NOT ME – CAPITOLO 19

Giocare con i sentimenti 

Sembrava stesse andando tutto bene. Sì, era così, Sean mi aveva confessato i suoi sentimenti e non c’erano più problemi tra di noi. 

Ah…

A questo punto, fermiamoci un attimo! A parte il fatto che mi sono fidanzato ed è un ragazzo ed è qualcuno che mio fratello odia. Ragazzi, c’è qualcosa di più bello oltre a questo in questo mondo?

«Sean, come mai ultimamente non ho visto ne Yok e ne Gram?» chiesi a Sean.

Di solito scherzavamo sempre insieme e litigavano senza sosta, invece, in quel periodo il rapporto nel gruppo era molto strano e teso. 

«Non lo so, non hanno chiamato neanche me!» rispose Sean usando un tono da bambino educato.

«Te l’ho già detto, dovresti parlare normalmente quando sei all’università.» Lo rimproverai.

«Ma adesso loro non sono qui. Quindi, posso parlare in questo modo.» 

«Che esagerato.» Misi il broncio.

«Non sto esagerando. Sei tu che stai esagerando, baby.» 

**********************

«La lezione di oggi è terminata. Non dimenticate la presentazione per lunedì prossimo.» Il docente ci rammentò i compiti da svolgere durante la settimana, dopo di che tutti gli studenti, compresi me e Sean, lasciarono l’aula. A Sean piaceva portare anche il mio zaino, ma io non volevo, non ero una ragazza. Potevo farlo tranquillamente da solo, anche se era un po’ pesante andava bene lo stesso.

«Hai fame?» mi chiese Sean, dirigendosi verso l’ascensore. 

«Sì, ho fame.» risposi. 

«Vuoi mangiare alla caffetteria del campus o vuoi andare fuori?» Anche se io e Sean ci eravamo innamorati l’uno dell’altro, tra di noi le cose erano come prima. Sean mi trattava allo stesso modo di quando eravamo amici. Solo che, le sue attenzioni nei miei confronti e la cura dei minimi particolari erano aumentate più che mai. 

Ad esempio: dopo un bagno, mi asciugava il corpo. Se le unghie erano lunghe, chiedeva di tagliarle. Se non mangiavo in tempo, metteva il broncio. Anche quando usavo qualcosa e non veniva riposta al suo posto venivo rimproverato. 

Insomma, lui si occupava di tutto, Sean sembrava un clone di mio padre. Infatti, pensandoci bene, mi dava perfino la paghetta, che ridere, non c’era modo che io potessi rifiutare. Quando era con lui non portavo mai con me il portafogli, per questo quando chiedeva di mangiare insieme sapevo che non dovevo portare i miei soldi. Per qualsiasi cosa, dovevo solo dire cosa volessi e lui avrebbe esaudito ogni mio desiderio. 

«Posso mangiare ovunque, se ti prenderai cura di me.» dissi ridendo.

«Certamente, baby.» rispose ed un piccolo sorriso si dipinse agli angoli delle sue labbra. 

«Eh! Mi sono appena ricordato, devo riportare in biblioteca un libro che ho consultato. Oggi devo restituirlo, altrimenti verrò sicuramente rimproverato. Sean, puoi andare per primo, aspettami al parcheggio arriverò presto. Così non dovrei fare avanti e dietro per me.» 

«Va bene, allora sbrigati.» 

«Sì.» Annuii. Mi allontanai da Sean e mi diressi in biblioteca, entrai e restituii il libro velocemente. Dopo aver completato il mio compito lasciai la biblioteca ed andai verso l’uscita dell’edificio avviandomi verso il parcheggio, lì incontrai una ragazza che non vedevo da molto tempo. Inoltre, sapevo che tra Black e lei c’erano molti litigi.

«Yojin?» 

«Ricordi ancora il mio nome?» mi urlò in faccia così forte che rimasi scioccato.

«Puoi abbassare un po’ la tua voce?»

«Lascia che pensino che sia pazza! Ho finto di non chiamarti aspettando di vederti piangere!» 

«Dovrei piangere?» risposi sarcastico. 

«Che diamine di risposta è questa? Sei sparito per un mese. Sei un idiota!» Non stava solo gridando, ma iniziò a colpirmi con le mani finchè non dovetti prenderle i polsi per fermarla. 

«Hey… Hey, calmati prima, Yojin.»

