EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 13 (M)

-Vee Vivis-

Lasciai che Mark salisse per primo nella stanza così da poter mandare i miei genitori a letto insieme a Yoo. In passato non ci importava molto di cose come quella, ma in quel momento stavo cominciando a diventare più consapevole che dovevo esprimere il mio amore, essere grato più spesso e fare meno errori. Per Yoo, non era così perchè sarebbe restato ancora a casa ma io invece dovevo andarmene lontano dai miei genitori e credo mi sarebbero mancati molto. 

“Vee, riguardo a Ploy, sei riuscito a essere chiaro, giusto?” Mio padre si voltò per chiedermelo.

“È molto chiaro, proprio come puoi vedere. Siamo persone completamente estranee l’una dall’altra.” dissi.

“Spero che anche tuo nong capirà, figliolo.” replicò mia madre prima di massaggiarmi la testa.

“Mamma, intendi Mark?”

“Sì. Parla come se capisse, ma potrebbe essere molto preoccupato.” disse mamma.

“Non pensi troppo? Non ti comporti un po’ come uno stupido?” Alzai gli occhi verso Yoo che in quel momento mi stava travolgendo.

“Tuo fratello non ti aiuta a capire?” chiese papà.

“Ok sto pensando, ho capito.”

“Ma lo capisci però?”

“Oh, perchè tu, Yoo lo hai capito?”

“Se puoi veramente capire, allora vai a parlare con Mark invece di stare qui a litigare con tuo fratello.” disse papà, e così alzai le sopracciglia.

“Vai figliolo, e riguardo al lavoro, devi parlargli anche di questo.” continuò mia madre.

“Sì. Sogni d’oro.”

“Mia moglie.” disse mia madre prima di mettere un braccio intorno a mia madre prima che potessi abbracciarla e baciarla di nuovo sulla guancia.

“Urgh, ciao papà, dormi.” borbottai prima di salutarlo, rinunciando alle mie intenzioni di riabbracciare mia madre, e mi diressi verso la mia stanza.

Avevo detto a tutti che sarei andato a lavorare con l’inizio dell’anno nuovo. Eravamo d’accordo e quando ne parlavamo andava bene e ne valeva la pena. Riguardo alle sfide della partenza, ne avevo già parlato con i miei genitori, le conoscevano già e le capivano. L’unica persona rimasta era quella sdraiata nella stanza. Sapeva che devo andare a lavorare, solo che non gli avevo ancora detto in quale giorno.

“Sei già qui?” chiese Mark. Era in pigiama e mi piaceva molto. Annuii e mi avvicinai a lui.

“Non volevi vedermi?” dissi mentre provavo a levarmi l’abito che avevo indossato tutto il giorno. Provai a rimuoverlo, ma era difficile.

“Vieni qui.” disse Mark prima di aiutarmi a slacciare i bottoni sul collo.

“È stretto.” dissi spostando il collo per aiutarlo ancora una volta.

“È perché stai ingrassando.”

“Veramente?” Rimasi immobile per qualche istante, chiedendogli seriamente.

“Questo è quello che sembra.” disse Mark prima di rimuovere gradualmente ii bottoni. Spostai un po’ il collo, sentendomi come se potessi respirare più comodamente.

“Dovrei venire in palestra con te, sarebbe bello, vero?” chiesi.

“Ho smesso di andarci già da tempo.” rispose Mark.

“Ma mi hai detto che sto ingrassando.”

“Ma non ho detto che fosse brutta la cosa.” replicò Mark.

“Hmm … ho dimenticato di chiederti quale stile ti piace.” Dissi avvicinandomi a lui, quasi toccandolo prima di cercare di incrociare i suoi occhi in quello spazio angusto.

“Ebbene, il tuo stile.”

“Come il mio?”

“Sì, d’accordo.”

“Quale stile?”

“Qualunque cosa va bene, se sei tu, allora è abbastanza.” disse e poi mi spinse via, così mi fermai raggiante e soddisfatto.

