NOT ME – CAPITOLO 18

Colui che non sa nulla

«Q… Quando l’ho detto?»

Non riuscivo a ricordare quando avevo detto a Sean che non mi piaceva chi parlava in modo maleducato. Se non si fosse parlato in modo così volgare da mettere in evidenza delle parti del corpo, potevo ancora accettarlo. Mio padre mi aveva cresciuto in ambiente sano ed educato, non mi aveva mai permesso di disonorarlo imprecando, ma quando si inizia ad avere amici le cose cambiano, io ero educato a casa, ma a scuola le cose cambiavano. 

In conclusione, ero stato viziato fin dal liceo, ricordo che quello era stato il periodo di punta della mia vita, ero molto educato e ordinato, il momento in cui non ero riuscito a stare al passo con i miei amici era stato alle elementari, ma non ricordavo molto bene cosa fosse successo in quel periodo. 

«È vero, l’ho detto.»

«Ma quando siamo di fronte a Gram non puoi parlarmi in quel modo.» dissi direttamente a Sean: «Non ho ancora detto loro che non sono Black.»

In quel momento Sean era l’unica persona che sapeva chi fossi, Gram e Yok credevano ancora che fossi il loro amico. 

«Quando pensi di dirglielo?» Sean mi fece la domanda alla quale nemmeno io avevo ancora una risposta, così rimasi in silenzio. 

«Hai intenzione di ingannarli per sempre? Non credo che funzioni.» 

«Non li ingannerò per sempre.» Guardai il viso di Sean: «Forse aspetterò un po’, fino a quando non tornerà mio fratello. Ora che Black sa già tutto, perché P’Dane glielo ha detto, non capisco perché rimane in silenzio e si rifiuta di farsi vedere. Prima pensavo che fosse perché i creditori lo stavano inseguendo, ma la verità è che sono solo degli studenti universitari spocchiosi a cui piace continuare a causare problemi in casa, non portano armi o sono terrificanti come nei film e non sono abbastanza furbi da seguire mio fratello ovunque.»

Sean mi ascoltava in silenzio mentre annuiva. 

«Inoltre, ho già chiesto a mio padre di pagare il debito, quei ragazzi hanno rotto il contratto quindi probabilmente non vedranno mai più Black, il problema è: Dov’è andato? Perché nessuno riesce a mettersi in contatto con lui… Compreso me?»

«Sei arrabbiato?» chiese Sean

«Eh…?»

«È frustrante, vero?» La domanda di Sean, che era come il migliore amico di mio fratello, mi confuse e non la capii molto bene. 

«Cosa è frustrante?»

«Fammi indovinare, ti ha proibito di immischiarti con me, giusto?» Sean cominciò a spiegarmi una cosa alla volta. 

«Sì.» Annuii e cercai di rispondere. 

«Ma tu non gli hai creduto e sei ancora coinvolto con me.» 

«Ah…» Ero confuso, ma Sean continuò ad aggiungere. 

«Black è uno spirito libero. Quando litighiamo, sparisce per tre settimane, non va a scuola, non si mette in contatto con nessuno, ma quando si sente abbastanza a suo agio a stare da solo, ritorna.»

«Lo è fino a questo punto?» Aprii la bocca stupito perché non ero a conoscenza di quelle abitudini di mio fratello, Sean annuì. 

«Sì, lo è.»

Sean ed io camminavamo e continuavamo a parlare di mio fratello, entrammo in un ristorante a caso, ci sedemmo e continuammo a parlare. Quando ordinai, dimenticai alcuni piatti, ma in quel ristorante di pesce erano troppi.

Quando finimmo di ordinare, continuammo a parlare di Black. 

«Tra alcuni di voi, qualcuno ha mai fatto del male a mio fratello? Mentre litigavate o discutevate, o qualcosa del genere?» Non potevo trattenere i miei dubbi, sapevo che Sean non mi avrebbe detto il motivo per cui mio fratello mi aveva proibito di stare con lui, anche se sembrava essere il più vicino a lui. 

Ma Black una volta mi aveva detto che il loro rapporto era di amore-odio, ecco perché nella mia testa c’erano sempre più domande. 

«Nessuno fa niente a Black perché ha la sua faccia come arma.» rispose Sean, il che mi fece accigliare. 

«Dire questo di mio fratello non è diverso dall’insultare me.»

Io e mio fratello avevamo la stessa faccia, dire questo del suo viso non era diverso dal criticare il mio. 