«No, che non mi calmo.» gridò ancora una volta Yojin, «Cosa farai se non mi calmo, mh?» Ero davvero annoiato dalla situazione. Perchè avevo incontrato Yojin? Aveva scaricato tutta la sua rabbia su di me, facendomi sentire tremendamente stanco. Nell’ultimo periodo sembrava che la mia vita fosse diventata piena di problemi. Yojin era persino venuta a darmi altra rogna. Ammisi però che la colpa era anche mia, perché mi ero completamente dimenticato di lei.

Ma non può biasimarmi, Yojin non era davvero la mia ragazza, era la fidanzata di Black, solo che non si erano ancora lasciati. Quando ero arrivato al campus per prendere il posto di Black, sono stato costretto a prendere il ruolo del suo fidanzato, senza saperlo.

«Dovrai spiegarmi tutto! Altrimenti inizierò ad urlare, prima dormi con me e poi mi lasci in questo modo.» Yojin gridò così forte, che un gruppo di ragazzi che passavano di lì si voltarono a guardarci scioccati. 

«Vieni con me.» Le afferrai il braccio portandola via, prima di sembrare uno stronzo.

Yojin mi afferrò la mano e mi trascinò nella stanza del club. In quel momento era vuota, di solito quello era un luogo di ritrovo gratuito per gli studenti, dove potevano sedersi a giocare. Fortunatamente non c’era nessuno, eravamo solo io e lei. Eravamo lì per parlare, ma non chiusi la porta, non dovevano esserci segreti. 

«Cosa vuoi farmi?» Yojin ricominciò ad alzare la voce in modo aggressivo e fastidioso. 

«Com’è possibile tutto questo?» 

«Irresponsabile bastardo!» mi rimproverò duramente. Accidenti! Come poteva piacere a Black una ragazza così? L’avrà vista con gli occhi di un cavallo*? Quando mio fratello tornerà, maledirò anche lui!!

*(N/T: Vedere con gli occhi di un cavallo è un’espressione che deriva dal gioco degli scacchi thailandese. Significa non guardare con attenzione e farsi del male.)

«Per quanto tempo mi tratterai così? Non hai mai pensato di prenderti cura di me? Allora perché non mi saluti neanche? Non lasciarmi in questa incertezza.»

In verità volevo tanto rompere con lei, ma non potevo, non ero davvero Black. 

«Non lo so, Yojin.»

«Non lo sai?» La ragazza spalancò gli occhi. Dopotutto, perché non voleva rompere lei con me? Non poteva aspettare che riuscissi a mettermi in contatto con mio fratello? Black la tua ragazza è incazzata nera. Maledizione, Black causava sempre problemi e scappava via. Era questo il suo trucco.

«Ehm…»  A malincuore lo ammisi.

«Allora devi prenderti cura di me! Non puoi lasciarmi. Non ci si comporta così con la propria ragazza.» 

Ma cosa diamine è tutto questo?

Dove troverò il tempo per dare attenzioni a Yojin? Le mie giornate sono completamente occupate da Sean. Dannazione!! Riuscivo a malapena a trovare il tempo per respirare. Non riuscivo ad allontanarmi da lui, mi abbracciava fino allo sfinimento. Amavo Sean, ero davvero felice di averlo sempre al mio fianco e che fossi la sua massima priorità. Era importante per me, ma adesso stavo attraversando un momento difficile.

Yojin era venuta a chiedere spiegazioni come mia fidanzata… E adesso? Perché improvvisamente mi ritrovo con due fidanzati? Come spiegherò le cose a Yojin? Se mi dedicassi completamente a lei, Sean non accetterebbe di sicuro. Perché è lui il mio ragazzo. Io sono tuo marito, ma sono anche sua moglie. Dovrei dirle qualcosa del genere? 

«Di nuovo in silenzio. Il silenzio non migliorerà le cose.» Yojin si avvicinò a me, «Ti aiuterò a prendere velocemente una decisione.» 

Dopo aver pronunciato quelle parole, la mano sottile della ragazza mi toccò il viso. Poi premette le sue labbra morbide, ricoperte da un dolce rossetto colorato, sulle mie. Sgranai gli occhi improvvisamente quando mi costrinse a baciarla. Rimasi in silenzio finché non notai che Yojin strinse le labbra. 

Improvvisamente sentii dei passi venire nella nostra direzione, per questo la spinsi via velocemente. Ma lei aveva capito le mie intenzioni, così mi avvolse le braccia intorno al collo e mi abbracciò forte.  

Maledizione!

Usai tutte le mie forze per allontanarla, ma era una donna non potevo usarne troppo. 

