KINNPORSCHE – CAPITOLO 22

Distratto

-Porsche-

Quanti anni pensi impieghi una persona ad innamorarsi di qualcuno? Ci vogliono davvero anni? O forse solo mesi? Oppure… solo pochi secondi o anche minuti…

No! No! No! Sveglia Porsche. Non è il momento giusto per pensare a una cosa del genere. 

Ti senti solo al sicuro quando sei con lui … ma non significa che ti piaccia.

Stavo per prendermi a schiaffi, così da fermare la mia stupidità, quando il cellulare iniziò a squillare all’improvviso. 

[Ti ho inviato una mail con gli argomenti trattarti i giorni scorsi e sul rapporto che dobbiamo fare. Dagli un’occhiata, perché hai perso molte lezioni e dobbiamo presentare il rapporto tra tre giorni. E… oh, compila anche alcune delle pagine rimanenti se hai ancora un po’ di tempo.]

«Ma ci sono molti campi vuoti.» Risposi.

[Non preoccuparti. Ti aiuterò io. Dimmi solo di cosa hai bisogno e ti aiuto.]

«Grazie amico.» Riattaccai la telefonata con Tem e concentrai tutta la mia attenzione sul quaderno davanti a me. Ero davvero contento che Tem mi volesse dare una mano su quel progetto, perché da solo ci avrei messo probabilmente un anno a finirlo. Il peggio era che dovevo consegnarlo entro martedì. 

«Ciao, esco con i miei amici.» disse mio fratello e io annuii semplicemente in risposta.

I miei occhi erano così fissi sul mio libro che non avevo prestato molta attenzione a ciò di cui stava parlando Chè. Era un fine settimana, quindi mio fratello si era preso una pausa dalla scuola mentre io ero lì, ad annegare sui resoconti e sulle lezioni rimanenti.

Avrei dovuto lavorare in quel momento, ma Khun Korn era stato così gentile da concedermi un giorno libero e lasciarmi finire i compiti per l’università. Aprii la diapositiva e svolsi gradualmente ogni lezione persa. Ad essere onesti, la mia facoltà si concentrava più sull’attività fisica, ma ero stato via per giorni, quindi avevo dovuto fare qualcosa per riempire il punto in cui avevo interrotto. Ed era così dannatamente stressante. Preferivo fare attività fisiche piuttosto che compiti teorici come questo.

[LINE]

TEM: Fammi trovare alcune informazioni da condividere.

PORSCHE: Cazzo! Sono così stressato!

TEM: Ti ho già aiutato, perché stai ancora piagnucolando?

PORSCHE: Oh merda, vieni ad aiutarmi.

TEM: Ehi, pensavo volessi solo passare o vuoi ottenere un punteggio migliore?

PORSCHE: Va bene qualsiasi cosa! Aiutami solo a finire questa merda. Aiutatemi ragaaazziiii!

JOM: Va bene! Ti aiuto amico mio! 

*clip inviata*

TEM: Merda Jom! Sono fuori, in un ristorante! Quel fottuto gemito era forte e chiaro!!

JOM: Beh, sto solo cercando di aiutare Porsche ad alleviare il suo stress. E questo è il suo preferito, hehehe.

Aggrottai leggermente le sopracciglia prima di premere play sulla clip che mi aveva inviato Jom, improvvisamente si formò un sorriso sulle mie labbra nel momento in cui i miei occhi si fissarono sullo schermo del telefono. Lasciai cadere il libro e lo misi da parte prima di girare lo sguardo per controllare che la porta fosse chiusa a chiave.

Quando tutto era sistemato, mi sedetti sul letto e appoggiai la schiena alla testiera, guardavo nel vuoto di fronte a me e mi sentivo ansioso, ma non riuscivo a capire per che cavolo dovessi sentirmi in quel modo. Avevo passato gli ultimi giorni a pensare a Kinn e il mio cervello aveva bisogno di un po’ di riposo per riacquistare un po’ di salute mentale.

Ero molto combattuto mentre sorridevo ascoltando la dolce voce della protagonista carina che proveniva dal video nel telefono; teneva in mano il seno sinistro, accarezzandolo mentre si toccava nel suo luogo di piacere. Mi leccai le labbra, prima di mettere le mani sopra il tessuto grezzo dei miei pantaloni, la mia mano si spostò fino all’elastico dei miei boxer, prima di infilarsi dentro per toccare la mia virilità.

Socchiusi gli occhi e mi concentrai sulle immagini in movimento di fronte a me, la donna afferrò l’altro seno e con la mano iniziò a stuzzicare i suoi capezzoli, emise un gemito leggero che avrebbe dovuto farmi venire i brividi, che di solito mi venivano quando davo piacere a me stesso con quel genere di video, ma c’era qualcosa che non andava.

Misi da parte questo pensiero e continuai a muovere le mani su e giù, mi morsi le labbra e aumentai il ritmo delle mie mani mentre ripetevo le immagini nella mia mente…

«Maledizione!» Sbuffai con frustrazione.

Per che cazzo non riesco a farlo rizzare?

Chiusi gli occhi e mi concentrai nuovamente, questa volta mi tirai giù i pantaloni per permettere al mio ragazzo di poter sentire un po’ di aria fresca e ricominciai a strofinare.

Dopo un minuto o due agrottai nuovamente la fronte, aprii gli occhi e puntai lo sguardo sulla ragazza nello schermo, era davvero molto carina, ma che cazzo! Mio figlio non si voleva alzare!

Che sia troppo stressato dalle relazioni per l’università?

Fermai il video che mi aveva mandato Jom e digitai l’indirizzo del mio sito preferito di sempre, probabilmente non avevamo gli stessi gusti, per quello il mio ragazzo non voleva alzarsi.

Quando il sito si aprì, i miei occhi furono immediatamente accolti da un uomo e una donna che si stavano dando da fare, non persi altro tempo, presi in mano il ragazzo e premetti play.

Il ragazzo stuzzicò la donna per qualche tempo e prima che me ne accorgessi, stava unendo i suoi fianchi con lei che era sotto di lui, guardai il video per un po’ e riuscivo a sentire il mio corpo che si riscaldava, mi bagnai le labbra al formicolio che sentivo salire in me, i miei occhi fissi sullo schermo.

La donna gemeva senza sosta mentre l’uomo continuava a colpirla con tutto il suo corpo.

I miei occhi rimasero qualche momento sulla donna, prima di spostare la mia attenzione sull’uomo che se la stava facendo, il suo viso era completamente stordito dal piacere mentre continuava a colpire la donna come se non ci fosse un domani, il mio cuore sussultò ai suoi gesti e potevo avvertire la lussuria risalire per tutto il mio corpo mentre accarezzavo il mio membro caldo.

La mia mente era al settimo cielo quando improvvisamente nella mia testa apparve  un’immagine e chi poteva essere…era la faccia di quel coglione di Kinn, che si faceva strada con aggressività.

Cercai di accantonare quel pensiero e continuai a concentrarmi sul video, con il mio pene che era diventato duro, ma la vista del tipo avvolto nel desiderio e nell’estasi mentre guardava in basso verso di me continuava a sovrapporsi nella mia mente, cercai disperatamente di cancellare quell’immagine, ma non potevo farne a meno e per peggiorare le cose, sentivo che la mia gola si stava seccando mentre cercavo di inghiottire la tonnellata di saliva che si stava accumulando ad ogni colpo che davo con la mia mano.

Il mio cuore stava battendo all’impazzata mentre cercavo di respirare un po’ d’aria, mi abbassai e vidi il mio pene che diventava sempre più vivo nelle mie mani.

Odiavo ammetterlo, ma era l’immagine di Kinn che mi aveva fatto diventare così, pensare a lui era abbastanza per farmi venire l’acquolina mentre acceleravo il movimento del mio polso.

Fanculo! Che cazzo sto facendo?

Mi morsi le labbra con forza e lasciai che l’immagine di Kinn si prendesse tutto il mio corpo e la mia mente.

Sia il suo profumo che il suo abbraccio avvolgevano ogni centimentro del mio corpo, il video nelle mie mani non mi interessava più, perchè il ricordo di Kinn era quello che bastava per far infiammare il mio cuore.

Ancora un po’…

Aumentai al massimo il ritmo, mentre avvertivo il piacere arrivare al limite.

Di più…

«Merda…»

Ci siamo…

«Fanculo…»

Squillò il telefono.

«Maledizione!» Imprecai quando il suono mi distrasse da quello che stavo facendo.

La mia mente era già in stato confusionale ed ero quasi al limite, ma la vibrazione ininterrotta del mio telefono e il suo squillare distolse la mia attenzione e mi rovinò l’umore.

Appena la mia mano smise di muoversi, la mia coscienza si risvegliò e mi colpì tutta in una volta.

Che cazzo sto facendo?

Ingoiai molta saliva e mi misi a sedere, non potevo credere a quello che era successo poco prima. 

Sono così stupido? Non riesco più a farlo rizzare in modo normale? O forse è perchè…

Volevo tornare ai miei pensieri, quando spostai lo sguardo su chi mi stava chiamando, il mio corpo si irrigidì nuovamente e i miei occhi si aprirono scioccati. Con mani tremanti, riuscii ad accettare la chiamata.

[Come mai ci hai messo così tanto a rispondere, eh?]

Stavo quasi per soffocare quando la voce profonda di Kinn risuonò dall’altro capo della linea.

«Che cazzo vuoi?» chiesi, cercando di nascondere la mia voce tremolante.

[Che stai facendo?]

La domanda di Kinn mi colse di sorpresa, le mie mani immediatamente afferrarono il lenzuolo e coprirono la mia virilità sporgente.

«Sto scrivendo una relazione.» risposi brevemente.

Fanculo!

La mia voce quasi si spezzò in quel momento e il mio cuore non era molto d’aiuto visto che lo sentivo battere veramente forte nel mio petto.

[U-uuh… ahhh…]

Un brivido freddo percorse immediatamente la mia nuca quando dall’altro capo del telefono sentii provenire un suono sospettoso, un suono che arrivava direttamente al mio inguine, tanto da constringermi a mordermi forte le labbra, poi lentamente inspirai ed espirai per calmare i miei nervi.

«A che cazzo di gioco stai giocando Kinn?!» Sbottai, quando il bastardo emise un altro gemito, le mie mani quindi si allungarono verso i fogli con la relazione, giusto per distrarmi da Kinn.

[Huh?? Mi stavo solo sedendo in una posizione più comoda, la schiena mi fa malissimo.] Kinn rispose con finta innocenza.

«Che… Fanculo!» Borbottai piano, mentre un’ondata di imbarazzo mi fece arrossire, strinsi i le labbra e digitai aggressivamente sul motore di ricerca per trovare delle immagini horror che distraessero la mia mente.

[Vieni qui questa sera.]

«Non voglio! Tuo padre mi ha detto che oggi è il mio giorno libero.»

