MIDDLEMAN’S LOVE – CAPITOLO 7

Quando la solitudine ti saluta

Era passata una settimana da quando avevo accettato di cenare con Mai ogni giorno. A quanto pare non era solo a cena, ma anche a colazione e a pranzo. 

Nessuno ha mai condiviso così tanti pasti con me, nemmeno all’università.

Quindi ogni giorno dopo il lavoro lo portavo a fare un giro e mi godevo lo street food nel vicolo accanto al nostro ufficio o al mercato non lontano dalle nostre case. Era facile convincere quel ragazzo, dato che andava ovunque io andassi. A volte mi pagava anche l’intero pasto. Faceva così tanto che sentivo di dovergli offrire in cambio bevande e spuntini. Anche se cercava di rifiutare che gli comprassi qualcosa, volevo comprarglielo lo stesso.

Sapevo che proveniva da una famiglia ricca, ma ero comunque un senior, un fratello maggiore ed ero più grande di lui; vivere sulle sue spalle era troppo.

Ci vedevamo più di dodici ore al giorno, cinque giorni alla settimana, e passavamo la maggior parte del tempo insieme. Consideravo Mai il tirocinante più talentuoso con cui avessi mai lavorato in quella compagnia. Ero così fortunato ad averlo al mio fianco poiché poteva ridurre il mio carico di lavoro. Inoltre aveva buone maniere. Era gentile ed amato da tutti nell’ufficio. Quando le ragazze facevano dei complimenti a Mai, un supervisore come me non poteva fare a meno di sorridere con orgoglio.

Gli sto insegnando tutto da solo, quindi fargli i complimenti è come fare i complimenti a me!

Mai era amato dalle persone in ufficio, in parte per il suo bel viso e la sua delicatezza come l’ammorbidente che piace alle ragazze dell’IT, ma soprattutto grazie alla sua gentilezza. Mai di solito comprava snack o cibo per tutti nel dipartimento, e tutti erano soddisfatti di lui.

Sì, tutti in ufficio erano semplicemente per le cose gratis, quindi lo amavamo tutti. La sua valutazione era alle stelle, il che lo rendeva il nuovo amore del reparto IT.

Ma sapevo per certo che Mai probabilmente non voleva essere il fidanzato di nessuno, a parte quello del mio migliore amico.

Guardai Uea che sedeva alla scrivania alla mia destra, stava fissando lo schermo del computer con il volto privo di emozioni. Anche se era passata una settimana, sembrava che la situazione tra lui e King non fosse migliorata. Si parlavano a malapena, e nonostante i miei sforzi nel cercare di farli parlare tra loro, o almeno parlare con me del loro litigio, non dicevano una parola.

Avranno litigato in malo modo? O erano così ubriachi che l’hanno fatto… come nei romanzi che ho letto.

Li guardai entrambi avanti e indietro, poi cercai rapidamente di scuotere quello strano pensiero dalla mia testa. 

Haha, questi due insieme… sessualmente? Non esiste, Jade. Si odiano a vicenda. Non importa quanto fossero ubriachi, una cosa del genere non potrebbe mai accadere. Credo di aver letto troppi bei romanzi romantici, dovrei fermarmi e tornare dal Detective Conan. 

Decisi di smettere di pensare troppo e aspettare che se la sbrigassero da soli. King era testardo e facilmente irritabile. Sapevo che non sarebbe stato in grado di gestire quella tensione per sempre, e avrebbe dovuto trovare un modo per parlare con Uea. Avrei dovuto lasciar perdere e concentrarmi invece su Mai e su come avrebbe dovuto sviluppare il suo rapporto con il mio amico.

Picchiettai le dita sulla scrivania, sentendomi ancora pesante. Uea non era stato sano di mente ultimamente. Rendeva tutto difficile. Quando lo avevo invitato a cena con Mai, aveva detto che era stanco. Ciò significava che Mai aveva fallito miseramente di nuovo.

Allora che diavolo dovrei fare?

«P’Jade? P’Jade.»

«Merda!»

Sussultai quando sentii qualcosa di freddo contro la guancia. Mi tirai indietro e vidi un bicchiere di plastica con un ragazzo che cercavo di aiutare disperatamente.

«Sembri stressato. Cosa hai in testa?» 

«Oh, non è niente. Solo emh… lavoro.»

In realtà, riguarda te, ragazzo. Pensai tra me e me. 