“Sì? È una risposta molto degna.” Dissi prima di baciargli dolcemente il naso. Si allontanò prima di socchiudere gli occhi su di me.

“Vai a farti una doccia.”

“Mi mandi a fare il bagno?”

“Quindi non hai abbracciato nessuno, né sei stato accanto a nessun altro, nemmeno io sono sicuro.” disse, il che mi fece capire immediatamente a chi si riferiva Mark.

“Vado a fare la doccia immediatamente, me ne vado subito.” dissi ed afferrai un asciugamano, gettandolo sopra la mia spalla e rapidamente andai in bagno a causa dello sguardo feroce che Mark mi stava inviando.

Non mi ci volle molto per lavare il mio corpo stanco. Ci misi però molto tempo a preparare le parole che volevo dire alla persona che stava aspettando fuori. Il primo problema riguardava Ploy, ma in momento non ero così preoccupato perché potevo dire onestamente che non c’era proprio niente lì. Potevo sorriderle e non pensare proprio niente. Quanto alla seconda questione, era più grave perché se Mark si arrabbiava, non sapevo come avrei potuto riconciliarmi con lui.

“Dov’è la mia maglietta blu, è sparita.” Mi voltai per chiederglielo. Era sdraiato a giocare con il suo telefono, ma si sedette, guardandomi confuso.

“Indosso quella grigia.” disse guardando la mia maglietta sul suo corpo.

“Oh, allora dov’è finita? Era quella blu che indossavi l’ultima volta.”

“Oh, dov’è?” Si avvicinò per cercare nel mio guardaroba la camicia che avevo menzionato, ma potevo dire che non sarebbe riuscito a trovarla perché l’avevo già nascosta in un angolo dell’armadio.

“L’hai trovata?”

“L’ho vista non molto tempo fa.”

Disse Mark spostandosi ulteriormente nell’armadio per cercare. Quanto a me, mi avvicinai a lui.

“Tu..”

“Hmm?”

“Mark.” Lo chiamai, poi gli feci scivolare le braccia intorno alla vita, tirandolo indietro verso di me ma senza farlo voltare per guardarmi.

“Cosa? Mi hai chiesto di trovare la tua maglietta.”

Una schiena sottile e leggermente vestita era attaccata al mio petto umido. Sotto Mark indossava dei boxer, ma per quanto mi riguardava, avevo solo un asciugamano avvolto intorno alla vita.

“Ho bisogno di parlarti di una cosa.” Gli sussurrai vicino all’orecchio.

“Ehm, allora parla.” Disse Mark, con la voce che tremava più del solito, e sapevo anche che abbracciarlo da dietro in quel modo, gli piaceva. Gli piaceva quel tipo di abbraccio, anche se non me l’aveva mai detto, lo sapevo e basta.

“Te lo dirò.” Gli dissi, premendo un bacio all’angolo del collo.

“Urgh, non posso.” Disse con voce roca, prima di cercare di allontanarsi, ma gli strinsi la vita in modo che non potesse allontanarsi e abbassai la bocca baciandolo dolcemente, assorbendo il suo profumo, finché non decisi che non volevo lasciarlo andare, nemmeno un pochino. 

“Non ho ricevuto alcuna ricompensa.” Mormorai, riferendomi alla cosa che avevo richiesto in precedenza, premendo con forza un bacio.

“Urgh … dimmi.”

“Hmm? Sì.”

“Cosa hai bisogno di dirmi.”

“Chiedo prima la mia ricompensa.” Negoziai, prima di voltarlo gentilmente a guardarmi.

“P’Vee.” Si lamentò Mark come se mi stesse implorando di dirgli prima la questione importante. Ma non potevo, più vedevo la sua faccia implorare in quel modo, più mi rendevo conto che non potevo dirlo.

“Chiedo prima la mia ricompensa.” Dissi, e lui sospirò con aria infelice, ma si avvicinò ancora a me.

“Hmmm.”