Il rumore di un bidone della spazzatura che veniva continuamente colpito, mi fece spaventare. Anche Yojin indietreggiò leggermente, mi voltai velocemente a guardare e… il mio volto divenne improvvisamente pallido. 

Accidenti, è Sean!!

Colui che aveva usato un forza brutale per lanciare il bidone verso il muro, era Sean. Osservò l’intera stanza con occhi così calmi che non riuscivo a leggere cose stesse pensando. Ma le mani di Sean era strettamente serrate. 

«C… Cosa c’è che non va?» Dinanzi all’espressione di Sean, la ragazza tremò. 

«Non è come pensi…» Stavo cercando di spiegare come stavano le cose, ma mi accorsi che Sean non era solo. 

Yok era in piedi appoggiato allo stipite della porta accanto a Sean, incrociò le braccia, sul viso c’era uno sguardo assente mentre guardava nella nostra direzione. 

Sean distolse lo sguardo da me e lo posò sulla figura di Yojin. Il suo sguardo era feroce, e le mani erano serrate così forte che avevo paura potesse colpire la ragazza da un momento all’altro. 

Ma poi… tirò un pugno al muro con tutta la sua forza, prima di uscire dalla stanza. 

«Sean…!» lo chiamai per poi voltarmi verso Yok, non mi sarei inquietato se quel sorriso non fosse stato di Yok. 

«Hai portato qui Sean di proposito?» chiesi a Yok.

Poi guardai i volti di Yojin e Yok ripetutamente, «Avete pianificato tutto questo insieme?!» Ero infastidito. 

«Yok!?»

Entrambi rimasero in silenzio, ero talmente arrabbiato che spinsi Yok, facendolo barcollare. Lo presi a pugni così forte che le mani iniziavano a fare male. 

«Non c’è da stupirsi che P’Dane ti abbia lasciato!»

Uscii di corsa dall’aula per raggiungere Sean, non sapevo quanto fosse arrabbiato. Il mio cuore batteva forte. Nonostante il mio problema con l’asma ed il fatto che mi stancassi facilmente, non ci pensai due volte a correre giù per le scale, avevo paura di non riuscire a raggiungerlo in tempo. Mentre uscivo fuori dall’edificio vidi l’auto di Sean allontanarsi.

«Sean!!» urlai forte, ma lui non riuscì a sentirmi. Era appena uscito dal cancello del campus. Tutto il mio corpo era stanco e il mio cuore faceva male, sussultai come se stessi per esplodere. Ero così debole da svenire, si poteva dire che ero quasi steso a terra. 

«Black!» Gram arrivò all’improvviso e mi afferrò per le spalle. L’unica cosa che riuscì a capire era che l’ombra davanti a me era sempre più sfocata, stavo piangendo. 

«Huh… Huh…»

Doveva essere davvero arrabbiato, era arrabbiato per colpa di quel bacio. Yojin era un ragazza per questo non l’avevo respinta. Se solo l’avessi spinta senza averci pensato troppo, quel bacio sarebbe terminato ancor prima che arrivassero Yok e Sean. Non capivo perché avevano architettato tutto quello per rovinare la relazione tra me e Sean.

«Riesci ad alzarti?» Gram mi aiutò ad alzarmi e mi abbracciò perché sapeva che ero stanco. Proprio in quel momento vidi Yok ed iniziai ad urlare in preda al panico.

«Bastardo! Sei proprio uno stonzo!» Era la prima volta che parlavo in quel modo maleducato. «D’ora in avanti non devi più mostrare la tua faccia qui.  Per quelli come te è più che sufficiente.»

Allontanai Gram da me. 

«Anche tu, non seguirmi. Voglio stare da solo!» Mi voltai a guardare Gram prima di correre fuori dal campus e chiamare un taxi. Sentivo Gram urlare il mio nome, ma non m’importava, non mi voltai neppure indietro. 

Non badare a me. Non voglio essere scambiato per nessuno. Voglio stare da solo. 

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POV di Gram

«Dannazione Yok! Non è andata come hai detto! Come ha potuto Yojin fare questo?» Non riuscivo a fare a meno di insultare Yok. Non avevo collaborato con Yok, in verità, avevo scoperto cosa stava cercando di fare solo poco prima e non l’ho detto a Sean e Black. Yok mi aveva detto che non sarebbe successo nulla di grave, aveva detto che Yojin avrebbe solo abbracciato Black. Però, da quello che era appena successo, immaginavo che Yojin si fosse comportata in modo eccessivo, come in una commedia teatrale del Ratchada Theatre*. Altrimenti perché Black era così arrabbiato con Yok? 

