KINNPORSCHE – CAPITOLO 12

Dubbio

-Porsche-

Mi svegliai e mi voltai faticosamente. Sentii immediatamente il dolore alla testa mentre aprivo lentamente gli occhi pesanti. Accidenti! Quanto avevo bevuto la scorsa notte? Mi ero persino ubriacato?

Cazzo, ho ancora la nausea.

Mossi lentamente le braccia per sostenermi e mi alzai lentamente. Il mio mal di testa continuava a persistere come se mi stessero premendo la faccia contro una roccia. Tolsi la coperta che mi copriva e..

Aspetta, la coperta? Una spessa coperta nera? Un letto king size e anche un’ampia stanza? Dove cazzo sono?

Passai in rassegna l’intera stanza, cercando di ricordare la scorsa notte. Ero andato al Jade’s Shop a bere ed ero tornato a casa dopo la festa. Quando arrivammo ​​a casa aiutai Pete a portare Kinn nella sua stanza. Poi Pete scomparve e mi ero ritrovato ad pulire Kinn con l’asciugamano. Dopo quello … 

Cazzo! Non ditemi che sono di nuovo nella stanza di quel bastardo!

Diedi un’occhiata alla stanza, ma non c’era alcuna traccia di Kinn. Feci vagare  ulteriormente lo sguardo finché non mi scontrai con una foto di famiglia. Era Kinn insieme ai suoi fratelli e suo padre, quello mi fece capire che ero davvero nella sua stanza. Non potevo credere ai miei occhi, che cazzo ci facevo di nuovo lì?

Il mio mal di testa scomparve improvvisamente quando mi resi conto di quello che era successo, quando nella mia mente si affollarono una serie di flashback. Ricordavo che la scorsa notte mi ero sentito bene, così bene che mi sentivo al settimo cielo. Avevo sentito un respiro caldo che accarezzava la mia faccia e delle labbra umide e morbide che mi stavano baciando, mi avevano tentato, facendomi annegare nel piacere. Ricordavo benissimo quella sensazione. 

Aspetta, no … Non è quello che penso. CAZZO! Ho baciato Kinn? Che diavolo ho fatto?

Anche se ero ubriaco, ricordavo tutto quello che era successo in questa stanza. E mi  ricordavo di LUI sopra di me.

Mi alzai dal letto, ma un profumo pungente attirò la mia attenzione. Guardai in basso sul lato del pavimento e tirai subito su i piedi.

C’era del fottuto vomito su tutto il pavimento ed era il mio. Dopo aver vomitato la scorsa notte, ero svenuto. Ma il punto era che Kinn mi aveva baciato. Perché diavolo l’aveva fatto!? A che diavolo stava pensando? O forse mi stava solo incasinando il cervello, ecco perché aveva fatto quella cosa? Doveva essere così!

Andai dall’altra parte del letto e guardai l’orologio sul muro ed erano già le nove. Era come se fosse un déjà vu. Era la stessa scena dell’ultima volta che mi ero ubriacato ed avevo dormito sul divano. Stesso momento e stessa sensazione.

Camminai ed aprii la porta che collegava la stanza con la stanza privata di Kinn. Il rumore della porta che si apriva, attirò l’attenzione di qualcuno che era al telefono e giaceva sul divano avvolto in una coperta, si voltò a guardarmi. La sua faccia era piatta come al solito. In effetti, non avevo sentito le sue urla che mi rimproveravano dopo aver vomitato e dormito nella sua stanza. 

«Perché non mi hai svegliato? E perché dormi lì?» Lo chiesi con una voce normale, anche se mi sembrava più bassa del solito. Il senso di colpa mi avvolse quando lo vidi sdraiato sul divano mentre io avevo dormito comodamente nella sua stanza.

«Pulisci il vomito prima di andare.» Mi rispose con gli occhi incollati al telefono. 

«Certo! Se mi avessi svegliato…» Mormorai tra me e me e tornai nella stanza. Presi e mi accovacciai per pulire per terra. 

Sentii un’improvvisa ondata di disgusto l’odore del vomito mi colpì il viso. Ero felice almeno di non essermi denudato come la volta prima perchè se l’avessi fatto, non sapevo se sarei stato in grado di affrontare di nuovo Kinn.

Presi un panno umido e feci una seconda passata sul pavimento per rimuovere ogni residuo. Dopo aver pulito il pavimento, levai le lenzuola dal letto di Kinn e le trascinai fuori per lavarle, ma Kinn mi fermò.

«Puoi lasciarle. La cameriera verrà a prenderle più tardi.» Disse Kinn, appoggiandosi allo stipite della porta mentre incrociava le braccia sotto il petto. Lasciai subito cadere la pila di panni sporchi davanti a lui.

«Puoi almeno metterli da parte?» disse con un sorrisetto che si allargava sulle sue labbra.

«Perché? Le lascio qui, perché lei le possa vedere.» Dissi mentre lasciavo la pila ed andavo verso porta. 

Molte domande continuano girarmi nella testa, volevo chiedere ma avevo paura che le risposte mi avrebbero confuso ancora di più. 

«Aspetta.» Disse Kinn bloccandomi la strada con la mano.

Non so davvero cosa dirti Kinn, per favore non ora.

«Cosa c’è?» Chiesi con un tono morbido.

«Cosa hai fatto la scorsa notte?»

Cazzo! Sto ancora cercando di capire che cavolo è successo e questo stronzo me lo sta già chiedendo. Sono davvero fottuto adesso!

«Cosa ho fatto?» Chiesi, cercando di guardarlo come se non sapessi di cosa stesse parlando. Ma non potevo proprio perché nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono, immediatamente voltai le spalle. Non riuscivo a guardarlo negli occhi!

«La scorsa notte … quando mi hai sollevato..» sentii che mi stava per tornare il mal di testa ma cercai comunque di ricordare gli eventi della scorsa notte. 

