YOUR EYES TELL – CAPITOLO 5

Quello che non scegliamo noi

Quella sera eravamo tornati a casa in taxi, ne avevamo presi due diversi perché Seng ed io abitavamo nello stesso stabile mentre Kao e Bank dovevano recarsi dalla parte opposta. Io ero decisamente alticcio, ma mai così tanto da essere ubriaco o da poter perdere il controllo.

L’alcool però lasciava andare i miei freni inibitori, così come mi conciliava il sonno.  Durante il tragitto non avevamo detto una parola ed in circa dieci minuti mi ero addormentato sul sedile posteriore del taxi, con la testa appoggiata sulla spalla di Seng. 

Il viaggio era durato circa mezz’ora ed io avevo dormito tutto il tempo, al risveglio Seng era ancora lì, immobile con la mia testa sulla spalla. Avevo aperto lentamente gli occhi, alticcio quanto prima e senza dire una parola ero sceso insieme a lui dal taxi.

“Secondo me faranno sesso.” complice il vino, avevo iniziato a straparlare e camminare in bilico su un piccolo muretto che delimitava le aiuole della nostra residenza.

“Kao è troppo ubriaco, non credo.” Seng aveva una voce calma, le guance leggermente rosse per il vino che aveva bevuto con me. Mi sorrise e preso alla sprovvista dalla sua bellezza, persi l’equilibrio.

Misi male un piede, scivolai dal muretto ed atterrai addosso a lui. Seng rimase in equilibrio, con la mia faccia spiaccicata sui pettorali e le mie mani aggrappate alle sue braccia per evitare di cadere a terra. 

Seguì un momento di stasi, come un drama coreano, prima di rimettermi in piedi aiutato da lui. Mi passai le mani tra i capelli ed iniziai a cercare nelle tasche dei pantaloni il pacchetto di sigarette. Dopo averlo tirato fuori, lo porsi a lui per primo e rispetto alla prima volta, non declinò l’offerta.

“Ti sei fatto male?” Si inclinò appena per chiedermelo, con la sigaretta ancora spenta incastrata tra le labbra.

“Andiamoci a nascondere, se ti vedono fumare sarò io quello nei guai.” Non avevo risposto direttamente alla sua domanda, evitando il suo sguardo e camminando verso il retro dell’edificio.

Senza farlo apposta mi ero seduto nello stesso posto in cui ci eravamo incontrati la prima volta due mesi prima.

“Ho un déjà vu, lo sai?” Accese la sigaretta, sputò il fumo verso l’alto e poi sorrise. Si accucciò accanto a me, entrambi non dicemmo niente per qualche minuto, godendoci la sigaretta ed il fresco della notte.

Ogni tanto lo osservavo con la coda dell’occhio. Il suo profilo, le sue labbra, la sua carnagione, tutto di lui era perfetto. Non mi stupiva che avesse fatto così tanta strada come attore e che quasi tutta la thailandia lo amasse. Era come se fosse il fidanzato di tutti. 

“Mi viene da ridere.” le mie frasi non avevano senso. Più lui cercava di fare un discorso logico, più io lanciavo frasi senza significato. E dopo averlo detto, iniziai nuovamente a ridere, lasciando oscillare la sigaretta da un lato e ritrovandomi di nuovo a posare la testa sulla sua spalla.

“Perchè ti viene da ridere?”

“Non lo so, sono un po’ alticcio e mi sono reso conto che non so chi sei e mi viene da ridere perché continuo a seguirti senza motivo.”

“Sono io che sto seguendo te.”

“Una stella dello spettacolo che insegue me? Che cazzate.” Nel dirlo, cercai anche di mettergli la sigaretta in bocca per non farlo rispondere. Sembrava che fossi riuscito nel mio intento, almeno finchè Seng semplicemente non la levò dalle labbra, sputò il fumo verso l’alto e si sporse per osservarmi il più chiaramente possibile.

“Cosa c’è di diverso tra noi?” Lo chiese con un tono perplesso.

Alzai il capo per osservarlo, sorrisi in sua direzione ed inizia a fare una sorta di elenco non richiesto delle cose che mi piacevano di lui. L’alcool aveva un potere mortale sulle menti dei comuni mortali. 

“Sei bello, sei famoso, sei ricco, sei l’attaccante più forte a calcio e vai anche bene a scuola. Sei gentile, sei educato, sei sicuro di te … in pratica sei tutto quello che vorrei essere. Sei tutto quello che mi piace.”