Merda! Sono arrabbiato! 

«Quando l’ho insultato? È un ragazzo con grandi occhi, belle guance, chi oserebbe fargli qualcosa, è lui quello che fa agli altri.»

La risposta di Sean mi fece ridere, perchè avevamo solo il viso molto simile. 

Black, infatti, aveva la mia stessa faccia ma gli piaceva vestirsi in modo semplice. Io ero una persona che decideva il colore da usare a seconda dell’umore, ma Black no, gli piaceva vestirsi di nero, ma i suoi capelli non lo erano mai di quel colore, cambiavano continuamente a seconda del suo umore, le volte che ero andato in ospedale erano: giallo, verde, giallo, verde, ma non sapevo di che colore fossero in quel momento. 

A Black non piaceva dipendere da nessuno, non gli piaceva che qualcuno lo compatisse o gli facesse i complimenti per essere carino e li colpiva. Sembrava molto insoddisfatto del suo aspetto carino e non bello. Una volta mi aveva detto che era sufficiente se in questo mondo ero l’unico ad avere questo tipo di bel viso. 

«Tuo fratello non è una persona facile da trattare, è specializzato nel causare problemi, se vado da qualche parte con lui, sicuramente ci sarà un problema, quindi come posso stare in un posto quando i miei amici hanno un problema? Devo combattere al suo fianco, in realtà sarebbe anche colpa mia se non l’ho fermato, quando non voglio fare niente, c’è Gram o Yok che lo aiutano.»

Mi bloccai per un po’, poi guardai Sean. 

«Allora… Lo sai o non lo sai… Cos’è successo a Black…» 

«È stato picchiato al punto da essere ricoverato in ospedale.» rispose Sean a bassa voce: «Lo so.»

«Allora perché non vai a trovarlo?» Guardai confuso il viso di Sean che mi guardò, ma nei suoi occhi non riuscii a leggere nulla. 

«Abbiamo un tacito accordo, se c’è qualcosa che non vuole che io sappia, non devo saperlo, anche se lo sapessi, dovrò fare finta di non saperlo e non cercarlo. Sicuramente non vuole che io sappia che è ricoverato, per questo terrò la bocca chiusa e farò finta di non sapere, nemmeno Gram lo sa, perché non glielo ha detto.»

«Non mi piace quando Black arriva a questo livello di indipendenza, a questo punto sono davvero stressato perché non so esattamente dove è diretto.»

Mordendomi forte le labbra, Sean mise la sua mano sulla mia testa e la strofinò delicatamente. 

«Tornerà presto, non ti permetterebbe di restare a lungo con me, lui è qualcuno a cui piace averti vicino.»

************************

POV di Black

Ero stupidamente seduto ad una fermata dell’autobus da qualche parte a Bangkok. Non sapevo esattamente dove ero in quel momento perché mi ero seduto in un taxi a caso, volendo solo andare da qualche parte, scappare e basta. Avevo cercato ogni notte una stanza economica e giornaliera per dormire. Sulla mia spalla c’era un vecchio zaino con dei vestiti lavati che avevo appena ritirato dalla lavanderia. 

Dopo aver lasciato il dormitorio e Gram, cercai mio fratello, ma non riuscivo a concentrarmi su questo, pensavo costantemente a Gram e a me stesso. 

Alla fine, non l’ho più cercato. 

Un autobus mi era passato davanti, ero salito e avevo spento il telefono, non credendo che mi sarei messo in contatto con nessuno. 

Ora sta succedendo la stessa cosa… 

Un autobus passò di nuovo davanti a me, vidi che era vuoto e aveva dei posti a sedere, così salii subito e presi posto, pagai il biglietto e guardai il panorama attraverso il finestrino senza curarmi del vento che mi colpiva la faccia. 

Misi il mento sulla mano, mentre guardavo il marciapiede, mentre vedevo due bambini delle elementari in piedi, con grandi zaini, che scherzavano tra loro, non potevo fare a meno di ricordare la mia infanzia… 

Flashback

«Black, gioca con me.»

Un ragazzino dalla faccia bianca, come un bambino di Hong Kong, apparve improvvisamente e si avvicinò chiamandomi, mi accigliai e mi voltai indietro.

«Non ci conosciamo Ai ‘Khun chai.» 

«Non sono un Ai ‘Khun chai.» disse il ragazzino più alto di me: «Mi chiamo Gram.» 