“Uh …”

Un bacio che non avevo iniziato io ma Mark. Si avvicinò e unì la sua bocca alla mia, essendo più piccolo dovette alzarsi in punta di piedi, ma non era importante perché anche io mi chinai per incontrarlo e gli avvolsi le braccia intorno alla vita come ogni altra volta che ci eravamo baciati. Quella volta però Mark aveva iniziato per primo e quel fatto mi aveva fatto sentire davvero bene.


“Basta.” Disse Mark dopo essersi allontanato, ma non poteva perché gli sorrisi, prima di ricongiungere la mia bocca con la sua.

“Hmm?”

“Uhh!”

Questa volta ero serio. Lo baciai davvero, non come poco prima quando stavamo solo muovendo le nostre labbra, in quel momento premetti la mia bocca sulla persona più giovane e lui non si era scostato o arreso, mi aveva solo baciato in risposta, invitandomi ad assaporare la dolcezza che era sulle nostre labbra.

Quella bella bocca si apri ed infilai lentamente la lingua all’interno. Non appena la punta della mia lingua sfiorò la sua, Mark catturò la mia, stuzzicandole insieme. Le nostre bocche si premettero di più l’una contro l’altra, il nostro ritmo dava un senso di eccitazione, raggiungendo ogni parte dell’altra bocca. Non lo feci perché volevo averlo. Sì, ero avido e sì ovviamente lo volevo, ma l’avevo fatto anche perché volevo che anche lui fosse felice. Non si trattava solo delle mie esigenze, ma del giusto tempismo e della giusta occasione per entrambi.

“Dimmi.” Disse Mark cupamente, ma io scossi ancora la testa.

Mi avvicinai per infilare di nuovo la faccia nell’angolo del collo di Mark, baciandolo ancora e ancora finché non voltò il viso verso l’alto in modo che potessi baciarlo ancora meglio.

La sua schiena era attaccata alla parete dell’armadio, il suo bel viso piegato leggermente verso il basso per guardarmi, mentre mi divertivo anche a mordergli il collo e spremere la sua carne morbida.

“Uh … P’Vee.”

“Si?”

“Mark!”

Rimasi sorpreso quando Mark mi fece voltare verso la parete dell’armadio. Potevo sentire il fresco del legno accoccolato lungo la mia schiena, prima di chiamarlo di nuovo ad alta voce quando si inginocchio, semplicemente per guardarmi.

“Si?”

“Uffa!” 

La sua bocca premeva sul mio petto, mordicchiandomi come facevo io, il che ancora una volta mi fece capire che giocare con quella parte del corpo era davvero bello. Mark mi ricordava anche come mi faceva sentire, mentre giocava con i miei capezzoli fino a farli formicolare, ero completamente assoggettato a quella sensazione di eccitazione.

“Mark…”

Ero io che stavo gemendo perché ero completamente perso, perché non solo Mark possedeva il mio petto, ma anche perché la sua mano era scivolata giù per strapparmi l’asciugamano. L’aveva semplicemente spinto via, prima di afferrarmi con noncuranza, facendomi sentire il calore della sua mano.

“Me lo puoi dire?” Disse Mark, i suoi bellissimi occhi mi imploravano, uno spettacolo che forse non avrei mai visto, o almeno non spesso, perché il modo in cui mi stava guardando in quel momento mi faceva battere il cuore.

“Te lo dirò.” Dissi. La questione di cui volevo parlargli, le parole che avevo preparato, erano completamente scomparse dal mio cervello. Tutto ciò di cui ero consapevole era il mio cuore che continuava a saltare con il ritmo lento della mano di Mark che si muoveva su di me.

“P’Vee.”

“Mark. Voglio più di questo.” Gli dissi, ma sembrava che non gli importasse o non avesse compassione. La sua bella bocca si limitò a regalarmi lo stesso sorriso, e la sua mano continuò a muoversi leggermente come prima, forse anche più lentamente di quanto non stesse già facendo.


“Più di qualsiasi cosa?” Mi chiese, con l’angolo della bocca che si alzava e mostrava un po’ i denti, facendomi rendere conto che per quanto riguarda la parola sexy, mia moglie la superava.

“Mark.”

“Allora parla.”