Poteva essere considerata come una dichiarazione ma in quel momento non volevo dire niente di romantico, stavo semplicemente lasciando fluire tutti i miei pensieri senza freni e senza paura. Mi stavo comportando come chi volevo essere davvero in quel momento. 

Seng si voltò senza di me e mi mise di nuovo la sigaretta tra le labbra, sputò il fumo verso l’alto e tornò ad osservarmi dritto negli occhi.

“Sei bello, sei forte a calcio, vai bene a scuola. Sei gentile, sei educato, sei fragile ma non sei debole. Non so se sei ricco, e non sei famoso ma nonostante tutto io non riesco a levare gli occhi da te.” La sua voce era più bassa e ruvida, quando disse l’ultima frase la sigaretta mi scivolò dalle labbra.

Ero in una sorta di trance, come se i suoi occhi fossero magnetici e mi avessero ipnotizzato. Tutto accadde velocemente, sentii solo le sue labbra sulle mie in un bacio ruvido e delicato allo stesso tempo. Mi prese il viso tra le mani ed io feci lo stesso con lui, rilasciando un forte respiro alcolico quanto il suo e sporgendomi in avanti, proprio addosso a lui. Seng si appoggiò con la schiena contro il muro mentre io mi sedetti su di lui a cavalcioni, baciandolo dall’alto e costringendolo ad alzare la testa. 

Eravamo in una zona di penombra dove vederci era difficile. Intorno a noi si sentiva solo il suono dei nostri respiri e delle nostre labbra che si succhiavano ed esploravano senza ritegno.

Era la prima volta che baciavo un uomo, ma non so se era la prima volta che ne sentivo il bisogno ed il desiderio, come non sapevo se fosse stato l’alcool a farmi reagire e comportare in quel modo.

Seng scese con le mani e le fece scivolare sotto la mia maglietta, accarezzandomi la schiena e stringendomi forte. Io feci lo stesso, facendo scendere le mani lungo il suo petto per fermarmi all’inizio dei suoi pantaloni.

Volevo entrare all’interno ma non osavo farlo, quella parte di me che ancora manteneva il controllo si vergognava, come se avesse paura di venire respinto per non si sa quale motivo. Fu lo stesso Seng a slacciarsi i pantaloni, non mi obbligò a scendere con la mano, ma sembrava avesse capito che stavo esitando e perdendo il momento buono.

I nostri baci si erano fatti più intensi, sentivo la sua lingua accarezzare la mia, a volte con dolcezza ed altre volte con passione. Avevo raramente aperto gli occhi, ma sapevo cosa stavo facendo. La mia mano era scesa dentro i suoi pantaloni ed aveva afferrato saldamente quella parte da sopra le mutande. Era eccitato, potevo sentirlo dalla durezza di quello che stavo accarezzando. Strofinai la mano più volte e Seng lasciò andare piccoli sospiri di piacere, afferrandomi con entrambe le mani i glutei e spingendomi contro di lui.

Lasciò scivolare poco dopo le mani sulla chiusura dei miei jeans, tirando giù la cerniera e cercando di abbassarli quanto bastava per tornare ad afferrarmi per i glutei e tirarmi a lui. Ci stavamo sfregando l’uno contro l’altro come due pazzi. Le mani vagavano ovunque, alternando baci e morsi sensuali, sulle labbra, sulle guance, sul collo e sulle spalle. Eravamo come posseduti dal fuoco della passione, qualcosa che non avevo mai provato in vita mia con nessuno.  Sapevo di essere eccitato, lo sentivo nelle mie mutande e soprattutto sentivo lui, eretto contro di me. 

Aprii gli occhi qualche istante per incontrare i suoi che erano languidi e presi dal desiderio. Nel vederlo in quel modo, mi venne istintivo iniziare a sbottonargli la camicia, dato che la giacca l’aveva già lasciata da un lato. Aveva un fisico perfetto, proprio come avevo visto in televisione. La realtà però superava oltre ogni aspettativa. Dato il caldo del periodo e data l’eccitazione era sudato, quindi la pelle aveva creato un gioco traslucido sugli addominali in vista e contratti.

Ero peggio che posseduto, forse mi aveva letteralmente stregato perché non c’era niente che mi potesse fermare in quel momento. Lasciai scivolare la mano all’interno delle mutande, arrivando a toccare quel qualcosa che non avevo mai toccato in vita mia, ovviamente escludendo il mio.

