YOUR EYES TELL – CAPITOLO 6

Vuoi sapere chi è?

La mattina arrivò velocemente, Seng non era tornato nella sua stanza ed avevamo passato metà della nottata a giocare a Pes per farci passare la sbronza e far calmare la mia ansia. Aveva riso un sacco ed io avevo perso miseramente il torneo. Avevamo scommesso che chi avesse perso, avrebbe dovuto fare qualsiasi cosa chiesta dall’altro. 

Ero un po’ preoccupato per questo, non avevo idea di cosa mi avrebbe potuto chiedere ma dovevo ammettere che la notte era passata bene ed io avevo avuto modo di conoscerlo meglio e di farmi conoscere allo stesso tempo.

Non avevamo bevuto così tanto da svegliarci male e con un post sbronza, ma eravamo entrambi più addormentati del solito e quindi dopo esserci svegliati, ci guardammo intorno per lunghi minuti. Giusto il tempo per restare a fissarlo seduto sul letto, solo con i boxer. Il mio cervello doveva ancora connettere quindi probabilmente potevo permettermi di restare imbambolato. 

Seng aveva un fisico pazzesco, la carnagione bronzea e gli addominali in vista. Era alto, proporzionato ed il suo viso ai miei occhi era bellissimo. Mi piacevano le sue labbra carnose, i rari sorrisi che si lasciava scappare quando mi parlava. La notte prima, mentre ero in preda all’ansia lui aveva iniziato a parlare di se stesso e della sua infanzia, così avevo scoperto qualcosa in più su di lui. 

Era originario di una provincia al nord, la stessa da cui sapevo provenire anche io, la sua famiglia era molto povera e per la maggior parte della sua vita aveva vissuto in casette di legno con il minimo indispensabile per andare avanti.  Poi erano arrivati i volontari, avevano iniziato a mandarli a scuola e a dare loro le informazioni giuste per cercare di combinare qualcosa e cambiare il loro destino. La prima volta che aveva visto un cartone in tv aveva dieci anni, la prima casa semi vera, sedici anni. La prima perdita importante, suo padre a diciassette. Decidere di intraprendere una carriera che gli consentiva di guadagnare un sacco di soldi era il minimo.

Per questo, quando i volontari gli proposero di finire l’ultimo anno di liceo a Bangkok, non aveva rifiutato. Così come non aveva rifiutato chi lo aveva avvicinato per strada offrendogli una carriera da attore. Con quella carriera si stava pagando gli studi ed aveva comprato una casa degna d’essere chiamata tale alla sua famiglia. Queste erano all’incirca le cose che mi aveva detto e cavolo, io ero stato milioni di volte più fortunato. 

Era in momenti come questi che mi chiedevo perché dovevo sempre lamentarmi di ogni fottuta cosa. Il punto era che stavo rimuginando su tutto questo mentre gli fissavo quella cosa nascosta dai boxer. 

“Mark? Ci sei?” 

“Ah? Eh? Si, ah si… sono addormentato.”

Se n’era accorto? Non lo sapevo ma la sera prima era tornata di prepotenza nella mia mente. Mi sentivo accaldato.

Mi alzai di fretta e con indosso una canotta bianca ed un paio di boxer, mi fiondai verso la cucina. Avevo i capelli tutti spettinati ed un occhio ancora mezzo chiuso per il sonno. 

“Caffè? The? Cappuccino? Latte caldo?”

Ero veramente addormentato, non avevo neanche notato che era tardi. Avevo iniziato a lavorare alla compagnia televisiva di Seng da tre giorni ed ero già in ritardo. 

“Cazzo! Sono in ritardo, vestiti veloce che me ne devo andare!”

Mentre parlavo ero già corso ad afferrare i miei vestiti, mi ero sfilato via la maglietta senza batter ciglio mentre cercavo nell’armadio qualcosa da mettere. Gli stavo dando la schiena quando mi alzai e puntai lo sguardo contro lo specchio, mi accorsi che mi stava fissando. Era fisso su di me, avevo la sensazione di essere diventato una fragola o una coscia di pollo arrosto. Più imbarazzato di prima, mi misi un paio di jeans corti fino al ginocchio ed una maglietta a maniche corte, poi mi voltai con fare agitato. 

“Smettila di fissarmi, lo so che ho un bel culo ma adesso sono in ritardo! Vestiti dai!”

Colazione rimandata per entrambi, gli lanciai i suoi vestiti sulla faccia mentre lui sorrideva con fare divertito e si preparava. In neanche dieci minuti mi ero bevuto un caffè, lavato i denti, la faccia ed ero anche riuscito a sistemarmi i capelli. Dopo una rapida occhiata avevo decretato che non facevo troppo schifo, volevo però esserne sicuro. 

“Decente?”

