EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 8

-Mark Masa-

Preparai la mia valigia e poi tornai a cercare di nuovo P’Vee. La persona che mi aveva lasciato a fare le valigie da solo, al momento, era sotto la doccia. Era lì dentro da un sacco di tempo e di sicuro sarebbe uscito da un momento all’altro. 

Stavo per tornare a casa. All’inizio mia madre mi disse di andare in aereo il giorno dopo, ma la persona che odiava la tariffa del biglietto aereo si offrì volontario per guidare. Diceva che era uno spreco e che il costo di qualche litro di carburante era di gran lunga migliore di quello che sarebbe costato su quella grossa macchina.

Avevamo pianificato la partenza sabato mattina presto, forse alle 2 o le 3 del mattino, perché P’Vee voleva arrivare a Bangkok mentre era ancora mattina presto e, anche se la sera avremmo cenato solo con papà, lui voleva comunque essere organizzato.

“Hai scelto un bell’abito per me, vero?” P’Vee era uscito ad asciugarsi i capelli, così feci solo un cenno con la testa.

“Non avevo molta scelta.” risposi.

“Voglio solo fare bella figura di fronte a tuo padre.” Disse lui.

“Sei sempre bellissimo.”

“Ho solo paura di metterti in imbarazzo.” borbottò.

“Stai facendo lo spiritoso? Hai intenzione di ballare e camminare per i campi prima di mio padre? Mi accompagni solamente, tutto qui.” Gli risposi e lui si avvicinò.

“Sì, rimarrò al tuo fianco.” La sua voce era dolce e proprio in quel momento riuscivo a sentire solo il battito del mio cuore.

“Sì, solo noi due insieme.” Il mio atteggiamento iniziale era egoistico, interessato solo al mio cuore.

“Ok, così possiamo andare insieme ovunque.” Gli piaceva anche provare a compiacermi.

Dopo aver posto quell’aggiornamento in risposta alla sua richiesta di attenzioni, tornammo nella stanza e ci riconciliammo nel modo che P’Vee voleva e sarebbe finita se lui non fosse andato a pubblicare una mia foto mentre dormivo. Era come quella volta che si riconciliò con me dopo la questione di P’ Ploy, quando mi fece una foto mentre dormivo. Ma questa volta stavo dormendo sul suo petto, con la scritta ‘A chi non piace farlo dolcemente, dato che questa persona è la più dolce?’ Non ci volle molto a mio padre per chiamare e dire che era troppo. Ma poi P’Vee rispose che era solo una frazione della sua storia d’amore e che mio padre non avrebbe capito.

“Pensi che tuo padre mi ucciderà non appena metterò piede in casa tua?” Si girò a chiedere mentre stava per mettere in moto la macchina.

“Beh, sei andato a infastidire mio padre di proposito?” Dissi in risposta.

“Non l’ho fatto, stavo solo dicendo la verità.”

“… “

“È vero, sono semplicemente una persona romantica.”

“Giusto.” Sospirai prima di rispondere. La persona che si diceva romantica, cominciò a guardare in basso con aria rincuorata, ma continuò comunque a guidare.

“Ti stai innervosendo?” P’Vee si voltò a chiedere.

“Innervosendo per cosa?”

“Innervosendo con me, sei annoiato? Sto esagerando?” Disse. Non mi guardò, continuava a concentrarsi sulla guida, ma credevo che aspettasse una risposta da me.

“Non ti stai preoccupando troppo?” Mi voltai per chiedere.

“Ti amo così tanto da dovermi preoccupare. Ho paura che tu non mi ama. ” Disse lui e tutto quello che potevo fare era sorridere poichè ero timido.

Non gli risposi, ma mi chinai e gli appoggiai la testa sulla spalla, giocando con il mio telefono. Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere, non avrei mai pensato di avere un tale comportamento supplichevole nei confronti di quella persona più grande, o di una persona tanto feroce. La mia preferenza, come ben sapete, era sempre stata per le persone più piccole, che mi supplicavano, che erano attraenti e carine, ma P’ Vee era l’esatto opposto di tutto. Era tutto completamente stravolto. Ero io quello più piccolo e io che dovevo supplicare lui, e ultimamente la gente diceva quanto fossi diventato attraente e carino.

