KINNPORSCHE – CAPITOLO 16 (M)

Cicatrici

-Porsche-

Forti gemiti si udivano per tutta la stanza dell’hotel. Kinn iniziò a baciarmi con molta insistenza, mentre si toglieva la giacca e la cravatta senza interrompere il bacio. Potevo vedere i muscoli del suo corpo. MALEDIZIONE era davvero sexy! Il mio corpo sembrava vivere di vita propria quando la mia mano lo prese per la camicia così da poterlo baciare più profondamente, lui si sporse in avanti e fermò il bacio con un sussurro.

«Merda, Porsche! Dopo di questo non mi fermerò. Sei così maledettamente attraente!» Rise, riportando il suo viso vicino al mio. Ci baciammo di nuovo mentre le sue mani si mossero verso il basso e mi tolsero i boxer.

Le sue azioni incendiarono il mio corpo, ero completamente senza vestiti dalla vita in giù. Mi baciò ovunque e marchiò ogni punto delo corpo in cui era passato. Poi, le sue labbra si abbassarono per baciare le mie.

«Arrghhh… Ahhh… Kinn…»

La sua bocca calda mi trasmetteva una sensazione magnifica. Mi sentii avvampare e non riuscivo a controllarmi finché non emisi un forte e insopportabile gemito.

«Fanculo… Kinn… Ahhh…» immersi le dita nei suoi capelli, cercando di indirizzare i suoi movimenti, mi seguì senza problemi. Rendeva il mio corpo debole mentre sentivo qualcosa di freddo entrare nel mio corpo.

Cazzo!

Quando sentii dolore, mi baciò di nuovo. Odiavo baciarlo perché mi rendeva debole e di nuovo sentii qualcosa di freddo entrare nel mio corpo finché non mi fece ringhiare sommessamente: «Uhh… Kinn… Fa male… hhh.»

«Shhh… Rilassati Porsche. Non ci vorrà molto. Dopo questo ti porterò in paradiso.» sussurrò. Ero troppo debole per parlare o rispondere, e solo un gemito uscì di nuovo dalla mia bocca. Sentii il mio corpo di nuovo impotente, quindi abbracciai Kinn e approfondii il nostro bacio. Sentivo le sue dita entrare di nuovo nel mio corpo, cercai di ignorare la strana sensazione che le sue dita mi davano mentre continuava ad aggiungere un dito alla volta dentro il mio corpo.

«Merda… Ahh…» gemetti.

Kinn sorrise tra i nostri baci. «Sembra che presto migliorerà, credimi.» disse. Stavo quasi per  perdere conoscenza, ogni tocco di Kinn mi rendeva ancora più pazzo e speravo in qualcosa di più da lui. Non molto tempo dopo, provai una forte sensazione lungo il mio corpo. Le sue dita che entravano e uscivano dal mio ingresso raggiunsero il mio punto sensibile, facendomi gemere insopportabilmente.

«Kinn… Ahhh…» Mi aggrappai al suo corpo e affondai la testa nel suo collo, cercando di riprendere fiato.

«Porsche…» sussurrò. Lo vidi slacciarsi i pantaloni e mi sentii come se avessi fatto il più grande errore della mia vita.

«Merda, Kinn! Vuoi uccidermi?» dissi fissando il suo pene che era già eretto e indurito.

«Finora non ho mai ucciso nessuno con questo.» replicò e tornò a baciarmi le labbra.

Cazzo, stanotte morirò.

Potevo sentire le sue dita uscire dal mio corpo e qualcosa di più grande entrare, un dolore insopportabile mi invase.

«Dannazione, Kin… Akh …» Rapidamente Kinn mi baciò di nuovo e le sue mani seguirono le mie. La sensazione delle sue labbra e delle sue dita sul mio corpo mi fece contorcere inerme. Chiusi di nuovo gli occhi, cercando di godermi il suo tocco. Ma la sensazione del suo corpo che entrava lentamente nel mio non riuscivo ad evitarla, potevo solo continuare ad ansimare. 

Il mio corpo sembrava essere diviso in due, mi stava facendo male, sentivo dolore. Entrò lentamente e più in profondità. Iniziò a muoversi dentro e fuori dalla mia entrata fino a toccare la mia parte più sensibile, il mio corpo tremava mentre percepivo una sensazione insopportabile e sorprendente, dove il dolore e il piacere si mescolavano insieme.

Stavo diventando sempre più caldo e non importava quanto provassi a resistere, il mio corpo mi contraddiceva, perché rispondeva ad ogni suo tocco  e voleva sempre di più.

«Ah… Kinn… Merda… Più veloce.» dissi inconsciamente, risvegliando la passione del drago davanti a me. Kinn sembrava avere un sorriso sul suo volto e mentre si sedeva, mi afferrò le ginocchia iniziando a muoversi in modo incontrollabile. Il suono dei nostri corpi e dei miei gemiti riempì la stanza.

Il mio corpo era così fuori controllo nell’accettare e godersi il trattamento di Kinn che entrava ed usciva da me così velocemente che non potevo fare altro che gemere. Pochi minuti dopo, non riuscivo più a trattenermi, così mi liberai sul mio ventre. Lo sentii liberarsi all’interno mentre il calore si diffondeva dentro di me. Ad essere onesti, non avrei mai pensato che dormire con un ragazzo sarebbe stato così folle. 

«Porsche, sei straordinario. Non mi accontenterò mai di assaggiarti.» Sussurrò, mentre qualcosa si induriva di nuovo dentro di me. 

CAZZO! DANNAZIONE KINN!

Ansimai per la stanchezza e sentii il mio corpo quasi andare in pezzi quando Kinn si spinse di nuovo dentro di me. Non sapevo da quanto tempo lo stavamo facendo, mi girava la testa e non riuscivo a pensare ad altro se non al piacere che provavo. Da un lato c’era la sensazione di voler rifiutare e fermare tutto perché non potevo più sopportare il dolore e la vergogna. Ma il mio corpo continuava a tradirmi perché continuava a rispondere a tutto ciò che Kinn mi stava facendo. 

«Porsche… Sei così delizioso.» In qualche modo la mia faccia si riscaldò sentendo quelle parole dette da lui, anche se di solito urlava e imprecava senza sosta. Mi sdraiai di schiena sul letto, con entrambe le braccia a tenere le ginocchia piegate mentre lui mi sollevò i fianchi in modo da poter accedere più facilmente al mio ingresso ed entrare più in profondità.

Spinse poco a poco finchè non fu completamente all’interno. Era diventato meno doloroso di prima e cominciavo a godermi il dolore misto al piacere. 

«Kinn… Fa male… Ah!» non sapevo quante volte avevo detto quelle parola, ma niente sembrava fermarlo. Kinn spinse il suo bastone caldo nel mio corpo finché non mi riempì completamente, prima di chinarsi per baciarmi.