[Ti avevo già ordinato di venire ieri.] disse Kinn ostinatamente.

«Beh! Oggi è diverso! Ho ancora un sacco di relazioni da preparare!» Mi lamentai in risposta mentre guardavo un video di un uomo che uccideva e tagliava un corpo a pezzi.

[Fallo qui.]

«Oh! Guarda che ore sono! Devo andare ora Kinn. Ciao!» 

E con quella frase chiusi la telefonata, sospirai di sollievo appoggiando la schiena alla testiera e chiusi gli occhi.

Merda! Sono così frustrato!

La mia mente era vuota e sentivo la stanchezza salire, quelle consegne davvero mi prosciugavano l’energia, avrei tanto voluto non doverle fare, ma non avevo scelta.

Con gli occhi ancora chiusi, emisi l’ennesimo sospiro e quasi mi addormentai quando improvvisamente un’immagine mi passò per la mente…ed era Kinn, un’altra volta.

I miei occhi si spalancarono per la sorpresa, mi alzai immediatamente dal letto e mi diressi verso il bagno per lavarmi il viso; quasi staccai il rubinetto dal lavandino vista la forza con cui l’avevo aperto.

Fanculo! Fanculo! Fanculooooooooo!

«Che cazzo ti sta succedendo Porsche?!» Diedi uno schiaffo al mio riflesso sullo specchio.

Perchè cazzo, di tutte le facce, deve essere proprio quella di Kinn?

Mi presi la testa fra le mani un secondo e subito dopo gettai dell’acqua sul mio viso. Ero nel mezzo di una crisi di sessualità, quando udii bussare alla porta.

«Hey, Porsche, qualcuno è arrivato.» disse Pol mentre aprivo la porta del bagno e guardai dietro le sue spalle, la mia attenzione fu catturata dal suo gesto e immediatamente seguii il suo sguardo, rimasi stupito per un secondo prima che la faccia sorridente assumesse un’identità nella mia mente distratta.

Era Vegas.

«Ciao! Sono arrivato in un momento sbagliato?» Vegas mi salutò accompagnato dal quel sorriso che apparteneva solo a lui, Pol si avvicinò a me, mi diede un colpetto sulle spalle indicando che sarebbe andato di sopra, gli feci segno di aver capito e diedi un semplice segno di assenso.

«No.» risposi a Vegas in maniera discreta.

«Sono venuto a trovarti. Ti senti meglio adesso?» Vegas immediatamente si avvicinò e mise una mano sulla mia fronte, cogliendomi di sorpresa.

«Uhm… Sto bene, grazie.» risposi, spostando leggermente il viso nella direzione opposta.

Ero ancora un po’ irritato da quello che era successo pochi momenti prima e non era esattamente il momento adatto per me per avere del contatto fisico, Vegas probabilmente lo capì dai miei gesti e si allontanò un pochino.

«Ti ho anche comprato degli snacks.» disse mentre teneva in mano molte buste di carta contenenti dei dolcetti.

«Grazie.» Giunsi le mani per mostrargli la mia gratitudine e mi grattai la nuca per l’imbarazzo.

«Uhm…Ti sto dando fastidio? Mi dispiace.»

«No, sono solo un po’ stressato, ho ancora molto lavoro per l’università da completare.» dissi e voltai la testa verso la pila di carte sulla mia scrivania.

«Hmmm, quindi… Fammi dare un’occhiata se ti posso dare una mano in qualche modo.» si offrì Vegas e si diresse immediatamente dentro la stanza. Sospirai e lo seguii, appoggiando i dolci che mi aveva dato, sul tavolo. Prese in mano il mio computer e scorse alcune pagine della presentazione.

«Oh… Sto seguendo la tua stessa materia. Vuoi che ti aiuti con questo?» Vegas si voltò verso di me, chiedendomi il permesso. Mi sedetti sul pavimento e annuii in risposta, gli lasciai fare quello che voleva, così da finire quella maledetta relazione.

Quando ebbe il mio consenso, Vegas si sedette anche lui sul pavimento, non troppo lontano da me, poi appoggiò il pc sul bordo del letto e iniziò a lavorare alla presentazione.

Tirò fuori il libro della materia che ci serviva e iniziò ad aiutarmi.

Stavamo sistemando la relazione da un minuto o due e nonostante questo, non riuscivo a togliermi il pensiero di Kinn dalla testa; il mio corpo era ancora sensibile ed irritato allo stesso tempo per non sapevo per quale cazzo di motivo.

Doveva essere per il fatto che non ero riuscito a raggiungere l’orgasmo o qualcos’altro… scossi la testa tentando di scacciare quei pensieri, il gesto aveva probabilmente attirato l’attenzione di Vegas che si era girato verso di me.

«Ti senti bene Porsche? Ti fa ancora male la testa?» Allungò nuovamente la mano e la posò sulla mia fronte, rimasi un po’ stupito, ma alla fine lo lasciai fare per alleggerire l’atmosfera.

«No, mi gira solo un po’ la testa.» Risposi con un sorriso strano, lui mi lanciò uno sguardo pieno di significato prima di prendere la busta con i dolci dietro di me e la aprì.

«Prova questi, il tuo cervello probabilmente ha bisogno anche di zuccheri.» Vegas tirò fuori un pancake farcito con della crema e delicatamente lo scartò, poi prese un tovagliolo e me lo diede in mano così che io potessi afferrarlo senza sporcarmi le mani; lo presi e gli rivolsi un sorriso, non avevo fame ma ero preoccupato potesse offendersi se lo avessi rifiutato.

Mi sedetti al mio posto e continuai a lavorare sui miei file in silenzio, Vegas faceva il suo lavoro e ogni tanto controllava se ci fosse qualcosa che facevo fatica a capire.

Come immaginavo, ero troppo stupido per questo ed ero stato molto forunato che Vegas fosse venuto ad darmi una mano; specialmente sulla parte in inglese, il mio cervello mi stava uscendo dal naso solo a guardare lo schermo.

«Hai sete? Ho comprato anche del Bubble tea. Non sapevo quale gusto ti sarebbe piaciuto, quindi ne ho comprati quattro diversi.» Vegas fece una pausa dal mio pc e mi porse il bubble tea, lo presi e lo guardai prima di berne un sorso.

Cavolo! Non riesco ancora a capire perché Kinn vuole che stia lontano da questo ragazzo, sembra così indifeso, inoltre è così gentile e attento agli altri.

«Oh! Mi sono dimenticato che non stai ancora bene, mi sa che questo non ti fa molto bene.» Vegas tolse velocemente il bicchiere di plastica dalle mie mani, ero confuso quindi allontanai il bubble tea da lui.

«No, va bene, sto già molto meglio.»

«Non posso dartelo, se dovesse tornarti la febbre, non potrei perdonarmelo.» rispose e afferrò nuovamente il bicchiere, ma questa volta non mollai la presa.

«Sto davvero bene, non ti preoccupare.» Non stavo cercando di essere testardo, ma davvero mi sentivo già molto bene, solo un altro po’ e sarei stato in grado di tornare alla mia vita normale.

Vegas era fin troppo preoccupato per la mia salute come se fossi una ragazza ma, maledizione, probabilmente ero anche più forte di lui.

Cercai di strappare il bicchiere dalle mani di Vegas, ma questa volta il bastardo lo stava tenendo ben stretto, facemmo tira e molla per un po’ quando improvvisamente le mie mani scivolarono e lasciai andare il tè senza volerlo, fuoriuscì e bagnò la maglia di Vegas.

«Oh…!»

«Merda!» Imprecai e lasciai andare immediatamente il bicchiere per prendere un asciugamano, Vegas lasciò andare il bicchiere a sua volta e guardò in basso verso la sua maglietta ormai tutta macchiata.

«Mi dispiace davvero tanto.» dissi mentre mi mettevo di fronte a lui per tamponargli la maglia con l’asciugamano, cercando di assorbire un pò della schiuma.

Ero occupato a sistemare la maglia di Vegas che non prestai troppa attenzione a come mai il bastardo stesse sorridendo già da un po’. Aveva tenuto gli occhi fissi su di me per tutto il tempo mentre gli pulivo il petto.

Ho qualcosa in faccia?

Quando ripulii il tutto, alzai lo sguardo e dissi: «Dovresti cambiarti, è ancora tutto sporco.» 

Mi guardò per un secondo prima di annuire lentamente; ero impegnato a sistemare il casino che avevo combinato quando improvvisamente Vegas si tolse la maglia di fronte a me.

Fui colto di sorpresa, quindi immediatamente distolsi lo sguardo; non perché fossi timido o altro, ero soltanto un po’ spaventato che i ricordi che avevo cercato di mettere da parte poco prima potessero ritornarmi in mente.

«Posso prendere in prestito una delle tue maglie Porsche? Ti prometto di lavarla prima di restituirla.» Vegas mormorò e io annuii prima di alzarsi rapidamente per andare ad aprire il mio armadio. Frugai tra i miei vestiti che per poco non mi caddero addosso fino a che non trovai una maglia bianca da dargli.

Perchè cavolo sto tremando? È solo il corpo di un altro uomo, che cazzo! Non è che non abbia mai visto qualcosa di simile prima maledizione! Sono un uomo anche io!

I miei pensieri mi fecero innervosire, ma quello che mi dava più fastidio era che, a qualsiasi cosa pensassi, l’immagine di Kinn finiva sempre per prendere il sopravvento.

«Ecco qui.» Porsi la maglia a Vegas senza guardarlo direttamente negli occhi e voltandomi subito, facendo finta di lavorare.

«Porsche, sei… devi essere… timido?» Vegas disse facendo una piccola risata alla fine della frase.

«No! Io, solo… non ci sono abituato, tutto qui.» Sbottai, continuando a dargli le spalle. «E sono un po’ perso nei miei pensieri.» Aggiunsi.

Non mi ero mai preoccupato di pensare troppo agli uomini, ma quel bastardo di Kinn mi teneva sveglio tutta la notte.

«Allora girati.» Vegas mi prese in giro con un tono piuttosto autoritario, feci un respiro profondo prima di voltare il mio sguardo verso la sua direzione, il mio corpo si irrigidì leggermente quando il petto nudo di Vegas apparve di fronte a me, cercai di distogliere lo sguardo per guardare qualcos’altro ma venni immediatamente catturato da Vegas che stava camminando lentamente verso di me.

«Uhm… Che stai facendo?» Mormorai, facendo del mio meglio per nascondere la voce tremolante; feci un passo indietro, non lo guardai, se lo avessi guardato in quel momento sarebbe stato alquanto strano, sapendo che lui e Kinn avevano lo stesso fisico. Dovevo ammettere che lui aveva una pelle più bella e dei muscoli più definiti. Ma cazzo, non riuscivo a togliermi Kinn dalla testa!