«Okay. Cosa ho fatto?»

«Fa ancora male.»

Merda! Puoi essere più specifico?

Il cuore stava martellando dalla paura. Avevo già dormito nel suo letto e vomitato per terra. Che altro avevo fatto?

«Cosa diavolo ho fatto?» chiesi ripetutamente.

«La scorsa notte, quando mi hai portato fuori dal locale, mi hai maltrattato e mi hai anche lasciato colpire!» All’improvviso mi afferrò le mani e le mise sul suo addome. Potevo sentire il suo calore attraverso i vestiti di seta e mi fece venire i brividi, congelandomi sul posto. 

Quando realizzai il suo gesto, i miei occhi si spalancarono e levai subito via la mano.

«Che diavolo stai facendo!?» Dissi confuso e gli spinsi via la mano. 

In quel momento mi voltai ed uscii velocemente sentendo la risata di Kinn. Non mi importava, continuai semplicemente a correre via. 

Accidenti a te Kinn! Che diavolo stai facendo!? Perché cazzo mi stai facendo questo?

Sbattei con forza la porta della stanza, spaventando le guardie del corpo. Big mi rivolse un’occhiata  a cui non prestai attenzione perchè ero già stanco, avevo già sopportato troppo. 

«Aspetta!» Il mio braccio venne tirato di nuovo con forza.

«Lasciami andare!» Gli diedi un rapido colpetto sul braccio e mi voltai per guardarlo irritato.

«Cosa hai fatto lì dentro?» Il ragazzo che mi tirava il braccio chiese con urgenza. Ed era Big.

«Non sono affari tuoi.» risposi seccato.

«Bastardo! Te lo sto chiedendo gentilmente!» scattò.

«Ho detto, non sono affari tuoi.» Stavo per riprendere a camminare, ma il bastardo tornò a strattonarmi il braccio. Cercai di tenere gli occhi bassi, reprimendo la mia rabbia. Perché se avessi incontrato il suo sguardo, avrei davvero voluto colpirlo forte.

«Rispondi alla mia domanda! E che cazzo ti è successo al collo?» mi chiese ma invece di arrabbiarmi, rimasi scioccato.

Afferrai subito il collo e con mia sorpresa i cerotti che avevo messo erano spariti.

«Se hai così tanto tempo per darmi fastidio, perché non lo usi per qualcosa di utile?» Dissi con voce stanca. L’immagine della scorsa notte e i nuovi segni sul mio collo provavano solo che la scena che ricordavo era realmente accaduta.

«Porsche! Se mi rispondi di nuovo in questo modo, ti picchio!» alzò il pugno verso di me. Non avevo mai avuto paura di quel ragazzo e se voleva litigre con me, avrei accettato volentieri. 

«Ti sei svegliato con la luna storta questa mattina?» sentii una voce e qualcuno mi avvolse le braccia intorno al collo. 

«Che ci fate qui ragazzi?» chiesi quasi in soggezione.

«Probabilmente il cane non ha preso le sue medicine. Ecco perché si sta scatenando.» Era Arm, in piedi accanto a me.

«Ehi! Voi due siete venuti a rompere?» Big disse a entrambi. La sua faccia era arrabbiata da morire.

«Andiamo! Sappiamo chi ha paura qui, P’. Semplicemente non vogliamo sprecare la nostra mattinata per qualcosa del genere.» Disse Pol sempre tenendomi il collo e trascinandomi fuori dalla stanza. Guardai in direzione di Big aspettandomi che ci seguisse, ma venne immediatamente interrotto dai suoi subordinati. Lanciò solo un urlo di frustrazione mentre noi andavamo via. 

Quanto a me, i due bastardi mi trascinarono giù in mensa e diedi un’occhiata a Pete, di nuovo vestito nei suoi abiti casual.

«Big vuole iniziare una rissa così presto e tu gli permetti persino di farlo. Sei pazzo?» disse Arm, mettendo davanti a me una ciotola di riso.

«Grazie.» dissi prima di togliere le verdure dalla mia ciotola e buttarle di lato.

«Ma pensavo fossi entrato nella tua camera Porsche. Come mai sei uscito dalla camera del signor Kinn?» Pol si voltò per chiedermelo.

Fanculo! Pensavo di aver già finito questa conversazione con Big. Ma questi due sono peggiori di quanto pensassi. Soprattutto Pete, che non smette di sorridere.

«Fanculo Pete! Mi hai lasciato solo con Kinn la scorsa notte!» Mi voltai accusandolo.

«Perché io? Anche io ieri sera ero ubriaco. Non so perché ti arrabbi con me.» rispose con un tono sospettoso. Era come se ci fosse qualcosa che io non sapevo, ma lui sì.

«Fottuta merda! Come hai potuto!» continuai a urlare verso Pete.

«Ehi ehi Porsche! Come mai hai più segni sul collo dell’ultima volta? Non eravamo d’accordo che se trovavi una ragazza, l’avresti condivisa con me?» Disse Arm, pieno di entusiasmo facendo ridere Pete.

«Cosa c’è che non va, Pete? Perché ridi?» Arm si voltò verso di lui.

«Niente. Il riso era troppo caldo.» lanciai un’occhiata a Pete, ma il figlio di puttana si limitò a distogliere lo sguardo.

«Ohhh. Voglio nascere con una faccia come quella Porsche. Ti ubriachi e scopi subito.» Pol mise più carne sul fuoco. Non sapevo più come reagire a quella conversazione.

I bastardi continuarono poi a mangiare e quando finirono, andarono subito a fare una doccia e mettersi la divisa. 

«Il signor Thankhun sta per uscire, Porsche. Dovresti indossare anche tu la divisa.»

Mi disse Arm ed io annuii andando in bagno per guardarmi allo specchio. 

Fanculo! Ci sono davvero nuovi segni! Perché lo ha fatto? È davvero gay?

