EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 25

-Vee Vivis-

Ero a casa di Mark.

In quel periodo non accadde nulla di rilevante nella mia vita di tutti i giorni, ma ero davvero esausto. Non ero il solo ad essere stanco, anche il mio Mark lo era. Sembrava così abbattuto per via del bambino, quello che tanto desiderava, quel bambino che anche io consideravo nostro figlio.

Ero arrabbiato, forse non tanto quanto Mark, ma ero arrabbiato perché avevo cominciato ad amarlo mentre nei mesi precedenti avevo badato a lui e alla sua crescita, vedendolo in ogni fase della gravidanza. Ero la persona che gli era stata accanto fin da quando la madre aveva dichiarato di non volerlo. Solo che era davvero andato via ed io ero davvero triste. Io però dovevo accettare la cosa, venire a patti con quel dolore per essere in grado di essere lì e confortare l’altra persona.

“Stai mangiando solo dell’anguria? Lo zucchero riesce a saziarti?” mi chiese l’amico di Mark e, a giudicare dalla voce, doveva essere James.

“Beh, sto mangiando.” rispose Mark.

“Due cose. Guardare la TV e mangiare  l’anguria.” disse Wind.

“Vuoi essere sarcastico con me?” La persona sdraiata sul divano domandò al suo amico ai suoi amici.

“Credo di essere sfortunato perché non posso competere con te.”

“Quello che dovresti dire è ‘avere per cena’  e non provare nemmeno a competere con me.” rispose Mark

“Sì. Dov’è finito Vee che senti il bisogno di prendertela con me?” chiese James.

“Beh, in questo momento è sempre al mio fianco.” disse Mark sorridendo al suo amico.

“Sembri soddisfatto. Tuo marito è d’accordo su tutto quello che vuoi e tu sei contento.”

Mark non rispose, ma si limitò ad alzare le sopracciglia verso i suoi amici. Molti potevano essere infastiditi dal suo comportamento, desiderando perfino di schiaffeggiarlo, ma io lo trovavo carino e volevo prenderlo e colpirlo… ma di certo non perché volessi ferirlo.

“Davvero non mangi?” Mi avvicinai e loro tre si girano a guardarmi. Mark balzò in piedi e si sedette per bene, ma gli altri due rimasero immobili. Non muovevano nulla tranne che i loro occhi, occhi che dicevano di voler studiare esattamente cosa avrei fatto.

“Io non ho fame.” disse Mark e Wind si voltò verso James, sussurrandogli all’orecchio ‘sta supplicando suo marito’.

“Non vuoi mangiare? O sei già sazio?” chiesi ancora a Mark.

“Non voglio scendere a cercare qualcosa da mangiare” disse Mark.

“Allora cosa vuoi?”

“Me lo porterai tu?”

“Vado a comprarlo.”

“Voglio gli spaghetti alla carbonara.” Annuii d’accordo. 

“Viziato… nonostante ti abbia già comprato qualcosa e l’abbia  persino sistemato in un piatto.”

“Vuoi mangiare qualcosa di prelibato.” disse Wind scuotendo la testa.

“Beh, voglio gli spaghetti.” Mark si voltò per dirlo ai suoi amici.

“Ok, vado a prenderli per te.”

“Non c’è bisogno Vee, vado io. Anche io voglio mangiarli, ma Wind mi ha ingannato facendogli comprare il basilico gambero, ma il mio amico vuole gli spaghetti.” mormorò James prima di alzarsi per prendere le chiavi.

“Verrò anch’io allora perché non ricorderai la strada.” disse Win.

“Sì, andiamo entrambi e lasciamo che si supplichino a vicenda.” disse James.

“Perché metti in mezzo noi? Sei tu quello che si è offerto per andare a comprare il cibo.”

“Voi ragazzi non avete bisogno di lamentarvi così tanto,” disse Mark dopo di loro. I suoi amici si girarono per fargli una smorfia, ma non risposero.

“Sei così testardo.” dissi avvicinandomi a lui. La persona più giovane si avvicinò a me ed io gli accarezzai dolcemente la guancia prima di chinarmi per baciarla.

“Uhm… non avvicinarti così tanto.” disse Mark spingendomi via.

“Perché?”

“Non farlo.”