«Tutto bene Porsche? La tua faccia è un po’ arrossata e stai sudando.» Vegas disse piano prima di avvicinarsi improvvisamente afferrandomi per i fianchi. Immediatamente, dei brividi che mi fecero venire la pelle d’oca, si sparsero per tutto il corpo mentre rimasi in piedi rigido.

Cosa cazzo hanno che non va questi cugini? Questo bastardo ha davvero uno strano modo di porgere i saluti.

«Sei sexy anche tu!» Aggiunse Vegas, facendo scorrere il palmo della sua mano sulla mia guancia.

La mia mente automaticamente reagì, inviando una scarica di adrenalina al mio corpo, quindi allontanai la mano di Vegas dal mio viso, arretrai sconvolto, ma i miei piedi inciamparono su qualcosa e prima di rendermene conto il mio sedere era già atterrato sul pavimento duro.

«Porsche!» Vegas si precipitò verso di me e afferrò il mio braccio, preoccupato, cercai di rialzarmi mentre mi massaggiavo delicatamente il mio sedere dolorante.

Che cazzo stavi facendo Porsche?! Ahhh… fa male! 

«Tutto ok!» Feci cenno con la mano a Vegas, ma il bastardo era così preoccupato che stava ancora controllando tutto il mio corpo.

«Dove ti fa male? Alzati piano.» disse e afferrò il mio braccio per aiutarmi, stavo cercando di rialzarmi quando un forte colpo provenì dalla porta.

«Vegas, Bastardoooooo!» Era Tankhun, fermo sulla porta con le mani sui fianchi.

«Primo fratello!» Vegas mormorò sorpreso.

«Che cazzo pensi di fare?» Il piccolo scemo scattò, venne verso di noi e spinse Vegas per le spalle, abbastanza forte da farlo barcollare lontando da me.

Io, che non ero ancora in grado di tenermi in piedi, caddi a terra un’altra volta sbattendo con la stessa forza di pochi momenti prima.

«Primo fratello, calmati!» disse Vegas per difendersi, alzando le sue mani verso Khun, ma il bastardo continuò a seguirlo senza sosta.

«Tu! Che cosa hai intenzione di fare a Porsche?! Ti sei anche tolto la maglia! Hai intenzione di stuprarlo?! Questa è casa mia, non un cazzo di bordello bastardo di merda!»

Il bastardo si voltò, guardando me e Vegas alternativamente, la sua espressione era di un tipo pazzo con la rabbia. Pol si avvicinò a me per aiutarmi finalmente ad alzarmi.

«All’inizio pensavo che la testa del primo fratello contenesse solo segatura, non pensavo che fossi anche uno con pensieri così perversi.» parlò Vegas provocandolo mentre si allontanava da Khun che aveva sollevato le sopracciglia con irritazione.

«Vegas piccolo bastardo! Sei un uomo morto!» Detto questo, iniziò il caos.

Khun inseguì Vegas per tutta la stanza, non facendo caso alle buste di snack e anche all’acqua che ora era sparsa per tutto il dannato pavimento.

«Hey! Basta! Khun! Signor Tankhun per favore fermati! Ho detto basta!» Urlai disperatamente verso i due bastardi a cui non importava minimamente di distruggere la mia stanza. La mia maledetta testa era già abbastanza confusa prima, non pensavo che le cose sarebbero potute peggiorare.

Uffff… Mamma! Aiutami!

«Non devi avere paura Porsche! Ti proteggerò io! Pol prendi la stuoia!» Il bastardo dichiarò guerra mentre urlava senza sosta. Mi affrettai a prendere il mio computer e le carte cercando di salvare il possibile o almeno quello che era rimasto della mia relazione. Solo pochi momenti prima la maggior parte delle mie cose erano state schiacciate e travolte dai due facendo saltare un battito al mio cuore.

«Primo fratello, fermati!» Vegas, che stava correndo urlò a sua volta.

«Ti brucerò vivo Vegas!»

«Basta!» Cercai di richiamarli ancora una volta, ma non sembravano darmi ascolto fino a che, finalmente, Pol prese una grande stuoia e la stese in mezzo alla stanza, per un attimo rimasi confuso, a cosa sarebbe servita quella stuoia? Improvvisamente quel bastardo di Khun prese Vegas per il collo e cercò di farlo cadere sopra la maledetta stuoia, ma con sua sorpresa, Vegas ribaltò la situazione e Khun venne buttato a terra.

Il bastardo rotolò sopra la stuoia con la sua faccia rivolta verso il pavimento.

«Merda Vegas! Lasciami andare!» Il pazzo bastardo urlò forte ma Vegas si rifiutò di liberarlo, poi Vegas prese un’estremità della stuoia e legò lo stupido pazzo che lo stava maledicendo, per quanto riguardava Arm, era rimasto in piedi guardando casualmente la scena cercando di trattenere la sua risata crescente, prima di andare a dare una mano a Pol.

«Fanculo!» Sospirai frustrato.

Potevo sentire la mia testa che iniziava a pulsare dato che le imprecazioni e le urla non si fermavano. Feci vagare lo sguardo per la stanza e vidi che la camera era un casino totale, se quella situazione fosse andata avanti ancora per molto avrei perso la testa.

Uscii dalla casa con la testa e le orecchie doloranti, portando con me il computer e alcuni dei documenti che erano rimasti, sentii Vegas che mi chiamava, ma lo ignorai e continuai ad allontanarmi.

Cercai le chiavi ma mi resi conto che le avevo lasciate in camera, quindi decisi di prendere un taxi, stavo per prenderne uno quando una macchina si fermò davanti a me.

«Dove stai andando?» Era Pete che guidava la sua macchina e stava per entrare a casa.

«Portami via di qui.» dissi, frustrato.

«Cosa succede?»

«Vegas e il bastardo di Khun stanno litigando, la mia stanza ora è un disastro completo. Non so dove altro andare, ma se resto qui non sarò in grado di finire il mio lavoro.»

«Ok, Tanto il signor Kinn mi ha chiesto di venirti a prendere in ogni caso.» disse Pete mentre girava la macchina per rimettersi in strada.

«Non voglio. Vado da Tem.» Risposi seccamente.

«Hey! Penso che tu sappia meglio di chiunque altro che non è il caso di disobbedirgli, giusto?» Pete mi osservò preoccupato e poi si voltò a guardare la strada.

«Oggi è il mio giorno libero, non devo eseguire gli ordini di nessuno.» dissi di nuovo.

«Ufff…Va bene, fai un po’ come ti pare. Non prendertela con me se poi ti succede qualcosa di brutto un’altra volta.»

«Cosa vorresti dire?» chiesi ansioso.

«L’umore del signor Kinn oggi è peggio del solito.» rispose Pete, senza guardarmi in faccia nemmeno per un momento.

Lo fissai a lungo prima di girare il mio sguardo verso la strada ed esclamai: «Fanculo! Cosa c’è adesso?»

«Dagli solo un po’ della tua attenzione Porsche.» rispose Pete tranquillamente.

«Cosa vuoi dire? Gli do già parecchie attenzioni! Cos’altro vuole?!»

«Te l’ho detto. Il signor Kinn è il tipo di persona che si fissa su alcune cose, ovviamente, se le usa spesso, dopo un po’ si stufa e le lascia andare. Ma se tu gli resisti invece, ti darà del filo da torcere.» Spiegò Pete con un tono piuttosto stanco.

Aggrottai la fronte al suo pensiero, era proprio come aveva detto, Kinn era il tipo che non si sarebbe fermato finché non avesse ottenuto quello che voleva. Era come un ragazzino viziato che nel momento in cui poggiava gli occhi su qualcosa, non avrebbe esitato a prenderlo. Ma con la stessa velocità con cui otteneva quello che voleva, si annoiava.

Ero così perso nei miei pensieri che non avevo fatto caso al fatto che eravamo già arrivati all’ospedale e io stavo seguendo Pete sconsolato verso la stanza di Kinn. Pete bussò alla porta, prima di aprirla lentamente per entrare.

«Pesavo che non saresti venuto.» Appena Kinn si accorse della mia presenza, alzò subito la testa dallo schermo del telefono e mi diede uno sguardo compiaciuto. Entrai nella stanza infastidito, senza dire una parola e mi diressi direttamente verso il divano posto a lato.

«Cazzo!» Urlai appena il mio sedere toccò il divano.

Maledizione! Mi ero dimenticato che mi ero fatto parecchio male al sedere poco tempo prima e ora il dolore mi uccideva. Mi massaggiai i glutei e vidi che Pete e anche il bastardo di Kinn mi stavano guardando.

«Stai bene?» chiese Kinn con una smorfia sul suo viso. Non avevo nessuna voglia di rispondere e portai la mia attenzione sul computer, continuando il lavoro lasciato in sospeso.

«Sei ferito da qualche parte?» Pete aggiunse con tono preoccupato, scossi la testa immediatamente.

«Che cavolo stai facendo?» Kinn parlò sopra Pete con il suo tono fastidiosamente profondo e scuro e si alzò dal letto. Poi lentamente venne verso di me, come un predatore con la sua preda.

«…una relazione.» risposi piano prima di arretrare un pochino.

Kinn quindi si sedette al mio fianco senza distogliere lo sguardo da me e notai che la flebo di soluzione fisiologica era già stata rimossa. Riuscì a riportare il mio sguardo sul mio pc e ricomiciai a lavorare alla relazione.

«L’hai fatta tutta tu?» Kinn chiese con tono antipatico mentre scorreva avanti e indietro la presentazione.

«Certamente! Bastardo…» Stavo per dirgli che Vegas aveva fatto gran parte del lavoro ma lasciai da parte la tentazione e inghiottii il resto della frase che stavo per dire. Kinn si sarebbe sicuramente arrabbiato e mi avrebbe potuto fare qualcosa se avesse scoperto della mia piccola situazione con Vegas oggi.

«Come mai è così?» Kinn indicò la pagina che Vegas non era riuscito a terminare perché suo fratello bastardo aveva iniziato a mettere a fuoco e fiamme la mia stanza.

«Noi… L’abbiamo lasciata così, deve essere completata.» Finsi di parlare di qualcos’altro e il bastardo fortunatamente lasciò andare la dannata questione. Mi voltai dalla parte opposta immediatamente e vidi Pete che mi lanciò uno sguardo strano. Kinn non si spostò di un centimetro da dove era seduto, stava controllando i miei documenti e scorrendo tra le pagine sul computer.

«Oh, questa è quasi finita. Mettici solo un po’ più di informazioni e può andare.» Lanciai il mio sguardo verso di lui e vidi che stava prendendo in mano il pc. Pensavo che stesse per aiutarmi, ma il bastardo lo posò immediatamente e tornò verso il letto.

«Pensavo mi avresti aiutato?!» Borbottai infastidito.

Mi hai trascinato qui di punto in bianco e non hai neanche la pietà di aiutarmi? Maledetto stronzo! 

