DARK BLUE KISS – CAPITOLO 6

Figlio prediletto

«Se non mi dici la verità, non puoi restare stanotte.»

Quanto era malvagio il suo ragazzo?!

Minacciato, Pete fissava il suo amante come per dirgli che stava diventando ogni giorno sempre più cattivo. Era perché Kao sapeva di poter prendere il sopravvento? Era per quello che lo minacciava sempre così? Nonostante lo sapesse, Pete non poteva ancora fare nulla.

Cosa poteva fare quando era così innamora di Kao?!

«Va bene, lo ammetto. Ma ha funzionato. Non l’hai visto?»

Sun aveva quello sguardo persistente quando ti guardava… Pete pensò in silenzio.

«Sinceramente, Pete, sei ridicolo.» Kao cercò di impedire a Pete di essere irragionevolmente geloso. Anche se Sun provava dei sentimenti per lui, non sarebbe mai accaduto nulla finché Kao non avesse ricambiato i suoi sentimenti romantici. Soprattutto… Sun non aveva più niente per lui.

«Non posso abbassare la guardia finché Sun non esce con qualcuno.»

«Pensi che io sia così affascinante?»

«Non lo so, ma sei abbastanza affascinante da rimanere di sicuro nel cuore di Sun.»

«Non ha senso.» Kao fece una smorfia annoiata per nascondere la sua timidezza e scese dall’auto in un attimo, Pete lo seguì subito. Chiuse a chiave l’auto e si precipitò da Kao all’interno poiché avevano deciso di rimanere da Kao quel giorno. Pete ne aveva già parlato a suo padre.

Ma… anche se non fossero stati d’accordo, Pete avrebbe dormito comunque da Kao; aveva “una missione importante” da svolgere per ricordare a Kao che era il suo ragazzo e non aveva il diritto di guardare nessun altro!

La casa di Kao era una semplice casa a due piani. Non era grande, ma era molto pulita, ordinata … una comoda dimora in cui vivere. La sua famiglia era composta da tre persone: sua madre, lui e Gib, la sua sorellina.

Sua madre era un’insegnante in una scuola superiore, sua sorella era una studentessa di prima media, mentre suo padre era morto molto tempo prima. Anche se Kao e sua sorella erano cresciuti da soli con sua madre, non avevano mai sentito che alla sua famiglia mancassero calore e affetto paterno.

Specialmente in quel momento… quando c’era un altro membro, Pete, aggiunto alla sua famiglia. Pete era rimasto a casa sua così tante volte. Se Kao non glielo permetteva, Pete avrebbe trascinato comunque Kao a casa sua.

«Ciao mamma.»

Entrambi entrano in casa e trovano Kaewkarn che stava valutando i compiti dei suoi studenti. Accanto a lei vi erano Gib e Jubjang, l’amico di Gib, che stavano lavorando ai loro compiti scolastici, con ancora indosso le loro divise.

Una volta che Pete e Kao entrarono, Jubjang alzò immediatamente lo sguardo…

«Pete stanotte resta qui, mamma.»

«Fantastico. Stavo pensando di fare il curry verde, il preferito di Pete.»

«Solo il preferito di Pete?» Kao mise il broncio.

Pete diceva sempre che Kao era il figlio preferito di suo padre, ma Pete era anche il preferito della madre di Kao.

«Hai detto che lo desideravi, vero, Kao? Ragazzi, lavorerete sui vostri compiti?»

«Sì, mamma.» rispose velocemente Pete.

«Non ho visto June, Thada e Sandee ultimamente.»

«La maggior parte dei progetti sono lavori di coppia, mamma. Non ci sono molti lavori di gruppo.» Kao inventò una scusa. Si sentiva profondamente in colpa per aver usato i compiti e lo studio come scusa per stare con Pete.

Ma se avesse detto la verità a sua madre… pensava che sarebbe stato meglio continuare a mentire per un po’.

«Porta quei tre la prossima volta a cena. È divertente parlare con June. Mi piace.»

«Ma mamma, non la smette mai di parlare.» disse Kao con una risata.

«Ehi! Non chiamare il tuo amico in quel modo. Vai a studiare di sopra, manderò Gib a chiamare entrambi una volta che la cena sarà pronta.»

«Va beneeee!»

Kao condusse Pete nella sua camera da letto. Non era grande come quella di Pete, ma era ben organizzata e pulita. Un letto piccolo aveva il suo vantaggio; Pete aveva una scusa per coccolare Kao.

Una volta entrati chiusero la porta, Pete si lasciò cadere sul letto come se fosse il suo e guardò Kao andare alla scrivania, sedersi su una sedia e aprire il suo laptop.

«Il modo in cui l’amico di Gib ti guardava era strano.»

«Eccoti di nuovo.»

