TRIAGE – CAPITOLO 8

Loop 8

Mi svegliai con la sensazione di star affogando. Qualcosa come un macigno era fermo sul mio petto e mi impediva di respirare. Aprii gli occhi in preda al panico. Alzai la mano per tenermi il petto, ma quello che toccò la mia mano era qualcosa di morbido e caldo che emise un gridolino rumoroso come se volesse svegliarmi.

Oh, era il mio gatto. Rimasi sorpreso. Zibra, un gatto persiano bianco di pura razza, mi guardava in faccia contento perché sapeva che mi ero già svegliato. Miagolò di nuovo e dopo avermi calpestato di nuovo il petto con alcuni giri su se stesso saltò giù dal letto. Mi misi a sedere, alzai la mano per sistemare i capelli arruffati dalla dormita e mi guardai intorno osservando il luogo in cui mi ero addrmentato. Ero nella camera da letto dell’appartamento che avevo preso in un residence alla moda nel periodo di praticantato al pronto soccorso. La mia stanza era esattamente il tipo di stanza di un uomo single sulla ventina. Nessuna organizzazione degli spazi e i vestiti rigorosamente ammucchiati in un angolo. Fissai il copriletto di Rilakkuma con la mente persa nel vuoto, ma avevo la strana sensazione di star dimenticando qualcosa.

«…Tol!!» Inaspettatamente gridai tanto forte da spaventare Zibra che si voltò a fissarmi. Con la mano tastai freneticamente la testiera del letto, presi il telefono e controllai l’ora. Erano le 8:32 del 17 marzo.

«Sono tornato davvero indietro.» Guardai incredulo di nuovo l’ora sul telefono. Avevo appena dimostrato che la mia teoria era fondata. Se fossi tornato a dormire in un posto specifico allora mi sarei svegliato al giorno in cui vi avevo dormito l’ultima volta. 

Ma c’era qualcosa di strano. Mi ero svegliato dimenticandomi temporaneamente di Tol diversamente dalle volte precedenti, quando il ricordo di Tol riaffiorava non appena avevo aperto gli occhi.

Non importava granchè. Forse ero davvero stanco e questo mi aveva confuso un attimo. Ma potevo ancora ricordare tutto ciò che mi aveva portato in quella strana situazione. Mi alzai dal letto e mi diressi direttamente alla ciotola del cibo per gatti, presi un sacchetto di cibo e lo versai nella ciotola. Non avevo intenzione di diventare schiavo di un gatto, ma dal momento in cui avevo deciso che mi sarei preso cura all’insaputa di tutti di quella principessa, Zibra era diventata innegabilmente la mia padrona. Zibra mi ricordava Mind, la mia ex ragazza, bella, carina, egocentrica, che mi ordinava di fare le cose come se fossi il suo schiavo. All’inizio avevo ignorato tutti i suoi difetti per via dell’amore che c’era tra noi, ma alla fine la nostra relazione non era andata avanti. Io e Mind avevamo chiuso una relazione di cinque anni quando avevo iniziato il mio primo anno di specializzazione e dopo mi ero trasferito. 

Presi un asciugamano ed entrai in bagno. Quel giorno dovevo fare un turno pomeridiano. Anche se la sera prima non avevo finito di preparare le slides per la presentazione, non mi importava perché avrei finto un malore. Avevo tutto il giorno per cercare Tol e, se avessi avuto un pò di fortuna, magari lo avrei incontrato mentre scendeva al piano terra della facoltà, proprio come nel loop precedente. Ma se così non fosse andata, allora mi sarei messo d’impegno a cercarlo.

********

Punto uno: vietato parlare dell’incidente. Tol non mi crederà mai.

Punto due: non parlare della ragazza, perché Tol penserà che sei il suo ex fidanzato.

Ripetevo a me stesso questi promemoria mentre camminavo verso l’edificio della Facoltà di Economia aziendale. L’atmosfera circostante quel giorno non era diversa da quella che tecnicamente avevo trovato l’indomani nel loop precedente. Indossavo una maglia nera con scollo a V e un paio di semplici jeans tanto per sembrare una persona normale eppure notai che alcune ragazze stavano guardando nella mia direzione. Il gruppo di studentesse forse era sorpreso di vedere un uomo più grande andare in facoltà per aspettare la propria ragazza. 

Erano le 10 del mattino. Se avessi aspettato altre 2 ore avrei solo perso tempo. Decisi così di andare verso un gruppo di studenti seduti non lontano che chiacchieravano tra loro. Era un gruppo di due uomini e tre donne.

«Scusate.» Interruppi la conversazione dei ragazzi: «Conoscete un ragazzo di nome Tol Aekarin?»

Una delle ragazze che indossava gli occhiali mi guardò con stupore, mentre gli altri mi guardarono con sospetto: «È un mio amico.»

Sorrisi felice. Se era un’amica, c’era un’alta possibilità che sapesse dove si trovava Tol in quel momento. «Vorrei solo incontrare Nong Tol. Sai dov’è adesso?»

«Proprio ora ho visto che camminava da quella parte.» Uno dei ragazzi indicò la direzione alle mie spalle e io mi voltai per vedere dove stesse indicando. «Camminava portando un bouquet di fiori.»

Mi accigliai. Fiori? 

«Oh… oh, grazie mille.» E poi corsi via verso il cortile aperto sotto l’edificio che mi aveva indicato. Mi fermai guardando sia a sinistra che a destra in cerca di Tol. Un ragazzo con in mano un bouquet di fiori doveva spiccare tra la gente eppure ancora non ero riuscito ad intercettare il mio bersaglio. 

«Woooowww!» Il suono di un applauso proveniente da una piccola folla mi fece girare rapidamente per vedere la fonte di tale clamore. Sentii un forte trambusto provenire da un angolo dell’edificio. Corsi incontro alla folla di persone che se ne stavano in piedi brandendo il loro telefono per fotografare due studenti, un ragazzo e una ragazza, proprio al centro della folla. La bella ragazza aveva tra le mani un grande mazzo di fiori, si guardava intorno intimidita mentre il ragazzo in piedi accanto a lei la guardava con un sorriso. Guardai lo spettacolo di fronte a me esterrefatto.

«Lui vorrebbe che si fidanzassero.» La voce di qualcuno vicino a me era poco più di un sussurro eccitato.

«Chi è quella ragazza?»

«P’Mai? Lei è la cheerleader della Facoltà di Lettere.»

Rimasi ad ascoltare raccogliendo tutte le informazioni in silenzio. Guardai Tol mentre ancora sorrideva. Dato che anche io avevo flirtato con delle ragazze e avendo avuto una ragazza prima, guardandoli sentivo che l’atmosfera tra quei due giovani era strana. Forse stavo solo pensando troppo, ma gli occhi di Tol non sembravano gli occhi di un uomo che guardava la persona che amava. Sembrava… irreale.

«Grazie.» Disse Mai ed il suo viso bianco e limpido si illuminò.

«Sì, è adatto a una bellezza come te.»

I ragazzini di oggi possono parlare tranquillamente con una faccia come questa?!

Mi girai ed abbandonai la scena. Tol aveva appena chiesto alla cheerleader della Facoltà di Lettere di essere la sua ragazza.

E adesso ci sarà spazio nella sua testa per uno sconosciuto come me?

Mi sedetti su una panchina accanto ad un ragazzo alto e dalla carnagione chiara, simile a quella cinese, che mangiava dolci mentre leggeva. Dovevo aspettare che la scenetta romantica tra di Tol e la fidanzata terminasse prima di fare gradualmente il mio ingresso in scena. Rimasi seduto a guardare Tol da lontano per molto tempo finché non sentii il ragazzino accanto a me tossire. Mi voltai per vedere cosa fosse e lo vidi tenersi la gola con una mano lasciando cadere a terra il sacchetto di dolci. Il suo respiro sembrava affannoso e la sua faccia arrossata.

