DARK BLUE KISS – CAPITOLO 3

Amore a prima vista

«Sei morto nel gabinetto?» Mork borbottò tra sé e sé mentre aspettava Rain sulla panchina davanti alla facoltà. Riusciva a malapena ad alzarsi a causa di una terribile sbornia, ma quella mattina Rain gli aveva telefonato e lo aveva trascinato in classe. Il suo mal di testa non stava migliorando e voleva andare a riposarsi, ma lui dava sempre un passaggio a Rain, quindi prima doveva accompagnarlo al bar.

Se non sei qui tra cinque minuti… andrai al bar da solo, merda.

Pensò Mork, poi il suo telefono vibrò. Lo guardò, aspettandosi un messaggio da Rain, ma aggrottò la fronte, era da parte di Sun.

Cosa vuole?

[Sei arrivato in classe stamattina?] Mork era confuso dopo aver letto quel messaggio. Loro una volta erano in cattivi rapporti, tanto da non volersi nemmeno vedere in faccia, chiamare e mandare messaggi. Ma dopo la rissa al bar, Sun aveva chiesto a Rain il suo LINE ID. Poiché Mork era sempre con Rain, Sun poteva contattare lui se non riusciva a raggiungere suo fratello.

Per questo motivo, a Mork non dispiaceva che Sun avesse il suo contatto. Sun non gli aveva mai parlato di nient’altro tranne Rain e Mork non aveva mai scritto per primo a Sun.

Cosa c’è che va con lui?

Mork era perplesso dal comportamento di Sun nell’ultimo periodo. Non voleva rispondergli, ma se non lo avesse fatto sarebbe stato strano. Decise di rispondere poiché non aveva altro da fare che aspettare comunque Rain.

(Sì.)

[Bene. Hai detto a Rain di chiamarmi?]

«Non me lo sta davvero richiedendo?» Borbottò Mork. «È così dannatamente fastidioso!» Continuò Mork esasperato.

«Stai scrivendo ad una ragazza?!» disse Rain e si sedette sulla panchina di fronte a Mork. Mork abbassò immediatamente il telefono e fece una smorfia a Rain che si era presentato all’improvviso. Non aveva idea del perché non voleva che Rain sapesse che stava parlando con Sun. Stava solo… parlando con il fratello del suo migliore amico!

«Dimmelo. Con chi stavi parlando?»

«Un amico.»

«Pensavo fosse una ragazza. Ti ho visto sorridere e tutto il resto.»

«Vaffanculo.» Mork fissò Rain. 

Perché qualcuno come lui doveva sorridere mentre parlava con uno sfigato come Sun? Impossibile! Era solo gentile e non aveva niente da fare mentre aspettava Rain.

«Cosa stavi facendo comunque? Pensavo fossi morto nel gabinetto.» Mork cambiò argomento.

«Oh, giusto. Ho incontrato una ragazza. Così dannatamente carina.» disse subito Rain al suo amico. Era ancora colpito dal bel viso e dal sorriso dolce di Manao. «Così carino.»

«Ecco perché… ci hai messo così tanto tempo.»

«Non avevo intenzione di incontrarla o altro. È stato per caso. Questo è il destino.» Rain sorrise mentre ne parlava, facendo sentire Mork piuttosto infastidito. «É del liceo. Immagino sia venuta qui per usare la biblioteca, alla ricerca di informazioni per svolgere un compito con le sue amiche.»

«Sai già tutte queste cose?»

«Ho visto lei e le sue amiche andare alla biblioteca della nostra facoltà.» Rain continuava a sorridere: «Il suo nome è Manao.»

«Ti stai immaginando le cose? Sai anche il suo nome.»

«Giusto! È così carina. Davvero carina, amico.»

Sul volto di Rain si dipinse uno sguardo sognante, come una ragazza che fangirlava sul suo idolo, Mork invece fece una faccia annoiata. Era vero che non aveva mai visto Rain sognare ad occhi aperti su una ragazza, ma non credeva che Rain fosse serio quella volta.

«Dai un’occhiata a questo. Ho le prove.» Rain tirò fuori il telefono e mostrò a Mork la foto di Manao come prova; sembrava così entusiasta ed eccitato che Mork si arrabbiò.

«Le ho fatto una foto. Non è carina?»

«Non lo sai che è illegale?»

«Bastardo! Ti ho detto di guardare la foto.» Mork guardò il telefono che Rain gli porse.

«Molto carina.»

«Vedi, te l’avevo detto!»

Rain sorrise così tanto che sembrava che le sue guance stessero per rompersi. Era raro che Mork facesse complimenti alle ragazze. Se Mork diceva che era “carina” allora significava che lo era davvero e che Rain aveva buon gusto, anche se sembrava che Mork l’avesse detto solo per farlo tacere.

«Smettila di parlare della tua Mara. Andiamo. Voglio andare a letto.»

«Lei è Manao, non Mara.»

«Giusto, quello. Ho mal di testa. Voglio dormire.»

«Oh, sì. Avevo dimenticato che hai i postumi di una sbornia.»