*(N/T: Il Ratchada Theatre è un famoso teatro di Bangkok che spesso mette in scena spettacoli epici.)

Sean sembrava avesse perso la calma, mentre guidava la macchina fuori dall’università, non sapendo dove stesse andando. 

«Non lo faremo più! Black è quasi morto. Come posso averlo se è sofferente? Come posso lasciare che si ferisca?» urlai contro Yok, ma lui continuava ad avere una faccia calma, come se non provasse nulla.

«Mi piace quando finisce così.» 

«Bastardo! Perchè ho un amico del genere? Non ha importanza quanto vada d’accordo con te. Non riuscirò mai a capirti.»

«Davvero?» 

«Pensi che Black ti odi così tanto? Non è una brava persona? Vuoi che rompa con Sean?» gli chiesi. 

«Questo cosa ha a che fare con me?» chiese prima di continuare, «A proposito, non sono più una brava persona vero?»

«Oh giusto, tu sei un genio! E per questo puoi distruggerlo?» La mia domanda fece accigliare Yok. 

«Adesso che ci penso, ho sentito qualcosa di strano.»

«Cosa c’è di strano?» Ah questo figlio di puttana cerca sempre di cambiare discorso.

«Quando ho chiesto a Sean di incontrare Black con Yojin e quando Sean è andato via… Black già sapeva che io e Yojin avevamo un piano… Vedi il livido sulla mia bocca?» 

«Sì, lo vedo.» risposi.

«È stato il pugno di Black a farlo.» 

«Te lo sei meritato. Già tanto se non ti ha preso a calci in faccia, penso che sia stato gentile a causa del legame di amicizia.» maledii Yok senza alcuna pietà.

«Quello che non mi torna è che quando è successo mi ha detto che stato giusto che P’Dane mi avesse lasciato.» Io rimasi in silenzio e Yok mi guardò.

«Black non chiama mai Dane “Phi”.» 

FINE POV di Gram

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Stavo vagando in un posto che neppure conoscevo. Avevo camminato senza una meta su un lungo marciapiede, dopo aver pianto ininterrottamente in un taxi. Ero così nervoso che avevo anche provato a chiamare Sean. Non importava quante volte lo chiamai, non ricevetti risposta a nessuna di esse. Più non rispondeva alle mie chiamate più piangevo, ero così preoccupato. 

Volevo che mi ascoltasse, volevo spiegargli come erano andate le cose, ma lui non voleva sentire. Solo in quel momento capii quanto ci tenessi a lui, non era un amore unilaterale, Sean non era l’unico pazzo innamorato, lo ero anch’io, solo… non me ne ero ancora accorto. 

Ero molto vicino a Sean, non sapevo perché mi fossi innamorato di lui. Anche se ci eravamo incontrati da poco, mi sembrava di conoscerlo da una vita, non lo capivo. 

«Hey, eccoti qui.» 

Una voce dietro di me mi fece voltare. Rimasi sconvolto quando vidi tre uomini dall’aspetto spaventoso, che indossavano le uniformi delle facoltà di ingegneria, cominciare a circondarmi. 

Cosa… Cosa dovrei fare? Questa è sfortuna! 

Dannazione, sono nei guai! Sto per impazzire!

«Qualcosa non va?» chiesi indietreggiando nella speranza di poter scappare da loro. 

«Oh, andiamo tigre. L’ultima volta hai portato i tuoi amici ed avete picchiato il mio amico così forte che è stato ricoverato in ospedale. Come pensi di poter camminare per queste strade tranquillamente?»

Non risposi.

«Dovremmo farti sdraiare su un bel letto d’ospedale… O meglio, ti faremo stendere in una bara!» 

Eccoci di nuovo qui! Bastardo di un Black! Sono di nuovo nei guai. 

«Non riuscirai a scappare.» Uno di loro mi puntò in faccia una chiave inglese. 

Se avesse avuto l’intenzione di colpirmi ci sarebbe stato di sicuro un lago di sangue. Se avesse colpito la testa, non sarei stato più in grado di alzarmi. Ero così stanco, non riuscivo a riprendermi e non potevo neppure scappare!

«Corri adesso! Cosa stai aspettando?» 

Mi voltai e scappai subito da quei bastardi, sapevo bene che a causa dell’asma mi sarei stancato subito ed avrei avuto difficoltà a respirare. Era sempre meglio che essere preso e calpestato a morte, no?

«…Hah… Hahh…» correvo ansimando. All’inizio i miei passi erano veloci, ma con il passare del tempo erano sempre più lenti. 

