ECLIPSE – EP. 2 CAPITOLO 6

Penumbra

La seconda lezione era Studi Sociali, con l’insegnante Waree.

Lei era un’anziana signora che indossava spesso abiti rosa. Portava un abito thailandese che le nascondeva la pelle e una forcina a forma di unicorno che impediva ai capelli di muoversi. Il suo viso era serio.

Camminò verso la classe con Akk e Khanlong. Entrambi si affrettarono ad aprire la porta per farla entrare per prima. Lei scosse la testa e si lamentò che i due erano in ritardo per la lezione.

Ma non era fastidiosa come la persona che lo stava aspettando.

«Sono tornato.»

«Puoi andare a sederti lì. Io mi siederò con il mio amico!» Disse Akk con voce bassa mentre con il mento indicò Wasuwat che era seduto in un’altra fila insieme a Namo.

Akk scrollò le spalle, disposto a spostarsi sulla sedia vicino alla finestra. Quando Akk prese il suo zaino, Ayan finse di appoggiare il dorso della mano sulla sedia: «Fa abbastanza caldo, siediti un po’.»

Akk serrò i denti portando in avanti una gamba. Poggiò il tallone contro il pavimento e con l’aiuto dell’altro piede si tolse la scarpa. Poi tolse la calza e la usò per pulire la sedia.

«Cosa succede lì dietro?» La voce della professoressa risuonò nella classe. Tutti i compagni, compresi Thuaphu e Khanlong, si voltarono.

«La sedia è sporca, professoressa.»

«Oh…» Lo svergognato si coprì la bocca con la mano e rise senza emettere alcun suono.

«Oh, è ora di iniziare.» Disse la professoressa Waree, alzando il cellulare. L’espressione del suo viso si trasformò in un sorriso cinico, quindi non stava guardando solamente l’ora.

Akk finì di pulire la sedia e si sedette. La professoressa alzò nuovamente lo sguardo. I suoi occhi erano rugosi, le palpebre cadenti a causa dell’età. Aveva appena scoperto qualcosa di strano: «Perché Khanlong è seduto qui? È così alto che copre la visuale dei suoi compagni.»

«C’è un nuovo studente, professoressa. Akk si occuperà di lui.» Khanlong guardò il ragazzo accanto a se.

L’anziana signora spostò lo sguardo verso il nuovo arrivato. In generale non le piaceva nessuno studente, tanto meno il ragazzo accanto ad Akk: «Oh, questo strano nome significa ‘prete’.»

«No.» Il proprietario del nome protestò immediatamente.

Nessuno studente aveva mai risposto così direttamente. La professoressa socchiuse leggermente le labbra, facendo apparire diverse rughe intorno alla sua bocca.

«Ayan significa ‘Solstizio d’estate’, il giorno del mio compleanno, professoressa.»

«A chi importa del tuo compleanno?» Scosse la testa e si voltò verso la lavagna bianca.

Ma il proprietario del nome aggiunse: «I miei genitori mi hanno chiamato in questo modo, deve avere un significato.»

Alcuni compagni avevano riso. Akk notò che solo una persona si era voltata senza ridere, senza accennare neanche un sorriso. Thuaphu guardava quello stronzo spudorato con occhi gentili. Cosa significa questo?

«Vi siete fumati qualcosa?» Gridò e le risate si fermarono improvvisamente. La professoressa Waree era nota per la sua arroganza e severità. Ma non sarebbe andata via neanche con delle segnalazioni. Si diceva che in casa sua ci fosse un tesoro e che lavorava senza aver davvero bisogno di soldi.

La professoressa si lamentò ancora con Khanlong: «Sei grande come un bufalo ma com’è il tuo cervello? Non puoi cambiare posto con i tuoi compagni? Siediti lì.»

«Professoressa…» Disse Khanlong con voce irritata.

Prima che potesse dire altro, la persona al suo fianco aveva risposto alla domanda.

«Far sedere gli studenti in base alla loro altezza non è più una regola. Adesso non c’è nessuno studente in difficoltà, penso che Khanlong abbia il diritto di sedersi qui.»

Ovviamente, quando stava guardando i due dalle scale, Khanlong non aveva sentito la loro discussione. Per questo adesso stava sorridendo segretamente.

