo che non stavo andando molto bene. Stavo cercando di concentrarmi e dimenticare la faccia di Kinn che avevo in mente, ma davvero non ci riuscivo. Era bloccato lì dentro.

«Concentrati!» gridò Beam. La competizione continuò ed anche se avevo vinto, il punteggio non era stato molto soddisfacente. Per tutta la giornata alternai gare e riscaldamento.

Non c’era stato alcun risultato di alcun round vincente. C’erano state solo strette e più volte avevo perso.

«Concentrati Porsche! Sembri fluttuare. Hai dormito?» Beam mi passò dell’acqua e un asciugamano freddo. Era arrivato il pomeriggio ed il torneo finale era quello di Judo. Mi misi l’uniforme e mi scaldai a lato.

Judo era lo sport in cui ero più capace, se non ero riuscito a farlo bene non era perché mi mancava il talento ma perché non ero riuscito a concentrarmi bene su quello che stavo facendo.

Diedi un’occhiata agli spalti e Vegas mi salutò con la mano insieme a Jom e Tem. La gara di nuoto doveva essere finita dato che erano venuti a tifare per me nella finale. Quando l’arbitro diede il segnale, mi avvicinai al mio avversario, chinai leggermente la testa e iniziai la partita. Tutto andò come pensavo. Ci furono momenti in cui ero stato in grado di bloccarlo e avevo provato a finire la gara velocemente diverse volte. Ma anche il mio avversario era bravo, quindi dovevo dare il massimo.

Interruppi il flusso dei pensieri nel mio cervello e presi una posizione rapida per attaccare l’avversario di fronte a me, ma nello stesso momento, qualcosa di lampeggiante catturò la mia attenzione verso la porta. Una figura alta e familiare camminava con i suoi amici. Kinn, con le braccia incrociate, rimase lì a guardare la mia gara e io mi irrigidii.

Persi la concentrazione e diedi al mio avversario la possibilità di sollevarmi e ributtarmi a terra. Era un knockout al 100% che aveva fatto vincere immediatamente l’avversario.

Chiusi ancora gli occhi, sospirando stancamente. Alla fine avevo perso.

E dovevo ammettere di aver perso davvero, avevo perso nel lasciare che le emozioni ossessive prendessero il sopravvento sulla mia mente, di nuovo.

«Mi dispiace.» Mi scusai con i senior appena lasciai la zona. Beam e i senior del quarto anno sembravano delusi.

Beam venne comunque a consolarmi, mi sentii così demoralizzato perchè avevo causato io la sconfitta. Avrebbe avuto un grande impatto sulla nostra facoltà ed io sarei stato il colpevole perché non ero riuscito a gestire le mie emozioni. Probabilmente tutti erano delusi da me e dal risultato in quel momento.

Con tutta la pressione che avevo avuto per tutto il giorno, mi sedetti da solo ed esausto nello spogliatoio. Altri iniziarono a uscire dalla palestra per guardare gli sport tradizionali come il calcio, che era stato il momento clou dell’evento. Anche due dei miei amici si scusarono perché Jom doveva prepararsi per gareggiare.

Mi sedetti lì con la mia uniforme da Judo ancora addosso senza il minimo impulso di muovermi, dimenarmi o cambiarmi.

«Porsche!» Una voce profonda mi chiamò da dietro, mi girai subito scioccato ricordando molto bene quel tono.

«Sbrigati e vai a casa.» Kinn si avvicinò a me, il suo viso era illeggibile. Non risposi, mi alzai dalla sedia, rimasi fermo e lo fissai.

Tutto intorno a me sembrò fermarsi. Le mie gambe non potevano muoversi anche se sapevo che Kinn si era fermato a pochi centimetri da me. La sua mano mi afferrò il braccio e mi tirò verso di lui.

«Perché stai scappando da me?» Kinn mi urlò in faccia finché non raccolsi tutte le forze che mi erano rimaste, gli levai la mano e mi allontanai da lui.

«Lasciami andare!»

«Perché stai scappando da me?» Si fece avanti ancora una volta. Il mio corpo indietreggiò automaticamente finché la mia schiena non andò a sbattere contro l’armadietto.

«Stai indietro!» Mi appoggiai al suo petto con tutta la forza, ma non ne avevo quasi più.

«Perché? Non posso starti vicino adesso? Non posso più stringerti? O è per Vegas? Non mi è permesso toccarti?!»