«Ehi! Fermati!» continuavano ad urlarmi i bastardi dietro di me. Mentre cercavo di scappare, una moto nera colpì il marciapiede. La moto era arrivata velocemente, spezzando la strada ai tre uomini, fermandoli. Il motociclista scese dalla moto senza proferire parola e si preparò a combattere.

«Ah… Chi sei?» mormorai piano, dato che non si era ancora tolto il casco che era tutto nero,  per questo non potevo vedere chiaramente il suo volto. Proprio perché indossava ancora il casco, i bastardi non potevano colpirlo in volto. 

Il suono dei pugni che colpivano la carne risuonava in tutta la strada. Il terrificante scontro di tre persone contro una, mi fece sentire dispiaciuto per colui che era venuto in mio aiuto. Volevo fuggire, ma i miei sensi di colpa di mi fecero restare lì. 

Non poteva essere Sean, quella non era la sua moto. Anche se lui e Sean avevano la stessa giacca di pelle, ero sicuro che non fosse lui. Inoltre, Sean non poteva sapere che ero da quelle parti, dato che era andato via dopo avermi visto baciare Yoji.

Il suono dei pugni risuonò un’ultima volta prima che i tre uomini cadessero a terra. Sussultai a quella visione. 

«Accidenti, è così forte. Che fine ha fatto la chiave inglese che avevo in mano?» 

La persona che mi aveva aiutato si chinò per raccogliere le armi dei tre bastardi, li colpì ancora una volta per non rischiare che lo ferissero ancora. Poi tornò alla sua moto, sembrava intelligente e cauto, non abbassava mai la guardia anche se i tre uomini erano svenuti a terra.

«Salta su!» La sua voce era familiare. 

«Chi… Chi sei?» chiesi.

«Non ci vediamo da un po’ e già ti sei dimenticato di me?» Si tolse il casco ed inarcò un sopracciglio. 

«Kum… Kumpha?» Era l’ex creditore di mio fratello.

«Vieni su. O hai intenzione di aspettare che si sveglino e vengano a pestarti di nuovo?» sogghigno Kumpha. Annuii e salii velocemente sulla moto e subito Kumpha mise in moto il veicolo. 

Mi portò in una pasticceria, non sapevo esattamente quanto lontani da Bangkok fossimo. Tuttavia, non avevo nessun posto dove andare, quindi non avevo altra scelta che stare con lui. Kumpha e io ci dirigemmo al bancone per ordinare le torte ed i dessert che desideravamo. 

Una volta entrati, venimmo accolti da una cameriera che avrebbe dovuto salutarci gentilmente, invece non lo fece, nonostante avesse un viso davvero perfetto.

Non appena vide Kumpha sembrò infastidita.

«Ci sono molti altri ristoranti, perché venire nel ristorante dove lavoro?» La voce della ragazza era un po’ aspra ma cercò di essere comunque graziosa, questo fece alzare gli occhi di Kumpha su di lei. 

«Questo ristorante è grazioso. Come mai? Sarà perchè tu sei il proprietario? Non posso mangiare qui?» Kumpha alzò le sopracciglia verso la ragazza. 

Sembrava si conoscessero già, ma da quello che si poteva vedere, non erano in buoni rapporti, a lei Kumpha non piaceva.

«Sei venuto qui per infastidirmi?» 

«Ehi! Vuoi essere licenziata o cosa?» Kumpha non sembrava una persona a cui piacesse essere provocato. Il tono sarcastico fece sentire a disagio gli altri dipendenti, i quali si precipitarono dalla cameriera che sembrava pronta a schiaffeggiare Kumpha. 

«Bell, non litigare con il cliente, porta via il piatto.»

Quindi il nome della ragazza era Bell, non capivo esattamente quali fossero i suoi affari con Kumpha. Quando i nostri sguardi si incrociarono, le sorrisi e lei ricambiò prima di andarsene. Kumpha, invece, colse l’occasione per ordinare alcuni piatti che voleva mangiare. 

«Ti piace mangiare questi tipi di piatti?» chiesi dopo che il cibo da noi ordinato arrivò sulla tavola. 

«E allora? Ho la faccia di uno a cui non piacciono le torte?» scherzò con me. 

«Non proprio.» risposi. 

«Hum…» rispose brevemente Kumpha. Anche se Kumpha aveva l’aspetto di un uomo brutale, tutto ciò che ordinò fu il dessert. Sembrava tutto così carino, adorabile e dolce. Inoltre, non beveva caffè, ma cioccolata calda. 

