DARK BLUE KISS – CAPITOLO 21

Guerra di nervi

«Pete non è un ragazzo molto simpatico.» disse Anon mentre entravano. Kao non proferì una sola parola, si diresse al tavolo, tirando fuori i fogli e preparando la lezione senza chiacchierare con Anon.

«Kao, sto parlando con te. Sei arrabbiato con me per caso?»

Anon cercò ancora di parlare con lui. Si sedette e fissò Kao, ma Kao non reagì. Non perché non riuscisse a sentirlo, ma perché era incazzato con Anon che aveva incasinato le cose con Pete di proposito. 

Sarebbe stato fantastico se Anon fosse stato un bravo ragazzo come quando era con gli amici di Kao, ma Anon non era così carino… Kao sapeva che quel ragazzino aveva sempre cercato di provocare Pete. Tuttavia, se Kao si fosse aperto con Pete dicendogli che anche lui era infastidito da Anon, Pete si sarebbe arrabbiato ancora di più.

Se Pete e Anon fossero arrivati a litigare seriamente, Kao non avrebbe potuto incolpare nessuno perché sarebbe stato come se lui stesso avesse gettato benzina sul fuoco. Ecco perché aveva provato a dire a Pete che non c’era nulla di cui preoccuparsi. Kao si chiese se sarebbe riuscito a sopportare quella lezione fino alla fine senza stare al gioco di Anon, se tutto sarebbe andato nel verso giusto.

«Non sono arrabbiato con te. Solo che non trovo necessario spettegolare sul mio amico.»

«Non stiamo spettegolando, sto solo chiedendo perché Pete ti sta sempre addosso. Ti viene a prendere all’università e ti accompagna a casa. Ti dà anche un passaggio a casa mia nei fine settimana anche se è molto presto. Che bravo, proprio un buon amico. Nemmeno le coppie si preoccupano in questo modo l’uno dell’altro.» Anon continuò a cinguettare poiché Kao non rispondeva.

«Non hai mai avuto un buon amico, eh? È per questo che sei curioso di questa piccola faccenda?» Kao guardò Anon, stufo di essere messo alle strette. «O sei davvero uno stronzo senza amici?»

Anon rise dell’osservazione come se non ne fosse del tutto influenzato.

«Pazzo bastardo! Sei contento di essere insultato?!»

«I tuoi amici hanno detto che sono dolce.»

«Non era solo una recita?»

«Woah! Che lingua tagliente hai.» Anon sorrise, avvicinandosi a Kao che dovette allontanarsi. «Ma devo ammettere che ho solo pochi amici poiché alcuni di loro hanno stretto amicizia con me solo per ottenere benefici.»

«Se sei fedele al tuo amico, la tua lealtà sarà ricambiata.»

«Come te e Pete?» Anon guardò Kao con occhi furbi e attenti. «Voglio avere un buon amico come te. Comunque… non sono sicuro se tu e Pete siate amici o amanti.»

«Ti ho detto che siamo amici. Perché diavolo continui a chiedere?»

«Allora… posso provarci con te, giusto?»

«Anon!» Kao era sbalordito e senza parole.

Non avrebbe mai pensato che Anon glielo avrebbe chiesto apertamente in quel modo. Inoltre, non capiva se Anon volesse una risposta seria da lui oppure lo stesse solo mettendo alla prova per vedere la sua reazione. Dato che il padre di Anon disprezzava gli omosessuali, anche Anon avrebbe potuto portare astio nei loro riguardi, quindi si stava accertando della sessualità di Kao.

«Allora? Posso provarci con te?»

«Non scherzare con me.» Kao rispose con tono piatto come se non sentisse nulla in modo da non essere sospettoso, ma non era sicuro che Anon avesse notato qualcosa prima di allora.

Anon lo stava ancora osservando con occhi così pericolosi.

«Ecco a voi.» Una domestica consegnò il loro spuntino appena in tempo. Kao sospirò di sollievo e cercò di comportarsi normalmente, pregando che quella giornata finisse presto. Non voleva più stare con quel marmocchio. Kao odiava la sensazione di essere osservato e trattato in quel modo!

«Lascia che ti dia un passaggio.»

Anon bloccò le vie di uscita di Kao mentre raccoglieva i libri e la cancelleria una volta terminata la lezione di tutoraggio. Aveva fretta di andarsene senza prestare attenzione ad Anon.