Ci baciammo di nuovo, le nostre lingue si rincorsero ed il respiro caldo e la fragranza del corpo di Kinn mi fecero sentire a mio agio, tanto che temporaneamente mi dimenticai del dolore. 

«Hmmm.» gemetti così forte che i fianchi di Kinn iniziarono a muoversi lentamente avanti e indietro. Mi stava davvero dando piacere. Era così delizioso, un sapore che non avevo mai provato prima, anche se mescolato a così tanto dolore.

La mia coscienza che all’inizio stava svanendo, ora stava cominciando a tornare a poco a poco. Sapevo ed avevo realizzato quello che stavo facendo. Sapevo già che mi sarei odiato per averlo fatto con un ragazzo, inoltre quel ragazzo era Kinn. Non ero stato in grado di accettare l’assurda sensazione di essermi fatto trattare in questo modo più e più volte. Stavo trattenendo le mie emozioni perchè il mio corpo si stava ancora godendo il servizio che stava ricevendo. 

«Kinn… Akhh…» Quando il suo corpo entrò ed uscì dal mio, l’impatto mi fece balzare sul letto. La sua forza non era diminuita durante la notte, aveva continuato a muovere i fianchi senza smettere di farmi impazzire. Guardai il mio corpo e mi resi conto che era coperto da succhiotti e morsi. 

Dannazione, i suoi movimenti diventarono più veloci e profondi, finché dovette afferrare la testata del letto in modo che il mio corpo non oscillasse troppo forte mentre l’altra mano mi stringeva le spalle.

Ogni volta che toccava il mio punto sensibile, mi sentivo sempre più arrendevole. Continuava ad aumentare la sua forza, attaccando senza sosta quel punto. 

«Kinn… Ah… Aahh.» cercai di sopprimere i gemiti che mi imbarazzavano ma era sempre più difficile. Kinn sorrise e trascinò la sua lingua calda lungo il mio braccio e fino alla spalla, leccando appassionatamente il mio tatuaggio.

«Aaahh… Kinn… È fantastico.» dissi mentre socchiudevo gli occhi, guardai verso l’alto e sentii pulsare tutto il mio corpo. 

Kinn ridacchiò di nuovo prima di smettere di muovere i fianchi ed afferrare le mie braccia per sostenere il mio corpo sollevandolo dal letto, mentre lui era ancora connesso a me. Non avevo energia e mi sentivo come se stessi per morire.

Dopo un po’ mi sentii come se fossi seduto sul suo grembo, tutte e due le gambe di Kinn erano stese in avanti per supportare i miei fianchi che erano sopra. Socchiusi gli occhi leggermente e vidi il suo viso illuminato dalla lussuria rivolto verso di me. Le sue mani tiravano e stringevano così forte i miei glutei fino a farmi male. Dopo poco, fui sorpreso dalla frizione proveniente da dietro e buttai saldamente le braccia intorno al suo collo.

«Ugh… Hmmm.» La mano stava ancora guidando i miei fianchi su e giù al suo ritmo.

Abbassai la testa sulla sua spalla e gli morsi il collo a fondo per alleviare il dolore.

«Akh… Non male… Mi piace… Uh-uh…»

Non avrei saputo dire da quanto tempo il mio corpo aveva iniziato a muoversi su e giù per conto suo godendosi il calore del corpo di Kinn che mi colpiva.

Alzai la testa, mi morsi il labbro con forza e ondeggiai in maniera incontrollabile al ritmo che più mi si addiceva.

«Ah… Kinn… Uh…»

«Porsche… Aah… Sei così stretto… Così stretto che fa male anche a me… Ahh… » disse Kinn ruggendo con soddisfazione. Ero un po’ infastidito, ma quando lo vidi, il mio corpo si mosse su e giù più veloce di prima.

«Ci sai fare… Più veloce… Ah… Ah…» Kinn urlò e il mio subconscio fece quello che stava chiedendo, iniziai a muovermi su e giù più velocemente e in modo ancora più sfrenato.

Era molto bello anche se la sensazione sembrava strana e mai provata. Ma, era come se il mondo intero fosse intriso di felicità. Più toccava il mio corpo, più desideravo qualcosa di meglio.

«Uhhh… Impari molto velocemente… Porsche!» Disse Kinn in modo carino, prima che mi spingessi con tutta la mia forza verso di lui in modo che fosse completamente dentro il mio corpo, il che gli fece nascondere il viso sul mio petto e mi diede un morso pieno di desiderio.

«Uhh… Sto per venire… Aaaa…» Kinn sollevò il mio busto con le sue mani prima di gettarsi di nuovo nella mia entrata con forza, finché non sussultai di nuovo.

«Ah… Uh… Manca poco… Uh…!»

«Uhh… Aspettami… Ah… Hmmm.» disse Kinn mentre mormorava con tono basso e felice.

Mi voltò e mi mise steso sul letto in posizione supina. Aprì le mie gambe e le sollevò continuando a penetrarmi più velocemente fino a colpire il centro del mio corpo.

Ero meravigliato dalla potenza della penetrazione, persino la mia testa continuava a sbattere senza sosta contro la testiera. Merda! La mia testa è più confusa di prima!!!

«Ugh… Ah… Ugh…» Mi sentii soffocare, all’ultimo colpo, dovetti ammettere che non ce la facevo più. Rilasciai nuovamente il liquido bianco che andò a bagnare il corpo e il petto. Nel frattempo Kinn continuava a muovere le sue anche dentro e fuori il mio corpo ad un ritmo folle poi si liberò anche lui dopo tutti i colpi. 

Sentii le mie palpebre farsi pesanti ed fu difficile aprire gli occhi quando il dolore arrivò insieme alla sensazione che mi sarei sicuramente insultato più e più volte quando sarebbe arrivato il momento di affrontare la vergogna al mio risveglio. Ma in quel momento ero troppo debole e non volevo affrontare nulla.

Speravo, che quello che era successo fosse soltanto un incubo da cui volevo solamente svegliarmi.

**************

Mezzogiorno

«Pete, ha riservato la macchina per me, giusto?»

«Um.»

Il suono della voce di qualcuno mi fece svegliare. Il dolore si diffuse immediatamente lungo tutto il corpo, dai capelli alla punta delle dita dei piedi, prima che potessi elaborare cosa fosse successo la sera prima. Socchiusi leggermente gli occhi e vedendo un viso familiare si spalancarono un po’ sorpresi. Gli eventi della notte prima si riavvolsero nella mia mente come fossero le scene di un film. Ero scioccato e senza parole da tutto quello che era successo, pregavo perché non fosse vero e non potevo fuggire.