«Nong! Cosa c’è che non va?» Chiesi allo studente. Lui iniziò ad indicare la gola in preda al panico. Spalancai gli occhi ed il mio sguardo si posò sul pacchetto di dolci caduto in terra. Erano dei fagioli lisci, tondi e ricoperti di farina. E immediatamente mi avvicinai a lui tenendolo per una spalla. «Nong, puoi ancora parlare?»

«… S…. si…. s… bloccato.» Rispose con voce roca.

Annuii. «Nong, ascoltami. Calmati e cerca di tossire. Tossisci forte e continuamente.» 

Lo studente obbedì facendo ciò che gli avevo detto. Cercò di sputare fuori il dolciume mentre io gli davo dei colpi sulla schiena e lo incoraggiavo a tossire forte. «Tossisci, più forte! Così, bene! Buttalo fuori!»

La mia voce forte attirò l’attenzione delle persone intorno a me. Osservai da vicino i sintomi che il ragazzo presentava. Il fatto che potesse ancora parlare indicava che il corpo estraneo non era arrivato ancora a bloccare la trachea al 100%. La tosse lo avrebbe efficacemente spinto fuori.

Finché il ragazzo non prese a tossire senza emettere un suono…

Mi alzai velocemente. Il medico del pronto soccorso che era in me prese il sopravvento. Quello era un chiaro segnale che la trachea era completamente ostruita. D’istinto, lo studente alzò entrambe le mani portandole alla gola cercando di respirare, ma inutilmente. Lo presi per un braccio, facendolo alzare in piedi, posizionandomi alle sue spalle. Lo avvolsi da dietro posizionando la mano sinistra sulla bassa trachea e l’altra immediatamente sopra. Dopodiché, con una sufficiente pressione schiacciai il suo petto. 

Ripetei la manovra un paio di volte ed il fagiolo rimbalzò fuori dalla bocca dello studente che prese a inspirare con forti sussulti. Le sue due gambe cedettero tanto da sprofondare in ginocchio. Lo afferrai al volo e sostenendolo feci modo di farlo sedere sulla sedia. Respirava affannosamente, ma il suo viso sembrava estremamente sollevato.

«Art!» La voce che chiamava quel nome suonava familiare. Mi girai a guardare la persona che era appena accorsa. Ero abbastanza sicuro che si trattasse di Tol. «Qualcosa non va?!» 

Art aggrottò le sopracciglia mentre si teneva la pancia come quando si aveva una colica ed alzò la mano in un gesto che chiedeva qualche istante per riprendersi e respirare. Tol si girò per guardare me che me ne stavo lì accanto. Mi guardai intorno e venni catturato dallo sguardo di Tol. Fissai a lungo il suo viso prima di capire di dover dire qualcosa: «Oh… oh un istante fa un fagiolo si è bloccato nella sua trachea, ma sono riuscito ad espellerlo. Non c’è niente di cui preoccuparsi.»

«Ai’Art, sei quasi morto.» Tol strinse preoccupato la spalla del suo amico. Si girò a guardarmi. 

«Grazie mille phi.»

Quella era la prima volta che Tol mi parlava in modo gentile. Sorrisi ampiamente, sentendo il mio cuore gonfiarsi alla grande. «Hey, non importa…Sono un medico.»

Art si voltò a guardarmi in faccia con stupore. «All’improvviso… all’improvviso c’è un dottore… seduto accanto a me mentre stavo soffocando.» Art alzò entrambe le mani in un wai verso di me. «Grazie phi.»

«Stai bene? Aspetta, ti porto in ospedale.» chiese Tol al suo amico.

«No. Adesso sto bene.» Art inspirò profondamente e lentamente si rilassò. «Fa un po’ male. Dottore, sei davvero forte.»

Notai solo allora la discreta quantità di studenti attorno a noi che ci stavano guardando. Una di loro, Mai, che teneva in mano il bouquet di fiori. Anche tutti gli altri mi stavano guardando con ammirazione. Guardai Tol che era proprio davanti alla mia faccia. La mia occasione era già arrivata. Dovevo fare qualcosa per conoscere Tol.

«Nong…»

«Dottore.» Inaspettatamente Tol mi interruppe. «Se sei libero, pranza con noi. Lascia che ti offra il pranzo per ringraziarti di aver salvato il mio amico.»

Art gradualmente annuì. «Se non ti disturbiamo molto vieni con noi. Offrirò io stesso.»

Stava andando tutto liscio più di quanto avessi immaginato. Per poco non esultai con un urlo di gioia…Evvai! «N… nessun problema Nong. Non c’è bisogno di offrire, va bene.»

Art puntò dietro la mia schiena. «La mensa della mia facoltà ha una buona caffetteria. Se non vuoi mangiare, lascia che ti offra un caffè.»

Sorrisi. «Allora… il caffè va bene. Semplice e buono.»

Tol annuì, segno che era d’accordo con il suo amico, poi andò dritto dalla ragazza che teneva il bouquet di fiori. «Andremo con questo Phi in caffetteria per offrirgli un caffè. Poi andremo a mangiare insieme a mezzogiorno.»

Mai posò il suo sguardo su di me. Era bellissima e sembrava arrabbiata; a quella vista il mio respiro si fermò. «Non posso venire anch’io?»

Ecco già la prima richiesta, in bocca al lupo Tol. 

Guardai Tol sorridendogli curioso di vedere come avrebbe risolto quel problema. Tol aveva un’espressione corrucciata, poi respirò sommessamente. «Potete venire entrambi.»

Fantastico. Avere una moglie significava assecondare ogni suo desiderio. Lo trovavo corretto.

***********

La caffetteria in cui mi portarono Tol e Art si trovava dietro l’edificio della Facoltà di Management, collegato alla caffetteria dove gli studenti si sedevano e mangiavano insieme sporadicamente. La caffetteria era piccola e decorata in modo adorabile. Ero ancora bloccato a guardare il menù dietro il bancone mentre Tol e Art avevano già ordinato i loro menù abituali.

«Mai, tu cosa prendi?» Tol si girò per chiedere alla sua ragazza che si era unita a noi. Osservai Tol mentre prestava tutte le sue attenzioni alla sua ragazza tanto che non rimaneva nessun spazio dove inserirmi per familiarizzare con lui. La persona che però in quel momento era molto interessata a me era Art, il ragazzo a cui avevo appena salvato la vita. 

«Il Caramello Macchiato è il caffè più delizioso dei trenta presenti. Vuoi provarlo?» Art indicò il menù e si girò a guardarmi con un ampio sorriso. «Oppure ti andrebbe del tè verde miscelato, o forse del Nestea, o del latte caramellato?»

«Ehm…» Notai come le ragazze della caffetteria sorridevano divertite dalle attenzioni che Art mi stava dedicando. «Un espresso doppio, senza zucchero grazie.»

La scelta del caffè per me era da sempre una cosa difficile. Per reggere tutto lo studio necessario per essere un medico per sei anni, per lavorare per altri tre e infine per concludere i successivi avevano reso il mio organismo immune alla caffeina che non aveva più alcun effetto sul mio corpo. Art spalancò la bocca quando sentì cosa avevo scelto da bere. «Va bene. E… dove lavori come medico?»

«Sono un medico del pronto soccorso.» Risposi. Tol si girò a guardarmi, apparentemente iniziava ad interessarsi. Art spalancò gli occhi.

«Non solo sei un medico, ma anche uno del pronto soccorso. Sono davvero fortunato.» Art si girò a guardare Tol eccitato, poi si voltò verso di me. «Come ti chiami phi?»

Sorrisi con l’angolo della bocca, guardai Tol che mi stava osservando. 

Ricorda bene questo nome Tol. 

