KINNPORSCHE – CAPITOLO 13

Presagio

Conversazione in un posto sconosciuto

«In questo momento ha gli occhi di tutti puntati addosso in quella casa, specialmente quelli del signor Kinn.» Disse la voce mentre fissava il giovane uomo che aspirava il fumo dalla sigaretta.

«È audace e molto sicuro di sé, come potrebbe non interessargli?» Delle labbra a forma di castagna emisero uno sbuffo di fumo, che si sparse per tutta la stanza.

«Giusto…» L’altra persona serrò la bocca con forza, trattenendo lo sguardo sul suo interlocutore.

«Deve avere un buon sapore…cosa ne pensi?» Chiese con voce roca all’uomo in divisa scura di fronte a lui, nel tono traspariva ansia.

«Beh…esattamente come lo vorresti…un vero uomo.» Disse la voce prima di zittirsi per guardare il bel viso. Questa persona era difficile da inquadrare, perché poteva apparire gentile all’esterno, ma sapeva essere freddo e pericoloso in realtà.

«Di solito queste cose le faccio prima, ma questa è davvero fastidiosa.» La cenere della sigaretta fu gettata in un bicchierino di vetro. Sapeva esattamente con chi Kinn avrebbe trascorso la notte e che sapore avrebbe avuto. Di solito organizzava queste cose in anticipo in modo da poter agire prima di Kinn. Voleva che l’altro ne restasse sorpreso.

Era assuefatto dal senso di soddisfazione che proveniva dal fare qualcosa di segreto alle sue spalle. Se Kinn avesse saputo che voleva le stesse cose che piacevano a lui, sarebbe morto.

Per non parlare dei sottoposti di Kinn che erano disposti a sacrificare le loro vite per la prima famiglia, combattendo contro un nemico sconosciuto.

«Qual’è  la tua prossima mossa?» 

«Lui lo vuole, non è vero?» Chiese, c’era eccitazione nella sua voce.

«Da quello che ho potuto vedere, probabilmente è così.» Aggrottò le sopracciglia prima di dire quello che pensava.

«Se non fosse così, sarei attratto da lui. Sai cosa mi piace.» Disse la voce tenebrosa sogghignando.

Non riusciva ancora a togliersi dalla mente l’argomento della loro conversazione, l’uomo attirava l’attenzione a prima vista, visto da fuori sembrava forte e arrogante. Il ragazzo che aveva gusti maschili e che risultava sempre offensivo. Dopotutto, a lui non piaceva qualcuno con una faccia graziosa e dal fisico magro.

«Dimmi, farò tutto quello che mi chiedi.» L’uomo vestito di nero si irritò nel sentire l’ultima frase. Sospirò e lo guardò di nuovo.

«Seguilo dappertutto, guarda tutto quello che fa, poi osserva il comportamento di Kinn nei suoi confronti. Più piacerà a Kinn più lo vorrò per me.»

L’interesse di Anakinn per quella persona aveva duplicato il suo entusiasmo. Avrebbe fatto di tutto pur di riuscire a battere Kinn e regalargli la peggiore delle agonie.

«Ok, lo farò.» Sospirò l’uomo con tono esausto, mentre pensava a quanto fosse attraente la persona davanti a lui. Andava bene così, almeno avrebbe usato questa persona per riuscire finalmente a separare il padrone da quel bastardo. Era molto infastidito e lo odiava.

«Dobbiamo parlare più a fondo dell’affare che riguarda la spedizione delle nuove droghe. Ho seguito le tue indicazioni, se sei pronto dimmi come procedere.»

«Umm… Ispezionerei altri due percorsi. Stavo pensando di aumentare il traffico. Ultimamente la polizia non lavora come prima.»

I due parlarono dei loro affari per un po’ prima di separarsi e tornare ognuno alla proprie incombenze.

-Porsche-

«Porsche…Bastardo! Mi stai facendo venire la pelle d’oca, fanculo!» Tem scrollò le spalle per allontanare la mia mano che era poggiata sulle sue, poi avvicinai il mio naso e annusai il suo collo.

«Lasciami fare, solo un secondo.» Dissi in tono delicato. Ero seduto al tavolo di legno. Stavo cercando di fare un esperimento, ma tutti si voltavano dall’altra parte urlando per allontanarsi da me.