«Hey, se mi guardi in quel modo, non prendertela con me se finisco per attaccarti ancora.» disse Kinn alzandosi dal letto mentre si accendeva una sigaretta in terrazzo. Indossava l’accappatoio bianco dell’hotel. Vidi il suo petto scoperto, era ricoperto da lividi e morsi, questo rafforzò l’impressione che mi ero fatto, visto che il suo corpo non era in condizioni migliori delle mie. Il mio, d’altro canto, aveva qualche livido in più e segni rossi.

«Le mie sigarette!» dissi con voce roca quando Kinn ne prese un’altra dalla tasca dei miei pantaloni. Mi stesi, appoggiando la schiena al letto.

«Dopo te le ricompro.» rispose mentre osservava il panorama. Era la prima volta che lo vedevo fumare, vedendolo in quel modo, il mio cuore iniziò a provare una strana sensazione. Immediatamente spostai lo sguardo sul mio corpo che era coperto di segni rosse.

Feci un sospiro molto lungo per l’imbarazzo e la rabbia che stavano salendo dentro di me. Non sapevo con chi prendermela. Sicuramente odiavo me stesso per aver lasciato che Kinn mi facesse quello. Per quanto riguardava Kinn, aveva usato questa opportunità per approfittarsi di me senza provare a trattenersi rompendo le mie difese. Il vero colpevole però, era la persona che aveva osato avvelenarmi. Non volevo sapere chi fosse, nel caso lo avessi scoperto gli avrei dato la caccia e l’avrei distrutto insieme a tutta la sua stirpe.

«Cosa ricordi esattamente?» Kinn si girò verso di me con voce calma.

Se stava parlando di quello che era successo la notte prima, me lo ricordavo molto bene e ne ero disgustato.

«Mi spiego meglio, ricordi chi ti ha rapito?» Kinn aggiunse poco dopo quando mi vide immobile, con entrambe le mani che stringevano le lenzuola.

«No…» dissi con voce roca. La gola era secca ed ero assetato. Kinn si diresse verso il frigo per prendermi un bicchiere d’acqua.

Afferrai il bicchiere e iniziai a bere senza neanche guardarlo, perché più lo vedevo, più le immagini della notte precedente venivano a galla.

«Huh, pensavo ti saresti alzato e mi avresti preso a calci.» disse Kinn sorridendo. Anche se la tentazione era forte, non riuscivo a gestire le mie emozioni come prima. Perché quello che mi aveva fatto la notte prima non era tutta colpa sua. A dirla tutta, avevo persino dato il mio consenso.

«Puoi raccontarmi cos’è successo ieri? Tutto!…» Kinn si gettò sul letto per venire a sedersi sul bordo di fianco a me. Cercai di apparire tranquillo, anche se il dolore mi faceva tremare tutto il corpo.

«Qualcuno mi ha portato due bicchieri di liquore… Poi sono andato in bagno. Dopo quello, non riesco a ricordare nulla. Poi qualcuno ha provato a toccarmi, come se volesse toccare il mio corpo. Ma io… Non lo so…» dissi. Da quello che riuscivo a ricordare, il tocco di quella persona era più intenso di quello di Kinn. Quando iniziò a toccare e baciare il mio corpo, anche se quest’ultimo reagiva al tocco, mi sentivo infastidito, spaventato, disgustato, volevo ribellarmi. Invece, quando lo aveva fatto Kinn, il mio corpo aveva risposto e mi era piaciuto.

«Che aspetto aveva?» Kinn disse in tono teso. Scossi la testa fino a che non mi tornò il male e potei solo massaggiarmi le tempie.

«Perché, Porsche?» Scuotendo nuovamente la testa, provai ad alzarmi e a scendere dal letto dalla parte opposta.

Appena mi alzai, i due piedi che toccavano il pavimento cedettero. Le mie gambe tremavano ed erano così deboli che non riuscivo a stare in piedi, alla fine caddi a terra, facendomi molto male alla schiena a causa della caduta.

«Lasciami andare…!» Rifiutai l’aiuto di Kinn, che aveva proteso la mano e abbracciato il mio corpo.

«Perché stai sanguinando così tanto?» Disse Kinn, era teso e osservò il letto.

Mi morsi le labbra con forza, la vista era terribile. Le bianche lenzuola dell’hotel erano macchiate di un sgargiante rosso sangue.

«Pensavo che il sangue si sarebbe fermato subito già ieri notte. Ma perché continua in questo modo?» disse Kinn, sorpreso. Mi girai a guardare prima di voltarmi e alzarmi. Kinn fece per aiutarmi, ma lo spinsi via.

«…»

«È stato così piacevole che non senti dolore?…» disse sorridendo, alzandosi a sua volta, le sue mani sui fianchi mentre mi guardava.

Mi affrettai verso il bagno alla velocità che il mio corpo debole permetteva, sentivo il sangue scorrere dal mio ingresso senza sosta. Sentivo aumentare l’odore del sangue ad ogni passo. Riuscii a trascinarmi fino al bagno, con Kinn che mi seguiva tenendosi distante. Quando raggiunsi la mia destinazione, chiusi la porta a chiave immediatamente.

Ero completamente disgustato, da sentirmi nauseato nella bocca dello stomaco, probabilmente avrei vomitato di lì a poco. Vari sentimenti, alcuni ricordi mi vennero in mente con così tanta brutalità che riuscivo a malapena a reggermi in piedi. Non pensavo di poter essere così debole. Mi sedetti lentamente sul pavimento del bagno, mentre stringevo i pugni per il dolore. I miei occhi lanciarono uno sguardo al cestino, c’erano una moltitudine di profilattici sporchi di sangue. Non serviva che li contassi perchè ero sicuro che non fosse finita con una sola volta quella notte.

L’ultimo giro l’avevo iniziato io a quanto ricordavo, non importava quanto ci rimuginassi su, il dolore, la rabbia e l’odio crescevano contro Kinn. Ma più di tutto, odiavo me stesso.

Odiavo tutto. Odiavo il desiderio e odiavo essermene accorto solo in quel momento. Non mi ero fermato, non potevo fermarmi.

La mia vita è veramente triste. I miei genitori sono morti con grandi sofferenze, e ora, sono andato a letto con un uomo! Fanculo! Non c’è niente di buono nella mia vita, perché sono al mondo?

Se sono venuto al mondo solo per soffrire, perché restare qui? Quando finirà tutto questo?

Il destino non è mai stato dalla mia parte, nemmeno una volta.

«… Usciamo di qui… Ti porto da un dottore.» Kinn bussò alla porta del bagno. Mi misi le mani sulle orecchie, non volevo sentire nulla.

Il suono della sua voce mi deprimeva ancora di più, odiavo il mio corpo, l’odiavo al punto che volevo che qualcosa mi tagliasse o mi pugnalasse a morte. Non potevo prendermela con nessuno se non con me stesso e quel bastardo che mi aveva ingannato.