“Non mi annoio con te. ” Gli dissi.

“Davvero? “

“Sì, ti amo così tanto, come posso annoiarmi? ” chiesi, facendolo ridere.

“Se non fossi bloccato alla guida, ti farei una foto adesso.” disse lui.

Continuammo a guidare senza sosta con P’Vee che non faceva pause. Non mi lasciava neanche guidare, continuando da solo fino a Bangkok, dove c’era molto traffico. Era normale, anche se era tarda mattinata, che ci fossero molte auto. Non era mai stato un problema in passato, ma in quel momento iniziai ad essere irascibile. Forse perché ero abituato a stare laggiù, dove non c’era tanto traffico e quindi era molto più facile guidare.

“Gira a destra.”

“Quale destra?”

“Quel posto laggiù.” Indicai davanti a noi e P’Vee rallentò gradualmente la macchina, prima di svoltare, continuando poi a guidare per un po’ per poi svoltare di nuovo.

“Che posto è?” Si girò a chiedere P’Vee.

“È l’ultimo, perché non te lo ricordi? E’ così semplice.” Risposi di nuovo.

“Volevo solo che tu ricordassi.” Disse lui, infastidendomi. Si ricordava, ma voleva chiedere. Era la sua solita abitudine. Era come se fossi abbastanza sicuro che sapesse quanto lo amavo, ma voleva comunque sentirselo dire, anche se glilo avessi mostrato, avrebbe comunque avuto bisogno di sentirlo dalla mia bocca.

“Giovane padrone.” (N/T:Khun Noo: figlio di un ricco)

“Mark, per favore chiamami Mark.” Dissi all’autista di mio padre che era venuto a ricerverci.

“Sì, Khun Mark e Khun Vee. Seguitemi, il padrone sta prendendo il caffè in salotto.”

“E mamma?” Gli chiesi.

“È in giardino.” Stavo per girarmi e andare da quella parte, ma P’Vee mi tirò il braccio e guardò prima verso la casa.

“Vai prima a portare rispetto a papà.”

Quante volte non ero andato a salutare mio padre senza mia madre? Non che avessi paura, non avevo più paura di lui, ma era imbarazzante ogni volta che lo vedevo perché non eravamo mai stati così l’uno con l’altro prima. Mio padre non si era mai comportato così, né aveva mai detto che mi voleva bene e io ero sempre sulla difensiva con lui. Ora però mio padre si era preoccupato per me ed era diventato possessivo. Gli piaceva anche rimproverare P’Vee, il quale mi faceva sentire stranamente imbarazzato.

“Ciao papà.” Entrambi ci inchinammo di fronte a mio padre in quel momento era seduto a bere il caffè e a leggere il giornale che lentamente posò poi a terra.

“Quando siete arrivati? E come mai così presto ” Chiese mio padre, prima di indicare alla sedia di fronte, così mi mossi tranquillamente per sedermi mentre P’Vee si accomodò accanto a me.

“Deve aver guidato molto velocemente.” Disse sembrando feroce.

“P’Vee sa guidare molto bene.”

“Ma sono preoccupato, comunque. L’auto è molto costosa e quindi se fosse successo qualcosa sarebbe stato piuttosto problematico.”

“Perché sei così preoccupato per la macchina?” Chiese P’Vee con tono provocatorio, proprio come ogni volta che si parlavano. Inizialmente pensavo che, forse oggi, sarebbe andata bene e che non si sarebbero agitati così di prima mattina ma evidentemente non era così.

“Tu sta zitto. Vai a farti una doccia e riposati, hai già incontrato tua madre o no?”

“Ah, non appena arrivi vieni a trovare tuo padre?” La dolce voce di mia madre risuonò dalla porta del soggiorno, facendo sì che tutti si voltassero a guardare.

“Ciao, mamma.”

“Ciao, Vivis e anche a te Masa, sei diventato così bello, sei mio figlio?” Aprii le braccia per abbracciare la mia mamma che mi strinse di rimando, accarezzandomi la testa.

