DARK BLUE KISS – CAPITOLO 20

La situazione è cambiata

A casa di Mork

Sun era arrivato lì in fretta. Voleva parlare, chiarire le cose, riconciliarsi con Mork il più in fretta possibile, ma il traffico fuori orario non lo aveva aiutato. Gli ci volle quasi un’ora e mezza per arrivare…Sun guardò l’orologio erano quasi le 19:00. Scese dall’auto, pregando che Mork fosse a casa, altrimenti tutta la rapidità sarebbe stata inutile.

Parlare delle cose al telefono o tramite messaggi era impossibile perché avevano smesso di parlare dal giorno in cui Mork non aveva risposto alle sue chiamate o ai suoi messaggi fino a quando non si era arreso.

Fatti coraggio.

Sun si fece coraggio mentre si allungava per suonare il campanello di una grande casa, cercando di dire a se stesso di insistere spudoratamente per parlare, non importava quanto Mork cercasse di scacciarlo.

Sun si fermò prima che potesse suonare, vide che Mork era già lì. Sun sarebbe stato felice se Mork fosse stato da solo, ma era con una ragazza. Era quella per cui Rain aveva una cotta e con cui faceva sul serio. Giusto… era Manao!

«Oh! Sun, sei venuto a trovare Mork?»

Manao notò Sun prima che lo facesse Mork. Lo salutò con un sorriso smagliante dato che era solita portare i suoi amici al bar, e Rain li aveva presentati l’un l’altro. Lei non sembrava sapere cosa provasse per Mork.

Sun capì che le piaceva Mork.

Quello che poteva chiedersi era… Lei piace a Mork?

Sun ci pensò, il suo cuore già ardente bruciò ancora di più. Non era sicuro se fosse gelosia o meno, ma desiderava che Mork stesse lontano da lei… Tipo, molto lontano.

«Non ho visto Mork da quando è stato dimesso, quindi sono venuto a trovarlo perché non è venuto al bar.» disse Sun mentre Mork si dirigeva verso il cancello controvoglia. «Anche tu?»

«Sì, volevo ringraziarlo, quindi gli ho portato i biscotti che avevo preparato. Ero preoccupata. Rain mi ha detto che quegli uomini hanno aggredito Mork all’università.»

«Adesso sto bene. Non preoccuparti.» La consolò Mork.

«Sono mai venuti a molestarti di nuovo?» chiese Sun.

«Non più. Abbiamo sporto denuncia e l’amico di mio padre è un sovrintendente della stazione di polizia, quindi hanno smesso di molestarmi. Non posso credere che lo abbiano aggredito. Che brutta gente.»

«E tu? Hai sporto denuncia?» Sun chiese a Mork che non voleva parlargli.

«I miei genitori l’hanno fatto. Hanno detto alla polizia di tenerli d’occhio. Ho sentito che se si rifiutano di essere interrogati, la polizia li arresterà. Devono essere in fuga» disse freddamente Mork.

«Bene. Devono imparare una lezione questa volta.»

«Sto bene. Dovresti andare.» disse Mork senza espressione, la voce era ancora fredda. Sun immaginò che Mork fosse ancora sconvolto o stesse cercando di svanire dalla sua vita, ma Sun non avrebbe mai lasciato che accadesse.

Non c’era possibilità!

«Come posso andarmene? Non ti ho parlato.»

«Forse più tardi. Le do un passaggio a casa.» Ascoltando quelle parole Sun si sentì ancora più a disagio.

Mork non aveva idea di quanto Manao fosse presa da lui. Se Mork si fosse avvicinato a lei e le avesse dato delle speranze, come si sarebbe sentito? Gli piacerà lo stesso?

Gli sarebbe piaciuta… nonostante sapesse che Rain aveva una cotta per lei?!

«Se devi parlare con Sun, posso chiamare un taxi.»

«È tardi. Ti do un passaggio così tuo padre non si preoccuperà.»

Gli occhi gentili di Mork su Manao infastidivano Sun come nient’altro. Si chiese se Mork avesse davvero intenzione di darle un passaggio o stesse solo cercando di evitare Sun. «La casa di Manao è vicino al mio bar. Posso accompagnarla a casa.» suggerì Sun con calma, anche se stava bruciando dentro. Il potere della gelosia era davvero spaventoso.

«Ho detto che le darò un passaggio.»

«Mork…» Sun chiamò il suo nome con voce stridula per fargli sapere che Sun gli sta addosso, ma a Mork non importava. Disse a Manao di aspettare e andò prende la sua moto.

Mork chiuse il cancello, ignorando completamente Sun.

«Scusami.» Mork lo disse ma non lo intendeva davvero.

«Vieni, Manao.»

«Va bene, Mork.» Lei andò verso di lui. Mork la aiutò a indossare il casco e ne indossò uno anche lui. Manao salì sulla moto e lui se ne andò dolcemente come se Sun fosse invisibile.

Sun osservò finché Mork non si allontanò. Strinse i pugni, incapace di dire se l’irrequietezza nel suo cuore derivasse dalla rabbia per essere stato ignorato, dalla gelosia o da chissà cosa esattamente.

