TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 15

Chonlatee era agitato, entrò nel ristorante dove doveva vedersi con i suoi amici quella sera, immediatamente cercò qualche volto conosciuto.

Aveva parcheggiato la macchina rosa fuori dal locale in tutta fretta, era in ritardo dato che sembrava essere l’ultimo arrivato, gli amici lo punirono costringendolo a bere subito un cocktail.

Mentre si scuoteva la maglia oversize per farsi aria, Chonlatee osservò la bevanda nella sua mano e aggrottò le sopracciglia; aveva una sfumatura che andava dal rosso al rosa passando per l’azzurro, fino ad arrivare alla parte liquida dove c’era il liquore.

«È alcolico?» chiese Chon.

«Come si fa a bere senza alcol?» disse Jean.

Chon alzò la mano e si massaggiò una tempia, trovò un posto vuoto al tavolo per sedersi, era circondato da conoscenti e inoltre c’erano anche alcuni senior dell’ultimo anno.

«Chon, hai bevuto?!» chiese un amico.

Due bicchieri si avvicinarono al suo per brindare.

«Ti sei anche dimenticato di mettere la targhetta con il nome.» gridò un compagno di classe e Chon si mise una mano dietro al collo imbarazzato.

In realtà si era dimenticato della targhetta anche senza aver bevuto, ma in quel momento gli venne messo davanti un secondo bicchiere con una strana bevanda azzurra. Aveva due bicchieri pieni di fronte a lui con una dozzina di occhi puntati che gli stavano gridando di bere.

«Non beviamo mai di solito.» spiegò Jean. 

«I cocktails sono leggeri, non hanno molto alcol.» intervenne Dada.

Mi stanno prendendo in giro, non dovrei bere. 

«Ok, ma lasciami bere con calma prima questo.»

«No! Bevi altrimenti te ne porterò altri.»

«Stai scherzando, vero? Non l’ho mai bevuto prima!»

Non importava per quanto tempo Chonlatee temporeggiasse con il drink dal contenuto rosa brillante versato in un bicchiere con il gambo lungo e sottile, inevitabilmente, dopo averlo sollevato e annusato, bevve il primo cocktail, quello rosso, tutto d’un fiato. Poi venne il turno di quello azzurro, appoggiato sul tavolo di fianco a lui. 

«Oooh… il mio stomaco è in fiamme…» Chon si mise una mano sullo stomaco e se lo massaggiò, mentre uno strano calore gli si diffondeva dentro. 

Dada notò il suo gesto e si avvicinò prendendo posto accanto a lui. «Chon, non hai ancora mangiato, vero?» 

«Ancora no. Da stamattina a colazione non ho mangiato più nulla.» confermò Chon ricevendo un piatto di riso da Dada. «Mangia svelto, o ti ubriacherai sul serio se bevi a stomaco vuoto.»

Prima di accettare un piatto di riso da Dada, seduta di fianco a Jean, Chon camminò verso un altro tavolo dove erano seduti dei suoi compagni di corso per salutarli. Questi guardandolo camminare commentarono: «Chon sei sicuramente ubriaco dopo aver bevuto a stomaco vuoto.»

«Chi è ubriaco?! Non sono ubriaco.» esclamò Chonlatee intossicato dai due forti cocktail.

«Come fai a dire di non essere ubriaco mentre cammini in questo modo?» chiese Dada urlando.

Chon cominciò a sentire il calore spargersi dal suo stomaco in tutto il suo corpo procurandogli anche una sensazione di prurito.

«Dov’è l’alcol?» chiese Chon.

Dada si mise a ridere, quando si avvicinò disse: «Hai bevuto alcolici e non ti sei ubriacato?  Sì, sei già sbronzo amico mio… Se continui a bere così, ti ubriacherai sul serio.»

Chon sentì che Dada stava dicendo qualcosa, ma non capiva cosa. Quando gli sorrise, pensò che fosse carina. Semmai gli fossero piaciute le ragazze, probabilmente il suo tipo sarebbe stata una ragazza come lei.

