EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 14

-Mark Masa –

Vee Vivis
5 settimane fa

Foto con mia madre e mio padre che mia moglie ha scattato – con Mark Masa

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Stavo scorrendo per vedere alcuni post che Vee aveva postato diversi giorni fa. Quella era la foto che avevo scattato quando P’ Vee stava abbracciando sua madre, mentre suo padre e suo fratello si stavano avvicinando e si erano uniti a loro. Mi ero seduto e guardavo sorridendo la didascalia del post, molto aspra, e ridevo dei commenti. Mi ero appena reso conto che anche P’ Yoo stava giocherellando su Facebook come gli altri, vedendolo rispondere ai commenti di P’Kla.

YiWa: Ostentarlo così apertamente.

Yuyei LnX: Tutta la famiglia, è una bella cosa.

Tootsie Li studies mechanics: Ha bisogno di avere me e Yoo nella foto.

Hittee doesn’t just hit iron: Dovrebbe tenermi accanto alla mamma come moglie di P’ Yoo.

Pandora: Potrei essere solo una ciotola di Tom Yam, andrebbe bene, così poi lui dovrebbe mangiarmi.

Kampans house has a lamp bigger than a tank: Chi sta scattando la foto?

Ponpapa pat: Il tuo fratellino è molto bello Yoo Yatipat.

Bar Sarawut: Famiglia calorosa.

Future Forfun: Presuntuosi, nessuno della famiglia ha risposto ad alcun commento.

Tonkla: Voglio baciare le guance delle mamme.

Yoo Yatipat: Mia madre Tonkla.

Tewpai Prompong: Voglio insegnare a P’Mark un po’ di fotografia.

Vee Vivis: Mia moglie Tewpai Prompong

Rocks shining in the sky: Ricevere la laurea quest’anno, un dieci per l’architettura e un dieci per l’ingegneria, non riesco nemmeno a mangiare con loro.

Dew Daly: Non posso, ma se potessi mangiare, allora ci proverei…

Pond Pawee: E il premio per la tua pagina è appena peggiorato per la stagione. Dew Daly

Mi ero lasciato sfuggire un’altra risata mentre leggevo il commento di Pond. P’Vee si era girato a guardarmi e così gli avevo mostrato il telefono. Mi guardava con aria calma, come se stesse per dire qualcosa, ma alla fine non aveva detto nulla, anzi aveva solo sospirato profondamente.

“Cosa?” Gli chiesi.

“Di sicuro ti mancherò molto. Solo per questo, stai già guardando la mia foto.” Disse.

“Beh, è ovvio che mi manchi già.” Risposi. Come potevo non farlo, quando lui si era spinto così lontano? Ci volevano ore di viaggio per andare a farci visita. 

Si trattava anche di trovare il tempo e di far coincidere il nostro tempo insieme. A quel punto avrei avuto un gran desiderio di lui, fino a quasi morire.

“Non tenere il broncio come un bambino.” Disse, prima di allungare la mano per toccarmi la testa come per consolarmi.

“Come tengo il broncio? Non lo stavo affatto facendo.” Risposi, facendolo ridere.

“Allora cos’è questa cosa che stai facendo vicino a me?” Disse come se volesse ridere. La sua mano, che prima mi strofinava la testa, ora si era spostata verso il basso per stringermi dolcemente la guancia.

“Basta, guida con prudenza.” Gli dissi, prima di sfregarmi la faccia. Rise di nuovo prima di voltarsi e continuare a guidare.

Chon Buri

Quella era la nostra destinazione, in un luogo lontano da dove vivevamo insieme. Diversa provincia e diversa atmosfera. P’Vee doveva andare a lavorare e conoscere persone nuove. Doveva conoscere una società completamente nuova, che poteva essere impegnativa, ma anche molto valida e questo gli faceva apprezzare il fatto di lavorare lì. Doveva lavorare in quel posto, la parola lavoro ora era la sua vita. Non era più solo studiare e poi tornare a casa, perché P’Vee doveva vivere lì, in quel posto dove non potevo andare anch’io, o stare con lui tutti i giorni.

Quanto tempo sarebbe rimasto l, non lo sapevo.

“Perché hai quella faccia?”

Non sapevo come rispondere perché non sapevo che tipo di espressione, o sguardo avessi. Ero consapevole solo del fatto che non volevo che il lunedì arrivasse, perché era il giorno in cui sarei dovuto andare via. 

“Mark…”

“Cosa?” Domandai e lui scosse la testa.

