KINNPORSCHE – CAPITOLO 2

Nipote

-Porsche-

«Non dirmi che mi lasci di nuovo alla stessa stazione di servizio di ieri?» Disse Kinn con voce roca vicino al mio orecchio.

Rispetto al giorno prima sembrava molto più bello, anche se sul viso aveva ancora vecchi lividi e dopo l’ultima rissa ce n’erano di nuovi, nonostante tutto era ancora bellissimo. 

«Stanno arrivando?» Parlai con un tono piuttosto tranquillo, guardando negli specchietti laterali prima di accelerare più velocemente. Vidi un uomo in nero che ci inseguiva. Quella volta ero più preparato nel guidare tra i vicoli senza troppe difficoltà, manovrando abilmente la mia agile moto.

«Rallenta!» Disse di nuovo, afferrandomi forte per la vita con una mano e nascondendo il suo viso dietro la mia schiena in modo da essere protetto dal maledetto vento che lo colpiva.

«Tieniti forte.» Mormorai prima di accelerare sensibilmente, lasciando indietro quelli che ci seguivano.

«Dio, sono ancora vivo.» Disse Kinn guardandosi intorno. Spensi il motore dopo essermi assicurato che nessuno ci avesse inseguiti. Ovviamente non erano riusciti a tenere il mio passo, come pilota ero il migliore.

Il percorso che avevo fatto era piuttosto complicato, li avevo ingannati svoltando spesso, accelerando e girando di continuo finchè non li avevo seminati del tutto. Feci un sospiro di sollievo quando la motocicletta arrivò davanti a casa mia.

«Dove diavolo…»

«Casa mia.»

Non volevo mettermi nei guai ancora di più, ma nel mezzo della fuga, il percorso che avevo intrapreso era stato quello che mi era più familiare. E prima che me ne rendessi conto, eravamo lì.

«Andiamo a lavarci la faccia.» Emise una boccata d’aria sollevato, come se fosse appena uscito da un tour infernale.

«Aspetta.» Lo raggiunsi e mi avvicinai alla porta. Presi il pacchetto di sigarette dai pantaloni e un accendino poi estrassi una sigaretta e l’accesi.

Non disse niente ma sollevò un sopracciglio verso di me.

«Cinquantamila.» Pronunciai le parole con la sigaretta in bocca, poi lo guardai.

«Eh?…» Si lasciò sfuggire una breve risata, poi si voltò a guardarmi incredulo. «Ieri, il mio orologio…»

Prima ancora che avesse finito, deglutii ed interruppi le sue parole.

«Ieri era ieri ..»

Avevo segretamente paura che volesse riprendersi l’orologio. Quindi finsi di fare il duro, in questo modo magari non me lo avrebbe chiesto. Anche perchè anche se avessi voluto ridarglielo, l’orologio non era più nelle mie mani. I proventi della vendita erano stati utilizzati per pagare la retta di Chè (Porschè), per riparare l’aria condizionata in camera da letto e per pagare anche i nostri debiti, non era rimasto quasi nulla.

«Ieri ne hai chiesti 50mila, e oggi ne vuoi altri…in totale fanno centomila. Ma so che hai un’idea di quanto costa quell’orologio, se non sei abbastanza stupido, lo hai venduto  almeno a 400mila. Quindi se ci pensi ti ho pagato in anticipo.» Disse Kinn con un sorrisetto sulle labbra, inclinando la testa come se mi volesse stuzzicare.

Era la prima volta che studiavo a fondo il suo viso, i suoi occhi acuti avevano una luce terrificante puntata su di me come se volessero mostrare che non era una persona comune.

La sua faccia con un livido sul lato sinistro, vicino all’occhio, non nascondeva il fatto che fosse un mezzosangue con un accento europeo. Sembrava un nobile proveniente da una famiglia molto ricca.

«Ok, ora che ti ho salvato, puoi tornare da dove sei venuto.»

