SALAD DAYS – CAPITOLO 3

Scarpette da ballo

Le cose promesse e gli accordi presi in gioventù sono i più facili da realizzare e anche i più commoventi da ascoltare. A quel tempo, Jiang Shen doveva ancora capirlo; era giovane e tutte le cose a cui pensava erano dolci e buone. Quando sentiva gli altri menzionare Il Lago dei Cigni, sperava davvero di poterlo ballare un giorno e voleva persino che lo vedessero. Con un sogno così felice, anche lo stretching dei piedi che doveva fare ogni giorno non era più così complicato.

Quando Tan Lingling arrivò a casa, iniziò a preoccuparsi su come soddisfare la crescente domanda di cibo per suo figlio. Dopo averci pensato a lungo, non poté fare a meno di fissare gli occhi su Tony nel cortile.

Jiang Luoshan voleva ridere. «Se uccidi il pollo, Shen-zi si arrabbierà con te.»

Lei gli sbuffò contro. «Non mi è permesso guardare?»

Ci pensò un attimo, poi suggerì: «Perché non chiediamo prima agli Shen del latte?»

Anche se l’industria principale del villaggio era l’agricoltura e l’acquacoltura, mentre in materia di commercio non era molto sviluppato, il suo vantaggio era che si trovava molto vicino a un caseificio, dove il padre di Shubao, Shen Guoliang, lavorava. La marca locale del latte si chiamava Shuangxi ed era promossa nel villaggio già da molto tempo.

Avendo preso una decisione, Tan Lingling andò a bussare alla porta della famiglia Shen. Guoliang non era nei paraggi, ma Li Zhuo sì.

«Zhuo-jie.» salutò Tan Lingling. «Sei tornata dal lavoro così presto oggi?»

Dietro Li Zhuo c’era Shubao. Quest’anno sarebbe entrato nel secondo anno delle scuole medie ed aveva quattro anni più di Jiang Shen.

Al giorno d’oggi i bambini attraversavano velocemente i loro periodi di crescita. Tra i suoi amici della stessa età, Shubao stava crescendo più velocemente e sembrava già un adolescente. Dopo aver salutato Tan Lingling, il ragazzo ritornò nella sua stanza.

Li Zhuo le versò una tazza di tè. «Sono appena andato a prendere un nuovo paio di occhiali per Shubao. Non so davvero cosa stia guardando, ma la sua prescrizione è già a 200 gradi.»

«Non dicono che solo le persone intelligenti portano gli occhiali?» Tan Lingling ridacchiò.

«Oh, per favore.» Li Zhuo agitò la mano, ridendo. «Che ne dici del tuo Shen-zi? Sta ancora facendo danza?»

«Cos’altro potrebbe fare?» Tan Lingling sospirò. Trovava un po’ difficile parlare, ma alla fine si preparò comunque a farlo. «Sono venuta oggi perché vorrei chiedere a Shen-dage se può aiutarci a ricevere una consegna giornaliera di latte. Con la danza di Shenshen, la sua insegnante ha detto che avrà bisogno di mangiare pollo, manzo, bere latte e mangiare più uova… ma tu sai com’è la nostra situazione familiare. Ci chiedevamo se avremmo potuto ottenere sconti, offerte o promozioni di qualche tipo ordinando tramite i dipendenti di Shuangxi.» disse tutto in una volta

Forse a causa dell’imbarazzo per la richiesta, aveva il viso un po’ rosso. Si torse le mani a disagio, poi trovò il coraggio di continuare: «Se non c’è proprio niente che si possa fare, ordinerò qualcosa di più economico. Ho solo paura che le consegne siano già al completo e non riusciremo a entrare nella lista…»

Alla fine Li Zhuo dovette interromperla, accigliandosi. «Ling-mei, cosa stai dicendo?»

Tan Lingling si morse il labbro. Lei non rispose e alla fine non poté fare a meno di sospirare di nuovo.

Li Zhuo le disse di aspettare un momento. Si voltò ed entrò in un’altra stanza, poi tornò fuori con un opuscolo, aiutando Tan Lingling a compilarlo. «Domani lo farò portare alla fattoria da Guoliang, e la consegna inizierà la prossima settimana. Basta consegnare i soldi al fattorino.»

Tan Lingling si sentì un po’ sull’orlo del pianto, continuando a ringraziarla più e più volte. Pensò che ciò non fosse ancora sufficiente per esprimere la sua gratitudine, quindi prima di andarsene, disse: «Stasera preparerò i wonton e chiederò a Shen-zi di portartene alcuni più tardi. Devi prenderli.»

Li Zhuo finse irritata, facendole cenno di allontanarsi. «Va bene, ho capito. Siamo tutti una famiglia qui, perché sei così cortese?»

Dopo che Tan Lingling se ne fu andata, Li Zhuo mise via il libretto per gli ordini del latte di ottimo umore. Proprio quando stava per chiamare Shen Guoliang, Shubao uscì improvvisamente dalla sua stanza, lanciando un’occhiata alla porta. «Zia Ling se n’è andata?»

«SÌ.» Lei non pensò troppo alla sua domanda. «Perché sei uscito? Hai finito i compiti?»

Shubao si aggiustò i suoi nuovi occhiali, con tono placido. «L’ho fatto. Sono uscito a prendere uno yogurt.»

La chiamata di Li Zhuo raggiunse il marito. «Guoliang… Ah, lo yogurt è in frigo. Riscaldatelo un po’ prima di berlo.»

«Va bene.» Shubao prese lo yogurt, poi lo posò con nonchalance sulla scrivania della sua stanza.

**********

Jiang Shen non sapeva nulla del fatto che sua madre fosse andata a casa di Shubao per ordinare il latte. Prese felicemente l’autobus per tornare a casa e, quando passò davanti alla libreria, il vecchio lo chiamò.

«Come va la danza ultimamente?» chiese l’uomo con la pipa in bocca.

Le scarpette da ballo di Jiang Shen erano ancora appese al collo, e fu solo quando vide il vecchio che si ricordò di rimetterle nella borsa. «Finalmente oggi riesco a stare sulle punte, ma non posso tenerle troppo a lungo. Il mio insegnante ha detto che sto andando bene.»

Il vecchio esalò una boccata di fumo. «Allora dovrai premere i piedi di notte. Li premi mentre dormi?»

«No, non posso farlo quando dormo.» Con un’espressione addolorata, Jiang Shen tirò fuori la lingua. «Saranno insensibili il giorno dopo.»

Il vecchio ridacchiò mentre mormorava: «Un ragazzo che pratica il balletto… soffrirà solamente.» Poi indicò Jiang Shen, dicendogli di aspettare.

Obbedientemente, il ragazzo rimase ad aspettare fuori. L’uomo sollevò la tenda e si chinò, frugando tra le sue cose, poi alla fine portò a Jiang Shen un DVD. «Ecco, guarda questo.»

«Che cos’è?»

 «Non hai menzionato prima qualcosa riguardo ad un cast tutto maschile de Il Lago dei Cigni? Ecco qui.»

Gli occhi di Jiang Shen si illuminarono. «Wow, Yeye! Come fai ad averlo?!»

Il vecchio era piuttosto soddisfatto di sé. «Cosa non ho?»

Jiang Shen esclamò felicemente e gettò le braccia attorno al collo dell’uomo, strofinando il viso sulla sua guancia. «Grazie, Yeye!»

L’anziano lo allontanò con disprezzo. «Perché ti aggrappi a me? Te lo affitto! Devi pagarlo!»

Jiang Shen tornò a casa, abbracciando il DVD come se fosse un tesoro. Tan Lingling stava preparando i wonton e, vedendo suo figlio, lo incitò: «Cambiati rapidamente e lavati le mani, poi consegna questi wonton alla famiglia di Shubao.»

«Consegnare i wonton?» Doveva ancora rendersi conto di cosa stava succedendo. «Perché diamo loro i wonton?»

Tan Lingling fece schioccare la lingua. «Fai quello che ti chiedo! Perché così tante domande?»

Grattandosi la testa, ritornò obbedientemente nella sua stanza per cambiarsi d’abito. Tirò fuori il DVD, soffiando delicatamente sulla superficie del disco. Tenendolo sollevato, fissò per qualche tempo il cerchio al centro, poi le sue labbra si allungarono lentamente in un sorriso.

«Sbrigati e vieni fuori! Perché stai impiegando così tanto tempo lì dentro?» gridò Tan Lingling dall’esterno.

«Sto arrivando, sto arrivando.» Jiang Shen finì di cambiarsi, poi andò da sua madre e la guardò mentre preparava i wonton. Anche lei lo guardò e notò: «Stai sorridendo così brillantemente. È successo qualcosa di bello?»

Il bambino si raddrizzò immediatamente il viso. «No.»

Lei non indagò oltre, ma gli accarezzò il naso. «Vai avanti allora. Ricordati di salutarli, e farlo con gentilezza.»

La casa di Shubao era piuttosto distante dalla loro, e Jiang Shen aveva ancora il comportamento di un bambino mentre camminava per i campi con la borsa. A causa del caldo, decise di togliersi le scarpe e, lungo la strada, intrappolò parecchi cobitidi con i piedi, solo per liberarli tutti alla fine.