Mai mi fece un lieve sorriso e mi passò il bicchiere di frullato che mi aveva messo sulla guancia.

«Di che si tratta?»

«Frullato di anguria. Così puoi sentirti meglio.»

«Hmm? Perché è un frullato oggi?» chiesi e presi un sorso del frullato di anguria. Il gusto era un po’ così. Non era dolce come i frullati all’anguria che avevo provato precedentemente.

«Stai bevendo bubble tea ogni giorno; non è salutare. Così ho preso un frullato di anguria con solo un po’ di sciroppo oggi.»

Capisco. Ecco perché non è affatto dolce. Mi ero appena reso conto che lui era un tipo salutare. Ora che ci penso, non l’ho mai visto mangiare qualcosa di dolce. Da quello che ho visto il giorno in cui ha trascorso la notte a casa mia, sia i suoi muscoli che i suoi addominali sono probabilmente il risultato dell’autodisciplina nel mangiare e nell’esercizio.

Sbirciai le spalle spesse nascoste sotto l’uniforme del giovane, poi mi sentii geloso di lui. 

Questo Jade qui non ha intenzione di avere un corpo così finché la coscia di maiale stufata con riso ha ancora un sapore migliore del petto di pollo bollito e delle proteine. Ciao ciao addominali dei miei sogni, buona permanenza grasso.

«È buono?» chiese. La sua faccia premurosa non mi permetteva di esprimere troppa onestà.

«Sì, è buono. Non è troppo dolce.» risposi.

«Fantastico. A proposito, dov’è andato P’Uea?»

Mai si guardò intorno. Notai un altro bicchiere di frullato di anguria e sapevo che non vedeva l’ora di darlo a Uea. 

«Probabilmente in bagno. Tornerà presto.» gli dissi per tranquillizzarlo.

Mi sentivo un po’ male per lui. Voleva solo comprare quella roba per Uea, ma doveva sempre comprarne una anche per me per evitare qualsiasi sospetto. Stava sprecando soldi con me, però era ricco, probabilmente non gli avrebbe fatto troppo male al portafoglio.

Quella era un’occasione d’oro. Quando Mai finalmente avrebbe confessato il suo amore a Uea, avrei potuto non avere mai più la libertà di avere cibo gratis in questo modo, quindi dovevo godermi quel vantaggio mentre potevo!

«Oh, che mi dici di King? Non hai pranzato con lui?» chiesi con sorpresa. C’era un compito urgente che doveva essere completato in fretta, così io e Uea eravamo rimasti in ufficio per un pranzo veloce mentre avevamo lasciato pranzare Mai e King di sotto, ma il ragazzino era l’unico ad essere tornato. 

«È andato in bagno. Eccolo.» rispose Mai.

Mi girai e mi sentii improvvisamente esausto quando vidi i miei migliori amici entrare insieme con quei volti scontrosi. Uea si sedette drammaticamente, seguito dalla lieve risata beffarda di King. Quegli occhi acuti stavano ancora guardando Uea.

«Perché la faccia lunga? Il pranzo non era buono?» chiesi a King. Lui mi diede un piccolo sguardo.

«Sì.»

Non stava scherzando, significava che era davvero arrabbiato. Ok. Li lascerò stare.

Mai si avvicinò per dare a Uea il frullato, e iniziarono a conversare sul lavoro. Uea sembrava un po’ più rilassato ora che stava parlando con Mai. Il giovane era sia educato che bravo a sorridere. Chiunque lo vedeva non poteva fare a meno di sorridere.

Non riuscivo a immaginare proprio Mai spaventoso, ma qualcosa mi diceva che le persone come lui facevano probabilmente molto paura quando si arrabbiavano, proprio come King. Quindi avrei cercato di sostenerlo il più possibile e avrei fatto del mio meglio per non farlo incazzare.

**********

La vita lavorativa per me era imprevedibile, tutto poteva accadere in qualsiasi momento. Ad esempio, quando pensavi di aver finito il lavoro, il tuo capo avrebbe potuto improvvisamente ordinarti di fare tutto da capo. O alcuni giorni in cui pensavi di aver finito il proprio lavoro e pensavi di tornare subito a casa, avresti potuto improvvisamente rimanere fino a tardi per risolvere i problemi di altre persone.

Come in questo momento…

«Jade, mi dispiace davvero. Ma il veterinario mi ha chiamato e mi ha detto che Lemon potrebbe non farcela stasera. Devo essere lì per Lemon.» 