«Va tutto bene. Chiamerò Pete e gli dirò di venirmi a prendere.»

«Perché dovresti farlo? Non disturbarlo. Inoltre. potrebbe volerci molto prima che arrivi qui. Lascia che ti dia un passaggio. Voglio prendere un caffè al bar del tuo amico. Per favore, Kao, per favore. Lascia che lo faccia io.»

«No, grazie.»

Kao fece del suo meglio per rifiutare educatamente Anon anche se voleva dirgli di smetterla di prenderlo in giro. La lezione di quel giorno era stata molto sgradevole. Quando Anon aveva chiesto se potesse provarci con lui,tutto era diventato chiaro, Anon aveva una cotta per lui. A volte osservava Kao in silenzio e si avvicinava inutilmente. Se Pete lo avesse saputo, sarebbe sicuramente impazzito.

«Tu mi odi?»

Kao moriva dalla voglia di dirgli si, ma tutto quello che disse fu: «Ho detto che va tutto bene. Se Pete non viene, chiamerò una moto taxi. È più veloce che venire con te.»

«Dì solo che non vuoi venire con me. Ehi! Potrebbe sembrare strano, ma ho la patente di guida.»

«Forse la prossima volta.»

Kao uscì, stanco di parlare o discutere con Anon. Quest’ultimo non si arrese. Seguì Kao fuori e si accigliò quando vide l’auto di Pete davanti a casa sua.

Kao sorrise, contento di aver rifiutato Anon visto che Pete era lì.

«Ha persino aspettato in macchina?!»

Anon rise forzatamente mentre apriva il cancello. Incrociò le braccia, guardando Pete nella sua macchina. Di solito Anon faceva un sorriso finto come se non gliene importasse niente quando cercava di litigare con Pete, ma in quel momento si sentì infastidito da Pete… Non riusciva a credere che un irascibile come Pete potesse aspettare pazientemente Kao per ore.

«Alla fine, non devo disturbarti.» Kao alzò le spalle.

Vedendo il sorriso di Kao, Anon provò risentimento. Sapeva di non avere il diritto di trattenere Kao, ma la sua mano agì più velocemente del suo cervello. Kao non aveva ancora fatto il terzo passo quando Anon gli afferrò la mano.

Questo fece sì che la persona che stava aspettando nell’auto perdesse la testa.

Pete aprì la portiera della macchina e si precipitò fuori. Il suono dello schianto mostrò forte e chiaro la sua rabbia. Pete si trovò faccia a faccia con Anon dopo che Kao aveva tirato via il polso dalla presa di Anon.

Pete non aveva aspettato Kao al Blue Sky Cafè  come aveva promesso, ma lo aveva atteso in macchina, come se dovesse stare all’erta in caso di pericolo. Aveva pensato che fosse meglio aspettare in auto invece di sentirsi ansioso al bar. In quel momento, capì di aver preso la decisione giusta.

Se non fosse stato lì, non avrebbe scoperto quanto fosse appiccicoso Anon.

«Ci sono problemi…?» Anon chiese in tono beffardo, pensando di avere un vantaggio. Se Pete si fosse avvicinato a lui, avrebbe potuto facilmente essere accusato di aggressione o violazione di domicilio. E se lo avesse aggredito… suo padre non lo avrebbe lasciato scappare!

«Dovrei essere io a chiederti se hai qualche problema? Perché continui a prenderti gioco me?»

«Ehi! Calmati, Pete.»

Kao andò da lui e gli afferrò il braccio, cercando di trattenerlo. Sapeva che Pete stesso si era trattenuto spesso, ma quel giorno doveva aver perso la pazienza perché Anon aveva esagerato, e Kao credeva che Anon gli avesse preso la mano intenzionalmente davanti a Pete. Da quello che vedeva Kao, più Pete si arrabbiava, più Anon era soddisfatto.

«Sei così arrabbiato…? Non ho fatto niente.» Anon si mise le mani in tasca, guardando Pete dall’alto in basso come per valutare l’avversario. Pete sapeva che Anon lo stava provocando, ma era esasperante essere guardato dall’alto in basso da un marmocchio. Se litigare con quel ragazzo non avesse avuto conseguenze su Kao e sua madre… Pete non gli avrebbe permesso di essere arrogante per così tanto tempo.

Pete si sarebbe già tolto il sassolino dalla scarpa!