«Andiamo e portiamo Chon al dormitorio, ma prima Chon mangia qualcosa e bevi un po’ di acqua così diluisci l’alcool nel sangue.» disse Dada.

Chon riuscì a mangiare solo pochi bocconi di riso, la testa prese a girargli sempre di più. Tutti intorno a lui si stavano divertendo. Si rese conto di essere intontito e probabilmente quei sintomi erano dovuti al fatto che aveva bevuto due cocktail, uno di seguito all’altro. La sua vista si offuscò, respirava a fatica ed era incapace di controllarsi.

 «Voglio chiacchierare con Jean. Vado a fare una piccola passeggiata.»  

Le gambe snelle, in pantaloncini corti neri, portarono il proprietario al tavolo accanto, dove era seduto Na. Chon cadde pesantemente accanto alla sedia.  

«Di cosa state parlando qui? Vi state divertendo… posso stare anche io con voi?»

 «Chon sei ubriaco?» dhiese Dada.

«Hey! Voglio mangiare anche io del pollo fritto. Portatelo qui.»

Chonlatee prese un boccone del suddetto pollo con una forchetta e se lo mise velocemente in bocca. Ma poi qualcuno si avvicinò e spinse il piatto lontano da Chon. Osservando attentamente per vincere l’ebbrezza alcolica, Chonlatee vide che la maggior parte di quelli seduti a quel tavolo erano suoi senior. Chon si rese conto troppo tardi che non sarebbe dovuto andare là. I senior non avrebbero perso l’occasione di fare i prepotenti con lui.

«Facci vedere come balli e poi ti daremo da mangiare.» dissero i senior.

«Non importa non mangio.» disse Chon.

«Balla un po’ Chon, come balla Jean.»

«Seriamente? Quando ha ballato Jean?» chiese Chon.

Si voltò per domandare all’amica che era di fianco per assicurarsi di aver capito bene.

«Hmm, balla un po’. Abbiamo bevuto, quindi balliamo.» disse Jean.

«Ma non lo abbiamo mai fatto.» replicò Chon.

Chonlatee aggrottò le sopracciglia e si alzò in piedi prima di muovere la testa e il corpo a ritmo di musica, ondeggiando quasi a fluttuare sulla pista da ballo.

È divertente, come fosse una liberazione. Mi sento come se fossi qui da solo con una persona… voglio fare sesso.

Vedendolo ballare, i senior iniziano a fischiare e saltando su dai loro posti, raggiungendo la pista da ballo per unirsi al ballo di Chon. 

 «Accidenti!» esclamò uno dei senior, senza staccare gli occhi dal contorcersi di Chonlatee a ritmo di musica. «Che dici, dovrei restare con te Chon? Andiamo a casa mia stanotte?» chiese poi il senior.

Al diavolo! Se decidessi di buttarmi tra le sue braccia in questo momento, sarebbe un peccato?

«Credi sia il caso?» rispose Chon.

«Andiamo?!»

«Ora ho fame.»

Chon che era in piedi, instabile, rispose alla persona che stava dietro di lui, mentre gli accarezzava le cosce. Il suo respiro che scorreva lungo il suo collo, fece sentire Chonlatee disgustato e gli venne voglia di scappare via di corsa. Però le mani del senior che erano appoggiate lungo i suoi fianchi avevano una presa troppo forte.

«Vieni con me, mi prenderò cura di te Chonlanee.» disse il senior.

«Hey! Per prima cosa lasciami!» esclamò Chon.

Cholantee lottò per liberarsi dalla presa del senior, riuscì a fuggire per un momento, prima di sentire un forte suono e di scontrarsi contro il corpo rigido di qualcun altro, sbattendo il naso.

Ci fu un breve momento di lotta, poi il suono di un forte scoppio, uno scricchiolio e la persona che lo teneva saldamente per i fianchi cadde a terra, lasciando il corpo teso di Chonlatee.  