A qualunque costo… Stasera parleremo, disse Sun a se stesso silenziosamente, giurando che non se ne sarebbe andato finché non si fosse riconciliato con Mork!

*****************

Quella notte

Quando Mork arrivò a casa di Manao, suo padre era appena arrivato dopo il lavoro. Invitò Mork a cenare insieme per ringraziarlo di essersi fatto male aiutando Manao.

Chiacchierarono per un po’ prima che Mork se ne andasse. Quando tornò a casa, erano quasi le 10:30.

Mork rimase sorpreso di vedere l’auto di Sun davanti a casa sua, e questo gli fece aggrottare la fronte per l’irritazione. Mork non era sicuro che i suoi genitori avessero visto Sun aspettarlo quando erano tornati a casa. Avevano parlato con Sun? Cosa aveva detto Sun ai suoi genitori?

Perché diavolo sta ancora aspettando?! Mork pensò seccato, non voleva parlare con Sun. Scese dalla moto, stava per entrare in casa senza degnare di uno sguardo Sun, che aveva aspettato per ore. Ma la persona che stava attendendo si precipitò fuori dall’auto e bloccò la strada a Mork prima che potesse raggiungere il cancello.

«Che diavolo hai che non va?» Mork chiese cupamente. Sbirciò all’interno di casa sua e si sentì un po’ sollevato dal fatto che i suoi genitori e le cameriere non fossero in giro, non voleva che qualcuno sapesse della sua relazione con Sun.

Anche se la loro relazione non era ancora chiara!

«Ti ho detto che sono venuto qui per parlare con te.» disse Sun con calma.

Sun non riusciva a credere di poter essere così paziente. Aveva aspettato Mork senza chiamarlo o mandargli un messaggio perché non voleva che Mork sapesse che stava ancora aspettando e fuggisse per dormire a casa di un amico. Tuttavia, Sun era così irrequieto che era stato quasi doloroso aspettarlo.

«Per questo mi hai aspettato fino a tardi? Sei matto?» Mork fece una smorfia, incapace di capire perché Sun lo avesse fatto. «I miei genitori si sono chiesti perché diavolo eri qui?»

«Ho detto loro che stavo aspettando per parlare con te e che ti avrei aspettato fuori.»

«Che…»

«Non sono sospettosi di nulla.»

Vedendo quanto fosse ansioso Mork, Sun lo interruppe immediatamente. Quando i genitori di Mork erano tornati a casa dal lavoro e avevano visto Sun nella sua macchina, gli avevano chiesto chi fosse venuto a trovare e per cosa. Sun aveva detto loro che era il fratello di Rain, voleva vedere se Mork stesse bene, e aveva qualcosa di cui parlare con lui. Lo avevano invitato a entrare, ma Sun aveva detto che avrebbe aspettato in macchina perché non voleva disturbarli, e loro non ci avevano peso.

«Sei più pazzo di quanto pensassi.»

«Se non l’avessi fatto, quando avremmo potuto parlare? Scommetto che mi avresti evitato di nuovo.»

«Te l’avevo detto che non avevamo niente di cui parlare. Tutto è finito nel giorno in cui mi hai urlato in ospedale. Smettila di fingere che ci tieni a me. È fastidioso.»

«È per questo che ti sei comportato come se ti piacesse Manao?» chiese Sun, pensando che Mork stesse cercando di vendicarsi di lui. «Rifiutala se non provi qualcosa per lei, o le farai del male.»

«Non sono cazzi tuoi. Fatti gli affari tuoi.»

«Lo sto facendo. Per cosa l’hai fatto? Per vendicarti di me?»

«Perché dovrei farlo? Non essere così presuntuoso.»

«Possiamo parlare…?» Sun si addolcì quando la loro conversazione divenne più aspra. Non era lì per litigare con Mork. Aveva aspettato così tanto perché voleva che facessero pace. «Riguardo a quel giorno, mi dispiace di aver perso la calma e di averti detto tutte quelle cose. Mi sbagliavo. Non succederà più… te lo prometto.»

«È tutto? Ora puoi andartene, allora.»

«Mork!» La voce di Sun divenne più severa di quanto Mork pensasse, come se Sun stesse rimproverando il suo protetto. «Perché non parli con me quando abbiamo dei problemi? Perché continui a scappare? Sono venuto qui per parlare con te, ma tu non parli con me. Cosa vuoi esattamente?»

«Stai fuori dalla mia vita, cazzo. Vattene.»

«Non lo farò! Non finché non ne parleremo.»

«Tu… Perché non lo capisci?» Mork era sul punto di strapparsi i capelli per il fastidio: non aveva mai incontrato nessuno come Sun da quando era nato, e non aveva mai pensato che sarebbe rimasto bloccato in quella situazione.

Mork raramente condivideva i suoi sentimenti con qualcuno. Non aveva mai avuto un litigio da coppia, a stenti parlava, figuriamoci trovarsi in una situazione piena di emozioni ingestibili come quella. E cosa diavolo c’era che non andava in Sun…? Sun continuava a inseguirlo, non importava quanto cercasse di scappare. Mork era senza parole.