Vegas l’aveva quasi finita ma era stato interrotto per colpa di uno stupido bastardo, mancavano solo tre pagine, ma le frasi erano tutte in inglese e sapevamo entrambi che l’inglese ed io non eravamo fatti l’uno per l’altro.

«Sei già riuscito ad arrivare a quel punto. Adesso puoi fare il resto da solo.» disse Kinn e si rimise addosso le sue costose cuffie. Sbuffai in risposta mentre la mia frustrazione aumentava.

Potresti almeno aiutarmi, no?

«Mi potresti aiutare?» guardai supplichevole Pete.

«Sai che ho studiato solo fino alla prima superiore, Porsche. Non credo di poterti dare un aiuto. Vado a cercare qualcosa da mangiare.» rispose Pete mentre usciva dalla stanza di Kinn, lasciandomi con un’espressione orribile sul viso.

«Qual è il tuo Line ID?» Kinn mi chiese improvvisamente.

«Perché?» domandai di rimando con fare irritato.

«Questo?» Kinn mormorò tra sé prima che il mio telefono suonasse per la ricezione di un messaggio. 

«Prova questi siti che ti ho mandato, dovrebbe essere più facile.» Aggiunse e il mio sguardo si posò immediatamente sullo schermo del mio telefono. Apparve un nuovo account e accettai senza badare al fatto che fosse stato Kinn a inviarmi il collegamento. Aprii il messaggio e vidi un sacco di siti inglesi che non sapevo neanche leggere.

Accidenti! Non di nuovo.

«Se hai finito, fammi vedere per un controllo finale.»

«Merda.» Imprecai e lentamente mi sedetti di nuovo davanti al mio portatile.

Ero perso nei siti che Kinn mi aveva dato senza scelta, quindi ero andato avanti affidandomi alle informazioni che Vegas mi aveva dato prima. Stavo facendo del mio meglio per gestire quel compito in inglese, erano passate ore e avevo notato che Kinn non mi aveva dato affatto fastidio. Stava solo dormendo profondamente sul suo letto mentre dai suoi auricolari usciva della musica. 

Mhh, questo bastardo usa il suo buon senso a volte.

Presi un respiro profondo e allungai la schiena dolorante prima di andare sul balcone per cambiare scenario. Ero così perso nei miei rapporti che non mi ero nemmeno accorto che fuori era già buio. Ero stato così occupato con quel compito che avevo persino dimenticato l’ora, quindi ero tornato dentro portando con me il portatile con il rapporto finito. 

«Hai già fatto? Fammi vedere.» Kinn parlò improvvisamente e si tirò su, appoggiandosi al poggiatesta del letto. Ero troppo stanco per rispondere, quindi presi il mio quaderno e insieme al portatile, mi diressi verso di lui. Stava controllando le mie diapositive e ogni volta che passa a quella successiva, la sua espressione peggiorava.

«Che diavolo hai, Porsche?» Kinn chiese irritato ed io alzai un sopracciglio in risposta.

«Che cosa?»

«Cos’è questa grammatica? Sei cieco o qualcosa del genere?» Kinn aggiunse con lo stesso tono irritato.

«So che puoi aggiustarlo tu, perché dovrei preoccuparmi?» dissi piuttosto stanco e continuai a guardare fuori dal balcone.

«E perché diavolo la grammatica nelle prime diapositive era buona? Hai lasciato che qualcuno lo facesse per te, vero!?» Kinn improvvisamente alzò la voce al punto che sentii il  freddo improvviso strisciare lungo la schiena.

«Che cosa? Non è vero! Lo finirò da solo, poi se è sbagliato così sia!!» Scattai in risposta, piegai immediatamente lo schermo del portatile che strappai via dalle mani di Kinn. Il bastardo mi lanciò un’occhiata tagliente, come se mi stesse lanciando coltelli addosso. Ignorato il suo sguardo e prima che potesse dire una parola, l’infermiera entrò.

«È ora di controllare i suoi segni vitali, signor Kinn.» La giovane infermiera sorrise di fronte a Kinn con un dannato rossore mascherato su tutto il viso. Mi accigliai assolutamente disgustato dalla scena. Il viso della signora era arrossato e potevo vedere dal modo in cui guardava Kinn… le piaceva il bastardo. Sentii un improvviso nodo stretto nel petto come un leggero colpo ai polmoni.

«Oh…» Kinn si sedette diritto e si spostò per mettersi sul bordo del letto. Io tornai al divano e incrociai le braccia senza nemmeno distogliere lo sguardo dal letto di Kinn.

«Togliti prima la maglietta.» L’infermiera diede istruzioni a Kinn e io distolsi immediatamente lo sguardo. Non sapevo perché mi stavo comportando così, era a causa degli sguardi timidi che l’infermiera gli stava rivolgendo o dei dannati occhi luccicanti di Kinn che mi guardavano?

Fanculo.

«Oggi puoi lasciare qui l’attrezzatura, lo lascerò fare a lui.» Kinn dichiarò con noncuranza e puntò il dito nella mia direzione. L’infermiera seguì il suo sguardo e mi osservò. Ero assolutamente sorpreso quindi aggrottai la fronte.

«Io?»

«Ah ok.» L’infermiera rispose sembrando delusa, prima di sollevare l’attrezzatura e metterla proprio accanto al letto.

«Fai attenzione a non far penetrare l’acqua nella sua ferita.» aggiunse prima di uscire con la testa china.

Mi sedetti restando immobile, non osai fare alcun movimento fino a quando Kinn si tolse con grazia la maglietta, rivelando la parte superiore del suo corpo. Il mio cuore iniziò immediatamente a battere forte nel momento in cui il mio sguardo si posò sul petto muscoloso di Kinn.

Cosa diavolo c’è di veramente sbagliato in me?

Pensavo che la giornata fosse stata già brutta abbastanza e che il silenzio nella stanza sarebbe stato sufficiente a compensare la mia frustrazione ma mi sbagliavo di grosso.

«Sbrigati, mi sta venendo freddo.» disse Kinn, fingendosi innocente ma sorridendomi maliziosamente.

«Non posso farlo. Puoi semplicemente richiamarla?» chiesi suonando un po’ irrequieto.

«Porsche, non farmelo ripetere. Vieni qui adesso.» disse accentuando ogni parola, alla fine della sua frase riuscii a sentire la mia rabbia salire, e non verso di lui ma verso il mio fastidioso lato da sottomesso che non riusciva a dire di no a quel fottuto bastardo ogni volta che cercava di dominarmi a quel livello.  

«Fottuto bastardo.» mormorai mentre mi diressi lentamente verso la fine del letto trascinando i piedi.

«Beh, andiamo ora… fallo.» ripeté Kinn, ma io rimasi immobile con le braccia incrociate sul petto. Il bastardo poi mi lanciò un’occhiata, i suoi occhi mi trafissero, come se potesse leggere la mia fottuta mente. Ingoiai la saliva a fatica.

Può leggermi nel pensiero ora? Dannazione!

Improvvisamente mi afferrò le mani e se le mise sul petto. Il mio respiro si fermò quando venni colto di sorpresa perché mi tolse il fiato in un solo movimento. Solo un semplice tocco del suo corpo mi faceva venire immediatamente i brividi lungo l’inguine, quella sensazione che si estendeva su tutto il mio corpo mi stava facendo sudare senza sosta. Le mie mani tremarono quando sentii il battito costante del suo cuore sotto i miei palmi. La calda e liscia consistenza della sua pelle fece gemere di piacere il mio fantasma interiore.

Ugghh.. sono così fottuto in questo momento.. Mamma aiutami!

«Perché le tue mani tremano?» La voce di Kinn era bassa ma echeggiava nel mio orecchio, riportandomi alla mia coscienza e immediatamente allontanai le mani dal suo petto.

«Bene! Facciamolo, dannazione!» esclamai, poi presi l’asciugamano bagnato dalla bacinella e tolsi l’acqua in eccesso. Iniziai a strofinargli il petto, e con noncuranza cominciai a passare il panno in ogni direzione, lasciando uscire le mie frustrazioni durante il processo. Kinn fece una risatina virile prima di fermare le mie mani con le sue. Lo guardai con confusione prima che il bastardo iniziasse a guidare lentamente le mie mani verso il suo petto.

«Fai così…» sussurrò dolcemente.

Il suo sguardo era fisso su di me e mi persi momentaneamente nei suoi occhi. Passarono tre secondi prima di riprendermi e spostai lo sguardo lontano da lui. Kinn continuò a guidare le mie mani, facendo scivolare lentamente il panno ruvido dell’asciugamano in ogni centimetro del suo petto nudo fino all’incavo del suo addome. Sentii come i suoi muscoli si muovevano sotto il panno.

Il suo sguardo non lasciò mai il mio mentre guidava le mie mani. Io, invece, mi fissai su quello che stavo facendo senza osare interagire con i suoi penetranti sguardi. Quando il bastardo si accorse che continuavo ad allontanarmi lentamente da lui, mi tirò le mani e mi afferrò per la vita.

«Che diavolo stai…»

«Perché sei così lontano? Aiutami a togliere i pantaloni…» Stavo per continuare la mia protesta quando all’improvviso mi tornarono in mente le parole di Pete.

Se avessi seguito quello che voleva Kinn, alla fine si sarebbe stancato di me. Ma se avessi continuato a resistere, avrebbe continuato a costringermi con tutte le sue forze. Mi morsi forte il labbro inferiore prima di appoggiare l’asciugamano sul bordo della bacinella e mi voltai a fissare Kinn. Il cuore mi batteva davvero forte nel petto mentre gli abbassavo i pantaloni, lasciandolo solo con i boxer neri addosso. Kinn sollevò un sopracciglio e mi guardò sorpreso, probabilmente perché l’avevo fatto senza sforzo.

Poi ripresi l’asciugamano e ricominciai a pulirlo senza guardarlo.

So che lo vuoi, ma non ti darò la soddisfazione di provocarmi.

Le mie mani erano occupate a pulire il bastardo, quando all’improvviso mi scontrai con un qualcosa di duro. Rimasi scioccato per un secondo, ma spostai immediatamente la mano e pulii un’area diversa.

«Che strano… Ti rendi conto di cosa ha toccato la tua mano?» Kinn disse scherzosamente mentre rideva dolcemente. Non prestai molta attenzione a quello che stava dicendo e continuai a fare quello che stavo facendo per portare a termine quella merda. Ero completamente di cattivo umore in quel momento e non avevo altra scelta che seguire quello che voleva lui, quando all’improvviso Kinn emise uno strano suono.

«A-ahh…»

Il mio cuore si contrasse immediatamente e prima che me ne accorgessi, Kinn stava già tenendo la mia mano dentro i suoi boxer.

«Merda!» Gridai quando il dorso della mia mano toccò la virilità di Kinn, allontanandola immediatamente. Che cazzo era?! 