“Vuoi un abbraccio?” Chiese P’Vee a mio padre.

“No.” Lui continuò a starsene seduto lì, con le gambe incrociate e a riprendersi il giornale per leggere.

“Vai ad abbracciare tuo padre, figliolo.” Mi sussurrò mia madre.

“Mamma…” Non lo avevo mai abbracciato, perché dovevo farlo adesso?

“Se non vuoi abbracciare papà, allora lo farò io.” P’Vee aprì le braccia, il che fu sufficiente per far alzare in piedi mio padre ed avvicinarsi a me e a P’Vee.

“Vieni ad abbracciarmi.” Disse mio padre, prima di aprire lentamente le braccia, cos’altro potevo fare se non alzarmi e avvicinarmi goffamente al suo abbraccio.

“Buon compleanno.” borbottai mentre lo abbracciavo.

“Mmm.” Mio padre rispose proprio in quel modo, prima di strofinarmi delicatamente la testa. Non sapevo che tipo di espressione avessero mia madre e P’Vee. Immaginavo che mia madre fosse contenta, e probabilmente P’Vee stava sfidando mio padre, ma mio padre probabilmente stava solo mantenendo un’espressione ferma come prima mentre il mio cuore batteva forte. Era diverso da come batteva quando stavo con P’Vee, ma mi faceva ancora emozionare e mi rendeva molto felice che fosse lo stesso per entrambi.

“Vuoi mangiare? O cosa vuoi fare?” Chiese mia madre dopo che io e mio padre ci separammo.

“Dovresti mangiare adesso e poi andare a riposare, credo, visto che sei partito per venire qui alle 4 del mattino.”

“Davvero? Vee ha guidato da solo o l’hai aiutato?” Chiese mia madre.

“P’Vee non mi ha lasciato guidare.”

“Posso guidare da solo.” Disse P’Vee sorridendo, in modo tale che mia madre avrebbe probabilmente acconsentito ad avere il suo nome sulla registrazione della casa se lui avesse chiesto, ah e naturalmente se anche mio padre fosse stato d’accordo.

“Dopo aver guidato, dovremmo aiutarci a vicenda.”

“Oh! Era soltanto un viaggio in macchina fino a Bangkok, sono solo 4 o 5 ore, come potrebbe essere così faticoso?” Disse mio padre.

“Anche tu, Khun.”

“Se anche tu sei stanco, allora vai a mangiare.” rispose mio padre e pensai che avrebbe proseguito dritto, ma no lo fece, mi afferrò il braccio trascinandomi, lasciando P’Vee a camminare tranquillamente.

Facemmo colazione insieme felicemente, almeno così pensavo. Non era silenziosa perché mia madre e P’Vee chiacchieravano con passione su diversi argomenti. Per quanto riguardava me e mio padre, ce ne stavamo seduti lì ad ascoltare in silenzio. Qualche volta anche mio padre si intrometteva, ma per lo più ascoltava e basta. A volte io rispondevo alle domande, ma per lo più P’Vee rispondeva perché io e la mamma ci parlavamo ormai di frequente.

“E il lavoro? Dove vuoi iniziare?” Chiese mio padre a P’Vee dopo essersi pulito la bocca.

“Sto cercando un lavoro a Chon Buri.” Rispose P’Vee.

“Sì? Se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti, fammelo sapere.” Disse mio padre alzando gli occhi al cielo. La persona seduta accanto a me rispose educatamente. Quando facevano sul serio, si parlavano con tono serio, fino a quando la persona che l’aveva dimenticato, come me, si sentiva strana.

“Grazie.”

“È molto lontano, figliolo, che farai?” Mia madre, osservatrice, si voltò a chiedere. La sua bella mano mi accarezzò dolcemente la testa. Era come se avesse realizzato quanto non volessi che se ne andasse.

“Mark mi mancherà sicuramente moltissimo ” Rispose P’ Vee, dato che ero ancora seduto lì in silenzio, come prima.

