TRIAGE – CAPITOLO 7

Loop 7

Lo sguardo di tutti gli studenti era ancora una volta puntato su di me. Quella volta, a differenza della precedente, sapevo che non mi stavano guardando chiedendosi che razza di pazzo fossi. Indossavo una camicia azzurra, jeans blu scuro e un paio di scarpe di pelle marrone. I miei capelli questa volta erano ben sistemati. Ancora non sapevo come rimediare alle mie occhiaie da panda, ma il modo in cui ero vestito doveva farmi apparire meno spaventoso dell’ultima volta.

Sapevo che Tol sarebbe sceso nell’atrio alle 12:15. Avevo approfittato del mio tempo libero per scappare dal pronto soccorso e cambiarmi. Mentre ero in bagno avevo pensato a cosa avrei potuto dire a Tol. Parlargli come la volta prima poteva non essere del tutto appropriato. Dovevo iniziare con le presentazioni. Chiedergli 10 minuti del suo tempo libero con la scusa di mostrargli qualcosa. Certo sarei sembrato un venditore terribile senza valigetta e cravatta. 

Guardai l’orologio per controllare l’ora. Erano già le 12:10. Presto Tol sarebbe arrivato con il suo gruppo di amici.

«Tol, cosa ti piacerebbe mangiare di buono?» Sentii una forte voce familiare. Mi girai verso la fonte della voce che proveniva da un gruppo di cinque ragazzi impertinenti. Un giovane con un bel viso come un attore. Lo avevo visto tante volte, ma mi incuriosiva ancora molto.

«Sto andando alla mensa della Facoltà di Lettere.»

«Potresti andare a trovare tua moglie eppure scegli di rimanere a mangiare con il nostro gruppo?»

«Ficcanaso.»

Ok, stessa conversazione. Raccolsi tutto il mio coraggio. Questa volta non avrei iniziato dicendogli che quella notte sarebbe morto, ma avrei esordito con una frase che avrebbe fatto venire voglia a Tol di parlare con me in privato.

«Nong!» chiamai. «Sei il fidanzato di Nong Mai?»

Tol si fermò, girandosi a guardarmi vidi una tale paura nei suoi occhi da spaventare anche me. Gli amici di Tol si immobilizzarono e rimasero in silenzio.

«Sì.» Ammise Tol con un tono di voce molto basso.

«Vorrei parlare con te.» Guardai la reazione di Tol con apprensione. Gli amici gridarono in preda al panico. Il suo sguardo era freddo come sempre. 

Non guardarmi così Tol. Voglio solo la tua attenzione.

Tol stava per seguirmi quando un suo amico lo afferrò per la spalla. Inarcai le sopracciglia irritato dal ragazzino che non avrebbe dovuto avere niente a che fare con noi.  

«Cosa devi dirgli?»

«Vorrei parlare con Nong Tol, solo noi due.» Cercai di assumere un’espressione intimidatoria. Assumere un atteggiamento che dimostrasse la nostra differenza di età  poteva darmi un vantaggio. Quei ragazzi potevano essere almeno 7-8 anni più giovani di me.

«Andate avanti voi. Vi raggiungerò tra poco.» Tol si girò per dare ordini ai suoi amici.

Il ragazzo con gli occhiali sembrò offendersi. Mi guardò con sospetto prima di voltarsi e andarsene con il resto del gruppo mentre Tol si avvicinava a me. Quella era la prima volta che vedevo il viso di Tol a una distanza così ravvicinata mentre era ancora in vita.

«Di cosa vuoi parlarmi?»

Ero così felice di essere arrivato così lontano per la prima volta. Davvero pensai che il mio piano avrebbe avuto successo e non sarebbe stata un’altra perdita di tempo.

«Ecco si tratta di…» tossii. «La cosa che sto per dirti potrebbe suonare incredibile… Ma tu dovresti stare attento…»

«Phi, sei l’ex fidanzato di Mai, non è vero?» disse Tol puntando il dito contro di me. «Mi hai inviato quella lettera per minacciarmi, giusto?»

Rimasi senza parole. «No…»

«Vi siete lasciati e ora che Mai sta con me ecco che vieni a provocarmi perchè vuoi separarci.» Tol mi stava guardando esattamente come un predatore faceva con la preda prima di sbranarla, ma poi si voltò allontanandosi.  

Come… Cosa?! 

Ero appena diventato l’ex della sua ragazza. Allungai velocemente il braccio per afferrare il polso di Tol. 

Tol lo so che non lo sai, ma hai idea di quanto tempo e quanti tentativi ho dovuto fare per parlarti oggi? Come puoi andartene e scappare via da me così facilmente? 

«Aspetta!»

Tol si girò fissandomi in preda al panico. Le persone che stavano passeggiando iniziarono a fermarsi per guardarci. Tol strattonò il braccio per liberarsi dalla mia presa.

«Cosa vuoi?!» Tol si era voltato per affrontarmi intento ad arrotolare le maniche della camicia pronto allo scontro.

«Un attimo, aspetta Tol. Calmati.» 

Il modo di parlare di quel ragazzo non era affatto carino. Alzai le mani nel tentativo di dissuaderlo dal prendermi a pugni. «Volevo solo ricordarti di fare attenzione questa sera.»

Quello che accadde dopo avvenne in maniera così veloce che non potei far nulla per evitarlo. Tol mi diede un pugno dritto in faccia. Con un fisico adulto, provato dal lavoro non feci in tempo ad evitare il colpo. Il pugno di Tol impattò dritto sul mio naso. Dal dolore gridai barcollando all’indietro mentre mi portavo le mani sulla parte lesa che doleva tanto da farmi salire le lacrime agli occhi. Notai che intorno a noi gli studenti estrassero fulminei i cellulari per riprendere l’intera scena.