Iniziai a muovermi con grande sforzo, lentamente mi tolsi l’accappatoio fino ad essere completamente svestito, con segni rossi e lividi ovunque.

Aprii la doccia e feci scorrere l’acqua direttamente sul mio capo. Volevo lavare via tutte le cose brutte. Strofinai con vigore, anche se faceva molto male, ma non volevo che i segni mi ricordassero quello a cui continuavo a pensare.

La mia mano andò verso il retro per toccare il bordo del mio ingresso, il dolore pungente al solo tocco della punta delle mie dita mi fece tremare fino a che non dovetti reggermi al muro della doccia per evitare di cadere nuovamente a terra.

Feci un respiro profondo e sciacquai un po’ dei residui di sangue che avevo tra le gambe. Non sapevo cosa fare dopo. Era la prima volta, non sembravo neanche lontanamente un uomo, era come se mi fosse stata sottratta ogni dignità. Le immagini della sera prima erano ancora vivide nella mia memoria e non volevano andarsene per quanto provassi a non pensarci. 

«Porsche, come mai ci metti così tanto? Tutto bene?» Chiese Kinn, appena aprii la porta. Stavo indossando il solito asciugamano, scostai lo sguardo e chiesi con espressione calma: «I miei vestiti?…»

«Devi essere ferito. Ti porto dal medico.» disse Kinn, prima di darmi i miei vestiti ben piegati. Richiusi immediatamente la porta e sospirai, Come aveva fatto ad accorgersene? Quando non volevo neanche vederlo. Volevo fuggire, ma la situazione sembrava costringermi ad affrontare il problema che avevo creato.

Quindi devo affrontare il mio destino a testa bassa, giusto?

Camminai con l’aiuto di Kinn anche se, in quel momento, camminare era la cosa più difficile che avessi mai fatto in vita mia, visto che la parte inferiore del mio corpo sembrava essere parzialmente paralizzata. Provai a sforzarmi per continuare, con Kinn che cercava di sorreggermi e supportarmi, nonostante i miei continui rifiuti.

Mi ordinò di rimanere in piedi ad aspettarlo in ingresso. Quindi gli dissi che sarei ritornato per conto mio e che non avevo bisogno di andare in ospedale, ma mi trascinò lasciandomi ad attendere non lontano da lui. Quindi, anche se volevo fuggire lontano, il mio corpo non era dove avrei voluto.

«Scusami…» disse Kinn mentre pagava una multa alla reception per tutto il sangue lasciato sulle lenzuola. L’addetto alla reception accettò la carta di credito e gli rivolse un sorriso. Lo guardai corrucciato, e quando i nostri sguardi si incontrarono, distolsi il mio. Ogni volta che cercavo di allontanarmi, lui mi afferrava e tirava il mio braccio per tenermi vicino!

Quando il mio corpo si sarà ripreso, giuro che prenderò a calci chi mi ha ridotto in questo modo. Inizierò con te Kinn!

Non molto tempo dopo, una lussuosa berlina parcheggiò di fronte all’ingresso, Kinn riuscì in qualche modo a trascinarmi dentro la macchina. In maniera insistente, avevo cercato di fare in modo che mi lasciasse andare a casa da solo, ma mi spinse sul sedile del passeggero e chiuse lo sportello.

«Sto bene…» dissi, continuando costantemente a guardare fuori dal finestrino mentre Kinn guidava dirigendosi lentamente verso l’uscita dell’hotel.

«No, non stai bene… Non essere testardo… Sono stato un bravo ragazzo ieri notte!» disse Kinn, scherzosamente. Ma non mi faceva ridere e non volevo essere lì, a sentirmi nuovamente in imbarazzo.

«Fammi scendere qui nel giardino!» Sbottai.

«Sto scherzando…» Disse Kinn in tono serio. I suoi occhi mi squadrarono. Ero veramente esausto. Più lo avevo davanti ed ero a contatto con lui, più tornava il disgustoso senso di colpa.

«Porsche, che stai facendo?» Kinn inchiodò di colpo e i nostri corpi vennero gettati in avanti dall’urto; poi sentì il suo braccio che tratteneva il mio, visto che stavo tentando di sbloccare lo sportello per gettarmi dalla macchina in movimento.

«Lasciami andare! Non voglio venire con te!» Spinsi via la sua mano, aggrottando le sopracciglia. Un attimo prima, avevo avuto voglia di fuggire visto che non riuscivo più a sopportare l’imbarazzo e inavvertitamente avevo pensato a qualcosa di così stupido solo per allontanarmi da lui.

Kinn bloccò le mie braccia con forza prima di sporgersi in avanti per richiudere lo sportello dal mio lato.

Dato che si era fermato in mezzo alla strada, aveva creato una coda di macchine dietro di noi. I suoni dei clacson erano assordanti. Kinn emise un suono innervosito e riaccese la macchina in velocità.

«Sei matto? Vuoi morire?» Urlò con rabbia. 

…Mi sedetti immobile, i miei occhi continuarono a guardare fuori dal finestrino.

«So che è difficile da accettare. Ma è successo. Cosa vuoi farci?» Kinn sospirò. I suoi occhi guardavano la strada.

«Allora, perchè non ti sei fermato?» Urlai senza pensarci, sapendo qual era la situazione.

«Ti volevo solo aiutare.» Kinn sorrise leggermente.

Mi voltai a fissarlo prima di tornare a guardare il finestrino. Non molto tempo dopo, arrivammo all’ospedale. Da quando ero salito in macchina, avevo avuto i brividi come qualcuno che aveva la febbre. Di tanto in tanto mi faceva male la testa.

Kinn aprì la porta della macchina per me e mi portò nell’ambulatorio del dottore perché non riuscivo a stare in piedi da solo.

«Hai la febbre!» Kinn mise la sua mano sulla mia fronte, ma la spinsi via immediatamente.

Riuscivo solo a guardarlo con frustrazione. Non importa quanto cercassi di cacciarlo via, non voleva andarsene e io non avevo la forza di insultarlo in quel momento. Prima di entrare nell’ambulatorio, Kinn era dietro di me. 

Merda, non so ancora come farò a spiegarlo al dottore. Come faccio a dirgli che l’ingresso del mio sedere sta continuando a sanguinare da ieri notte perché ho fatto sesso con quel bastardo di Kinn?

«Tu puoi rimanere fuori.» Mi voltai per evitare che entrasse con me.

Ma era troppo tardi, mi superò e il medico, che era seduto alla sua scrivania, immediatamente alzò una mano per salutarlo.

«Hey, Kinn, che succede?» Sembrava che quel dottore fosse una delle conoscenze di Kinn. Dimenticavo sempre quanto Kinn fosse ricco e famoso, quindi non doveva sorprendermi il fatto che fosse conosciuto da molte persone di tutte le estrazioni sociali. Questa cosa mi fece venir voglia di impiccarmi ancora di più.