«Mi chiamo Tihn.» Tol e Art annuirono. Solo Mai andò a sedersi per nulla interessata. Ero molto soddisfatto di essere arrivato così lontano. Tol ed io ci conoscevamo già. Dovevo sbrigarmi a dire a Tol di stare attento, di non prendere la macchina l’indomani sera.

«Nong Tol.» Pronunciai il suo nome e Tol alzò le sopracciglia in un’espressione super stordita. Potevo solo chiedermi cosa avevo fatto di sbagliato finché Art non disse qualcosa.

«Phi conoscevi già Tol?!»

Merda. Nessuno ci aveva ancora presentato e non avrei dovuto conoscere il nome di Tol!

«Sì.» La tensione tra me e Tol si poteva tagliare con il coltello e vedevo quanto Tol si sentisse pesantemente a disagio. «Beh… lo conosco per via di un gruppo di mie amiche. Qualcuno di così bell’aspetto è piuttosto famoso, ne ho sentito parlare. Nong Tol è famosissimo tra loro e di conseguenza so già come si chiama.»

«Sì sì, vero questo qui è un vero e proprio idolo della rete, lo conoscono tutti.» Art non sembrava dubitare della mia insolita risposta. La faccia di Tol però non mostrava alcuna espressione, ma almeno non sembrava più così sospettoso per aver pronunciato distrattamente il suo nome.

Tihn, oramai la tua coscienza è completamente persa da qualche parte.

«Ok, ma tornando a te, cosa ci fai qui?» Art rimaneva la persona più interessata a me e non smetteva di fare domande. Avrei voluto che Tol si fosse interessato a me tanto quanto Art.

«Stavo cercando qualcuno che conosco, ma non so nemmeno come contattarlo.»

«Chi è? Se lo conosciamo ti aiuteremo a cercarlo.» Il giovane studente di fronte a me aveva gli occhi scintillanti mentre mi offriva il suo aiuto.

«Va… va tutto bene. Sono venuto qui, ma l’ho aspettato nel posto sbagliato.» La persona che avrei dovuto conoscere, doveva essere di una buona facoltà. «È di ingegneria.»

«Oh, praticamente non conosco nessuno in ingegneria. Potrei non essere in grado di aiutarti.» Il viso del ragazzino cinese diventò pallido per il rimpianto. Sbirciai il viso di Tol che era interessato ai dolci in vetrina. «Ma non è stato un male arrivare nel posto sbagliato. Dovevo aiutare Nong e così conoscere voi due.»

«Sì sì. Anche io sono molto felice di averti conosciuto P’Tihn.» Poi all’improvviso Art si avvicinò e sorprendendomi mi abbracciò in vita. 

Non è questo quello che voglio! 

«Se non ci fossi stato tu a quest’ora avrei potuto essere già morto. Phi, sei il mio eroe. Per favore, accettami anche come tuo fratello minore.»

Posai il mio sguardo su Tol in cerca di aiuto e credetti che Tol stesse ridacchiando.

«Lascialo andare altrimenti potresti essere colpito accidentalmente dal piede del dottor Tihn.» Disse Tol. Art sussultò, si allontanò e mi regalò un sorriso asciutto. «Mi dispiace a nome del mio amico.»

«Tutto bene.» Sorrisi seccamente. Ad essere onesti, improvvisamente avere un uomo che mi abbracciava mi aveva fatto venire la pelle d’oca. «Esser stato abbracciato solo da una ragazza prima rende questa una bella esperienza strana.»

Dopo aver finito di bere il caffè insieme, io e i ragazzi lasciammo la caffetteria. Non sapevo come avrei fatto a parlare da solo con Tol. Lui era una persona che non parlava molto. La sua espressione calma e piatta non tradiva alcuna emozione. Ero una persona che interagiva bene con gli altri eppure sentivo che sarebbe stato difficile interagire con lui. Se al posto di Tol avessi avuto una persona come Art, non avrei avuto problemi a convincerlo delle mie parole e di certo il giorno seguente non avrebbe lasciato casa sua. 

«Mai, ti andrebbe di andare a mangiare della pasta Tom Yam dopo?» Le chiese Tol. Ecco che la situazione diventava di nuovo difficile. Tol stava tornando a focalizzare tutte le sue attenzione sulla sua ragazza.

Come farò adesso a costruire una certa intimità tra di noi?

«Nong, nong.» Dal momento che le nostre strade stavano per dividersi ne avrei approfittato per chiedere a Tol il contatto. «Vorrei aggiungerti su Facebook. Così la prossima volta potremmo andare a fare un giro insieme.»

«Certo phi!» Come previsto la persona più eccitata all’idea si rivelò Art. Quanto Tol, i suoi occhi lasciarono per un momento la sua ragazza per posarsi su di me. Art digitò velocemente il suo nickname nel mio telefono, quindi lo passò a Tol. Tol prese il mio telefono, ma si fermò come se avesse visto qualcosa di insolito. Guardò in alto per fissarmi. C’era un lampo di diffidenza nel suo sguardo che mi meravigliò. Tol mi restituì il telefono.

«Phi, mi avevi già cercato su Facebook. Uso questo nick su Facebook.» Disse Tol freddamente, facendomi venire la pelle d’oca. Presi il telefono per dare un’occhiata. Scoprii così che quando si apre la barra di ricerca del social questo mostra come suggerimento la cronologia delle ultime ricerche. Nel mio caso il primo nome che appariva nella barra di ricerca era quello di Tol. 

All’inizio un medico, poi un venditore da quattro soldi, poi un indovino e l’ultima volta ero passato per l’ex fidanzato di Mai. Dulcis in fundo, ecco che ero diventato uno stalker. Potei solo accompagnare i due giovani, salutarli e andarmene via sconsolato. Tutto solo per conoscere qualcuno, perché doveva essere difficile fino a quel punto. Forse lo era perché quella non era affatto una coincidenza, non ci eravamo conosciuti casualmente. Ogni mio tentativo si era rivelato completamente strano o sospettoso proprio come l’ultimo. Tornai al parcheggio, pensando in tondo solo a Tol e cosa sarebbe stato meglio fare dopo. Mi stavo dedicando anima e corpo alla mia missione e del resto non era Tol colui che mi avrebbe liberato da quel loop infinito, cos’altro sarebbe dovuto accadere? Stavo continuando a fare le scelte sbagliate?

Non arrenderti, Tihn. Hai tempo a sufficienza, questa volta hai un giorno in più. Devi tentare. Qualunque cosa sarà meglio che lasciare che il ciclo continui all’infinito senza fare nulla.

*************

Ricordavo che il turno che avrei affrontato quel giorno era stato meno impegnativo rispetto a quello che avrei avuto l’indomani. Ricordavo abbastanza. Sapevo che quel giorno sarebbero arrivati quattro casi importanti. Avremmo dovuto affrontare due casi di infarto miocardico acuto, un caso di grave incidente stradale e un caso di arresto cardiaco dovuto ad abuso di medicinali a cui avevo tempestivamente intevenuto, salvandoli prima di mandarli nei rispettivi reparti, dove gli specialisti gli avrebbero fornito ulteriori e veloci cure con molto apprezzamento da parte di tutti. Nessuno però avrebbe saputo che ero stato così bravo perché in realtà conoscevo già tutti i casi in anticipo.

Dopo aver lasciato istruzioni per coloro che avrebbero svolto il turno di notte, mi ritirai per riposare nella saletta degli specializzandi. Fortunatamente, non erano rimasti molti casi di cui occuparsi a tarda notte. C’era solo una bambina affetta da mal di pancia dopo aver mangiato som tam alle 23 e sua nonna che aspettava in corridoio l’esito degli esami. Mi sedetti davanti al computer e lo accesi per completare le slide necessarie per la presentazione della mattina dopo. Impiegai solo 5 minuti, dono delle mie sorprendenti capacità. Compilai solo le prime tre slide inerenti agli effetti del veleno presente nei funghi e per il resto feci un semplice lavoro di copia e incolla di vecchie slide giusto per farle sembrare lunghe dato che avevo intenzione di fingere uno svenimento a causa di un malore durante la spiegazione della terza diapositiva. Che persona talentuosa, non è vero?