«Accidenti!!»

«Figlio di puttana.» pronunciò Ton.

Quella voce seguita da quel forte odore di nicotina, alcool e un profumo che sapeva di fresco… La cosa più importante era che quell’odore unico e familiare non era ripugnante.

«Ton?!» domandò Chon sorpreso.

«Chonlatee non andrà nella stanza di nessuno tranne che nella mia! Chon è mio! Se vedo qualcuno che si azzarda a toccarlo di nuovo, non se la caverà con un semplice pugno come ho fatto ora.» disse duro la voce profonda.

I forti rumori intorno a Chon sembravano annegare nel caos finché lo stordimento dato dall’alcool non sparì completamente, trasformandosi in un formicolio che gli scese lungo la colonna quando venne sollevato sopra le spalle di Ton.

Aveva le orecchie stordite dalle quelle parole che ancora echeggiavano nella sua mente

Ho sentito bene??? Ton ha veramente detto “Chon è mio!?” Perché lo ha detto?

Qualche minuto dopo, l’odore di nicotina si riversò nell’aria attraverso rivoli di fumo grigio.

Da quanto tempo mi seguiva?

**********

Pochi minuti prima.

L’odore di nicotina aleggiava nell’aria, il fumo grigio avvolgeva Tonhon, seduto sotto un albero vicino a un ristorante, dove alcuni studenti universitari stavano festeggiando in una piccola festa rumorosa, ma divertente.

Ton non riusciva a capire cosa ci facesse lui lì. 

In quegli ultimi giorni Ton aveva intravisto accidentalmente Chonlatee e quella sera quando lo aveva visto camminare, aveva deciso di seguirlo. Però appena vide il piccoletto entrare, i suoi occhi lo seguirono mentre spegneva la sigaretta con più forza del solito.

Ai fu il primo ad arrivare. 

«Hai fumato troppo ultimamente. Non è dannoso?» 

Le lunghe dita strapparono via la sigaretta dalla bocca di Ton, ma lui non se ne accorse nemmeno, continuava a borbottare qualcosa sommessamente con voce roca. 

«Perché mi hai invitato a mangiare in questi ristorante?» chiese Ai.

Quando non trovi scuse per uscire, non puoi fare altro che chiamare un tuo amico, ingannandolo, solo per poter controllare il piccoletto.

«Un mio amico è venuto a mangiare qui e mi ha detto che non si mangia bene.» spiegò ancora Nai.

«Per l’atmosfera. Poi è sabato e ho pensato di uscire con gli amici.» rispose Ton, guardò Ai e Nai, incamminandosi con Ioro per entrare.

«Stai per morire?» chiese Ai.

«È da tanto che non mangiamo tutti insieme.» spiegò Ton con tono delicato.

«Cogli l’attimo… corri da chi ti sta aspettando là dentro… o siediti e tormentati come l’ultimo dei pazzi! Finché decidi di tenerti tutto per te, nulla cambierà in meglio.»

«Vai da lui e parlagli.» aggiunse Ai, mettendo una mano sulla spalla di Ton stringendola leggermente.  

«Dannazione… !!! Volevo solo mangiare con gli amici che non vedevo da molto tempo.» disse Ton in tono assente.

Una volta entrati nel locale i tre amici presero posto a un tavolo.  

Ai intento a leggere il menù per effettuare un ordine, non stava prestando molta attenzione a Ton che sembrava leggermente sconvolto. Sembrava che Nai avesse ragione. Ma lo stesso Nai non si era accorto e non aveva capito quanto le sue parole erano riuscite in qualche modo a sconvolgere il suo amico.  

Così prese a calci la gamba di Ai sotto il tavolo e con una risata disse: «So perché ci ha portato qui! Perché la Facoltà di Management ha organizzato una festa in questo ristorante.»

«Ed è venuto a vede il suo amato Nong.»

Le parole di Nai destarono l’attenzione di Ton. «Come sai della festa?» Ton accavallò le gambe, cominciando a muovere nervoso un piede.