Ma sembrava un donnaiolo con le giuste caratteristiche ed un corpo robusto. Le donne probabilmente si mettevano in fila solo per avere un pezzo di lui. 

Ieri sera comunque mi ero divertito ed ero stato bene, se non fosse stato per Kinn, probabilmente mi sarei divertito ancora di più. O forse no? Ah, cazzo!

Feci un profondo sospiro e continuai i miei affari sotto la doccia. Dopo aver fatto il bagno, indossai la mia uniforme e mi diressi nella stanza di Thankhun.

Immediatamente entrando nella stanza, lo vidi. Era ancora a letto, probabilmente perché ieri sera eravamo stati troppo duri con lui. Per questo ero contento quando Arm e Pol mi avevo detto che le prove di tiro erano a mezzogiorno. Non sarei stato in grado di andarci se fossero state di mattina presto.

Khun Korn voleva che ci esercitassimo a sparare per scopi di autodifesa. Per quanto riguardava il turno di quel giorno, io ei miei subordinati trascinammo il corpo gelatinoso di Thankhun all’interno del bagno, ogni tanto lo controllavamo per assicurarci che non si addormentasse mentre si faceva la doccia. 

Il turno di giorno non era affatto male, ma Thankhun voleva comunque andarci di notte. Mi stava bene finché potevo tornare a casa da mio fratello.

Stavo assistendo Thankhun mentre entrava nella sua macchina quando sentii un urlo di Khun Korn.

«Fai pratica, Porsche. Centra i bersagli così potrai diventare anche un bravo pistolero.» Mi disse con un sorriso e io annuii. Poi guardò suo figlio e ci disse di dirigerci verso il portico principale. Il bastardo si addormentò.

Per quanto mi riguardava, riuscivo a malapena a gestire me stesso ma con lui era come se dovessi prendermi cura di un figlio mio, ed era veramente fastidioso. Raggiungemmo la macchina ed improvvisamente Kinn uscì di casa insieme alla sue guardie del corpo.

«Per favore, prenditi cura anche del fratello di Thankhun.» Disse Khun Korn e realizzai che Kinn sarebbe venuto con noi, poi si diresse nel furgone dietro di noi.

Entrai nella macchina non prestando molta attenzione a Kinn, ma con il suo fare arrogante, dondolò in collo avanti e indietro come se fosse ancora intontito dal troppo bere della sera precedente.

Non eri neanche lontanamente imbarazzato davanti alle tue guardie?

******************

Al Poligono di tiro

«Khun, prendi un po’ di caffè.» Dissi con un tono leggermente irritato. Non sapevo cosa dargli, ma non riuscivo più a vederlo in quello stato.

«Stasera…andiamo di nuovo.» Disse con voce bassa. I suoi occhi che si chiudevano.

«Ma, Khun, non si è ancora ripreso.» Risposi con un tono delicato.

«Ho detto che andremo stasera.» Replicò piuttosto irrigidito con occhi spalancati.

«Allora si alzi e inizi a fare pratica di tiro.» Dissi e guardai la copertura a specchio.

I miei occhi guardarono intorno e si soffermarono su Kinn e le sue guardie del corpo che stavano sparando in maniera approssimativa. Avrei voluto fare pratica anche io, ma non potevo lasciare solo questo bastardo.

«Non voglio. Il rumore è troppo forte.» Disse Khun mentre continuava a dare pugni sul tavolo.

«Allora si comporti bene in vista di stasera. Probabilmente non riuscirà ad andare, visto il suo stato attuale.» Dissi con le braccia incrociate.

«Mi stai dicendo che sono debole?» Alzò la testa verso di me con rabbia crescente negli occhi.

«Non sto dicendo questo, Khun. Ma se si comporta in questo modo, come farà ad andare stasera?» Dissi cercando di rimanere serio mentre lo guardavo. Borbottò una specie di protesta, si alzò dalla sua sedia e si diresse verso il campo di tiro.

Distrattamente, prese delle cuffie e se le mise in testa. Sospirai di sollievo, poi arrivò Arm e mi afferrò dietro il collo.

«Wow, sei bravo a gestire il capo bastardo.» Mi prese in giro Arm, mi diede una pacca sulla schiena e si rimise le cuffie.

Mi misi le mie e lo seguii, con Khun davanti a noi. Il poligono era occupato esclusivamente da noi. Arm mi disse che era uno dei piccoli business che questa famiglia possedeva. In giorni normali, il poligono sarebbe stato pieno di gente, ma in occasioni come queste, lo chiudevano immediatamente per essere utilizzato dalla famiglia. Se fosse stato mio, probabilmente mi sarei divertito qui.

«Vai con il signor Thankhun. Quel tipo non colpisce mai il bersaglio.» Disse Arm mentre camminava verso la sua postazione. Preparò con abilità la sua pistola e puntò più volte senza sparare, per fare pratica.

Camminai di fianco a Thankhun e vidi che faceva del suo meglio per rimuovere il caricatore, ma non ci riusciva. Cercai di insegnargli cosa dovesse fare ma il bastardo si era probabilmente dimenticato che stava indossando delle cuffie.

Come cazzo farà a sentirmi? 

Sospirai.

I miei occhi poi schizzarono verso il lato opposto della postazione. Lì c’era Kinn, che mi guardava con un leggero ghigno sul suo viso. Distolsi immediatamente lo sguardo, perché ero preoccupato che mi passassero per la mente di nuovo delle cose insensate.

Mi concentrai su Thankhun, che stava ancora tenendo la pistola in mano. Il ragazzo puntò verso il bersaglio a forma di uomo e strinse gli occhi. Poi inserì le sue dita nel grilletto e sparò.

Sospirai pesantemente perché non era neanche riuscito a colpire la parte esterna del bersaglio.

Alzai il suo braccio per un secondo tentativo, ma questa volta lo stavo guidando io. Tenni la sua mano e puntai la pistola verso il bersaglio. Il bastardo era così eccitato che mancò di nuovo il bersaglio perché aveva sbagliato postura.

