ECLIPSE – EP. 4 CAPITOLO 5

Coma

Sani salutò un’anziana impiegata, la quale sorrideva e parlava molto più allegramente degli altri insegnanti. Era stata avvertita che avvicinarsi troppo a persone di quel livello avrebbe potuto rovinare la sua immagine da insegnante. È veramente da stupidi pensarlo.

«Hai un appuntamento questo venerdì sera?»

L’insegnante rise mentre chiudeva la porta della sala professori. «No, Phi. Sbrigati a tornare a casa.»

Le sue parole vennero interrotte da uno studente che, con lunghi passi, venne verso di lei, incapace però di proferir parola. L’anziana le disse: «Parla pure con lui.»

Il giovane magro, con un’uniforme attillata, le sorrise. Allora gli chiese: «Cosa c’è che non va, Ayan? Come mai non sei ancora tornato a casa?»

Era un ragazzo della classe 4/1, dove lei era la coordinatrice di classe. La donna ricordava che l’ultima lezione della settimana riguardava sul buddismo. Spesso i ragazzi si sentivano oppressi e uscivano dall’aula, saltando le lezioni oppure scappavano per altre ragioni.

Ripensandoci, tutti i miei alunni sono andati a casa. C’è qualcosa che non va se Ayan mi ha fermata prima di uscire da scuola. 

«Professoressa, il professor Chadok è qui ?» Gli occhi del giovane si alzarono di scatto non appena vide il lucchetto che aveva usato per chiudere la porta.

La donna interrogata annuì. «Ha avuto un contrattempo, per cui oggi è uscito prima. C’è qualcosa che non va?»

Ora che ci penso, due giorni ho visto Ayan fissare intensamente la porta dell’ufficio del professor Chadok. Però, avendo visto Akk all’interno, non è entrato.  

«Ho una questione che vorrei discutere con il professore.»

La richiesta confuse la professoressa. ll nuovo ragazzo era davvero sicuro di voler consultare quel professore? 

La donna guardò la persona di fronte a lei, dicendo: «Puoi dirlo prima a me.»

Se fosse stato un altro studente avrebbe esitato, ma Ayan sfoggiava un atteggiamento rilassato. «Non è stancante essere la coordinatrice di classe?»

«Eh?»

Ayan sorrise: «Ogni volta che vengo qui, se non ci sono ospiti nella stanza, non c’è nemmeno il professor Chadok.»

La professoressa capì e sorrise leggermente. «Il professor Chadok ha altre cose da fare, quindi raramente è in sala professori. Non stare qui ad aspettarlo inutilmente.»

«Allora, quando posso incontrarlo?»

«Oh, difficile dirlo.» rispose la donna mettendosi una mano sulla guancia. «Di solito sparisce da qualche parte perché nessuno studente lo cerca mai.»

«Ah, capisco.»

«Cosa? Stai scherzando.» Rise, ancora più forte, l’insegnante. «Se vuoi davvero vedere il professore devi fissare un appuntamento. Dillo pure a me, glielo farò sapere.»

«No, va tutto bene» sorrise il ragazzo, senza esprimere nessun emozione. 

«Davvero, glielo riferirò.»

«Non si preoccupi. Non è così urgente, non ho fretta.»

La persona che “non aveva fretta” unì le mani per salutare e se ne andò, lasciando la professoressa da sola e, prima che riuscisse a capire la situazione, notò che un altro dei suoi alunni stava osservando la scena da lontano. 

Se non mi sbaglio… quello è Akk!

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