«Merda…Figlio di puttana. Porsche, non voglio.» Disse Tem mentre cercava di spingere via la mia faccia.

«Hahaha…Ti stai comportando in modo strano Porsche, non credi?» Chiese Pete. 

Si, oggi era venuto con me all’università, come mi aveva pregato la sera prima. Sembrava che non stesse perdendo tempo, indossava una maglietta bianca e dei pantaloni lunghi per apparire al meglio.

«Volevo solo sapere che effetto ti fa, maledizione…Tem!.» Sfiorai la mano del mio amico ma lui si spostò di fretta per sedersi immediatamente di fianco a Pete. Erano già in confidenza perché si erano ubriacati e avevano fatto i pazzi insieme al locale di recente e avrei voluto  ricordargli che Pete era venuto qui per vedere le ragazze. 

«Tem, quindi come ti senti quando qualcuno ti succhia il collo in quel modo?» L’espressione di Tem cambiò da preoccupata a confusa. Guardando le bende intorno al mio collo.

«Che cazzo!» Misi subito le mani al collo per coprire il nastro che lo avvolgeva. Avevo tre cerotti per lato! Uno per il segno del morso e quattro per i due succhiotti in ogni lato, maledizione!

«Chi ti ha succhiato il collo in quella maniera?» 

«Chi ha succhiato cosa? Volevo solo mettere delle bende al collo.» Dissi, infastidito, La gamba sinistra sotto il tavolo tremò e impallidì.

«Si…si…ti credo. Ultimamente ti infastidisci con niente, come mai?» Chiese Tem.

«Amici…» Dissi, cercando di calmarmi, ma Pete non smetteva di guardarmi con un sogghigno divertito in faccia.

«Cosa c’è…?» Sbottò Porsche.

«Cosa c’è che non va? Se hai qualcosa da chiedere, fallo direttamente. Questo tuo comportamento così strano è abbastanza inquietante, sai!» Disse Pete guardando gli altri miei amici. Immaginai che gli avesse già detto cosa avevo fatto con Arm.

«Stai zitto!» 

«Per caso i tuoi gusti sono cambiati?» Chiese Jom.

«Dai, non devi sentirti in imbarazzo, siamo aperti a queste questioni, Tem fino ad adesso non ha fatto che dire quanto fosse bello Kinn.» Mi zittii non appena Jom tirò in ballo il bastardo.

«Bastardo! Non ho cambiato gusti! Mi piacciono ancora le tette grandi!» Risposi frustrato.

«Ti piace il signor Kinn, Tem? Beh, il mio capo…» Pete apparve entusiasta alle parole di Jom. Ma non lo lasciai finire e parlai subito dopo.

«Andiamo in aula e iniziamo a studiare.» Mi ero infastidito un po’ all’udire il nome di quell’idiota. Diventato sempre ansioso al solo sentire il suo nome.

«Puoi fare una passeggiata o quello che ti pare. Se dovessi avere fame, vai alla mensa laggiù, quando la lezione finisce, ti chiamo.» Dissi a Pete.

«Ci sono delle belle ragazze?» Chiese Pete, guardandosi intorno.

«Beh, non ce ne sono qui alla facoltà di scienze motorie perché gli studenti sono per la maggior parte ragazzi. Puoi andare alla facoltà di arte e comunicazione se vuoi trovare tante belle tipe.» Intervenne Jom, indicando un altro edificio in lontananza.

«Figo! Andrò lì!» Disse Pete pieno di entusiasmo e Jom gli diede le indicazioni.

Mi diressi verso l’edificio. Non avrei saputo come fare se non avessi conosciuto Pete nella casa del clan. Pete era quello che aveva curato le mie ferite, mi aveva svegliato la scorsa notte per farmi prendere le medicine e aveva cambiato le medicazioni, gli avevo chiesto di non dire nulla a Tem e Jom perché ero troppo pigro per rispondere alle loro domande. Non avevano notato i bendaggi perché indossavo una maglietta a maniche lunghe per coprirli.

Dopo aver finito le lezioni, richiamai Pete in facoltà. Mi sorrise dalla mensa e venne verso di me. A quanto sembrava aveva incontrato ragazze che combaciavano con i suoi gusti.

«Hey, cos’hai trovato allora?» Chiesi.

«Ho due gruppi di ragazze in fila!» Disse Pete mentre salutava Tem e Jom. 