La camminata durò quasi quindici minuti. Si guardò i piedi, riflettendo per un po’, poi alla fine andò al fosso per lavarseli prima di rimettersi le scarpe. Prima di entrare nel cortile di Shubao, gridò i suoi saluti. «Zio Guoliang, zia Zhuo! Sono io, Shen-zi.»

Shubao uscì e gli aprì la porta. «Tua madre ha chiamato dieci minuti fa. Sicuramente quella tua passeggiata ha richiesto un po’ di tempo.»

Jiang Shen sorrise imbarazzato. Li Zhuo e Shen Guoliang erano entrambi nei paraggi, e con il cibo già sul tavolo da pranzo, insistettero perché restasse e si unisse a loro.

«Se non vado a casa per cena, mia madre mi picchierà.» Anche quando era fuori, temeva ancora di più Tan Lingling.

Li Zhuo non ebbe altra scelta che lasciarlo andare, ma prima di farlo preparò una scatola di cibo e gliela passò. «Riporta questo a tua madre.»

Esitò per un momento, ma lo accettò comunque.

Quando stava tornando indietro, Shubao si prese la responsabilità di accompagnarlo nei campi. Proprio mentre Jiang Shen stava per andarsene, l’altro lo chiamò.

«Shen-zi.» Il sole al tramonto era quasi scomparso all’orizzonte. Shubao indossava i suoi nuovi occhiali, l’espressione sul suo viso era un po’ difficile da leggere nel crepuscolo. «Sei…»

Jiang Shen inclinò la testa. «Che cosa?»

Il ragazzo più grande aprì la bocca. Sembrava stesse riflettendo se menzionare o meno ciò che sapeva, ma alla fine si arrese. «Lascia perdere.» mormorò.

Jiang Shen era sconcertato.

«Aspetta.»

«Oh, va bene.» rispose. Shubao tornò a casa, correndo fuori dopo un po’.

«Questo è per te.» E così gli passò uno yogurt.

Jiang Shen sbatté le palpebre. «Uno yogurt!»

Raramente beveva il latte, quindi lo yogurt era ancora meno comune. Per quanto riguardava le uova, una volta allevavano polli a casa, ma dopo che la schiena di Jiang Luoshan aveva iniziato a far male, le avevano vendute.

«Ci sono pezzi di frutta dentro.» sottolineò Shubao. «Prendine un po’.»

Jiang Shen era molto felice. «Shubao-ge, sei così gentile.»

Shubao sorrise di rimando. «Non sono stato gentile con te in passato?»

«Mi hai picchiato parecchio in passato.» rispose onestamente Jiang Shen.

L’altro non aveva parole.

**********

Dato che la scuola sarebbe iniziata solo a settembre, Shubao e Goumao si stavano ancora godendo la pausa estiva.  Quella sera, quando Jiang Shen tornò a casa, Tan Lingling aprì il contenitore che Li Zhuo aveva mandato con lui e sentì le lacrime salire mentre i suoi occhi diventavano rossi, incapace di dire una parola.

 Nel contenitore c’era un pollo intero bollito, pronto da mangiare.  Li Zhuo lo aveva addirittura disossato premurosamente e aveva lasciato un biglietto dicendo che non era stato aggiunto sale.

Quella notte si verificò un evento senza precedenti.  Jiang Shen aveva due cosce di pollo, un lusso di cui non aveva mai goduto prima, e si sentiva come se fluttuasse nell’aria.  Dopo cena, tornò nella sua stanza per premere i piedi, riflettendo su come chiedere a Goumao se poteva prendere in prestito il suo computer: Qingling-zi stava imparando a disegnare, quindi gli unici che avevano un computer nel villaggio erano questi due fratelli.

Jiang Shen puntò i piedi, premendoli uno per uno sulle dita.  Era molto distratto, escogitava una scusa dopo l’altra, incapace di trovarne una che lo soddisfacesse e che gli garantisse il successo.  Sospirando, allungò le gambe lateralmente in una spaccata senza sforzo.  Si chinò in avanti, con la parte superiore del corpo appoggiata al pavimento e appoggiò il mento sul dorso delle mani.

 Ancora una volta, sospirò profondamente.

 Tan Lingling bussò alla sua porta.  «È ora di fare la doccia.  Cerca di dormire presto.»

 Accettando obbedientemente, si alzò.  Tan Lingling era in piedi vicino alla sua porta con dei vestiti e, vedendolo uscire, lo spinse in bagno.  «Tuo padre è dentro.  Entra e strofinagli la schiena.»

 Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che Jiang Luoshan si era fatto la doccia con suo figlio.  Jiang Shen entrò con un asciugamano, ridacchiando a suo padre.

 Suo padre era seduto su uno sgabello, voltando le spalle a Jiang Shen.  «Sei diventato più pallido?» chiese al figlio.

Jiang Shen guardò le proprie braccia, bagnando l’asciugamano e poi posizionandolo sulle spalle di Jiang Luoshan.  «Non sono stato così tanto al sole.  Lascia che te lo dica, papà, le ragazze nella scuola di danza sono tutte davvero belle!»

 «Sono ragazze, dopo tutto.»  L’uomo si voltò verso suo figlio e rise.  «Perché i ragazzi dovrebbero essere così onesti?»

I pensieri di Jiang Shen erano molto innocenti.  «Perché sembra bello!  C’è un ragazzo che sta imparando la boxe lì accanto, anche lui è molto bello e ha un bell’aspetto!»

 «Ti sei fatto un nuovo amico?»  chiese Jiang Luoshan con nonchalance.

 «Abbiamo parlato solo poche volte…» Jiang Shen ci pensò.  Usò più pressione, massaggiando la vita di Jiang Luoshan.  «Conta come essere amici?»

Sospirando di soddisfazione per il massaggio, suo padre rispose frettolosamente, con gli occhi socchiusi.  «Sì, certo che sì… sì, quel punto.  Usa un po’ più di forza.»

Le sue lezioni di danza si tenevano ogni pomeriggio, ma al mattino Jiang Shen non osava ancora dormire fino a tardi;  la prima cosa che fece dopo essersi svegliato presto fu pulire il pollaio.  Fortunatamente, adesso c’era solo Tony, quindi era necessario eliminare solo una piccolissima quantità di rifiuti.

Da gallo, la routine quotidiana di Tony era molto salutare.  Cantava alle cinque del mattino, esercitava la gola per un’ora, poi faceva una passeggiata alle sei.  Mezz’ora dopo avrebbe fatto colazione e alle sette avrebbe solo aspettato che Jiang Shen si unisse a lui, che sarebbe venuto in cortile per allenarsi alle otto.

 Quando Jiang Shen aveva finito le sue due ore di stretching, il suo vicino, Goumao, si sarebbe finalmente svegliato.  Miao Hua’er gli aveva preparato la colazione.  Dopo averne finita una metà, mise da parte l’altra, pensando che l’avrebbe mangiata più tardi, quando ne avesse avuto voglia.

Shubao lo stava aspettando nel suo cortile.  Vedendo quanto erano piene le mani di Goumao, rimase senza parole.  «Non puoi finire di mangiare prima di uscire?»

Goumao era completamente indifferente.  «Sei cieco?  Ce n’è così tanto!»

 Shubao, ovviamente, non era cieco, ma non si prese la briga di rispondere.

 I due andarono insieme a cercare Jiang Shen.  Tony era vicino al cancello della casa di Jiang Shen, quindi Goumao si rifiutò di entrare, alzando invece la voce e gridando: «Shen-zi!»

 Jiang Shen richiamò in segno di saluto e uscì con una frittata in bocca.  In realtà aveva già fatto colazione, ma dopo l’allenamento aveva di nuovo fame.  Pertanto, chiese a Tan Lingling di preparargli una frittata per riempirsi la pancia.

 Shubao lo salutò con la mano.  «È tutto quello che mangi?»

 Uscendo dal cortile, Jiang Shen impedì al vigile Tony di uscire con lui.  Il gallo era chiaramente molto infelice e cantava rumorosamente a Goumao.

 «Ho mangiato anche il porridge stamattina.»  Di fronte a Shubao, Jiang Shen si era sempre comportato abbastanza bene.

 L’altro non rispose, colpendo solo Goumao.  «Dai le tue uova e il tuo latte a Shen-zi.»

 Punti interrogativi apparvero su tutto il volto di Goumao.  «Ma sono per me.»

 Shubao invece li prese direttamente dalle mani di Goumao, spingendoli a Jiang Shen.  «Non ti stavi semplicemente lamentando che ce n’era troppo?  Questo è perfetto, allora.  Shen-zi può aiutarti a finirne alcuni.»

 Goumao era senza parole.

 Avendo ricevuto le uova e il latte, Jiang Shen non sapeva se dovesse mangiarli o meno.  Goumao agitò la mano, arrendendosi.  «Fai pure.»

 «Che ne dici se restituisco le uova?»  chiese Jiang Shen.

Goumao digrignò ferocemente i denti. «Mangiatele quando te lo dico io!»

«Vai avanti e mangia.» ripeté Shubao. «Stai crescendo proprio adesso.»