«Diamine sei scioccato?» chiese ansimando. Quel bastardo era chiaramente in calore.

«Era il tuo…?»

«L’hai già visto prima, mi stai facendo veramente questa domanda?» Il bastardo Kinn mi disse sorridendo, riuscii a rispondere solo con un cipiglio, prima di gettargli la spugna in faccia.

«Chi cazzo ti credi di essere? Ehi!» Kinn non mi lasciò finire quello che stavo per dire e mi tirò per la vita fino a cadere entrambi sul letto. Il bastardo poi mi bloccò le mani e si mise a cavalcioni su di me per assicurarsi che non potessi scappare.

«Aahhh!» Uno strillo mi sfuggì dalle labbra nel momento in cui il suo torso colpì il mio con tutto il peso del suo corpo.

«Stai bene?» Lo sguardo compiaciuto di Kinn sul suo viso si trasformò immediatamente in preoccupazione quando vide la mia reazione.

Certo che fa male! Accidenti a quel suo dannato cugino, che mi provoca dolore fisico!

A me non importava della sua preoccupazione, avevo così paura di essere scoperto che non ero riuscito a reagire. 

«Lasciami andare!» Risposto frustrato mentre cercavo di spingere via il petto di Kinn.

«Shhhh… Qualcuno potrebbe sentirci.» Kinn mi sussurrò, tenendosi un dito sulle labbra prima di bloccarmi immediatamente le braccia sul fianco.

«Bastardo… lasciami andare!» ringhiai in silenzio a Kinn. Ma lo stronzo non si prese nemmeno la briga di allontanarsi, al contrario si avvicinò maggiormente annusando bene il mio collo. Rimasi sbalordito quando l’immediata ondata di calore e qualcos’altro che non riuscivo a esprimere a parole, si riversarono in tutto il mio corpo.

Fanculo!

«Mi sei mancato…» mormorò Kinn da un lato, contro la mia guancia, mentre la punta del suo naso toccava la parte superiore del mio collo, mandando un’altra ondata di brividi lungo la mia schiena. Mi morsi l’interno della guancia, mentre combattevo tra il desiderio di soccombere a lui e la mia coscienza che urlava il rifiuto.

Ero stordito, guardai ogni sua mossa con un misto di paura e pura eccitazione. Solo con quei piccolo movimenti, le mie emozioni erano in un caos completo, al punto che sentivo uno strano calore nel petto.

Cos’è questo calore?

Un sussulto lasciò la bocca mentre Kinn continuava a dipingermi piccoli baci sul collo. Mi morsi il labbro e aspettai i movimenti di Kinn quasi con trepidazione. Sentii il suo labbro sollevarsi dal mio collo, stavo per protestare quando all’improvviso sentii la punta del suo naso toccare il mio.

Mi rivolse uno sguardo profondo e completo, come se stesse chiedendo il mio consenso prima di piantare un dolce bacio sulle mie labbra. Chiusi gli occhi per la sensazione e lasciai che il ritmo del bacio seguisse il suo corso. All’inizio era gentile, ma prima che me ne rendessi conto, la lingua di Kinn era già intrecciata con la mia. Mi morse il labbro inferiore, facendomi emettere un gemito sommesso che morì subito dopo sotto la sua bocca affamata. Cercai di spingerlo a prendere aria, ma il bastardo non me lo permise e continuò a fare a modo suo.

«Cazzo… stronzo… ho bisogno di… mhhmmmm.» Provai di nuovo a protestare, ma ero troppo debole. Troppo debole a causa dei suoi baci e del suo tocco. Con Kinn, ero debole.

Continuammo ad accendere il fuoco a vicenda e le mani irrequiete di Kinn raggiunsero l’orlo della mia maglietta prima di farsi strada attraverso il mio petto, giocando con un mio capezzolo. Era una sensazione molto strana, come se fossi stato coinvolto in un incendio selvaggio. Le frustrazioni che avevo trattenuto quel pomeriggio non aiutavano e si erano solo aggiunte al desiderio furioso che stavo provando in quel momento. Dopo che si era preso il suo dolce momento sul mio petto, la mano di Kinn si soffermò sulla mia vita, rimanendo lì per un po’ prima di afferrarmi improvvisamente il sedere.

«Fa male!» Mi allontanai rapidamente dalla presa di Kinn mentre la mia testa si girava di lato per poter parlare.

«Che cosa c’è?» Kinn chiese con le labbra socchiuse e gli occhi leggermente confusi.

«Quella parte… fa male.» balbettai, senza fiato mentre cercavo di riordinare i miei pensieri. Kinn mi guardò sospettoso e mi afferrò ancora una volta il sedere e lo strinse con forza.

«Merda! Ti ho detto che fa male Kinn!» Gridai e spinsi il suo corpo lontano da me. Il bastardo barcollò un po’, prima di riprendere la sua posizione e si sedette sul lato del letto verso di me.

«Cosa hai fatto tutto questo tempo?» Il suo tono freddo mi fece venire subito i brividi fin dentro le ossa.

Sono in pericolo cazzo!

Sapevo che sospettava qualcosa, ma misi semplicemente da parte il pensiero e distolsi lo sguardo.

«Sono scivolato e sono caduto.» Non sapevo perché parlavo come se non stessi dicendo la verità.

Era vero che ero caduto e mi ero fatto male alla schiena, ma quello che non volevo dirgli era che Vegas era venuto a trovarmi senza che Kinn lo sapesse. Avevo le mie ragioni per non farlo, quel bastardo era troppo capriccioso per ascoltare le mie spiegazioni, quindi avevo deciso di tenere chiusa la bocca.  

Kinn rimase in silenzio per un minuto o due mentre mi lanciava una serie di occhiatacce di morte. 

Questo bastardo sta pensando qualcosa di male su di me, ne sono sicuro. Chissà che tipo di scenari contorti stanno giocando nella sua testa? Come se mi importasse! 

Ma quando non ce la facevo più a sopportare il suo sguardo scrutatore, mi voltai a guardarlo.

«Smettila di guardarmi così!» Scattai contro di lui, ma la mia voce si incrinò mentre mi aggiustavo, aspettando la sua risposta.

«Con chi sei stato!?» E ci risiamo.

«Di che diavolo stai parlando? Ti ho già detto che sono caduto!» risposi con rabbia. Quello stronzo non sapeva davvero quando stare zitto.

«Rispondi alla mia domanda!» Kinn brontolò, ma non ero io quello che doveva tirarsi indietro su questo. Non avevo fatto nulla di male, quindi lo guardai nello stesso modo selvaggio in cui lui stava fissando me.

«Sono un uomo, Kinn! Io non sono gay! Quindi smettila di comportarti come se fossi la tua fottuta puttana!» Risposi cupamente, accentuando ogni parola mentre lo guardavo dritto negli occhi.

Non sapevo cosa c’era che non andava in me, ma potevo chiaramente percepire che quel bastardo stesse tornando a comportarsi come la merda di prima, che io odiavo.

«Sei mio! E nessun altro è autorizzato a toccarti!» dichiarò Kinn mentre spazzava via il catino, lasciando che cadesse a terra e l’acqua si rovesciasse sul pavimento. Girai il capo perché non potevo sopportare di vedere il dolore e l’accusa che danzavano nei suoi occhi.

«Che cazzo stai dicendo Kinn?» Mi accarezzai i capelli per la frustrazione, guardandolo di rimando con un misto di timore e rabbia. Non lo capivo, semplicemente non lo capivo affatto.

«L’hai già fatto con me. E non hai il diritto di uscire a posare il tuo culo su chiunque tu voglia vedere.»

Con quell’ultima frase, la mia mente si fermò. Non potevo credere a quello che aveva appena detto. Io? Dare il mio culo a qualcun altro? Che cazzo stava dicendo? Non ero una puttana!

«IO NON SONO UNA PUTTANA! Il solo ricordare di averlo fatto con uno stronzo come te mi sta già facendo star male!» Gli diedi un’ultima occhiata, prima di sollevare pesantemente il piede e dare un calcio al lato del letto, poi uscii. Riuscii ancora a sentire le imprecazioni di Kinn dietro di me, ma non osai guardare dietro, ero troppo incazzato per farlo.

Ero incazzato perchè per quanto potesse essere possessivo e quanto selvaggiamente potesse reagire in modo eccessivo come se avessi fatto qualcosa che non gli piaceva, nonostante tutta quella merda, riusciva a vedermi solo come uno dei suoi giocattoli e nient’altro. Non sapevo cosa facesse più male. Il fatto che mi avesse accusato di prostituzione o l’idea che mi vedesse solo come la sua puttana.

Uscii di corsa dalla stanza e mi imbattei in Pete che aveva tra le mani dei sacchetti di cibo. Stava per salutarmi, ma io gli passai accanto e mi allontanai ancora di più dalla stanza. I miei sentimenti erano in piena esplosione mentre uscivo per cercare un taxi per andare direttamente all’appartamento di Tem per schiarirmi le idee.

«Bevi un po’ d’acqua.» Tem versò dell’acqua nel bicchiere che aveva in mano, prima di darmelo. All’inizio era confuso sul perché fossi lì, ma dopo un po’ mi fece entrare.

«Come te la passi?» chiesi al mio amico che stava attualmente contemplando le decisioni da prendere nella sua vita mentre era seduto sul suo divano.

Questo bastardo! Prova a indossare le mie scarpe per un po’ e te ne pentirai per il resto della tua vita.

«Sto bene. E tu?»

«Non lo so. Posso restare qui per un po’?» dissi direttamente e glielo chiesi con un tono che non avevo mai usato prima con i miei amici. Tem rimase un po’ scioccato, ma dopo aver visto la mia faccia, si limitò ad annuire e non disse più nulla. In quel momento non volevo tornare indietro e incontrare qualcuno che fosse imparentato con Kinn. Volevo solo stare lontano da loro per un po’ e schiarirmi le idee. Non ero una ragazza o altro, ma almeno volevo che si scusasse per quello che mi aveva detto e per tutte le cazzate in cui mi aveva trascinato.

«Vai a farti una doccia, ti presterò i miei vestiti.» disse Tem, prima di gettare un asciugamano su di me. Poi si fece strada per procurarmi dei vestiti.

Andai in bagno, mi tolsi i vestiti prima di aprire la doccia. Lasciai l’acqua colpisse la mia pelle nuda, sentendo ogni piccola goccia lavare via la mia irritazione, così che il tocco freddo dell’acqua mi schiarisse la testa per un po’. Ero così dannatamente arrabbiato per ragioni così inconsistenti ma non potevo farci niente, Kinn mi irritava così tanto. Tutto in lui era così dannatamente fastidioso mentre ricordavo i suoi occhi accusatori, l’espressione addolorata sul suo viso e il modo in cui le sue mascelle si serravano per la rabbia. Che diavolo avrei dovuto dire? Quel Vegas era venuto a trovarmi e mi aveva quasi baciato ma non era successo niente?