“Puoi andarci e farvi visita l’un l’altro. Comprerai una casa?” chiese mio padre e mi guardò. 

“Ehm…”

“Possiamo fare avanti e indietro. Penso che aspetteremo sicuramente prima di tutto di vedere com’è e poi decideremo se sarà a lungo termine o se è quello che voglio.” Rispose P’Vee.

“Vai ad un colloquio e se non ti piace, non devi farlo perché sarebbe una perdita di tempo sia per te che per loro.”

“Sì.”

“In quanto a te, puoi fare avanti e indietro, andrà tutto bene, non è troppo lontano figliolo.” Disse mia madre.

“Io non ho detto niente.” borbottai anche se il mio cuore voleva comprare una casa, come diceva mio padre.

“È vero! Ma ultimamente ho percepito molta dolcezza.” Mi prese in giro mia madre.

“Mamma, non era neanche lontanamente dolce.” Risposi.

“Ah! Un paio di foto ogni giorno.” Disse mio padre, guardando P’Vee.

“Pubblicare una cosa del genere non ti tocca, vero? Per quanto riguarda il tuo lavoro, il fatto che io abbia una relazione con Mark, ha un impatto negativo sulla tua attività?” Chiese P’Vee e così mio padre lo guardò direttamente negli occhi.

“Perché la pensi così?” domandò di rimando.

“Beh, sono un ragazzo.” Mi girai a guardare P’Vee, prima di ritornare a guardare mio padre ancora una volta. Non ci avevo pensato, ma forse P’Vee lo aveva fatto in passato ed era per questo che non si era espresso molto sui social. Ultimamente era successo così spesso, che persino mio padre lo criticava. P’Vee di solito pensava troppo.

“Non è così, puoi fare quello che vuoi.” Mi disse mio padre, facendomi sorridere perché non me lo proibiva.

“Grazie.”

“Solo un po’ va bene, pero’ la foto sul letto era un pò scarsa, nonostante sia un bene che io possa seguire mio figlio da vicino, visto che non ho la possibilità di aggiornarmi.”

“Cough-cough.” Mi strozzai nel sentire mio padre parlare in quel modo. Le guance mi si scaldarono quando mi guardò.

“I padri seguono…” 

“Vede tutto, anche prima di me.” Disse mia madre, voltandosi per sorridermi.

Mio padre ricevette il dolce e continuò a mangiare tranquillamente. Guardò serenamente me e mia madre e poi si voltò a guardare P’Vee. Anche lui si girò a sua volta, prima di chinarsi a mangiare il dolce. Il pranzo finì senza complicazioni e a poco a poco ci alzammo per fare la doccia. Pensavo di fare un pisolino e poi tornare giù. Mio padre non aveva progetti, quindi non c’era fretta o forse mamma ne aveva e non lo aveva detto a mio padre. Non sapevo ancora che tipo di giornata sarebbe stata. Di solito andavamo in un albergo da qualche parte e c’era una gran confusione con gli affari di papà, ma quest’anno aveva detto di voler restare a casa.

“Credi che tuo padre si prenda gioco di te in maniera così intensa?” Chiese P’Vee quando entrammo nella stanza. Dopo che mio padre aveva espresso la sua opinione, entrambi eravamo rimasti in silenzio. Per me era dovuto alla mia timidezza, ma per quanto riguardava P’Vee, non ero sicuro del motivo.

“Perché?”

“Pensi che avrò mai il coraggio di farlo di nuovo? Perché è così possessivo?” Chiese P’Vee confuso.

“Ti riferisci a te o a mio padre che è possessivo nei miei confronti?”

“Tuo padre. Forse è ancora più possessivo di me. Se è così con me, allora è probabilmente ancora più possessivo di me.” Disse P’Vee.

“Non è normale che i miei genitori siano possessivi nei miei confronti?” Ero il loro unico figlio. Un tempo pensavo che mio padre non mi volesse bene, ma adesso avevo capito che mi ero sbagliato. 

“Sì, beh, se lui è così e i miei genitori venissero a chiederlo, ti lascerebbe a me?”