Mi sporsi per guardare dietro di lui. Ad essere onesti, non mi ero intrattenuto con nessuna ragazza nelle ultime settimane. Dovevo trovare del tempo libero per andare a caccia con Tem. 

Mi sentivo un po’ in imbarazzo a dover usare dei porno giapponesi per scaricare l’eccitazione. Un po’ aiutava, certo, ma la sensazione era differente rispetto a farlo davvero con una ragazza.

«Stai tornando verso casa? Ti do un passaggio?» Chiesi a Pete.

Oggi eravamo venuti con la mia moto. All’inizio, suggerii di prendere la macchina, ma rimasi molto stupito quando mi disse che voleva venire in moto con me.

«Possiamo tornare insieme e mangiare nel centro commerciale più vicino.» Pete mi lanciò uno sguardo d’intesa, aggrottai la fronte quando lo vidi.

«Se hai fame, perché non mangi in mensa? Cosa vai a fare dall’altra parte?» Chiesi.

«Andiamo al centro commerciale, è il mio giorno libero, voglio uscire un po’ anche io.»

Vaffanculo Pete!!! Se solo non fossi stato un pugile, ti avrei steso!

«Andiamo, ho fame anch’io.» Sospirai in modo infantile.

Nel frattempo, anche i miei due amici si sentirono obbligati ad assecondare la sua richiesta. Andammo diretti a destinazione con Pete sulla mia moto, mentre Jom era in auto con Tem.

All’arrivo, li seguii in silenzio. Io, come la maggior parte degli uomini, preferivo stare in mezzo alla natura rispetto a questi centri commerciali. Inoltre, non dovevo comprare nulla, non sarei mai venuto solo per mangiare o per fare una passeggiata qui, a meno che i miei amici non avessero insistito in un raduno una volta ogni tanto.

«Che cosa vuoi mangiare…ti sbrighi?» Dissi a Pete.

«Non sei contento di stare fuori dalla casa un po’ di più del solito? In più, non dobbiamo vedere il nostro capo, quindi sono emozionato!» Disse Pete scherzosamente. Anche se fossi stato in vacanza, avrei preferito correre di corsa a casa a dormire. Pensai che quello che stavamo facendo in quel momento, fosse uno spreco di energie vitali.

«Mangiamo qui dai, sono troppo pigro per camminare ancora.» Indicai un ristorante a caso. Era raro che mangiassi in un bar. Mangiare riso e curry in un chiosco lungo la strada era abbastanza per me.

Guardammo il menù all’entrata del ristorante e ci accordammo su cosa avremmo dovuto mangiare visto che era a buffet. Alla fine il posto dove stavamo per mangiare si chiamava Momo Paradise, un ristorante giapponese dove i prezzi erano abbastanza elevati per i miei gusti. Normalmente, avrei pagato meno di mille bath (27,27 euro) per un pasto.

Era difficile per me, ma avendo scelto io il posto avrei dovuto almeno provare.

«Oh…Pete, che ci fai qui…» Sentii una voce familiare mentre dei brividi freddi risalivano la mia schiena. 

«Signor Kinn, salve!» Pete salutò il suo capo, che indossava l’uniforme dell’università ed era insieme ai suoi tre amici che avevano un aspetto familiare. Sorrise debolmente mentre si dirigeva verso il mio gruppo.

«Che coincidenza!» Mi guardò, ma mi voltai per evitare il suo sguardo.

«Che state facendo?» Chiese Kinn.

«Oh, è il mio giorno libero, quindi sono andato a vedere l’università di Porsche e a cercare un po’ di ragazze.» Disse Pete ridacchiando. I miei amici giunsero le mani per salutare. Loro erano del terzo anno mentre noi eravamo solo studenti del secondo, avremmo dovuto portargli rispetto. 

Ma io non lo faccio lo stesso, ha!

«Time, vuoi mangiare qui?» Kinn si voltò per domandare al suo amico il quale rispose con un cenno di consenso.

«Ho incontrato la mia guardia del corpo, quindi mangiamo qualcosa insieme, offro io.» 

Mi voltai e lo guardai aggrottando la fronte.

«Grazie.» I miei amici e Pete dissero all’unisono. Non avevamo scelta, ma quel giorno non riuscivo a tollerare di averlo davanti agli occhi per molto tempo, quindi era meglio andare a cercare qualcos’altro da mangiare.