«Ah, dottore, come sta andando nell’ultimo periodo?» 

«C’è abbastanza da fare, tante persone ogni giorno che vengono a farsi curare. Ah… Sembra che il tuo ragazzo abbia la febbre. Dovresti accomodarti in quella stanza. Stenditi sul lettino e attendi un minuto.»

«Non ce n’è bisogno.» Intercettai Kinn immediatamente, lui sorrise debolmente.

«Ok, quindi come ti senti?» Il dottore di mezza età chiese mentre osservava il mio viso sorridendo, confondendomi.

«Uh… Io… Quando mi sono svegliato…Uhmmm…Sanguinavo…»

Maledizione! Adesso si che voglio morire. Vorrei chiedere al dottore se per caso esiste un farmaco che mi può far morire all’istante. Merda… sono davvero imbarazzato!

«Ok…Togliti i pantaloni!»

«Che?» Alzai la testa in shock. Il dottore sorrise, ordinando all’infermiere di abbassarmi i pantaloni mentre sollevavo le gambe e lui si inginocchiava davanti a me!

Se fossi davvero morto, come avrei potuto guardare in faccia i miei genitori? Questa è la più grande umiliazione della mia vita.

Vidi il dottore che si abbassava per osservare tra le mie gambe. Non volevo vedere quella scena, quindi mi voltai mordendomi le labbra.

Voltandomi, vidi il viso di Kinn che mi guardava senza battere ciglio con espressione velatamente timida. Maledizione Kinn! Avrei davvero voluto alzarmi per pugnalarlo con il bisturi. Come poteva fare quella faccia che mi imbarazzava al punto tale che stavo per lasciare quel posto per scappare via da lui al più presto.

«Ahia!» Disse il dottore. Sentir provenire da lui quel suono mi fece scoraggiare per un attimo. Era così grave?

«KKK… Kinn… Kinn…» Disse il dottore, aggrottai la fronte, poi indicò all’infermiere di aiutarmi ad rialzarmi i pantaloni.

«Datemi un momento, prescriverò una medicina. Nel frattempo, cerca di prenderti cura di te stesso. Pulisciti bene e prendi il farmaco all’ora prestabilita.» Dopodiché, il dottore e l’infermiere mi condussero nuovamente nello studio dove Kinn, seduto, sorrideva.

«Allora, Dottore?»

«Hey, Kinn, devi essere più gentile perché la pelle, in quella zona, è molto delicata.» Aggrottai le sopracciglia. Non sapevo se dare un pugno prima al dottore o a Kinn. 

Il dottore scosse la testa leggermente, mentre Kinn gli rispose con un sorriso malizioso. Se non fosse stato che il mio corpo versava in condizioni così deboli, mi sarebbe venuta voglia di prendere la bombola dell’ossigeno per lanciarla in faccia ad entrambi.

«Aspetta un secondo, ti do del disinfettante, degli antinfiammatori, dei sali minerali e delle medicine per la febbre. Tra un po’, l’emorragia  si fermerà da sola. Riposati e bevi molta acqua.» Feci un respiro profondo. In quel momento non credevo che avrei mai potuto accettare quella situazione per il resto della mia vita.

Dopo aver ritirato le medicine, Kinn pagò la prestazione, mi mise in macchina e disse che mi avrebbe portato a casa. Quando salii in macchina, sentii dei brividi caldo-freddi. Il mio respiro era così rovente che il naso stava bruciando; quindi mi distesi sul sedile e chiusi gli occhi non appena la macchina uscì dal parcheggio dell’ospedale.

«Non puoi essere così silenzioso…» Rimasi stupito quando Kinn improvvisamente parlò.

Lo guardai un attimo e lui fece altrettanto prima di rivolgere lo sguardo verso la strada.

«Non ci sono abituato. Di solito mi urli contro o mi insulti. Fallo di nuovo. Questo tuo silenzio mi rende nervoso.» Disse Kinn.

Mi innervosii a mia volta quando Kinn disse quella frase. Non sapevo come gestire la situazione ed ero così arrabbiato, odiavo così tanto me stesso che volevo solo maledirmi fino alla morte.

«Riguardo la scorsa notte, non possiamo tornare indietro e cambiare quello che è successo. L’abbiamo fatto, dobbiamo solo accettarlo.» Disse Kinn. Ma ero totalmente contrario nel dover accettare i grandi errori della vita.

«Non lo sai come mi sento laggiù!» Sbottai improvvisamente.

«Oh… Quindi, fammi assaggiare più tardi.» Disse Kinn scherzosamente, ma non c’era nulla da ridere.

«NO! Non ci sarà una seconda volta! Se dovesse succedere, uno dei due dovrà morire! Non lascerò che tu mi faccia questo un’altra volta.» Mi distesi sul sedile e gli voltai le spalle. I miei occhi fissarono il finestrino finché non mi addormentai…

«Porsche… Siamo arrivati.» La voce di Kinn mi svegliò.

Sentivo le palpebre pesanti, facevo veramente fatica a sollevarle. Vidi Kinn aprire lo sportello dalla mia parte e inginocchiarsi per avvicinare il suo viso al mio finché non lo spinsi via, lui mi guardò solamente con un leggero sorriso, teneva in mano le mie medicine.

«Riesci a camminare?» chiese mentre si abbassava per aiutarmi, lo guardai come se non fosse il Kinn che conoscevo.

«Ce la faccio.» dissi con voce calma. Poi presi la busta con le medicine dalle sue mani.

«Vuoi che ordini qualcosa da mangiare prima?»

Entrai nel portone di casa sbattendolo con forza in faccia a Kinn. Non aveva avuto il tempo materiale di lamentarsi per questo mio gesto. Salii le scale per dirigermi verso la mia camera in uno stato di caos totale. Sentivo ancora il dolore e il bruciore provenire dal basso. Ogni volta che il dolore si diffondeva lungo il corpo, continuavo a incolpare me stesso.

Quando raggiunsi la camera, cercai subito una bottiglia d’acqua e presi la medicina che mi aveva prescritto il medico, senza fare caso se dovesse essere assunta prima o dopo i pasti e poi mi distesi a letto.

Il volto di Kinn era ancora vivido nella mia testa. Anche se in fin dei conti lui aveva abusato di me… non era lui nel torto. Mi ricordavo bene che all’inizio si rifiutava di toccarmi perché ero sotto l’effetto di una sostanza. Ma alla fine, ero stato io ad iniziare e a chiedere senza vergogna di farlo con me. Odiavo talmente tanto me stesso per aver fatto una cosa così fuori di testa. Se avessi dovuto picchiare qualcuno, avrei dovuto iniziare da me.