“Non vuoi che lo faccia o sei timido?” dissi sedendomi vicino a lui finché i nostri corpi non furono vicini ed il mio viso ad un palmo dal suo.

“Beh… sono imbarazzato.. .quindi non farlo.” parlò spingendo via la mia faccia.

“Perché sei timido? Dovresti esserci abituato.”

“Chi ci sarebbe abituato?” Mormorò piano, ma riuscii comunque a sentirlo.

“Lo faccio spesso.” dissi.

“Ma ultimamente…”

“Semplicemente non siamo stati insieme Mark. Ma io sono sempre lo stesso.” Mark si spostò per guardarmi in volto, aggiustandosi leggermente per vedermi meglio.

“Mi dispiace.” disse con gli occhi lucidi, esprimendo la sua indecisione e il suo senso di colpa.

“Scusa per cosa eh?” chiesi io, prima di ricordare cosa era avvenuto in passato e la  questione del ‘cambiamento’. La persona che era cambiata era Mark.

“Vee…”

“Recentemente lo dici spesso e non mi piace come suona la tua voce quando mi chiami in questo modo.” dissi allungando il dito per toccargli la bocca.

“Io… voglio chiamare il tuo nome.” ribatté lui.

“Non sarebbe meglio chiamarmi in un altro modo?”

“Tipo come?”

“Beh, come in…” dissi prima di abbassare lentamente gli occhi scendere oltre il suo collo, fino a raggiungere il suo petto.

“Vee!”

“Cosa c’è?” chiesi muovendomi verso di lui. I nostri volti così vicini che dovette sdraiarsi sul morbido divano.

“Ai P Vee…ah!” Mi chinai e lo zittii con la bocca. Mi aveva appena chiamato Ai Vee e la sua voce non aveva nemmeno un briciolo di rimorso o esitazione. I suoi occhi e la sua espressione in quel momento però mi dicevano che era timido e quello era esattamente quello che volevo vedere da lui in quel momento.

Quel bacio era considerato un premio. Era un premio per me per essermi preso cura di lui nonostante tutto ed era anche un premio per Mark per aver combattuto ed essere rimasto lì con me.

Mark inclinò il viso per avere una migliore angolazione per baciarsi, prima di inserire lentamente la sua lingua per incontrare la mia. Toccò a me indietreggiare leggermente in modo da poter rallentare il ritmo, per lui, in modo da consentirgli di guidare il bacio.

Gemetti quando la sua lingua toccò la mia bocca come se volesse esplorarla. Toccò ovunque finché non fu soddisfatto, prima di continuare a girare intorno alla mia lingua. Ci stavamo baciando da un po’ prima che lui lentamente mi spingesse via.

Il suo ansimare mi fece sorridere tanto che dovetti chinarmi e baciare ancora una volta le sue labbra gonfie.

“Ai Vee.”

“Hai una bocca terribile.” dissi guardandolo come se fossi arrabbiato. Mark stava per aprire la bocca per maledirmi di nuovo, ma invece tacque.

“No, non mi interessa.” disse prima di sedersi e girare la testa per continuare a guardare la TV.

“Cosa? Ci stavamo solo baciando e non sono passati nemmeno dieci minuti. Come può essere  già abbastanza?” 

“Cosa? Come possiamo arrivare a dieci minuti?” disse spingendomi via.

“Beh, sono passati meno di dieci minuti, quindi come può la tua bocca parlare in modo così disgustoso.”

” Vee.” disse ed il mio nome venne pronunciato, ma la sua voce suonava imbarazzata. 

Quella era la prima volta da mesi che parlava così. La sua bassa voce mi fece stare bene finché non riuscii a fare altro che sorridere.

“Hmm…” Lo tirai verso di me per abbracciarlo da dietro e lui non cercò di fermarmi. Era completamente sottomesso, permettendomi di stringerlo facilmente. Appoggiai il mento sulla sua spalla, prima di premere delicatamente un bacio.

“Smettila di giocare Vee.” disse tremante.

“In che senso sto giocando?” dissi borbottando nel suo collo.

“Lo stai facendo proprio ora.”

“Ti sto solo abbracciando,” risposi.

“Hmm.” Rispose semplicemente accettando le mie parole, prima di appoggiarsi al mio petto come se fosse uno schienale mente  i suoi occhi erano ancora rivolti alla Tv, ma le sue dita sottili continuarono ad aggrapparsi alla mia mano.