«Dove stai andando?» Mi chiese e si parò davanti a me.

«Sono affari miei.» Sbottai guardandolo.

«Hey, non mangiamo tutti insieme?» 

«No.» Dissi, il viso calmo mentre cercavo di non guardare troppo negli occhi dell’uomo di fronte a me.

«Mangiamo insieme…offro io…» Disse Kinn, il suo viso era calmo ma la sua voce era irrequieta.

«Per questo non voglio.» Sospirai. Non sapevo cos’altro si sarebbe inventato per darmi fastidio. L’incidente dei giorni scorsi era ancora vivo nella mia mente e tuttora non ero riuscito a trovare una risposta, finchè non mi stancai di capirci qualcosa.

«Di solito, ti piace estorcere soldi al sottoscritto, giusto? Beh, oggi ti offrirò del cibo molto costoso.» Disse e si avvicinò a me, io arretrai.

Cosa ha intenzione di fare avvicinandosi così tanto? Sono scioccato!!!

«Non ho intenzione di mangiare con te!» Rifiutai nuovamente l’invito.

«Dai! Sbrigati e vieni a sederti.» Improvvisamente, mi ritrovai con il braccio di Pete intorno alle spalle che mi obbligava a sedermi con lui. Provai a ribellarmi e lottai per respingerlo ma fu tutto inutile. Gli sguardi confusi di tutti gli altri erano fissi su di noi.

Probabilmente per il suo bel viso e perchè non aveva idea di che tipo fosse, una cameriera venne verso il nostro tavolo. Pete non mi lasciò andare finchè i due non riuscirono a spingermi e farmi sedere di nuovo sulla sedia. Kinn si spostò per sedersi vicino a me, quindi fui di nuovo pronto ad alzarmi e ad andare via.

«Io…cosa…no, se non ti siedi qui a mangiare in modo pacifico, metterò il mio piede sopra il tuo in questo modo.» Disse, pestando il mio piede sotto il tavolo.

Maledetto, è intelligente…spinsi con il corpo da un lato all’altro, borbottai qualche lamentela ma alla fine mi arresi e continuai a restare seduto dove mi trovavo. Kinn, si assicurò che non potessi scappare per poi sedersi di fronte a me, con gli altri tutti intorno, perfettamente divisi in due gruppi.

Le guardie si sedettero al tavolo una per ciascun lato. Gli amici di Kinn presero il menu e ordinarono con disinvoltura. Nel frattempo, Kinn alzò gli occhi dal gioco sul cellulare e mi guardò. Feci finta di guardare dall’altra parte del tavolo, cercando di ignorarlo!

«Hai preso le medicine oggi?» Chiese all’improvviso.

Lanciai uno sguardo spaventato verso Tem e Jom nel timore che avessero sentito quello che aveva detto lo stronzo. Ogni volta doveva riportare a galla quell’incidente. Mi ricordavo ancora quanto mi rimproverò quel giorno per essere stato tanto avventato. Perchè invece questa volta era così buono?

«Sei così rumoroso!!!» Risposi mentre mi appoggiavo allo schienale, alzai le mani per impedirgli di dire altro. Kinn fece una risata gutturale concludendo con un ghigno. Erano i momenti come questi in cui mi spaventava davvero, visto che gli piaceva provocarmi con facce ambigue.

È davvero uno psicopatico!!!

«Gentilmente permetteteci di servire.» I camerieri misero le cotolette di maiale e manzo sul tavolo, quindi i miei amici si alzarono per andare a prendere le verdure al buffet. C’erano così tanti piatti sul tavolo che era pieno di carne cruda e verdure pronte da cuocere nella pentola con la fonduta.

«Mangia.» Pete prese la carne e la verdura e le versò nella fonduta. Dovevo ammettere che aveva un odore delizioso, non avevo mai mangiato niente di simile fino ad ora. In ogni caso, solo io e Pete notammo che il viso di Kinn era diventato di un pallore mortale.

«Ah…sono apposto, ma puoi mangiare la carne?» Kinn mise la carne nel mio piatto. Inclinai di poco il viso e imprecai.

«Le mie mani funzionano ancora, grazie.» Poi afferrai le bacchette e misi la carne nel mio piatto. Sorrise con soddisfazione, abbassò la testa e continuò a mangiare. Ero l’unico ad avere una faccia confusa. Vidi che l’intero tavolo era concentrato sul pasto, quindi presi altra carne e la misi nel grill. Quando decisi che fosse ben cotta, la presi per intingerla nella salsa, ma non c’era nessuna ciotola sul tavolo vicino a me.