Goumao lo guardò torvo. «Sto crescendo anch’io.»

Shubao scoppiò a ridere. «Dovresti prima farti crescere un cervello.» disse senza cortesia.

L’intrattenimento offerto ai bambini del villaggio poteva essere considerato carente, ma era comunque molto abbondante. Nonostante ciò, le scelte erano ancora poche, come cercare le uova in primavera, pescare in estate, sbattere le spighe di riso in autunno e giocare nella neve in inverno. In ogni caso, i bambini potevano creare un gioco con qualsiasi cosa, e c’erano più che sufficienti strade per divertirsi sfrenatamente.

La famiglia di Goumao possedeva le più grandi zone di pesca del villaggio. Suo padre, Chen Laoshi, doveva andarci ogni mattina presto, e quando Goumao portò qui Shubao e Jiang Shen, le reti da pesca erano state quasi tutte raccolte.

Qingling-zi sedeva vicino allo stagno, con i piedi nudi, e si alzò quando vide Jiang Shen. «Shen-zi!»

Prima che Jiang Shen avesse il tempo di rispondere, Goumao era già corso da lei. «Qingling-zi, faresti meglio a metterti le scarpe, altrimenti!»

Lei fece il broncio infelice. «Fa così caldo! Chi vuole indossare le scarpe?»

Il fratello continuò ad essere irragionevole. «Devi comunque indossarle!»

Qingling-zi stava per morire di fastidio per questo suo sfortunato fratello, detestando profondamente il modo in cui voleva ficcare il naso in tutto. Il suo faccino si oscurò e lei si sedette di nuovo mentre lui si chinò, le prese le scarpe e le infilò di nuovo ai piedi della ragazzina. Nonostante la sua lotta, non riusciva a liberarsi da lui.

«Fermati.» Goumao le tenne la caviglia. «Non sai che le ragazze non possono lasciare che i piedi prendano freddo?»

Di cattivo umore, lei rispose: «Sei mio padre? Sei così fastidioso.»

Le rimise le scarpe, poi la tirò su. «Stai più lontana dall’acqua.»

Shubao assunse il ruolo di mediatore. «Va bene, basta. È raro che si unisca a noi, lasciala giocare.»

Goumao non era molto felice. «Non è tua sorella, ovviamente non la adori.»

«Quando non l’ho fatto?» Shubao lo rimproverò ridendo. Guardò la bambina accanto a loro. «Qingling-zi, vuoi che ti porti a nuotare?»

Lei arrossì. Proprio mentre stava per rispondere, fu spinta alle spalle di suo fratello.

Goumao indicò Shubao in segno di avvertimento. «Non flirtare! Shen Shubao! Non pensare nemmeno di approfittarti di mia sorella!»

Alla fine, Jiang Shen rimase solo con Qingling-zi. Si sedettero vicino alla riva, mentre la bambina fissava con risentimento Goumao e Shubao, che giocavano nello stagno a petto nudo. I due ragazzi avevano catturato una specie di pesce, gridando e urlando mentre si rincorrevano.

«Perché non ti unisci a loro?» chiese Qingling-zi esitante a Jiang Shen, distogliendo lo sguardo dai ragazzi nello stagno.

Jiang Shen voleva giocare, ma camminare intorno allo stagno a piedi nudi poteva facilmente farsi male. Si ricordò quello che la signorina Lin aveva detto prima, che aveva bisogno di ‘prendersi cura dei suoi piedi come se fossero la sua vita’; dopo aver ricevuto questo editto, volle praticamente copiarselo sulla propria fronte.

Come una vecchia signora, Qingling-zi sospirò, lamentandosi mentre arricciava il naso. «Goumao è così fastidioso.»

«É bravo…» Jiang Shen pensò per un momento, poi mise una buona parola per Goumao. «Mi ha dato le sue uova e il suo latte proprio ora.»

Qingling-zi rise allegramente. «Parli a suo nome solo perché ti ha dato del cibo?» lo prese in giro. «Jiang Shen, perché sei così facile da persuadere?»

Ovviamente Jiang Shen non pensava di essere facile da persuadere, ma non era nemmeno in grado di confutare il suo ragionamento. Alla fine, poteva solo consolarsi con il pensiero che il cibo era una necessità per tutti gli uomini.

Verso mezzogiorno divenne evidente che Shubao e Goumao non ne avevano ancora abbastanza di giocare nello stagno. Incapace di aspettare oltre, Jiang Shen si alzò e disse a Qingling-zi: «Tornerò indietro. Per favore, dillo a tuo fratello da parte mia.»

Qingling-zi annuì, come se avesse capito tutto. «Vai al Centro per Bambini a ballare?»

Silenzioso, Jiang Shen era agitato. «C-come lo sai?» balbettò.

«Me l’ha detto mia madre.» disse, come se fosse ovvio, poi guardò Jiang Shen con un sorriso. «Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno.»

Era piuttosto imbarazzato. «Non è…» A metà del discorso si guardò intorno, come se si sentisse in colpa, poi sottolineò a bassa voce: «Non devi dirlo.»

Qingling-zi stava per morire dal ridere. «Non lo farò, davvero! Mio fratello è uno stupido idiota, come potrebbe mai capire?»

Jiang Shen correva attraverso i campi. Le piante di riso crescevano tutte magnificamente, raggiungendo quasi l’altezza della vita di un adulto. Saltando attraverso il fossato vicino alle risaie, allargò il braccio e le punte delle piante gli sfiorarono dolcemente il palmo.

Tenendogli le scarpe, Tan Lingling andò in bicicletta fino alla strada asfaltata per consegnargliele. Da lontano gridò: «Corri più piano! Stai attento a non inciampare!»

Il sole estivo era come raso spiegazzato, che si riversava e si stendeva sui raccolti e sui campi profumati.

Una brezza calda che soffiava attraverso le risaie pettinava delicatamente la frangia di Jiang Shen. Con la bocca aperta in un sorriso, allungò entrambe le braccia e, con un passo semplice ed elementare noto come chassé, si diresse verso Tan Lingling. Alla fine fece anche una piccola piroetta e un inchino.

Senza una parola, la donna gli lanciò le scarpe. «Guarda che esibizionista sei.»

Jiang Shen rise forte, appendendo le scarpette al collo. Proprio mentre stava per correre alla fermata dell’autobus, Tan Lingling lo fece fermare e gli porse un cestino per il pranzo. «Prendi questo.»

Il bambino accettò. Dopo aver scosso la scatola, sentì qualcosa rotolare all’interno. «Che cos’è?»

«Solo due uova. Conservatele per quando ne avrai bisogno.»

Mentre Jiang Shen era corso allo studio di danza, alcune ragazze dovevano ancora arrivare. La signorina Lin stava aiutando Song Xin a sgranchirsi le gambe e, quando lo vide, salutò con la mano. «Sei qui!»

«Sono qui.» Jiang Shen si sedette proprio dove si trovava e si cambiò le scarpe. Guardò Song Xin; stava facendo la spaccata con un’espressione piuttosto infelice, il mento nella mano mentre lo guardava svogliatamente.

«Cosa c’è che non va?» Si spostò per sedersi accanto a lei.

«Sono infastidita. Ho litigato con i miei genitori.»

«Perché avete litigato?»

«Sarò al secondo anno delle medie quando ricomincerà la scuola, e devo prestare la giusta attenzione allo studio. Ho detto che volevo ballare, quindi erano infelici.» sbuffò prima di continuare. «Come se io fossi felice.» Poi guardò Jiang Shen. «Tu che classe frequenterai?»

«Sarò in terza elementare.»

Song Xin sospirò, un po’ invidiosa. «Allora potrai esercitarti ancora per altri tre anni. Che bello.»

«Non possiamo più ballare alle medie?» Jiang Shen non capiva. «Ma tu stai ancora ballando e sei così brava.»

Song Xin rise. Aveva solo dodici o tredici anni, ma la sua risata la faceva sembrare un’adulta.

«Non capisci.» disse. Dopo averci pensato, però, sembrò rendersi conto che non era in grado di spiegarlo chiaramente, quindi poteva solo fingere maturità. «Lo capirai più tardi.»

C’erano molti passi fondamentali nel balletto. Mentre imparava, Jiang Shen li registrava nel suo taccuino; scriveva foneticamente tutti i termini che non conosceva, poi tornava a casa per memorizzarli gradualmente. La signorina Lin sapeva di questa sua abitudine, quindi rallentava quando parlava e la maggior parte delle ragazze che avevano familiarità con questi passaggi lo aiutavano persino a ripassare. Di solito, a metà lezione, Jiang Shen avrebbe consumato tre o quattro volte più energia degli altri.

Sudava molto. A parte la stanchezza, i ragazzi della sua età avevano spesso fame. Quindi durante la pausa sgattaiolò fuori con l’intenzione di finire le uova che aveva portato.

Mentre era seduto nel corridoio e sgusciava un uovo, la porta della palestra di boxe dall’altra parte del corridoio si aprì.

Bai Jinyi se ne uscì con i capelli tutti disordinati e il suo corpo emanava calore.

Aveva sgusciato solo metà dell’uovo, quando Jiang Shen guardò Bai Jinyi con la bocca leggermente aperta.