Lo stesso vecchio Mongkon che aveva sempre un centinaio di scuse per non lavorare mi si era avvicinato con lo sguardo più triste che potesse fare sul suo volto.

«Oh, ma ricordo che Bas ti ha assegnato questo lavoro la settimana scorsa…»

«Sì, avevo pianificato di finire gli straordinari entro oggi, ma sembra che il mio piccolo Lemon potrebbe non superare la notte. E abbiamo bisogno di questo lavoro sul nostro sito web entro domani mattina.»

«Ma…»

«Lemon è stato il mio migliore amico per dieci anni! Dieci anni, Jade. Nel suo ultimo momento devo esserci per lui. Capisci?» Mi strinse le mani con occhi rossi e lacrime che sgorgavano.

Rimasi seduto in silenzio per un momento, accettando il fatto che dovevo lasciare che il mio senior passasse il tempo con il suo cane nel suo ultimo momento, mentre io sarei stato in ufficio e avrei fatto tutto il lavoro che aveva tralasciato per settimane.

Che scelta ho in verità? Non posso chiedere nulla, vero?

«Sì, ti aiuterò di sicuro. Prego che Melon…» 

«Lemon.»

«Bene, che Lemon vada in paradiso.»

«Jade è davvero di buon cuore. Grazie mille. Domani ti offro una tazza di caffè.» Mi diede un colpetto sulla spalla e se ne andò velocemente. Guardai l’orologio, non erano ancora le 17:30, ma il privilegio del cugino dell’amministratore delegato lo avrebbe salvato da qualsiasi problema.

E non avevo molta speranza per il caffè. Mi aveva promesso dieci caffè o giù di lì, eppure ne avevo ricevuti zero. 

«Cosa? Un cane sta morendo di nuovo? Questo è il terzo quest’anno. Quanti maledetti cani ha?»

Gun gridò come se volesse che Mongkon lo sentisse.

Sospirai forte e mi sdraiai, sentendomi stufo.

«Non lo so. Forse ha un allevamento di cani a casa.»

«Se fossi in te, lascerei che il capo lo rimproveri perché il suo compito non è stato completato. Tu lo aiuti sempre, Jade.» disse Fai mentre si truccava con rabbia.

«Non posso farci niente, Big Sis. Sai che se non lo aiutiamo, ci incolperà per non aver inviato l’incarico in tempo perché non l’abbiamo aiutato.»

«Beh, sì. Ma… Ah! Mi dispiace per tutti voi. Non puoi dire a Bas di trovare un nuovo grafico? È irresponsabile e sboccato. Mi dice sempre che mi trucco troppo. Cosa c’entra il trucco con lui?»

Fai continuò a sbraitare mentre poggiavo la testa sulla scrivania. Bas, il capo del dipartimento, era malato con l’influenza da due giorni. Presentare un reclamo a una persona malata non era una buona idea. 

«Ti aiuterò.» disse Uea mentre guardavo attraverso il computer di Mongkon. 

«Oh, il mio amico è così gentile!» Gli misi il braccio al collo.

Uea sorrise un po’ prima di togliermi il braccio e mi disse di inviare quei lavori incompiuti alla sua email.

«Mai, puoi andartene prima tu. Devo fare gli straordinari.» comunicai a Mai che era appena tornato dal bagno. 

Mai alzò le sopracciglia e chiese: «Che straordinari?»

«Il lavoro di Mongkon. Puoi andare a casa prima, Uea mi aiuterà.»

«Va bene, resterò. Così possiamo fare più velocemente.» disse. 

Stavo per protestare, ma poi mi ricordai che probabilmente voleva stare con Uea un po’ più a lungo. 

Va bene allora, divertiti!

L’orologio continuava a ticchettare. Tutti nel nostro reparto iniziarono ad andare via uno per volta. Solo alcuni programmatori, tra cui King, erano rimasti per fare dei test al programma, mentre il mio team grafico era impegnato a lavorare sul layout. Alle 18 un telefono su una scrivania squillò. Uea rispose e dopo aver detto un paio di parole il suo volto si trasformò  improvvisamente in un’espressione preoccupata.

«Cosa c’è che non va, Uea?» chiesi dopo aver riattaccato. La sua faccia bianca sembrava ancora più pallida.

«Mia madre è stata sfiorata da un’auto. Ora è in ospedale.» 

«Sta bene?»

«Solo una leggera ferita, ma devo andare lì per occuparmi delle spese mediche.»

