DARK BLUE KISS – CAPITOLO 7

Impressione

«Tu!»

L’aggressore stava per lanciarsi in avanti per prendere a pugni Mork, ma il suo compagno, che sembrava più calmo, gli afferrò il polso.

«Ritiriamoci adesso, Ton. Questo stronzo sembra piuttosto serio.» Gli sussurrò il suo sottoposto. Ton fissò di nuovo Mork.

«Farai meglio a guardarti le spalle. Non è ancora finita!»

Ton indicò la faccia di Mork e tornò alla sua moto con il suo tirapiedi proprio dietro di lui. Entrambi se ne andarono in una frazione di secondo, senza dimenticare di lanciare a Mork uno sguardo mortale.

Mork non aveva paura di loro, la persona di cui doveva preoccuparsi era Manao.

Se quei ragazzi l’avessero molestata di nuovo e nessuno fosse stato lì per aiutarla, cosa avrebbe fatto?

«Stai bene?» chiese Mork alla ragazza che si era nascosta alle sue spalle una volta che si era calmata. Non poteva fare a meno di pensare che fosse il lato negativo delle ragazze carine: rubano così tanto l’attenzione da finire nei guai.

«Sto bene, uh… tu…»

«Io sono Mork. Tu sei Manao, giusto?»

«Sì.» Manao annuì. «Sai chi sono?»

«Sono l’amico di Rain, è lui che mi ha parlato di te e mi ha mostrato la tua foto.»

«Rain…Oh! Il suo caffè è qui vicino, giusto?»

Manao sorrise perché si sentiva al sicuro. Dal momento che Mork l’aveva salvata ed era amico di una brava persona come Rain, pensò che probabilmente non avesse rancore nei suoi confronti.

«Sì, lui.»

«Come è piccolo il mondo.»

«Dove stai andando? Hai bisogno di un passaggio?»

«Stavo facendo la spesa e stavo per tornare a casa quando si sono presentati.»

«Fai attenzione la prossima volta. Purtroppo devi stare in guardia perché sei carina.»

«Va bene.» Manao annuì.

La parola “carina” che aveva detto senza pensarci troppo in qualche modo le fece battere il cuore.

«La tua casa è qui vicino? Ti darò un passaggio visto che potrebbero tornare da te.»

«Grazie.»

Mork la aiutò a portare i sacchetti della spesa e la condusse alla sua moto.

«Sai dove andare adesso?» chiese Mork dopo che era salito in moto e si era messo il casco.

«Sì, ho già guidato una moto taxi.»

«Quindi adesso sono un taxista in moto.»

Era scioccata per essere stata molestata da quei teppisti, ma Mork la fece ridere. Non aveva mai pensato che, a differenza dei suoi modi freddi, lui fosse una persona così gentile, e questo la fece sentire più vicina a lui, molto velocemente.

«Sali, allora. Il tuo taxista in moto ti accompagnerà a casa.»

«Va bene, signor Rider.»

Manao salì sul sedile posteriore e Mork partì lentamente. La sua postura fredda quando guidava, la fragranza del suo profumo e il suo aiuto di quel giorno, fecero sorridere Manao inconsciamente…

**********

Blue Sky Café

«Ci hai messo molto tempo. Pensavo di doverti evocare con la magia nera.» Rain salutò Mork non appena entrò nel bar.

«Vaffanculo.» rispose subito.

Andò al bancone anche se la persona che stava evitando era lì. Mork guardò Sun e fece un piccolo cenno di saluto perché non voleva ignorare Sun in un modo troppo evidente.

Rain già sospettava che stessero litigando.

«Pensavo che non ti saresti mai fatto vedere qui.»

«Perché non dovrei?»

«Chi lo sa? Pensavo che non saresti venuto qui se non te l’avessi chiesto.»

«Non sono venuto qui perché me l’hai chiesto tu. Sono venuto qui per studiare.»