“Non fare quella faccia o faccio inversione di marcia.” Disse lui. Nel mio cuore accettai anche di voler tornare indietro, di fare un’inversione a U. Però non potevo che parlarne in cuor mio, perché una persona di quest’età dovrebbe essere razionale.

“Cerchi di fare lo spiritoso? Continua a guidare.”

“Non sei divertente.” Disse P Vee, e così mi girai e guardai fuori dal finestrino.

Già, non ero divertente. Non volevo essere spiritoso. Se far tornare indietro questa macchina era una battuta, allora volevo che diventasse reale. Non avevo nessuno, eccetto P’Vee. Avevo degli amici che erano sinceri, e avevo anche la sua famiglia. Era un bene che avessi sua madre e suo padre, ma non era la stessa cosa. Non era come stare insieme tutti i giorni. Non dovevamo mai chiedere niente, né parlare, eppure ci capivamo. Forse era lo sguardo che usavo per cercare di ingannarlo, ma lui riusciva comunque a percepire quello che gli dicevo. Lui poteva vedere, e allora perché dovrei voler stare lontano dalla persona che era tutto per me?

Non era affatto divertente, neanche un po’.

“Non possiamo proprio tornare indietro.” Risposi.

“Sì, beh, mi fa venir voglia di non andarci. Come dovrei vivere quando mi mancherai così tanto.”

“In questo momento stai facendo anche tu il dolce?”

“Lo gusti ogni giorno sulle mie labbra.”

“Phì, porca puttana.” Non sapevo che dire. Ogni frase mi si era bloccata in gola e dovetti inghiottirle quando mi diceva cose del genere.

“Devi parlare con quel tono di voce?” Si voltò verso di me, così storsi la bocca e mormorai in risposta quando lo guardai. “Sì, lo assaggio ogni giorno, ed è così dolce ogni volta.” Giusto?

“A che ora arriveremo?” Gli domandai.

“Nel tardo pomeriggio.” Lui rispose ed io quasi svenni. Se avessi dovuto guidare per andare a trovarlo, avrei dovuto perdere un giorno intero?

“È così tanto tempo.”

“Perché, hai fame?”

“No.” Risposi scuotendo la testa. Perché avrei dovuto avere fame? Poco prima non volevo fermarmi a mangiare, stavo così perché stavo calcolando il tempo e la distanza.

“Quando verrai, non dovrai guidare Mark. Non te lo permetterò. Dovrai stare seduto su un aereo per appena un’ora, ok? Poi potrai vedermi, quindi perché sei così paranoico, eh?” Prima di allungare la mano e accarezzarmi la guancia, lo implorai distrattamente, strofinando la mia guancia sulla sua mano.

“Non voglio perderti Phì.”

“Oh! Se non sentirai la mia mancanza, allora chi ti mancherà?”

“Voglio stare sempre con te.” Gli dissi, prima di girarmi verso di lui, e nello stesso istante, anche lui si voltò a guardarmi.

“Che tu sia maledetto.” Giurò, prima di tornare a guidare come se fosse di cattivo umore.

Potevo solamente stare in silenzio perché non sapevo cosa avevo fatto di sbagliato.

“Ho davvero voglia di lasciare qui l’auto, di prenderti in braccio e di baciarti.”

“Fallo.” Gli dissi, girandomi a guardarlo.

“Mark, non sfidarmi.”

“Chi sta sfidando?”

Si sentiva il rumore delle ruote stridere con forza attraverso l’asfalto, mentre P’Vee accostava bruscamente l’auto sul ciglio della strada. La persona più grande si girò improvvisamente e mi guardò una volta che l’auto era ferma. I suoi occhi acuti mi osservarono, non con rabbia, né con il desiderio di sfidarmi, ma tremava ed esprimeva gli stessi sentimenti che avevo io.

“Tu…”

“Uh…” P’Vee mi baciò. Le sue bellissime labbra si unirono alle mie non appena mi accinsi a distogliere lo sguardo da lui e invece mi fece chiudere gli occhi per sperimentare il tocco severo. Schiacciò la sua bocca sulla mia fino a farmi a malapena respirare e, tutto quello che riuscii a fare, fu aprire la bocca, lasciandolo penetrare e rafforzare la sua proprietà e il suo possesso su di me.

Lentamente, in risposta, lo baciai, mentre rilassava e rallentava il ritmo. Ora era il mio turno di rivendicare e ribadire che i dolci baci e quella dolce bocca mi appartenevano.