Strofianai gli occhi per guardare l’ora sull’orologio da parete. Era mezzanotte e mezza. Se avessi contattato Tol a quell’ora, mi avrebbe risposto?

Aprii Facebook sul computer. Sing aveva effettuato l’accesso a Facebook e non era uscito dal suo account. Entrai per dare un’occhiata alla cronologia di Sing solo per curiosare prima di disconnettermi. Sing era una persona che non mi piaceva. Una volta eravamo nemici giurati a causa di una ragazza. Una volta si era vantato con me dicendo che non avrei mai conquistato la ragazza che già una volta mi aveva rifiutato, ma poi anche a lui era toccato perdere la faccia a causa di una giovane infermiera. Ora io e lui non ci sfidavamo più nel flirtare con le donne. Competere tra noi ci avrebbe fatto sentire solo più frustrati.

Aprii la chat privata con Tol, inspirando profondamente prima di mandare un saluto.

Tihn: Ciao Nong Tol. Sono P’Tihn.

Solo pochi secondi dopo, il messaggio che avevo inviato era stato letto.

Tol: Ciao phi.

Era davvero una star del web. Tol poteva dover controllare sempre i social media per verificare il proprio ranking.

Tihn: Non sei andato ancora a dormire?

Tol: Non ancora.

Espirai, sentendo di star parlando esattamente come quando avevo provato a flirtare con una ragazza che non faceva altro che giocare con me, rispondendo in maniera secca senza far decollare la conversazione.

Tihn: Domani hai del tempo libero? Andiamo a mangiare insieme.

Tol rimase in silenzio per molto tempo. Sapevo che si sentiva a disagio, ma non mi venne in mente nulla di meglio. 

Tol: Phi, prova a chiederlo ad Art. Potrei non essere libero.

Per poco non esplosi. Stai giocando a fare il difficile, vero Tol? 

Alzai le mani per massaggiarmi le tempie per trattenermi dal digitare: Morirai domani, tienilo a mente!

Poi ricordai che Tol aveva stretto amicizia con una dottoressa di nome Fakfaeng. Al momento lei stava continuando i suoi studi in medicina. Io e lei eravamo diventati amici dal nostro primo anno da specializzandi esterni. Insieme avevamo condiviso problemi e felicità. Dopo esserci separati, eravamo rimasti sempre in contatto. Lei andava pazza per le star coreane. Per questo non fu una sorpresa sapere che le piacesse un ragazzo che tanto si avvicinava a quegli standard. Scusa, Fakfaeng. Ti prenderò in prestito come scusa.

Tihn: C’è davvero qualcuno che vuole molto incontrarti. È una mia amica e fa parte del tuo fanclub. Quando le ho detto di averti incontrato, era entusiasta. Mi ha chiesto di invitarti a mangiare qualcosa tutti assieme.

Per non sembrare troppo insistente infine aggiunsi un’ultima cosa.

Tihn: Ma se non sei libero, non c’è problema. Lo dirò alla mia amica. Scusami per averti contatto così tardi.

Tol rimase di nuovo in silenzio per molto tempo. Mentre aspettavo una sua risposta mi limitai a fissare il monitor. 

Non è difficile, Tol. Incontrare un fanclub è ciò che fa una star. Puoi anche mangiare gratis. È fantastico.

Tol: Verso mezzogiorno fino alle 14 va bene.

Sbattei il pugno sul tavolo eccitato. 

Tihn: Okay, domani verrò a prenderti.

Tol: Ok.

Mi alzai con un sorriso soddisfatto. Dopo avrei dovuto occuparmi di Fakfaeng. Dovevo portarla per davvero. Cercai il nome di Fakfaeng nella rubrica e la chiamai senza esitare. Spesso lei mi chiamava alle 2 del mattino piangendo solo per una discussione avuta con il suo partner. 

Perché non dovrei fare lo stesso?

«Sì, che c’è?» Il tono di voce di Fakfaeng era quello di una persona che si era appena svegliata.

«Ehi, è urgente. Devo chiederti un favore. Sei libera domani a mezzogiorno?»

«Che??» Fakfaeng sembrava davvero confusa. «Domani sono di turno in ambulatorio fino a mezzogiorno e poi pranzo con il mio ragazzo.»

«Tu…» Feci una voce più cupa. «Conosci Tol Aekarin.»

«… Quale Tol?»

«Tol con cui hai stretto amicizia su Facebook. Domani andrò a pranzo con lui. Vuoi unirti anche tu?»

«Quale Tol?» Fakfaeng chiese di nuovo.

«Apri Facebook, scrivi Aekarin in inglese. È al quarto anno di amministrazione. Guarda che lo hai tra gli amici.»

«Oh! Ora mi ricordo. Quel bel ragazzo. Penso che sia carino e simpatico, quindi l’ho aggiunto ma non ci conosciamo.» Nella voce di Fakfaeng si percepiva un certo dubbio. «Perché hai invitato anche me se hai invitato quel Nong a mangiare con te? Devi darmi una buona ragione perché devo rompere la mia promessa con il mio ragazzo per venire con te.»

«E… ecco.» Cosa avrei dovuto dire. «Nel caso tu lo voglia incontrare di persona.»

«Ai’Tihn.» Improvvisamente la voce di Fakfaen divenne fredda. «Tu… adesso cambi strada?»

La persona confusa in quel momento ero io. «Cambiare cosa?»

«Vuoi corteggiare quel Nong, ma sei timido non è vero?» mi chiese Fakfaeng con voce stridula, spaventandomi. «Vuoi che ti accompagni perché sei timido, vero??»

«No!» Risposi subito confuso. «Non è così!»

«Cosa? Non è divertente. Se non è così non voglio venire.» Fakfaeng sospirò. La sua risposta mi aveva fatto andare nel panico. 

Fakfaeng non distruggere il mio piano. Avevo già invitato Tol. Non essere così.

«S…. si!! Voglio corteggiare quel Nong. Devi aiutarmi, ok!!» Dopo aver finito di parlare presi a tremare. Fakfaeng rideva eccitata.

«D’accordo. Va bene, amico mio. Voglio aiutare il mio amico a sposarsi, anche se è un uomo. Domani dobbiamo chiarire questo punto. Tihn, devi dirmi quando hai cambiato gusti. E il perché non me lo hai detto.»

Mi sento stravolto, avrei voluto farmi esplodere e sparire in quell’istante. «… All… allora domani alle 11.30… Ci vediamo davanti al pronto soccorso.»

**********

Fakfaeng sorrise per tutto il tragitto in macchina verso la Facoltà di Economia aziendale. Era una giovane donna, ma anche se il suo viso non era bellissimo, nascosta sotto il cappotto corto vi era una persona con un fisico da top model dalla affascinante carnagione ambrata; non c’era da stupirsi se suo marito era un occidentale. Una volta non mi accorsi che stava parlando con uno straniero venuto dal nulla a salutarla al nostro tavolo in un ristorante. Ma con il passare del tempo, erano diventati una coppia invidiabile, anche se a volte litigavano fino al punto di lasciarsi e io avevo dovuto svegliarmi nel cuore della notte per rispondere alle sue chiamate.

«Non fare questa faccia stressata, Tihn. Rallegrati un po’. Lascia che Nong, vedendoti, rimanga impressionato.» Fakfaeng non smetteva di cercare di tirarmi su di morale. «Sei bello, anche se non puoi battere Nong. Devi usare il fascino del gentiluomo per attaccare. Non dimenticare di scostare la sedia per farlo sedere a tavola, di servirgli del cibo, di versargli dell’acqua e di passargli un tovagliolo se un po’ di cibo rimane ad un angolo della sua bocca. Se poi lo pulisci con la mano ancora meglio!»