Lo guardai e lui mi rispose con uno sguardo dispiaciuto. Ripetemmo i movimenti e, forse, il bastardo voleva che finisse velocemente tutto questo, perchè si lasciò guidare e riuscimmo a centrare un colpo.

Bang Bang! 

Khun riuscì a fare un buon punteggio perchè c’ero io a tenere la pistola in modo corretto. Quando finimmo l’intero caricatore, mise immediatamente giù la pistola e si affrettò a tornare dall’altra parte del poligono, si tolse le cuffie e sprofondò nuovamente sul divano.

Uff…ti auguro davvero una bella vita.

Stavo per tornare al poligono quando vidi Kinn, che stava appoggiato ad un lato della barriera di vetro e mi guardava.

Il ricordo della scena mattutina improvvisamente mi tornò in mente e lo guardai con rabbia. Mi fece cenno di togliermi le cuffie, ma lo ignorai e mi diressi fuori, quindi mi afferrò il braccio e mormorò qualcosa.

«Mi stai mettendo alla prova?» Disse molto lentamente, gli lessi le labbra. Immediatamente allontanai il suo braccio da me e stavo per andare via quando improvvisamente sentii dell’acciaio caldo contro la mia testa.

Era Kinn, che mi stava puntando una pistola alla tempia. Ero leggermente spaventato sapendo che si trattava di una pistola vera e poteva uccidere le persone. Lo guardai con un’espressione scioccata. Il mio corpo si irrigidì mentre osservavo ogni sua mossa.

«Spaventato?» Mi disse con un sorriso beffardo sul viso. La mia mente scattò infastidita e feci un passo verso Kinn, lasciando che l’arma toccasse la pelle della mia fronte.

Kinn restò a bocca aperta e un largo sorriso si formò sul suo viso.

«Non ho paura di te!» Gli dissi dritto in faccia.

Se hai intenzione di avere a che fare con uno come me, devi impegnarti molto più di così, Kinn.

Il mio coraggio, era l’unica cosa che mi era rimasta.

«Lo so.» Disse il bastardo, compiaciuto, poi mise via la pistola. Si avvicinò e tolse le cuffie dalle mie orecchie.

«Che ti prende?» Dissi con rabbia e notai che tutti avevano visto il piccolo giochetto che aveva fatto Kinn prima.

Arm, che probabilmente si stava dirigendo verso di me ed era trattenuto da Big e i suoi subordinati, trasse un sospiro di sollievo quando si rese conto che Kinn stava scherzando.

Kinn li guardò e i bastardi si dispersero rapidamente.

«Sei davvero bravo.» Mi disse Kinn. Probabilmente mi aveva visto insegnare a Khun poco fa.

«Che ti succede?» Risposi, irritato.

«Facciamo un giro di tiri o…hai paura?» Disse alzando leggermente un sopracciglio.

Questo bastardo mi sta chiaramente prendendo in giro.

«Cosa ti fa pensare che io abbia paura?» Risposi con sicurezza mentre lo guardavo dritto in faccia.

Se perdi, non correre da tuo padre con la coda in mezzo alle gambe.

«Ma c’è una penalità.» Kinn sorrise maliziosamente.

«Cosa?»

«Facciamo a turni e quello che fa meno punti deve togliersi un indumento.» Kinn disse con la stessa espressione maliziosa di prima. L’ultima frase del suo discorso mi fece incazzare e mi venne voglia di dargli un pugno in faccia.

«Sei matto!? Non voglio!» Dissi disgustato e voltai la testa per vedere Big e i suoi subordinati che mi squadravano.

«Signor Kinn, non deve farlo se non vuoi.» Disse uno dei suoi sottoposti.

«Non ti preoccupare. So badare a me stesso.» Rispose Kinn.

Il bastardo di Kinn guardava solo me con quelle sue pupille verdi, sperando che io cascassi nella sua trappola.

«Non giocherò con te bastardo! Se vuoi davvero farlo, fallo da solo!» Alla fine della frase, mi diressi nuovamente verso la postazione e presi una pistola. Senza paura sparai verso il bersaglio di fronte a me immaginando fosse la faccia di Kinn.

**************

«Tutto ok?» Arm venne verso di me e si accese una sigaretta. Ci eravamo spostati nella parte dell’edificio adibita ai fumatori. Vennero anche alcune delle altre guardie del corpo, alcuni stavano giocando con il telefono mentre altri stavano solamente riposando.

Per quanto riguardava Kinn, era andato nell’area VIP a riposarsi.

«Sto bene.» Risposi. Ma la mia testa era piena di domande. Tutto quello che riguardava ieri sera e quello che era accaduto oggi. Volevo chiedere ad Arm a riguardo, ma ero preoccupato che potesse capire male.

«Sei riuscito a far nuovamente arrabbiare il signor Kinn. Sei incredibilmente stupido a volte Porsche.» Arm disse scherzosamente, ma la mia testa si stava concentrando su qualcos’altro. Volevo davvero sapere. Vidi che le altre guardie avevano già lasciato l’area ed erano tornati nella stanza, lasciando me e Arm da soli.

«Arm…« Dissi, afferrando rapidamente il pacco di Arm. Il bastardo era scioccato, mi guardò in faccia quando realizzò ciò che avevo fatto, immediatamente scacciò via la mia mano.

«Che cazzo stai facendo?» sbottò.

«Come ti senti?» Gli chiesi.

«Hum? Ch..che fai…P..perchè…Pechè me lo stai chiedendo? Sei ancora ubriaco?» Quando Arm sentì quello che avevo detto cambiò la sua espressione da arrabbiato a leggermente sorridente.

«Perché? No. Cosa stai pensando in questo momento?» Chiesi e lui mi guardò aggrottando le sopracciglia.