Poi mi accorsi che nessuno stava mangiando la carne con la salsa, prendevano la carne appena cotta dal grill e la mischiavano insieme a dell’uovo crudo e la mangiavano così com’era…non era strano?

«Questo Sukiyaki giapponese si mangia con le uova crude.» Disse Kinn. L’uovo nella ciotola era per me.

«Puoi provare il mio se vuoi, le mie uova non sanno di pesce.» Improvvisamente sentii un colpo di tosse, era Pete che si stava soffocando al sentire la frase di Kinn. Lo guardai sorpreso, poi mi voltai e riportai lo sguardo su Kinn.

Che cosa?

«Non voglio mangiare quella roba.» Quindi mi riempii la bocca di carne cruda senza intingerla in nessuna salsa, era buona ugualmente, ma mescolarla con dell’uovo crudo?…Non volevo avere un attacco di dissenteria.

«Che diavolo, vuoi mangiare qualcosa che sa di pesce? Ce l’ho…» Kinn prese la ciotola dell’uovo e la rimise al suo posto. Con quel tono infastidito e la faccia che aveva l’aspetto di uno che reclamava vendetta continuò a guardare verso di me, dunque mi venne naturale rimanere zitto.

«Non provocarmi oggi!» Usai le sue stesse parole contro di lui.

«È delizioso» Disse Pete mentre masticava.

Continuai a mangiare, il sapore del cibo iniziò a rimpiazzare l’irritazione che sentivo nel cuore! Alla fine non era così male.

«Non ti piacciono per niente le verdure?» Kinn chiese, perché alla terza porzione, stavo mangiando ancora carne senza essermi avvicinato alle verdure nemmeno per sbaglio.

«Esatto.» Risposi con tono infastidito.

«Che debole!» Feci un respiro profondo, cercando di ignorare le sue parole. 

Più parlava, più riusciva a conquistare i cuori delle persone tipo il farabutto di fianco a me.

«Mangi il mochi?» Ora ne ero sicuro, voleva avviare una conversazione con me, quanto fastidio mi dava. Alzai la testa per fissarlo con rabbia.

Posso mangiare in pace? Bastardo!

«Cos’è il Mochi? Un dessert?» Chiesi. Mi avrebbe dato ancora fastidio? Non avevo idea di cosa fosse a prima vista.

Sono stupido. Lo so già, ok!?!

«Uh…non il Mochi. Il Mochi è un tipo di farina! Vabbè! Mangiamo.» Kinn rise scuotendo la testa, prese un po’ di farina dalla ciotola e la mise nel mio piatto. Lo guardai incredulo prima che inziasse a mangiare la sua porzione di Mochi. 

Ero troppo pigro per continuare ad indagare, diedi un morso, sembrava una pietanza strana, ma magari il sapore era buono.

«È commestibile?» Chiesi.

«Certo che sì, ad essere onesti, è solo farina con del normalissimo brodo.» Disse Kinn.

«Davvero si può mangiare?» Pete ripetè le mie parole, quindi alzai la testa e lo guardai corrucciato.

«Si, si può mangiare!» Rispose nuovamente Kinn.

«Se ne sei convinto…» Pete emise una risata sprezzante seguita da un sorrisetto giocoso.

«Cos’hai detto?» Vidi Kinn e Pete ridere per lungo tempo, mi voltai per vedere la faccia sorridente di Pete. Avrei voluto chiedergli di cosa stessero parlando quando notò che lo stavo osservando, tornò serio e mi disse di continuare a mangiare.

Che cosa stanno combinando?

«Secondo fratello!» La voce fece voltare l’intero tavolo. L’uomo alto, bello quanto Kinn, camminò con un sorriso sicuro verso il nostro tavolo.

«Hey,Vegas.» Kinn disse sorridendo.

«Ciao, Tae, Time, Mew.»

«Come mai tuo cugino Vegas è qui?» Chiese il suo amico di nome Tae, sorridendo dolcemente al nuovo arrivato finché il ragazzo di nome Time non gli tirò indietro la testa. Ero un po’ confuso dal suo comportamento, ma non del tutto infastidito.