Guardai Kinn con rabbia. La sensazione di bruciore nel mio cuore tornò e stava facendo divampare le fiamme. Mi sembrava di essere stordito.

Sia le sue parole che la sua voce, quando avevo visto per l’ultima volta il suo viso così vicino? Una settimana? Due?

Perché diavolo mi è mancato?

I tonanti sentimenti che erano stati a riposo nell’ultima settimana tornarono a galla ancora una volta. 

«Di cosa stai parlando?» urlai di rimando. Mi ero reso conto di quanto fosse scuro il suo viso, non gli importava delle volte in cui mi aveva ferito. Gli importava solo di incolparmi e si concentrava sui suoi sentimenti.

Se sei arrivato a pensare che io e Vegas abbiamo qualcosa, sono senza parole.

«Ehi, pensi che io sia stupido? Che non riesca nemmeno a vedere cosa state facendo?»

Strinsi i pugni, alla fine, Kinn era sempre lo stesso stronzo che non mi aveva mai conosciuto,  non aveva idea di che tipo di persona fossi.

Avevo immaginato bene, a persone come lui non importava nulla di come qualcuno come me si sarebbe sentito in quel momento. Digrignai i denti e fissai gli occhi beffardi che mi guardavano con disprezzo.

«È così insopportabile il tuo desiderio che non ce l’hai più fatta e dovevi prenderlo all’università?» Si avvicinò di nuovo e strinse forte il mio corpo. Il suo viso era rosso dalla rabbia, il suo tono era tagliente e gli occhi mi trafiggevano a tal punto che non potevo sopportarlo.

«Cavolo!» spinsi senza paura il suo petto.

«Non pensare che io sia stupido dicendo che non hai niente a che fare con Vegas!»

«Oh sì! Sei stupido! Stupido a pensare che gli altri siano come te!» La mia pazienza si esaurì, lo presi per il colletto e lo tenni stretto con mani tremanti.

«Che tipo sarei?» Bastò lo sguardo di sfida sul suo volto a darmi così tanto dolore.

Bastardo! Come osi negarlo?! Come puoi farmi del male in questo modo?!

Rimase immobile, non cercò nemmeno di difendersi, mi permise di tirargli il colletto con tutta la forza. Il suo sguardo penetrante il quel momento era vuoto, lo fissai finché non mi sentii stordito.

«Non l’ho fatto in giro come te!» Anche se gli stavo urlando contro, il tremito incontrollabile della mia voce era lì.

«Non ho detto che l’hai fatto in giro. Ho detto che l’hai fatto con Vegas!» Il suo tono e il modo in cui lo diceva erano così offensivi che esplosi. 

È troppo Kinn!

«Vuoi che lo faccia, vero? Eh?!» spinsi Kinn a terra prima di alzare la mano per dargli un pugno e liberare tutta la frustrazione che era rimasta intrappolata nel mio cuore per diversi giorni.

«L’hai già fatto!» Continuò a gridare. Il suo sguardo fissava il mio pugno tenuto a mezz’aria prima di accettare la sfida, mi teneva per i capelli e mi sfidava senza sosta.

«Dannazione! Se lo faccio, sarai soddisfatto? Se lo faccio, sarai soddisfatto e smetterai di prendermi in giro, giusto?» Finii di mordermi forte il labbro. Non importava quanto volesse liberarsi dalla mia presa, tutto il suo corpo iniziò a tremare, non aveva abbastanza forza per spingermi via da lui.

«Smetterò di giocare con te. Non devi preoccupartene.»

Il mio cuore si strinse così forte che sentii il dolore in tutto il petto, le mani che erano a mezz’aria erano più strette di prima. Ero così arrabbiato con me stesso per aver voluto prenderlo a pugni in faccia con tutte le mie forze dopo il suo discorso offensivo.

Ma non potevo e sfogai la mia angoscia sbattendo il pugno a terra a pochi centimetri dal suo viso. Presi il pavimento a pugni così forte che iniziai subito a sanguinare ma non potevo ferirlo.

Perché cazzo non volevo ferirlo anche se mi stava facendo del male? Faceva così male, un dolore che non aveva mai provato prima.

Quante volte? Quando imparerò la lezione? Fanculo!

Quando era così doloroso era meglio ferirsi fisicamente e non mentalmente. 