Senza parole, Bai Jinyi iniziò a sistemarsi i capelli, molto preoccupato per il suo aspetto. Si avvicinò e si sedette accanto a Jiang Shen. «Cosa stai mangiando?» chiese.

Jiang Shen continuò a sgusciare l’uovo, sorridendogli. «Un uovo.»

«Oh.» rispose brevemente Bai Jinyi, guardandolo lavorare.

Lentamente, Jiang Shen finì di pulire il suo uovo. Per qualche ragione, dal nulla, pensò a come Jiang Luoshan aveva detto che potevano essere considerati amici, e dopo un momento di esitazione, chiese educatamente: «Ne vuoi uno?»

Bai Jinyi alzò un sopracciglio. Fece una breve pausa, poi disse succintamente: «Sì.»

Silenzioso e addolorato, Jiang Shen gli porse l’uovo.

Bai Jinyi lo finì in due bocconi. Dopo aver concluso, si pulì la bocca e disse con tono leggermente giudicante: «Perché è così piccolo?»

Con uno sguardo accigliato, Jiang Shen non voleva più parlargli, nascondendo silenziosamente l’altro uovo dietro la schiena.

**********

Jiang Shen si rammaricava davvero di aver dato via il suo uovo, poiché quando ebbe finito con la lezione alla fine della giornata, aveva le vertigini per la fame e si sentiva solo l’acqua che scorreva rumorosamente nella sua pancia. La signorina Lin non poté fare a meno di ridere. «Sei così affamato?»

Doveva ancora restare lì e pulire. Sentendo ciò, si sentì piuttosto pietoso. «SÌ.»

Mentre ridacchiava, tirò fuori dalla borsa dei biscotti. «Ecco, prendine un po’ e chiedi a Song Xin di aiutarti a pulire il pavimento.»

Song Xin assunse un’espressione molto magnanima. «Lo farò.» disse generosamente.

Jiang Shen andò obbedientemente nel corridoio per mangiare i suoi biscotti. Per evitare di imbattersi in un altro ladro come Bai Jinyi, decise di sedersi accanto alla porta sul retro della palestra di boxe. Eppure, proprio mentre si stava leccando le dita a metà dei biscotti, Lai Song riuscì in qualche modo a scoprirlo.

«Piccolo Cigno!» Lo salutò con la mano. «Cosa stai mangiando?»

Colto alla sprovvista, Jiang Shen si chiese se nessuno di loro fosse nutrito abbastanza. Perché era sempre questa la prima cosa che chiedevano?

Lai Song fu molto amichevole e uscì per sedersi accanto a Jiang Shen. «Sono biscotti quelli? Non ti sazieranno.»

«Sono tutto ciò che ho…» borbottò Jiang Shen.

«Perché non hai portato delle uova?»

«L’ho fatto.» sospirò. «Ne ho dato uno a Bai Jinyi.»

Spalancando gli occhi, Lai Song chiese con curiosità: «Perché glielo hai dato?»

Jiang Shen si accigliò. «Lo ha chiesto lui.»

«Probabilmente sta facendo il prepotente con te.» Lai Song rise. «Un ragazzo che ogni giorno porta carne tagliata e ti inganna per il tuo uovo? Non può farlo. Dovrò sgridarlo più tardi.»

Sentendo ciò, Jiang Shen non pensava che Bai Jinyi meritasse di essere rimproverato per un uovo. «Lascia perdere. Comunque l’ha già mangiato.»

Lai Song lo guardò, felice. «Sei piuttosto generoso.» Ci pensò un attimo, poi continuò: «Hai finito, vero? Vuoi guardare Richie Rich Bai fare boxe?»

«Devo ancora pulire lo studio di danza.»

«Non c’è Song Xin?» Lai Song era completamente indifferente. All’improvviso si alzò, urlando a Song Xin in studio. «Xinxin-mei! Sto portando Jiang Shen nella nostra palestra a giocare, quindi lasceremo a te il compito di pulire!»

Song Xin sembrava essere un po’ spaventata da Lai Song, ma non sopportava di essere chiamata ‘Xinxin-mei’. Con le mani sui fianchi, gridò di rimando: «Quante volte te l’ho detto?! Non ti è permesso chiamarmi Xinxin-mei!»

Lai Song ignorò le sue parole. «Ti chiamo già così da anni. Perché ti arrabbi adesso?»

Poi trascinò Jiang Shen nella palestra di boxe. «Andiamo, Piccolo Cigno! Andremo a dare un’occhiata al nostro Richie Rich Bai e più tardi gli chiederemo di ripagare l’uovo con un KFC.»

Anche la lezione di boxe stava per finire, ma Bai Jinyi era ancora sul ring. Stranamente, nessuno si stava allenando con lui. L’allenatore aveva legato una corda da un angolo all’altro del ring e lo stava facendo esercitare nel gioco di gambe.

Jiang Shen non capì veramente cosa stesse guardando, vide solo Bai Jinyi accovacciarsi rapidamente prima di rialzarsi. Con la spalla contro la corda, si spostò sul lato destro e la volta successiva in cui si accucciò e si rialzò si ritrovò sul lato sinistro. Proprio così, avanzò lentamente e quando raggiunse l’angolo del ring, tornò allo stesso modo.

«Questo è l’esercizio con la fune scorrevole.» spiegò Lai Song. «Guarda i movimenti delle sue gambe: come schiva e attacca.» Lai Song dimostrò le stesse azioni un paio di volte. «Capito?»

Un po’ confuso, Jiang Shen annuì. Osservò ancora per un po’, poi non poté fare a meno di chiedere: «Non c’è nessuno che si allena con lui?»

Lai Song esclamò con un’espressione esagerata: «Nessuno si allenerebbe mai con lui. Quando Richie Rich Bai entra sul ring, appartiene solo a lui e nessuno vuole creare problemi.» e continuò indicando il ring. «Guarda. Sembra che stia combattendo contro qualcuno?»

Jiang Shen non era sinceramente in grado di immaginare come sarebbe apparso Bai Jinyi se avesse lottato con qualcun altro… o meglio, non poteva immaginare come sarebbe stato se fosse stato picchiato.

Agli occhi di Jiang Shen, l’altro era qualcuno che era nato al di sopra degli altri. Mettendo da parte il pensiero di un pugno che colpiva quel bel viso, Bai Jinyi non sembrava nemmeno sapere come chinare la testa; il suo mento era sempre sollevato e la sua schiena era sempre dritta. C’era un’onnipresente espressione di altezzosità sul suo volto, arroganza che riempiva i suoi occhi.

Jiang Shen forse non si era nemmeno accorto che tra i suoi sentimenti di confusione e disorientamento, c’era anche una traccia di gelosia.

E proprio come tutti gli altri che guardavano Bai Jinyi, anche la sua piccola punta di invidia divenne insignificante.

Lai Song guardò i piedi di Jiang Shen, poi all’improvviso chiese: «Non è ora che ti compri un nuovo paio di scarpette da ballo?»

D’istinto, anche quest’ultimo abbassò lo sguardo, scoprendo che una cucitura vicino alle dita di una delle sue scarpe si era già rotta. Con la faccia rossa, infilò quella scarpa dietro l’altra gamba in imbarazzo.

Lai Song non aveva intenzione di ridere di lui. «Dove sono le scarpe che indossi normalmente? Ti aiuterò a prenderle.»

Finiti i suoi esercizi, Bai Jinyi lasciò il ring. Dopo aver bevuto l’acqua, si asciugò il sudore mentre il suo allenatore gli parlava. Molti degli studenti che circondavano il ring sembravano tutti non andare molto d’accordo, ma cercavano comunque di ascoltare, non importava quanto fossero lontani. Senza badare agli altri, Bai Jinyi era inespressivo e alzò solo le sue folte sopracciglia per abitudine quando si voltò e vide Jiang Shen.

«Piccolo Cigno.» gridò a Jiang Shen. «Vieni qui.»

Con riluttanza, Jiang Shen si avvicinò.

«Cos’hai in mano?» chiese Bai Jinyi.

«Biscotti.»

«Li hai finiti?»

Jiang Shen annuì.

L’altro gli lanciò un’espressione accigliata. «Perché sei infelice?»

Jiang Shen sbatté le palpebre, poi borbottò: «Non sono infelice…»

Bai Jinyi sbuffò. «Stai qui e non muoverti.»

Quindi Jiang Shen non osò davvero muoversi. Osservò impotente mentre Bai Jinyi tornava indietro per raccogliere le sue cose. Un po’ più tardi, Lai Song ritornò con le scarpe normali di Jiang Shen, portandogli perfino la sua borsa.

«Hai finito?» Senza alcun senso di imbarazzo, Lai Song salutò Bai Jinyi. «Piccolo Cigno, mettiti le scarpe e andiamo a prendere qualcosa da mangiare.»

Jiang Shen chiaramente non era basso, ma quando si trovava tra questi due ragazzi che credevano di poter dire la dura verità solo con i pugni, in qualche modo finiva per sembrare molto più delicato e fragile.