“…”

“Sono serio o dovrei comprare una casa a Chon Buri come ha detto lui? E se è una bella casa per una coppia appena sposata, allora non resta che sposarsi, non puoi neanche negarlo.”

“…”

“Non stare in silenzio, dico sul serio, ho davvero bisogno che tu mi aiuti a pensare prima di tutto.”

“Basta che ti stendi e fai un pisolino. Mia madre verrà a svegliarti per scendere più tardi.” Dissi facendo un cenno con la testa.

“Markkkkk.”

” Dormi.” replicai prima di recarmi in bagno.

Volevo davvero sapere cosa gli stava succedendo, stava implorando troppo e si comportava in modo eccessivamente delirante. Doveva esserci un motivo. Parlando in quel momento, non riuscivo ancora a capire il perché, ma avevo l’impressione che le sue idee fossero molto buone. Era già da molto tempo che stavamo evitando tutto, giusto?

Uscii dal bagno dopo aver finito la mia attività. La persona che diceva di poter guidare senza stancarsi si era addormentata tranquillamente sul letto. Anche se non era poi così lontano, tuttavia P’Vee aveva guidato senza fermarsi. Entrai per guardare la persona il cui stato d’animo sembrava essere un po’ confuso e pensai a quello che aveva detto prima, a come credeva che fossi annoiato da lui. Mi ero mai sentito infastidito da lui? Il suo aspetto non mi faceva affatto sentire annoiato, anche se stava semplicemente dormendo. Non mi faceva mai sentire indifferente. Anche se non si muoveva, non mi faceva sentire annoiato o insoddisfatto. Anche quando si limitava a dormire, aveva ancora la capacità di farmi battere forte il cuore.

“Vieni a sdraiarti con me.” Disse con voce stanca, così mi sdraiai accanto a lui.

“Non ti fai una doccia?”

“Voglio abbracciarti.” Non rispose alla mia domanda, erano solo parole ovattate prima che il suo grosso braccio uscisse fuori a cercarmi, così mi voltai e mi rigirai nel suo abbraccio. I miei occhi si alzarono, notando qualcuno in piedi davanti alla porta.

“Papà…”

“Mmm.” P’Vee ancora non sapeva che mio padre era lì in piedi, o forse lo sapeva e voleva semplicemente infastidirlo.

“Volevo solo venire a dirti che alle 15 voglio che tu vada giù ad aiutare tua madre a cucinare.” Disse mio padre prima di entrare nella nostra stanza, ma non riuscivo ad alzarmi e a parlare con lui come dovevo.

“Sì, è…”

“Dormi, sarai molto stanco.” Disse mio padre, stando in piedi a guardare P’Vee che mi teneva prigioniero senza lasciarmi andare.

“Sì.”

“Hmm.”

“Papà…” Lo chiamai e lo guardai timidamente.

“Cosa?”

“Vuoi mangiare qualcosa in particolare?” Rimase in silenzio per molto tempo prima di rispondere.

“Involtini all’uovo.” Disse prima di voltarsi per andarsene.

“Papà…” Lo chiamai poco prima che uscisse, così si voltò a guardarmi.

“Cosa?”

“Ti piace P’Vee?”

“E’ bravo.” Ci mise un po’ prima di rispondere. Le parole di mio padre ‘bravo’ non uscirono fredde come al solito e, siccome guardavo i suoi occhi quando parlava, sapevo anche che sorrideva quando pronunciava quella parola. La parola ‘bravo’ di solito era soltanto quella e mio padre la usava in modo tale che la persona di cui parlava non si sentisse presuntuoso. Mio padre si sbagliava però, perché l’abbraccio di P’Vee si era fatto più stretto, il che significa che aveva sentito quello che mio padre aveva detto e io cercai di non mostrare la mia espressione sul volto.

“Gli piaccio. ” Disse una voce rauca vicino al mio orecchio.

“Mio padre ha detto solo che sei bravo. “

“Ecco come so di piacergli.” Era comprensibile che conoscesse il significato della parola, perché era già stato a casa mia prima d’ora. Doveva essere il figlio di mio padre più di me.

