DARK BLUE KISS – CAPITOLO 19

Lo manda fuori di testa

Quella sera
Al ristorante di barbecue

Anon iniziò ad andare d’accordo con il loro gruppo di amici in così poco tempo che Pete divenne così tanto irritato. Provava a non darlo a vedere, altrimenti lo avrebbero accusato di avere pregiudizi nei confronti di Anon e gli avrebbero detto che era troppo possessivo nei confronti del suo amico.

I sei sedevano a un grande tavolo. Quando Kao si accomodò accanto a Pete, Anon si sedette subito accanto a Kao. Sandee aveva una brutta sensazione al riguardo, per questo, appena Pete sembrava infastidito, manteneva la conversazione viva per evitare un silenzio imbarazzante. Fortunatamente, June era un chiacchierone e questo aiutava in una certa misura a distrarre tutti dall’aura oscura di Pete.

«Questi gamberetti sono per Sandee, Thada e Juuune.»

Anon andava d’accordo con tutti, tranne Pete, ma accontentava lo stesso tutti grigliando il cibo e servendolo. Il piatto di June era pieno di cibo anche se continuava a parlare.

«Dovremmo portare Anon con noi più spesso le prossime volte. È un bravo ragazzo.» disse June mentre sbucciava i gamberi non grigliati per lui. «Ma sarebbe meglio anche se li sbucciassi per me.»

«Posso farlo per te, se vuoi.»

«Basta così, Anon. Lo stai viziando.» Sandee avvertì Anon scherzosamente. June sarebbe diventato viziato se Anon avesse continuato a compiacerlo in quel modo «Dovresti mangiare anche tu. Smettila di grigliare per tutti. Lascia che chi non sta zitto muoia di fame.»

«Cosa?! Sto intrattenendo i miei amici, lo sai.»

June si elogiò e litigò con Sandee. Anon diede un pezzo di carne a Kao questa volta.

«Vedo che ti piace la carne. Questa è molto succosa.»

«Sto bene. Posso farlo da solo. Mangialo tu.»

«Ma l’ho grigliato solo per te.»

Pete osservò la persona che pregava il suo ragazzo e sospirò annoiato.

«Non mangiare troppa carne. È difficile da digerire e ti lamenterai per il mal di stomaco. Ecco, mangia il pesce.»

Pete mise del pesce grigliato nel piatto di Kao. La persona che aveva appena grigliato la carne per Kao lo osservò e sorrise dolcemente. Pete sapeva che Anon stava per scherzare con lui.

«Sembra che tu ti interessi tanto di Kao.» Anon disse a Pete ad alta voce come se volesse che anche gli altri lo ascoltassero. «Vi abbracciate sempre e vi preoccupate l’uno dell’altro come matti.»

«Loro due sono così. I nostri junior addirittura li shippano.» Disse June allegramente

«Sì? Meno male che sono solo “una finta coppia”. Se fossero “una vera coppia” sarei triste.»

Il silenzio cadde su tutto il tavolo perché tutti potevano sentire che qualcosa non andava nelle parole di Anon. Era come se ci stesse provando con Kao nonostante fosse un ragazzo. Pete fissò Anon così intensamente che Kao ebbe bisogno di prendergli la mano per impedirgli di iniziare una rissa.

«Eh… É come se stessi cercando di fare colpo su Kao.» Anticipò June.

«Stavo scherzando.» Anon rise, ma Pete sapeva cosa intendeva Anon e l’aveva detto di proposito per dichiarargli guerra. «Voglio dire, se fossero una coppia, sarei triste per le ragazze.»

«Pete ha una pessima personalità e Kao è l’unico che può sopportarlo.» Sandee difese Pete e Kao prima di cambiare argomento spostando l’attenzione sulle lezioni di tutoraggio.

Disse a Pete di calmarsi e di non mostrare più la sua gelosia con gli occhi. Pete sospirò per sfogare il suo fastidio… Quel barbecue era il pasto più insapore di sempre!