«Sei tu quello che non lo capisce. Inoltre non accetti i tuoi stessi sentimenti.»

«Non ho sentimenti per te!»

 «Sei sicuro?! Sei sicuro di non provare niente per me?»

Sun si avvicinò a Mork. Non avrebbe più lasciato che Mork scappasse dai suoi stessi sentimenti.

«Se non provi niente per me, allora perché stai cercando di mantenere le distanze, solo perché pensi che non possa dimenticare Kao…? Ascolta, le cose tra me e Kao sono finite. Non mi piace e tu non sei un sostituto. Mi hai conquistato, fin dal giorno in cui sei venuto a salvarmi.»

Mork non disse nulla, si limitò ad ascoltare e fissare Sun incredulo. Sun sapeva che non era facile far cambiare idea a Mork, perché aveva ferito terribilmente i suoi sentimenti.

«Per favore, vattene…» Mork decise di mandare via Sun, ma Sun si avvicinò, gli afferrò la nuca e premette le labbra sulla bocca di Mork come per ricordargli quella notte. La notte in cui Sun aveva confessato i suoi sentimenti e lo aveva baciato come stava facendo in quel momento. A Sun non importava che qualcuno li avesse visti o che i genitori di Mork li avessero beccati. L’unica cosa che gli interessava in quell’istante era che avrebbe fatto tutto il necessario per far accettare a Mork i suoi sentimenti.

Mork si riprese e spinse via Sun con forza. Era arrabbiato con Sun per essersi approfittato di lui, facendo qualcosa di così oltraggioso… Erano davanti a casa sua! Era già tardi, ma se qualcuno li avesse visti, soprattutto i suoi genitori, cosa avrebbe dovuto fare? Anche se a Sun non interessava quello che diceva la gente, doveva sapere che a Mork invece si!

Mork colpì Sun per fargli riprendere la ragione e per sfogare la sua rabbia. Sun si girò e fissò Mork mentre si pulì il sangue dalla bocca, senza reagire o dire nulla

«Se mai lo farai di nuovo, ti pesterò a morte!»

Mork urlò prima di chiudere il cancello e spingere la sua moto all’interno senza più parlare con Sun. Sun potè solo guardare Mork allontanarsi, rinunciando a trattenerlo. Non avrebbe lasciato andare Mork, però. Pensava solo che fosse inutile parlarsi in questo momento.

Sun aveva bisogno di essere più calmo e dare a Mork il tempo di riflettere sui propri sentimenti.

********************

Sabato
A casa di Anon

Pete era sorpreso che Kao avrebbe fatto da tutor ad Anon a casa sua quel giorno, nonostante Anon una volta avesse detto che era noioso fare lezione a casa e che invece sarebbero dovuti andare al bar di Sun. Improvvisamente aveva cambiato idea? Pete sospettava che Anon volesse passare del tempo in privato con Kao dato che c’erano persone al bar e Pete poteva interromperli in qualsiasi momento. Quando erano a casa di Anon, a Pete automaticamente non veniva permesso di entrare.

Questo ragazzo diventa ogni giorno più difficile da affrontare…

«Perché vuole che tu gli faccia da tutor a casa? Non aveva detto che lì è noioso?» Pete disse mentre svoltava nel vicolo dove si trova casa di Anon.

«Diventa ogni giorno più sospettoso.»

«Potrebbe essere difficile per lui concentrarsi al bar.»

«Penso che voglia stare da solo con te.»

«Come vuoi. Non leggere troppo. Non ho niente per lui.»

«lo so che non lo sai, ma mi infastidisce quando si aggrappa a te.» Pete sospirò di malumore. Continuava a pensare al giorno in cui la sessione di tutoraggio per quel marmocchio sarebbe finita. Pete era così geloso che iniziò a pensarci troppo. Era ragionevole e aveva una forte fiducia nel loro amore. Se Pete non fosse stato così, avrebbero un sacco di problemi.

Kao suonò il campanello e Anon arrivò presto per aprire lui stesso il cancello. Si sporse persino per mostrare la sua faccia, suscitando la gelosia di Pete. Non solo quello! Fece anche a Pete un sorriso beffardo.

Maledetto moccioso, Kao imprecò silenziosamente contro Anon.

«Pensavo che non saresti sceso dalla macchina. È così difficile dirti addio?» Anon chiese a Kao.

«Smettila di cazzeggiare. Non sono affari tuoi, marmocchio.» Pete lo attaccò al posto di Kao. Aprì la finestra nel momento in cui Anon si mostrò in volto, e sentì le intollerabili stronzate di Anon.

«Non sono affari miei in questo momento, ma potrebbero esserlo in futuro… tipo, per davvero.»

«Piccolo bastardo!»

«Pete… Vai al caffè di Sun, ti chiamo quando ho finito.»

Kao lo interruppe perché non voleva che litigassero di nuovo, Pete conosceva lo scopo di Kao, quindi poteva solo grugnire, cercando di reprimere la sua rabbia.

Se fosse accaduto in passato, quando era un ragazzo dalla testa calda, Anon non sarebbe riuscito a dire stronzate del genere più di due volte!

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.