«Sarebbe più interessante se ci vedessi studiare.» Anon cercò di non mostrare la sua rabbia bollente e rispose a Pete con un sorriso, guardò Kao con uno sguardo significativo nei suoi occhi, sapendo che Pete si sarebbe arrabbiato di più se avesse mostrato interesse per Kao.

«Le guance di Kao sono così morbide. Ha anche un buon profumo. Vorrei…»

«Figlio di puttana!»

Pete non ci vide più e tirò il colletto della camicia di Anon. Cercò di contare mentalmente da uno a dieci, ma era troppo. Anon gli dava davvero sui nervi. L’insulto era una cosa, ma il modo in cui stava spudoratamente molestando verbalmente Kao era incredibile. Anon non avrebbe dovuto rivolgersi in quel modo a Kao nè a nessun altro.

«Non avevi detto che Pete è solo tuo amico? Perché è arrabbiato solo perché ho detto quelle cose?» Anon rise allegramente. «Se sa che ci proverò con te… cosa farà?»

Anon fece un sorriso beffardo mentre Pete si arrabbiava così tanto che il suo viso diventò rosso.

«Rimettiti in sesto, Pete. Non cadere nella sua trappola.»

Kao allontanò di scatto la mano di Pete dopo averli ascoltati pazientemente. Sentendo la voce di Kao, Pete mantenne la calma e spinse via Anon. Usò tutta la pazienza che aveva per reprimere la sua rabbia.

«Kao mi farà da tutor per molto tempo fino all’esame di ammissione. Mi scuso in anticipo se vi allontanerete. Non si può fare a meno… perché è la mia occasione.»

«Sei un tale perdente.» Pete trattenne la sua rabbia e cercò di ribaltare la situazione. «Ti nascondi solo dietro tuo padre. Se non hai tuo padre a proteggerti, sei solo un patetico buono a nulla.»

Le parole di Pete erano come un coltello nel cuore. Anon, che stava avendo il sopravvento e prendendo in giro Pete con la sua compostezza sotto controllo… iniziò a mostrare una reazione diversa.

Anon strinse i pugni, il viso arrossato, guardando furiosamente Pete. Sentendo che in quel  momento era lui ad aver preso “il sopravvento”, Pete si sentì più calmo anche se era ancora molto arrabbiato con Anon.

«Hai persino bisogno che tuo padre sia il tuo scudo solo perché vuoi provarci con Kao. Pensi che se non fosse a causa di tuo padre…Kao ti farebbe da tutor? Huh, anche se ci fosse qualcun altro al posto di Kao, nessuno vorrebbe essere l’insegnante di uno schifoso figlio di puttana come te!»

«Stronzo!» Anon grugnì e si scagliò in avanti, mirando al colletto di Pete. Pete lo spinse via con calma, ma Anon non si fermò. Si scaraventò di nuovo in avanti, ma questa volta Kao saltò dentro per fermarlo.

Anon era così infuriato da perdere completamente il controllo. Spintonò Kao che stava cercando di fermarli. La forza fece barcollare Kao e andò a sbattere contro un vaso di fiori lì vicino, quasi cadendo a terra. Pete si arrabbiò per quello spettacolo così tanto che voleva tirare pugni a Anon per fargli imparare una lezione, ma era quello che voleva quel moccioso, quindi Pete scelse di contrattaccare con un ghigno sprezzante.

«Figlio di papà…»

«Chiudi il becco!» Anon era rosso di rabbia. Si lanciò in avanti per strappare di nuovo il colletto di Pete, ma Pete ancora una volta lo spinse via così in fretta. La sua abilità era decisamente migliore poiché aveva esperienza.

Anon ondeggiò all’indietro di diversi passi; fissando Pete, totalmente indignato.

«Un debole come te non può competere con me. Vai a nasconderti dietro tuo padre come fai sempre.»

«Vado a dire a mio padre che scopate insieme, voi due siete carne morta!»

«Vai a dirglielo. Come se potesse essere d’aiuto. Pensi che fare la spia su di noi renderebbe Kao come te…?»

Anon stava tremando di rabbia, incapace di reagire. La rabbia ardente dentro di lui lo spinse ad attaccare Pete, tirandogli un pugno, ma Pete parò il suo colpo e lo colpì a sua volta.

Anon sentì come se le ossa del suo naso si fossero rotte dopo aver ricevuto il colpo in faccia. Cercò di controllarsi e si pulì il sangue dalla bocca mentre si girava verso Pete, che lo stava indicando.