“Domani andiamo insieme al tempio per ottenere dei merito insieme?” chiesi.

“Si.”

“Allora dopo ti riporto al campus.” Continuai.

“Mi riaccompagni domani? Stai cercando di liberarti di me?” Sorrisi quando si voltò per farmi una smorfia.

“Questa è casa tua, quindi le persone che cercano di mandarti via non sono di certo io.”

“Ma hai detto che volevi riportarmi a studiare.” disse ed il suo viso iniziò a contorcersi mentre la sua voce diventava più flebile di poco prima. Gli strinsi delicatamente le braccia intorno alla vita, sottolineando che non stavo cercando di liberarmi di lui, non avrei mai voluto essere lontano da lui.

“I tuoi amici hanno chiamato e hanno detto che la prossima settimana devi tornare.” gli dissi.

Qualche giorno prima avevo parlato con Kam degli studi di Mark e lui si era arrabbiato. Lui e l’altro suo amico erano preoccupati che il suo amico fosse in ospedale e si arrabbiarono. Ma quei due ragazzi non potevano venire da Mark e quindi avevo capito che James e Wind erano diventati i rappresentanti della loro banda, portando caos e intrusione a Mark e me.

“Sì, la prossima settimana ho un quiz prima di dover frequentare il laboratorio.” 

“Beh, per questo non sono così bravo. YiWa ti ha fatto un riassunto? Altrimenti te lo spiegherò io.”

“No, non lo voglio, non voglio copiare. Posso superarlo lo stesso, solo non voglio studiare.” Mi disse lui ed io spinsi ancora di più il mento sulla sua spalla.

“Non vuoi studiare niente, eh?”

“Solo non voglio studiare con te.”

“Insegno così male?”

“Mi hai fatto pagare un prezzo molto alto per avermi dato delle ripetizioni ed in questo momento non voglio pagare.” disse facendomi ridere forte.

“Non vuoi mai pagare.”

“Sì, mi stai estorcendo il prezzo con la forza.”

“Oh? Parli come se fossi il terribile Mark.” dissi spostando il viso verso il suo collo senza rendermene conto.

“Ehi! È questa la brava persona? Uno che non si prende un’opportunità come questa?” disse spostando la testa sapendo esattamente cosa stavo facendo.

“La mia bocca non ha ancora toccato il tuo collo.” dissi supplicandolo.

“Oi! Mordergli il collo, mordicchiarsi il collo a vicenda… voi ragazzi ci avete solo ingannato con la scusa di andare a comprare altro cibo.” 

Mark si allontanò non appena sentí la voce del suo amico, ma non prima che io potessi toccare il suo collo con la mia bocca. Non erano nemmeno in tanti, ma quei due ragazzi erano così caotici. Non era solo quello, avevano completamente rovinato quel dolce e perfetto momento tra noi. Mi infastidii così tanto che rimasi immobile a fissarli.

“Cosa stai guardando Vee? Sembra proprio che tu voglia afferrarmi e buttarmi fuori di casa in questo momento.”

“Posso?” chiesi a James prima che Mark si sedesse accanto a me.

“Vee non sei il proprietario della casa” disse Mark.

“Sì, non sei il proprietario.”

“E perché dovrebbe interessarmi quello che dici?” chiesi di rimando.

“Non puoi dirlo Vee, non puoi dire che non ti interessa perché non sei Nuea. Lui può dire che non gli importa perché è un ereditiero.” disse Wind entrando. Capii che quel bastardo aveva con sé la pasta perché James non voleva rovinarla e andò a prendersela dalle sue mani preparandosi ad andare in cucina.

“Sì è vero, non sei ancora così ricco come Neua da poter dire che non ti interessa.” Si voltò per dire prima lasciare la stanza.

“E perché dovrei preoccuparmi di quello che dite? Questa casa è di Mark.”

“Oh! Beh non puoi ancora cacciarmi via comunque.”

“Ne sei proprio sicuro? Posso ancora sbatterti fuori .”

“Oh!”

“Esatto, anche a me non interessa perché anch’io ho un’eredità.” dissi.

“Veramente?” Mark accanto a me chiese.