«È un nome strano, vai via, non voglio giocare con qualcuno che ha un nome strano.» Lo schivai e me ne andai, ma quel bambino mi seguì. 

«Se non giochi con me, con chi giocherai? White non verrà.» 

White è mio fratello gemello, non solo frequentiamo classi diverse, viviamo anche in case diverse. Io sto con mia madre e White con mio padre… non capisco perché ma quando gioco con White e mamma lo scopre, mi picchia e mi maledice così tanto che piango ogni giorno davanti alla scuola. Ma se non mi lascia giocare con mio fratello, allora con chi giocherò…? 

Mi piaceva giocare a calcio, ma non avevo nessuno che giocasse con me. Morivo d’invidia guardando gli altri bambini giocare e urlare.  

Ma non lo facevo con mio fratello, giocare con lui era estremamente noioso. Lui amava giocare ai combattimenti tra robot, lasciava che facessero tutto loro, dov’era il divertimento? Giocavo con White perché gli volevo bene, se fosse stato qualcun altro, non avrei giocato a qualcosa di così noioso.

«White non verrà, ma io non giocherò con te.» Mi girai per fare una faccia arrogante e lo indicai.

«Sei un bambino di un’altra classe, i miei amici crederanno che li ho traditi per giocare con bambini di un’altra classe.»

«Ok, guarda da quella parte.» Gram indicò il mio compagno di classe, che stava giocando a saltare la corda con i bambini di un’altra classe. «Vedi? Anche il tuo amico gioca con altri compagni di scuola.»

Incrociai le braccia e guardai dritto in faccia l’Ai ‘Khun chai.

«Allora, giocherai a quello che voglio io?» 

«Sì!» La persona annuì e fece un passo per mettersi di fronte a me: «Se giochiamo insieme, va bene.»

«Andiamo!» 

Afferrai il polso dell’altra persona e la spinsi a correre verso il campo di calcio. Lui accettò di correre, lo portai al campo dove non c’era nessuno, solo io e il ragazzino più alto dietro di me. 

«Stai in porta e io segnerò il gol.» Inarcai il sopracciglio. 

«Sarà divertente?» disse Gram aggrottando la fronte e guardandomi. 

«Lo sarà.»

Sarà divertente calciare la palla e colpirlo. Sarà molto divertente. Non ho avuto una preda da molto tempo, sarai una buona vittima. 

«Se è divertente per Black, allora possiamo giocare.»

Gram si avvicinò per affrontare la porta, andai a prendere un pallone dal cesto, c’erano tipo quattro, cinque o sei palloni, lo presi per metterlo sul suolo del campo da calcio, giocai facendo rotolare il pallone da una parte all’altra, calciandolo un po’ e poi calciando la persona che si trova nella porta. 

«Ahi!» Gram urlò perché la palla lo aveva colpito allo stomaco, invece di dispiacermi iniziai a ridere.

«Ah, allora? Può essere un po’ noioso, ma lo farò di nuovo.» 

Presi la palla dalla porta e la calciai verso l’avversario senza fermarmi, finché Gram non cadde a terra. 

Quando iniziò a rotolare da un lato all’altro gli dissi: «Non è affatto divertente, vigliacco! Questo è il modo in cui gioco con le altre persone, mi piace giocare così, ecco perché nessuno gioca con me! Se sei debole, non puoi giocare con me.» urlai al mio amico che era sdraiato per il dolore e me ne andai, ignorandolo di nuovo.

Il giorno dopo 

Immaginai che Gram fosse come qualsiasi altro bambino che non poteva tollerare i miei giochi violenti e sarebbe andato a dirlo alla maestra o avrebbe avuto paura di giocare con me. All’ora di pranzo del giorno dopo ero seduto da solo in aula, leggendo un fumetto con cui picchiavo i miei amici, ma potevo vedere Gram alla porta dell’aula. 

«Black, giochiamo insieme.»

«Eh…?» Feci una faccia confusa verso l’altra parte. 

«Ho detto andiamo a giocare, passiamo un po’ di tempo insieme.»

«No.» aprii la bocca: «Sei debole.»

«Oggi non sarò debole, vieni con me a giocare, per favore.»

È una pazzia. Stare fermo e lasciare che lo colpisca con la palla. Dov’è il divertimento? 

«Andiamo, andiamo.»