**********

Più tardi, quella notte

Tutti si separarono dopo la conclusione del barbecue, Pete aveva cercato di ignorare Anon per tutto il tempo, ma poteva sentire che Anon lo stava provocando grigliando il cibo per compiacere tutti, specialmente Kao. Piaceva così tanto ai suoi amici che chiesero ad Anon di uscire con loro in facoltà. Pete poté solo arricciare le labbra. Se avesse detto qualcosa, sarebbe diventato un ragazzo cattivo, geloso e prevenuto.

«Resti qui stanotte?» Chiese Pete mentre accompagnava Kao a casa. Non si fidava affatto di Anon, dal momento che Kao aveva promesso di rispondere al suo messaggio. Anon avrebbe scritto o chiamato il suo ragazzo quella sera, ne era sicuro.

Se fosse stato qualcun altro Pete non se la sarebbe mai presa. Ma Anon aveva mostrato a Pete che era interessato a Kao e aveva cercato di avvicinarsi a lui… Come poteva Pete rimanere calmo e non fare nulla?

Anon ci sta provando con Kao ancora più duramente di Sun!

«Come potrei? Ho detto a mia madre che stasera sarei tornato a casa.» Disse Kao preoccupato. «Ne abbiamo parlato. Dormiamo separatamente nei giorni feriali e io rimango da te nei fine settimana.»

«Allora starò da te. A mio padre non dispiacerebbe.»

«Non puoi! No è ​​no.»

Kao insistette fermamente, non perché Anon avrebbe potuto mandargli un messaggio, ma era convinto che sua madre fosse sospettosa della loro relazione. Lo sembrava già da un po’.

«Perché no? Hai paura di non poter parlare con Anon?»

«Non ha niente a che fare con lui.»

«Allora di cosa si tratta?»

«È…» Kao esitò a raccontare a Pete la sua preoccupazione, sapendo che Pete lo avrebbe solo spinto a dire la verità a sua madre. «Avevo intenzione di parlartene prima. Dovremmo tenerci a distanza l’uno dall’altro?»

«Che cosa?!»

Pete si rivolse a Kao, i suoi occhi pieni di domande e rabbia. Che diavolo?! Pete era già arrabbiato a causa di Anon, e ora lui e Kao stavano litigando senza che lui ne conoscesse la causa?

Pete cercò di calmarsi. Era sicuro che Kao avesse qualcosa in mente e si rifiutava di dirglielo. Aveva notato che Kao era preoccupato e ansioso sin dal mattino. Kao lo aveva rifiutato non appena gli aveva chiesto di rimanere a casa, chiese fortemente di lasciarlo stare a casa sua e suggerì di tenersi a distanza l’uno dall’altro.

«Kao… Penso che dovremmo parlarne.» Disse Pete e si fermò quando raggiunsero una zona tranquilla dove c’erano solo poche auto per strada, quindi la loro auto non avrebbe influito sul traffico. Pete guardò serio Kao.

«So che qualcosa ti infastidisce da stamattina, dimmi solo cos’è.»

«Io…» Kao sapeva di star mettendo Pete in difficoltà.

«Siamo amanti, lo sai.» Pete si allungò e accarezzò i capelli di Kao per confortarlo e indurlo a dire la verità. Pete si preoccupava quando Kao teneva tutto per sé. «Dovremmo parlare quando ci sono problemi. Non tenere le cose per te. Se hai un problema e te lo tieni nascosto dentro di te, pensi che andrà bene ? Sul serio?»

Kao tacque, incapace di discutere. Se fosse stato al posto Pete in quel momento, anche lui si sarebbe sentito sicuramente turbato e avrebbe voluto sapere cosa aveva in mente in modo da poterlo aiutare.

O se non poteva fare altro, almeno poteva ascoltare.

«Penso che la mamma sia sospettosa della nostra relazione.»

«È tutto?»

«No, Pete! Se mia madre lo scopre e non lo accetta, sarà un vero problema.»Buttò fuori Kao e sospirò, pensando che Pete non lo capisse. Il rapporto della sua famiglia era buono in quel momento, quindi Kao non voleva che qualcosa influisse o cambiasse il modo in cui le cose andavano nella sua famiglia.