«Aspettate…»

Rain, ascoltò suo fratello e il suo migliore amico discutere, e li interruppe. Era così confuso, si chiese di cosa stessero discutendo. Gli avevano detto che non era successo niente, ma avevano cominciato a litigare non appena si erano visti.

Cosa ancora più importante… Quando avevano parlato Sun e Mork? Perché non lo sapeva?

«Quando avete parlato voi due?»

«Non è niente.» dissero contemporaneamente Mork e Sun.

Ma… la loro risposta suscitò solo l’interesse di Rain.

“Niente” era solo una scusa!

«Perché mi guardi? Mi fai lezione o no?»

«Whoa! Lo sto facendo gratuitamente e tu sei ancora scortese con me.»

Rain si lamentò ma andò comunque a prendere un libro nel magazzino, poi seguì Mork a un tavolo. Mork lanciò a Sun uno sguardo assassino, poi lo ignorò sul serio, maledicendolo in silenzio per essere così presuntuoso, era proprio come pensava: Sun pensava sicuramente che Mork fosse andato lì a causa dei suoi messaggi.

«Come mai ci hai messo così tanto tempo, comunque?» chiese Rain dopo essersi seduto su una sedia di fronte a Mork e aver aperto il libro. Ricordava che Mork gli aveva scritto prima di uscire di casa per dirgli che stava arrivando. Di solito gli ci volevano venti minuti per arrivare lì, ma quel giorno era arrivato molto più tardi del solito.

«È per la tua Manao.»

«Perchè mi parli di lei?» Rain alzò subito lo sguardo. Non la vedeva da diversi giorni e stava pensando di inventare una scusa per vederla. Era passato un po’ di tempo ormai, il che lo rendeva ansioso di vedere il suo volto.

«È stata molestata da alcuni teppisti quando li ho superati. Mi sono ricordato di lei, quindi l’ho aiutata.»

«Come stava? Le hanno fatto qualcosa? Quanti di loro? E…»

«Preoccupato, eh?» disse Mork, il suo amico era completamente cotto.

Rain era uscito con molte ragazze, ma Mork non l’aveva mai visto così preoccupato.

«Smettila di dire cazzate! Rispondimi.»

«Era scioccata, ovviamente. Ma non le hanno ancora fatto niente, stavano cercando di ottenere il suo numero.» Mork cercò di mettere a proprio agio il suo amico. «Si sono tirati indietro dopo che li ho fermati, ma sembravano piuttosto incazzati. Dovresti dire a Manao di stare attenta.»

«Sarà un male per lei se quei ragazzi continuano a infastidirla. Se vivono qui intorno e scoprono dov’è casa sua…»

«Ti piace, vero? Sii la sua guardia del corpo, allora. Prendili a calci in culo se si faranno rivedere.»

Sun sbatté un vassoio con caffè e snack sul tavolo così forte che il caffè quasi si rovesciò. Mork lo guardò irritato mentre Rain si chiese perché Sun fosse arrabbiato.

«Stai litigando di nuovo?» chiese Sun con tono severo.

«Non sono affari tuoi.» Mork rispose senza mezzi termini, le parole di Sun gli ricordarono l’ultima volta che Sun si era comportato come se fosse preoccupato per lui anche se non riusciva ancora a dimenticare Kao. Mork non voleva più che Sun lo confondesse.

«Ehi! Calmati, amico.» Rain li fermò, non voleva che litigassero. Poteva sentire che Mork non stava scherzando come prima. Rain non poteva fare a meno di chiedersi cosa fosse successo tra quei due. In precedenza erano in buoni rapporti, ma in quel momento sembrava che fossero di nuovo entrati in conflitto.

Entrambi avevano detto che non era successo niente, ma si guardavano continuamente l’un l’altro, specialmente il suo amico. Se solo Mork gli avesse detto qualcosa, Rain lo avrebbe subito aiutato a parlare con Sun.

«Sono serio quando ti metto in guardia.» Sun continuava a rimproverare Mork. Non voleva più che Mork litigasse con nessuno.

