ONE WEEK IN PHUKET – CAPITOLO 1

Giorno 2 – Parte 1

[POV di Mini]

Il rumore della sveglia interruppe il mio sonno profondo. A causa dell’ultimo cliente avuto la sera prima, mi ero addormentato più tardi del solito, ma sapevo che il lavoro mi aspettava. Erano le cinque del mattino ed era tempo di alzarsi.

Mi feci una doccia veloce, indossai una delle mie camicie hawaiiane preferite e scesi al piano di sotto per preparare la colazione per la mia famiglia, e quando dico famiglia, non intendo solo i miei genitori, ma anche i miei zii e i miei cugini che vivevano alla porta accanto. Eravamo una tipica famiglia allargata che viveva a Karon Beach, in cui tutti si conoscevano e spesso ci si riuniva a mangiare insieme, proprio come quella mattina.

La cucina era il mio regno, anche se nel mio villaggio era ancora considerato una “cosa da donne”. Mi piaceva sperimentare con il cibo, creare nuovi sapori e combinazioni sorprendenti, specialmente quando si trattava di cucina molecolare. 

Durante i miei anni al liceo, quando avevo espresso il desiderio di frequentare l’università per diventare uno chef professionista e studiare sia cucina che scienze, mio padre aveva riso, pensando si trattasse solo di uno stupido scherzo o di una cosa di poco conto. Ero il loro unico figlio, avevo il dovere di rimanere con loro per supportarli. 

Ricordavo bene quel giorno. Mi ero sentito davvero insignificante e avevo il cuore a pezzi. Avevo cercato di spiegare a mio padre quanto fosse importante per me, ma più spiegavo, più diventava serio e freddo.

Da quel giorno avevo un unico desiderio: rendere l’attività di famiglia la più famosa dell’isola per poi poter liberamente andare via e seguire il mio sogno.

Almeno nessuno poteva negarmi di sognare…

Quando finii di preparare la colazione erano già le sei e mezza. Chiamai tutti l’intera famiglia a tavola e la casa si riempì di risate e chiacchiere. Io stavo in silenzio, felice di vedere i sorrisi dei miei cari che guastavano l’abbondante colazione.

Ma l’atmosfera allegra svanì quando mia cugina Ping, che aveva solo tredici anni, osò parlare di un’argomento delicato. 

«Phiii, amo troppo i tuoi piatti. Voglio diventare come te, mi insegni a cucinare? Voglio andare in una fantastica università di Bangkok e diventare una grande chef come te!»

L’espressione felice di mio padre divenne severa e cupa ed io mi sentii gelare. Ogni riferimento all’università, a Bangkok o all’essere chef era un argomento tabù per me e mio padre.

Mia madre, con cui avevo un ottimo rapporto, notò la mia reazione e prontamente cercò di fermare Ping con un tono severo: «Ping, sei ancora troppo giovane per pensare all’università. Continua a mangiare in silenzio.» 

Mia cugina strinse le labbra e abbassò lo sguardo sulla sua ciotola di riso. L’atmosfera fredda continuò a persistere finché non finimmo la colazione e ogni membro della famiglia si alzò da tavola per iniziare la propria giornata.

Dopo aver lavato i piatti e pulito casa, salii in sella al mio motorino e mi diressi verso il locale della mia famiglia. 

Essendo martedì, il nostro locale era chiuso alla vendita, ma avevamo ricevuto una nuova fornitura di frutta fresca che avremmo utilizzato per la preparazione dei piatti e dei drink da servire la sera.

Appena arrivai, trovai già mio cugino Liang che stava scaricando la merce dal furgoncino. 

«Sbrigati Mini! Ci sono altri 10 cesti di frutta da scaricare. Dobbiamo sbrigarci, più tardi dovremo aiutare mio padre con le reti da pesca.»

Guardai Liang mentre sollevava un cesto e lo portava sul retro del locale. 

Era un ragazzo alto e magro, aveva gli occhi castani e che brillavano quando sorrideva. Gli piaceva mantenere i capelli corti e pettinati con cura. La sua pelle era scura e liscia come la mia, ma aveva una leggera cicatrice sulla guancia sinistra che gli dava un aspetto più rude del mio. Quando andavamo a scuola, veniva spesso preso in giro per questo, e il fatto che fosse più alto della media, lo rendeva un po’ goffo quando si muoveva troppo rapidamente, spesso sbatteva contro le porte o i cartelli perché non si rendeva conto di quanto fosse alto.

Nonostante questo, non si era mai preoccupato troppo di ciò che gli altri pensavano di lui. 

Dopo aver finito di sistemare e preparare la frutta, mio zio Sitt ci chiamò per aiutarlo con la pesca. Salimmo sulla sua barca e ci allontanammo dalla costa. Era una giornata meravigliosa, il sole splendeva alto e l’acqua cristallina era calma. La pesca non era mai stata né la mia passione, né quella di Liang, ma era importante per la nostra famiglia e volevamo fare la nostra parte.