Lai Song non fu affatto cortese con Bai Jinyi. «Sapevi che il Piccolo Cigno oggi è quasi morto di fame? Perché hai mangiato il suo uovo? E la tua carne?»

Bai Jinyi strinse le labbra. «L’avevo già finita entro mezzogiorno.» Alzò lo sguardo verso Jiang Shen. «Sei affamato?»

Proprio quando Jiang Shen stava per dire di no, il mezzo pacchetto di biscotti nel suo stomaco sfortunatamente non fu d’accordo; i suoi brontolii lo misero profondamente in imbarazzo.

Bai Jinyi strinse gli occhi, il suo tono era piuttosto scortese. «Perché non l’hai detto? Perché allora mi hai dato il tuo uovo?»

«Sembrava che lo volessi…» rispose Jiang Shen vacillando.

L’altro era infelice. «Non sono così avido.»

«Ragazzi, avete finito? Sto morendo di fame.» li interruppe Lai Song.

Bai Jinyi gli lanciò un’occhiata, poi si voltò verso Jiang Shen. «Cosa vuoi mangiare?»

Prima ancora che Jiang Shen potesse aprire bocca, Lai Song si appoggiò al suo orecchio. Con un volume che chiunque poteva sentire, disse severamente: «K! F! C!»

Jiang Shen era senza parole.

Un pasto KFC non era niente per Bai Jinyi. Ordinò quindici pezzi di pollo fritto originale, due scatole di crocchette di pollo, quattro set di ali di pollo e persino un hamburger in più per Lai Song.

Lai Song era chiaramente abituato a questo. Senza aggiungere altro, si sedette e divorò il cibo.

Per Jiang Shen, tuttavia, la quantità di cibo era scioccante. Fissò il mucchio di pollo simile a una montagna senza avere assolutamente idea da dove cominciare.

Bai Jinyi e Lai Song strapparono rapidamente la pelle grassa e fritta dal pollo. Mentre si leccava le dita, Lai Song chiese a Jiang Shen: «Perché non mangi?»

«Ah… riusciremo a finire tutto questo?» Jiang Shen non potè fare a meno di riconfermarlo.

«Mangia più che puoi.» rispose Bai Jinyi. «Lai Song finirà il resto.»

Con estremo orgoglio, Lai Song alzò entrambi i pollici, puntandoli verso se stesso. «Lo smaltimento dei rifiuti Lai Song, al tuo servizio!»

Bai Jinyi lo ignorò, continuando a togliere la pelle del pollo con la testa chinata.

Jiang Shen guardò per un po’, in qualche modo incapace di accettare ciò che stava vedendo. «Questo è così dispendioso…»

Con impazienza, Bai Jinyi mise un po’ di pollo senza pelle nella bocca di Jiang Shen. «Mangia.» ordinò.

Jiang Shen non ebbe altra scelta che iniziare a masticare.

Lai Song e Bai Jinyi erano come due bulldozer, la loro velocità nel demolire il mucchio di polli era sorprendente. Soprattutto Lai Song, che finì cinque pezzi di pollo fritto quasi in un batter d’occhio. Quindi rimosse i panini dall’hamburger, raschiando via con cura la maionese.

«Piccolo Cigno.» Lai Song gettò da parte le foglie di cavolo ricoperte di salsa. Sembrava aver pensato a qualcosa e chiese a Jiang Shen: «Cosa fai per divertirti nel tuo villaggio?»

Jiang Shen ci pensò su. «D’estate andiamo a pescare o a caccia di anatre. Nei campi scaviamo alla ricerca di lombrichi e catturiamo scarafaggi o cicale.»

«Tutto qui?»

«Vuoi andare?» Bai Jinyi lo interruppe.

Mangiando il pollo dell’hamburger, Lai Song rispose: «Sono solo curioso. Guarda, Piccolo Cigno non ha nemmeno un cellulare.»

Bai Jinyi guardò Jiang Shen, che era un po’ imbarazzato. «Non ne ho bisogno.»

«Il villaggio è divertente quanto avere un telefono?» chiese Lai Song.

«Penso che sia piuttosto divertente.» rispose onestamente Jiang Shen.

Questa volta, Bai Jinyi guardò verso Jiang Shen. «Come mai?»

«Umm…» Jiang Shen tagliuzzò lentamente il suo pollo, pensando a come spiegarlo. «Quando è arrivata la primavera, siamo andati a cercare le uova. Gou— Chen Maoxiu, il mio vicino, ha rubato le uova dal nido di una gallina, poi è stato inseguito da un grosso gallo selvatico che continuava a beccarlo. Poi l’abbiamo portato a casa.»

«Per mangiarlo?» chiese Lai Song, distruggendo l’atmosfera.

«NO!» Jiang Shen scosse la testa. «Lo stiamo allevando a casa. Il suo nome è Tony.»

«Toh-nee.» lo corresse Bai Jinyi. «La tua pronuncia è sbagliata. Riprova.»

Jiang Shen imitò obbedientemente la forma delle labbra di Bai Jinyi e ripeté il nome di Tony.

Lai Song finì per concentrarsi su qualcosa un po’ fuori tema. «Ragazzi, allevate polli come animali domestici? Non gatti o cani?»

«Li alleviamo tutti.» La bocca di Jiang Shen si piegò in un sorriso. «I cani appartengono a tutti. Anche i gatti. Possono correre ovunque. Alcune persone allevano addirittura cigni davvero grandi in casa, per sorvegliare le porte. Quei cigni sono davvero feroci.»

«Tu però non sei affatto feroce.» disse all’improvviso Bai Jinyi.

«Ah?» Per un po’, Jiang Shen non capì di cosa stesse parlando.

L’altro inclinò la testa verso di lui, sorridendo inaspettatamente. «Ecco perché sei un piccolo cigno.»

**********

Jiang Shen aveva già detto loro il suo nome molte volte, ma sia Bai Jinyi che Lai Song sembravano preferire chiamarlo ‘Piccolo Cigno’. Poiché non poteva cambiare il loro nuovo nomignolo, rinunciò e permise loro di chiamarlo così. Dopotutto, nel villaggio, le persone venivano spesso chiamate anche con i loro soprannomi: non era lui stesso a chiamare sempre Chen Maoxiu ‘Goumao’?

Dopo il pasto KFC, Jiang Shen doveva prendere l’autobus per tornare a casa come al solito. Bai Jinyi e Lai Song lo accompagnarono alla stazione. Sembrava che questi bambini di città non avessero mai preso autobus a lunga percorrenza; lungo la strada, Lai Song aveva innumerevoli domande e il suo interesse era così grande che quasi seguì Jiang Shen sull’autobus.

Jiang Shen trovò un posto vicino alla finestra. In piedi sotto il finestrino fuori dall’autobus, Bai Jinyi alzò il mento, guardandolo.

«Le tue scarpette da ballo!» Bai Jinyi gli parlò con la bocca. «È ora di comprarne di nuove!»

Jiang Shen non riusciva a capire cosa stesse cercando di dire. «Che cosa?!»

In punta di piedi, Bai Jinyi indicò le sue scarpette.

Jiang Shen finalmente capì.

L’autobus stava per partire. Jiang Shen non ebbe il tempo di rispondere e poté solo salutare Bai Jinyi. Con la fronte premuta contro il vetro, fissava la stazione mentre l’autobus si allontanava. Bai Jinyi non si mosse da dove si trovava; la sua schiena era molto dritta, i suoi occhi leggermente socchiusi e sembrava piuttosto imponente.

Vedendo che suo figlio non mangiava molto per cena, Tan Lingling si sentì perplessa. «Cosa c’è che non va? Non hai fame?»

Jiang Shen non poteva che dirlo apertamente. «Ho mangiato dopo la lezione.»

«Cosa hai mangiato?»

«Un amico mi ha portato a KFC.»

Gli occhi di Tan Lingling si spalancarono per la sorpresa. Guardò Jiang Luoshan, che naturalmente colse il suggerimento. «Chi è l’amico?» chiese.

«Bai Jinyi, della palestra di boxe della classe accanto.» Alla fine Jiang Shen decise di sgusciare un uovo e di mangiarlo. «Ti ho già parlato di lui.»

A pezzi, Jiang Luoshan alla fine ricordò la conversazione che ebbe con suo figlio qualche notte prima, quando Jiang Shen gli stava massaggiando la schiena. «Voi due siete davvero così vicini?»

La bocca di Jiang Shen era piena di tuorlo. «Ha preso una delle mie uova, quindi mi ha ripagato con KFC.»

Tan Lingling rise. «Come può il tuo uovo paragonarsi a KFC? Hai tratto un grande vantaggio da lui.»

Jiang Shen si accigliò. Sebbene fosse giovane, sapeva che non era bene approfittarsi degli altri, e ora si sentiva come se avesse fatto qualcosa di brutto. «Quindi cosa dovrei fare?»

La donna riordinò il tavolo, facendo scorrere un dito sul naso di suo figlio. «Dovrai ripagare il debito da solo. Inventa qualcosa.»