Quasi crollai quando il suo dito si spostò sulla mia punta, aveva solo strofinato delicatamente prima di premere un po’, ma era stato sufficiente per farmi quasi inginocchiare.

“Parla.”

“Io … devo andare a lavorare.”

“Lo so già.”

“Dopo il nuovo anno.”

Trattenni il respiro dopo aver parlato ed in risposta ottenni solo un completo silenzio. 

Mark rilasciò quella parte di me che era completamente dura. La mia mano che era stata appoggiata sul suo petto, scivolò verso il basso, aggrappandosi a lui. I suoi begli occhi che erano sembrati seducenti, si erano trasformati in rabbia per un momento, prima di trasformarsi in qualcos’altro che non potevo interpretare.

“Mark.” Non potevo vederlo, ma avevo già capito.

Avevo capito quando la persona più piccola si mise in ginocchio, la sua bocca copriva quella parte di me. Capii quando non andò piano o delicatamente ma succhiò direttamente, facendo schioccare la lingua più e più volte finché non smisi quasi di respirare. Fu quello a farmi capire che Mark stava per punirmi.

Premio di laurea? Non volevo morire a causa di Mark in quel momento, con le cose lasciate in sospeso tra di noi, volevo poter essere in grado di parlarci nuovamente. 

“Mark, delicatamente. Mark!”

Provai ad allontanarmi, ma non ci riuscii. I miei fianchi volevano continuare a muoversi verso la sua bocca. E quando la mia mano avrebbe dovuto allungarsi per spingerlo via, mi ritrovai a spingergli il collo per ogni volta che mi premevo nella sua bocca. Venni quando passò la lingua sulla punta, ma invece di allontanarsi, fece il contrario e mi spinsi distrattamente di nuovo in quel calore.

Mark si allontanò da me e si è sedette sul pavimento davanti all’armadio. I suoi bellissimi occhi si alzarono per guardarmi, prima di voltarsi verso le sue mani. L’angolo della sua bocca aveva macchie bianche provenienti da me.

“Dannato ragazzino.” 

Lo rimproverai leggermente, poi allungai la mano per asciugare il liquido, ma lui scostò il viso e usò il dorso della sua mano per pulirsi.

“Non devi preoccuparti.” Dannazione, ero certo che sarei morto di sicuro.

“Mark, ascoltami prima.”

“Non ho intenzione di ascoltare, fermati qui.”

Disse prima di lanciarmi un asciugamano, mi limitai ad afferrarlo e a tenerlo stretto, le mie gambe che una volta erano attaccate a terra, in quel momento seguivano mia moglie a letto. Se davvero voleva fermarsi come aveva detto, probabilmente sarei morto proprio lì. Mettersi nei guai, arrabbiarsi e poi punirmi provocandomi, per poi non fare niente di più di questo.

“Volevo dirtelo oggi. Mi dispiace, ma non sapevo come dirtelo.” Dissi stando in piedi in fondo al letto, guardando Mark che stava ancora scostando gli occhi indicando che era ancora molto suscettibile, anche se io stavo in piedi nudo davanti a lui, senza alcun tipo di timidezza.

“Perchè ora come me lo hai detto?” Chiese.

“Tu … mi hai ordinato di farlo.”
“E allora, tra un mese, mi avresti dato il tempo di venire a patti con la cosa o no?” Brontolò.

“Mi dispiace, mi dispiace,” Dissi, perché non c’erano altre parole se non per scusarsi.

Tutto quello che potevo fare era sprofondare sul letto e muovere le mie braccia verso di lui, ma non ero abbastanza coraggioso da abbracciarlo, o baciarlo, perché avevo paura di essere punito ancora di più.


“Vee, dannazione!” Esclamò Mark, alzando gli occhi per guardarmi e tutto quello che potevo fare era accettare il mio errore.

“Puoi venire a trovarmi.”

“Non è questo il punto, avresti dovuto essere diretto prima di questo.” Disse facendomi tacere immediatamente.

“Io..”