Mi piaceva stare con mio zio e mio cugino, che erano i parenti con cui mi sentivo più in armonia oltre a mia madre. Una volta, avevo litigato bruscamente con mio padre a causa del mio desiderio di essere uno chef e mi aveva accusato di non prendere sul serio la vita. Ricordavo che in quel momento mi sentivo molto arrabbiato e frustrato e dalla furia del momento me ne ero andato di casa. Fortunatamente mio zio mi aveva offerto ospitalità per passare qualche giorno a casa sua insieme a mio cugino. Tutti e tre avevamo vissuto situazioni simili: mio zio aveva dovuto rinunciare al suo sogno di diventare musicista, ma aveva deciso di non abbandonare del tutto questa sua passione; mio cugino, invece, amava disegnare, ma poiché si sentiva in dovere di rimanere con mio zio e aiutarlo con la pesca, era diventato solo un suo hobby; e poi c’ero io, che all’epoca non volevo assolutamente rinunciare alla mia passione. 

Con loro mi sentivo quindi a mio agio, potevo parlare liberamente dei miei sogni e su come volevo costruire il mio futuro. 

Passai diverse settimane da loro, fino a quando mi resi conto che essendo un ragazzino delle superiori non potevo effettivamente fare nulla senza la mia famiglia, che nonostante tutto amavo profondamente.

Ci vollero molte discussioni e molta pazienza, ma alla fine ero riuscito a trovare un compromesso con mio padre. 

**********

Passammo tutta la mattinata a pescare in mare aperto. Mentre ci avvicinavamo alla costa, sentivo l’odore del mare misto alla brezza calda che mi accarezzava il viso. 

Arrivati a riva, aiutai mio zio a sistemare le reti, ma la vista di un uomo, all’ombra di un albero catturò la mia attenzione, bloccandomi all’istante. 

Era l’uomo affascinante che avevo accompagnato all’hotel la sera prima e mi stava fissando con quegli occhi penetranti.

Non pensavo di rivederlo di nuovo e ora che era qui il mio cuore batteva forte.

Fin dalla prima volta che l’avevo visto, avevo provato una sensazione di attrazione magnetica nei suoi confronti, che mi aveva catturato all’istante. La sua presenza aveva scatenato un turbinio di emozioni, un brivido elettrizzante che si era insinuato nelle profondità del mio cuore.

Chiesi a mio zio se potevo andare via, non volevo perdere quell’occasione per conoscerlo meglio.

Mi diressi velocemente verso Beer, che iniziò ad avvicinarsi a me mostrando un leggero sorriso.

«Ciao, Nong.» disse con la sua voce bassa.

«Salve, Khun Beer.» Cercai di mantenere la mia compostezza, anche se dentro mi sentivo estremamente timido.

«Volevo chiederti scusa per averti disturbato ieri sera e ringraziarti per avermi accompagnato all’hotel… È stato lo staff a informarmi.»

«Oh, nessun problema. Capita spesso che qualche cliente esageri con il bere, e ricordavo che era in vacanza da solo, quindi non potevo fare altro che accompagnarla.»

«Beh, vorrei comunque sdebitarmi con te, magari posso offrirti il pranzo, che ne dici?» 

I suoi occhi scuri catturarono i miei, rendendo difficile rifiutarlo. Non potevo credere alle mie orecchie. 

Khun Beer mi sta invitando a pranzo? La mia mente cominciò a girare mentre cercavo di mantenere la calma. Non volevo sembrare troppo entusiasta, ma l’idea di passare del tempo con lui mi eccitava.

«Mi piacerebbe molto.» risposi con un sorriso, cercando di non sembrare troppo ansioso. «Dove vuole andare?»

«Beh, in verità non conosco alcun locale. Qualche consiglio?» Beer rise, mostrando per la prima volta un sorriso smagliante.

Ero stato uno sciocco: si trovava a Phuket solo da una sera, come poteva conoscere qualche locale? 

«C’è un posto qui vicino che serve un ottimo pad thai, ti piacerebbe?» gli suggerì.

«Assolutamente.» rispose deciso. «Allora chiamo un taxi.» 

«No!» Esclamai involontariamente, poi mi fermai imbarazzato. «Intendo dire, possiamo camminare, è qui vicino.»

«Per me va bene, mi fido.» disse Beer con un sorriso, quindi ci incamminammo lungo la strada. Durante il tragitto scambiammo solo poche parole e, nonostante fossi ancora un po’ intimidito dalla sua presenza, mi sentivo comunque a mio agio con lui. 