Più la ascoltavo più il mio mal di testa aumentava. «Hai visto troppi drama.»

Fakfaeng rise. «Se un uomo avesse fatto tutto questo per me al primo appuntamento, mi sarebbe piaciuto da morire.»

«Ma non credo che Tol rimarrà impressionato se mi comporterò così.» Tentavo di spalancare gli occhi mentre guidavo per via delle palpebre. Ammisi di essere eccitato al pensiero tanto da non essere riuscito a dormire la notte precedente. Mi ero addormentato alle 4 del mattino per essere svegliato alle 8 da Pin come d’abitudine. Mi ero alzato e tutto si era svolto come sempre. Durante la presentazione avevo finto un malore durante la terza diapositiva ed ero stato trascinato al pronto soccorso per dormire e per gli esami di routine. Dopo, lasciai di soppiatto il pronto soccorso e corsi ad aspettare Fakfaeng per il nostro appuntamento.

«Ok, cerca di non fare quella faccia stressata davanti a Tol. Devi essere sicuro di te.» Fakfaeng allungò la mano per stringermi la spalla. «Non sto scherzando. Se non riuscirai a far si che Tol diventi il tuo ragazzo oggi, sarò davvero arrabbiata con te.»

Cominciai a dubitare di aver fatto la mossa giusta nel portare Fakfaeng, ma era troppo tardi; eravamo già arrivati davanti al palazzo della Facoltà di Economia aziendale. Mi guardai subito intorno per cercare il mio obiettivo. Quando non vidi Tol aspettarci in attesa in zona, presi il telefono per contattarlo tramite la chat di Facebook.

«Eccolo! È Nong, non è vero?» Fakfaeng indicò a sinistra per farmi vedere. Da sempre aveva una vista acuta quando si trattava di uomini. Vidi il giovane studente in piedi mentre guardava il suo telefono mentre digitava qualcosa, probabilmente stava aprendo la mia chat. Scesi velocemente dalla macchina e gli feci un cenno. Quando mi vide, Tol mi venne incontro. Mi salutò con un wai e io unii le mani per rispondere allo stesso modo. Sentivo di essere troppo vecchio.

«Sali pure, nong.» Stavo per voltarmi e aprire la portiera sul retro, ma Fakfaeng uscì come un razzo. Sorrise a Tol e mise una mano sulla sua spalla, aprendo l’altra portiera per invitarlo a salire davanti. 

«Siediti davanti.»

Pensai che Tol sembrasse esitare. Guardò a destra e a sinistra come se cercasse qualcuno, poi digitò qualcosa sul cellulare.

«C’è qualcosa che non va?» chiesi. Tol mi guardò in silenzio

«Non è niente.» Tol sembrava essere ansioso. Sospirò prima di affrontarmi. «Devo sedermi davanti?»

«Sì. Io mi siederò dietro. Mi piace stare in un largo spazio.» Fakfaeng si girò verso di me, poi aprì la portiera dietro e salì velocemente in macchina. Tol entrò sedendosi davanti mentre io prendevo posto al sedile del conducente. Fakfaeng apparve tra noi due parlando con voce allegra. «Mi chiamo Fakfaeng e sono un’amica di Tihn. Anch’io sono un medico.»

Tol si voltò per guardare Fakfaeng perplesso. «S… sì. Mi chiamo Tol.»

Fakfaeng rise. «Ti conosco già, ti seguo anche su Facebook.»

Senza farmi vedere, sospirai sollevato. Vedendoli chiacchierare in quel modo sembrava davvero di assistere a un incontro con una fan. Avevo solo paura che Fakfaeng potesse farsi scappare che ero lì per corteggiarlo. Se fosse accaduto, ci sarebbe stata un’unica soluzione: tornare a dormire e iniziare un nuovo loop daccapo; ma non volevo più tornare indietro, in ogni ciclo il tempo scorreva normalmente. Era troppo per me continuare a svegliarmi ed incontrare Tol. Ero stufo di dovermi presentare per far si che mi conoscesse. Dovevo farla finita in questo loop. 

«Tol, ti piace il cibo italiano? Ti porto in un ristorante che conosco. Hanno una buona pizza fatta in casa.» Osservai la reazione di Tol, sembrava ancora ansioso per qualcosa. Ero molto curioso di sapere a cosa stesse pensando.

«Va bene.»

Il ristorante si trovava tra due case. Il locale era vintage, dove l’aroma del cibo si mescolava con lo stile musicale Bossa nova*. Le sale climatizzate erano separate da pareti in vetro. Il ristorante era pieno, ma fortunatamente avevo chiamato per prenotare e questo mi permise di far accomodare subito Tol e Fakfaeng a un tavolo vuoto all’interno. Non scostai la sedia affinché Tol si sedesse, come Fakfaeng si aspettava che facessi, perché sarebbe apparso troppo strano, e quello mi fece guadagnare un’occhiata indignata da parte di Fakfaeng.

*(N/T: La bossa nova è un genere musicale, nato in Brasile alla fine degli anni ’50, che trae origine dal samba.)

Seduto, porsi il menù a Tol per fargli dare un’occhiata. Lo osservai posare il telefono sul tavolo, ma continuando a fissare lo schermo senza mai distogliere lo sguardo, come se stesse aspettando qualcosa. Quando il suo telefono vibrò, lo prese immediatamente e mi fece un piccolo inchino come richiesta per uscire e rispondere al telefono fuori dal ristorante. Seguii Tol con lo sguardo. Il fatto di aver trascinato Tol a pranzo quando poteva essere impegnato con qualcosa mi fece sentire abbastanza in colpa.

«Penso che sia timido.» Fakfaeng continuava a viaggiare con l’immaginazione. «Fa finta di essere impegnato perché è timido con te, Tihn.»

«No.» Guardai Tol in piedi fuori dalla porta del ristorante, mentre parlava al telefono con un’espressione seria e la fronte corrugata a completare un’espressione preoccupata. Il sospetto iniziò a crescere lentamente nella mia mente. «Ordina prima tu. Torno subito.»

«O… ok, allora in questo caso ordinerò per tutti.» Fakfaeng prese il menù mentre uscivo. Vidi Tol di spalle mentre parlava al telefono con voce seria.

«Devi parlargliene… No… Non ha più il diritto di essere coinvolto con te… Mai, digli solo che sei… Perché? Hai paura che faccia qualcosa? Se siete ancora preoccupati l’uno per l’altro, non c’è più niente di cui parlare di nuovo!» disse infuriato Tol all’estremità al telefono prima di riattaccare. Alzò il viso per guardare il cielo emettendo un lungo sospiro prima di voltarsi verso di me. Sembrava averlo scioccato la visione di me in piedi vicino alla porta del ristorante. 

«Ehm…» Pensavo di aver sentito qualcosa che non avrei dovuto sentire. Tol stava litigando con Mai già nel secondo giorno della loro relazione. «Hai un problema Nong Tol? Se vuoi andare via puoi dirmelo.»

Tol alzò il dorso della mano per pulirsi la punta del naso. Il suo sguardo mentre mi guardava sembrava ancora più spaventoso a causa della frustrazione dovuta alla conversazione con Mai di un momento prima. «Non c’è niente che non va. Posso restare per un po’ e andarmene dopo aver mangiato.» Tol mi passò accanto, dritto alla porta a vetri che aprì per entrare, lasciandomi lì senza parole.

Tol ha dei problemi. È possibile che succeda qualcos’altro oltre l’incidente?