«Allora, smettila di prendermi in giro!» Non potevo più fermare le mie emozioni. La capacità del mio petto, che aveva cercato di ingoiare tutto, era arrivata al limite. Si dissolse gradualmente mentre le lacrime cominciarono a scorrere fino a quando il viso di Kinn diventò sfocato. Il mio pugno colpì il terreno così forte e sentii il sangue fuoriuscire, ma stranamente ero insensibile e non sentivo il dolore poiché l’angoscia nel mio cuore era più forte.

«Porsche! Cosa stai facendo?!» Kinn disse in stato di shock. Si affrettò a prendermi il pugno e mi impedì di colpire ripetutamente il suolo.

«Perché, ti importa di me?» cercai di scrollarmi di dosso il braccio, ma Kinn lo tenne stretto.

«Porsche, che diavolo stai facendo?» Kinn continuò a guardarmi scioccato mentre le lacrime scorrevano sul mio viso.

Questo è imbarazzante!

«Smettila di prendermi in giro. Solo perché mi hai visto con Vegas, o è stato a causa di Tawan? O di Marsh? O è stato perché ti sei stufato di me?» Non volevo assolutamente essere così, ma nella mia mente in quel momento, sembrava che qualcuno mi avesse messo dieci coltelli nel petto.

Quella scena esatta era stata la ragione per cui non volevo parlargli o vedere la sua faccia, perché mi sarei sentito debole e mi sarei sentito sconfitto.

Dovevo lasciare che si prendesse gioco dei i miei sentimenti?

Non voglio vederti. Non voglio che tu mi veda così. Ho sempre saputo che se ti avessi affrontato sarebbe finita così. Ho cercato di scappare per tutto questo tempo…

«Porsche..»

«Ne ho avuto abbastanza, idiota! Puoi farlo con chiunque Kinn. Puoi ferire i miei sentimenti, non importa cosa fai, ma non venire a disprezzarmi. Non accusarmi di farlo con nessun altro! Non sottovalutare i miei sentimenti!» 

Le lacrime che erano state trattenute per molto tempo, scorrevano come se non ci fosse un domani davanti alla persona che non volevo vedere più. Piegai lentamente il viso contro il suo petto. Dato che mi aveva bloccato il braccio e non avevo più forza per combatterlo, nascosi semplicemente il viso nella sua maglietta e lasciai scorrere le lacrime. Quella scena era terribilmente disgustosa ma non avevo potuto farne a meno. Non volevo che mi vedesse piangere, quindi stavo nascondendo solo la mia debolezza. Per tutta la vita, avevo pianto raramente ed era stato così difficile farmi piangere, ma avevo versato lacrime per questo stupido bastardo, più di una volta e non potevo fermarmi, cazzo!

«Porsche… Io…» Kinn mi abbracciò. Volevo spazzarlo via, non volevo che mi toccasse, ma non potevo fermarlo. Persi tutte le mie forze ed il mio controllo quando vidi la sua faccia.

«Se ti sei stancato di me, dimmelo. Una parola. E smetto.» La mia voce tremò finché non fu più incontrollabile. Cercai di ingoiare il groppo in gola per non sembrare più patetico.

«Non sono stanco di te.»

«Non ti sei stancato? Te lo sto chiedendo seriamente, Kinn… Perché mi hai ingannato? Come ti senti? Sei soddisfatto di vedermi così?»

«…»

«La cosa tra noi… Cos’era?»

«…»

«Cosa sono io per te?» Ogni parola diventava sempre più difficile da dire. Faceva male. Faceva così male che non ne potevo più. Era più doloroso di prima. Invece di rispondere in modo che tutto venisse chiarito, Kinn rimase in silenzio. Il dolore che mi filtrava dal petto raddoppiò.

«Un sollievo alla tua solitudine?… Per divertirti ogni giorno? Aspettavi che tornasse Tawan, giusto?» Infine, dissi che quello che Kinn mi aveva mostrato dall’inizio era solo il suo modo per sfogare la solitudine e il dolore che Tawan aveva causato.

Quanto a me, ero solo uno strumento per alleviare la sua tristezza. Perché quando Tawan era tornato, dovevo andare via. Pensavo di piacergli anche io ma ero solo un sostituto!

«No.» Kinn mormorò dolcemente e mi avvolse ancora più forte tra le sue braccia.

Lasciai fluire i miei sentimenti, quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei fatto, quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei agito da stupido.