Il locale si trovava in una piccola stradina laterale, circondato da negozietti e bancarelle di tutti i tipi. La facciata era dipinta di bianco e arancione e con un grande cartello su cui era scritto il nome del ristorante in caratteri thai e inglesi. Le finestre erano aperte, da cui si poteva sentire il suono delle padelle che friggevano all’interno e il profumo degli aromi freschi che si diffondevano nell’aria.

Entrando, il locale era piuttosto piccolo, con pochi tavoli in legno e sedie in rattan, ma accogliente e familiare.

Ci sedemmo ad un tavolo vicino alla finestra, e il proprietario del ristorante, un uomo anziano con un sorriso gentile, ci portò i menu. Lasciai che Beer ordinasse per entrambi del pad thai e gli consigliai di provare una birra locale che servivano in quel ristorante, mentre io optai per dell’acqua minerale, dato che dovevo ancora sbrigare varie commissioni.

Il pranzo trascorse piacevolmente. Il pad thai era davvero delizioso, con i noodles al dente e la giusta quantità di spezie. Beer allora mi parlò della sua vita a Bangkok e dei suoi viaggi all’estero, rivelandosi una persona estremamente interessante e con una vasta cultura. Ascoltare le sue storie era come un sogno ad occhi aperti per me, che non avevo mai avuto l’opportunità di viaggiare lontano da casa.

«Davvero non sei mai stato lontano da Phuket?» mi chiese sorpreso.

«Purtroppo no. Non sono mai stato neanche a Bangkok.» Abbassai lo sguardo sul piatto che avevo quasi finito. Mi sentivo molto triste, ma non volevo rovinare l’atmosfera che si era creata tra noi, così scossi la testa per spazzare via quei pensieri e rialzai lo sguardo, mostrando il mio solito sorriso. 

Beer mi guardava con uno sguardo dolce e disse qualcosa che mi fece emozionare.

«Vuol dire che ti ci porterò io, se ne avrò l’occasione.» poi mi mostrò un sorriso volpino, facendomi arrossire completamente. 

Spero che non se ne accorga!

A quel punto provai cambiare discorso, cercando di ignorare il battito del mio cuore che sembrava rimbombare nelle orecchie.

Decisi di distogliere l’attenzione dal mio imbarazzo e di fare una domanda a Beer per tenere viva la conversazione. «Khun Beer, ha detto che ha viaggiato molto. Qual è il suo posto preferito in assoluto?»

Beer prese un sorso dalla sua birra e si prese un momento per riflettere. «È difficile scegliere un solo posto, ma se dovessi dirne uno, direi Kyoto, in Giappone. Sono stato colpito dalla bellezza dei templi e dai giardini tradizionali. È un luogo magico, pieno di storia e cultura.»

I suoi occhi brillavano mentre parlava di Kyoto, e mi resi conto che Beer aveva una vera passione per i viaggi e per l’esplorazione di nuove culture. Quella conversazione mi stava facendo sognare ad occhi aperti, immaginando di poter vedere il mondo e scoprire luoghi meravigliosi come lui aveva fatto.

«Non potrei mai immaginare di poter viaggiare così lontano.» dissi con un sospiro di ammirazione. «Mi piacerebbe tanto vedere posti come Kyoto, ma sembra un sogno irraggiungibile per me.»

Beer mi guardò con un’espressione compassionevole. «Nong, i sogni non dovrebbero mai sembrare irraggiungibili. Se c’è qualcosa che desideri davvero, devi fare tutto il possibile per realizzarlo. Anche se sembra difficile o impossibile, ci sono sempre modi per avvicinarsi ai propri obiettivi.»

Le sue parole mi colpirono profondamente, risvegliando la determinazione dentro di me. Mi resi conto che non dovevo rinunciare ai miei sogni solo perché sembravano lontani. Dovevo cercare un modo per avvicinarmi a essi, anche se significava affrontare sfide e superare ostacoli.

«Ha ragione, Khun Beer. Non voglio rinunciare ai miei sogni. Ho una passione per la cucina molecolare e vorrei diventare uno chef professionista. Anche se sembra difficile in questo momento, non voglio rinunciare.»

Beer sorrise soddisfatto. «Bravo. Non smettere mai di seguire la tua passione. C’è sempre un modo per fare ciò che ami. Se hai bisogno di aiuto o consigli, sarò qui per te.»

Quelle parole mi riempirono di gratitudine. Non avrei mai immaginato che un semplice pranzo con un cliente potesse trasformarsi in una conversazione così significativa e motivante. Mi sentivo ispirato e incoraggiato a perseguire i miei sogni, sapendo che avevo qualcuno come Beer dalla mia parte.

Continuammo a pranzare e, una volta concluso, Beer si offrì di pagare il conto, come ringraziamento.

«No, la prego, permetta di pagare la mia parte.» dissi rapidamente, offrendo il mio portafoglio.