C’erano tre persone nella sua famiglia. Sua madre doveva affrontare tutti i problemi. Era la capofamiglia. Si prendeva cura di lui e di sua sorella da sempre. Non voleva aggiungere altri problemi per far preoccupare sua madre.

«Perché sei così pessimista? Perché pensi che tua madre non lo accetterà?»

«Non le è mai venuto in mente che sono gay.»

«A mio padre non è mai venuto in mente che avrei avuto un ragazzo.» Pete rispose e afferrò forte la mano di Kao «Forse… Potresti sentirti più a tuo agio se lo dici a tua madre, credo.»

«E se ci dicesse di rompere?»

«Non lo faremo, ma credo che un giorno ci capirà. Non è irragionevole.»

«Ma…»

Kao riflettè su ciò che aveva detto Pete e iniziò ad esitare. Una parte di lui odiava mantenere questo segreto e torturarsi con quello perché con il passare del tempo diventava sempre più scomodo, e si sentiva male a mentire con sua madre. Un’altra parte di lui voleva nasconderlo perché aveva paura che le cose cambiassero.

Odiava i cambiamenti.

E non voleva che le cose cambiassero rispetto a come erano in quel momento.

«Dammi più tempo.» Disse Kao e poi si zittì, trattenendo lo sguardo di Pete come per supplicarlo di aspettare e di non mettergli fretta. Kao voleva riflettere su tutto prima di prendere una decisione con prudenza.

«Argh, tu…»  Pete si arrese e cercò finalmente di confortare Kao.

Pete si avvicinò lentamente e diede a Kao un bacio gentile. Sapeva di non essere bravo a consolare le persone. Faceva schifo nell’esprimere i suoi sentimenti, ma era bravo a trasmettere i suoi sentimenti attraverso le azioni. E Pete sapeva come mostrare a Kao quanto tenesse a lui con il suo tocco. E aveva ragione

Il suo tocco riuscì a curare il cuore di Kao molto meglio di qualsiasi medicina al mondo.

***********

Una settimana dopo
Blue SKy Cafè 

Dal giorno in cui era stato portato in ospedale, Sun non aveva ancora avuto modo di vedere Mork.

Rain gli aveva detto che Mork era stato ricoverato per una notte. Dopo essere stato sottoposto a radiografia, il dottore aveva detto che non c’erano danni ai suoi organi interni, quindi Mork era stato dimesso. Sun voleva vedere Mork quel giorno, ma Rain non glielo aveva permesso perché aveva ferito i sentimenti di Mork con quelle parole dure. Le cose non sarebbero andate comunque meglio anche se Sun fosse andato lì. Inoltre, Mork era ancora ferito, Rain non voleva che Sun andasse e mettesse Mork a disagio.

I genitori di Mork andarono in ospedale quella notte. Ringraziarono Rain per aver portato Mork in ospedale. Il giorno in cui Mork era stato dimesso, lo avevo prelevato e si erano occupati del conto, decisero di sporgere denuncia, dicendo alla polizia di fare del proprio meglio e di perseguire quei teppisti.

I suoi genitori si lamentavano sempre del suo comportamento, ma si preoccupano ancora di lui.

Quando Sun si calmò, si rese conto di essere stato troppo irascibile. Avrebbe dovuto chiedere a Mork cosa fosse successo, pensando di come si era scagliato contro Mork senza fermarsi a ragionare a come si sarebbe sentito al riguardo.

Ma quando Sun se ne rese conto, era già troppo tardi.

Mork probabilmente non voleva vedere più la sua faccia.

Sun chiedeva di Mork tutti i giorni, Rain era annoiato ma gli aveva comunque detto che Mork era rimasto a casa per due giorni per riprendersi ed era ritornato al college nonostante avesse ancora dei lividi sul viso.