«Porsche. Andiamo a casa.» Kinn allungò una mano e mi accarezzò dolcemente la testa ma non poteva alleviare il mio dolore in quel momento. Presi un respiro profondo, raccolsi tutto il mio coraggio per chiedere la cosa che volevo sapere di più.

«Mi hai mai amato?» Mi morsi forte il labbro dopo aver fatto la domanda stupida. La risposta era stata chiara dal giorno in cui avevo deciso di andarmene e non sapevo che tipo di risposta speravo, ma il silenzio che ne seguì rafforzò il mio sospetto. Avevo sempre avuto ragione.

«Allora lasciami andare. Ti supplico, non farti più vedere. Smettila di preoccuparti per me. Smettila e basta.» La sentenza di supplica mi fece singhiozzare ancora di più. Quella volta ne avevo avuto davvero abbastanza. Odiavo Porsche debole. Odiavo quelle persone che impazzivano per cose stupide come l’amore e odiavo me stesso per essere diventato uno di loro.

Kinn si sedette invece e mi mise a cavalcioni sulle sue ginocchia, poi mi abbracciò più stretto. La mia faccia era ancora sepolta nel suo petto.

Non volevo stargli vicino, non volevo che mi toccasse, non volevo sentire quel profumo familiare del suo corpo perché mi rendeva più triste.

Non sarei mai stato abbastanza per quella persona. Onestamente avevo detto che mi ero aperto per lui e avevo sentito com’era veramente amare qualcuno a parte mio fratello. In poco tempo ero diventato emotivamente dipendente da lui e mi ero sentito tradito. La fiducia nell’amore che avevo una volta, ora era svanita.

«Andiamo a casa e parliamo.»

«No, per favore Kinn, ti prego.» Cercai di raccogliere i miei pensieri e mi liberai dalle braccia di Kinn. L’abbraccio che tanto desideravo prima, oggi, lo odiavo.

Non era caldo né mi sentivo come prima. Avevo provato così tanto dolore che il mio cuore era diventato insensibile. E non credo che mi sarebbe passata presto.

«Porsche, andiamo a casa e parliamone.» Si allontanò e mi guardò con occhi penetranti. I suoi occhi tremolarono per un momento finché non riuscii più a sopportare il modo in cui mi stava guardando. Si chinò e mi baciò dolcemente la fronte, dovetti perciò allontanare il mio viso da lui.  

«Lasciami andare! Liberami. Non ce la faccio più.»

Se lo stava facendo per pietà, non lo volevo nemmeno di più. Non avevo idea di quanto fossi brutto con tutte queste lacrime sul viso, ma non mi importava più. Non mi importava come lo faceva sentire il mio stato, stavo già soffrendo molto, ero terrorizzato e non gli avrei permesso di farmi ancora più male.

«Kinn, cosa stai facendo?!» La voce di Vegas e la sua figura alta mi strapparono dalle braccia di Kinn. Le mie lacrime non si fermarono, non importa quanto avessi cercato di trattenerle. Mi allontanai e mi sedetti prima di asciugarmi il viso con le maniche.

«Vegas, non entrare, non sono affari tuoi!» Kinn cercò di tirarmi indietro ma io gli schiaffeggiai vigorosamente la mano.

«Porsche, cosa c’è che non va?» Vegas si avvicinò e si sedette accanto a me prima di mettere il suo braccio intorno alla mia spalla.

«Dannazione a Vegas! Lascia andare il mio uomo!»

«Io non sono tuo!… Vegas, fammi uscire di qui per favore.» spinsi Kinn a terra, poi mi voltai verso Vegas, pregandolo di farmi uscire di lì.

«Andiamo…» Vegas non si trattenne e mi sollevò da terra, ma Kinn lo spinse finchè inciampò e cadde a terra.

«Se hai davvero il coraggio di prenderlo, dai. Mettimi alla prova.» La voce di Kinn, che prima si era ammorbidita, si era alzata di nuovo con rabbia. Era furioso.

«Sì! Oso! Che diavolo stai facendo? Sei impazzito?» Vegas rispose con voce severa. Il suo viso era ugualmente aggressivo ed entrambi sembravano feroci e terrificanti allo stesso tempo.

«Non essere odioso Vegas.» Kinn indicò Vegas incredulo.