Uea iniziò a raccogliere le sue cose in fretta. Non poteva nascondere la sua preoccupazione. Anche se non andava d’accordo con lei, era pur sempre sua madre.

«E come te ne vai? Non hai portato la tua macchina.» chiesi. Ricordavo che qualche giorno prima Uea aveva portato la sua auto in officina dopo che qualcuno gli aveva rotto i fanali posteriori. Stava prendendo lo skytrain per venire in ufficio negli ultimi giorni.

«Prenderò un taxi.» rispose.

Mi girai a guardare Mai che sedeva accanto a me. Improvvisamente, la mia cellula cerebrale da shipper si attivò: «Lascia che Mai ti dia un passaggio, così non dovrai pagare il taxi.»

Tirai la manica di Mai che sedeva ancora con uno sguardo stordito in faccia. Accidenti, ragazzo. Ti sto dando l’opportunità per essere il cavaliere dall’armatura scintillante! Svelto!

«Va tutto bene. Posso andare…»

«Il traffico è terribile a quest’ora. Un taxi ti costerebbe una fortuna. Lascia che Mai ti dia un passaggio. Puoi, Mai? Puoi dare un passaggio a P’Uea?»

«Oh, ok.»

«Non ci sono aspetti positivi nel farlo.»

«Lo accompagnerò io.»

Improvvisamente, la voce profonda di King  interruppe; si alzò, spense il computer e prese la chiave della macchina, rendendo me, colui che stava cercando di legare Mai a Uea, con il cuore spezzato.

«King, non devi continuare con il tuo lavoro?» 

«Ho già finito.» rispose King, fissando gli occhi su Uea che stava fermo.

La mia cellula cerebrale da shipper stava lavorando per cambiare la situazione.

«Ma…»

«Se chiedi a Mai di accompagnare Uea all’ospedale, come tornerai a casa?» mi chiese King.

«Con lo sky train, ovviamente.» risposi subito. Non preoccuparti per me, bro. Starò bene!

«Lascia che Mai stia qui con te, così non deve viaggiare avanti e indietro. La madre di Uea è all’ospedale vicino a casa mia. Dovrei passarci comunque.»

«Ma…»

«Non hai finito il tuo lavoro. Lascia che Mai ti aiuti qui. Porterò Uea all’ospedale.» King concluse mentre rimanevo lì senza parole, non sapendo come reagire. Tutto quello che potevo fare era guardare King camminare verso Uea. 

«Vieni con me?» chiese quello più alto. Condivisero degli sguardi silenziosi per un po’ prima che Uea rispondesse: «Sì, grazie.»

«Nessun problema.» disse King e si avviò fuori dalla stanza. Uea si girò a guardarmi.

«Mi dispiace non poterti aiutare ulteriormente.»

«Oh, non preoccuparti. Lo finirò in men che non si dica. Vai da tua madre.» risposi.

Mi diede una pacca sulla spalla dolcemente e seguì King fuori.

«Ci vediamo domani.» 

«Dì a King di guidare con prudenza.»

E per favore, non uccidetevi prima di arrivare in ospedale, pregai tra me e lo guardai andare via con un po’ di preoccupazione. Probabilmente non era l’idea migliore lasciare che King desse un passaggio a Uea dato che stavano ancora litigando, ma in quella situazione, King sapeva come non peggiorare le cose. Inoltre, avrebbero potuto finalmente avere la possibilità di parlarne e fermare questa guerra fredda per sempre.

Mi voltai indietro e guardai lo schermo del computer. Anche Mai tornò al suo lavoro. Non potevo fare a meno di sentirmi male per lui, aveva quasi avuto la possibilità di stare da solo con Uea senza di me come terzo incomodo, ma King gli aveva rubato il momento. Quindi ora era bloccato con me.

Guarda come mi vendicherò di King domani per aver rubato l’opportunità al mio tirocinante!

«P’Jade.» 

«Hmm?» dissi senza guardarlo, concentrandomi solo sul layout della brochure del catalogo online su cui stavo lavorando. Calcolai che avrei finito in mezz’ora e sarei dovuto tornare a casa intorno alle sette. Andava bene per me.

«Hai fame?»

«Oh, per niente. Sono perfettamente a pos…» il mio stomaco brontolò in quel preciso istante. La mia mascella cadde e l’imbarazzo prese il sopravvento sul mio corpo.

Accidenti a te pancia! Perché ti lamenti ora?! 