Sun era diventato ansioso da quando Mork aveva smesso di accompagnare Rain o di andare prenderlo. Rain aveva detto che Mork non si era completamente ripreso e non lo voleva disturbare.

Ma Sun sapeva che Rain non voleva che vedesse più Mork.

«Sei di nuovo qui da solo?» Sun chiese quando vide suo fratello entrare da solo nel bar. Parlavano ancora normalmente, ma se Sun menzionava Mork, Rain diventava freddo e si irritava.

Sun sapeva che Rain era ancora arrabbiato con lui per aver aggredito Mork quel giorno.

«Sono tornato da solo per giorni. Non ci sei abituato?»

«Che..»

«Non viene qui. Sono io che gli dico di non farlo.»

«Che diamine?» Sun sospirò frustrato.

Sun voleva parlare seriamente con Rain di Mork, ma temeva che influisse anche sulla sua relazione con Rain. Con il passare dei giorni senza parlarne, Sun si sentiva sempre più a disagio.

Non aveva idea di come arrivare al punto, ma non voleva davvero perdere Mork.

«Tu sai perché.» Rain si versò un bicchiere d’acqua e fissò Sun con aria scrupolosa. Rain aprì il discorso. «Sapevo di te e Mork dal giorno in cui l’hai portato a casa per curare le sue ferite. Sono tornato a casa preoccupato e ti ho visto con lui… ho sentito tutto.»

Sun ascoltò in silenzio, non scioccato o altro. Dopo la loro discussione in ospedale, Sun aveva intuito che Rain sapeva tutto. Rain non l’aveva detto direttamente, ma le sue azioni e le sue parole avevano fatto capire tutto.

Sun sapeva che suo fratello non era disgustato o contrario a lui per essere gay. Rain teneva lontano Mork solo perché non voleva che facesse del male a Mork.

Sun non poteva incolpare nessuno per questo. Ammise di aver sbagliato

«Farai meglio a stare lontano da Mork! Non preoccuparti che si metta a litigare perché ultimamente si è trattenuto. Il litigio con Ton è avvenuto a causa mia, non perché Mork ha cercato di litigare con loro.»

«Ma…»

«Mork non è mai stato tenero con nessuno come ha fatto con te.» Rain cercò di far ragionare Sun. Se Sun avesse aggredito di nuovo Mork, Rain avrebbe reagito più duramente di quando erano in ospedale. «Ora guarda cosa gli hai fatto… Se non fossi mio fratello, ti darei un pugno al suo posto».

«Rain… è già terribile che le cose siano andate così.»

«Non stai così male come lui. Credimi! Stagli lontano.» Rain non voleva che Mork e Sun si incontrassero per litigare e ferirsi a vicenda più di quanto non avessero già fatto. Avrebbe portato in loro solo dolore, fino a farli odiare a vicenda così tanto da considerarsi estranei. 

Se fossero stati lontani l’uno dall’altro per un po’ di tempo, almeno sarebbero rimasti buoni sentimenti.

Sun aveva sempre pensato a Mork in modo negativo, dicendo che Mork trascinava Rain. Anche se Mork era sempre stato incolpato, lo aveva protetto, proprio come faceva Sun con Rain.

Ecco perché Rain si preoccupa così tanto dei sentimenti di Mork.

«Assolutamente no! Non lascerò il tuo amico!»

Sun ricambiò lo sguardo su Rain in modo serio. Gettò il grembiule sul bancone, prese il telefono e la chiave della macchina e si precipitò alla porta.

«Dove diavolo stai andando?» Chiese subito Rain.

«Farò qualcosa che avrei dovuto fare giorni fa. Non fermarmi e resta qui!»

Sun urlò dando ordini e se ne andò. Rain guardò suo fratello andarsene e sospirò piano. Non importava quanto fosse arrabbiato Rain, Sun era suo fratello e sperava che rinsavisse dopo tutto quello che aveva detto.

Rain desiderava che le cose tra Sun e Mork finissero bene.

Non voleva affatto che il suo migliore amico e suo fratello fossero in cattivi rapporti!

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