Tornai a sedermi al tavolo con Fakfaeng e Tol. Fakfaeng continuava nel provare a far parlare di più Tol cercando poi di coinvolgermi così da farci interagire. Anche se risultava essere un ascoltatore abbastanza in imbarazzo, Tol poteva essere considerato un ragazzo dalle buone maniere. Stava cercando di nascondere il suo umore cupo e i suoi veri sentimenti ai propri commensali che lo avevano invitato fuori a pranzo. Ascoltavo la conversazione tra lui e Fakfaeng. Lo guardavo preoccupato. L’immagine che affollava la mia mente in quel momento era quella di Tol con il volto completamente ricoperto di sangue. Un tubo infilato tra le sue labbra e i suoi bellissimi occhi completamente chiusi. Non credevo che sarebbe arrivato mai il giorno in cui avrei potuto dimenticare quell’immagine.

Poi quel bel paio di occhi incrociarono i miei, facendomi distogliere lo sguardo dalla pizza servita davanti a noi. Fakfaeng osservando la mia reazione sorrise.

So cosa stai pensando, stronza. 

Lasciai Tol alla facoltà alle 13:00 in punto. Non c’erano stati molti cambiamenti nel rapporto tra me e Tol, ma potevo dire con sicurezza che se lo avessi avvertito su qualcosa, mi avrebbe ascoltato. Dopo aver chiuso la portiera della macchina, guardai in silenzio Tol entrare nell’edificio della facoltà. Fakfaeng cambiò, sedendosi davanti al posto di Tol. Anche lei mi guardava con un’espressione dispiaciuta.

«Non è affatto divertente, Tihn. Perché mai non gli hai detto che ti piace? Io ho cercato di aiutarti, di fare tutto il possibile. Gli ho detto che come hai scelto di specializzarti proprio nel pronto soccorso perchè il tuo scopo è salvare vite. Gli ho pure raccontato della volta in cui hai dovuto rianimare una persona in arresto cardiaco nel bel mezzo della strada. Tu non hai fatto altro che guardarlo con occhi tristi per tutto il tempo, cosa pensi di ottenere?» Fakfaeng tirò con rabbia la cintura di sicurezza. «La prossima volta non verrò più.»

Non mi preoccupavo di un’arrabbiata Fakfaeng perché non conosceva la verità. Lasciai l’edificio scolastico in direzione della Facoltà di Medicina che si trovava presso l’ospedale universitario. Ascoltare il brontolio di Fakfaeng era come ascoltare il vento passarti tra le orecchie. La cosa che mi preoccupava sarebbe accaduta più tardi. Il tempo rimasto era di circa tre ore prima dell’inizio del mio turno e di circa dieci ore prima che l’incidente si ripetesse.

Cos’altro posso fare?

*************

Lasciai Fakfaeng all’ingresso del pronto soccorso perché doveva correre per iniziare il suo turno pomeridiano, mentre io continuai alla ricerca di un posto libero all’interno del parcheggio molto affollato data l’ora. Avrei voluto trascorrere il resto della giornata con Tol fino all’ora del suo incidente, ma non ero riuscito a trovare nessuno per coprire il mio turno. Solo Sing avrebbe potuto sostituirmi, ma aveva già fatto il turno del mattino e sapevo che per lui un doppio turno sarebbe stato troppo. Restai seduto in macchina a fissare il volante dopo aver parcheggiato. In realtà avrei potuto anche prendere un giorno di malattia, ma sapevo bene che quel turno si sarebbe rivelato un vero inferno. Senza di me, Pin sarebbe rimasta l’unica specializzanda che avrebbe potuto sostituirmi mentre io mi sarei dedicato a seguire Tol, cosa che sarebbe apparsa alquanto ridicola agli occhi delle altre persone. Pin avrebbe saputo che il paziente asmatico doveva essere intubato a causa della sua difficoltà respiratoria, che avrebbe dovuto contattare il medico specialista prima di poter somministrare determinati medicinali ad un paziente affetto da una malattia cardiaca. La mia coscienza era spaccata in due, indecisa tra il bene e il male, attanagliata dal senso di responsabilità. La preoccupazione per Tol e quella per gli altri pazienti si scontravano nella mia mente. Non che non mi fidassi delle abilità di Pin e Gap, ma anche i dottori più bravi alle volte prendevano decisioni sbagliate. 

Se Tol fosse sopravvissuto grazie alla mia presenza quel giorno forse sarei riuscito a spezzare quel loop infinito. Ma era mio dovere salvare la vita anche agli altri pazienti. 

Davvero non sapevo cosa avrei dovuto fare. Presi il telefono, potevo solo sperare che il tempo passato a pranzo con Tol lo avesse convinto a fidarsi di me, e a dare ascolto alle mie parole. Avviai una chiamata via Facebook con Tol. Attesi a lungo fino a quando la chiamata non si interruppe per la mancata risposta. Forse Tol era a lezione. Aprii la chat con lui e in fretta digitai un messaggio.

Tihn: Se sei libero, richiamami.

Tol non rispose a nessuna delle mie chiamate tra le 14.00 e le 16.00, ora in cui iniziava il mio turno al posto di Sing, il cui viso era stravolto e io sapevo bene il perchè. Quel giorno il pronto soccorso si era dimostrato un vero inferno in terra, come se gli Dei avessero scelto quel giorno per tutti i peggiori incidenti. Finito di cambiarmi diedi una pacca sulla spalla a Sing che era uscito stremato da quello che doveva essere il mio turno. 

«Cosa c’è con va con il tuo dannato turno, è terribile.» Sing si aggiustò gli occhiali scivolati lungo il naso usando il dito medio. «Ci sono ancora dei casi di cui occuparsi. Un caso di aritmia cardiaca in attesa di essere inviato in terapia intensiva e un paziente intubato destinato alla terapia intensiva non appena si libera un posto. Hanno chiamato e tra 10 minuti arriveranno le vittime di un grave incidente. Niente male, vero?» Sing allungò la mano per stringermi la spalla. «Stai bene? Pronto per entrare nel campo di battaglia?»

«Non sono pronto, ma devo esserlo.» Schioccai sonoramente le dita. Sing avrebbe potuto occuparsi molto velocemente di quei casi. Ricordavo che quel turno serale non era stato poi così faticoso e con molti pazienti come quello del mattino. Sing era il migliore tra quelli del nostro anno e l’anno successivo avrebbe potuto diventare professore.

«Va bene, se così stanno le cose, io mi ritiro…» Poi improvvisamente Sing si chinò su di me con un’espressione davvero seria. «Non lasciare che la mia Nong Pin si stanchi molto durante questo turno.»

Guardai Sing con la coda degli occhi, mostrando un viso stanco. «Da quando Nong Pin ti appartiene? Non darlo per scontato. Corteggiala prima di dire che è tua.»

Sing spostò di nuovo gli occhiali. I suoi occhi si fissarono su Pin mentre camminava per andare incontro ad un paziente appena entrato nel pronto soccorso. «Se vuoi ripagarmi per aver preso il tuo turno, amico, devi prenderti buona cura di Nong Pin e dirle che P’Sing è preoccupato.»

«Chi dovrebbe andare e dirle una cosa del genere? Credo che vomiterei.» Diedi un piccolo calcio al polpaccio Sing. «Adesso vattene. Devo lavorare.»

Sing alzò la mano in segno di saluto e uscì dal pronto soccorso. Sing aveva già cercato di corteggiare Pin in passato. Non volevo ferire i suoi sentimenti, ma se ne avessi avuto la possibilità, gli avrei detto che Pin in realtà nutriva dei sentimenti per Gap, lo specializzando del primo anno. Di certo la frustrazione avrebbe avvolto lo spirito del medico più grande. 

Presi il telefono per controllare di nuovo. Ancora nessuna notizia da parte di Tol. Nella mia testa le preoccupazioni non facevano che aumentare. Diedi un’occhiata in giro al pronto soccorso e quando fui certo di potermi assentare per un attimo, corsi nel bagno alle spalle della stazione delle infermiere. Decisi di contattare Art. Dopo soli pochi secondi rispose alla mia chiamata. 