Strinsi le labbra, cercando di mantenere una faccia normale anche se in quel momento volevo mettere la testa in un bidone della spazzatura. Mai si allontanò per un po’ e tornò con una grande scatola di biscotti.

«Ne vuoi un po’?» mi porse la scatola dei biscotti dal magazzino del nostro dipartimento.

Mi vergognavo così tanto che Mai poteva vederlo sul mio viso. Rideva mentre aprivo in fretta il coperchio della scatola e mi mettevo quei biscotti in bocca.

Ho perso di nuovo la calma davanti al ragazzo. Dannazione. 

«Probabilmente sei molto affamato. Haha.» Feci finta che quel rombo provenisse da lui. Ma voglio dire, probabilmente è meglio del suono di un peto.

«Beh, abbiamo questi biscotti, quindi va bene. Quando abbiamo finito, possiamo andare a cena.» 

Era abbastanza carino da non prendermi in giro. Se fosse stato King, probabilmente lo avrebbe fatto così tanto che gli avrei risposto per le rime. 

«Sì, giusto. Ho solo un altro po’ da fare. Non dovrei finire dopo le sette. Non sono sicuro, ma il mercato potrebbe chiudere prima del nostro ritorno.»

Pensavo con ansia al mercato vicino al mio appartamento. Se fossimo rimasti bloccati in un ingorgo, avremmo potuto raggiungere Lat Krabang quasi alle 21. A quel punto, non ci sarebbe stato più nulla da mangiare per noi. Il cibo gustoso di qualche ristorante veniva effettivamente esaurito in due ore. In più, nessun mercato nel vicolo vicino all’ufficio era aperto di giovedì. 

«Che ne dici di andare al centro commerciale prima di tornare a casa?» suggerì Mai.

Fui d’accordo e tornai subito al lavoro. Premetti rumorosamente il mouse per coprire il suono del mio stomaco che brontolava in modo da non dover essere in imbarazzo di fronte a Mai.

Una volta è sufficiente per l’imbarazzo. Mi vergogno anche solo di guardarlo ora!

**********

La fame ci fece lavorare molto più velocemente. Finimmo esattamente alle 19 e andammo in un centro commerciale non lontano dall’ufficio dove gli altri impiegati si godevano il loro tempo libero dopo il lavoro. 

Sedevo con Mai in un ristorante giapponese, mettendo dei gyoza nella mia bocca con le bacchette. I miei occhi vagavano intorno ai passanti.

San Valentino era vicino, il grande magazzino ospitava quindi eventi speciali e fiere legate alla festività. Potevo vedere molte coppie godere di quei momenti, che fosse uomo-donna, uomo-uomo o donna-donna. Normalmente, mi sentivo bene vedendo le coppie in pubblico, ma perché in quel momento mi sentivo così solo?

Avevo avuto la mia prima relazione in prima superiore. Eravamo usciti per meno di un mese prima di essere scaricato. Stavo con una studentessa di seconda superiore che era più bella di me. Dopo di che, molte volte arrivai a una quasi relazione, per poi scoprire che si erano avvicinati a me solo per arrivare a King o Uea.

Lentamente avevo lasciato che l’amore sfuggisse dalla mia portata. Ormai, non riuscivo a ricordare quando fosse stata l’ultima volta che il mio cuore aveva scalpitato a causa di qualcuno o come ci si sentisse.

Potrò mai innamorarmi come quelle persone fortunate? 

«P’Jade.»

«Hmm?»

La voce di Mai mi riportò alla realtà. Lentamente spostai il mio sguardo su di lui. Mi stava porgendo il suo piatto di gyoza. Gli rivolsi uno sguardo in confusione.

«Puoi avere anche i miei.»

«Oh, non c’è bisogno.» dissi, sentendomi male. Amavo davvero i gyoza, ma ero il più grande, non avrei dovuto prenderlo dal più giovane.

«Puoi averli. Non mi piacciono molto i gyoza.» 

«Oh, va bene allora. Grazie.»

La mia esitazione svanì. Stavo per prenderne uno con le mie bacchette, ma fui più lento di Mai che subito mise un gyoza vicino alla mia bocca.

«Ecco.»

Mi fermai, sentendo qualcosa di strano per un breve momento, poi decisi di mordere quel gyoza.

Perché sto pensando troppo? Uea è solito imboccarmi quando ho le mani troppo occupate. Ragazzi che si imboccano a vicenda è normale… Ma le mie mani non sono occupate. 