“Non muoverti finché non ti do il permesso.” Ordinò, poi mi spinse a sedermi a gambe incrociate sul letto, prima di sedersi e mettersi a cavalcioni su di me.

“Ma … Mark credo.”

“Stai zitto.”

“Si.”

Come poteva aspettarsi che io restassi zitto quando il suo fondoschiena morbido scendeva su di me, stringendo e muovendosi ritmicamente fino a togliermi il fiato. 

Mark si fermò un attimo e così aprii gli occhi per guardarlo perchè quando facevamo l’amore era un enorme errore mentale. Era come se avessi il paradiso proprio di fronte a me, ma l’inferno stava anche cercando di riportarmi nella sua fossa vuota. Si stava togliendo i boxer, in piedi sul letto proprio di fronte a me, in procinto di chinarsi per farli scivolare via del tutto.

“Tu..”

“Hmm?”

Poi lo strofinarsi e lo spremersi delle nostre carni iniziò di nuovo. Ero ancora seduto nello stesso posto però avevo le gambe leggermente divaricate per sostenere la persona che si stava strusciando su di me. Le mie braccia erano entrambe appoggiate sul letto sotto di me e non era che avessi intenzione di farlo, ma lo sguardo di mia moglie mi aveva detto che doveva essere così. Quindi avevo semplicemente accettato anche se volevo alzare le mie mani e catturalo, e strizzalo terribilmente, ma i suoi occhi minacciavano di volermi punire se lo avessi fatto. Era già fin troppo, si stava stringendo su di me, prendendomi in giro, i suoi occhi provocatori non andavano da nessuna parte.

“Ma … Mark, morirò.”

Sarei morto davvero, se avesse fatto qualcosa di più anche solo per pochi minuti. Il mio cuore sarebbe esploso di sicuro. 

“Ah!” Rise, i suoi occhi sembravano soddisfatti, ma nient’altro, nessun permesso per nient’altro.

“Mark ti sto supplicando.” Lo supplicai di nuovo, ma continuò inconsciamente.

Era diverso per entrambi anche se stavamo ansimendo insieme, io sentivo la ferocia crescermi dentro perchè non potevo dire nulla, continuava a sfregarsi su di me fino a quando non arrivai a tanto così dal mio limite, per poi riposizionare leggermente il suo corpo e spingersi verso il basso su di me.

La morbidezza mi inghiottì e lo guardai, seguendo i suoi muscoli addominali tesi fino alla sua bella scollatura. Risalii sul suo bel viso, che al momento era leggermente sollevato in modo che potesse respirare. Avvolse le braccia attorno al mio collo, accarezzandolo, prima di infilare le mani nei miei capelli e tirarli con forza quando mi spinsi completamente dentro di lui. 

“Mark..”

“Urgh.”

“Calmati!”

“Urgh.”

“Tesoro, calmati, io appartengo a te Mark.”

“Zitto.” Avevo esaurito tutti i miei diritti di negoziare in qualsiasi forma.

Avevo solo le braccia appoggiate sul letto per sostenere il ritmo che Mark mi stava dando. Se avessi lasciato andare le braccia in quel momento, sarei caduto sul letto. Se fosse accaduto, sarebbe stato un male di sicuro, perché Mark non mi aveva dato il permesso di sdraiarmi. Mia moglie era così, avevo solo bisogno di lasciare che andasse in quel modo, anche se fosse stato così intenso da farmi quasi arrivare a morire, avevo bisogno di restare con i suoi sentimenti proprio qui, a qualunque costo.

“Mark.”

Di nascosto mossi i fianchi, ma Mark lo sapeva e abbassò gli occhi per fissarmi. La sua mano che si stava aggrappando ai miei capelli si tese, finché non dovetti quasi alzare il viso.

“Ti avevo detto di non muoverti.”

“Sì.” La mia bocca diceva di sì, tuttavia, il mio cuore continuava a muoversi ritmicamente.

“Vee dannazione! Sei crudele.” Si lamentò Mark. 