“Davvero. Non mi interessa perché ho un’eredità…”

“…” 

Tutti rimasero in silenzio quando mi fermai e così sorrisi lentamente alla faccia confusa di Mark.

“L’eredità della moglie”

“Ehi!”

“Prima vado a sistemare il cibo nei piatti. Non c’è bisogno che mi buttiate fuori.”

“Aspettami sto venendo anch’io. E comunque l’eredità è di Mark, quindi solo lui può cacciarti via.” disse James alzando la mano soddisfatto.

“Perché dovrei buttarlo fuori?” Mark chiese.

“Per tuo marito.” rispose James.

“Sì, credimi, lo faresti. Se  Vee ti chiedesse di sbattermi fuori vuoi dirmi che tu non lo faresti?” Wind  continuò.

“Tu vai e sbrigati ad impattare il cibo. Mia moglie ha fame.” 

“Sono un amico, una moglie o un servo?” borbottò James.

“Andate si sta facendo fredda,” disse loro Mark mentre i ragazzi stavano per entrare in cucina si voltarono e sospirarono verso  Mark, prima di guardarsi l’un l’altro.

“Ti senti come me James?”

“Mi sento come te Wind.”

Mangiammo insieme come al solito. Mark riusciva a mangiare molto di più quando si trattava di qualcosa che desiderava. Poteva essere un po’ difficile perché non gli piaceva dire quello che andava. Volevo davvero che mangiasse, ma il fatto che lui  pensasse di essere un peso mi rendeva le cose difficili. Per me  Mark non aveva alcun motivo per pensarla così. Lui non mi dava alcun fastidio, non era difficile, facevo  quelle cose perché ero disposto a farle per felice la persona che amavo.

“Ho mangiato un sacco di anguria poco fa” disse Mark.

“Beh, d’ora in poi devi solo dirmi cosa vuoi mangiare” Risposi io.

“Si.” Promise.

“Allora quando tornate ragazzi?” Mi voltai a chiedere agli altri due junior di una facoltà diversa. Non mi risposero subito. Guardarono prima me e poi Mark prima di voltarsi a guardarsi l’un l’altro.

“Sta ancora cercando di cacciarci via, vero Wind?”

“Anche io penso lo stesso James.”

“Come si fa ad essere così cattivi?” chiesi quando i due continuarono a giocare a comportarsi come banane birichine. Non ero affatto carino e coccoloso, era più come se volessi prenderli a calci.

“Non è casa mia.”

“Sì, beh, i tuoi genitori non torneranno fino a tardi, quindi cosa farete insieme?” Wind fece una faccia buffa a Mark. Mark allungò la mano e schiaffeggiò la testa del suo amico.

“Posso fare qualsiasi cosa, sono cose solo nostre.” rispose Mark prima di tirare l’orecchio a Wind.

“Ahi! Vedi! Per te Vee è più importante, vero?” disse Wind strofinando l’orecchio dolorante.

“Sì.”

“Da quando è così?” chiese James quasi scherzando.

“Da molto tempo.” replicò Mark fingendo di voler ridere. Era la verità, però, dall’inizio della nostra relazione Mark mi era stato sempre vicino. Non era uscito spesso con i suoi amici, non che glielo avessi mai proibito, ma era stata una sua decisione voler stare da solo con me. Non era strano che gli piacesse così tanto stare con me, al punto che quando eravamo lontani non era strano che anche lui si sentisse solo.

“Stasera rimarrò a casa a Ban Ko, poi tornerò all’università domani.”Disse James.

“Sì. Quando tornerai?” Wind chiese a Mark.

“Tra pochi giorni, devo prima chiedere i meriti.”

“Da offrire a mio nipote?”

“Si.”

Sorrisi perchè Mark non sembrava così triste. A modo loro molte persone avevano condiviso la tristezza insieme a lui. James e Wind erano venuti a trovarlo e avevano chiacchierato con lui per alcuni giorni mentre gli altri avevano fatto delle videochiamate. Anche i miei amici si erano sempre informati su tutto. Tutti chiamavano il bambino il loro nipotino e anche loro erano molto dispiaciuti.

“Tra pochi giorni è ok, perché Pak dovrebbe tornare per allora.” Continuò James.

“Non credo farà in tempo.” rispose Mark.

“Hai parlato con lui?”