Mi stesi lì per lasciare che mi abbracciasse ancora un po’, prima di alzarmi tranquillamente e scendere le scale. Mia madre stava preparando il dolce e si voltò a guardarmi, sorridendo dolcemente, prima di invitarmi ad entrare per ricevere le sue attenzioni, che accettai volentieri.

“Mi sei mancato.” Disse mia madre, accarezzandomi dolcemente la testa.

“Mi sei mancata anche tu.” risposi, baciandole poi la guancia.

“Ho sentito dire da Vee che stai facendo un sacco di sforzi.”

“È difficile, ma posso farcela. Ma.. voi due quando avete parlato?” Chiesi, inclinando il collo e mia madre mi rispose sorridendo.

“Molte volte.”

“Non lo sapevo.” Risposi.

“Farò di lui la mia spia, gli chiederò: dov’è andato quel birbante di mio figlio?” Disse mia madre.

“Quando posso essere birbante? Al contrario, lui mi controlla sempre.” Dissi pensando alla persona di cui stavamo parlando. Dove potrei avere un po’ di libertà di movimento ora come ora? Andavo a mangiare fuori e veniva anche lui.

“Il tuo fidanzato mi ha detto che ha paura che tu ti stia stufando di lui.” Mi allontanai e guardai in alto, verso la camera da letto con la persona che al momento era del tutto ignara, prima di tornare a guardare mia madre.

“Di cosa sarei stufo?”

“Annoiato perché ti guarda sempre troppo da vicino.” Disse mia madre.

“Non mi annoia.”

“Bene, allora devi dirglielo, così lo saprà.” La voce forte proveniente da dietro mi fece voltare e vedere mio padre che camminava nella nostra direzione.

“Vee ha parlato anche con te?” Chiese la mamma.

“No, non ha parlato con me, ma da quello che posso vedere penso che sia molto preoccupato.” Guardai ripetutamente tra i miei genitori. Soprattutto mio padre, anche perché come faceva a sapere che P’Vee era così preoccupato persino quando io non riuscivo a capirlo?

“Come fate a saperlo? Non è preoccupato per niente del genere.”

“Non pensare solo a te stesso.” Disse mio padre, guardandomi severamente dall’alto in basso.

“Non rimproverare il tuo ragazzo. Tuo padre vuole solo che tu gli presti più attenzione, perché anche tuo padre era così.” L’ultima frase era quella che mia madre mi sussurrò all’orecchio.

“Una volta era così anche lui?”

“Una volta pensava che mi annoiassi tanto, fino a quando non mi ha quasi scaricata.” Mi girai a guardare mio padre che era ancora lì in piedi. Non avrei mai pensato che uno come lui fosse così. Non avrei mai pensato che si interessasse di piccole cose come questa.

“Non si tratta semplicemente di essere possessivi o spaventati, è più di questo, è pensare ad ogni singolo dettaglio.” Mi disse mio padre.

“Sì, è solo che non credevo che P’Vee la pensasse così.” risposi, perché amavo così tanto P’Vee, non c’era giorno in cui mi sarei stancato di lui, non c’era un solo giorno in cui avrei voluto che smettesse di prendersi cura di me. Volevo lo dicesse più spesso, volevo sapere quanto era possessivo con me, volevo che si interessasse a me e che mi seguisse sempre. Non c’era nessuna sensazione di noia o di fastidio. Poiché non avevo mai pensato che ci sarebbe stato, non avevo mai pensato che P’Vee la pensasse così.

“La mamma voleva molto bene a tuo padre e non sapevo nemmeno che lui pensasse che mi annoiassi, ma lo ha fatto.”

“Cosa devo fare per renderlo felice?” 

“Chiedi a tuo padre. In quel periodo cosa ho fatto?” Disse mamma, prima di voltarsi a chiederlo a mio padre.

“Mi hai portato a casa tua e mi hai detto che mi avresti sposato.”

“Huh!”

Mia madre ridacchiava, il che confermava la veridicità delle parole di mio padre. Non avevo mai saputo quanto si amassero o cosa avessero passato, perché non avevo mai parlato con loro in quel modo. In passato mi ero preoccupato solo di me stesso e non ero legato a mio padre. Questa era una cosa nuova dei miei genitori che stavo scoprendo ed ero molto sorpreso di sapere cosa avesse fatto mia madre.