“Mark…”

Mi avvicinai per poterlo incontrare di nuovo, mentre la sua voce suonava triste. Quando mi chiamò, non era solo un’esigenza o una risposta, mi stava raccontando i suoi sentimenti. Trasmettendoli in modo che potessimo ricordare come ci sentivamo in quel momento. Quanto bramavamo l’un l’altro, quanto fossimo preoccupati.

Sapevo che lui aveva paura, anch’io ero in ansia. Era una cosa di cui avevo paura anch’io. Io sarei tornato alla solita vita sociale, alla stessa atmosfera, non come P’Vee. Chi avrebbe incontrato? Ci sarebbe dovuto pur essere qualcuno a cui sarebbe piaciuta la persona che amavo e che sarebbe stata buono con lui. Se si fosse ammalato, chi si sarebbe preoccupato per lui? Chi si sarebbe seduto a mangiare con lui? Chi avrebbe parlato e riso con lui? Qualcuno che non ero io, qualcuno che in quel momento non avrei potuto essere per lui. Sapevo che anche lui provava la stessa cosa.

Ecco il significato del nostro bacio in quel momento.

Eravamo arrivati a Chon Buri quasi a metà pomeriggio, proprio come aveva detto P Vee. Ci era voluto un po’ di tempo per arrivare al suo alloggio. Prima mi aveva portato a passare davanti al suo posto di lavoro, ma tutto quello che avevo potuto vedere era una recinzione, e avevo capito che il suo alloggio non era troppo lontano. In confronto alla facoltà e al mio edificio, però, era più lontano. Portammo le cose fino alla sua stanza, che non era diversa da qualsiasi altra normale stanza. Aveva gli stessi elettrodomestici perché la persona che l’aveva scelta l’aveva fatto così affinché potessi venire ad alloggiare anche io.

“A che ora dovrò svegliarmi per arrivare alle 8 in punto?” Disse Phì dopo aver posato l’ultima borsa sul pavimento.

“È proprio laggiù.” Mormorai, indicando la finestra. Da li si poteva vedere ancora il tetto.

“Beh, devo guidare molto? Non posso solo osservare e poi arrivare.” Disse lui.

“Vado a controllare l’acqua e l’elettricità.” Replicai prima di andare in bagno.

Cominciai a controllare la potenza dell’acqua per P’Vee, la quale non doveva essere un problema. Il balcone all’esterno disponeva anche di un lavandino che sembrava piuttosto bello. All’interno controllai le luci e le accesi in ogni punto. Le tende non erano impolverate, e una volta aperte, si poteva trovare la giusta quantità di luce. Camminai in giro un paio di volte controllando tutto. Per quanto riguardava il proprietario della stanza, quello che effettivamente pagava l’affitto, se ne stava seduto a guardarmi sorridendo, dondolando i piedi all’estremità del letto.

“Sei proprio come mia madre in tutto e per tutto.” Disse una volta che avevo finito i controlli e annuì in segno di approvazione.

“Beh, è importante.” Risposi.”Se ci fosse qualcosa di guasto, allora potrebbe essere riparato in tempo. Non significa che ci sia, ma se non venisse riparato sarebbe un’ulteriore complicazione.

“So che è importante.” Replicò, prima di allungare il braccio davanti, il suo gesto per farmi avvicinare in modo che potesse abbracciarmi.

“Ho fame.” Dissi mentre mi avvicinavo.

“Mmm.” Lui annuì lentamente mentre mi abbracciava attorno alla vita senza stringere, prima di appoggiare il suo bel viso sul mio petto.

“Che c’è?”

“Eravamo andati al mare in quel periodo, giusto?” Chiese.

“Sì.” Annuii, mettendo un braccio intorno al collo della persona che si teneva stretto ai miei fianchi in un modo a cui non potevo resistere. Pensare a quel periodo, era troppo.

Ripensando a quella volta, non avrei mai immaginato che saremmo finiti qui, l’uno accanto all’altro, proprio ora, in quel modo. In quel momento, non avrei mai pensato che avrei abbracciato quella persona chiamata Vee Vivis, una persona che prima era appartenuta a qualcun altro. Una persona che mi aveva ferito e causato dolore in passato. Quella persona che aveva impiegato il suo tempo per cercare di riconciliarsi con me, che mi riempiva di questi sentimenti, quella persona che mi apparteneva.