Nonostante questo, lo odiavo e l’odio si stava moltiplicando. Non volevo vedere la sua faccia, non volevo essere nelle sue vicinanze e non volevo che mi desse fastidio con quello strano atteggiamento premuroso. Scossi la testa leggermente per cercare di far andare via il pensiero di Kinn e dimenticarlo. Ma più cercavo di non pensarci, più mi tornavano alla mente i suoi occhi e le curve del suo corpo che erano impresse nella mia mente.

«Hey… Che succede?» Una voce familiare mi fece aprire gli occhi e mi strappò dal mio sogno. Anche quando dormivo, sognavo la sua faccia che mi girava intorno. Nel sogno che stavo facendo, colpivo la testa di Kinn e la pestavo senza sosta, dopo di che afferravo un fucile e gli sparavo a morte ripetutamente. 

«Oh…Sei tornato?» Presi il telefono per guardare l’ora, erano le cinque del pomeriggio. Sembrava avessi dormito a lungo.

«Che hai fatto? Perché sei ricoperto di lividi?» Chè chiese sospettoso. Tirai la coperta sopra di me per nascondere i segni.

«Sono successe alcune cose. Ma va tutto bene.» Risposi prima di voltare lo sguardo e deglutire con fatica per sopportare il dolore.

«Sembra che tu abbia la febbre…Ti scaldo del porridge di riso.» Sospirai, guardando la porta che si richiudeva. Prima di guardare il mio corpo, i soliti interrogativi mi tornano alla mente:

Perché avevo dovuto sperimentare tutto questo? Di cos’altro portò essere fiero in questa vita? Se solo Chè sapesse cosa stavo facendo, lo accetterebbe?

Ma, nonostante tutto, iniziai a pensare alle persone che mi avevano drogato. Ero ancora più curioso di capire il motivo per cui mi avevano fatto del male. 

Chi e perché mi aveva dato uno stimolante? Che cosa voleva da me e per quale scopo? Avrei dovuto investigare per scoprire chi fossero. E giuro che se li prenderò non li lascerò andare via.

«Mangia e finisci tutto il porridge, poi prendi la medicina.» Chè mise il vassoio con la ciotola di porridge e un bicchiere d’acqua sul letto e si alzò per prendere la busta delle medicine.

«Gli ospedali costano, quindi vedi di rimetterti in fretta.» Aggiunse con un sorriso e venne verso di me prendendo la ciotola per pormela.

«Dove l’hai comprato? Hai fatto presto.» Mi appoggiai alla testiera del letto e presi la ciotola con il cibo, ancora caldo con il profumo che invadeva la stanza.

«No, non l’ho comprato. L’ho trovato appeso alla maniglia della porta d’ingresso. Pensavo che l’avessi ordinato tu e te ne fossi dimenticato, quindi l’ho preso e l’ho riscaldato per te.» Guardai di sfuggita il volto di Chè.

«Aspetta, mi stai dicendo…?» Ripetei le sue parole.

«Si, il porridge era già davanti casa nostra. Quindi non l’hai ordinato tu? Chi l’ha portato allora?» Chè disse incuriosito. Appoggiai il cucchiaio e spostai la ciotola di lato.

«Comprane un’altro.» Pensai di sapere chi lo avesse appeso alla porta. Inoltre, nessun altro sapeva che stavo male.

«Arrghh, sono pigro. Il chiosco del porridge è sulla strada di fronte al viale. Mangiamo.» Chè prese la ciotola nuovamente, alzò il cucchiaio e lo portò verso la mia bocca.

«No, se sei pigro allora scendi giù e cucinalo per me.» dissi testardamente. Non volevo accettare nulla da Kinn da quel momento in poi, perché lo odiavo e non volevo avere niente a che fare con lui in nessun caso.

«Hey, sei impazzito? Lo sai che non cuciniamo mai. Come faccio a cucinare? Anche quando facciamo i noodles istantanei è già una fortuna se non imbrattiamo la cucina.» disse Chè ridendo.

«Ok, allora fammi dei noodles…» Dissi e spinsi via la mano che stava ancora tenendo il cucchiaio davanti alla mia bocca senza arrendersi.

«Non se ne parla! Mangia… Aaaaaa!»

«Uh…Uhm!!!» Che mi infilò il cucchiaio in bocca. Quindi masticai controvoglia e lo ingoiai. Sembrava che le mie papille gustative si fossero messe all’opera, perché non sentivo altro che il calore scendere lungo la gola.

«Aaaaa… Veloce! Apri la bocca.» Aprii un po’ la bocca e mi sforzai di masticare e ingoiare ancora. Prima che potesse darmi la terza cucchiaiata, alzai la mani per indicargli di fermarsi.

«Basta! Sono pieno.» dissi, poi presi il bicchiere per bere un po’ d’acqua.

«Ancora due cucchiai! Aaaaa!» Il porridge con i gamberoni entrò in bocca di nuovo. Era difficile masticare a lungo e non riuscivo ad inghiottire nulla.

«Basta! Altrimenti, ti vomito addosso.» Finalmente Chè mise via la ciotola e si girò a prendere le medicine.

«Antinfiammatori, disinfettante e sali minerali» Chè lesse l’etichetta scritta sul farmaco che era dentro la busta. Le sue sopracciglia  si inarcarono «Hey, stai bene? Perchè prendere degli antisettici e antinfiammatori con i sali minerali?» 

Mi morsi le labbra e risposi. «Mi sono preso un po’ di botte. Ero al nightclub. Quindi, dov’è la medicina?»

«Hey, devi fare attenzione… Ok, vado a sciogliere i sali per te.» Chè uscì dalla stanza per ritornare poco dopo con un bicchiere di sali minerali che appoggiò sul comodino.

«Grazie.» Dissi prima di fare un piccolo sorso.

«Non so cosa sia successo, ma vederti così, mi rende nervoso.»

«Hey, torna pure a lavorare.» dissi prima di vederlo uscire con un’espressione corrucciata. Sospirai di nuovo. 

Gli dirò cosa mi è accaduto? Sembra che non sia capace. 

«Pronto?»

[Perché non sei al campus?]

«Non mi sento bene…Credo sarò assente questa settimana. Potresti gentilmente prendere appunti per me?» Risposi con voce rauca.

[Va tutto bene?] Chiese Tem con tono preoccupato.

«Si, si, tutto ok. Ero sovrappensiero. Tem, potresti dire a Beam se riesce a trovare qualcuno che possa sostituirmi all’incontro di boxe? Non credo potrò essere in grado di combattere in queste condizioni.» Ricordai improvvisamente di avere un incontro la settimana seguente. In quello stato, avrei perso in partenza.

Dopo aver riattaccato con Tem, sentii le palpebre calare. Forse era l’effetto della medicina che stavo prendendo. D’altro canto, avevo paura di addormentarmi, perché anche nei miei sogni, continuava ad apparire lui. Sembrava reale quando puntavo la pistola alla sua testa pronto a sparare. Ma, dopo aver premuto il grilletto, nello stesso sogno mi ritrovavo a piangere per Kinn che era ricoperto di sangue. Non so perché avessi sognato quelle cose. Di sicuro, in quel momento avevo solo voglia di dormire e dimenticare tutto per qualche attimo.