«Ah, sono venuto per incontrare un amico.» Il giorno in cui avevo minacciato il ragazzo di nome Macao per avermi guardato, anche questa persona era lì.

«Cosa festeggiate oggi? Sembrate tutti riuniti qui!»

«Niente, stiamo solo pranzando, vuoi mangiare anche tu? Perché non ti unisci a noi?» Kinn disse pensieroso.

«Hmmmm…credo che mi siederò qui un momento mentre aspetto il mio amico. Gli ho promesso che ci saremmo visti in questo ristorante.» Kinn fece cenno a Vegas di sedersi di fianco a lui. Poi si girò verso di me, gli sorrisi educatamente.

«Mangia.» Disse Kinn.

«No, tranquillo, mi siedo e aspetto.» Rispose Vegas.

«Beh, che fortuna, c’è Kinn con noi oggi, se ci fosse stato Khun qui, la pentola della fonduta sarebbe sicuramente finita sulla testa di Vegas.» Pete sussurrò al mio orecchio, e mi chiesi come mai.

«Perché?»

«Oh! Sembra che non ci sia modo di far andare d’accordo la prima e la seconda famiglia. Solo Kinn riesce ad avere un rapporto migliore con loro rispetto agli altri.»

«Quindi, Vegas è della seconda famiglia…»

«Si, e anche il suo fratellino Macao, il ragazzino che volevi picchiare il giorno del meeting.»

«Quindi sono cugini, giusto?» Mormorai in risposta a Pete.

«Ciao…» Inaspettatamente Vegas mi salutò.

«…»

Riuscii solo a guardarlo e inclinai leggermente la testa in segno di saluto. Non sapevo se serbasse ancora del rancore per quello che successe quel giorno. Anche la famiglia di Kinn mi aveva ripreso e lui era il fratello maggiore di quel marcio ragazzino, quindi ovviamente, doveva avercela con me.

«Kinn, lui è quello che voleva schiaffeggiare Macao, giusto? Hahahaha.» Kinn annuì mentre io mantenni gli occhi fissi sulla pentola della fonduta.

«Perché non lo schiaffeggi? Te lo lascio fare due volte se vuoi.» Disse Kinn, ma non sapevo se stesse scherzando o era solo sarcasmo. Quello di cui ero certo è che quando lo disse, sorrise e rise, ma sembrava comunque composto.

«Come sta Macao?» Chiese Kinn a suo cugino mentre prendeva il Mochi e lo metteva nuovamente nel mio piatto. Vidi Vegas seguire il suo piccolo gesto con lo sguardo. Mi sentii frustrato al fatto che stesse mettendo un sacco di cibo nel mio piatto.

«Basta…sono pieno.» Trattenni parole peggiori perché mi ricordavo bene le parole di Kinn quando mi disse che dovevo portargli rispetto di fronte ai componenti del secondo clan e i suoi ospiti. Quindi, cercai di parlare in modo rispettoso…

«Continua a mangiare, ti metto in imbarazzo?» Domandò Vegas.

Scossi la testa invece di rispondere. Al momento, era come se ci fosse una barriera fisica che separava me, Kinn, Vegas e Pete dagli altri ragazzi al tavolo, che stavano parlando in maniera rilassata e sembravano divertirsi, invece questo lato del tavolo sembrava stranamente squilibrato e rigido.

«Oh, Porsche, volevo chiederti una cosa. Qualcuno ti ha fatto male al collo?» La barriera invisibile si ruppe quando Time si mise a fissare il mio collo incuriosito. Non ero sorpreso che avesse scoperto il mio nome, il bastardo di Kinn mi chiamava spesso quando era con i suoi amici.

«Time ha detto che fingere di mettersi una benda intorno al collo è una nuova moda alquanto singolare.» Rispose Tem sorridendo.

Dall’altro lato, vidi Kinn appoggiarsi allo schienale di fronte a me mentre incrociava le braccia con un sorriso.

MERDA…tutto per colpa tua, bastardo!

«Una nuova moda? Wow! Tu?» Disse qualcuno di nome Mew. Non risposi e guardai Kinn senza farmi vedere. Maledizione!!! Odiavo vederlo con quella faccia contenta. Ero molto frustrato nel vedere quello sguardo compiaciuto sul suo viso fino a dimenticarmi che, gli altri mi stavano osservando.