“Tesoro, mi piacerebbe baciarti.” Chiesi prima di muovere il mio viso verso il suo, e all’inizio era come se rifiutasse, ma alla fine la sua mano che mi stava tirando i capelli lentamente si spostò verso il mio collo, tirandomi dentro, prima di schiacciare la sua bocca contro la mia.

Il ritmo che prima era stato veloce e potente, era diventato più lento e serio. Mark spostò lentamente la sua vita e lasciò che fossi io a muovere dolcemente le nostre bocche insieme, baciandoci e comunicandoci il nostro amore l’un l’altro. Nessun pensiero di rabbia. In quel momento Mark non voleva vendicarsi di me, voleva solo ribadire a chi appartenessi. Anche io volevo quello. Era come se gli stessi dando un bacio per assicurarmi che sapesse che gli appartenevo. Era lo stesso di sempre, ma le emozioni erano aumentate molto di più perché stavamo pensando al tempo che avremmo dovuto passare lontani gli uni dagli altri.


“P’Vee …”


“Sì, Mark …”

Venimmo nello stesso momento, ma quando Mark venne si mosse vigorosamente molte altre volte, il che mi fece quasi venire un infarto. Anche quando si era spostato su e giù da me, era stato così bello che era stato come se stessi fluttuando in paradiso prima di scivolare di nuovo giù lentamente.

Mi avvicinai e baciai quella persona che ansimava davanti a me. Non volevo torturarlo, ma in quel momento avevo solo bisogno di baciarlo. A parte il fatto che Mark era davvero sexy, il sesso che avevamo appena fatto era stato fantastico. Volevo che si sapesse che non ero solo io che gli appartenevo, ma che anche lui apparteneva solo a me.

“P’Vee.”

“Mi scuso per essere stato così lento a dirtelo, mi dispiace,” Dissi baciandogli dolcemente la guancia.

“Non sono arrabbiato.” Rispose. 

“Mi sbagliavo davvero.” dissi.

“Si”

“Ma proprio ora, mi hai punito troppo.”

“Quando?”

“Ho quasi avuto un infarto, Mark.” Ripetei e era stato come se se ne fosse accorto solo in quel momento, perché cominciò ad arrossire.

“Abbastanza …”

Gli baciai forte le guance, prima di sedermi di nuovo a guardarlo, incrocia il suo sguardo per dirgli che gli appartenevo e che il mio passato non poteva farci nulla. Lo avrei protetto dal passato che lo aveva ferito perchè appartenevo a lui. Appartenevo solo a Mark, perché mi dava la determinazione, mi faceva venir voglia di ottenere qualcosa in più, in modo che potessi prendermi cura di lui e offrirgli di più.

“Ti amo.” 

Disse Mark, la parola amore era in mezzo al nostro silenzio. C’era solo il suono del condizionatore d’aria, che correva contro il suono del mio cuore, il che era brutto perché il mio cuore batteva in modo molto più potente dell’aria fresca proveniente dal condizionatore.

“Anch’io ti amo, ti amo così tanto.” dissi muovendomi ancora una volta verso di lui.

Ci baciamo l’un l’altro, muovendo le nostre bocche insieme fino a quando non c’era quasi più nessuno spazio, rimanemmo stretti per molto tempo, abbastanza a lungo da poter sentire il suono dei nostri cuori, quindi muovendo lentamente le nostre bocche, ci baciammo a vicenda, inviandoci la nostra dolcezza invece delle centinaia e migliaia di parole che erano nei nostri cuori. Parlavamo raramente dei nostri sentimenti, perché entrambi usavamo quasi sempre le nostre azioni.

Lo baciai più e più volte, finché la sua schiena non si collegò al letto, e io lo seguii, baciandolo finché non fu quasi sommerso dal letto, ma non mi lasciò andare da nessuna parte anche se la maglia grigia del suo pigiama era stropicciata, non gli importava. Se avesse potuto essere rimossa e gettata via in quel momento, probabilmente lo avrei già fatto.

”P’Vee …”

“Sì?”

“Possiamo fare un altro giro?”

“Sono assolutamente in grado di farlo.”

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