“Mi manca, anche se non è stato proprio tutto perfetto, mi manca lo stesso.” Allora, avevamo litigato e dopo il colore nebbioso del mare, era diventato più chiaro e luminoso all’istante.

“Sì, manca anche a me.”

“Ho scelto di lavorare qui, così da poter viaggiare insieme quando verrai e resterai qui anche tu.”

“Non dobbiamo preoccuparci l’uno dell’altro.” Dissi, scuotendo la testa verso di lui.

“Oh? Beh, io voglio farlo, se si tratta di te, allora lo pretendo.” Rispose lui.

“Ahah!” Risi e lui alzò la testa per guardarmi.

“Non posso?”

“Puoi.” Gli dissi, poi mi chinai a baciargli delicatamente le labbra.

“Hmmm… appena ne avrò la forza, ti porterò fuori a cena.”

“Phì, è troppo.” mormorai.

Così non mi portò a mangiare, invece decise di portarmi fino all’oceano. Il lungomare era pieno di molte cose, sia che si trattasse di souvenir, sia che si trattasse di cose da mangiare. Cenare in riva all’oceano in quel modo era piacevole e rinfrescante.

“Ti ricordi che durante quel periodo al mare, ho dovuto riportarti nella tua stanza?” Non stavo pensando all’ubicazione della stanza, né alla persona che aveva passato la notte, ma al fatto che ero sorpreso che uno come lui se ne ricordasse.

“Ti ricordi?” Chiesi in risposta, perché P’Vee non ricordava mai niente di importante, che si trattasse di compleanni, anniversari o di qualunque giorno fosse. 

Anche io non prestavo molta attenzione a queste cose. Sapevamo da quanto tempo stavamo insieme grazie ai promemoria che spuntavano regolarmente su Facebook ogni anno.

“Sì.”

“Questa volta mi porti tu?”

“Beh, se non vuoi aspettare di tornare in camera per fare la stessa cosa, allora va bene.”

“La stessa cosa? P’Vee…”

“Hai una boccaccia.”

“Sei cattivo.” Dissi, lanciandogli una grossa chela di granchio. Finì nel piatto della persona che mi aveva messo in imbarazzo. Lui rise come se fosse contento, prima di dire che stava solo scherzando con me. Se l’avessi preso sul serio, non gli avrei permesso di avere quello che voleva in quel momento.

“Vuoi questo gambero?” Chiese mentre lo sgusciava. Guardai di lato, prima di prenderlo e metterlo in bocca.

Mangiai in silenzio, ma ero consapevole che le mie gambe dondolavano perché stavo mangiando qualcosa di delizioso.

Avevo capito perché a P Bar piaceva che il dottore sgusciasse il gambero e glielo offrisse. Oltre a non sporcarsi le mani, era anche molto più dolce. Dopo aver sgusciato il gambero, P’Vee cominciò a mettermelo in bocca. Era un po’ diverso da come lo facevano il dottore e di P’Bar, perché P’Vee lo infilava e basta, ma agli altri due piaceva fissarsi l’un l’altro prima di mangiare.

“Dopo aver finito di mangiare, mi porti a fare una passeggiata?” Sorrisi alle sue parole schiette, come se mi stesse chiedendo un appuntamento. Parlava senza guardarmi, come se non avesse fiducia, la sua voce pacata.

“Davvero vuoi solo fare una passeggiata?”

“Sì, solo una passeggiata. Tutto qui.” Sorrisi divertito, pensava che glielo proibissi? Lo guardai e non potei fare a meno di ridere ancora di più perché iniziò ad arrossire.

“È molto soleggiato, non credi?” Fingendo che fosse quello il motivo per cui le sue guance erano diventate rosse.

“In questo momento sono le sei del pomeriggio.” Dissi, indicando il sole dietro di lui che stava tramontando nell’oceano, eppure lui cercò ancora di dire che la luce del sole era potente. Indicai il colore arancione, alzando le sopracciglia.

“Accidenti a te, mangia e basta, così possiamo andare.”

Mark Masa
Adesso

Oggi c’è il sole?

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Avevo fatto una foto a P’Vee che stava mangiando gamberi, anche se fare una foto così lo avrebbe fatto sembrare brutto, ma in realtà non lo era. Sembrava comunque molto bello, perché combinato con la luce del sole, feci in modo che si potesse vedere solo la sua ombra che mangiava i gamberi. Solo che, tuttavia, molte persone già sapevano che la persona nella foto era P’Vee.

James reads that James is not James: Chi è, la foto di tuo marito?