Fanculo! Fanculo suo cugino! Fanculo la sua famiglia!

Sfogai le mie frustrazioni mentre strofinai il mio corpo con forza. Dopo aver fatto i miei affari sotto la doccia, uscii sul balcone di Tem e accesi una sigaretta. In ogni tiro che facevo, ricordavo quanto fosse stato di merda l’atteggiamento di Kinn nei miei confronti, non solo quello che aveva fatto nel pomeriggio ma anche le cazzate fatte in passato. 

C’era un modo possibile che lo avrebbe fatto cambiare? Era migliorato rispetto a prima ma nonostante tutto mi sentivo represso. 

Chiamai Arm e gli chiesi di prendersi cura del mio fratellino mentre ero lontano da quella casa di merda, prima di tornare alle mie lamentele. Ero immerso nei miei pensieri inquietanti quando mi resi conto di aver dimenticato i miei file e persino il mio quaderno nella camera da letto di Kinn, in ospedale.

«Merda!» borbottai, poi chiamai Pete e gli chiesi di portarmi i file all’università, ma nel momento in cui rispose al telefono, il suono di sottofondo era troppo caotico e forte, quindi dopo avergli fatto la mia richiesta, spensi il telefono. Non potevo ignorare il motivo per cui erano stressati, ma non volevo preoccuparmene.

«Penso che stia per piovere. Non vuoi togliere i tuoi vestiti dallo stendino?» Tem fu leggermente sorpreso dalle mie parole e alla fine annuì.

Guardai il filo del bucato e lo aiutai a raccogliere i vestiti mentre tenevo la sigaretta accesa tra le labbra. Presi alcuni dei suoi vestiti e notai che tra le mie mani avevo vestiti di una taglia più grande e che non erano nemmeno il suo stile.

«Grazie.» disse Tem, strappandomi immediatamente di mano i suoi vestiti. Misi da parte quel pensiero, continuando a fumare la mia sigaretta, quel bastardo probabilmente stava provando un nuovo stile o qualcosa del genere.

‘L’hai già fatto con me. E non hai il diritto di uscire a posare il tuo culo su chiunque tu voglia vedere.’

Quel fottuto bastardo Kinn! Vaffanculo! Come osi infiltrarti nei miei sentimenti in questo modo! Fanculo!

«Porsche! Che diavolo stai facendo!?» Tem aprì improvvisamente la porta del balcone e imprecò ad alta voce. Ero così perso con i miei pensieri che non mi ero reso nemmeno conto che stavo picchiando la sua lavatrice.

«Scusa..» Feci un lungo sospiro. Tem poi mi chiamò per dormire e come previsto, non ero riuscito neppure a chiudere un occhio. Avevo continuato a girarmi e rigirarmi in ogni direzione finché Tem non ce l’aveva fatta più e mi aveva dato una pastiglia per farmi dormire. Presi la pillola e lasciai che facesse effetto su di me prima di riuscire finalmente a chiudere gli occhi.

Era già mattina ed ero già uscito per andare all’università. Pete era arrivato alla mia facoltà e mi aveva dato il mio quaderno e altri materiali che avevo lasciato nella stanza di Kinn. Quel bastardo era dannatamente stanco come se fosse stato picchiato da dieci cavalli e trascinato in giro come un cane ferito.

«Porsche, il signor Kinn vuole vederti questa sera.» disse Pete, ma io rimasi zitto e mi occupai dei lavori che dovevo consegnare ai miei professori. «Ehi .. Parla con lui finché non si calma.» Pete mi supplicò mentre inclinava la testa nella mia direzione.

«Ha iniziato lui. E non ho intenzione di chiedere scusa prima io.» risposi rigidamente.

«Per favore Porsche… la scorsa notte abbiamo dormito a malapena perché il signor Kinn continuava a urlarci contro..» disse Pete stancamente mentre tendeva le mani verso di me.

«Fatelo tacere con un sedativo. Andrà bene.» Scattai per la frustrazione.

Stavo controllando le mie diapositive sul mio computer quando notai che le ultime tre che avevo fatto erano cambiate. Erano quelle che avevo faticato a realizzare a causa della barriera linguistica ma, con mia grande sorpresa, erano già state fatte. Tem era stato stuzzicato dalla mia espressione e diede un’occhiata al mio schermo. Sapevo che questo bastardo era interessato alla faccenda tra me e Kinn, ma i compiti scolastici avevano rapito tutta la sua attenzione.

«Ehi, è bello. Il tuo riassunto è molto buono.» Tem disse e io sospirai in risposta.

«Torna indietro ora, Pete. Non lavorerò oggi, quindi smettila di costringermi a farlo.» dissi con voce aspra. Pete poi fece un’espressione preoccupata, ma io entrai rapidamente nel nostro edificio e ignorai quello che stava per dire. Tem si voltò e lo salutò con la mano.

Era il terzo giorno che dormivo nell’appartamento di Tem, a quel punto avevo già iniziato a pensare a Kinn di meno perché ero troppo impegnato a fare i compiti scolastici e a rispettare la scadenza. Mancavano dieci minuti alle 8 di sera quando sia io che il mio gruppo finimmo i nostri lavori, sdraiandoci come cadaveri sul pavimento. 

«Finalmente abbiamo finito la relazione, usciamo a bere!» Dichiarò uno dei bastardi e gli altri esultarono all’unisono.

Anche io volevo bere dell’alcool per soddisfare la gola secca e affogare nel bere ogni singola cazzata che stava accadendo nella mia vita in quel momento. Domani sarei tornato a lavoro e mi sarei preso un’altra settimana di ferie.

«Porta anche Pete.» disse Tem e io alzai gli occhi al cielo, il bastardo continuava a cercare di persuadermi ad affrontare Kinn ogni volta che aveva l’occasione di parlarmi. Mi aveva anche aspettato fuori dalla facoltà per supplicarmi, era un bravo ragazzo e non volevo essere cattivo con lui, ma se avesse continuato a straparlare su Kinn, avrei tirato un calcio anche a lui.

«Maledizione!» Imprecai prima di lanciare un’ultima occhiata alla nostra tesina per mandarla al professore il momento esatto in cui l’orologio segnava le otto. Il lavoro di quel giorno era finalmente giunto al termine, quindi mi ributtai sul pavimento, facendo una pausa prima di uscire a bere qualcosa.

«Porsche…»

«Se non hai intenzione di stare zitto, torna da dove sei venuto e vattene.» Dissi a Pete quando raggiungemmo il bar per la serata. Si era offerto volontario per guidare fino a qui insieme a Tem e gli altri due amici avevano preso la moto.

«Dagli del tempo Pete. Tra poco gli sarà passata.» Tem disse a Pete, facendo del suo meglio per alleggerire l’atmosfera.

«Ecco il vostro ordine.» 

Le nostre bevande erano state servite e stavamo iniziando a prendere ognuno il suo bicchiere per bere un sorso, facevamo a turno, il primo che capitava doveva bere e iniziare a divertirsi. Pete, che in precedenza era molto nervoso, stava dondolando a ritmo di musica in quel momento, io invece attiravo le attenzioni di molte persone, ma le ignoravo o tiravo delle occhiatacce.

«Bello vederti qui, Porsche.» Mi sorprese un po’ sentire il mio nome e quando mi girai per capire chi fosse, era Vegas, che avvicinava il suo drink al mio, accettai il suo invito e brindai.

«Vieni a sederti con noi. Sei da solo?» Uno dei miei amici si rivolse a Vegas.

«Sono con Beam.» Vegas rispose indicando il mio senior di Taekwondo seduto al tavolo.

Il bastardo di Beam mi sorrise e io risposi con un altro appena accennato, dopodiché mi voltai, sentendomi quasi colpevole a non dare retta ai miei compagni di squadra.

«Hey Porsche, se fossi una donna mi sarei sentita molto offesa dal tuo gesto. Perchè ti stai comportando così con noi, amico?» Beam improvvisamente spuntò alle mie spalle, afferrandomi per la nuca.

«Sono solo molto occupato.» dissi mentre prendevo un sorso dal bicchiere.

«Uff…Hey, la prossima settimana avremo una gara con la squadra. Verrai per me?» Il bastardo di Beam mi disse con una strana espressione stampata in faccia.

«Se sono disponibile.» dissi brevemente e il bastardo annuì in risposta, come se già sapesse cosa avrei risposto e come avrebbe fatto a persuadermi.

«Se Porsche combatte, posso venire ad assistere?» Vegas improvvisamente interruppe la conversazione con entusiasmo.

«Ma certo! Se parteciperà, sarà veramente una benedizione viste le sue abilità, inoltre piace talmente tanto alle ragazze grazie alla sua postura incredibilmente bella.» Beam dichiarò ed io scossi la testa contrariato.

«Posso venire a vedere?» Vegas chiese nuovamente, rivolgendomi il suo solito sorriso.

«Um.» Risposi ma non ero neanche sicuro di poter fare quello che si aspettava, quindi mi diressi verso il bagno con Tem, ma anche gli altri due amici bastardi ci seguirono.

«Vegas continuava a fissarti e tu non hai fatto una piega Porsche!» Jom mi prese in giro mentre mi rivolgeva uno sguardo stupido, aggrottai le sopracciglia in risposta, non è che non mi accorgessi di nulla, idiota! Ma allo stesso tempo non ne ero certo, cioè, le persone di solito mi guardavano in quel modo tutte le volte, ma c’era qualcosa negli sguardi di Vegas che mi terrorizzava.

«Bastardo, lo sai che Porsche deve affrontare queste situazioni di merda ogni volta.» Tem rispose a Jom mentre ci mettevamo in fila per il bagno.

«Come te?» Jom disse a Tem il quale si limitò a fissarlo.

«Uh? Se qualche ragazzo verrà a chiedere a Porsche di uscire, sarà uno carino, non grosso come Vegas, idiota!» Aggiunse Tem, io invece mi sentivo un po’ strano.

Sigh…se solo questi bastardi sapessero.

«Beh, non hai tutti i torti, nel caso di Porsche lo vedrei come top. Sarebbe veramente strano se facesse il bottom.» disse Jom ridendo, voltai immediatamente la testa verso di lui e lo squadrai.

«Non sai quando stare zitto, vero Jom?» dissi prima di dirigermi verso il lavandino per aprire il rubinetto.

«Hahahahah. Era per dire amico, Vegas potrebbe davvero essere interessato inoltre, non è spaventato dal tuo tatuaggio o altro.» Jom continuò a dire stupidaggini senza sosta, ammisi che mi veniva la pelle d’oca ogni volta che Vegas si comportava in modo strano, ma questo non voleva dire per forza che ci stesse provando con me…

Giusto?