*************

Guardai il comodino e vidi il vassoio con il porridge e le medicine. Era molto tardi, quindi mi alzai dal letto in condizioni migliori del giorno prima, anche se mi sentivo ancora irritato e con il fondoschiena dolorante. Camminai verso il balcone, estrassi una sigaretta, aprii la finestra e la accesi.

Anche se il mio corpo sembrava stare meglio di ieri, il mio cuore si sentiva molto peggio. Mi appoggiai alla ringhiera, guardai il tatuaggio sul mio braccio sinistro e ricordai che Kinn la notte prima sembrava talmente attratto da quella porzione del mio corpo che l’aveva baciata per tutta la lunghezza. Pensando al suo viso in quel momento, la mia mano strinse forte la barra della ringhiera. Dopo quello che era successo, cosa dovevo fare per poterlo affrontare?

Sensazioni di vergogna e paura mi perseguitavano. Più tempo avrei passato a lavoro, più avrei dovuto fare i conti con quelle cose. 

Avrei avuto la forza di sopportare mentre continuavo a rivivere nella mia testa quello che era successo la notte prima? Mi sentivo disgustato da me stesso. Non era ancora peggio?

Tutto quello che avevo fatto in quei giorni era stato mangiare, prendere le medicine e dormire tutta la notte. Camminai fino al tetto della casa che era chiuso. Chè ed io l’avevamo chiuso a chiave perché era semplicemente uno spazio aperto senza protezione e con una sola antenna satellitare sopra. Mi sedetti sul bordo e lasciai le mie gambe penzolare nel vuoto dal terzo piano, poi accesi una sigaretta dopo l’altra.

Non avrei saputo dire quanta aria fredda avesse colpito il mio viso. Sollevai la testa e guardai il cielo sperando che i miei genitori potessero venire a calmare il mio cuore.

Forse se fossero stati ancora vivi, questo incidente non sarebbe mai successo, no!?

Non starei sperimentando la vergogna e non mi odierei fino a questo punto.

Il mio cuore si strinse forte al pensiero della confusione che era cresciuta in me in quei due giorni. 

Come farò a trovare una soluzione?

In quel momento mi sentivo davvero stanco e debole. Il dolore in tutto il corpo mi ricordava costantemente del dolore della mia anima che mi faceva sentire come se non avessi nient’altro. Ero cresciuto senza nessun supporto morale e mi ero sentito solo. Durante tutto quel tempo, avevo sempre combattuto per sopravvivere, ma in quel momento non riuscivo nemmeno a lottare contro la vergogna e il dolore del mio stesso cuore.

Sono disperato… Così disperato…

Abbassai la testa per guardare la strada sotto di me. Il mio cuore perse un battito.

Riuscirò a sopportare il mio corpo disgustoso d’ora in poi? Perché adesso il mio cuore ha bisogno di qualcuno che mi protegga e mi supporti? Posso rivedere mamma e papà? Sono davvero stanco. È la più grande sofferenza che abbia mai provato. Non mi resta più nulla. 

Oppure… non sono più degno di questo mondo…

Pensai di voler rivedere i miei genitori il prima possibile. Volevo essere avvolto in un caloroso abbraccio di mia madre. Ma appena mi sfiorò quel pensiero, il braccio di qualcuno mi allontanò dai miei pensieri pericolosi.

«Che cazzo stai facendo!» urlò Chè, le sue braccia avvolgevano il mio busto da dietro e mi allontanavano dal bordo del tetto. Aggrottai le sopracciglia leggermente prima di sospirare cercando di non farmi sentire. Nei miei pensieri più profondi, avevo cercato di buttarmi giù dal tetto perché ero troppo spaventato.

«Che…» Guardai Chè che era seduto di fianco a me. Con la faccia contorta dalla preoccupazione spinse il mio petto delicatamente.

«Che cazzo stavi facendo! Cosa volevi fare?» Un tono feroce mischiato ad una voce tremolante erano accompagnate da una mano che colpì la mia spalla diverse volte fino a sentire un dolore intenso, che mi risvegliò completamente.

«Non volevo fare nulla. Solo stare seduto a fumare.» dissi la verità. Anche se c’erano altre cose a cui avevo pensato.

«Oh! Perché dovevi stare seduto a fumare proprio lì sopra? Se fossi scivolato, cosa avresti fatto?» urlò.

Rimasi seduto in silenzio e lo fissai. 

Come ho fatto a dimenticarmi per chi vivo? Non vivo solo per me stesso. Perché l’ho dimenticato? 

Pensando a tutto quello, avvolsi Chè in un abbraccio ed emisi un sospiro di sollievo. L’unica persona che mi manteneva in piedi era lui. Quello era l’unico scopo della mia vita, non c’era nient’altro, era l’unica persona di cui dovevo prendermi cura, per sempre.

«Scusami.» dissi a voce bassa.

«Smettila! Non so se c’entra o meno. Ma non ce la faccio più. Non sembri mai felice. Ogni volta che ritorni a casa, ti è successo qualcosa. Vieni via e smetti ora!» la sua voce era alta, come se mi stesse dando un ultimatum. Non dissi nulla e continuai ad abbracciarlo per un po’. Ripensando all’incidente del giorno prima, avrei dovuto pensare bene a come affrontare la cosa.

Dopo l’accaduto, Chè si prese cura di me come al solito e chiuse a chiave la porta del tetto, tenendo con sé le chiavi. Era preoccupato che mi venisse la malsana idea di fare nuovamente qualcosa di stupido. Per tutto il giorno, provai a giocare ai videogiochi e guardare la Tv solo per eliminare le immagini di quello che era successo. La sera, Tem e Jom vennero a trovarmi.

«Dove ti hanno ferito i cani?» Fortunatamente, indossavo una maglietta a maniche lunghe e dei pantaloni lunghi, quindi non potevano vedere il mio corpo.

«Ci sono alcuni piccoli tagli, ma va tutto bene.» dissi.

«Hai ancora febbre?» Jom toccò la mia fronte.

«Sto bene.» 

«Maledizione! Non ci hai raccontato nulla, cosa ti sta succedendo ultimamente. Comunque, hai preso le medicine?» Annuii in risposta alla domanda di Tem.

«Porsche, ho notato che i cerotti sul tuo collo aumentano ogni volta che ti vedo. Sono sorpreso ti sia rimasto del sangue da tutti i vampiri che continuano a morderti.» disse Jom ridendo a crepapelle.

Non gli diedi retta e continuai a guardare la tv.

«Huh, cosa stai nascondendo? Se hai bisogno, puoi dircelo. Non piangere da solo.»