«Eh … non mi aspettavo molto ma, tsk, considerando il tuo bell’aspetto non mi aspettavo che fossi un tale ladro.» Disse ridendo con le braccia incrociate sotto il petto in modo così presuntuoso. I suoi occhi, le labbra e le guance si allargarono completamente in un grande sorriso che mi fece prudere mani e piedi. Volevo prenderlo a calci nello stomaco. Si avvicinò lentamente a me ed io inconsciamente indietreggiai.

«Stai zitto e vattene!»

«Cos’è questo rumore?» 

Era il suono della porta accompagnato dalla figura di mio fratello che indossava un pigiama e sembrava addormentato. Rimase un po’ sbalordito quando vide che non ero solo e salutò con un wai timidamente.

«Uh. Ciao.» Disse Chè un po’ imbarazzato.

Il bastardo guardò mio fratello e annuì leggermente.

«Torna dentro.» Dissi a Chè.

«Che cosa ci fai fuori? Sveglierai i vicini. Vieni a parlare dentro.» Chè, che di solito era timido, mi rispose ed aprì la porta per invitarci ad entrare.

«Beh, ti dispiacerebbe?» Disse la figura alta facendo un passo per entrare, ma io afferrai velocemente il colletto di mio fratello prima che potesse rispondere.

«Io entro e tu sparisci!» Gli dissi gelidamente, il che gli fece aggrottare la fronte incredulo mentre io fissai mio fratello e lo spinsi dentro casa con forza lasciando andare il bavero del suo pigiama.

«Come osi farmi questo ..» Disse in un tono piuttosto pericoloso. Ma non avevo affatto paura e semplicemente mi voltai verso la porta pronto per entrare.

«Ehi aspetta! Nessuno osa farmi questo.» Mi prese la mano e la strinse forte ma non mi spaventò, anzi mi divincolai dalla sua presa e lo spinsi forte all’altezza del petto.

«Perché? Chi sei? Posso fare di più come afferrarti e romperti il collo!» Dissi fissandolo negli occhi con la stessa intensità dei suoi. «Se non te ne vai ora, ti picchierò a morte!»

«Ehi ehi!» Chè, che era tornato dentro quando lo avevo lasciato andare poco prima, tornò indietro e dalla porta mi guardò.

«Rientra!» Dissi prima di spingere mio fratello e seguirlo mentre sbattevo la porta in faccia a Kinn.

Eh! … Non ho paura di lui. Quel bastardo, chi diavolo crede di essere? E se fosse ricco? E se gli dovessi un orologio? … FOTTITI.

******************

Chiamai Jae Yok pensando che potesse essere in ospedale, ma non c’era. Mi aveva detto tutto quello che era successo dopo che ce n’eravamo andati, i delinquenti si erano dispersi poco dopo essere usciti dal locale e anche la polizia era stata coinvolta. Si era lamentato con me fino a farmi male alle orecchie. Quello che dovevo fare domani era pulire il club, salvare tutto ciò che potevo e pregare che i danni non mi costassero troppo.

«Dove siete scappati voi due?» Mi chiese Jae la mattina dopo. Non gli risposi solo per evitare malintesi dato che pensava che avessi una relazione con quel dannato Kinn.

«Mi dispiace Jae.» chinai la testa per dimostrare quanto fossi dispiaciuto per i danni arrecati al club e Jae sospirò.

Mi sentivo in colpa anche se non era colpa mia. Era colpa di Kinn, ero solo stato trascinato nei suoi casini. Se avessi saputo che sarebbe successo, non mi sarei intromesso nei suoi affari.

«Va bene, andiamo ad impacchettare le cose, i nuovi mobili arriveranno presto.» Disse Jae picchiettandomi sulle spalle.

«Quanto…?» Chiesi a bassa voce anche se avevo paura nel sentire la risposta.

«Cosa?»

«Il costo dei mobili danneggiati.»

«Eh, perché? Hai i soldi per pagarli?» Chiese Jae sventolandosi il viso.

«Ho qualcosa da parte…» Dissi, perché anche se non era proprio colpa mia mi sentivo abbastanza responsabile.

«Eh, sei fortunato, il signor Kinn è venuto qui e ha pagato tutti i danni, altrimenti avresti dovuto lavorare per tutta la vita e saresti stato sommerso dai debiti.»