«Perché non posso essere testardo come te? Stai dicendo che è il tuo uomo e stai trattando la tua gente in questo modo? Ammettilo, hai fatto una cazzata! Se fosse qualcuno che amo, non avrei mai ferito i suoi sentimenti in questo modo!»

«Cosa ne sa una persona come te dell’amore?»

«E tu Kinn? Conosci l’amore? Risparmimi la predica!»

«Vegas, bastardo!»

Kinn si precipitò dentro e tirò verso l’alto il colletto di Vegas che non sembrava affatto spaventato. Le sue labbra si contrassero in un sorriso beffardo, provocando ancora di più Kinn, il cui viso quasi bruciava.

«Oh… Ma penso che quello che hai fatto sia meglio. Perché mi piace e penso che potrei prendermi cura di lui meglio di te.»

Vegas prese a pugni Kinn in faccia e non potei fare altro che guardarli alternativamente. Kinn aveva un temperamento focoso che conoscevo, ma Vegas che sembra così feroce, mi faceva sentire strano.

«Se non hai niente di buono da dire! Stai zitto!» Kinn diede un pugno a Vegas finché la sua faccia non sussultò per il sangue sul lato delle sue labbra. Mi alzai lentamente da terra, il mio cervello non riusciva a elaborare tutto, ma mi trovavo tra Kinn e Vegas. Quest’ultimo si sfregò la bocca sanguinante con le dita, poi le sollevò per guardarle e fece una dolce risata beffarda.

«Kinn non sei diverso da tuo fratello maggiore. Bravo in questo, ma usa sempre la forza.» Gli occhi di Vegas guizzarono per guardare Kinn di traverso.

«Se lo fai, non chiamarmi nemmeno fratello!» Kinn non riusciva ancora a controllare la sua collera, era furioso.

«L’hai detto tu stesso!» Vegas alzò il pugno e atterrò sul viso di Kinn con tutta la sua forza.

«Ehi fermatevi!» urlai contro di loro ad alta voce. Kinn non si arrese, cercando di colpire ancora Vegas. Mi avvicinai in fretta per tirare Kinn e lo gettai via per impedire a Vegas di colpirlo di rimando.

«Vieni da me Vegas!»

I due stavano ancora per saltarsi addosso finché non dovetti fermarli con entrambe le mani. 

«Basta Kinn!!» Spinsi Kinn contro il muro poi mi misi di fronte a lui e Vegas.

«Smettila con la tua follia! Smettila di prendermi in giro!» urlai a squarciagola.

«Porsche, vieni a casa con me.» Kinn si avvicinò per afferrarmi il polso, cercando di trattenermi con la sua forza.

«Smettila di forzarmi! Bastardo! Mi dimetto e smettila di prendermi in giro perché non interferirò più con la tua vita.» Tolsi la sua mano dal mio polso e lo spinsi forte.

«Porsche non dire così!» Kinn stava per avvicinarsi di nuovo a me, ma questa volta Vegas si mise in mezzo.

«Basta!» Vegas disse con rabbia.

«Vegas!» Mi affrettai a tirare indietro il braccio di Vegas per impedire a Kinn di piombare su di lui e litigare di nuovo.

Kinn si fermò di colpo, il suo sguardo si posò sulla mia mano che stringeva forte il braccio di Vegas. I suoi occhi erano illeggibili, tremarono per un momento prima che distogliesse lo sguardo.

«Andiamo, Porsche.» Vegas, invece, si mosse per tenermi la mano e gli permisi di guidarmi perché mi sentivo così debole che avevo bisogno di qualcuno che mi sostenesse. Sentivo ancora il dolore del silenzio di Kinn, quello di un momento fa.

Mi era bastata una risposta chiara e non detta per uscirne. Ero così stanco di farmi male e non volevo più farlo.

Prima di andarmene, ripresi la mia borsa. Kinn rimase immobile, stordito e immobile. Vegas mi stava ancora tenendo stretta la mano e ora volevo dire un’ultima parola. Perché le sue parole offensive erano ancora in agguato nella mia testa. Volevo che sapesse cosa ne pensavo.

D’ora in poi, non sarei più tornato da lui.

«La cosa che ti preoccupava di me è che potessi andare con qualcuno.» Usai i miei occhi per enfatizzare quello che volevo dire, e guardai Vegas, poi mi voltai di nuovo verso Kinn. «Non ho mai fatto nulla, non avrei mai pensato di farlo. Ma ora sto iniziando a pensarci.»

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