«Ho parlato con Nong Khan, uno studente del secondo anno. Sembra molto più giovane con i capelli tinti e folti che mi hanno sempre affascinato.»

«Sei così impressionato da lui? E devo sopportarlo tutto il tempo.» Ai chiuse il menu, ordinò e si alzò in piedi, tirando la mano di Nai. «Prenderò Nai per un po’.» 

«Prendilo e basta, sembra un po’ troppo sicuro di sé.» disse un Ton incendiario, gettando  benzina sul fuoco che divampava negli occhi gelosi di Ai mentre guardava il suo ragazzo. Un  sorriso felice apparve sul volto di Ai. 

«Quindi sei venuto qui per incontrarlo?»

 «L’ho visto per caso.» rispose Ton.

«Questi incidenti accadono troppo spesso. E solo per caso pubblichi una foto di Chon sulla tua pagina, ogni giorno. Dico tutto questo solo per il tuo bene Ton.» aggiunse  Nai.  

«Tu cosa ne pensi?» domandò Ai a Ton.

Ton si accese un’altra sigaretta, i suoi occhi non guardavano più la persona che gli aveva rivolto la parola. Erano seduti fuori, nell’area dedicata ai fumatori, perché all’interno non era possibile fumare.

«Ancora non accetti di essere geloso di lui, nonostante tu lo segua dappertutto?» chiese Ai.

Dal momento che si trovavano nell’area esterna, potevano fumare liberamente. C’erano molte persone in giro, ma Ton non riusciva a trovarne quella che avrebbe davvero voluto vedere.  

«Sono preoccupato perché è un mio Nong.» disse Tonhon.

«Stupido sei ancora così testardo. Sembri qualcuno finito nei guai. Stai fumando continuamente da quando Chon ha deciso di andarsene.» commentò Ai. 

«Non ti accorgi di come sei cambiato? Da quando hai rotto con Chon, sei costantemente sotto stress.» 

«Smettila di dire che mi piace Chon. Non piace, non mi piace!»

Nai e Ai si guardarono senza farsi vedere, poi sospirarono, rendendosi conto che invece gli piaceva eccome.

Ton sospirò forte davanti ai suoi amici. Aveva già detto loro molto, compresi gli eventi di quella strana notte, perché in quel momento aveva davvero bisogno dei loro consigli e del loro aiuto.

**********

«Bastardo! Idiota! Lasciami andare!!» disse Chon.

Sentirono del clamore e qualcuno che stava gridando, Nai si voltò verso il tavolo e si agitò perché stava davvero succedendo qualcosa.

«Che succede?» domandò Ton.

«Chon, sta bevendo ed è in piedi che balla con la faccia tutta rossa… sembra che sia molto ubriaco.» 

Ton schizzò in piedi come se una scossa elettrica gli avesse attraversato il corpo; poco dopo però si rimise a sedere, perché Nai e Ai gli premettero le mani sulle spalle costringendolo a sedersi e non lasciandolo andare a quel tavolo. 

«Che stai facendo? Lasciami andare!» Ton si mosse con foga e riuscì a liberarsi dalla presa di Ai che, però, ancora una volta afferrò il braccio del suo amico, trattenendolo. Un sorriso soddisfatto comparì sulle labbra di Ai.

Nai pensò che questa scena fosse divertente, veder morire il suo amico perché non poteva alzarsi e scherzare con il suo “Nong”… 

«È buffo. Andrai a cercare Chon, vero Ton? Perché lo stai seguendo, Ton? Perché eri preoccupato per lui quando hai scoperto che sarebbe venuto qui?»

«Si, ieri ho scoperto che sarebbero venuti qui… so che non deve bere alcool per nessun motivo, lo stavo seguendo per assicurarmi che non lo facesse.» spiegò Ton.

«Comunque, non mi interessa quale sia la tua scusa… Nai, tienilo fermo! Lascia che il ragazzo beva e si diverta. Questo non dovrebbe interessarti Ton. Chon sta bevendo per socializzare, anche se è con qualcun altro non importa.» disse Ai.