«Salve dottore!» La voce di Art suonava entusiasta.

«Ciao Art.» Andai dritto al punto. «Sei con Tol adesso?»

«No. Sto tornando in facoltà. Non hai provato a contattare Tol?»

«Uhm. Tol non ha ancora aperto la chat su Facebook.»

«Ah, è così.» Art sembrava insoddisfatto. «Che ne dici, Phi, proverò io a sentire Tol tramite LINE o lo chiamerò. Farò di tutto per far sì che ti richiami, ok? Se c’è qualcosa di urgente, posso dirlo a Tol.»

«Beh…» mi fermai. «Si tratta di… farlo stare attento all’incidente stasera.»

«Ah?» La voce di Art era sorpresa. «Quale incidente?»

«Io sono… di turno. Di notte non è molto sicuro fuori. Ci sono molti casi di incidenti ed io sono preoccupato. So che sembra pazzesco, ma è meglio non uscire. Sono preoccupato per Tol, preoccupato per entrambi. Non uscire di casa stasera. Lo dico a te e devi dirlo anche a Tol. Se puoi mandami il suo numero così posso chiamarlo io stesso.»

«Oh, è davvero spaventoso. Va bene, va bene. Non andrò da nessuna parte. Aspetta, ti mando il numero di Tol.» Art sembrava credermi, perché era molto più ingenuo di Tol.

Avrei voluto aspettare che Art mi richiamasse per dirmi di essere riuscito ad avvisare Tol, ma il dovere mi attendeva là fuori e dovetti uscire in fretta. Tornato al pronto soccorso l’inferno era già cominciato. Per fortuna ricordavo abbastanza dei casi visto che li avevo già affrontati prima. Sorpresi un’infermiera chiedendole di preparare delle sacche di sangue per un paziente ancor prima di averlo visitato per scoprire che era affetto da una forte infiammazione delle vie biliari. Il tempo passava velocemente e non ebbi il tempo di controllare il telefono. Quando me ne ricordai erano già le 21:30. Pin, uscita dalla sala relex, mi corse incontro e mi toccò un braccio.

«Ho finito di mangiare. Vai P’Tihn, prenderò io il tuo posto.»

Quello era il momento che stavo aspettando. Mi girai per ringraziare Pin e andai in sala relax. Il pasto preparato per il turno era in tavola, in un ambiente a me familiare. Una volta seduto sentii la sonnolenza iniziare a crescere. Ma anche se avevo sonno, non riuscivo a dormire. Anche se stare seduto lì mi sembrava uno spreco. Mi sarei svegliato tornando ad un tempo in cui Tol, di nuovo, non mi conosceva e di nuovo senza fiato sarei tornato allo stesso punto. Presi il telefono. C’era un messaggio da parte di Art su Facebook arrivato circa mezz’ora prima. Aprii la chat per leggere. 

Art: Dottore, Tol è occupato e non può chiamarti. Ma gli ho riferito quello che mi hai detto.

Art: In questo momento sono da solo sdraiato a casa, non oso andare da nessuna parte. Hahaha. 

Lasciai perdere. Avrei lasciato che il destino facesse il suo corso. La persona che di certo non sarebbe morta quella sera non era Art, ma il mio cuore era ancora a disagio per Tol. Mangiai del riso. Il sapore del cibo dell’ospedale era già terribile, ma così era molto peggio. Sbattei il cucchiaio sul piatto e riuscii a mangiare solo tre cucchiai di cibo. Guardai l’orologio che segnava le 9.40. Altri dieci minuti prima che l’infermiera del pronto soccorso Aim entrasse irritata per venirmi a chiamare. Mi alzai in piedi, il mio cuore era eccitato e batteva rapidamente. Il tempo era vicino. Provai a chiamare Tol, ma lui non rispose alla mia chiamata. Lo chiamai altre cinque volte prima di mettere il telefono in tasca sconsolato.

Uscii dalla sala relax, ma andai in un’altra direzione rispetto da dove veniva l’infermiera Aim, forse per brontolare con me. Alzai la mano per impedirle di dire qualcosa e continuai a camminare con un’espressione seria. Il paziente asmatico era già stato portato dentro. Lo specializzando esterno Wan era già accorso e stava iniziando la visita. Andai dritto da lui. 

«In casi come questi è meglio intubare per la respirazione, se non ci sono miglioramenti dopo avergli somministrato per tre volte il nebulizzatore, chiama P’Pin o P’Gap per aiutarti perché sarà un caso difficile. Devi spingere più a fondo nella trachea per essere sicuro di averlo intubato.» Dopo aver finito di parlare diedi una pacca sulla spalla di Wan che mi stava facendo una faccia stranita. Mi diressi all’ingresso del pronto soccorso, guardai l’orologio da parete e pregai nel mio cuore Dio di non lasciare che Tol si presentasse di nuovo quella sera. 

Per favore, non lasciarlo morire di nuovo davanti ai miei occhi. Di certo non sarò in grado di accettarlo.

Il suono che udii subito dopo era quello di una sirena proveniente da lontano.

************

Entrai barcollando nella stanza dell’autopsia dopo che la guardia di sicurezza mi diede il permesso di passare. Non era la prima volta che mi recavo lì. Andavo spesso nel reparto di medicina forense per chiedere i risultati dell’autopsia di pazienti morti al pronto soccorso in modo da poterli esporre e discuterne con i professori e gli altri specializzandi. Entrai nella stanza che era silenziosa, fredda e scomoda. I letti di ferro erano sistemati al centro della stanza. Passai attraverso i due corpi senza vita senza cercare di guardarne i volti, andando dritto verso il dottore con cui avevo preso appuntamento.

Il professor Bunnakit si girò per avermi di fronte mentre era seduto alla scrivania per compilare un certificato di morte. Era un professore di medicina legale che aveva iniziato ad insegnare solo da pochi anni. Trovavo che fosse il professore con cui era più facile relazionarsi. Per fortuna, avevo il suo contatto personale. Lui era stato anche il medico che aveva eseguito l’autopsia quella mattina presto. 

«Buongiorno, Nong.» Il Professore mi salutò con un ampio sorriso. «La tua faccia non sta per niene bene.»

«Buongiorno, Professore.» Alzai le mani per il wai prima di emettere un sospiro. «Non sono ancora riuscito a dormire.»

«Anche per me è lo stesso.» Il giovane professore si alzò. «Siediti un momento, Nong. Prima devo occuparmi del cadavere. Lo specializzando interno Macon ci sta impiegando troppo.» Detto ciò, si diresse immediatamente verso il letto di ferro al centro della stanza dove vi era un medico legale ad aspettarlo. Presi posto su di una fredda sedia di ferro mentre guardavo con aria assente dalla porta. La scorsa notte mi ero inconsapevolmente trasformato in un pazzo quando vidi arrivare Tol al pronto soccorso nelle stesse condizioni in cui lo avevo visto per la prima volta. L’espressione ‘avere il cuore spezzato’ non basterebbe a spiegare nemmeno in minima parte tutto quello che avevo provato. Iniziai con urlare ad un’infermiera di eseguire un prelievo del sangue facendomi sentire dall’intero pronto soccorso. Mi ero precipitato da solo a controllare i parametri vitali sul monitor. Avevo iniziato a chiamarlo per nome, come se Tol avesse potuto sentirmi e aprire gli occhi per guardarmi. Quando il cuore di Tol aveva smesso di battere, balzai sul lettino ed iniziai la rianimazione manuale, premendo molte volte sul suo petto tra le grida minacciose delle infermiere perché non era quello il lavoro che dovevo fare. Quando il caso venne chiuso per il decesso del paziente, ero pronto ad andare a dormire nel mio appartamento, ignorando il mio cuore che mi diceva che non era ancora il momento di concludere quel loop per tornare indietro ed iniziarne un altro. Solo quando fui a pochi passi dalla mia auto mi resi conto che sapevo troppo poco e che avrei dovuto ottenere tutte le informazioni possibili. Perché il cuore di Tol aveva smesso di battere e non aveva risposto al trattamento? Doveva esserci qualcos’altro oltre l’incidente subito.