«Non rischiate di litigare, dico a tutti e due. Se quella ragazza viene molestata di nuovo, dite ai suoi genitori di sporgere denuncia alla polizia. Abbiamo la legge. Lasciate che se ne occupi la polizia.» 

«Se la polizia può occuparsene, perché quei teppisti continuano a comportarsi in quel modo?»

«Questa è solo una scusa per le persone che usano la violenza per risolvere problemi come.»

«Giusto! Preferisco usare la violenza. E ALLORA?!»

Mork si alzò e guardò torvo Sun. Non sopportava più che Sun lo rimproverasse per aver usato la violenza. Non era una persona violenta quando aveva rischiato di salvare Sun da quei teppisti allora?

«Smettetela, ragazzi.» Rain cercò di fermarli. «Mork, siediti adesso. Sun, fai il tuo lavoro, gli parlerò io. State lontani oggi. Non litigate. Che diavolo?! Ragazzi, siete stati bravi fino a poco fa, ma ora state litigando di nuovo.»

Rain li guardò finché Sun e Mork non si calmarono. Mork si sedette di nuovo mentre Sun tornava dietro il bancone, ma i loro occhi emanavano ancora un’aura mortale l’uno verso l’altro. Rain si stava pentendo di aver chiesto a Mork di venire qui. Se solo l’avesse saputo prima, avrebbe invece rischiato di essere rimproverato e studiato a casa di Mork. Riuscirà il Blue Sky Cafè ad uscirne illeso?!

**********

Casa di Kao

Kao si svegliò presto per andare all’università. Una volta che ebbe finito di fare la doccia, scese al piano di sotto per fare colazione con sua sorella e sua madre, come faceva sempre la sua famiglia. Anche nei fine settimana, Kao faceva ancora colazione con la sua famiglia come al solito. Pensava che li rendesse più vicini e consentisse loro di aggiornarsi su ciò che stava succedendo nelle vite dei suoi familiari.

«Farai colazione con noi?»

Kao stava parlando con Pete al telefono mentre camminava al piano di sotto. Da quando usciva con lui, Pete gli dava sempre un passaggio e, se avevano lezioni mattutine, Pete faceva sempre colazione con loro, come se fosse il figlio prediletto di sua madre.

[Non credo di potercela fare oggi. Vai avanti e mangia.]

«Non devi venirmi a prendere se ci vorrà molto. Posso andare all’università da solo.»

[Riesco a venire. Sto già venendo a casa tua.]

«Va bene, va bene. Guida con prudenza.»

Kao riattaccò non appena raggiunse il tavolo da pranzo. Sua madre e Gib, apparecchiarono la tavola e si voltarono a guardarlo.

«Stavi parlando con Pete?»

«Sì, mamma.» 

«Mangerà con noi?»

«Oggi non riesce, è uscito di casa troppo tardi. Passerà a prendermi ed andremo subito via.»

«Pete è così bravo. Passa a prenderti e ti riaccompagna a casa tutti i giorni, come se fosse il tuo ragazzo.» disse Gib senza pensarci troppo, ma non appena lo disse, nella stanza ci fu un silenzio tombale! Kao si sentiva in colpa per quello… Sua madre studiò il suo viso prima di rivolgersi a Gib.

«Non ha senso. Sono entrambi uomini, come possono essere fidanzati?» Sua madre lo difese.

Le parole di sua madre lo preoccuparono ancora di più, e pensò fortunatamente non le aveva detto della sua frequentazione con Pete, poteva non essere davvero in grado di accettarlo.

Non voleva in nessun modo che la relazione e la convivialità con la sua famiglia cambiassero.

«È una ship.» disse Gib con un sorriso.

«Quale ship?»

«Beh…quando fantastichi su due ragazzi come una coppia.» disse Gib con entusiasmo. «Jubjang, la mia amica, è una vera esperta. Ha detto che Kao e Pete emanano la stessa aura d’amore di questi ragazzi. Proprio adesso mi ha detto che voleva incontrare di nuovo Pete e Kao.