Chiacchierarono mentre camminavano verso la grande moto nera di Mork che avevano parcheggiato nelle vicinanze… Mork pensò improvvisamente allo strano comportamento di Sun e decise di chiedere a Rain in modo che chiarisse i suoi dubbi.

«Lascia che ti chieda una cosa.»

«Che cosa?»

«Sun ti ha detto qualcosa?» chiese con attenzione Mork. Erano migliori amici, ma era strano far sapere a Rain di come Sun lo aveva incontrato al bar e lo aveva accompagnato a casa la sera prima.

«Niente di speciale.»

«Veramente?»

«Sì, ma…oh! Mi ha chiesto perché non venivi al bar la sera come al solito.»

Quando Mork portava Rain al bar, di solito rimaneva lì finché non chiudeva. Ma quella volta se n’era andato presto perché doveva incontrare i suoi amici del liceo, il che non era quella la cosa strana, ma non capiva perché Sun avesse chiesto di lui.

Sun lo guardava sempre come se volesse cacciarlo fuori dal bar.

«C’è qualcosa che non va? Sun ti ha rimproverato di nuovo? Non badare a lui. Brontola sempre.»

«Non c’è nulla che non vada. Sto solo chiedendo.» Mork rispose senza pensarci poiché Rain non si preoccupò comunque della sua domanda. Porse a Rain un casco e avviò la moto, chiedendosi per tutto il tempo cosa stesse pensando esattamente Sun. Perché aveva chiesto di lui?

Mork non riusciva a capire se era Sun a comportarsi in modo strano o se lui stesso fosse troppo sospettoso…

**********

Sabato

Casa di Pete

Kao rimase da Pete l’ultima notte. Aveva quasi pianto per il senso di colpa quando la sera prima aveva chiamato sua madre  e le aveva mentito dicendo che aveva un compito e doveva lavorare di nuovo, sua madre era d’accordo, lei sapeva che stava studiando sodo. E Pete continuava a infastidirlo, usando come scusa per punirlo tutte le volte che Kao minacciava di rompere con lui. Kao promise a se stesso che non avrebbe mai più pronunciato quelle parole quando c’era Pete nei dintorni. Fortunatamente per lui, quando disse che non riusciva più tenere gli occhi aperti, Pete non esagerò come le altre sere.

Altrimenti si sarebbe addormentato, lasciando Pete nel bel mezzo dell’atto!

Pete e Kao si svegliarono tardi e scesero a fare colazione. Pete piagnucolò, non volendo mangiare i gamberetti congee preparati dalla cameriera, dicendo di volere pane e un uovo fritto e chiese a Kao di prepararlo.

Kao sapeva che Pete lo stava prendendo in giro, ma… lo faceva ancora per lui.

«Voglio anche da bere.»

«Mi stai dando gli ordini come un giovane padrone. Ci sarà un giorno in cui non mi prenderai in giro?»

«Non ti sto prendendo in giro. Ti sto chiedendo di essere amato.»

«Cazzo.» Kao imprecò subito. «Sei come un peso in questi giorni. Devo farti da insegnante, non riesco a tornare a casae e cucino per te. Guardati… Hai mai fatto qualcosa oltre a prendermi in giro, eh?»

«Mi prendo cura di te.» Pete sorrise con orgoglio, senza nemmeno battere ciglio. «Ti porto ovunque, ti compro cose e mi prendo cura dei tuoi sentimenti. Dannazione… sono un ragazzo così dolce, vero?»

Kao increspò le labbra e alzò gli occhi al cielo. Come poteva parlare in quel modo e lodarsi così spudoratamente?

«Perché cucini, figliolo? Perché non dici alla cameriera di farlo per te?»

Pon, il capofamiglia, il padre di Pete, si avvicinò alla cucina. Vide Kao cucinare e non poté fare a meno di entrare per salutare. Una volta si aspettava che suo figlio sarebbe stato il suo successore dopo essersi laureato, avrebbe sposato una brava ragazza e avuto figli. Pon era rimasto un po’ scioccato quando aveva scoperto che Pete e Kao si frequentavano, ma non aveva mai cercato di separarli. Era per il bene della felicità di suo figlio.

Cose del genere non possono essere controllate.

Inoltre, non avevano mai fatto niente di terribile da quando avevano iniziato a frequentarsi. Si sostenevano a vicenda, Pete migliorava nello studio, si comportava bene e non litigava più. Kao era anche diventato il figlio prediletto di Pon poiché spesso rimaneva a casa.

«Qualcuno vuole che lo faccia io.»

«A me non lo hai mai chiesto?!» gridò Pete.

«Hai portato qui il figlio di qualcuno e l’hai fatto cucinare per te?» Pon rimproverò suo figlio. Pete curvò le labbra alla loro relazione “papà e figlio”. Pete si sentiva come il figlio di un vicino.

«È solo un uovo fritto e pane tostato.»

«Perché non lo fai da te?»

«Va tutto bene. È solo una volta ogni tanto. Lo avrai anche tu?» Kao aiutò Pete.

«Sto bene. Ho fatto colazione la mattina presto.» La voce di Pon si addolciva quando parlava con Kao. «Pete ha detto che rimarrai qui fino a lunedì. L’hai detto a tua madre? Non voglio che si preoccupi.»