«Non preoccuparti, ti ho invitato io.» rispose e dovetti accettare la sua gentilezza per non sembrare scortese. 

Dopo essere usciti dal ristorante, una parte di me era pronta per salutarlo e tornare al mio locale, ma dall’altra parte sentivo che non volevo ancora separarmi da lui. 

Volevo continuare a trascorrere del tempo in sua compagnia.

«Se hai ancora del tempo libero, vuoi fare una passeggiata con me?» 

Quando Beer mi chiese se volessi fare una passeggiata sulla spiaggia, il mio cuore balzò di gioia. Era come se i miei desideri fossero stati ascoltati. Ero felicissimo di avere l’opportunità di passare ancora del tempo con lui. Accettai immediatamente, sentendo un brivido di eccitazione percorrermi la schiena.

Ci incamminammo lungo la spiaggia, lasciando che i nostri passi si mescolassero con il rumore delle onde. Mi sentivo sempre più attratto da Beer, e ogni momento condiviso sembrava intensificare quel sentimento. Durante un momento di silenzio, mentre ammiravamo il mare, le nostre mani si sfiorarono casualmente, facendo scorrere l’elettricità lungo tutto il mio cuore. Quello sguardo intenso negli occhi di Beer mentre mi fissava fece tremare il mio cuore. 

Sentendo le mie guance bruciare, distolsi velocemente lo sguardo e accelerai i miei passi. 

Mentre camminavo, mi resi conto che Beer era molto più di un semplice cliente. Avevamo creato un legame che speravo di poter mantenere nel tempo. Speravo che il nostro pranzo fosse solo l’inizio di qualcosa di speciale.

Fui riportato alla realtà quando Beer mi fece una domanda alquanto strana: «Nong Mini, scusa la domanda… Quanto guadagnate in una serata lì al locale?»

Mi fermai, così come lui e aggrottai le sopracciglia mentre lo fissavo confuso. Non riuscivo a capire se Beer stesse dimostrando interesse sincero per la mia vita e il mio lavoro o volesse saperlo per motivi economici. Voleva investire sul nostro locale?

Dopo averci pensato un po’ su, risposi: «Beh, dipende dalla serata, ma mediamente si può arrivare a guadagnare un bel po’, specialmente quando c’è affluenza di turisti… Circa 33.000 baht, credo.»

«Capisco.» Beer annuì come se stesse pensando a qualcosa, poi riprese a camminare senza dire altro, lasciandomi perplesso.

Arrivati al locale, Beer si fermò e si voltò verso di me. I suoi occhi erano più luminosi e il suo sorriso sembrava quello di una volpe.

«Nong Mini, ti potrà sembrare una pazzia, ma vorrei farti un’offerta. Vorrei comprare il tuo tempo e la tua compagnia… come guida turistica. Come ben sai, sono venuto qui da solo, ma non ho idea di cosa fare o dove andare.»

Fui colto di sorpresa dalle parole di Beer. Non mi aspettavo una proposta del genere, ma la sua richiesta mi toccò nel profondo. Era evidente che lui cercava qualcosa di più di un semplice giro turistico. Aveva bisogno di qualcuno con cui condividere l’esperienza, di qualcuno che lo accompagnasse in questa avventura.

Guardai negli occhi di Beer e vidi un’ombra di tristezza mista a un accenno di speranza. Sinceramente volevo accettare quella offerta ma non potevo assentarmi dal mio lavoro. Ma Beer aveva già pensato a tutto.

«Ovviamente si tratta di lavoro, quindi non lo farai gratis. Il tuo stipendio sarà di 1.000.000 baht al giorno.»

Sgranai gli occhi quando sentii quella cifra. Era un prezzo assurdo. Beer era più ricco di quanto pensassi. Rimasi senza parole. Quell’offerta era allettante e mi fece balenare nella mente tutte le possibilità che avrebbero potuto aprirsi per me e la mia famiglia.

Deglutì e misi la mano in tasca per prendere il mio cellulare. Mi affrettai quindi a scrivere un messaggio Line a mio cugino supplicandolo di prendere il mio posto come barista per quella settimana. La risposta di Liang arrivò subito, si trattava di un semplice pollice in sù. Sicuramente l’indomani avrei dovuto subire il suo interrogatorio.

«Assolutamente si!»

La mia voce suonò fin troppo entusiasta, così mi morsi il labbro. Mi schiarì la voce e continuai: «In verità non so se sono la persona giusta per questo compito, ma farò del mio meglio!»

Beer rise e sollevato mi disse: «Tranquillo, sono sicuro che sei la persona giusta.»

Sapevo che con quella frase intendeva come guida turistica, ma non potei fare a meno di sentire uno sfarfallio nel mio cuore.

CONTINUA…
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Gio
CONTINUA…" Leggi il resto »

Whaooo aspettavo con ansia questa storia

Admin

Grazie 😭❤️

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