«Kinn?» Quel bel viso arrogante balenò di nuovo nella mia mente.

«Sì, beh, il signor Kinn ha detto che quelli erano originariamente i suoi nemici e tu eri lì solo per aiutarlo, quindi ha detto che paga lui. E sai una cosa? Quando è arrivata la polizia, quei delinquenti sono scappati.» Jae disse ridendo. «Penso che questo signor Kinn sia qualcuno di grande. Questa mattina, i vicini erano tutti così tranquilli, il putiferio di ieri sera non si è diffuso. E quando ho guardato la CCTV, mi è venuta la pelle d’oca.»

«Perché?» Chiesi.

«Beh, è ​​bello! Così bello che è inquietante. In chi diavolo ti sei imbattuto questa volta? Perché la parola MARITO è incollata sulla sua fronte.»

Soffocai letteralmente alle parole di Jae che sembrava pazza di lui. Scossi la testa e aiutai gli altri a pulire tutte le macchie di sangue, i vetri e le sedie rotte dentro il locale.

La scorsa notte nessuno era rimasto ferito gravemente. Alcuni avevano dei lividi, dei tagli e gli occhi pesti ma niente di più. Quanto a me, non avevo nemmeno il minimo graffio. Gli altri mi presero in giro dicendo che ero rimasto alla larga con la schiena contro il muro e non potei fare a meno di sentirmi in grato in quel momento. Quindi dissi loro che avrei offerto la cena.

*****************

Andai nella zona fumatori fuori dall’uscita antincendio del locale. Erano le 21:00 e tutto era a posto. Il negozio era chiuso ma tutti i dipendenti erano impegnati ad aiutare per sistemare il locale. Mi sedetti per risposarmi su secchio di plastica rovesciato accanto alla porta, inspirando e rilasciando un denso fumo nell’aria. All’improvviso, sentii qualcuno avvicinarsi, ero quasi riuscito a capire chi fosse dal suono dei passi.

«Ehi…» Il nuovo arrivato si fermò a pochi passi da me, vestito di nero.

«Cosa vuoi questa volta?» Chiesi irritato, gettando la sigaretta a per terra e calpestandola. Le mani posate sui fianchi.

Kinn camminò lentamente verso di me, guardandosi intorno, come se volesse capire se qualcun altro fosse lì. Notai che era vestito come se fosse pronto per una battaglia perchè ogni volta che lo vedevo, la violenza lo seguiva perennemente. «Cosa c’è? Ti inseguono di nuovo?» Chiesi. E se qualcuno fosse venuto e avesse distrutto di nuovo il negozio? Jae mi avrebbe ucciso sicuramente.

Si fermò davanti a me senza dire niente.

«Ho una proposta per te.» Disse con voce roca. Il mio cuore stava pulsando così forte come se avessi paura di qualcosa.

«Che cosa?» Chiesi freddamente cercando di non mostrare le mie vere emozioni.

«Vieni con me.»

«Con te dove?»

«Abbiamo una lunga chiacchierata da fare.» Disse guardandomi dritto negli occhi con le mani in tasca. I suoi occhi penetranti mi fissarono al punto che non riuscivo a descrivere come mi sentivo.

«Non voglio.» Risposi, con l’intenzione di tornare all’interno del locale mentre il mio cuore batteva freneticamente.

Kinn però mi afferrò il braccio tenendolo stretto e mi costrinse a voltarmi verso di lui. «Ma ho qualcosa da dirti.»

«Ma io no! Lasciami andare!» Con un rapido strattone, divincolai il braccio dalla sua presa e lo allontanai da me. Spinsi leggermente il petto di Kinn finchè non fece alcuni passi indietro. I suoi uomini, che erano abbastanza lontani da lui, corsero subito verso di lui. Afferrai un tavolo rotto accanto a me e lo lancia direttamente verso quegli uomini ma qualcuno deviò l’attacco e si lanciò contro di me. Tirai un pugno ad uno degli uomini di Kinn che si era fatto avanti. 