«Sei gay?» Fu il mio turno di fare una smorfia alla sua frase. Aveva capito cosa gli avrei chiesto? Ero perso nei miei pensieri quando aggiunse:  «Ma se tu fossi uno di loro, anche tua moglie dovrebbe essere carina vestita come una donna, vero? O stai solo scherzando con me?»

Questo è quello che volevo sapere anch’io, Arm, il tuo capo è gay o mi sta solo prendendo in giro?

«Dico davvero. Di solito gli uomini non giocano così?» Lasciai cadere il mozzicone di sigaretta nel secchio e lo guardai.

«Giochi così anche con i tuoi amici, bastardo?» Mi chiese Arm e rise.

«Oh …» Quello era fottutamente vero! Avevo giocato in modo simile con Tem ma con Jom non l’avevo mai fatto

«Che ti succede oggi Porsche? Ti piaccio? Probabilmente perché sono sexy.» Mi chiese Arm mentre lo cacciavo via. 

«Questo non è un parco giochi. Risparmia le tue follie per quando sarai nella tua stanza.» Big disse osservando sia me che Arm che mi afferrò per il collo facendo un’espressione irritata. 

«Chi ha detto che questo è un parco giochi? Questo è un parco pubblico e ho anche sentito che qualcuno ha portato i propri cani.» Arm guardò Big, sogghignando. Big poi si alzò dalla sedia e si lanciò verso di noi.

«Chi chiami cane? Eh !?» L’abbiamo solo fissato mentre inizia un’altra furia.

«Chiunque urla, quella persona è sicuramente il cane.» Disse Arm, mettendo le mani in tasca con noncuranza e fischiettando davanti a Big.

«Fottuto bastardo!» Prima che entrambi si prendessero a pugni, il suono della porta che si apriva attirò le nostre attenzioni.

«State cercando di staccarvi di nuovo a morsi la testa?» Disse la voce. Il braccio si lasciò sfuggire una risata e Big si alzò immediatamente in piedi.

«Lascia che mi unisca a te.» aggiunse.

«Sicuro.» Risposi alla voce facendo voltare Big nella mia direzione. Il bastardo non smise di fissarmi, ma aveva paura del suo padrone. Quindi uscì dalla stanza e si diresse verso il parcheggio, seguito da Kinn.

Quest’ultimo non si preoccupò di me e continuò ad andare via. Stava per entrare nel furgone quando all’improvviso riecheggiò un forte suono nell’aria. Tutti, compreso Kinn, che stava per partire, ci abbassammo.

Due colpi di arma da fuoco echeggiarono sul marciapiede. E dopo, tutto divenne silenzioso. Le guardie del corpo corsero immediatamente in direzione di Kinn sperando di scortarlo in macchina. Stavano inseguendo il furgone ma scomparve velocemente nel nulla.

«Hanno le pistole. Vai a cercare il signor Thankhun.» Mi precipitai a cercarlo e i miei occhi videro un uomo che indossava una camicia nera. Mi feci rapidamente strada tra la folla e presi a calci i bastardi prima che raggiungessero Thankhun.

Lo vidi con le braccia legate e capii che lo stavano costringendo a salire sul furgone. Khun era troppo testarlo, quindi fallirono. Guardai in direzione di Kinn e vidi la stessa scena.

«Lasciami andare!» sentii un forte grido provenire da Thankhun seguito da alcune imprecazioni. Le sue mani erano strettamente legate. Corsi in fretta verso di lui prendendo a calci tutti quelli che mi bloccavano la strada.

Sferrai un pugno e feci persino volare sul pavimento altri nemici. Usai piedi, gomiti ed ogni parte del mio corpo come avevo imparato in tutti i miei allenamenti. 

Non erano male come pensavo. In effetti qualcuno mi aveva persino preso a pugni in faccia innumerevoli volte.

In questo momento, il parcheggio era nel caos completo. Comparvero parecchie persone che prendevano posto sia tra le fila dei nostri compagni che nei nostri nemici. Ma nonostante tutto, i miei occhi si scontrarono con il bastardo che estrasse la pistola e mirò veros Thankhun. Spinsi immediatamente Thankhun all’interno dell’auto, estrassi la pistola e decisi di rimuovere rapidamente il caricatore. 

Lanciai il caricatore in faccia al bastardo che continuava a tirare la portiera della macchina impedendogli di chiudersi. Dopo che cadde a terra, chiusi in fretta la portiera e feci segno all’autista di andarsene.

Lo scambio di colpi di arma da fuoco continuò insieme all’odore nauseante di arsenico che aleggiava nell’aria. Un gruppo di uomini cercò di fermare l’auto di Thankhun ma siamo riusciti ad impedirglielo. Poi mi voltai in direzione di Kinn e vidi che la sua macchina non era ancora partita. Presi la mia pistola, inserii un nuovo caricatore e continuai a sparare a quei delinquenti. Alcune persone erano state investite dal furgone e alcune si stavano prendendo a pugni combattuto pugni. Vidi  Kinn afferrare la sua pistola e aprire la porta come copertura.

«Cosa stai facendo? Vai via adesso!» Urlai mentre continuavo a sparare ai nemici.

«Non sono un codardo come te.» Scattò mentre si posizionò per ottenere un’angolazione migliore.

Mi resi conto che questo lavoro era davvero terrificante. Potevi essere colpito, accoltellato o addirittura ucciso a colpi di arma da fuoco senza alcuna precauzione.

La mia attenzione era stata catturata da qualcuno che cercava di attaccare Kinn da dietro, afferrandogli la testa e colpendolo forte alla gola con la punta della canna.

«Entra nella tua fottuta macchina. E smettila di essere un peso!» Dissi con rabbia mentre continuavo a scambiare pugni e proiettili.

«Posso prendermi cura di me stesso.» gridò di rimando vantandosi.

«Chiudi quella bocca del cazzo!» risposi con rabbia.