Ton, trattenuto ancora da Ai e Nai, lottò per liberarsi dalla loro presa.

«Non vai proprio da nessuna parte se prima non ti dai una risposta riguardo ai sentimenti  che provi verso Chon. Del fatto che lo segui, sei geloso e sei preoccupato quando è lontano da te. Perché cerchi così urgentemente di vederlo se lo tratti solo come un fratello maggiore tratterebbe un fratello minore? Perché sei sconvolto dal fatto che Chon non voglia vivere con te? Non è ovvio?!» esclamò Ai. 

«Lasciami andare!»

«Pensa se un giorno un uomo si avvicinasse a lui, si frequentassero, immaginiamo che tratti talmente bene Chon che persino sua madre si fidi di lui al punto da permettergli di avere una relazione con Chon…» continuò Ai.

«Cosa diavolo dovrebbe farlo uscire con altri?» gridò Ton a denti stretti.

«Pensa nuovamente a Chon che abbraccia qualcuno, bacia qualcuno, va a letto con qualcuno che non sei tu.»

 «Ragazzi potreste smetterla di dire ogni sorta di sciocchezze?!» Tonhon prese un bicchiere di birra e lo strinse fino a che le sue nocche non divennero bianche.

Non sento niente, non andrò da nessuna parte, non posso andare, non può piacermi.

«Hey! Qualcuno sta abbracciando Chon e gli sta toccando il collo!» esclamò Nai.

Il bicchiere di birra nella mano di Ton esplose disseminando i vari pezzi di vetro che caddero ovunque all’interno della sala.

 «Confessa e capisci, bastardo!»

Tonhon scosse la mano dai frammenti di un bicchiere frantumato, inzuppata di birra e cosparsa di gocce di sangue dovuto ai tagli sul braccio; poi saltò in piedi incapace di trattenersi, pronto a distruggere qualunque cosa avesse avuto a tiro. Ma Ai lo afferrò di nuovo, fermandolo. 

Ton, il ragazzo alto, si alzò come un’ape arrabbiata disposta a distruggere tutto, ma il suo amico gli afferrò il braccio.

«Calmati… anche se lo stavo aspettando da molto tempo, ma con un tale stato d’animo non finirà bene… Ci penso io. Aspetta qui, sei troppo arrabbiato…» si intromise Ai.

«Non serve che mi trattieni! Lo accetto, mi piace. Lo ammetto, non posso sopportarlo, anche se non è mio, anche se non sono sicuro di potermi prendere cura di lui e che non vorrà lasciarmi, non posso lasciare che sia di nessun altro.» ammise Ton, il cui volto aveva un’espressione angosciata, mentre a fatica deglutì fissando il braccio trattenuto dal suo amico.

«Ai lasciami andare. Dimmi, come ti riconcili con Nai quando si arrabbia?» 

A quella distanza ravvicinata… le guance e le orecchie di Nai diventarono rosse. Ai di fronte a loro sorride furbo mostrando con aria di sfida la punta della lingua.

«Lo punisco con la mia lingua.»

Ton tolse il braccio dalla sua presa dopo aver ottenuto la risposta, anche se ancora perplesso su dove dovesse mettere la lingua.

«Cosa stai dicendo? … Punirlo con la lingua?» Ton non capì bene cosa intendesse Ai, ma decise che doveva sbrigarsi ad andare da Chonlatee. Anche se le ultime parole di Ai continuavano a risuonare nella sua testa. 

… per stare bene Chon deve appartenere a qualcuno che lo ami… 

No… perché io sono quello che è sempre piaciuto a Chon.

Quell’assordante pensiero portò Tonhon a massaggiarsi le tempie con le mani mentre correva verso la pista da ballo.  

«Pensi che Ton abbia capito bene come funziona la punizione con la lingua, come gli hai detto?»

«No, non credo… lui non è come me.»

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