«Si, io…»

«Bene. Se sa tutto, sarà meno preoccupata.»

«Beh… lei ancora non sa che io e Pete stiamo uscendo insieme.»

Pon tacque per qualche secondo. Pensava che la famiglia di Kao sapesse che stavano uscendo insieme. Vedendo l’espressione cupa di Kao, Pete cambiò subito argomento.

«Non devi andare a trovare i tuoi amici? Vai su. Non intrometterti nel tempo privato di tuo figlio.»

«Oi! Questo moccioso.»

«Vai e basta, papà. Non fare il terzo incomodo.»

Pete spinse delicatamente la schiena di suo padre fuori dalla cucina. I loro litigi rallegravano l’atmosfera, ma Kao era ancora preoccupato. Sapeva che sua madre avrebbe dovuto essere una delle prime persone a cui dire qualcosa di così importante. Aveva programmato di dirglielo un giorno, ma ogni volta che ci provava, lui cambiava sempre idea. Non era così facile come si pensava… dire alla propria madre di essere gay.

**********

Sabato pomeriggio
Supermercato T

Rain era venuto ad aiutare Sun al bar come sempre. Quando improvvisamente finirono le scorte, si offrì volontario per andare in moto al supermercato. Non era lontano, solo cinque minuti di viaggio.

Rain stava per tornare a casa dopo aver preso tutto l’occorrente, ma vide prima una ragazza che usciva dal supermercato con un mucchio di borse della spesa. Non esitò a spegnere il motore, togliere il casco e precipitarsi da lei. Si ricordava di lei, era la ragazza di cui si era innamorato il giorno prima. 

Esatto… Lei è Manao.

«Hai bisogno di aiuto?» Rain passò davanti a Manao. Si fermò e lo guardò come per chiedergli se si conoscessero. Rain rise un po’ perché lei non lo riconobbe anche se si erano conosciuti proprio il giorno precedente.

«Sono Rain. Ci siamo incontrati ieri. Non ti ricordi, Manao?»

«Oh… Rain.» Manao sorrise e si ricordò di lui.

«Scusa per essere stata scortese. Ci siamo incontrati ieri ma me ne sono dimenticata. Sembri diverso senza l’uniforme scolastica. Abiti in questo quartiere?»

«Non proprio.»

Il caffè di Sun era in quel quartiere e la loro casa non era lontana da esso.

«Questo è il tuo quartiere?»

«Sì.»

«Lascia che ti aiuti. Sembrano pesanti.»

«Sto bene. Non voglio disturbarti. Casa mia non è lontana da qui.»

«Va tutto bene. Sono venuto in moto fin qui. Ti do un passaggio. Ti prometto che non ti farò niente.» Manao guardò Rain, riflettendo se si stava offrendo volontario sinceramente. Non sembrava un cattivo ragazzo quindi gli lasciò finalmente portare le sue borse della spesa. Le darò solo un passaggio a casa… Dovrebbe andare bene.

«Grazie.»

«Dammi indicazioni.»

«Certo.»

Montarono sulla moto, Rain mise alcune delle borse della spesa sul davanti mentre Manao le portava il resto. La sua posizione sembrava scomoda, quindi Rain, non volendo spaventarla, guidava dolcemente.

«Perché ieri era nella mia facoltà?» Iniziò una conversazione.

«Per fare ricerche per il mio compito con i miei amici. Frequento il liceo…» Manao gli disse il nome del suo liceo, che si trovava vicino alla sua università. Rain non poteva fare a meno di essere felice che non solo il suo caffè fosse nel suo quartiere, ma anche la sua scuola era vicino alla sua università.

Ora ho una scusa per vederla spesso…

«In che classe sei?»

«Sono all’ultimo anno. E tu?»

«Sono al mio primo anno all’università.»

«Presto sarai al tuo secondo anno.»

«E tu stai per diventare un’adulta. Presto dovrai sostenere un esame di ammissione, giusto?»

«Sì, ho iniziato a prepararmi. Sto studiando così tanto che mi fa male la testa.»

«Il caffè di mio fratello è qui intorno. Se hai bisogno di svagarti, puoi andare lì a studiare per un esame.»

«Davvero? Sarebbe carino.»

«È il Blue Sky Café. Ci sei mai stata?»

«Quello è il caffè di tuo fratello?» chiese Manao eccitata. Sembrava piuttosto sorpresa. «Ci sono andata con i miei amici un paio di volte. È davvero un bellissimo caffè. Il proprietario è così bello. I dessert sono molto buoni.»

«Il proprietario è mio fratello.»

«Devo dirlo ai miei amici. Stavano svenendo per tuo fratello.»

«Ahahaha. Porta lì i tuoi amici, allora. Dirò al proprietario di farti degli sconti.»

«Dici sul serio?»

Sentendo la sua voce allegra, Rain sorrise tra sé e sé. Se Manao fosse andata spesso al bar, avrebbe potuto vederla anche più spesso. Andavano già molto d’accordo, non sarebbe stato difficile provarci con lei.

Il suo cuore perse un battito solo a pensarci…

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