“Sì. Ha pianto come se fosse più arrabbiato e dispiaciuto di me, ma mi ha detto anche che non arriverà in tempo perché non tornerà prima della prossima settimana e per allora sarò già tornato al campus.”

“Sì, probabilmente dovrà aspettare fino alla prossima volta. I suoi affari non stanno andando così bene.” aggiunse Wind.

“Da quando esce con Pon le cose sono migliorate.” replicò James.

“La vita di Pon è migliorata grazie a Pak.” commentò Mark.

“Stai elogiando Pak davanti a Vee…” disse James.

“Sto benissimo. Ho reso la vita di Mark migliore di prima.” dissi come se non ci stessi davvero pensando. In realtà stavo pensando che volevo essere una persona migliore di quel ragazzo più grande ed anche se avevo appena detto che la cosa non mi dava fastidio, in realtà era un qualcosa di profondamente radicato nel mio cuore. Sicuramente non ero bravo come lui, ma stavo solo cercando di consolare me stesso.

“Ti è appena uscito fuori così o è quello che pensi veramente?” James si voltò per chiedermi.

“E se ci hai davvero pensato, allora cosa hai usato per pensare?” chiese subito il Wind, non avevo ancora aperto bocca per rispondere a James.

“Ho… usato il mio cuore per pensare.” risposi senza fiducia perché pensandoci non c’era davvero niente di buono in me come ha detto quell’altro bambino. 

“Non c’è bisogno di usare il tuo cuore Vee, puoi usare il mio.”

“Oh eh!”

“Difende James e quindi difende suo marito.”

“L’ho sentito, torniamo a dormire.” disse James alzandosi.

“Perché vai a dormire? Sono solo le 17:30.” disse Mark.

“Non mi stai cacciando? Oh aspetta, no, è Vee che mi sta cacciando, giusto?”

“Forse può usare il suo ‘cuore’ per cacciarci via.” aggiunse Wind cercando di giocare e causare problemi alla persona che aveva appena usato una frase simile.

“Sì, allora vai, sarebbe bello.”

“Ci stai seriamente buttando fuori.” mormorò James dolcemente.

“Perché non vai?”

“Va bene, vado vado. Ci vediamo domani mattina.” rispose James prima di portare fuori Wind.

L’appuntamento con James era per il giorno dopo, in ospedale. Da quando Mark era stato ricoverato in ospedale e poi dimesso, non aveva ancora avuto la possibilità di andare a vedere Ploy. Nemmeno io ero andato perché ogni volta che andavo in ospedale, andavo solo a trovare Mark. Mark poteva sembrare una persona egoista nell’averla lasciarla così, e forse non era stata la migliore delle idee lasciare che le nostre madri facessero a turno per prendersi cura di lei, ma più volte avevano detto che era la cosa migliore.

I genitori di Mark si erano fatti carico delle spese mediche. Io sarei tanto voluto andare a pretendere i soldi da quello stronzo che aveva creato tutto quello, ma loro avevano detto che  ne sarebbero stati i responsabili dato che erano stati loro a permettere a Ploy di uscire nonostante fosse incinta di molti mesi. I miei genitori erano ancora a Bangkok come sempre si prendevano cura di Mark, quella sera però erano usciti tutti e quattro insieme in modo che io potessi passare del tempo con Mark a casa. Erano usciti a cena fuori e molto probabilmente dopo si sarebbero recati all’ospedale. Nostra madre aveva chiamato Mark e gli aveva detto che Ploy stava bene, ma che voleva scusarsi con Mark per tutto quello che era accaduto al bambino. Stava piangendo, ma non sembrava avere altri sintomi o depressione. Stava solo aspettando che il suo corpo guarisse.

In quanto a Ton? Non volevo nemmeno pensare che lui esistesse. 

“Possiamo andare adesso?” mi chiese Mark proprio mentre stavo per addentare il panino che avevo tra le mani.

“Posso mangiare almeno un boccone prima?” dissi e mi avvicinai a lui  stringendo la sua vita notevolmente più sottile con il braccio libero.

“Perché mi abbracci? Se vuoi mangiare, allora mangia.” Non disse altro, ma allungò una mano e afferrò il panino mettendomelo in bocca.

“Urgh… non posso semplicemente abbracciarti e mangiare?” chiesi mentre masticavo.