**********

Mancava solo mezzo mese all’inizio della scuola per Goumao e Shubao. Durante quest’ultimo periodo di libertà, tuttavia, la cosa più importante che Goumao doveva fare era completare i compiti delle vacanze. Fortunatamente, avevano il sempre affidabile Shubao. Sfortunatamente per Goumao, l’altro ragazzo sembrava avere lo spirito di un ladro. Se Goumao voleva copiare i suoi compiti, doveva scambiare qualcosa per averli.

«Non pensare nemmeno di usare cose come il latte per corrompermi questa volta.» Shen Shubao sedeva a gambe incrociate nel suo cortile. Intorno a lui c’erano altri ragazzi del villaggio che avevano più o meno la loro età; sembrava che stesse tenendo corte. «Abbiamo così tanto latte a casa che non riusciamo nemmeno a finirlo!»

Qingling-zi e Jiang Shen erano gli unici due bambini a non doversi preoccupare dei compiti per le vacanze. Vedendo quanto fosse smidollato suo fratello, Qingling-zi era molto esasperata.

«Guarda come vuole praticamente leccare le scarpe di Shubao.» borbottò piano a Jiang Shen. «Inutile.»

Osservò attentamente la scena. «No, non accadrà. Shubao tiene molto alla pulizia, non vorrebbe che le sue scarpe si sporcassero con la saliva.»

Qingling-zi rimase senza parole. Incapace di colpirlo, afferrò un mazzetto di erba di coda di volpe e glielo lanciò. «Perché sei così sciocco?»

Jiang Shen era un po’ confuso dalla situazione.

Shubao guardò nella loro direzione. «Niente litigi! Qingling-zi, non colpirlo così forte.»

«Non ho fatto niente.» protestò, poi brontolò: «Shubao-ge stravede un po’ troppo per te, non è vero?»

«Solo pochi giorni fa, mi ha preso a calci nel sedere perché avevo calpestato le fragole che stava coltivando.» rispose Jiang Shen.

Lei scoppiò a ridere. «Ma lui continua ad adorarti! Ho visto che ti ha dato il latte negli ultimi giorni. La tua famiglia ha iniziato a ordinare il latte?»

Annuì. «Si. Hanno iniziato a consegnarci il latte la settimana scorsa.»

«Hai due bicchieri di latte al giorno, sei fortunato.»

Jiang Shen esitò. «Dimmi… se regalassi un bicchiere di latte al mio amico, sarebbe felice?»

«Dipende da chi è il tuo amico.» Qingling-zi si sedette a terra, allungando le gambe. Con tono indifferente, disse: «Se hanno latte da bere ogni giorno, perché dovrebbero volere il tuo?» Fece una pausa, poi continuò incuriosita: «A chi vuoi darlo?»

«Nessuno in particolare…» mormorò.

Arrotolando la sua treccia, Qingling-zi parlò allegramente, con estremo narcisismo: «Non voglio il latte, va bene?»

Lo stress emotivo causato da un singolo pasto KFC era ancora più mortale di quanto Jiang Shen avesse pensato. Non era mai stato così in ansia per qualcosa prima in tutta la sua vita, e quasi tutta l’erba nei campi del villaggio era stata appiattita dal suo passo. Per tutto il giorno, continuava a chiedersi cosa avrebbe potuto dare per ripagare la gentilezza di Bai Jinyi nell’offrirgli un pasto al KFC.

Nel villaggio c’era qualcun altro che si sentiva ansioso quanto lui, e quello era Goumao.

Secondo quanto detto da Chen Maoxiu, stava diventando sempre più difficile servire Shen Shubao.

La famiglia di Shen Shubao possedeva dei campi, ma poiché entrambi i suoi genitori lavoravano altrove, tutto ciò che crescevano in quei campi era frutta. Fortunatamente i terreni non erano grandi e bastavano a provvedere alla famiglia. Tempo prima, d’impulso, Shubao aveva piantato un piccolo campo di fragole. Goumao si era offerto volontario per aiutarlo ad innaffiare, concimare ed eliminare le erbacce dal campo, e ogni giorno, dopo aver finito, Shubao gli permetteva di copiare alcune pagine dei suoi compiti di matematica.

«È proprio come un avido padrone di casa!» Guomao si lamentava mentre estirpava le erbacce dal campo di fragole. «Passerò tutto il giorno a lavorare nel suo campo, eppure si rifiuta di lasciarmi copiare ancora! Devo ancora scambiare qualcos’altro per copiare i suoi compiti di inglese! Perché è così cattivo?!»

Jiang Shen non aveva bisogno di lavorare. Shubao gli aveva ordinato di supervisionare, assicurandosi che Goumao non stesse oziando.

«Non è poi così male.» L’espressione di Jiang Shen era piuttosto seria. «Laggiù. Ci sono ancora alcune erbacce.»

Goumao era senza parole. Gettando la zappa a terra, esclamò: «Perché lo ascolti?!»

«Perché sennò mi picchierà.» rispose prudentemente Jiang Shen.

Goumao agitò il pugno in aria. «Posso picchiarti anch’io!»

Jiang Shen strinse le labbra. «Allora posso riferire di te a Shubao-ge e chiedergli di non lasciarti copiare i suoi compiti.»

Senza parole, Goumao non ebbe altra scelta che stringere i denti e riprendere in mano la zappa.

Le piantine di fragole piantate a fine agosto avrebbero dato frutti circa tre o cinque mesi dopo. Tutti i bambini del villaggio adoravano mangiarle, soprattutto le ragazze. Sebbene le fragole fossero piantate nel campo di Shubao, a causa dei principi della condivisione, Goumao e Jiang Shen avrebbero entrambi ricevuto la loro porzione. In quanto tali, nonostante quanto di solito fossero apatici i ragazzi, tutti credevano che ognuno avesse la responsabilità di impegnarsi per qualcosa di gustoso.

Con attenzione, Goumao studiò a lungo le piantine. Dopo aver eliminato le erbacce che si erano insinuate troppo vicino, esaminò anche le giovani foglie in crescita per verificare la presenza di insetti e vermi.

I boccioli delle fragole non erano molto belli. Tre foglie crescevano su un nuovo stelo e un germoglio appariva lentamente insieme alla quarta foglia. Pertanto, quando Goumao contò la terza foglia, si eccitò moltissimo e chiamò ad alta voce Jiang Shen affinché venisse a vedere.

«Guarda questo.» Goumao indicò la corona della pianta. «La terza foglia è qui! Poco dopo, quando spunterà la quarta foglia, crescerà anche il bocciolo.»

Allungando il collo, Jiang Shen guardò le minuscole foglie verdi della pianta. Sembravano proprio germogli, così delicati e fragili.

«Che bello!» esclamò Goumao. In momenti come questi sembrava davvero un bambino dei campi, nato e cresciuto lì. «Quest’anno il raccolto sarà sicuramente ottimo!» Grattandosi il naso, continuò: «Anche le piante di riso sono tutte diventate molto alte.»

La famiglia di Jiang Shen si guadagnava da vivere coltivando riso nelle risaie e la parola ‘raccolto’ aveva tutto a che fare con la situazione finanziaria della famiglia. Sentendo ciò che disse Goumao, anche se Jiang Shen non capiva i dettagli, ne fu comunque felice.

«Sarebbe fantastico se il raccolto fosse buono.» Jiang Shen si accovacciò vicino alle minuscole piantine di fragole, appoggiando il mento sulle ginocchia. «Allora avremo i soldi per permettermi di andare a scuola e altre cose del genere.»

Goumao non disse nulla. Sapeva che Jiang Shen avrebbe frequentato la scuola con loro quell’anno. Forse per altri iniziare la scuola non era stato un grosso problema, ma per la famiglia Jiang, il solo materiale scolastico del bambino rappresentava una grossa spesa.

«Perché non raccogli prima il riso e poi vai a scuola?» chiese Goumao. «Con la schiena di tuo padre, può raccogliere il riso da solo?»

Jiang Shen era un po’ giù. «Non lo so.» Voleva davvero aiutare suo padre, ma i suoi genitori non gli permettevano più di svolgere i lavori di campo più pesanti. La signorina Lin voleva che proteggesse le sue articolazioni, la schiena e i fianchi, e compiti come la raccolta del riso potevano facilmente causare lesioni.

Goumao non sapeva che ballasse, quindi chiaramente non capiva di cosa fosse preoccupato Jiang Shen.

«Non pensarci più.» Goumao si alzò, tendendo la mano a Jiang Shen. «Quando c’è volontà c’è un modo. Pensa solo a novembre, quando avremo le fragole da mangiare.»

Parlando di fragole, l’umore di Jiang Shen si riprese immediatamente. Ci pensò su, poi all’improvviso chiese: «Le persone in città possono comprare fragole buone come le nostre?»

Goumao era un po’ incerto. «Non lo so… abbiamo sempre mangiato ciò che coltiviamo noi stessi. Chi comprerebbe le fragole di città?»

«Voglio darle a qualcuno, ma potrebbe averne già mangiate di migliori.»

Goumao fece schioccare la lingua. «Dai, andiamo a chiedere a Shubao.»

«Fragole?» Shubao stava aiutando Qingling-zi a mescolare i suoi colori. La bambina aveva messo il cavalletto vicino ai campi, teneva in mano la matita e faceva uno schizzo.