«Non sono geloso.» La persona gelosa era pronta a difendersi. Non si trattava della sua gelosia questa volta. Pensava solo che… Kao doveva trovare un’occasione per dirlo anche a sua madre.

«È diverso.» La voce di Kao si addolcì. Non era che non volesse dirlo a sua madre, ma aveva molte cose di cui preoccuparsi. «I suoi valori sono antiquati. Temo che non sarà in grado di accettarlo.»

«Ma lei ti ama così tanto, e va d’accordo con me.»

«Questo perché non sa la verità…»

Kao sembrava stressato nel momento in cui stavano parlando della sua preoccupazione. Vedendo come la famiglia di Pete accettava tutto, Kao si sentì ancora più sotto pressione in qualche modo. Pete sospirò quando vide lo sguardo sul viso di Kao.

«Va bene, va bene. Smettiamola di parlare di questo.» disse a bassa voce Pete, non volendo che Kao si stressasse, messo sotto pressione o preoccupato. Si alzò e si diresse verso Kao per poi scompigliargli delicatamente i capelli e abbracciarlo da dietro per confortarlo.

«Non devi dirglielo se non sei pronto. A me va bene qualsiasi cosa. Glielo dirai una volta che sarai pronto.»

Kao non sapeva cosa dire, così si voltò verso Pete. Si guardarono negli occhi, Pete non disse altro poiché Kao sembrava ancora turbato. Si avvicinò solo e baciò Kao dolcemente per farlo sentire meglio.

**********

Giorni dopo

Casa di Mork

Mork si svegliò quasi alle 9 del mattino, ma non si era ancora alzato dal letto. Giocava con il suo telefono pigramente, pensando a cosa avrebbe fatto quel giorno. Lunedì ci sarebbe stato un test e Rain di solito gli faceva ripetizioni, ma doveva essere al bar perché era domenica. Se Mork voleva che Rain gli facesse lezione, doveva andare lì.

Non voglio vedere la faccia di Sun…

Quel pensiero balenò nella sua mente. Aveva evitato Sun per diversi giorni, andava a prendere Rain più tardi del solito, dicendogli di aspettare nella strada principale. Inoltre non entrava nel bar dopo aver accompagnato Rain, dicendo che il traffico era terribile, doveva cenare con i suoi genitori o doveva incontrarsi con i suoi vecchi amici.

Rain era convinto che avessero qualche tipo di problema, ma… non ne avevano. Mork cercava di scappare dal “problema” poiché si sentiva così confuso che aveva bisogno di fare un passo indietro.

[Perché non sei venuto al bar ultimamente?]

«Che cosa?!»

Mork fu sorpreso di vedere quel messaggio spuntare dal nulla. Come poteva non esserlo? Sun gli aveva mandato un messaggio quando stava pensando a lui, e non riceveva un messaggio da un po’.

Oltretutto, non era il solito scambio di messaggi.

Quando parli del diavolo!

[C’è qualcosa che non va? Ti ho turbato?]

Mork non aveva idea di cosa provare leggendo quei messaggi. Era una conversazione normale, ma gli faceva battere il cuore così velocemente che imprecò contro se stesso. Non capiva perché Sun avesse improvvisamente deciso di mandargli un messaggio.

Che nessuno gli dica che Sun non sopportava di essere evitato da lui.

Mork non poteva crederci! Non era così importante per Sun.

Mork fissò lo schermo, ma non rispose. Non li aprì nemmeno perché non voleva che Sun sapesse che li aveva letti tutti.

[Allora cosa farai oggi, signor Mork?]

Rain gli scrisse riguardo il tutoraggio mentre Mork stava pensando ai messaggi di Sun. Si chiese se Rain e Sun fossero vicini in quel momento. Se avesse risposto a Rain e non a Sun… come si sarebbe sentito Sun?

«Cosa dovrei fare?»

Mork non aveva mai pensato che sarebbe rimasto bloccato in questo tipo di situazione e si sarebbe preoccupato per quelle cazzate. Alla fine decise di rispondere a Rain. I suoi voti erano più importanti dei messaggi di Sun.

Poteva essere indisciplinato, ma non abbandonava mai lo studio. Sapeva che in futuro avrebbe ereditato gli affari della famiglia essendo figlio unico, e suo padre probabilmente non si fidava di altre persone se non di suo figlio, per prendersi cura dei suoi affari.

[Ha ancora bisogno che io ti faccia lezione?]

Rain chiese di nuovo poiché non aveva ricevuto risposta da Mork.

(Se non mi farai tu da insegnante, allora quale razza di idiota lo farà invece?)

[Tu piccolo…]

Rain non aveva digitato “merda”, sapendo che quell’insulto era sufficiente.

[Quando arriverai?]

(Possiamo studiare a casa mia?)

[Come preferisci.]

(Allora andiamo in un altro caffè.)

[Ho bisogno di aiutare qui, altrimenti Sun si lamenterà fino a farmi sanguinare le orecchie.]