«Provarci o meno, Porsche rimane un top per me.» Dichiarò Tem prima di voltarsi a guardami con un sorriso. Dopo si lavò il viso mentre io rimasi lì a digerire il fatto che i miei amici ignorassero completamente quello che era già successo. Tem era persino sicuro che il suo amico fosse un top, ma alla fine non lo ero affatto…

Maledizioneeeee!

«Uhm…quindi…se mi dovessero piacere gli uomini, cosa direste ragazzi?» chiesi con cautela. Non sapevo cosa mi stesse succedendo in quel momento che mi aveva spinto ad aprirmi con loro su quell’argomento, ma i miei due amici si voltarono a guardarmi stupefatti.

«No! I-Io solo-sto solo chiedendo se fosse cosi…» Feci velocemente un gesto con le mani per scacciare via il pensiero, ma pensai fosse troppo tardi per rimangiarselo visto che Tem mi stava già rivolgendo uno sguardo strano, quindi distolsi lo sguardo e mi concentrai sul lavandino.

«Sarebbe Kinn?» Mi si bloccò il respiro solo a sentire il suo nome, guardai i miei amici prima di abbassare velocemente la testa per lavarmi il viso con foga. Non confermai né negai la cosa, ma pensai che loro sapessero già come stavano le cose.

Non sapevo cosa mi fosse preso in quel momento da spingermi a dire ai miei amici che mi piacevano gli uomini. Dovevo ancora capire se fosse amore o solo una sorta di dipendenza da Kinn.

Quello che mi preoccupava di più era se i miei amici avrebbero potuto accettare il fatto che mi piacessero gli uomini, non volevo ammettere apertamente i miei sentimenti, ma non ce la facevo più.

«Quando hai capito che ti piaceva?» Il bastardo di Tem inclinò la testa e chiese senza esitazione.

«Te l’ho detto, sto solo chiedendo in maniera ipotetica, questo non vuol dire che mi piaccia davvero.» Continuavo a cercare di difendermi.

«Dai Porsche! Non siamo mica estranei, siamo i tuoi amici e ti accetteremo in qualsiasi modo tu voglia essere, siamo solo un attimo stupiti, ma questo non vuol dire che non ti accettiamo.» dussero preoccupati.

«Te l’ho detto! Stavo solo domandando! Non mi piacciono gli uomini!» Cercai disperatamente di convincerli ma quei bastardi sospirarono in risposta.

«Va bene! Fai come meglio credi Porsche. Ma se ci fosse qualcosa di cui vuoi parlare, non avere paura di dircelo. Sono preoccupato per te, amico.» 

«Di che cazzo stai parlando?» dissi immediatamente e uscì dal bagno, non sapevo se quei bastardi mi avessero creduto o meno ma ero abbastanza soddisfatto della loro reazione.

Ma ancora non lo accetto! Chi può accettare questa cosa? Non lo farò! Anche se mi ucciderà.

La voce dei due bastardi echeggiava mentre uscivano dal bagno, stavano parlando di qualcosa, ma non poteva fregarmene di meno e mi diressi fuori dal bar per fumare. Mi fermai sul portico davanti all’ingresso mentre emettevo delle boccate di fumo.

La scena del bagno di poco prima era stata molto frustrante. Se avessi cercato di accettare 

tutto questo, dove mi avrebbe portato? Non ne ero in grado. Jom diceva che l’avrebbe accettato, ma la sua faccia era maledettamente pallida, come se fosse in una crisi d’astinenza.

«Perché se qui fuori da solo?» Ancora Vegas, improvvisamente spuntò dal nulla e mi salutò, poi accesse una sigaretta e si mise a fumare come se niente fosse di fianco a me.

Gli lanciai un’occhiata senza rispondere.

«Se c’è qualcosa che ti infastidisce, puoi dirmelo. Sono tutt’orecchi.» Aggiunse Vegas con un sorriso. Mimai i suoi gesti e sorrisi leggermente.

Sospirai e stavo quasi per dirglielo, quando fui improvvisamente fermato dalla sua frase.

«Ma se devo proprio indovinare, è per lavoro? Il secondo fratello Kinn ti ha stuzzicato nuovamente?» disse Vegas con un tono piuttosto profondo, scossi la testa.

«Quindi è davvero per colpa del secondo fratello…» Lo fissai mentre stava buttando fuori il fumo parlando dei suoi parenti con un’espressione tormentata che non comprendevo.

«No, non è lui la ragione.»

Ci puoi scommettere che è lui!

Ma non potevo parlare di questo a suo cugino, quindi mi inventai una scusa per alleggerire l’atmosfera.

Che cosa stai tramando, vegas?

«Beh, il secondo fratello Kinn era così anche quando era piccolo.» Ridacchiò un po’ e aggiunse….

«Ma devo ammettere che ero abbastanza geloso che lui potesse avere tutto quello che voleva senza alcuno sforzo…oh…non solo quello che voleva ma anche chi voleva…» Quando Vegas terminò la sua ultima frase, sentii della tensione crescere in me. Quindi, i miei sospetti erano veri?

«Ma di tutte le persone con cui è stato, non l’ho mai visto impegnarsi con nessuno. Quindi dovresti fare attenzione quando sei con lui, non sai mai cosa potrebbe farti se si dovesse presentare la giusta occasione.»

Fanculo! Ero quasi sul punto di tirare fuori una pistola per correre da Kinn a sparagli in testa. Ero pieno di rabbia quando vidi Vegas ridacchiare.

«Hey, ti sei stressato per quello che ho detto? Sto scherzando, stupido! Non ti preoccupare troppo Porsche, Kinn ha gusti diversi, non devi preoccuparti.» Aggiunse immediatamente, dandomi del sollievo ma lasciandomi un senso di delusione allo stesso tempo.

Deluso dal fatto che Kinn potesse fare quello che aveva fatto con me con qualcun altro o che stesse facendo provare a qualcun altro le stesse sensazioni che mi portavo dentro io in quel momento. Ma qualunque cosa fosse, mi faceva incazzare l’idea che lui avesse un’altra persona.

Maledizione Porsche, potresti comportarti da uomo e risolvere la situazione?

«Torniamo dentro Vegas, si sta facendo tardi.» Cercai di spazzare via il pensiero e cercai di distrarre Vegas da quello che stava per dire ma improvvisamente, vidi un’ombra con la coda dell’occhio, che spaventò entrambi.

«Porsche, attento!» Un forte colpo di pistola echeggiò per tutta la zona antistante il bar e istintivamente afferrai Vegas per le braccia e lo misi dietro di me.

«Merda!» Imprecai e guardai avanti per capire la situazione tenendo Vegas dietro di me, non era mia responsabilità, ma sentivo di doverlo proteggere in qualche modo visto che era un membro della famiglia di Kinn dopotutto.

Il bar era in pieno caos e le persone stavano scappando in tutte le direzioni, la musica si era fermata di colpo, lasciando spazio a grida e urla provenienti dalle persone prese dal panico.

«Stai bene?» Vegas mi chiese, preoccupato.

«Fanculo!» Ricevetti improvvisamente un calcio sulla schiena che mi fece cadere in avanti verso Vegas, sentii il dolore alla schiena quando provai ad alzarmi in piedi, la folla era nel caos, rendendomi difficile capire chi mi avesse colpito, fino a che un gruppo di uomini spuntarono da diverse direzioni.

Vegas fu colto di sorpresa quando qualcuno tentò di saltargli addosso, ma immediatamente riprese il controllo e prese a calci la persona che lo stava attaccando. Gli stupidi bastardi vennero verso di noi uno ad uno, riuscii ad affrontarli senza sforzi.

«Corri!» Vegas mi prese per il braccio e mi trascinò fuori dalla scena, ci eravamo trovati nel mezzo di una lotta, ma Vegas calciò via i bastardi facendoci strada. Ci dirigemmo dritti verso il parcheggio e stavamo per entrare nella macchina di Vegas quando qualche bastardo continuò a seguirci.

«Entra dentro Porsche!» disse Vegas e seguii i suoi ordini senza esitazione, poi mise in moto il motore e guidò fuori dal parcheggio. Quando eravamo entrambi sicuri di esserci allontanati abbastanza, Vegas rilassò la sua guida e rivolse la sua attenzione verso di me.

«Stai bene?» Mormorò dolcemente, mentre ero impegnato a controllare se fossimo inseguiti.

«No…» Mi misi a sedere per bene prima di emettere un sospiro frustrato. Quel giorno avrebbe dovuto essere rilassante per me, ma che cazzo! È possibile avere un giorno in cui nessuno provi a picchiarmi o a rapirmi?

«Li conosci, Porsche?» chiese Vegas.

«No…merda.» risposi in tutta onestà. Quella cosa stava davvero sfuggendo di mano, non era la prima volta che qualcuno cercava di rapirmi e c’era qualcuno con me anche oggi, non potevo permettermi di trascinare altre persone nei miei casini di nuovo, non sapevo perché continuassero ad inseguirmi.

«Ha un taglio al sopracciglio, Porsche.» Vegas si voltò per guardarmi con preoccupazione, girando il volante verso una piazzola di sosta, alzai le mie dita per toccare la ferita e vidi un rivolo di sangue fresco.

Stavo per chiedere a Vegas un fazzoletto, ma ne stava già reggendo uno in mano per portarlo verso la mia ferita, feci per prenderlo dalle sue mani, ma Vegas afferrò saldamente la mia nuca e mi alzò i capelli per picchiettare gentilmente sul taglio.

«Non ti preoccupare, toglierò io il sangue per te.» disse prima di strofinare delicatamente il fazzoletto sul mio sopracciglio.

«Tranquillo, posso farlo da solo.» dissi ma il bastardo ignorò la mia frase e si avvicinò più di prima.

«Non essere testardo, questione di un minuto.» Lasciai che Vegas facesse quello che voleva.

Lui e Kinn erano davvero parenti, perché più provavo a opporre resistenza più loro insistevano; Vegas era così concentrato a fare quello che stava facendo che il suo corpo era praticamente disteso sopra il mio.

«Hai qualche problema con qualcuno? Perché ti inseguono in questo modo?» Vegas disse con tono piuttosto strano, non sapevo se fosse preoccupato o se volesse criticare la famiglia principale.

«E’ il prezzo che devo pagare dal momento che ho deciso di entrare in questo tipo di affari, penso che tu lo sappia già.» Solo andare in mezzo alla folla era come mettere piedi in una gabbia piena di leoni affamati.

«Ma almeno non permetto che i miei uomini vengano feriti in questo modo.» Vegas dichiarò e sapevo molto bene cosa avrebbe detto poco dopo.

«Ti piacerebbe lavorare per me invece?» Aggiunse.

Quando udii l’ultima frase di Vegas, sentii il mio corpo irrigidirsi, come se i miei sensi si fossero attivati. Ero io la guardia del corpo, ero io quello con il compito di proteggere, ma perché mi sentivo come se fossi quello che doveva essere protetto? E queste persone che stavano tentando l’impossibile per prendermi, che cosa volevano da me?