Bastardo! Sono fottutamente stanco e se rimani qui questi stronzi non smetteranno di venire da ogni direzione!

«Vuoi sapere in cosa sono bravo?» mi disse con tono scherzoso schivando il pugno di qualcuno e spingendolo contro la portiera dell’auto.

«Tutto culo!» Dissi e diede un pugno al mio avversario con tutta la forza. Sfogai anche io le mie frustrazioni su quelle persone mentre pensavo proprio a Kinn.

Il ricordo di quello che era successo la scorsa notte non aiutava affatto, aveva solo aggiunto benzina sul fuoco. 

Esaminai l’area e vidi che si stavano ancora sparando ma c’erano più uomini dall’altra parte. Un ragazzo si fece poi strada attraverso il furgone vicino e stava per sparare a Kinn, ma lo trascinai immediatamente verso il basso.

Questo è tutto. Ne ho abbastanza di queste stronzate!

Senza paura, uscii dal mio nascondiglio e sparai a tutti quelli che osavano attaccarci. Ogni pallottola arrivata precisa al suo bersaglio. Continuai a sparare anche se mi sentivo esausto, senza badare ai proiettili che continuavano a venirmi incontro. Tutto quello che volevo fare adesso era portare via Kinn da lì.

«Porsche! Porsche fermati!» Gridò Kinn dietro di me.

«Stai zitto!» risposi con rabbia e continuai a sparare senza sosta. Come un protagonista di un film, tutto sembrava rallentare anche i proiettili che sparavo. Potevo sentire la rabbia invadermi i pensieri mentre continuavo a premere il grilletto. Uno dopo l’altro i nemici cominciarono a diminuire. Ma all’improvviso sentii una sensazione di calore sul mio braccio, poi mi sentii stordito. Barcollai e la mia pistola cadde a terra.

«Merda!» Ero stato colpito al braccio.

Altri tre colpi di pistola risuonarono e Kinn corse in fretta verso di me. I suoi occhi feroci mi guardarono.

«Che diavolo stai facendo!?» La sua forte voce echeggiò attraverso il marciapiede mentre gli uomini armati scappavano via.

«Sei pazzo ? Andarci da solo in quel modo. Pensavi di poterli battere da solo?» continuò a gridarmi in faccia.

Te l’ho detto, non ho paura di morire. Volevo solo che questa cosa finisse il prima possibile. 

«Signor Kinn sta bene?» Big arrivò dopo Kinn per controllarlo ma Kinn staccò la mano di Big e si voltò nella mia direzione.

«Che diavolo credevi di fare?» Ripeté Kinn, ma questa volta parlò con un tono più morbido. Stava per sollevarmi, ma mi sono subito alzato da solo tenendomi il braccio destro. La sensazione di intorpidimento si trasformò lentamente in dolore mentre il sangue usciva dalla mia ferita.

Non mi importava del dolore, ero solo contento che non avessero colpito il mio tatuaggio. Perché se fosse successo, li avrei uccisi tutti.

«Sto bene.» Dissi con un’espressione seria, sentendo ancora il sangue scorrere fuori dalla ferita.

«Veloci, andiamo in ospedale!» Kinn ordinò ed io sospirai seguendolo nel furgone. 

Lungo la strada per l’ospedale la macchina calò nel silenzio mentre sedevamo entrambi in pace. Quando raggiungemmo la nostra destinazione, Kinn lasciò me e il resto degli uomini feriti in ospedale e disse che qualcuno ci sarebbe venuti a prendere più tardi.

Mi guardai intorno e vidi che c’erano diversi feriti. Alcuni lo erano gravemente ed altri solo leggermente, come me. 

Il dottore mi consigliò di tornare a casa e mi prescrisse solo alcuni farmaci antinfiammatori poiché la mia ferita non era fatale, ma se il mio braccio fosse peggiorato sarei dovuto tornare da loro.

«Ehi, ho sentito che hai fatto il testardo.» Non appena i nostri piedi toccarono il pavimento della grande sala, venni accolto da Khun Korn che guardò il mio braccio destro bendato. 

«È completamente fuori di testa, papà.» disse Kinn, che era seduto sul divano con le gambe incrociate.

«Ho detto che sto bene.» Gli risposi.

«Davvero?» replicò Kinn irritato.

«Andiamo. Nessuno della nostra gente è in buono stato. Ma la mia preoccupazione è che adesso stiano usando le armi.» Disse Khun Korn con un leggero timore reverenziale. Facendomi pensare che prima non si sparassero così frequentemente.

«Prima usavamo le armi solo come una minaccia, ma oggi alcuni dei nostri uomini hanno effettivamente sparato alla loro gente.» Big rispose e mi guardò come se avessi fatto qualcosa di sbagliato.

«Qualcuno in realtà è morto stasera, e alcuni sono stati gravemente feriti. Non so più cosa fare.» Disse Khun Korn, mentre si massaggiava le tempie. La sua dichiarazione mi fece capire che quello che era successo prima era solo un atto di paura, ma non avevano intenzione di uccidere nessuno.

«Ma questa volta la nostra parte si è esposta Signore. Verranno sicuramente per vendicarsi.» Big aggiunse.

«Eh? Come lo sai? Ci hanno sparato per primi e…» la mia dichiarazione venne  interrotta e nella sala calò il silenzio, solo in quel momento Khun Korn parlò.

«Di solito, le persone che incontriamo non usano pistole o le usano solo per spaventarci. Ma questa volta è diverso. Non credo che abbiamo più a che fare con lo stesso nemico.» Sembrava preoccupato dalla minaccia.

«Comunque, dobbiamo sempre essere preparati. Tutti quelli che sono stati gravemente feriti questa volta, che riposino e guariscano. Incluso te, Porsche, per favore astieniti dal fare qualsiasi altra pazzia.» Khun Korn si voltò a guardarmi. Non era arrabbiato, era più come se fosse preoccupato.