Mork sapeva che era difficile per Rain venire a trovarlo fuori o studiare a casa sua, ma Mork aveva comunque provato a chiederglielo dato che non voleva davvero vedere Sun. Se solo fosse stato in grado di concentrarsi bene e fosse stato più intelligente, avrebbe studiato da solo a casa sua. E gli altri suoi amici non erano poi migliori di lui.

[Perché? Hai problemi con Sun?]

La domanda di Rain fu come una pugnalata al cuore. Mork non riuscì a sentirlo, ma solo con quelle parole poteva intuire che Rain era davvero sospettoso nei loro confronti, e anche la sua domanda era seria.

(No.)

[È come se lo stessi evitando.]

(Te ho già detto che non è niente, tutto qui.)

[Sei sicuro?]

(Sì, perché continui a chiedere?)

[Se non è successo niente, allora fantastico. Fai in fretta. Non ci sono molti clienti in questo momento. Ho ancora un po’ di tempo per le lezione.]

(Sì sì. Smettila di assillarmi.)

Mork mise giù il telefono e tirò un sospiro. Aveva deciso di andare perché non aveva altra scelta e, se si fosse rifiutato di andare, Rai avrebbe davvero pensato che avesse un

problema con Sun, e non voleva che Rain la pensasse così.

Ecco perché quella era la decisione giusta.

Mork si fece una doccia e si vestì per andare via. Gli ci volle un po’ per arrivare al Blue Sky Cafè con la sua moto. Quando stava per svoltare nel vicolo, i suoi occhi catturano una ragazza in piedi davanti a un negozio di alimentari. Non aveva importanza se quella ragazza stesse per essere molestata o meno, o fosse la ragazza di cui Rain gli aveva parlato l’ultima volta… 

Giusto… Mork ricordava che lei era Manao!

Mork l’aveva superata di poco e decise di tornare indietro. Si sarebbe sentito in colpa se non l’avesse aiutata. Anche se non era una ragazza che piaceva al suo amico, lui l’avrebbe aiutata comunque.

«Voglio solo il tuo numero. Non puoi darmelo, dolcezza?»

Un ragazzo magro, molto tatuato e con una carnagione scura, capelli biondi, entrambi i piercing alle orecchie, indossava jeans attillati, con un atteggiamento sgradevole, porse il suo telefono a Manao. Il suo amico, che aveva lo stesso aspetto, faceva la guardia da dietro. Manao sembrava spaventata e sull’orlo delle lacrime. Scosse la testa con riluttanza.

Qualsiasi ragazza in quella situazione si sarebbe sentita sicuramente spaventata dal momento che la persona che chiedeva il suo numero sembrava così ostile, indipendentemente dal modo in cui era vestito, dalla sua faccia spaventosa e dai modi intimidatori.

«Dai, dammelo e basta.»

«No! Vattene. Io vado a casa.»

«Dammi il tuo numero e ti lascio andare. Posso anche darti un passaggio.»

Dopo aver osservato per un po’, Mork si tolse il casco quando fu sicuro che Manao avesse bisogno di aiuto.

«Ho detto no.»

«Va bene! Se non mi dai…»

Quel ragazzo si avvicinò a Manao. Lei guardò intorno come per chiedere aiuto, ma quell’imbecille era totalmente indifferente alla sua paura.

«Se non vuole dartelo, allora smettila!»

Mork si intromise tra Manao e il ragazzo, fermandogli la mano che stava per afferrarla. Nonostante non sapesse chi fosse Mork, Manao si nascose subito dietro di lui come se fosse uno scudo.

«Non sono affari tuoi.»

«Lei mi piace, quale cazzo è il tuo problema?!»

«Ma non le piaci.»

Mork rispose di rimando senza paura, anche se quel ragazzo era così incazzato che la sua faccia era diventata tutta rossa e avrebbe potuto tirare un pugno in qualsiasi momento. Ce n’erano solo due… Mork poteva farcela.

«Chi cazzo sei? Fatti da parte se non la conosci nemmeno.»

«Credi che le piacerà una spazzatura come te?»

«Perché cazzo ci ficchi il naso?!»

Quel ragazzo si arrabbiò così tanto che spinse il petto di Mork, quest’ultimo spinse di rimando più forte, facendolo volare verso il suo alleato. Quel ragazzo fissò Mork, pronto a combattere, ma anche Mork anche pronto a picchiarlo.

“So che a volte hai litigato perché stavi cercando di proteggere Rain… Grazie per esserti preso cura di lui.”

“Ehm.”

“Ma ti sto rimproverando perché sono anche preoccupato per te.”

Le parole di Sun che gli spuntarono in testa lo calmarono un po’. Se fosse stato prima, non si sarebbe limitato a spingere l’altro, ma già lo avrebbe colpito o preso a calci in culo!

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