Pensando alla notte precedente iniziai a piangere. Alzai il dorso della mano per asciugarmi gli occhi e cercai di rimettere insieme pezzi della mia coscienza. Non avevo chiuso occhio e questo mi aveva portato ad avere un forte stordimento. Non potevo dormire perché avrei dovuto ascoltare il risultato dell’indagine fatta al mattino presto e questo mi aveva portato a bere tre lattine di Krating Daeng (Red Bull) e di nuovo innumerevoli caffè che mi avevano provocato una leggera tachicardia. Il professore mi aveva chiesto di vederci alle 9 del mattino per comunicarmi i risultati dell’autopsia.

Il professore tornò da me. «È un bene che tu mi abbia chiamato prima, quindi questo per te è il primo caso di caso di autopsia. Vuoi andare ad assistere?»

Scossi la testa. «Non importa. Voglio solo sapere i risultati.»

Il Professore mi guardò e annuì con il capo facendomi capire di aver compreso. «Conoscevi questa persona?»

«Sì…» sussurrai. Il professore sospirò e trascinò una sedia per sedersi accanto a me.

«Mi dispiace molto.» Il Professore prese la camera digitale in dotazione al reparto lasciata sul tavolo e la accese. «La morte è sicuramente dovuta soprattutto all’incidente subito. Il fegato si è lacerato fino a 10 cm. L’ammontare del sangue raggrumato all’interno dell’addome è di quasi 3 litri. Inoltre si è verificato un edema cerebrale, riportato una frattura cranica e una emorragia cerebrale. Ma c’è una cosa molto interessante…» Mi misi a sedere dritto per ascoltare con attenzione. Il professore mi passò la camera per farmi vedere una foto.

«La dimensione del suo cuore è enorme…»

Sbarrai gli occhi. Quello che stavo osservando nella foto era un cuore lacerato, sezionato minuziosamente su di un tavolo da laboratorio dove i vasi sanguigni e il muscolo cardiaco erano ben visibili. Il cuore che vedevo era diverso da quello di una persona normale che avevo studiato nei libri di testo. Il suo muscolo cardiaco era più spesso e la valvola cardiaca inferiore sinistra, ovvero la principale pompa di sangue per il corpo, era più stretta rispetto a quella di un cuore normale.

«HOCM*?» dissi tremante.

*(N/T: Cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (HOCM) è una malattia del muscolo cardiaco insolitamente spesso nel corpo. Probabilmente una malformazione ereditaria. Causa di morte immediata di giovani o atleti sani che nella maggioranza dei casi non hanno mai manifestato alcun sintomo prima.)

«Dovrebbe trattarsi di quello. Sto aspettando l’esito di alcuni test su diverse parti del cuore. Questo ragazzo non aveva mai effettuato alcun test per le malattie cardiache.» Il professore si accigliò. «Ho anche trovato del liquido nelle membrane polmonari. Forse l’insufficienza cardiaca si era manifestata eppure non è stata la causa esatta della morte. Ovviamente quando è arrivato qui la morte è subentrata soprattutto per le ferite e i traumi dovuti all’incidente. Ma in questo momento non saprei dirti chi è l’uovo e chi la gallina. Non sono in grado di chiarire le cause del suo incidente. Probabilmente questo ragazzo stava correndo per via del suo problema cardiaco, ma allo stesso modo può essere stata la grande perdita di sangue in seguito all’incidente a far cedere il suo cuore.» 

«È solo un’ipotesi, ma qualcosa poco prima dell’incidente può aver accelerato il suo battito cardiaco aggravando velocemente la situazione. Potrebbe trattarsi di un eccessivo sforzo fisico o l’assunzione di una qualche sostanza…» 

Conoscere quelle informazioni mi rianimò come se un fuoco avesse preso ad ardere dentro di me. 

Il Professore annuì. «Più tardi ti invierò i risultati degli esami tossicologici del sangue e un elenco completo di tutte le sostanze dannose riscostate al suo interno, così potrai conservarlo e discuterne con il professore.»

«Grazie.» Ringraziai il professore con un wai. Era un po’ distante da me come età, ma fin da subito mi aveva aiutato accrescendo il mio affetto e rispetto per lui. «Allora io andrei…»

«Bene, va a riposare a letto adesso.» Il professore mi diede una pacca sulla spalla sorridendomi prima di alzarsi e andare dagli studenti di medicina appena entrati nell’aula di medicina legale. Mi alzai in piedi e lasciai in fretta il reparto. Ammettendo tutta la verità, avevo visto con la coda dell’occhio il corpo senza vita di Tol, ma avevo scelto di non vedere oltre. La prossima volta lo avrei visto in vita e in salute e quella volta avrebbe avuto davanti a sé una vita lunga in cui crescere e invecchiare. L’obiettivo non era più proteggere Tol affinché evitasse l’incidente, ora era quello di incontrarlo per via del suo problema di salute. La cosa che assolutamente dovevo fare non era impedirgli di guidare quella notte, ma fare in modo che il prima possibile vedesse un cardiologo. 

Tornai al parcheggio. Grazie alle nuove informazioni ricevute non avevo più sonno. Volevo raccogliere più informazioni prima di tornare al giorno prima, così chiamai Art.

«Sì, dottore.» La voce di Art suonava triste e tremante, forse non avrei dovuto chiederne il perché. 

«Sai già tutto?» Cercai di trattenere la mia stessa voce dal farla sembrare troppo nervosa.

Sentii Art singhiozzare. «Quello che mi hai detto era vero… anche io lo avevo avvertito. Mi ha detto di aver capito e che sarebbe rimasto a casa. Ma è uscito lo stesso.»

«Anche io sono rimasto molto scioccato quando ho visto arrivare Tol pronto soccorso.» Inspirai profondamente. «Ho fatto tutto il possibile. Mi dispiace.»

«T… Tol, lo hai incontrato?» Art iniziò a parlare in maniera sconnessa. «N… no… hic… non doveva morire… gliel’ho detto. Glielo avevo detto.»

«Nong Art.» Aspettai che Art smettesse di piangere per qualche istante. «Devo chiederti delle cose… Prima che Nong Tol andasse via, sai cosa ha fatto?»

«H… ha detto che sarebbe andato a mangiare con la sua ragazza. So solo questo.» Art si soffiò rumorosamente il naso. «Prima non ne sono sicuro… ma di solito a Tol piaceva giocare a basket fino al tramonto.»

Nella mia testa sentii un tic, come se qualcosa si fosse improvvisamente spezzato. «Dopo aver giocato a bascket, sai se Tol si sentiva bene come prima?»

«B… beh, gli piaceva lamentarsi e dire di essere stanco. Ma ha anche detto che era perché si era appena ripreso da un raffreddore.» Pensai che Art fosse confuso dato che gli stavo chiedendo dettagli minori sulla persona che era appena morta, ma inconsapevolmente quella era un’informazione importante per me e forse un modo per far credere Tol di più in me.

Dopo aver riattaccato con Art, tornai in fretta al mio appartamento. Aprii la porta, mi tolsi il camice corto e mi sdraiai sul letto morbido e caldo senza pensare di farmi una doccia e ignorando il grido affamato di Sibra. Stai zitto, farai colazione ‘ieri’, ok gatto?

Desideravo che quella fosse per me l’ultima volta del mio viaggio a ritroso nel tempo e che io e Tol avremmo aperto insieme gli occhi per vedere sorgere il sole di ‘domani’.

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