Bar Sarawut: Dietro ad uno scudo.

Future forfun: Non è ancora finita la pausa di fine anno.

Yiwaa: Voglio che qualcuno mi spedisca a lavorare.

Hitee doesn’t just hit iron: Dovrai continuare a studiare Yiwaa

Pond Pawee: È sicuro, sempre molto sicuro.

Tonkla: L’atmosfera è dolce, ma vedere la faccia di Vee è troppo teatrale.

“Vedi cosa dice P’ Kla?” Dissi prima di mettere il mio telefono davanti a P’Vee per farglielo vedere.

“Che stronzo di amico. Come faccio a non essere dolce?” Disse lui.

“Vorrei uscire per un appuntamento, non l’abbiamo ancora fatto Phì.”

“Beh, non so come fare affinché ti faccia piacere, io… non te l’ho mai chiesto.” Disse imbarazzato, e così sorrisi.

“Hai detto che volevi fare solo una passeggiata insieme, vero? Solo questo, tutto qui?” Chiesi.

“Beh, se è così, possiamo fare una passeggiata e tenerci per mano, giusto?” Disse, avvicinando il suo viso al mio, mentre, nello stesso momento, posai lentamente il mio bicchiere d’acqua ed evitai il suo sguardo.

“P’Vee.”

“Cosa c’è che non va? Non vuoi camminare mano nella mano?”

“Dannazione.”

Non avrei mai pensato di poter passeggiare sulla spiaggia accanto a P’Vee in quel modo, non avrei mai pensato che avremmo dovuto viaggiare, o spostarci in un nuovo ambiente a tutti i costi. Ora provarlo, era davvero una bella sensazione. Stare così, mi faceva venire voglia di fermare il tempo esattamente in questo punto.

“Bellissimo.” Disse P’Vee guardando l’oceano. La luce del sole era in procinto di scomparire, emergendo solo un poco, come per dire addio al cielo. Appariva triste nell’andarsene, ma era ancora bellissimo da guardare.

“Sì, è bellissimo.” rispolsi dopo essermi guardato.

“Voglio fare una foto con te.” sussurrò P’ Vee.

“Come?”

“Beh, qualche selfie fuori dalla camera da letto, così tuo padre non avrà troppe obiezioni.” Disse e io annuii come se avessi capito, prima di avvicinarmi a lui.

“Dove devo mettermi?” Domandai, muovendomi per trovare un punto, fin quando finalmente P’Vee si spostò dietro di me e appoggiò il mento sulla mia spalla.

“Fallo come se fosse un selfie in camera, solo che cambiamo semplicemente lo sfondo.” Disse.

“Allo stesso modo…”

P’Vee scattò la foto proprio nel momento in cui mi girai verso di lui. Nella foto che ne era venuta fuori, sembrava che mi fossi girato per dargli un bacio sulla guancia, con lui che sorrideva con soddisfazione alla macchina fotografica. Dietro di noi l’oceano, arancione scintillante e rosso brillante dovuto ai residui raggi del sole.

“Cavolo se sono bello.” Sospirai alle parole presuntuose di P’Vee.

“Continuiamo a camminare o torniamo indietro?” Gli domandai.

“Chiedere questo non è per niente romantico.”

“E tu sei romantico?”

“Sì. Sono il padre del romanticismo. Kan potrebbe esercitarsi per dieci anni e sarebbe ancora solamente la metà di me.” Sospirai di nuovo quando lo sentii. Avrebbe sicuramente ottenuto il primo posto per il vanto.

“Allora, qual è la risposta alla mia domanda?”

“Non torniamo indietro.”

“Tra poco farà buio.” Gli dissi, perché, mentre la luce del sole scompariva, anche il luogo in cui ci trovavamo cominciava a diventare piuttosto buio. Non avevo bisogno di predire che presto non saremo nemmeno stati in grado di vedere la sabbia. Era un bene però che c’erano ristoranti e negozi di souvenir. Un gruppo di persone era ancora seduto a bere birra e speravo che, una volta finito, non lasciassero la loro spazzatura alle spalle.

“Beh, se è così allora possiamo tornare a piedi, forse è abbastanza.” Disse lui e io annuii.

Passeggiammo insieme senza fretta, lentamente. Temendo il buio, però, non ci eravamo trattenuti e non avevamo cercato di catturare il momento. Tornammo insieme e volevo solo fermare il tempo. Potevamo solo camminare uno accanto all’altro, senza parlare. C’erano solo il suono dei nostri cuori che battevano un pò più forte di prima a causa della camminata. Nessuno dei due però si era lamentato.