“Se è così, allora significa che Mark deve portarmi a casa e chiedermi di sposarlo, giusto?” Disse P’Vee mentre si avvicinava a noi con i suoi bellissimi occhi che mi guardavano, prima di spostarli su mio padre. Aveva mantenuto un contatto visivo così con mio padre fino a quando non si avvicinò a lui e mio padre gli sorrise con un cenno dell’angolo della bocca prima di parlare a bassa voce.

“Stai sognando? “

“Beh, questo lo dici tu, ma cosa ha fatto la mamma?” Chiese P’Vee.

“Ti ho detto come abbiamo fatto, non ti ho detto di copiare.” Disse mio padre, guardando P’Vee ferocemente come prima. Probabilmente in passato avrei avuto paura se mio padre mi avesse guardato in quel modo, ma ormai non più e poi P’Vee gli sorrideva.

“Non hai neanche un pò paura di mio padre?”

“E io che pensavo di poter diventare tuo genero.” Disse P’Vee camminando verso di me.

“In un futuro molto lontano.” Rispose mio padre, prima di lasciare la cucina. Prima di andarsene però, lo vidi incrociare gli occhi di P’Vee e gli angoli delle loro bocche si contrassero allo stesso momento.

“Non badare troppo a papà, figliolo.” Disse mia madre.

“Quello che ha appena detto papà, non credo che a P’Vee interessi affatto.”

“Oh! “

“Beh, papà ti infastidisce?” Gli chiesi.

“Beh, tuo padre l’ha detto così.” Sostenne.

“Tuo padre diceva la verità.” Disse mia madre.

“Quindi è successo davvero come ha detto papà?” Glielo chiesi di nuovo. “Hai portato papà a casa?”

“Sì.”

“Davvero?”

“Poi hai chiesto…”

“Sì, ho chiesto di sposare tuo padre per conto mio. Vedi, in passato tuo padre non ha avuto il coraggio di venire a casa mia per colpa di mia madre, intendo tua nonna. Lei è rimasta molto fedele alle vecchie tradizioni. Diceva che tuo padre non era un vero thailandese e non voleva che uscissi con lui. All’epoca c’erano molti giovani che flirtavano con me, ma tua madre aveva solo una persona e basta. Per un po’ ha pensato che mi annoiasse, ma ero sicura che fosse lui la mia persona, così ho trascinato tuo padre a casa di tuo nonno e gli ho detto che sarei stata con questa persona per sempre.” Disse mia madre sorridendo, lasciandomi immaginare lo scenario.

“E il nonno e la nonna erano stati d’accordo?”

“Hanno accettato che ci sposassimo, ma prima di accettare veramente tuo padre, ha dovuto fare molte cose. Ancora oggi, dice che tutto quello che ha fatto è stato per me.” Mia madre sorrise orgogliosa e poi guardò P’Vee in modo significativo.

“Papà è davvero figo.” Disse.

“È il più figo.”

“Anche tu sei davvero figo, proprio come papà.” sussurrai verso di lui.

“Sposiamoci subito.” Disse P’Vee alzando le sopracciglia.

“… ” Riuscivo solo a guardarlo senza sapere come rispondere, guardavo mia madre che si limitava ad osservarmi con un sorriso.

“Dov’è andato tuo padre adesso?” Disse mia madre fingendo di cercarlo ma era solo una scusa per scappare via.

“Allora, che ne dici? Tu vuoi vedermi essere figo, io voglio prima farti la proposta di matrimonio.” Disse P’Vee, rivolgendomi un bel sorriso.

“Papà è… ” Scelsi di ignorare la sua domanda e guardai verso la porta della cucina, ma prima che potessi finire la mia frase, vidi qualcuno alzarsi in piedi. Anche P’Vee seguì il mio sguardo mentre il suo diventava un po’ più grande di prima.

“Vivis. Vieni a dare una mano in giardino!”

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