Vedervi insieme le fa venire le farfalle nello stomaco. Vi shippa ragazzi.»

Kao, che stava riempiendo un bicchiere d’acqua per bere, era così sorpreso che quasi gli cadde il bicchiere dalle mani. Era per quello che li aveva guardati in modo strano quel giorno, eh? Pensava fossero una coppia.

«Cosa state blaterando? Pete ed io siamo amici. E tu?! Perché mi prendi in giro? Come va con il diploma? Hai detto che non potevi fare il test.»

Potresti essere bocciata.

Kao cercava di difendersi senza dare nell’occhio, anche se aveva tanta paura che il suo segreto venisse scoperto. Se si agitava e si giustificava troppo, Gib e sua madre avrebbero potuto diventare ancora più sospettose.

«Kao, non ricordarmelo!» Kao sorrise quando sua sorella mise il broncio.

Si allungò e le arruffò i capelli prima di sviare la conversazione dal rendimento di Gib a scuola. Gib ci cascò dato che non l’aveva presa troppo sul serio.

«Ora che stiamo parlando dell’esame… volevo chiederti una cosa da ieri.» disse sua madre come per ricordare.

«Che c’è, mamma?»

«Il preside della mia scuola sa che sei intelligente, quindi vuole che tu faccia da tutor a suo figlio perché vuole che suo figlio entri nella tua stessa università e facoltà. Dato che suo figlio impara lentamente, potrebbe non essere in grado di recuperare gli argomenti lasciati indietro e con le nuove lezioni scolastiche potrebbe saltare o non capire alcuni argomenti. Pensi di avere tempo per insegnargli?»

«lo…»

Kao esitò dal momento che le sue lezioni erano intense e doveva fare da tutor a Pete. Se avesse accettato di aiutare, la quantità di tempo che avrebbe passato con Pete si sarebbe ridotta. Pete si sarebbe messo a brontolare finché le sue orecchie non avrebbero iniziato a fare male di sicuro. Inoltre, aveva sentito dire che il preside Noppakorn era piuttosto antiquato e aveva sempre avuto pregiudizi contro gli omosessuali.

Kao ricorda che sua madre una volta gli aveva raccontato di uno studente che quasi non era riuscito a laurearsi perché era malato e aveva saltato un esame. Quando aveva cercato di seguire, era successo qualcosa che aveva rallentato il processo.

Il preside quasi non diede l’approvazione per laurearsi perché lo studente era gay, dicendo che lo studente aveva abbandonato gli studi per giocare di notte, anche se lo studente aveva le sue ragioni e faceva del suo meglio per sistemare tutto.

Se il preside fosse venuto a conoscenza che un ragazzo gay come Kao stava facendo da tutor a suo figlio, era sicuro che sua madre ne avrebbe risentito. Il preside aveva valutato le sue prestazioni lavorative, l’aveva fatta promuovere e le aveva dato un lavoro… Se fosse venuto a sapere che Kao era gay, ciò avrebbe messo nei guai sua madre a causa di quel pregiudizio e Kao si sarebbe sentito in colpa.

«Il preside mi ha detto di chiedertelo. Ha detto che ti avrebbe pagato. Puoi semplicemente dirgli quanto vuoi. Penso che sarebbe carino se tu facessi da tutor a suo figlio, solo nei fine settimana va bene.»

«Va bene, mamma.»

Essendo pressato in quel modo, Kao non poté fare a meno di accettare. Era sempre premuroso e non poteva mai rifiutarsi di fare ciò che le persone gli chiedevano. Era allo stesso tempo il suo punto di forza e il suo punto debole. Tuttavia, Kao cercò di incoraggiarsi, dicendo a se stesso che sarebbe andato tutto bene. Aveva aiutato sua madre a scuola e aveva incontrato il preside diverse volte, e ancora non sapeva che Kao era gay.