Almeno fino a quando Kinn non poté più sopportare la vista dei suoi uomini che cadevano uno dopo l’altro. Si piazzò tra me e qualcuno a cui volevo sferrare il pugno, che era a mezz’aria, e Kinn lo afferrò tenendolo stretto. Ma non persi la testa e provai a tirargli un calcio che schivò facilmente. 

Non mi arresi e provai a colpirlo con un pugno usando la mano libera. In quel momento, mi afferrò rapidamente il polso, me lo girò dietro la schiena e spinse il mio corpo contro il muro. Perchè non ero il migliore? Forse dopo le risse dei giorni scorsi ero stanco.

«Lasciami andare!» Dissi con rabbia girando il volto verso di lui. Il suo viso tagliente si avvicinò mentre esercitava una certa forza sulla presa delle mie mani. Si avvicinò ancora ed era come se stesse accarezzando il mio corpo da molto vicino. Cazzo, fanculo!!!

«Ehi, sono qui per negoziare con te.» Le sue labbra sussurrarono dolcemente così vicino alle mie che sentii il suo respiro soffiare sul mio viso.

«Non voglio parlare!» Risposi cercando di distanziare la mia faccia perché avevo la pelle d’oca.

«Eh, pensavo saresti stato meglio di così…» Disse con una risata. Sembra che mi sottovaluti troppo, signorino!

«Sì!» Urlai e con ciò mi staccai dal muro, girandomi gli diedi un morso sul collo con tutta la mia forza, poi lo spinsi e lo allontanai da me.

«Merda!» Gridò ad alta voce, ma lo ignorai mentre correvo dentro il locale chiudendo a chiave la porta. Corsi velocemente verso la stanza del personale  per prendere la mia borsa mentre le persone nella stanza mi guardavano confuse.

«Che c’è?» Chiesi ad uno dei miei superiori. 

«Non dirmi che vai a casa. Se hai il coraggio di farlo, ti taglio lo stipendio!» Cribbio, non ero pronto per quello. Ma ammetto che ero davvero spaventato in quel momento. Avevo paura sia della vendetta di quei delinquenti che di Kinn, magari voleva veramente riprendersi l’orologio!

*******************

Dopo essere sfuggito alla morte, girai in fretta la motocicletta e tornai a casa alla velocità della luce. La mia mente era piena di pensieri sull’orologio. Se Kinn fosse venuto e avesse detto che voleva parlarmi, che altro poteva cercare? Certo che era l’orologio! Eh, chi non lo farebbe, se quell’orologio valesse più di 600? No, 700 mila?

Alle sei del mattino, mi svegliai presto per andare al mercato e comprare qualcosa per la colazione. Non avevo dovuto svegliare Chè perché non riuscivo a dormire affatto a casa di quel coglione di Kinn.

«Ohoi, devi avere un ricco amante eh?» Disse Chè guardando le pietanze sul tavolo. 

«Questo è tutto quello che hai comprato? Ah, lascia perdere, devo fare in fretta a mangiare ed andare a scuola.» Prese dei grossi gamberoni e li mangiò con il riso. 

La colazione di oggi sembrava migliore delle altre, con pane, marmellata, latte, succo d’arancia. Di solito era solo riso cotto e stupide uova o normale maiale bollito con riso.

«Per favore, dammi anche un assegno.» Chiese Chè con occhi da cucciolo.

Infilai la mano nella tasca e gli diedi una banconota da mille.

«Merda!» Spalancò gli occhi scioccato e mi guardò sbalordito.

«Questa è la tua indennità per tutto il mese. Non essere troppo arrogante.» Gli dissi pensando che fosse meglio usare i soldi ora prima che Kinn ed i suoi uomini venissero a prenderli.

«Dall’altro giorno sei davvero ricco eh .. ma da dove escono?»

«I miei risparmi.»

Mio fratello non poteva crederci e continuò a fissarmi con sospettò finchè non lo esortai ad andare a scuola. «Vai a scuola adesso e studia!» Lo guardai nella sua uniforme blu da liceo. Sospirai di sollievo … almeno i soldi che avevo in quel momento dovevano essere sufficienti per coprire un intero semestre.