Gram si avvicinò al mio banco e stava per prendermi il braccio, non volevo giocare sul campo di calcio oggi, così tolsi la mano. 

«Non voglio andare! Non voglio giocare sul campo da calcio oggi. Fa caldo! Se vuoi andare, vai da solo!» Abbassai la testa per continuare a leggere il mio fumetto. 

«Conosco il gioco di cui parlano nel fumetto, so come si gioca.» disse Gram. 

Mi voltai e i miei occhi si ingrandirono. 

«Davvero?»

Quando mi vide eccitato, incrociò le braccia e annuì come se fossi un orgoglioso leader. 

«È vero, conosco il gioco, se vuoi possiamo giocare, giocheremo insieme, come nel fumetto.»

Sorrisi felice quando sentii Gram dirlo, il sentimento di fastidio verso di lui sembrava essere scomparso quasi immediatamente e mi alzai dal mio posto.

«Come si gioca? Dimmelo.»

«Si chiama wrestling, si gioca sul campo, vince il primo che riesce a colpire l’altro. Giochiamo insieme?»

«Oddio!» Gridai spalancando gli occhi: «Puoi sollevarmi e farmi cadere?» 

«Si, posso, perché il mio corpo è più grande del tuo.»

Misi il broncio sentendo quello che diceva Gram.

«Allora giochiamo, voglio sapere se sei forte come il tuo corpo, anzi, probabilmente sei molto debole. Puoi essere un ragazzo grande, ma non hai la forza!» 

«Stai a vedere!»

Gram sembrava estremamente determinato a vincere, giocammo insieme alla lotta fino a mezzogiorno e Gram fu lanciato fino a quando il suo corpo fu pieno di lividi, quanto a me, ridevo molto soddisfatto.

«Ti ho detto che sei debole e stupido.»

«Sono stanco e mi fa male tutto il corpo, non voglio più giocare a questo gioco, è estenuante.» Gram disse borbottando mentre si lamentava, quando vidi la sua faccia stanca non potei fare a meno di dargli una pacca sulla spalla. 

«Perdere contro di me non significa che non sei un uomo, hai solo perso contro di me, tutto qui, se andiamo insieme alla mensa, ti compro un gelato di consolazione.»

Mi alzai e tirai la persona con il corpo più grande e più alto, camminò velocemente dietro di me per ricevere il gelato. 

Io e Gram ci sedemmo a mangiare il gelato sulle altalene, mangiando e ondeggiando costantemente, vedendo l’altra persona che mangiava il suo gelato deliziosamente non potei fare a meno di chiedere. 

«Non hai amici?»

«Perché pensi che io non abbia amici?» chiese Gram. 

«Allora perché vieni a giocare con me? È davvero divertente farlo?» Alzai il sopracciglio e Gram iniziò a ridere.

«Ho un sacco di amici e giocare con te non è divertente, fa male.»

«Allora cosa facciamo insieme? Non devi venire per forza, ragazzo debole. Va bene giocare da solo!» Scesi dall’altalena e stavo per andarmene, ma quel Khun Chai mi seguì.

«Non ho ancora finito di parlare.» Lui rideva, come chiunque altro, e quando lo faceva, era molto carino. Gram spesso faceva venire voglia di sorridere a chiunque lo vedesse, ma in quel momento mi sentivo frustrato, impedendomi di sorridere.

«Non deve piacermi giocare con te per farlo, mi piaci.» 

«Come… Cosa intendi per piacere?» Ero confuso, poi vidi Gram davanti a me e potei sentire il tocco morbido delle sue labbra sulle mie, poi si allontanò. 

«Intendo qualcosa di simile a questo.»

Fine del flashback

«Dannazione! Ogni volta che ci penso, mi arrabbio ancora. Mi ha ingannato e mi ha baciato!» urlai imprecando quando ricordai l’accaduto, ma il ricordo era finito lì. 

Gram era un amico della scuola elementare, non solo un amico che avevo incontrato all’università. Era mio amico, lo ero diventato quasi alla fine della scuola elementare, dopo di che ognuno di noi era andato in una scuola diversa. Non ci eravamo più incontrati fino all’università, lo ricordavo ancora, quando lo avevo visto, ero così eccitato. 

Ma quell’antipatico, non si ricordava di me, era venuto a chiedermi di nuovo come mi chiamassi, feci una faccia di dispiacere e quasi lo colpii, se non fosse stato per Yok e Sean che erano venuti a mediare.