«Deve fare molto caldo.» Disse Vegas che vide la mia faccia sul punto si arrossire. Non volevo essere al centro dell’attenzione quindi mi alzai e mi diressi fuori.

«Dove stai andando?» Esclamò Pete.

«Sono stanco e voglio andarmene a casa.» Risposi con insolenza senza voltarmi.

«Hey, te ne vai e mi lasci qui così? Signor Kinn, me ne vado, grazie per il pranzo.» Urlò Pete, dopo un po’ e mi seguì.

Mi affrettai a raggiungere il parcheggio e misi immediatamente in moto la motocicletta, sulla quale Pete montò in tutta fretta.

«Il tuo comportamento è davvero pessimo, andare via appena finito di mangiare.» Pete mi guardò appena la motò prese velocità.

«Vuoi che ti riporti subito a casa?» Chiese Porsche.

«No! Stanotte, posso dormire a casa tua? Giochiamo un po’ o facciamo qualcosa…non voglio tornare alla residenza.»

«No, Meglio che te ne torni a casa tua.»

«Casa mia si trova in un’altra provincia, mi piacerebbe giocare sul tuo computer fisso, hai detto di avere molti giochi.» Disse Pete.

Feci un respiro profondo. Non sapevo cosa stesse succedendo a Pete. Per tutto il giorno era rimasto incollato a me e ora voleva dormire a casa mia.

Merda Pete!!! Mi ero affrettato a tornare a casa perchè volevo solo riposare e dormire. Immaginavo si stesse comportando così perchè ha troppo a che fare con il bastardo di Kinn, quindi deve essere stato contagiato dal suo stesso, fastidioso, virus.

«Non lavori domani? Come farai a tornare indietro? Non ho voglia di alzarmi presto.» Rifiutai in velocità, avevo solo una lezione alle dieci di mattina, quindi mi sarebbe piaciuto dormire un po’ di più.

«Oh, prenderò un taxi, quindi stai tranquillo.» 

Appena arrivai a casa, mi buttai sul letto. Era stata una giornata davvero stancante, come se avessi lavorato. Invece di essere felice e di godere del mio tempo all’università fuori dalla casa del clan, mi ero dovuto imbattere nuovamente in quel farabbutto di Kinn!

«Prendi le medicine.» Pete venne verso di me con la medicina e una bottiglia in mano.

Una volta finito di visitare la mia casa, si diresse immediatamente verso la cucina. Era strano avere qualcuno che si prendesse cura di me e che mi portasse le medicine.

«Ti disinfetto un po’ la ferita.» Disse Pete se prese la borsa del primo soccorso dal mio armadietto.

«Non c’è bisogno che tu ti prenda cura di me così tanto.» Dissi, e lo guardai accigliato.

Sapevo che fosse una persona gentile, ma questo forse era un po’ troppo?

«Dai…» Rimasi in silenzio e alzai le maniche della maglia mentre permettevo a Pete di mettermi una benda nuova. Guardai fuori vicino alla porta ma non vidi nessun paio di scarpe.

Che non doveva essere in casa, ero sollevato.

Perché se avesse visto la ferita, mi avrebbe rivolto un sacco di domande e avrei dovuto spiegargli ogni cosa.

Il suono di passi proveniente dalla stanza accanto mi fece ritirare il braccio dalla mano di Pete e tirai giù la manica.

«Fratello, sei tornato…lo sapevo!» La faccia di Chè apparve felice in un primo momento, ma quando mi vide, si fermò di scatto. Anche se ero riuscito a coprire le mie ferite velocemente, non ero stato veloce quanto lo sguardo di Chè che mi stava fissando in modo confuso.

Venne verso di me e mi alzò la manica. Pete indietreggiò un po’ e guardò mio fratello con espressione confusa.

«Stavo camminando senza fare attenzione, quindi mi sono graffiato con alcuni rami.» Dissi dolcemente, trattenendo il respiro internamente. Sapevo che mio fratello non aveva creduto a quello che avevo appena detto.

«…»

Il silenzio si diffuse nella casa. Voltai lo sguardo e guardai fuori. Mentre Chè continuava a fissarmi.

«Chi cazzo sei…?» disse Pete non potendo più sopportare la strana situazione.

«Mio fratello Porschè… questo bastardo è Pete…oiii Pete porta rispetto a mio fratello.» Cercai di buttarla sullo scherzo per rasserenare l’atmosfera, ma non sembrò funzionare.