Tutti dovevano chiedersi perché mandavo mio fratello in una scuola costosa anche se eravamo al verde, era perché non volevo che si sentisse come se gli mancasse qualcosa. Studiava in quella scuola fin dall’asilo che era anche la mia alma mater. Non volevo trasferirlo fino alla laurea, non volevo che si sentisse inferiore a me. Anche se a volte mi diceva che gli andava bene trasferirsi in una scuola più economica, io non volevo. Volevo che si sentisse al sicuro come quando i nostri genitori erano ancora vivi.

Non importa quanto sia difficile, mi prenderò cura di mio fratello.

Chiusi a chiave la porta e saltai in moto quando mi venne in mente una cosa… 

Cazzo Kinn sa dove abito! E se mi perseguitasse qui?

«Zia Aoi!» Gridai alla gentile vicina.

«Se qualcuno viene a chiedere di me, per favore digli che mi sono già trasferito lontano.»

«Chi verrà a cercarti?» Zia Aoi mi guardò meravigliata.

«Dì loro che mi sono trasferito fuori dal paese.»

Zia Aoi annuì ed io tornai a raccogliere le cose messe fuori casa come scarpe o pantofole, ombrelli, caschi colorati in modo da far sembrare l’abitazione deserta. Fortunatamente, non avevo abbastanza soldi e quindi raramente compravo mobili, quindi non c’era davvero molta roba dentro.

*********************

«Merda Porsche, che ti succede?» Jom chiese quando andai in mensa dopo che la mia lezione era finita. Tutti mi fissarono a lungo prima che rispondessi.

«Perché?»

«Ti guardi sempre intorno, qual è il problema sta volta?»

«Oh, sembri paranoico. Questa volta non ti aiuterò. Ieri al locale di Jae, noi due siamo riusciti a malapena a sopravvivere.» Tem mi guardò. Entrambi avevano corso il più velocemente possibile nel momento in cui la situazione era cambiata e non erano rimasti feriti.

«Chi non scapperebbe? Merda! Erano dappertutto. Uno di loro mi ha afferrato e quasi soffocavo dalla paura.» Jom giurò ad alta voce.

«No, niente …» Guardai il riso nel piatto mentre ci giocavo. Io stesso mi ero reso conto, da quando ero entrato nel campus, di aver alzato la guardia, osservando ogni angolo e guardando a destra ea sinistra tutto il tempo per assicurarmi che nessun bastardo fosse lì.

«Ti guardi in giro perchè stai cercando qualcuno che ti piace o hai paura che quelli di ieri verranno a cercarti qui? Perché non osi ammetterlo?» Disse uno dei miei amici in tono beffardo.

«Insomma, cosa ti dà fastidio?» Chiesi al mio altro amico.

«O forse c’è qualcuno che ti insegue perchè ti ritiene responsabile?» Aggiunse Jom senza lasciarmi un po’ di spazio per parlare. Fortunatamente ero troppo pigro per spiegare.

«Ehi Jom! Tuo zio è venuto a cercarti davanti alla facoltà.» P’Aom, un senior del terzo anno gridò..

«Chi P’?» chiese Jom ed io salutai il nostro senior con un wai.

«Non lo so, mi ha detto che è il fratello minore di tuo padre e che è qualcosa di importante.» P’Aom spiegò a Jom finchè il mio amico non si mise a ridere: «Ahahah l’ha detto davvero?»

Ricordo di aver detto allo stronzo Kinn che il mio nome è Jom! Oh mio Dio, è qui per me adesso?

«Che aspetto ha?»

«Ohoi, è piuttosto carino. Dannazione come può il fratello di tuo padre essere così giovane e bello in confronto alla tua faccia?»  P’Aom disse con fare divertito e mi fece capire che quella persona non sembrava lo zio di Jom, soprattutto sottolineando la parola Pho Nong (fratello minore di papà) in ogni frase.

«P’Aom! Cosa ti fa dubitare del mio dell’aspetto?» Il bastardo di Jom iniziò a parlare.