Shubao stava mescolando due colori insieme e rispose distrattamente. «Nei supermercati della città si possono comprare tutti i tipi di frutta, ma per quanto riguarda se sono buoni, non li ho mai assaggiati prima. Possiamo solo andare a dare un’occhiata.»

«Sono grandi come i nostri?» chiese Jiang Shen con urgenza.

Shubao rise. «Dato che i nostri sono cresciuti in modo naturale, saranno sicuramente più piccoli.»

Sospirando, Jiang Shen borbottò: «Allora cosa c’è di così bello nei nostri…»

Goumao rifiutò di concedere. «Sono più dolci!»

«Davvero?» Jiang Shen era dubbioso. «Non hai mai nemmeno provato quelli grandi prima.»

Goumao e Shubao non parlarono più, scambiandosi uno sguardo.

«Cos’hai?» Shubao non poté fare a meno di chiedere a Jiang Shen. «Proprio ora, ho persino sentito Qingling-zi dire che vuoi dare il tuo latte a qualcuno…?»

«Un amico della città.» Jiang Shen diede un calcio ai sassolini ai suoi piedi. Diede una sbirciatina a Goumao; Chen Maoxiu sembrava sconcertato.

«Perchè mi stai guardando?» Goumao sollevò la testa di Jiang Shen. «Dicci.»

Jiang Shen sospirò di nuovo, sentendosi ancora piuttosto imbarazzato. «Gli ho dato un uovo, e alla fine mi ha portato al KFC.»

Shubao alzò la voce. «Sei riuscito a procurarti un pasto KFC solo con un uovo?!»

«Non ho ingannato nessuno, ha insistito per portarmi…» Jiang Shen si affrettò a spiegare, ma a pensarci bene, non sembrava che nemmeno Bai Jinyi avesse ‘insistito’. Di conseguenza, si sentiva ancora più imbarazzato…

«Allora, quanto hai mangiato?» Guomao poteva solo chiedere.

Jiang Shen contò sulle dita. «Hanno ordinato quindici pezzi di pollo fritto, due scatole di crocchette di pollo, otto ali di pollo e un hamburger…» Detto questo, subito chiarì: «Non ho mangiato l’hamburger!»

«…Ragazzi, siete dei maiali?» Shubao fece una pausa. «No… quel tuo amico… è davvero ricco, vero?»

«Non ho mangiato così tanto, sono loro ad aver mangiato tanto…» disse debolmente Jiang Shen.

Evidentemente Goumao stava ancora calcolando quanto sarebbe dovuto costare tutto, e si sentiva piuttosto stordito.

«Idiota, smettila di fare calcoli.» Shubao colpì la mano di Goumao. «Andiamo con Jiang Shen in città e vediamo cosa possiamo comprare per ripagare quel ragazzo.»

«Ah! Ripagarlo?!» esclamò Guomao. «Il nostro Shen-zi probabilmente non ha nemmeno visto una banconota da 100RMB* in vita sua!»

*(N/T: sono circa 13 euro.)

Jiang Shen era senza parole.

**********

L’autobus dal villaggio alla città passava solo una volta ogni quaranta minuti, ed era un viaggio di due ore, quando non c’era traffico. Normalmente, Jiang Shen e Tan Lingling andavano sempre in città la mattina presto, anche se non andavano in molti posti. Andavano a fare shopping solo durante le feste o le vacanze.

Shubao e Goumao avevano qualche anno in più di esperienza di vita rispetto a lui, quindi ovviamente avevano percorso più strade. Jiang Shen non riconobbe un solo posto in cui lo avevano trascinato.

«Smettila di essere timido.» Goumao gli diede una pacca sulla schiena. «Non è che non abbiamo portato soldi.»

Jiang Shen era offeso. «Non ho portato molto.»

«Di che cosa hai paura? Shubao è qui.»

Shubao si voltò a guardarli. «Cosa state dicendo di me?»

«Non eravamo d’accordo per andare al centro commerciale? Perché siamo venuti al Sam’s Club?!» Goumao rispose immediatamente.

«Potremmo permetterci qualcosa al centro commerciale?» chiese Shubao, molto pratico. «Nemmeno il Sam’s Club è economico, lo sai.»

C’era un solo Sam’s Club in città e per entrare era necessaria l’iscrizione. Tra loro, solo Shubao aveva una tessera associativa, che, ovviamente, apparteneva a Li Zhuo. I tre bambini erano come mosche senza testa, che non sapevano cosa comprare. I bambini della loro età erano i più pratici e, in questo senso, nulla poteva essere paragonato al cibo.

Il reparto delle merci importate nel supermercato occupava parecchio spazio. Sia Goumao che Jiang Shen si accucciarono davanti a uno scaffale, fissando le file di cioccolato, incapaci di distogliere lo sguardo.

Shubao fece un giro e tornò indietro, solo per scoprire che erano ancora accovacciati lì. Era senza parole. «Prendete una scatola, allora.» finì per dire.

Contemporaneamente girarono la testa verso di lui, gli occhi come laser puntati sul suo viso.

Sospirando, si accovacciò con loro. «Quale volete ragazzi?»

Jiang Shen e Goumao lo indicarono allo stesso tempo. Il confronto tra le loro scelte fu piuttosto brutale.

Bisogna dire che Jiang Shen era uno dei rari bambini maturi in circolazione. Stava indicando l’opzione più economica, una piccola scatola di cioccolatini Dove, mentre Goumao non aveva alcuna riserva, sembrava che fosse già sul punto di gettare una scatola di Ferrero Rocher nel carrello.

Senza parole, Shen Shubao digrignò i denti. «Comprali tu stesso, Goumao!»

Goumao era inorridito. «Sei di parte!»

«Non è che non hai soldi!» l’altro ribatté.

Una volta che la conversazione si spostò sul denaro, la voce di Goumao si affievolì. Dopo essersi agitato goffamente per un momento, alla fine disse lentamente: «Stavo per prestare i soldi a Shen-zi…»

Jiang Shen li guardò con la bocca semiaperta, non capendo perché lo stessero tirando in mezzo, quando però fece il collegamento, fu molto commosso. Con gli occhi pieni di emozioni, guardò Goumao e gridò: «Goumao-ge…»

Anche l’espressione dell’altro ragazzo era molto complicata. Dopo aver lottato per un po’, non riusciva a fermarsi. «Dato che mi chiami ‘ge’, potresti non usare più quel soprannome?»

Dopo aver riflettuto a lungo, Jiang Shen decise finalmente di comprare a Bai Jinyi una scatola di cioccolatini. Con i suoi risparmi attuali poteva regalargli solo una scatola di Colomba, ma era il pensiero quello che contava. Jiang Shen avrebbe potuto fargli qualche altro regalo in futuro.

I tre ragazzi fecero anche un salto al reparto frutta solo per guardare le fragole. Rannicchiati strettamente, esaminarono attentamente l’esposizione della frutta; come previsto, le fragole erano più grandi di quelle coltivate da loro stessi. «Vogliamo comprarne qualcuna da provare?» Goumao incitò Jiang Shen.

Quest’ultimo storse le labbra. «Sono così costose…»

Goumao lo incoraggiò: «Te le comprerò io.»

Selezionando una scatola, fece in modo che Shubao la trattenesse prima di tornare indietro e selezionarne altre. Anche se Jiang Shen aveva una voglia matta di fragole, non aveva i soldi extra per comprarle. Inoltre, la sua coscienza non gli permetteva di mangiare sfacciatamente quelli che Goumao avrebbe comprato, così decise di andare su qualche altro scaffale e vedere se c’era qualcos’altro che poteva permettersi.

Dopo aver scelto i frutti che desideravano, Shubao e Goumao si allarmarono quando si resero conto che Jiang Shen non era dietro di loro. Fortunatamente, questo loro fratellino non si era allontanato troppo: Shubao lo trovò nel reparto scarpe.

Accovacciato davanti agli scaffali, Jiang Shen aveva due paia di scarpette da ballo tra le mani e sembrava che le stesse confrontando. Era raro vedere il ragazzino con un aspetto così solenne, con il suo dilemma che gli lasciava profonde rughe sulle sopracciglia. Di riflesso, Goumao gridò: «Shen…»

Shubao lo tirò. «Quanti soldi ti restano ancora?» chiese all’improvviso.

Goumao era sconcertato. «Perché?»

L’altro alzò il mento. «Gli compriamo un paio di scarpette da ballo.»

Il viso di Goumao si distorse per la confusione e si sentì completamente perso. «Perché gli prendiamo delle scarpette da ballo? Le coltiverà?»

«Vuoi ancora copiare i miei compiti?» Minacciò Shubao, con un’espressione gelida.

Goumao era senza parole.

«Inoltre, non fargli scoprire che gliele abbiamo comprate apposta.»

«Sei pazzo?!» Goumao stava per strapparsi tutti i capelli. «Cosa diremo?! Che le abbiamo rubate?!»

Shubao ci pensò su. «Dì solo che le hai comprate per sbaglio.»

Goumao finalmente capì la situazione. «Quindi finirò per sembrare pazzo?!»