«Mangi così tanto, sei come un bambino.» Accidentalmente i miei pensieri uscirono dalla mia bocca. 

Kumpha sbattè il cucchiaio contro il piatto cogliendomi di sorpresa.

«C’è qualcosa di sbagliato se mangio come un bambino?»

«No, non c’è nulla che non vada.» Cavolo, mi ero spaventato davvero tanto. Non avevo detto nulla di ché, stavo solo dialogando. 

«Cosa ci fai da queste parti?» chiesi. 

«Ho appena finito le lezioni, quindi sto tornando a casa dall’università. Cosa mi dici di te? Cosa ci fai qui in giro con quella faccia da morto? In questa zona si litiga facilmente. Le persone qui si picchiano a morte. Se non fossi passato da queste parti saresti steso in una bara.» 

Grazie, parole davvero di conforto! 

«Stavo facendo una passeggiata.» Non dissi la verità, perché avevo notato lo stupore negli occhi di Kumpha nel vedermi lì. 

«Accidenti! Allora è vero che sei uno spirito libero.» 

Non sono uno spirito libero!

Come potevo spiegare la realtà dei fatti? Era ancora più impossibile spiegare che avevo litigato con il mio ragazzo. 

«Ehi, ti ho invitato a mangiare ed ho ordinato tutto questo cibo, quindi devi mangiarlo tutto.»

«Non dirmi che hai ordinato tutto questo per stuzzicarmi?» Guardai accigliato i biscotti ammucchiati davanti a me. Solo a guardarli mi sentivo già pieno. 

«Io mangerò sicuramente tutto. Guarda il mio corpo prima di dire qualcosa di stupido.» Alla fine doveva trovare un modo per rimproverarmi.

«Mangi così tanto, non ha un sapore troppo dolce?» non riuscii a far a meno di chiedere. 

«Mangiare cioccolato mi renderà più intelligente. Lo so perchè l’ho imparato.» disse Kumpha facendomi ridere. 

«Preferisco essere stupido che morire di diabete.» 

«Fantastico! Posso metterti un piatto in testa??Vuoi provare?» 

Perché devi essere sempre così brutale? 

«Cosa ti fa arrabbiare di me?»

Mormorai in gola cercando di non sembrare troppo serio. Kumpha alla fine mi ignorò e si chinò per continuare a mangiare la torta davanti a lui. 

«Volevo chiederti, dov’è andato tuo fratello?» L’improvvisa domanda di Kum mi destabilizzò. 

«Perchè lo chiedi?»

«Ow… Lo chiedo per curiosità. Perchè? Non vuoi che lo sappia?» mi stava stuzzicando. 

«Non lo so, mio fratello è scomparso senza dirmi nulla. Sono molto preoccupato. L’ho cercato ovunque, ma non riesco ancora a trovarlo.»  Dopo aver ascoltato le mia parole, Kumpha alzò leggermente le spalle e mi fissò.

«Quindi ora Sean sa che non sei tuo fratello?» Le parole di Kum mi fecero alzare lo sguardo e sgranare gli occhi. Come faceva a saperlo? 

Ricordavo vagamente, l’ultima volta che avevo visto Kumpha aveva detto che conosceva Sean. E da quella volta Sean non mi aveva più lasciato avvicinare al mercato. 

Non dirmi che… anche lui è uno dei nemici di Sean. 

«Come lo sai?»

«Ho indagato un po’, ora so tutto. Non so se ho intenzione di dirtelo oppure no.»

«Allora tu… Anche tu sai tutto di Sean?»

Dannazione, voleva farmi dire tutto. 

«Te l’ho detto, so tutto.» Kumpha mi guardò negli occhi in silenzio, «So che tipo di persona è.» Poi sorrise debolmente, quel sorriso era un enigma. Kumpha era sicuro di sé, ma mi fece capire che c’era un altro segreto. Un segreto che io non conoscevo. 

Kumpha ed io non proferimmo più parola, avevo osservato tutto il tempo Kum mangiare tutto, finché i piatti non furono vuoti. 

Dopo di chè ci dirigemmo alla cassa e Kum si propose di accompagnarmi a casa. 

«Lascia che ti accompagni a casa. Dov’è casa tua?» 

«Non c’è bisogno di accompagnarmi.» dissi.

«Come posso non portarti a casa?… Cazzo, è così costoso.» Kumpha imprecò.

«Pago io.» 

«Non c’è bisogno.»

«Ma tu mi hai salvato.» 