«Si ..» dissi prima di uscire dalla sala principale. Andai in camera mia per riposarmi e nel mentre pensai alle cose che Khun Korn aveva detto poco prima. Non sapevo però perchè Big avesse reagito in quel modo. 

Perché giocano così, abbaiano senza mordere? Qual è il trucco? Perchè hanno così paura di perdere nonostante il loro potere?

«Eri così forte là fuori. Stai cercando di farti fare una statua?» Pete rise ed entrò nella stanza. Dovevo aver dimenticato di chiudere a chiave la porta perché di solito non lo facevo a casa mia.

«Stai zitto.» Mi voltai verso di lui mentre trascinava una sedia di legno e si sedeva accanto a me.

«Sempre la stessa boccaccia. Allora devi stare bene.» Disse Pete con un sorriso.

«Tu … di solito non spari alle persone?» Chiesi a Pete a bassa voce.

«Alcune volte è successo, ma solo per spaventare le persone. E sono già passati 4 mesi.» Disse Pete, appoggiandosi allo schienale in modo rilassato.

«Sì. A volte li rapiamo e li torturiamo per ottenere risposte. Ma di solito questo vale solo per i debitori. Non uccidiamo quasi mai nessuno.»

«Perché?»

«Khun Korn una volta ha detto che non vuole che le sue mani si sporchino più. Quindi, se non è necessario, non lo tollera.» Pete aggiunse.

«Come sta tuo marito?» la voce dall’esterno interruppe la nostra conversazione. Era Arm.

«Ti fotterò bene se non stai zitto.» Ringhiai mentre il bastardo si faceva strada al mio fianco, poi si sedette e guardò il mio braccio ferito.

«Sei davvero pazzo, sai?» Disse Arm. Non gli prestai molta attenzione e mi concentrai di nuovo su Pete.

«Cosa stavi per dire ora?» gli chiesi.

«Ehi, non preoccuparti troppo. Prendi le tue medicine e riposati. Di sera ti pulirò la ferita.» Pete gettò la borsa della medicina accanto a me. Il dolore al braccio stava peggiorando rispetto a prima, quindi feci quello che mi disse, sdraiandomi a letto. 

«Dormirò un po’ poi torno a casa. Non abbiamo commissioni per stasera, vero Arm?» chiesi ad Arm, perché avevo intenzione di andarmene per mezzanotte. 

«Riesci a guidare anche con il braccio ferito? Dormi qui, Porsche.» Disse Pete. 

Guardai il materasso vuoto, non avevo né cuscini, né lenzuola, come avrei fatto a dormire lì?  

«Devo tornare a casa da mio fratello.» sussurrai mentre il farmaco iniziava a fare effetto, facendomi venire sonno. 

«Allora almeno lascia che ti accompagni a casa.» Pete insistette.

Non feci molto caso a quello che stava dicendo o al fatto che Arm avesse lasciato la stanza. Tutto quello che sapevo era che ero esausto e volevo riposare. 

«Ummm …» gemetti mentre avvertivo una sensazione di umidità sul braccio destro, come se fosse stata levata la benda.

«Adesso fai il bravo e riposati.» Mi disse un sottile suono di voce. Strinsi gli occhi per vedere chi fosse il proprietario della voce.

«Fallo e basta.» disse un’altra persona ma con un po’ più di esasperazione nella voce. E quando aprii gli occhi per guardare chi fosse, era Kinn. Volevo alzarmi ma le persone intorno a me non me lo permettevano.

«Ehi. Non alzarti, Porsche. Sdraiati e basta, tra un po’ finirà.» Volti familiari lampeggiano davanti alla mia faccia. Tutti in abiti casual mentre si prendevano cura del mio braccio.

«Esci.» provai a sembrare più minaccioso per scacciare il bastardo. Davvero non mi fidavo di lui. 

«La sua ferita si è infiammata. Come è potuto succedere?» continuò la voce.

«Quanto a te, non hai paura di morire? Hai detto che sei preoccupato per tuo fratello minore, ma non sai nemmeno come gestire il tuo carattere.» Poi qualcosa di caldo mi toccò la testa facendomi trasalire.

«Esci!»

«Non parlare troppo, usa le tue energie per qualcos’altro.» Sul suo bel volto si disegnò un sorriso. Non avevo un quadro chiaro dei suoi lineamenti, ma era quello che avevo visto.

«Cosa fai?» Chiesi con gli occhi semiaperti.

«Davvero vuoi saperlo?» una faccia poi balenò davanti a me. Dopo un po’, sentii che la mia ferita veniva di nuovo bendata e che qualcuno mi stava cambiando i vestiti. Non sapevo cosa successe dopo perché ero svenuto di nuovo.

«E se ti provocassi un incubo?»

  *******************

Mi svegliai ed aprii gli occhi per trovare Pete seduto sul bordo del letto mentre scriveva sul suo telefono. Doveva aver intuito che mi ero già svegliato ed alzò lo sguardo verso di me.

«Hai dormito abbastanza bene.» 

Mi appoggiai sui gomiti e scoprii che la mia testa era appoggiata su un cuscino ed ero avvolto da una coperta.

«Ehi …» lasciai uscire una voce roca. Ma Pete era piuttosto impegnato in quello che stava facendo e non prestò attenzione a quello che stavo dicendo. «Grazie.» Riuscii a dire a bassa voce. Pete poi si voltò nella mia direzione, lasciò cadere il telefono e indicò il mini tavolo accanto a me.

«Mangia un po’ di porridge così potrai prendere le tue medicine e dormire.»

«Adesso puoi andare, Pete. Posso prendermi cura di me stesso.»

«Ehi. Sono qui perché sono tuo amico. E poi, nel caso avessi di nuovo la febbre, almeno ci sarà qualcuno che ti aiuterà ad alzarti.» Rimasi sorpreso di vedere quanto fosse gentile con me. Se non fosse stato per lui e Arm, non sarei stato in grado di sopravvivere in quella casa da solo.