«Ciao…» Pete alzò la mano e salutò mio fratello, che non si preoccupò nemmeno di rivolgere uno sguardo a Pete, ma mi fissava con occhi pieni di rabbia.

«Sono sicuro che tuo fratello non ti abbia creduto. Maledizione…quando ti arrabbi, sei uguale a lui!» Mormorò Pete mentre feci un sospiro.

«Pensavo non fossi a casa, non ho visto nessun paio di scarpe all’ingresso.»

«Me le sono tolte sul retro…Porsche, non sei cambiato per niente, cosa ti è successo?» Chè chiese con voce roca. Sedendosi fra me e Pete. Guardai di nuovo la ferita.

«Oh…è solo uhm…un proiettile ha sfiorato il mio braccio. Nient’altro.» Dissi in tono basso.

«Proiettili?! Sei stato colpito!!!» Chè urlò.

«Smettila di urlare, mi fanno male le orecchie!» Dissi.

«Come può andare bene? Dopo questo, cos’altro?» Continuò ad urlare senza sosta.

«Sto bene.» Dissi dolcemente. Non osavo guardarlo.

Che stava ancora brontolando e voleva costringermi a licenziarmi, quindi Pete dovette fare un passi indietro e si rifugiò nella sala da pranzo per lasciarci soli.

Quando ci fu l’incidente al campo da tiro, avevo solo seguito la mia rabbia senza mai pensare di fermarmi. Forse era una delle mie debolezze, quando ero arrabbiato, tendevo a perdere il controllo di me stesso. Ma dopo questo, avrei dovuto pensarci molto bene prima di decidere come agire. Se fossi stato da solo, sarebbe andata bene.

In ogni caso, Chè avrebbe di sicuro scavato la mia fossa, mi avrebbe maledetto e non mi avrebbe fatto morire in pace. Stavo pensando a tutto questo quando vidi la sua faccia che mi fissava con espressione delusa.

«Non farlo di nuovo. Devi uscire da quell’organizzazione!»

«Chè, ti prometto che non succederà di nuovo…mi dispiace.» La mia voce si addolcì prima di voltarmi a guardarlo per accarezzargli la testa.

«Non ci credo. Sono preoccupato che ti succeda qualcosa di peggio.» Disse con mani tremanti.

«No…Non succederà…Te lo prometto, tutto andrà bene.» 

«La prossima volta, se ti spareranno alla testa, cosa farai?» Chiese.

Continuai ad insistere che non mi sarei licenziato.

«Sono forte lo sai!» Ci volle molto tempo per confortarlo.

«Non ho una bella sensazione riguardo tutto questo. Sono preoccupato per te, tu no?» I suoi occhi tremarono, gli scompigliai i capelli con tenerezza.

«Pensi troppo.»

«Davvero Porsche, ho fatto degli strani sogni.» Fece un’espressione seria, le sua mani afferravano il mio braccio, pregandomi di credere a quello che stava dicendo.

«Che sogno hai fatto?» Chiesi.

«Che stavi piangendo.» Chè era ancora più a disagio e parlava con voce sommessa, come se stesse pensando all’immagine di qualcosa che aveva visto nel suo sogno.

Chiuse ermeticamente la bocca e mi fissò con occhi preoccupati, prima di sospirare appena, facendo una faccia terrificante, per poi iniziare a bendare la mia ferita

«Mi sono sentito a disagio, Phi … Il sogno sembrava reale. Continuavo a piangere senza poter fare niente.» La sua voce iniziò a tremare così gli bloccai il collo tra le mie braccia e scherzosamente gli schiaffeggiai piano la testa. 

«Smettila di fare il melodrammatico. Mi vergogno del mio amico.» Pete che era lì seduto salutò me e mio fratello, sorridendo come per dire:”‘finalmente avete notato che sono seduto qui!’.

Scossi dolcemente la testa. Finché non gli tirai un altro scappellotto… ero così a disagio che riuscivo a calmarlo solo in quel modo. Non sapevo cosa avrebbe riservato il futuro e non ero sorpreso che Chè fosse così distratto. Probabilmente l’intuizione che aveva avuto era scaturita dal fatto che continuava a pensare a me che facevo un lavoro pericoloso.

Avrebbe continuato a comportarsi così … e ripensandoci mi sentii davvero male per lui.

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