“Anch’io ho intenzione di mangiare, ma  prima voglio andare a vedere le offerte per i monaci. La mamma ha detto che è già tutto pronto.” Annuii e lo lasciai andare quando disse cosa voleva fare perché era qualcosa di importante.

Avevamo intenzione di dare le offerte ai monaci più tardi perché quella mattina volevamo andare prima a visitare Ploy. Saremmo andati solo noi due perché le nostre mamme si stavano preparando per i monaci ed i nostri padri si erano separati per non litigare. Non avveniva così spesso, ma si somigliavano molto anche se avevano caratteri molto differenti quindi per il bene di tutti era meglio limitare il loro tempo insieme. 

“Puoi restare tutto il tempo che vuoi perché mamma ha detto che porteranno la roba qui e non dovrai andare prima a casa e poi al tempio.” dissi prima di dirigermi verso la stanza di Ploy.

“Quanto tempo dobbiamo restare? Solo un’ora? Non mi piace proprio stare qui.” disse Mark ed ovviamente capivo come si sentiva.

Mark pensava ancora al giorno in cui il dottore era uscito dalla sala operatoria e aveva annunciato che non c’era più nulla da fare per salvare il bambino. Quel triste ricordo afflisse anche me oltre che Mark, ma non diedi voce ai miei pensieri perchè cupi e deprimenti. Non valeva la pena ricordarlo, ma nessuno di noi due avrebbe potuto dimenticare quel momento.

“Possiamo entrare e chiacchierare un po’ e poi andarcene.” dissi.

“Sei già venuto?” Scossi la testa in risposta alla sua domanda.

“Ogni volta che venivo qui era solo per stare con te.” risposi e lui annuì.

“Non sei mai venuto a vedere Ploy?” disse dolcemente.

“Non essere sciocco. Tu sei la persona più importante e quando sei stato male come puoi aspettarti che passassi a trovare lei.”

“Beh, io…”

“Adesso vuoi farmi credere che tu non volevi che io rimanessi al tuo fianco? No… Non devi forzarti e non devi dire che quello che io volevi era che io venissi a trovare lei. Non mi piace.” dissi seriamente e la persona che stava dicendo sciocchezze tacque.

“Non ho detto questo.”

“Avrei scelto di rimanere al tuo fianco anche se ti fossi comportato come dieci mocciosi viziato racchiusi in una sola persona.”

“Sei tu che l’hai detto.” disse Mark alzando gli occhi per guardarmi.

“Sì, sono stato io a dirlo, ma tu mi hai costretto.”dissi.

“Non ti ho affatto forzato.”

“Era estremamente forzato.” Ribadii.

“Solo… non sono sicuro di potermi prendere cura di te come si deve. Anche il bambino, l’ho ignorato finché non…”

“Sono sicuro che non devi prenderti cura di me. Mi prenderò io cura di te. Per quanto riguarda il bambino, non è stata affatto colpa tua. Sono felice che tu abbia deciso di prendertene cura, sono estremamente orgoglioso di te per esserti preso cura di lui così bene per così tanto tempo.” dissi una volta raggiunto la camera dove era ricoverata Ploy.

“Ehm.”

“Mi dispiace, ma devo sorridere perché mi piace troppo il tuo sorriso.” dissi fermandomi e premendo forte sulla sua testa, prima di guardarlo negli occhi.

“Capisco.”

“Va bene. Andiamo.” dissi prima di bussare un paio di volte.

“Entrate pure. oh!”

“Tay?” Pronunciai il nome del mio collega che in quel periodo non avevo visto molto. Osservai l’intera stanza e vidi che Ploy era sdraiato a letto e accanto a lei c’era una sedia a rotelle con Ton seduto.

“Come mai sei… qui Vee, anche Mark?” chiese Tay confuso.

“Vee… Mark.” Ploy ci chiamò.

“Li conosci Tay?” chiese Ton.

“Questo è il mio amico e collega… e il suo ragazzo.” disse Tay presentandomi a Ton e poi guardando Mark.

“Ton… lui è tuo fratello?” chiesi a Tay.

“Sì, quindi lo conosci anche tu?”

“Lo conosco.” Si, lo conoscevo molto bene quel bastardo.

“Perché siete qui ragazzi? Siete venuti a trovare Ploy?” Tay chiese ancora ed io arretrai per afferrare il polso di Mark.