Guardai Mai che mi stava ancora sorridendo gentilmente come sempre. Non sembrava esserci nulla di strano. 

Immagino che sia così quando si prende cura delle persone intorno a lui, e io sono praticamente il suo supervisore. Mai che si prende cura di me in questo modo probabilmente non è nulla di speciale.

A giudicare da quanto bene trattava un supervisore come me, potevo immaginare come si prendeva  cura del suo partner.

**********

«Mai, devo andare in bagno.» dissi dopo aver lasciato il ristorante.

Mai annuì e indicò uno stand nelle vicinanze.

«Aspetterò laggiù per vedere alcune cose.»

«Va bene.»

Andai subito in bagno. Per fortuna non c’erano molte persone, altrimenti non sarei stato in grado di trattenere quello che stava succedendo nel mio stomaco in quel momento.

Dopo aver finito, andai subito verso lo stand. C’erano decorazioni dappertutto lungo la strada. Guardavo le coppie scattare foto e vedevo la felicità nei loro occhi. La gioia sui loro volti mi fece sentire di nuovo solo.

Quando hai ventisette anni e ancora non hai un partner, quando tutti i tuoi amici sono innamorati, fidanzati, e alla fine si sposano e hanno figli, potreste conoscere questa sensazione. Cioè, sto bene senza nessuno, ma sarebbe meglio stare con qualcuno.

La solitudine che sento era probabilmente reale.

Guardai lontano dalle coppie nell’androne anteriore in cui erano installate delle cabine, cercando Mai. Fortunatamente, era abbastanza alto da risaltare tra la folla. Mi diressi verso di lui e vidi due ragazze che sussurravano tra loro mentre una di loro aveva in mano un telefono. 

Attaccheranno bottone sicuramente per avere il suo numero.

«Mai.»

Arrivai, assicurandomi di essere più vicino a lui di quanto eravamo di solito. Mai mi guardò, i suoi occhi erano pieni di sorpresa.

«C’è qualcosa che non va?»

«Le signorine vogliono il tuo numero.»

Voltai la testa un po’ all’indietro. Lui guardò verso quella direzione e ridacchiò.

«Ti capita spesso?» chiesi.

«A volte.» rispose.

Prima che poter dire altro, mi afferrò la mano. Il calore del suo grande palmo mi fece irrigidire. 

«Mi presti la mano, per favore?» disse dolcemente a bassa voce. 

Cominciai a capire che lo stava facendo per tenere lontano le ragazze. Vidi che la ragazza che stava tenendo il telefono aveva ora lo sguardo deluso e mi sentì molto male.

Mi dispiace, bellezza, questo ragazzo è per il mio amico, non posso cederlo facilmente.

«La tua mano è così fredda.» disse Mai, stringendo la mia mano ancora più forte.

Stavo ancora lì, sentendo che faceva insolitamente caldo.

Il condizionatore si è rotto?

«Beh, mi sono appena lavato le mani.» evidenziai. Guardai indietro e feci un lungo respiro.

«Se ne sono andate ora. Puoi lasciarmi andare.» feci notare, ma Mai non mi lasciò andare. 

«Potrebbero tornare di nuovo qui.» disse comportandosi come se tutto fosse normale.

«Beh, penso che siano carine. Non ti interessano affatto?» cercai di capirlo. Mi guardò negli occhi e mi sorrise. 

«Niente affatto. Ho già qualcuno in mente.» 

Quando le persone mentono, evitano il contatto visivo. Ma i suoi occhi in quel momento erano calmi e sinceri, nessuna esitazione, quindi gli credevo completamente.

«Wow, è fantastico. Se ti sentisse, si innamorerebbe di te.» mi complimentai con lui. 

Mai si mise la mano dietro il collo. Le sue orecchie stavano diventando rosse.

È timido per il mio complimento? Questo ragazzo è adorabile.

«Vuoi dare un’occhiata in giro?»

«No. Andiamo a casa. Voglio andare a letto adesso.»

«Va bene.»

Mai mi teneva ancora la mano e mi portò alla scala mobile. Non mi lasciò finché non raggiungemmo il parcheggio. 

Il calore della sua mano rimase ancora come se stesse affondando lentamente nella mia pelle.

Camminai dietro di lui, seguendo un ragazzo di sei anni più giovane, poi sorrisi.

Penso davvero che sia fantastico.

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Ady

Ma si può essere più ingenui di così? La vedo dura…

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