“Sei bellissimo.”

“Vai a fanculo, dai muoviti!” 

Ero tentato di buttarlo fuori a calci da casa mia ma avevo notato che mi stava seguendo diligentemente. Scesi le scale e lui comunque era al mio fianco. Quando arrivai all’ingresso mi voltai per osservarlo confuso. 

“Mi stai seguendo?”

“Lavoriamo nello stesso posto, anche io devo venire in agenzia.”

“Giusto. Quindi mi porti tu?”

La verità era che anche se la notte scorsa ci eravamo saltati addosso con fame e prepotenza, alla fine non era successo niente di che ed io alla fine mi ero sentito bene, la mia ansia si era dissolta nelle ore che avevo passato con lui. Non mi ero svegliato di soprassalto, non avevo avuto incubi e sentivo la gola sgombra, era da prima di partire che non mi sentivo così. Senza accorgermene, stavo cercando di racimolare più tempo possibile da passare con lui. 

Seng sorrise, si avviò verso la sua macchina e mi fece cenno di salire, dopo aver sbagliato lato, aggirai l’auto con una risata e mi sedetti al suo fianco. Lui sembrava sereno, aveva un leggero sorriso sul volto che mi costringeva a guardarlo. Poi allungò una mano, me la passò tra i capelli ed io socchiusi gli occhi di rimando, prima di tornare ad osservare fuori dal finestrino.

“Dovresti lasciarmi in un posto dove non possono vederci, non vorrei avessi problemi. Le tue fan sono spaventose.”

Per un secondo non disse niente, poi decise di parlare sorridendo sornione: “Hai paura di loro?”

“Sono terrorizzato dal loro potere. O stai con Kao o sei finito.” Sembrava come se volessi alludere ad una nostra possibile storia, sbattei un paio di volte le palpebre confuso da me stesso prima di provare a chiarire con fare agitato. “Aspe… non intendevo dire che, nel senso…Cioè hai capito, no?”

“Intendi che per colpa loro non posso stare con te?”

La sua risposta mi fece diventare le orecchie rosse. Iniziai a strofinarle vigorosamente, ben sapendo che quello che sentivo era imbarazzo puro. 

“Chi ha detto che voglio stare con te? Ieri sera eravamo ubriachi, non farti strane idee.” Parlai senza prendere fiato, provando a mettere un punto alla conversazione prima di tornare a guardare fuori dalla finestra con le braccia incrociate.

“E se invece io volessi stare con te?” Me lo chiese dopo almeno due minuti di silenzio, in auto l’unica cosa che si sentiva era il rumore dell’aria condizionata e dei nostri respiri. 

“Seng…”

“Ieri non eri sono ubriaco, non mentire a te stesso.”

“Non ho intenzione di pensarci dal momento che hai già Kao.”

“Invece di fare supposizioni, chiedimelo.”

Ennesimo silenzio, la mia ultima frase era risultata stizzita, probabilmente sporcata da una vaga gelosia che non ro riuscito a mascherare. Il fatto che non ci fosse risposta da parte sua mi aveva per metà calmato e per metà agitato. Forse non volevo sapere la risposta, preferivo vivere nelle mie convinzioni e nelle mie fantasie, non volevo che la mia mente venisse ulteriormente sconvolta. C’era però l’istinto che mi diceva che dovevo chiedere e quindi, dopo una lotta nel mio cervello, lo feci. 

“Cosa c’è tra voi?”

“Siamo amici da anni e basta. Mi piace un’altra persona.”

“Mh, ok … “ Cosa gli potevo rispondere? Come si risponde a queste cose? Non è che fossi un super esperto di amore o di amore gay in generale. Voltai semplicemente la testa per guardare fuori dal finestrino ma sempre Seng, mi strappò dai miei pensieri con una forza brutale. 
“Vuoi sapere chi è quella persona?”

Quello che mi salvò? Il fatto di essere arrivati davanti all’ingresso della compagnia. Dato che il discorso iniziava a spaventarmi e che una piccola parte del mio cervello sapeva già cosa stava per dire, mi ero ancora una volta tirato indietro, nonostante fosse palese cosa stesse succedendo tra di noi.

“Come sono in ritardo! Grazie per il passaggio, ci vediamo eh!”

Lo avevo salutato con una bella pacca sulla spalla prima di sparire come un missile dalla sua vista. Non ero ancora pronto ad affrontare cosa era successo la notte scorsa e cosa cercava di dirmi. In realtà, non ero ancora pronto per affrontare i miei veri sentimenti e ma soprattutto quella che sembrava una nuova scoperta nella mia sessualità. Era tutto e troppo insieme, quindi avevo deciso di ignorarlo ancora per un po’.

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Flo

Mi sta piacendo un sacco. Non vedo l’ora di leggere il seguito. 😉

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