“Siamo venuti per sentire delle scuse.” dissi.

“Mi dispiace, mi dispiace tanto Mark. Mi dispiace di non essermi preso cura del bambino abbastanza bene.”

“Cos’è questo?” Tay si avvicinò per chiedere.

“Ploy è la madre di suo figlio, giusto?”

“Si.”

“Tuo fratello non ha mai voluto assumersi le sue responsabilità quindi Mark sarebbe stato il padre del bambino. Ploy è venuta con noi e si è fermata a casa di Mark, e se ricordo bene, proprio quando la gravidanza era al termine e lei era pronta a partorire, ha deciso all’improvviso di voler essere il padre, dico bene?” Mi voltai per chiedere all’altra persona e Mark mi strinse dolcemente la mano.

“Si…”

“E poi tuo fratello è impazzito ed è venuto a casa di Mark per vedere Ploy. Stavano litigando prima che l’auto li investisse, finché il bambino… No, il figlio del mio ragazzo, non è più qui con noi.” dissi seppur ammettendo che stavo parlando con rabbia. 

Quella rabbia che non avevo all’inizio, ma ora era tornata dovendo vedere la faccia di quel bastardo e che se non avessi tenuto la mano di Mark probabilmente mi sarei precipitato su di lui afferrandolo per la maglia. Così menefreghista quando non c’era nessun altro in giro, ma in quel momento aveva messo una bella maschera.

“Allora… Mark e Ploy sono…”

“Mark è il mio ragazzo. Ploy è la mia ex.” 

“Cos’è questa storia?”

“La mia storia non è buona come quella di tuo fratello. Abbandonare suo figlio non era  abbastanza, doveva anche ritornare e ferirlo ancora di più.”

“Ma non è stato un incidente?” 

“Sei stato tu la causa! Se fossi rimasto zitto e non ti fossi comportato da codardo, mio figlio starebbe bene.” Urlò Marco.

“Volevo forse che accadesse? Eh, te lo sto chiedendo.”

“Volevi che accadesse. Hai spinto Ploy davanti a quella macchina.”

Non eravamo stati io o Mark, ma Tay gli si era avvicinato e lo aveva tirato su per il colletto.

“Non volevo che le cose andassero così, non pensavo che sarebbe stato così grave, ero solo arrabbiato.” rispose Ton ed i suoi occhi guardavano prima me e poi Mark, ma nel suo sguardo non vidi alcun senso di colpa.

“Mi dispiace, mi dispiace così tanto Mark, ti ​​prego perdonami.” disse Ploy, allungando la mano verso Mark e la mia persona si avvicinò a lei.

“Va tutto bene. Ti sei fatta molto male?” 

Ploy scosse la testa invece di rispondere. I suoi occhi erano stanchi e arrossati, ma non erano uscite delle lacrime.

“Vedi bastardo?” Mi voltai a guardare Ton. 

“Chi ha dovuto farsi male? Chi ha dovuto perdere perché tu non stavi pensando? Non hai mai nemmeno acceso il cervello.” dissi e questa volta lui non reagì.

“So che non dovrei parlare e so che non servirà, ma mi… mi dispiace.” Era una parola che non avrei mai pensato di sentire dalla bocca di quel ragazzo. Mi girai a guardarlo e lui si girò a guardarmi e solo allora potei vedere nei suoi occhi c’era un sincero rimorso.

“IO…”

“L’ho fatto perché amo così tanto Ploy e forse non riesco ancora a capirlo, ma so solo che la amo davvero e per quanto riguarda mio figlio, non posso riaverla indietro e mi sento anche sinceramente in colpa.” disse Ton a Mark. 

Mark si voltò a guardare la persona che aveva causato tutto quel casino e all’inizio pensai che si sarebbe arrabbiato, ma si limitò a guardarlo e solo dopo un po’ sorrise debolmente.

“Non possiamo cambiare nulla di quello che è accaduto quindi dobbiamo aiutarci l’un l’altro ad accettarlo e pentirci di questa faccenda.”

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2 Commenti
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tania

ploy mi stai sul culo!!!!! che hai nel cervello uova fritte?

tania

…no vabbè non voglio giudicare il comportamento di Ploy ma quando nelle novel arrivano gli ex “aiut”

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