Alla fine, Jiang Shen non riuscì a sopportare l’acquisto di nessuna delle due paia di scarpe. Dopo aver calcolato la somma di denaro che gli restava dopo i cioccolatini, era completamente assorbito dalle sue preoccupazioni, senza accorgersi affatto di cosa avevano comprato i suoi due amici più grandi mentre pagavano il conto.

Sull’autobus per tornare a casa, Goumao scartò la scatola di Ferrero Rochers. Mentre ne porgeva uno a Jiang Shen, improvvisamente esclamò, con estrema esagerazione: «Ohhh, nooo! Ho comprato la cosa sbagliata!»

Stando al gioco, Shubao si sporse per guardare. «Che cos’è?»

Dalla borsa, Goumao tirò fuori un paio di scarpette da ballo. «Come ho finito per comprarle?!» esclamò, con un tono leggermente spento.

Senza parole, Shubao ovviamente non poteva accettare la recitazione esagerata di Goumao. Si allungò e lo pizzicò dolorosamente sulla vita, facendolo quasi urlare di dolore. Voltandosi, Goumao gli lanciò un’occhiataccia, poi abbassò la sua espressione contro la sua volontà.

In quel momento, il più agitato dei tre era in realtà Jiang Shen. Non sapeva davvero come fossero finite nella borsa di Goumao le scarpette da ballo che desiderava. Incerto, guardò le scarpe che aveva in mano, girandole. Quando guardò di nuovo i suoi amici, la confusione e la gioia erano evidenti sul suo volto.

Il volto di Goumao si infiammò per l’attenzione di Jiang Shen. Tossendo, sottolineò deliberatamente: «Il supermercato non effettua rimborsi. Queste scarpe per me sono inutili, quindi penso che dovrò buttarle via.»

Jiang Shen le tenne strette, senza lasciarle andare. «I-io… che ne dici di darle a me? Mi servono.» disse, piuttosto con entusiasmo.

«A cosa ti servirebbero?» chiese deliberatamente Goumao.

Jiang Shen non riuscì a dargli una ragione, diventando così ansioso e cominciò a sudare. All’improvviso, sembrò ricordare qualcosa, e tirò fuori dalla tasca i soldi che gli erano rimasti, ficcandoli con insistenza nelle mani di Goumao. 

«Considerale come acquistate! Ti darò tutto questo per ora e ti ripagherò in futuro.»

«Cosa fai?» Goumao si accigliò, spingendo indietro i soldi con un po’ di tristezza. «Te le darò e basta. Perché dovrei prendere i tuoi soldi? Mi stai guardando dall’alto in basso?»

Goffo con le parole, Jiang Shen si scervellava, pensando a cosa dire. «No, io…»

«Basta.» Shubao rise, ponendo fine a quella farsa. «Le scarpe per noi sono inutili. Se le vuoi, prendile e basta. Quanto al motivo per cui le vuoi…»

Fece una pausa, allungando la mano per arruffare i capelli di Jiang Shen con una certa forza. «Te le daremo semplicemente e non ti chiederemo il motivo.»

Quando Chen Maoxiu tornò a casa, Chen Qingling stava dipingendo lo schizzo che aveva disegnato nel pomeriggio. Vedendo entrare suo fratello, non si prese la briga di salutarlo, comportandosi invece come se non lo vedesse e continuando a tamponare la tela.

Goumao tirò fuori la scatola delle fragole. Le lavò, tolse la parte superiore, le mise in una ciotola e la pose accanto alla mano di Qingling-zi. «Ne vuoi?» chiese, assumendo apposta un tono fiero.

Un secondo dopo, finalmente la bambina si degnò di mettersi una fragola in bocca. «Sei andato a comprarle?»

Anche Goumao ne mangiò una. «Siamo andati al Sam’s Club.»

La sorella non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, borbottando: «Perché non mi hai portato con te…»

Goumao indicò la tela con il mento. «Non hai i compiti da fare?»

Stringendo le labbra, Qingling-zi non continuò a protestare e dipinse con cura le risaie di verde. Il fratello maggiore rimase in disparte, guardando, prima di dire all’improvviso: «Ho comprato a Shen-zi un paio di scarpette da ballo.»

«Eh?» Era scioccata. «Lo sai anche tu?»

Goumao strinse gli occhi, poi un raro momento di intelligenza brillò attraverso di lui. «Tu cosa sai?»

«Che sta studiando danza classica!» Qingling-zi non sospettava nulla, c’era un’espressione struggente sul viso della bambina. «Sono andato al Centro per l’infanzia e l’ho visto lì un paio di volte. È molto laborioso! Ogni volta che allunga le gambe mi sembra davvero doloroso, ma non emette alcun suono! È bellissimo anche quando balla.» Come una piccola adulta, sospirò, gettando da parte il pennello. «Se non avessi lezioni di arte, vorrei imparare anche io il balletto.»

«Ah, come no. Guarda quanto sei coccolata e viziata. Pensi che sarai in grado di sopportare il dolore?

Le sue parole furono piuttosto dirette, lasciandola senza parole.

Portando la ciotola di fragole, Goumao stava per uscire di casa, ma si voltò dopo due passi per dirle: «Non dire a Shen-zi che so delle sue lezioni di danza. Quel piccolo sciocco si mette troppo facilmente in imbarazzo.»

Fuori dal cortile, Shen Shubao aveva un cesto di uova e stava per consegnarle alla famiglia Jiang. Gli capitò di imbattersi in Chen Maoxiu, che era appena uscito di casa, e i due si bloccarono nel vedersi.

«Dove stai andando?» Shubao fu il primo a chiederlo.

Stringendo le labbra, Goumao rispose: «Sto portando a Shen-zi delle fragole.» Poi guardò il cestino. «Quante uova ci sono?»

Shubao abbassò lo sguardo, sorridendo. «Intorno a sessanta? Sono abbastanza per un mese per Shen-zi.»

Goumao annuì. «La prossima volta tocca a me.»

L’altro alzò un sopracciglio. Con tacita comprensione, nessuno dei due ragazzi rivelò ciò che sapeva.

A metà strada verso la casa di Jiang Shen, Goumao non poté fare a meno di chiedere: «Quando l’hai scoperto?»

Shubao lo calcolò. «Qualche mese prima di te.»

Goumao era un po’ geloso. «Te lo ha detto quel piccolo teppista?»

«Come avrebbe potuto?» Shubao scoppiò a ridere. «Non è che non conosci la personalità di Shen-zi. Non è disposto a essere trattato diversamente o a disturbare gli altri. Ogni volta che soffre di rimostranze o difficoltà, non dirà mai una parola. Non direbbe mai a nessuno una cosa del genere.»

Goumao non rispose a questo. Calciando un pezzo di terra mentre camminava, mormorò cupamente: «D’ora in poi gli terrò da parte il latte per la colazione.»

«Non c’è bisogno del tuo. Gli ho già dato il mio, e gli basta bere due bicchieri al giorno.» disse Shubao, un po’ sprezzante: «Se ne beve di più, non riuscirà a digerirlo.»

«Perché sei l’unico bravo ragazzo qui? Lo sei già da così tanto tempo, al confronto sembra come se stessi facendo il prepotente con lui.» disse l’altro, infelice.

Shubao rise maliziosamente. «Ecco perché ti ho lasciato comprare le scarpe.»

Tan Lingling sapeva che suo figlio era andato al Sam’s Club, quindi non fu sorpresa di vedere la scatola di cioccolatini Dove sul tavolo. Questa era la prima volta nella vita di Jiang Shen che andava in città con i suoi amici, e il suo viso era rosso per l’eccitazione. Dopo aver indossato le sue nuove scarpette da ballo, si esercitò in alcuni passi fondamentali nella sua stanza.

Tan Lingling non poteva fare a meno di prenderlo in giro. «Guarda quanto sei soddisfatto di te stesso.»

Un po’ imbarazzato si tolse le scarpe, esaminandole come se fossero un grande tesoro. Nemmeno lui poteva sopportare di buttare via il suo vecchio paio e pensava di usarlo per esercitarsi a casa.

«Le ha comprate Goumao.» confessò a sua madre. «Si è rifiutato di accettare i miei soldi…»

Dopo un attimo, Tan Lingling suggerì: «Che ne dici di dargli qualcos’altro in cambio?»

«Cosa potrei dargli…?» Jiang Shen rifletté profondamente a lungo. Alla fine si rallegrò immensamente. «Lo so! Posso aiutarlo a copiare i compiti!»

Non era sicura se ridere o sgridarlo. «…Non è una buona cosa da fare.»

A Jiang Shen non importava se fosse buono o no, pensava solo che fosse una grande idea. Quando Goumao e Shubao arrivarono con le loro cose, annunciò in modo molto serio e coscienzioso: «Shubao-ge, per favore dammi i tuoi compiti. Aiuterò Goumao a copiarli!»

Non avendo mai permesso a nessuno di sfruttarlo, Shen Shubao non avrebbe mai pensato che la prima volta che si fosse approfittato di lui, e la prima volta che Chen Maoxiu avesse ottenuto il vantaggio, sarebbero stati entrambi conferiti da Jiang Shen.

Tuttavia, non importava chi ne traesse profitto. Tutto era caldo e passionale, ardeva nel profondo del cuore.

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