«Non piango mai.» dissi. Continuai a cambiare canale finché non trovai il mio cartone preferito.

«Voglio portarti in un locale nuovo. Il Dj è molto bravo. Sembra che faccia passare la febbre.» Propose Jom con tranquillità.

In effetti, non era venuto perché fosse preoccupato per me, ma perché stava cercando un amico con cui andare a bere. Conoscevo bene la sua natura.

«Non è fantastico?!? Ma se sei ancora stanco, resta qui.» Disse Tem.

Immaginando che le luci e il suono della musica mi avrebbe fatto sentire meglio; ci pensai per un momento, sarebbe stato bello trovare qualcosa da fare e non mi sarei trovato a rimuginare da solo. Anche se provavo a camminare in modo naturale, alcune parti del mio corpo facevano ancora male, ma non volevo più sentirmi debole e intrappolato da quello. Era arrivata l’ora di affrontare il mondo di nuovo.

«Mmh… Ok…»

Mi feci la doccia e mi vestii, senza dimenticare di indossare una maglia a collo alto per evitare che mi venissero fatte domande vedendo tutti i cerotti e i lividi sul mio collo.

Tem e Jom dissero che il club era abbastanza lussuoso ma non caro, di conseguenza indossai vestiti adeguati.

«Ma non fa caldo? Come sei vestito?» Appena uscii i due mi guardarono sorpresi ma non dissi nulla e camminai verso la macchina.

Il club di quella sera non era lontano dall’università. Guardandolo dall’esterno, quel posto sembrava lussuoso, per ricchi, ma dentro c’era musica dal vivo e dai prezzi appesi al muro, non erano troppo cari. 

«Questo è un nuovo locale! Non vedevo l’ora di riportati qui in futuro.» Disse Jom, voltandosi verso il cameriere per ordinare del liquore. In altre parole, andare lì andava bene come Jom aveva detto. 

«Dodici in punto. Questo deve essere fatto stasera.» Disse di nuovo facendomi l’occhiolino nel vedere la ragazza in graziosi vestiti succinti. Così gli sorrisi e lui fece lo stesso di romando. 

Tem uscì sorridendo, mise una bicchiere di liquore al centro del tavolo così da berlo tutti insieme, poi chiaccherammo il giusto.

In quel momento c’erano molte persone nel club. Sembrava che la gente si fosse riunita per incontrarsi. Vidi una ragazza seduta ad un tavolo che mi guardava. Così alzai la mano che teneva il bicchiere e le sorrisi, finché alla fine la ragazza strizzò gli occhi e si avvicinò a me mentre mi prendeva la mano per andare a ballare al ritmo della musica. Non ero bravo a ballare e non riuscivo ancora a camminare molto bene, così ne approfittai per prenderla per i fianchi e abbracciarla. Immediatamente, come previsto, la ragazza mi trascinò nel bagno degli uomini e chiuse a chiave la porta. 

Ci pensai a lungo, se avesse visto i segni sul mio corpo, sarebbe rimasta sorpresa? Ma in quel momento non avevo tempo per pensare, perché la ragazza con le mani sottili intorno al mio collo mi baciava appassionatamente. E ovviamente anche io ricambiavo baciando le sue bellissime labbra.

All’improvviso la mia testa apparve sul viso di Kinn. Fu allora che smisi di baciarla e fissai la figura di fronte a me, finché non mi guardò sospettosa.

«Tutto bene.» dissi prima di ricominciare a baciarla. Chiusi gli occhi, inclinai il viso per toccare di nuovo le sue labbra. Quella volta, spostai rapidamente la mia mano sul suo petto e strinsi violentemente. Ma poi, l’immagine del giorno in cui avevo accarezzato il corpo di Kinn, apparve di nuovo nella mia testa. Aprii gli occhi velocemente, ma non smisi di baciarla e lasciai solo che mi succhiasse la bocca a suo piacimento.

Cosa c’era di sbagliato in me? Sembrava che dovessi cancellare immediatamente le tracce di Kinn sul mio corpo. Così afferrai la nuca della ragazza per baciarla più a fondo e accelerare il ritmo.

«Uhh… » La sua mano mi slacciò i pantaloni prima di afferrare qualcosa all’interno. Una delle mie mani giocava piacevolmente con il suo seno, mentre l’altra si infilava sotto i suoi pantaloni.

«Uh.. Non sei dell’umore giusto?» La ragazza tirò fuori la mano dai miei vestiti. Ero un po’ pallido perché non avevo sentito niente. 

«Va bene, riproviamo.» dissi di rimando prima di abbassare la testa per afferrare di nuovo quelle labbra. Quella volta, la mia mano scivolò sotto la sua biancheria intima, accarezzando la sua parte sensibile.

«Se non sei dell’umore giusto, basta dirlo.» feci scorrere le dita sul clitoride della ragazza fino a quando non lo sentii un po’ umido prima di inserirlo. Gemette forte, poi mi rimise la mano nei pantaloni e cercò di giocare con me ma all’improvviso si interruppe di nuovo.

«Basta. Sembra che dovremo giocare un’altra volta.» La ragazza guardò nervosamente il cavallo dei miei pantaloni e quella cosa che non si era affatto svegliata. Sospirai. Guardai la schiena della donna che mi aveva lasciato con un certo senso di colpa. 

Perché il mio piccolo bastardo non si è affatto svegliato? 

Mi sedetti sul water, pensando a tutti i motivi per cui ero così. La donna era molto bella ed era molto abile con le mani. Perchè non avevo sentito niente?

All’improvviso mi tornò in mente l’immagine di Kinn, l’immagine di quando mi aveva toccato, baciato e succhiato… in quel momento, provai una gioia che non avevo mai provato prima.

«MERDA!» feci una smorfia ed urlai quando notai che al solo pensiero di Kinn qualcosa laggiù si stava espandendo. 

«DANNATO, KINN!» Mi morsi il labbro con forza prima di riprendere fiato per calmare il mio fratellino. Cos’era quello? Perché non reagiva quando una bella ragazza lo prendeva in mano? E perché era in piedi e pronto a combattere solo pensando a Kinn? 

Accidenti a te, fratellino senza legge non conosci te stesso!

Litigai a lungo con il mio amico tra le gambe, poi cercai di stoppare il film dell’orrore nella mia testa, mi allacciai i pantaloni ed uscii dal bagno. Non appena vidi il lavandino, fermai i miei passi. Il mio corpo sembrava essere stato schiacciato dalla testa ai piedi. Qualcuno che era rimasto bloccato nella mia testa tutto il giorno sembrava essere uscito fuori dalla mia mente …

«Kinn…» dissi sottovoce.

Si stava lavando le mani, ma i suoi occhi mi fissarono attraverso il vetro e poi sorrise lentamente.

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