«Sto bene, Pete. La medicina sta già facendo effetto.» Gli dissi, guardando il mio braccio fasciato di recente. Faceva ancora male ma non come prima. 

«Grazie.» Dissi di nuovo verso di lui e il bastardo mi lanciò uno sguardo confuso. Mi guardai il braccio e poi Pete capì immediatamente quello che volevo dire.

«Ohh.» Disse Pete facendo una smorfia sospettosa. 

Mi chiesi poco dopo se quello che era successo prima fosse un sogno oppure no. Avevo visto Kinn in preda al panico, che ordinava alle persone di aiutarmi, mi aveva persino dato un piccolo bacio sulla fronte. Non ricordavo tutto, se era successo davvero o se era solo la mia immaginazione. Avevo anche sentito forti litigi in sottofondo come se fossi ancora rimproverato dalla gente di Kinn.

Mi alzai e sollevai il bicchiere d’acqua accanto a me. Alleviai la secchezza della mia gola e poi mi diressi verso il porridge.

Ero perso nei miei pensieri che erano pieni di Kinn. Non riuscivo ad accettare il fatto che fosse sempre presente, come un ricordo inconscio. Anche la scena del poligono si era aggiunta ai miei pensieri. 

Che diavolo stavo pensando? Chiedere qualcosa del genere davanti alle sue guardie del corpo. Era davvero gay? O stava solo fingendo per farmi incazzare? Dovevo chiedere a Pete e farmi dare delle risposte?

«Pete ..» Pete alzò la testa per guardarmi.

«La prossima volta puoi venire con me al poligono di tiro?» chiesi mentre mangiavo il porridge.

«Hahahah. Non sei nemmeno minimamente spaventato, vero? Sì. Posso venire con te.» disse ridendo mentre si chinava per continuare a giocare sul telefono.

«Allora, vuoi a gareggiare con me? Chi ottiene il punteggio più basso, perde.» Gli dissi. Mi rispose qualcosa di incomprensibile perché era troppo impegnato a giocare. 

«Ma il perdente deve togliersi ogni volta un capo di abbigliamento.» Dissi con esitazione. Pete mi guardò improvvisamente come se avessi dichiarato la sua condanna a morte.

«Che ti succede?» chiese.

«Emh … cosa ne pensi?» domandai a bassa voce e lui sembrò allarmato.

«Sei pazzo? Vuoi davvero vedere il mio corpo?» Pete mi disse alzando la mano per proteggere il suo corpo.

«Voi ragazzi, di solito non lo fate?» Gli chiesi in tono irritato. Avevo pensato che potesse essere una roba normale da fare tra loro, mostrare i loro corpi per mettere gli amici in imbarazzo per divertimento. 

«Nessuno gioca così Porsche.» Disse Pete prima di fermarsi e stringere gli occhi per guardarmi: «Chi ti ha chiesto di giocare in quel modo?»

«Nessuno! Ho solo chiesto.» risposi subito dopo.

«Ehi. Chi vuole vedere il tuo corpo in forma e sodo, eh?» Pete alzò un dito e me lo puntò in faccia. Distolsi lo sguardo da lui e continuai rapidamente a mangiare la ciotola di riso.

«Ho finito di mangiare. Puoi andartene adesso, Pete.» Dissi con urgenza.

«Chi è, eh? Potresti piacere troppo a questa persona se per vederti nudo usa certi trucchetti.» Pete continuò a stuzzicarmi mentre si faceva strada verso di me.

«Merda Pete! Vattene!» Lo spinsi subito e mi sistemai nel letto, preparandomi a dormire.

«No. Dormirò qui con te. Preparo solo un futon e un cuscino in più.» indicò fuori e vidi un set completo di coperte e cuscini.

«Non sei obbligato.»

«Hai una lezione domani?» rispose, non prestando molta attenzione a quello che avevo detto. Continuò solo a sistemare il letto, poi si sdraiò e si coprì con una coperta.

«Si.»

 «Puoi partecipare, vero?»

«Perchè ti preoccupi così tanto di Pete? Te l’ho detto, sto bene.» Dissi frustrato. 

Sono molto più forte di quanto tu pensi che io sia. Inoltre il proiettile non mi ha nemmeno colpito direttamente il braccio.

«Posso venire con te?»

«Perché?» chiesi.

«Voglio solo vedere com’è la vita universitaria. Domani mi prenderò un giorno libero e verrò con te a vedere le ragazze che ci sono. Suona bene?» si alzò e posò il mento sul mio letto mentre chiedeva il mio permesso.

«Non hai mai studiato all’università?» domandai perché pensavo avesse la mia stessa età.

«Non sono stato in grado di farlo. Ho finito per essere un pugile professionista e ho iniziato a lavorare qui, e mi ha decisamente aperto gli occhi.» aggiunse.Sembrava non avesse mai incontrato qualcuno della sua età, avevo anche ipotizzato che fosse un anno più grande di me o qualcosa del genere, quindi accettai semplicemente cosa mi aveva detto.  

Dopo la nostra breve chiacchierata presi la medicina, spensi le luci e mi sdraiai per riposarmi un po’. Quella notte sarei rimasto lì perché quando mi voltai per vedere l’orologio al muro era già mezzanotte. 

Avevo appena mandato un messaggio a mio fratello dicendo che quella sera non sarei tornato a casa. Da quando avevo iniziato a lavorare lì, non riuscivamo a vederci in modo corretto. Lui di giorno andava a scuola ed io di notte lavoravo. Senza contare che a volte mi ero ubriacato ed avevo dormito qui, o meglio nella stanza di Kinn.

Sono davvero confuso su quello che sta succedendo tra di noi. Ma c’è una cosa che muoio dalla voglia di sapere.

Kinn è gay?

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.