Già lo vedevo. Primo trend sui social il video in cui uno studente di Management prendeva a pugni un tirocinante di medicina nel bel mezzo del campus. Non andava bene, non andava affatto bene. Ma come avrei potuto mai immaginare che Tol avesse un problema con l’ex della sua ragazza?

Avrei tanto voluto ingurgitare un paio di sonniferi e distendermi sul lettino della sala relax del pronto soccorso. Non si poteva azzerare tutto in quel preciso momento? Pregai che si potesse. 
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**********

Sing rimase a fissarmi in silenzio a lungo sbattendo spesso le palpebre prima di gridare: «Chi ti ha preso a pugni?!»

Avevo cercato di ritornare nella saletta relax di soppiatto, cercando di non essere visto da nessuno. Non avevo previsto però di incontrare Sing che si accingeva ad entrare nel bagno privato della sala relax. Come al solito dovevo ringraziare la mia buona stella che si era data alla fuga ancora una volta.

«Non è niente.» Cercai di coprire il naso oramai gonfio e violaceo, ma Sing tirò via la mia mano per vedere cosa cercavo di nascondere e alla vista del mio naso tumefatto e gonfio aggrottò le sopracciglia.

«Dannazione è rotto vedendo come pende a destra. Fino a qui.» Gracchiai di lasciarmi andare. «Ti ho visto lasciare il letto e sparire, ma credevo che fossi tornato a dormire casa. Che hai combinato per ridurti in questo stato?»

«Io…» Guardai il letto, unico mio obiettivo. Volevo solo tornare a dormire e alla svelta. Una volta svegliato anche il mio naso sarebbe tornato quello di sempre. «Mentre camminavo sono caduto in avanti, sbattendo il viso contro il pavimento e di conseguenza mi sono rotto il naso.»

«Nelle tue condizioni è necessaria una radiografia. A giudicare da quello che vedo il setto è sicuramente rotto. Vieni fuori con me per un momento e ti faccio fare un rx.»

«No. Ti dico che non è rotto. Non c’è niente che non va.» Rifiutai immediatamente la sua proposta. «Io… rimarrò a dormire qui. Tu esci e torna a lavoro. Quando sarà l’ora del mio turno svegliami.»

Sing mi guardò con diffidenza. «Ok, dipende da te. Dimmi pure di cosa hai bisogno.»

Riflettei un attimo per la mia richiesta. «Voglio un sonnifero.»

Sing inarcò di nuovo le sopracciglia. «Avrai bisogno di svegliarti e lavorare, sicuro di volere un sonnifero?»

«Sicuro. Farò fatica ad addormentarmi così.» La missione mi aveva estenuato. «Voglio una medicina per curare il mio corpo esausto. Qualcosa che possa farmi addormentare alla svelta.»

«Ok. Se dopo però non riuscirai a svegliarti in tempo, non incolpare me. Mancano solo 3 ore.» 

Sing aveva già varcato con un piede la porta della stanza. «Ehm, amico.» Lo chiamai. Sing si fermò e si voltò a guardarmi. «Per ipotesi… Fai solo finta okay, se sapessi che qualcuno dovrà morire stanotte a causa di un incidente, ma non lo hai mai conosciuto prima… Come faresti a farti credere da lui e a fare in modo di evitare che quell’incidente accada?»

Sing mi guardò sempre più perplesso. «Stiamo sempre parlando per una cosa ipotetica, vero?»

«Sì. Dai, rispondi. Dimmelo e poi dimentica pure che te l’abbia chiesto.»

Sing sospirò. «Beh… per prima bisogna farei in modo che questa persona mi conosca. Se uno sconosciuto viene e ti dice una cosa del genere, sicuro crederai che sia un pazzo.»

Ascoltai la risposta di Sing e iniziai a riflettere su a cosa fare. Quello che aveva detto Sing era corretto. Come poteva uno sconosciuto risultare credibile. Io stesso al suo posto non avrei creduto ad una sola parola se improvvisamente persino Sing o chiunque si fosse avvicinato per dirmi che quella notte sarei morto. A prescindere dalla persona era una notizia a cui era difficile credere.

La cosa di cui avevo bisogno era il tempo. Un solo giorno per conoscere una persona avrebbe potuto non essere sufficiente. Aspettai che Sing lasciasse la stanza per prendere il mio zaino, metterlo in spalla e uscire.

L’ultima volta mi ero svegliato nel mio appartamento, la mattina del giorno prima. Non sapevo se tornare a dormire nel mio condominio mi avrebbe dato l’opportunità di tornare ancora e più indietro nel tempo. Se non vi fossi riuscito sarei stato comunque felice di essere uscito da quel loop temporale perché quella giornata infernale sarebbe finalmente passata.  Ma se fossi tornato ancora una volta indietro… avrei avuto più tempo e non solo un’intera giornata per conoscere Tol.

Al mio risveglio avrei fatto di meglio. Dovevo pianificare tutto nei dettagli. Sarei stato al fianco di Tol fino al momento dell’incidente. Chissà, forse se fossi stato al suo fianco magari l’incidente non sarebbe mai accaduto? Se avessi avuto l’occasione di cambiare le cose, di portarle da un’altra parte, di fare qualcosa che in origine non era previsto che accadesse, Tol sarebbe sopravvissuto?

Ci rivedremo ancora, Tol, e sarà ancor prima di ieri. Ti proteggerò, ragazzino. 
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