«Non sembri per niente felice, ogni volta che vengo alla casa principale, ti vedo sempre lottare o sei coinvolto in qualcosa come questo.» Il suo viso era troppo vicino e cercai di indietreggiare, ma il bastardo era davvero troppo forte e afferrò il braccio con presa stretta.

Fanculo!

«Vieni a lavorare per me Porsche…Per favore?»

Il tono di Vegas era dolce ma manipolatore allo stesso tempo mentre appoggiava le sue mani ai lati del mio collo, rendendomi impossibile voltarmi, era troppo vicino, tanto che la punta del suo naso si era già scontrata con la mia guancia, non avevo un bel presentimento a riguardo, se solo Kinn fosse qui…

«Lasciami andare!» Urlai e improvvisamente udii un suono di frenata provenire da fuori quando una macchina si fermò di fronte a noi; Vegas quindi si voltò per guardare e io cercai di spingere via le sue mani dal mio collo.

«Lasciami Vegas!» Pretesi con ostinazione, il bastardi fece un sorriso malizioso prima di lasciarmi andare.

Nel frattempo, guardai immediatamente verso la macchina di fronte a noi e, con mia sorpresa, era Kinn. Stava uscendo dalla parte del guidatore e veniva verso di noi come un leone pronto ad assaltare la sua preda, una maschera di rabbia oscurava il suo viso e la sua presenza solamente emanava un senso di pericolo.

Quella  probabilmente era la prima volta che ero felice di vedere il suo fottuto viso.

«Esci dalla macchina!» Urlò Kinn, bussando selvaggiamente sul finestrino dal mio lato, Vegas mi rivolse un ultimo sogghigno prima di aprire la macchina, Kinn afferrò immediatamente il mio braccio e mi trascinò fuori dalla macchina.

«Che cazzo pensi di fare?!» Ruggì verso di me mentre cercavo di trovare l’equilibrio visto la forza che aveva usato.

«Secondo fratello Kinn, come hai fatto a trovarci?»

«Vegas, bastardo! Che cosa stai tramando, eh? Cerchi di rapire il mio uomo?!» Il modo in cui Kinn stava urlando contro Vegas mi lasciò sbalordito. Non l’avevo mai visto così arrabbiato con Vegas prima di quel momento, di solito loro due erano molto amichevoli, ma non c’era traccia di tutto questo.

«Stavo solo allontanando Porsche dai suoi aggressori, è una cosa negativa fratello?» Vegas uscì dalla macchina e parlò a Kinn in modo serio. Kinn emise un sospiro frustrato prima di guardare verso di me.

«Tu! Sali in macchina!» Kinn afferrò nuovamente il braccio e mi trascinò verso la sua macchina.

Non puoi semplicemente dirmi cosa fare e smetterla di trascinarmi in questo modo?

«Secondo fratello, non prendertela con lui, volevo davvero metterlo in salvo.» Vegas si avvicinò a Kinn ma il bastardo lo guardò in faccia, puntandogli un dito contro.

«Questo è il mio ultimo avvertimento Vegas, non fare casini con la mia gente!» Kinn ringhiò verso Vegas, prima di camminare oltre dandogli una spallata, poi aprì con foga la portiera della macchina, si mise al posto di guida e premette l’acceleratore a piena forza.

«Stava solo cercando di aiutare. E se mi fossi trovato in mezzo al casino e fossi morto? Avresti preferito questo?» Dissi in modo calmo cercando di calmare la sua rabbia. Non capivo per che cazzo fosse ancora così arrabbiato. Quando mi trovavo nei guai, era arrabbiato, ma se qualcuno cercava di aiutarmi si arrabbiava lo stesso. Che cazzo c’era che non andava nella sua testa?

«Che cosa stavate facendo voi due in macchina?!» Sbottò Kinn verso di me colpendo il lato del volante, inducendomi a voltarmi per guardarlo. «Rispondimi!» Urlò quando non risposi alla sua domanda. Kinn poi accelerò ancora per andare più veloce, il colpo quasi mi fece sbattere la testa sul sedile.

«Mi ha pulito la ferita.» Risposi brevemente, la mia voce tremava ad ogni gesto che faceva Kinn, potevo sentire la paura dentro il mio petto crescere a poco a poco quando vedevo la faccia rabbiosa di Kinn.

«Perchè glielo hai lasciato fare? Non poteva aspettare di essere curata quando arrivavi a casa la cazzo di ferita? Stavi solo inventando scuse per stare di più con lui! Merda!» Disse aspramente, mentre imprecava senza fermarsi.

«Di che cazzo stai parlando?!» Scattai a mia volta, il momento in cui realizzai che lui, ancora, mi stava accusando di qualcosa che non avevo fatto.

«Perchè non farlo a casa come hai fatto l’altra volta?!» Aggiunse e lo guardai stupefatto.

Di che cazzo stai parlando, stronzo?

«Cosa?»

«Fai l’offeso adesso, ma non ti sei minimamente preoccupato di dirmi che avevi fatto entrare Vegas in camera tua!» Con quell’ultima frase, mi morsi le labbra con forza, i palmi delle mie mani divennero freddi guardando i suoi occhi beffardi.

«Non tutti sono come te! Quindi smettila di accusarmi di qualcosa che non ho fatto!» Risposi con rabbia.

Siamo di nuovo alle solite, il solito Kinn che mi fa arrabbiare ad ogni accusa che dice, ho già ricevuto troppi insulti da te, non posso lasciarla passare questa volta!

«Quindi volevi stare con Vegas, giusto!?»

«Kinn io-Ugh! Ti odio! Quanto ti odio, cazzo!» Diedi un pugno sul cruscotto, prima di appoggiare la testa su quest’ultimo. Kinn mi guardò con disprezzo prima di farmi cenno di alzarmi.

«Siediti bene bastardo. No riesco a vedere lo specchietto laterale!» Kinn usò la mano libera per alzare le mie spalle ma lo spinsi via.

«Non me ne frega un cazzo!» Spinsi via le sue mani e lasciai la mia faccia appoggiata alla superficie ruvida del cruscotto.

Quando arrivammo a casa, Kinn aprì la portiera con foga e mi trascinò fuori, vidi Arm e gli altri che stavano per venire verso di noi, ma Kinn gli lanciò un’occhiata che fece indietreggiare tutti dalla paura. Il bastardo di Big stava per venire a sua volta, ma fu spinto via dallo stupido stronzo.

Quando arrivammo in camera mia, Kinn aprì la porta e mi lanciò con forza sul letto.

«Che cazzo hai che non va?» Mi voltai a guardarlo con ansia mentre cercavo di rialzarmi.

«Quindi ammetti che l’hai fatto davvero con vegas?» Kinn disse un’altra volta mentre lo fissavo esausto.

«Ti ho detto che non l’ho fatto! Che cazzo vuoi ancora da me?!» Non potei fare a meno di urlargli contro.

«Allora perché sei ferito? E come mai Vegas era nudo in camera tua?»

«Ti ho già detto che sono caduto e mi sono fatto male al sedere! E Vegas era nudo perchè avevo versato del Bubble tea sulla sua camicia…Ahhh! Perchè sto qui a spiegarti le cose? Tanto non ascolterai quello che dico in ogni caso!» Lanciai i cuscini e la coperta su Kinn, che continuava a voltarsi e a schivare le lenzuola.

«Per quanto riguarda quello che ha detto Tankhun? Come lo spieghi?» Kinn chiese di nuovo, ma la suo voce sembrava più calma di prima.

«Preferisci credere a quel pazzo di tuo fratello piuttosto che a me? Te l’ho già detto! Era solo venuto a trovarmi, nient’altro!» Risposi con tutte le emozioni rimaste mentre stringevo il lenzuolo con rabbia.

«Tsk…» Kinn fece uno sguardo beffardo come se non credesse a quello che gli stavo dicendo. Non potevo credere che mi stesse rivolgendo quel tipo di sguardo, quindi persi il controllo e mi sporsi in avanti prendendolo per il colletto.

«Ti odio, cazzo!» Urlai scuotendolo avanti e indietro.

«Smettila Porsche! Cosa vuoi che io pensi? Vi ho visti entrambi con i miei occhi. La tua faccia era vicina alla sua, chiunque avrebbe potuto fraintendere!» Non ascoltai il bastardo e continuai a stringere forte il suo collo, volevo strangolarlo a morte!

Kinn afferrò il mio polso e si avvicinò a me, ma bloccai la sua mossa con una frase.

«Stai zitto o ti spezzo il collo!» Strinse le labbra prima di appoggiare delicatamente le sue mani sulle mie spalle, facendomi voltare verso di lui. Kinn mi guardò negli occhi ed esitò nel toccarmi la guancia all’inizio, ma alla fine la prese in mano per controllare la ferita.

«Dove ti fa male?» Mi chiese con dolcezza, ma borbottai in risposta.

«Perché non me lo chiedi domani? Non sono dell’umore per parlare adesso.» Sbottai ma rimasi seduto. Kinn poi alzò un dito per tracciare delicatamente la linea del mio sopracciglio.

«Quando Pete mi ha chiamato dicendomi che eri da solo con Vegas, pensavo di impazzire e ho preso subito la macchina.» Kinn mormorò dolcemente.

Potevo vedere come cercasse di trattenere la rabbia ma falliva miseramente, facendo tremolare la sua voce.

«Vegas era solo venuto ad aiutarmi perché qualcuno ha cercato nuovamente di rapirmi, credimi.»

Kinn mise la sua testa sulla mia spalla, prima di tirare un sospiro, stava per afferrare di nuovo la mia faccia, ma fermai la sua mossa trattenendo il suo polso.

«Te lo chiederò di nuovo Kinn, Perché odi Vegas così tanto?»

Kinn alzò il viso guardandomi con attenzione, mi voltai a guardarlo e scrutai nei suoi occhi profondi, potevo scorgere della tristezza. La confusione e l’incertezza oscuravano il suo viso mentre cercavo disperatamente di decifrare quello che stava pensando.

Eri arrabbiato perché fa parte della seconda famiglia? O perché era…vicino a me?

Trattenni il respiro mentre attendevo la sua risposta.

«Quindi davvero non hai nulla a che fare con Vegas, Giusto?» Kinn con la sua espressione addolcita, lo chiese per l’ultima volta. Sentii il mio cuore stringersi improvvisamente, come ogni volta che Kinn mi parlava con quel tono. Uno sfarfallio prese possesso del mio corpo mentre cercavo di capire ogni volta da dove provenisse questo sentimento, il mix di emozioni nuotavano dentro di me in modo insopportabile, facendomi mancare il respiro.

Abbassai la testa e con le spalle strette, cercai di parlare ma non usciva alcun suono…

«Non posso farlo con nessun altro, non più…»

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