Era caldo e duro. Quando Seng sentì il mio tocco, spalancò gli occhi per qualche istante e quando iniziai a muovere la mano, sentii le sue aggrapparsi alla mia schiena. Stava ansimando sotto di me ed io lo trovavo fantastico.

Poi qualcosa cambiò, il rumore di alcuni passi ed una torcia accesa ci riportarono alla realtà. Il guardiano stava facendo il giro del comprensorio per assicurarsi che tutto fosse in ordine. Potevamo stare in quella zona ma non potevamo fumarci, né tanto meno masturbarci in allegria. 

Mi abbottonai velocemente i pantaloni mentre Seng si rivestiva a velocità della luce. Ancora accaldati ed assolutamente eccitati, quando il guardiano svoltò l’angolo e ci vide, eravamo semplicemente seduti l’uno accanto all’altro, senza sigarette e con un sorriso stampato in volto.

“Ragazzi, cosa ci fate qui a quest’ora?”

L’uomo sulla cinquantina ci puntò praticamente la torcia contro, vedendo due persone arrossate ed accaldate, ma incredibilmente vestite. Io ero totalmente pietrificato da non riuscire a rispondere. Se non ci fosse stato Seng non sapevo cosa avrei fatto. 

“Siamo usciti ed abbiamo bevuto un po’ troppo, ci stiamo riprendendo all’aria aperta.” Seng allargò un sorriso alticcio e languido per via di quello che stavamo facendo poco prima. Lo osservai con la coda dell’occhio senza dire una parola e nel silenzio, l’ansia di aver fatto una cazzata con lui si insinuò con prepotenza.

“Mi raccomando, non fumate qui e tornate presto in stanza.” Il guardiano non disse nient’altro e si limitò a proseguire la sua ispezione notturna.

Seng si voltò verso di me con un sorriso ma non trovò quello che si aspettava. Lo stavo guardando con un’espressione semi terrorizzata ed avevo la mano sul petto per cercare di calmare la tachicardia. 

Sentivo che il panico stava salendo velocemente, avevo il formicolio alle dita ed ogni paura stava affollando il mio cervello. Non sapevo come spegnerlo e sicuramente non ero più eccitato. La mia libido era scesa sotto le scarpe, anzi letteralmente sottoterra.

“Ehi, ehi, ehi. Respira Mark, non è successo niente.”

“Io mi sento in colpa. Adesso come faccio? Non lo volevo fare ma sono ubriaco. Voglio piangere, voglio tornare indietro. Ti prego aiutami.” Neanche fossi con mia madre, mi ero letteralmente rannicchiato con la testa sulle sua gambe ad ansimare e piangere allo stesso tempo. Mi mancava l’aria, non sapevo come fermarmi ma lui mi aveva preso una mano ed aveva iniziato a massaggiarla e premerla come la volta scorsa.

“Non hai fatto niente di male, non è cambiato niente. Sei sempre tu. Il cambiamento, la scoperta di cose nuove attivano la tua ansia. Ma adesso concentrati sulla tua mano e respira profondamente.” 
“Ma se io mi pento, domani tu mi parlerai ancora? Non voglio darti fastidio ma non andare via adesso. Mi dispiace, mi dispiace.”

Nonostante avessi ripetuto per un’ora che mi ero pentito, che non volevo farlo ma che non volevo se ne andasse, Seng era sempre rimasto accanto a me, massaggiando le mie mani e continuando a parlarmi sottovoce per farmi trovare la strada per la calma. Poi mi aveva accompagnato in camera ed era restato tutta la notte al mio fianco, impedendomi di prendere qualsiasi calmante per via dell’alcool. In un modo o nell’altro non ero rimasto da solo e lui non mi aveva mai giudicato. Forse da queste cose potevi veramente valutare il valore di una persona, e non da quanto fosse ricco, bello e popolare.

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5 Commenti
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Rosita

complimenti bellissima storia …. ti prende


Eli

Non vedo l’ora di leggere il resto, mi sta prendendo un sacco!

Leo

Sono innamorato di questa storia, aspetto con ansia il continuo

Serenity

ciao aspetto con ansia il continuo.. bellissima storia

Loredana

Credo che qui la storia sia leggermente diversa dalla prima o mi sbaglio?
Se sì questa versione è MOOOLTO migliore.😉😏😘🔥

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