Non aveva dato alcun indizio sul fatto che lo fosse, e non doveva vedere così spesso il preside. Il preside non lo avrebbe scoperto. Inoltre… se si fosse rifiutato di farlo, il preside avrebbe potuto arrabbiarsi e prendersela con sua madre.

«Va bene mamma.» Kao aiutò sua madre a sparecchiare la tavola dopo che ebbero finito la colazione. Pensò di chiamare Pete nel caso non fosse ancora arrivato, ma Pete arrivò appena in tempo. Kao credeva che Pete lo avrebbe preso al volo e sarebbero andati via subito, ma entrò per salutare sua madre e Gib, comportandosi come un figlio amorevole.

Guardalo… così educato. Così fastidioso!

«Buongiorno, Pete. Ho pensato che avresti aspettato Kao fuori e saresti andato all’università.» Kaew salutò Pete con un sorriso.

«Sono venuto a salutarvi perché la mia cameriera ha preparato la cheesecake ai mirtilli. Mi sono ricordato che Gib la adora, quindi gliene ho portato un po’.»

«Wow! Che gentile da parte tua. Grazie.»

Kao osservò Pete seccato. Guardatelo! Pete stava cercato di ingraziarsi sua madre e Gib dato che era diventato il figlio numero uno, cacciando Kao dalla classifica. 

«Se continui ad accontentarla, Gib sarà viziata.» disse Kao.

«Kao! Stai zitto!» 

Pete sorrise divertito quando vide la faccia imbronciata di Gib.

«Andiamo. Smettila di compiacere mia madre e mia sorella o faremo tardi.» Kao cercò di convincere Pete ad andarsene, altrimenti sua madre e il suo figlio preferito, e sua sorella e il suo fratello preferito, non avrebbero smesso di parlare.

Pete aveva raccolto così tanti punti in suo favore dalla sua famiglia che Kao era diventato quasi privo di significato.

«Uh… Ce ne andiamo, allora.» Pete salutò Kaew e sorrise a Gib.

«Okay, figliolo. Guida con prudenza.»

«Sì mamma.»

Entrambi salirono nell’auto parcheggiata fuori. Una volta seduti, Pete guardò la faccia annoiata di Kao e rise. Sapeva che Kao stava solo recitando. Kao probabilmente aveva il cuore in gola perché Pete era gentile e andava d’accordo con la sua famiglia.

Kao sapeva che Pete aveva fatto tutto quello per metterlo a suo agio…

«Sei possessivo nei confronti della tua famiglia? Immagino che tu sappia perchè sono stato così gentile.»

«Guardati, stai cercando di compiacere me dopo averlo già fatto con mia madre e mia sorella.»

Kao increspò di nuovo le labbra infastidito, pensando che avevano attraversato molte fasi e problemi quando avevano iniziato a frequentarsi, ecco perché Pete continuava a provarci con lui; era per compensare quei momenti.

E Pete era bravo in quello. Ci provava in tutti 2i modi ogni volta che ne aveva l’occasione!

«Lo sai che sei tu, eh? Che carino.»

«Bastardo!»

«Vuoi dire ‘dolce’?»

«Urgh, Pete! Sei così pieno di te stesso. Maledetto adulatore! Provi mai qualcosa quando ti rimprovero?» Kao abbaiò a Pete, senza nemmeno sapere se era davvero arrabbiato o cercava solo di nascondere la sua timidezza.

«Non sei onesto. Ammettilo se sei timido. Dì che sono dolce se pensi che lo sia.»

«Sono stufo di parlare con qualcuno che si loda sempre.»

Kao alzò gli occhi al cielo, ma Pete rise allegramente. Ripensando a quando non uscivano ancora insieme, Kao era divertito. Non andavano mai d’accordo e non volevano nemmeno guardarsi in faccia. Avevano anche combattuto fisicamente. Chi avrebbe mai pensato che si sarebbero avvicinati e sarebbero diventati amanti? E ora… erano la felicità l’uno dell’altro.

La vita era piuttosto divertente, vero?

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