«Haha ne sei sicuro? Indossa la divisa universitaria di Business Administration e dicono che sia una persona famosa …»

«Non andate al cinema ragazzi? Andiamo!» Interruppi subito la loro conversazione in modo che tutti mi fissassero. 

«Ehi, cosa c’è che non va in te Porsche? Di solito non parli così tanto.» P’Aom mi guardò sorpreso.

«Ah, niente, andate e sbrigatevi. Andate! Vengo con voi in macchina, prima però parcheggio qui la moto.» Dissi un po’ più forte in modo che se ne andassero lasciandomi in pace, in tutto questo io pregavo per la loro sicurezza. 

«Ok, ok andiamo, ma prima incontriamo il fratello di mio padre!» Jom sottolineò le parole ‘fratello di mio padre’ davanti a P’Aom per rendere chiara la cosa.

«Se non fossi il tuo senior, ti colpirei in testa!» disse P’Aom a Jom.

«Venga mister …!» Disse Jom mentre prendeva la borsa e si incamminava.

«Andiamo al cinema ragazzi!» Alzai la voce per dirlo. 

«Si, ci andiamo, ma prima accompagnamo Jom davanti alla facoltà!»

«Se andate, non faremo festa.» Il mio tono di voce era minaccioso mentre incrociavo le braccia sotto il petto anche se interiormente mi sentivo ansioso e spaventato.

«Ho detto che andremo più tardi. Devo prima incontrare la persona che afferma di essere il fratello minore di mio padre!»

«Che ti succede Porsche?»

«Sono solo pigro, non ho voglia poi di tornare indietro.» Dissi parlando piano.

«Allora puoi aspettare in macchina. Andiamo Jom.» Risposte Tem dandomi le chiavi della macchina. Poi i due si incamminarono verso l’entrata della facoltà.

Promisi a Jom che un giorno lo avrei ripagato mentre accendevo la seconda sigaretta. Stavo cercando di tenere d’occhio i miei amici e vedere se erano tornati o no. Non pensavo che potessero fare qualcosa di male nel campo ed anche se fosse stato così non avevo paura. La mia paura era che mi avesse dato la caccia per riavere indietro l’orologio.

Cosa dovrei fare???

********************

«Merda P’Aom, ci ha fatto uno scherzo!» Esclamò Jom tornando al tavolo ed io alzai la testa per dare un’occhiata.

«Cosa? Perché?» Chiesi con curiosità.

«Siamo rimasti fuori dal cancello per un paio di minuti ma nessuno è venuto a parlarmi! Sono sicuro che Aom ci ha fatto uno scherzo, lo ammazzo!» Tem disse con rabbia ed io sospirai segretamente.

«P’Aom infastidisce i suoi Junior così .. fanculo!!» I due si accesero una sigaretta e si avviarono verso il centro commerciale più vicino mentre io tornai a casa con una certa ansia.

Arrivato a casa, parcheggiai la mia moto e chiesi subito a zia Aoi.

«Zia, qualcuno è venuto a cercarmi?»

«Ohoi! Sì! Ma chi erano? Sembravano scagnozzi della mafia! Stai bene Porsche? Hanno chiesto di una persona di nome Jom, e così ho detto che non c’è nessun Jom qui dentro e gli ho detto che la tua casa è stata abbandonata da un po’ di tempo ormai. Quindi sono andati via immediatamente.»

«Quando sono venuti zia?»

«A mezzogiorno.»

Ah … è un bene che siano venuti quando non ero a casa.

«Zia, posso parcheggiare la mia moto a casa tua?»

«Oh, va bene, vieni…Porsche, stai attento, ok? Vi sono successe tante cose, mi fate penare ragazzi.»

Giusto, non ci ho pensato. Meno male che quando sono venuti Chè non era a casa. Devo avvertirlo di non aprire mai le porte agli sconosciuti.

A pensarci bene … sono segretamente spaventato.

E se Kinn avesse cambiato idea e invece mi volesse dare 50mila per riprendersi l’orologio?

Tsk, è un peccato, 700mila contro 50mila? Chi sarebbe così stupido?

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