«La nostra relazione è affar nostro! Non ficcare il naso, cazzo!»

Pete urlò e afferrò il polso di Kao, trascinandolo verso la macchina. La caviglia di Kao faceva un po’ male, ma seguì Pete come meglio poté perché non voleva che si scontrassero di nuovo. Pete se ne andò velocemente. Se avessero continuato a litigare e il padre di Anon fosse andato a vedere cosa stesse succedendo, sarebbe stato un grosso problema.

Ignorarono Anon che li stava guardando andare via con rabbia. Gli occhi malvagi di Anon dicevano che avrebbe fatto di tutto per distruggerli. Non era ancora finita!

«Non puoi davvero trattenerti dal litigare, eh?» Kao disse dopo che Pete li ebbe portati abbastanza lontano dalla casa di Aon e sembrava più calmo. Kao non voleva incolpare Pete, perché sapeva che Anon lo stava istigando da un po’.

Anche così… Kao non poteva fare a meno di sentirsi preoccupato.

Pete aveva preso a pugni Anon, lo aveva insultato, e Anon era totalmente incazzato e sapeva della loro relazione. Kao non sapeva se Anon fosse andato a dirlo al preside o meno.

Anon avrebbe avuto influenza su Kao tanto quanto su sua madre!

La loro relazione sentimentale non era più un segreto da quel momento in poi. Kao doveva dirlo a sua madre e sondare le conseguenze. Ciò che lo preoccupava di più era che se il preside avesse sfogato l’odio nei suoi confronti su sua madre, la sua carriera sarebbe stata messa in gioco.

Più ci pensava, più si sentiva stressato perché le cose stavano peggiorando…

«Ti aspettavi che sarei riuscito a sopportarlo? Hai sentito quello che ha detto quello stronzo! Ti ha fottutamente molestato.» Pete ringhiò. Si era calmato un po’, ma, pensando agli occhi, alle parole, alle azioni di Anon, si era irritato di nuovo.

«Come se non mi avessi mai detto quelle cose.»

«Siamo amanti e non lo dico mai davanti agli altri.» Pete si difese. «Cazzo! Questo è così dannatamente fastidioso. Avrei dovuto dargli qualche pugno in più.»

«Piantala, Pete. Le cose sono già fuori controllo.»

La voce ansiosa di Kao fece rinsavire Pete. Guardò Kao e si zittì. Entrambi tacquero… Non che Pete non fosse a conoscenza del problema, ma se avesse lasciato perdere, Anon avrebbe potuto diventare più audace e fare qualcosa a Kao. Anon era imprevedibile e talvolta sembrava represso.

«Perché accosti?» chiese Kao quando Pete si fermò improvvisamente in una zona tranquilla dove potevano parlare in macchina senza essere rimproverati per aver bloccato il traffico.

«Parliamo.» Pete disse bruscamente e si rivolse a Kao che non riusciva a leggere i suoi sentimenti.

«So che ho agito in modo sconsiderato e ti ho fatto sentire di nuovo turbato…» disse Pete con calma, completamente composto senza temperamento… Prese le mani di Kao tra le sue. «Se lasci che quel moccioso ti prenda in giro e la faccia franca, penserà che quello che ha fatto sia giusto e lo farà ad altre persone in futuro.»

«So che la mia pazienza a volte ti logora, ma ho paura.»

«Non c’è bisogno che ti spieghi. Ti capisco.» Pete sospirò. «Altrimenti non mi sarei trattenuto fino ad ora. Ma d’adesso in poi… lascia che le cose facciano il loro corso. Sapremo cosa farà Anon in pochi giorni.»

«Sono davvero stressato.»

«Dai, abbiamo passato cose peggiori, ce la faremo.»

Pete rivolse a Kao un sorriso confortante. Se Anon avesse fatto la spia, la madre di Kao lo avrebbe saputo presto, e anche loro. Se Anon invece avesse mantenuto la bocca chiusa, le sessioni di tutoraggio sarebbero continuate.

Ma Pete non avrebbe più permesso a Kao di fare lezioni ad Anon a casa del moccioso. Se non poteva essere evitato, Pete avrebbe aspettato dentro. Pete non avrebbe mai lasciato che Anon fosse l’unico a prendersi gioco di lui.

Quel moccioso non lo conosceva abbastanza bene!

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