«Sei stupido? Perchè sei rimasto lì come un bambino mite mentre gli altri litigavano?» Sembrava essere infastidito da me. Così mi tirò ed io lo seguii nel parcheggio. Non potei far altro che accettare, così gli spiegai la strada che portava al dormitorio dove alloggiavamo io e Sean.

Mi chiesi come avrei guardato in volto Sean dopo quello o se era così arrabbiato con me da non essere rientrato in dormitorio.

La moto di Kumpha si fermò davanti al dormitorio dove io e Sean vivevamo. Scesi dal veicolo, ma stranamente, anche Kumpha scese dopo di me.

«Perchè mi stai seguendo?»

«Voglio solo vedere la tua vita adesso.»

«Per quale motivo?» 

Arrivai davanti l’ingresso del dormitorio, ma lui continuava a seguirmi, così mi voltai a guarlo. 

«Non devi seguirmi passo dopo passo.»

«Con chi vivi?» Diavolo.

«Con Sean.» risposi onestamente. Kumpha mi guardò senza aggiungere altro. 

Mentre tra di noi c’era silenzio, improvvisamente qualcuno spinse via Kumpha, facendolo oscillare di qualche passo. 

«S… Sean.» sussultai quando lo vidi. Non appena la mia mente tornò in sé, immediatamente afferrai il suo braccio che sembrava pronto a sferrare un altro pungno. 

«Non venite ad importunare il mio ragazzo.» parlò Sean con voce alta a Kumpha. Quest’ultimo si limitò a scrollare le spalle senza risposta, si avvicinò alla sua moto, indossò il casco e partì. 

Queste azioni mi resero ancora più curioso della relazione tra Sean e Kumpa. 

«Sean…» Lo chiamai quando Kumpha era andato via. I suoi occhi acuti guardarono diritti nei miei, ma non disse nulla.

«Sei arrabbiato con me?» chiesi guardandolo con occhi pieni di rammarico, quando mi accorsi che la mano che aveva colpito il muro era ricoperta da una benda. 

Non riuscii a trattenermi quindi gli presi la mano, Sean non mi allontanò.

«Quando ho detto di essere arrabbiato?» chiese come se nulla fosse successo. 

«Oh!» Ero confuso.

«Non sono affatto arrabbiato con te baby. Sono arrabbiato con quella donna.» rispose con calma. Non riuscivo a vedere la sua faccia perché Sean indossava un cappello. 

«Sean, perché indossi un cappello? Toglilo.» dissi, sentivo che qualcosa non andava, 

Sean rimase in silenzio. 

«Toglilo velocemente.» ripetei ancora una volta e l’uomo alto sospirò prima di togliersi il cappello. 

Ero scioccato. «Perché il tuo volto è contuso, Sean?» 

«Ne parleremo più tardi. Adesso ho qualcosa di importante da dirti.» Dopo aver pronunciato quelle parole Sean mi trascinò nei dormitori, mi condusse al piano terra dove c’era una sedia. C’erano anche Yok e Gram insieme, tutti erano presi dal panico e non sapevo cosa stessero pensando. 

Sean mi portò dinanzi a loro due, camminammo verso un uomo ed una donna seduti uno di fronte all’altro a un tavolino di pietra. 

Quella ragazza la conosco. Yojin!

Ero un po’ confuso quando vidi Yojin rannicchiata, che si abbracciava forte e piangeva senza sosta. Quanto al ragazzo accanto a lui, i suoi occhi erano pieni di paura, gli angoli della sua bocca erano blu e viola, segno che era stato colpito. 

«Cos’è successo?» Mi voltai per chiedere a Sean, confuso.

«Dillo Yojin.» disse Sean a bassa voce.

«Scusa… Sigh.» Yojin continuava a singhiozzare.

«Non ti perdonerò. Non l’ho portato qui per fargli vedere il tuo spettacolo drammatico. Quello che hai fatto, diglielo!» Sean urlò così forte che rimasi scioccato anche io. Yojin pianse ancora di più. Mi avvicinai e accarezzai il braccio di Sean.

«Calmati… calmati. Calmati prima.»

Sean si voltò dall’altra parte, come se cercasse di reprimere le sue emozioni. Si strofinò i capelli e si rimise il cappello nero. Poi cercò di non guardare Yojin, come se avesse paura di arrabbiarsi di nuovo.

«Em… Sono sparita prima perché uscivo con lui.» disse Yojin e fece un cenno all’uomo accanto a lui. La sua confessione mi colse di sorpresa.

«Che cosa?»

«Non mi importava di te. Non pensavo che fossi serio con me. Così sono uscita con qualcun altro.» spiegò Yojin, mettendomi a disagio.