Al contrario di Akk.

Guardava il piccolo ragazzo che stava seduto al suo fianco e giocava con la sua penna. Gli angoli della bocca erano contratti in alto.

Immediatamente il ragazzo sentì che Akk lo stava fissando. Si voltò e gli sorrise, alzando le sopracciglia.

Akk sussurrò abbastanza piano da farsi sentire solo da lui: «Questa scuola non odia i gay. Ma non pensare di poter fare qualcosa di brutto alle persone qui.»

«Chi ha detto che stavo facendo qualcosa di brutto?» Chiese, fissandolo ancora con un’espressione felice. Passò una mano tra i capelli e delicatamente una singola ciocca si posò sulla sua fronte.

Voglio davvero prenderlo a pugni in faccia!

Akk provò a fare un respiro profondo per sopprimere il suo desiderio: «Thuaphu!»

Si coprì di nuovo la bocca, con un’espressione sorpresa in viso. Dopo aver ricordato qualcosa scosse la testa: «Niente.»

«Con qualcun altro, è proibito!» Khanlong parlò velocemente in modo diffidente.

Lo spudorato alzò le mani per dire che andava bene. Akk sospirò pesantemente. Si sentiva osservato per quella risposta immediata. Notò Khanlong voltarsi verso la parte anteriore della stanza. I due erano stati vicini per molto tempo, anche a quella distanza e senza parlare aveva capito il senso del suo gesto.

Akk annuì facendogli capire che andava tutto bene. Lo guardò voltarsi nuovamente verso la parte anteriore della stanza e improvvisamente sentì un forte calore irradiarsi nelle orecchie.

«Non voglio scherzare con nessun altro a parte te!»
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Merda!

Lo svergognato si avvicinò al suo viso. La punta del naso era a pochi centimetri dal suo collo. Akk si odiava per aver sentito un piccolo lampo nel petto. Cercava di comportarsi come se niente fosse, non poteva indietreggiare, o avrebbe perso!

I due si fissarono per molto tempo. Akk aveva però colto l’occasione per chiedergli qualcosa che voleva sapere dal loro primo incontro: «Dov’eri sabato?»

Lo svergognato si allontanò e si poggiò contro il muro, appoggiando la mano sullo schienale della sedia: «Perché?»

«Rispondi!»

Sollevò un sopracciglio: «Beh… ero da queste parti.»

«Durante il giorno libero, cosa ci facevi qui?»

«Perché tu puoi stare qui e io no?»

Akk voleva maledirlo, ma la risposta era più importante. Era importante per tutte le questioni!

«Sabato, gli alunni del secondo anno sono venuti a prendere i loro effetti personali per la manifestazione contro la vecchia scuola. Ma poco prima c’è stato un incidente. Per fortuna stanno tutti bene.»

Akk aveva pronunciato ogni parola con molta chiarezza, tenendo lo sguardo fisso sul suo, come un poliziotto che interroga un cattivo. Tuttavia, quello sfacciato non aveva distolto lo sguardo neanche per un istante.

«Capisco.» Nonostante divenne serio, Akk era ancora più infastidito.

La professoressa aveva iniziato a parlare alla classe, ma nessuno dei due stava prestando attenzione.

Il nuovo arrivato rispose con un filo di voce in modo che da farsi sentire solo da lui: «Sono venuto a esplorare la zona prima di venire a scuola oggi. Non sono mai stato qui, non sapevo quanto tempo mi sarebbe servito per arrivare.»

«Tutto qui?»

Ayan alzò le spalle.

Akk strinse le labbra. Quella era probabilmente la parte più difficile della conversazione.

Per un’altra domanda cercò di mantenere un tono simile al precedente, non troppo duro, ma neanche troppo debole: «Hai visto qualcosa di strano?»

Gli occhi di Ayan erano come delle grandi sfere, sembravano dolci e tristi. Di solito erano rivolti verso l’alto, lasciando intravedere la sclera sotto. Questo lo faceva sembrare una persona sgradevole. Ma in quel momento, nonostante ciò, gli occhi di Akk sembravano intrappolati da quello sguardo.
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Il suono della sua voce era più formale del solito.

«No.»

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