“P’ Vee.”

“Hmm?” Gli tirai la camicia e così lui smise di camminare, girandosi poi a guardarmi.

“Voglio una birra.”

“Proprio adesso?” 

“Sì.”

“Dove?”

” In macchina.” Dissi, indicando poi la mia macchina, che ormai usava P’Vee.

“Tu…”

“Hai detto che non sono romantico. Seduti nel retro della macchina, abbracciati e a bere birra in riva al mare.”

“Dannazione.” P’Vee imprecò ancora una volta. Le sue lunghe gambe si diressero verso la macchina, sbloccando e aprendo la portiera posteriore. Quanto a me, mi ero avvicinato e avevo comprato due lattine di birra, offrendogliene una con tranquillità.

“Ecco.”

“Solo questa? Sei venuto a piedi solo per comprarne una lattina?” Mi guardò incredulo e io mi limitai a ridere, appoggiandomi con il fianco alla macchina.

“Non voglio ubriacarmi.”

“Allora perché la volevi?”

“Volevo l’atmosfera.” Risposi, poi inclinai la lattina per brindare.

“Stai cercando guai parlando di ‘consumare’ qualcosa con me.” Mi girai e lo fissai.

“Non è vero.”

“Stai arrossendo.”

“Ehi!” Mi spostai quando P’Vee attaccò la lattina di birra alla mia guancia.

“È davvero rossa.”

“Sono ubriaco.” Risposi.

” Sei davvero ubriaco? Per una birra?” Chiese il bel ragazzo sorridendo, ma io ero imbarazzato. La cosa assurda era che volevo creare un’atmosfera romantica, volevo fargli sapere che anch’io potevo regalare momenti romantici. Ma quando avevo provato a farlo, mi ero ritrovato in imbarazzo per le sue parole, parole che non erano nemmeno romantiche, eppure il tono di voce che usava era molto dolce.

“Sei ubriaco.” Dissi, appoggiando la testa sulla sua spalla.

“Mark.”

“Non posso?” Spostai la testa per chiedere perché avevo paura che si preoccupasse troppo della sua immagine. Tuttavia non riuscivo proprio a sopportarlo, volevo stargli vicino, passare più tempo possibile insieme.

“Non supplicare.” Si era avvicinato e mi aveva baciato. Il piacevole aroma della birra indugiava sulle mie labbra, e anche se era la stessa birra che avevo bevuto, era sorprendentemente molto più dolce.

“Non stavo implorando.”

“Non lo stavi facendo?”

Non risposi, mi limitai a fissarlo negli occhi.

“Cos’è che vuoi? Non rispondere che mi vuoi, dobbiamo essere sinceri.”

“P’Vee.” Lo spinsi quando si chinò di nuovo verso di me.

“Dimmi che cosa vuoi.” Disse avvicinandosi di più, senza curarsi della mia mano che spingeva sul suo petto.

“Vo…voglio un’altra birra.” Risposi agitando il resto della mia lattina.

Bacio!

“Cosa?” P’Vee alzò le sopracciglia e chiese mentre lo guardavo.

“Perché mi hai baciato?” Chiesi.

“Parla senza quel tono di voce.”

“Cazzo!”

Bacio!

“Ancora?”

“Dannazione!” Dissi dolcemente con il viso rosso.

Bacio!

“Ancora? Uh…” Questa volta fui io ad usare la mia mano libera per avvolgere il collo di P’Vee e portare le sue labbra sulle mie in un morbido bacio. Affidando tutti quei desideri e sentimenti a quella bella persona di fronte a me, nello stesso modo in cui anche lui mi aveva baciato con dolcezza. Una dolcezza che dovevamo afferrare subito. Quando il sole era tramontato e l’oscurità era arrivata, le nostre birre erano finite, ma ci sentivamo ancora come prima.

“La birra della tua bocca è così dolce.” Disse prima di chinarsi a baciare l’angolo della mia bocca.

Dannazione! P’Vee non era il padre del romanticismo per cui Kan avrebbe avuto bisogno di esercitarsi dieci anni per diventare la metà di lui, ma invece era il tipo di romanticismo che non era paragonabile, anche se qualcuno si fosse esercitato così tanto, non avrebbe avuto importanza.

Non volevo mettermi in mostra.

Ma anche la birra dalla bocca di P’Vee era molto dolce.

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