«Allora perché mi hai baciato? Perché mi hai rimproverato duramente come se mi amassi così tanto?»

«Quello… Yok! Mi ha detto di farlo.» Questa non era una sorpresa. Perché lo sapevo già.

«Mi ha detto che se non l’avessi fatto, ti avrebbe detto che ho qualcun altro, ed ho avuto paura.» Yojin si asciugò le lacrime: «Poi all’improvviso Sean è venuto a prendermi, ma il mio ragazzo non voleva così l’ha preso a pugni e ci ha costretto a venire qui, per dirti la verità.»

Rimasi in silenzio e mi voltai a guardare Sean che era in piedi accanto a me con le braccia incrociate.

«È per questo che te ne sei andato?»

«Sì, lo so da una settimana. Ero solo arrabbiato quando ho scoperto che Yojin ti ha tradito, ma ha osato mostrare la sua faccia per rivendicare i diritti come tua ragazza? È venuta ed ha baciato il mio bambino, è inaccettabile!» Sean si strofinò il viso come se volesse migliorare il suo umore quando parlò dell’episodio del bacio tra me e Yojin.

«Nemmeno io volevo baciarla. Ma Yojin è una ragazza, non ho osato spingerla forte.» mormorai.

«Sì, lo so, non sono arrabbiato.» Le parole di Sean mi fecero tirare un sospiro di sollievo, ma chiesi lo stesso: «Allora perché non rispondevi al telefono?»

«Stavo cercando questo bastardo per confermare la sua relazione con Yojin, così adesso puoi porre fine alla storia con questa ragazza.» disse Sean. 

In realtà, non era affatto arrabbiato con me. Ma era così arrabbiato con Yojin che voleva far confessare Yojin e il suo amante davanti a me. Inoltre, Sean aveva capito che, essendo nei panni di Black, non potevo lasciare Yojin. Ero davvero contento che non fosse arrabbiato con me.

«È finita ora.» Sean indicò i volti di Yojin e del suo amante: «Esci dalla vita di Black. Non tornare più a disturbarlo.» La voce di Sean fu feroce. Entrambi annuirono furiosamente, Yojin si affrettò ad afferrare il braccio del suo amante per aiutarlo ad alzarsi e poi andarono immediatamente via.

«Ora siamo rimasti solo noi quattro… C’è ancora molto che voglio sapere. Primo… Non ti importava dove fossi andato? Perché non hai risposto alle mie chiamate?» chiesi a Sean.

«Scusa, non me l’aspettavo. Non sono andato da nessuna parte, avevo pensato di tornare al dormitorio. Ma quando sono arrivato qui e tu non c’eri, ti ho chiamato subito. Allora ho preso immediatamente il telefono per dare un’occhiata, ma la batteria era già morta.»

«La batteria era scarica.» Sorrisi seccato.

«Sono molto arrabbiato di averti visto con Kumpha. Ti spiegherò più tardi.» mi disse Sean. Dal suo sguardo ammonitore, iniziai a pensare che dovesse essere pronto a punirmi duramente. Cominciai a sentire freddo lungo la schiena.

«Umm. Allora perché Yok e Gram sono qui? E perché hanno la faccia e il naso tutti pieni di lividi?» Finalmente feci quella domanda, ero davvero curioso .

«Si sono picchiati.» rispose Sean.

«Dannazione… Sì è proprio come ha detto.» disse Gram.

«Sì, ci siamo pestati  l’un l’altro.» intervenne Yok.

«Ancora! Voi tre avete litigato di nuovo?! Perché litigate così spesso?»

Non ricevetti alcuna risposta.

«Per cosa stavate discutendo questa volta? Quando ci riconcilieremo tutti? Voglio che il nostro gruppo torni ad essere come prima. Per quanto tempo vi comporterete così? Perché non va tutto come dovrebbe?!» gridai in segno di protesta.

«Ne abbiamo parlato insieme.» disse Yok, ma distolsi lo sguardo per ignorarlo perché ero ancora arrabbiato con lui.

«È vero. Ho chiesto a Sean di farci fare qualcosa…» disse Gram.

«Cosa gli hai chiesto?» Lo guardai incuriosito.

Yok e Gram si girarono a guardarsi. Sean incrociò le braccia, fissando loro due in silenzio.

«O… Per favore non mi dite che gli avete chiesto di lasciare il gruppo.» mormorai, ma entrambi risposero all’unisono.

«Di lasciarci la possibilità di provarci con te.»

AAAAAAAHHHHH???!!!

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