Da allora ero rimasto in quel gruppo, ma per la rabbia che il maledetto Gram non si ricordava di me, lo avevo sempre messo per ultimo, ero più interessato agli altri che a lui, lo facevo sempre, usavo sempre Sean per questo, anche se in realtà volevo stare molto di più con Gram. 

Mi rifiutavo di stare a casa sua ed ero diventato il compagno di stanza di Sean, anche se Gram voleva davvero che stessi con lui. Quando aveva visto che avevo scelto Sean era diventato un bufalo e non si era opposto, così rimasi con Sean. 

Gram era ancora la stessa persona di prima, dannazione, mi trattenevo ancora in tutti i modi come in passato. Ma una cosa non sarebbe cambiata, anche se facevo finta che non mi importasse, quando qualcosa mi dava veramente fastidio Gram sarebbe stata l’unica persona a cui l’avrei detto, perché non volevo dirlo agli altri. 

Se lo dico a Yok non servirà a niente, peggiorerà o complicherà le cose. Sean probabilmente ascolterebbe in silenzio perché non è bravo a consolare. Devo dirlo a Gram, lui ha un milione di modi per farmi sentire meglio. 

Quando Gram non mi aveva riconosciuto, non parlai affatto della scuola elementare, mentre lui sceglieva di dimenticare, io facevo finta di farlo, anche se ricordavo chiaramente tutto. 

Fingevo e non parlavo, per non dire che ci conoscevamo prima, per non dire che me lo ricordavo ancora.

Mi piaceva anche fingere così da poter giocare ancora con le sue emozioni… 

Ricordavo che era il suo compleanno, più o meno quando eravamo al secondo anno di università. 

Flashback

Gram era stato distante con me fin dal mattino, quel giorno era il suo compleanno, ma io mi comportavo con disinvoltura, come se non fosse successo nulla, anche se Sean e Yok avevano portato una torta a casa sua la sera prima, Sean mi aveva invitato, ma io non ero andato. 

Avevo il raffreddore, mi faceva male la testa e non riuscivo nemmeno a stare in piedi, Sean mi aveva dato delle pillole e prenderle mi aveva fatto addormentare. 

Alle dieci, Sean era tornato al dormitorio per vedermi, i miei sintomi erano migliorati e alla fine andammo all’università insieme. 

In conclusione, ero stato lasciato solo e non avevo fatto gli auguri di buon compleanno a Gram. 

Aveva un aspetto assolutamente deprimente, quando la lezione del mattino era finita, l’avevo visto uscire dalla stanza, dicendo che andava a fumare. Quando aveva visto che non c’era Gram, Yok si era girato per dirmi: «Come diavolo fai a farlo Black?»

«Fare cosa?» Alzai il sopracciglio. 

«Non gli hai detto “Buon compleanno”? Non ti ricordi che è il compleanno di Gram?» Yok si accigliò. 

Come diavolo posso non ricordare? La storia delle piume di pollo a conchiglia delle elementari non l’ho dimenticata, ora questo stupido ragazzo del cazzo che non si preoccupa mai di niente vuole ricordarmela. 

«Mi ricordo.» risposi con calma. 

«Allora diglielo, non sei venuto con noi neanche ieri, sai che ti stava aspettando.» aggiunse Sean. 

«Se voglio farlo, lo farò a modo mio, ma se non lo faccio, significa che non voglio farlo.» Feci una faccia così cupa che Sean e Yok poterono solo sospirare e scuotere la testa. Tutti nel gruppo sapevano che Gram era il più giocoso, ma anche il più sensibile.

Che si faccia male in questo modo, non mi interessa. 

Undici e cinquantacinque… 

Tra circa 5 minuti sarebbe iniziato un nuovo giorno. Ero di fronte a casa di Gram, allungai la mano per suonare il campanello della porta d’ingresso, il che fece sì che il suo cane, Lucky, si svegliasse e iniziasse ad abbaiare senza sosta. 

Tre minuti.

Le luci della casa si accesero come se si fosse appena svegliato e scese al piano di sotto per vedere cosa stava succedendo. 

Due minuti.

La porta si aprì, lui era in pigiama, quando mi vide fece una faccia confusa ma si avvicinò all’ingresso. 

«Perché vieni qui adesso? Cosa sta succedendo?» mi chiese. 

L’ultimo minuto.

«Happy Birthday to you, happy Birthday to you, happy Birthday to you…»

Mezzanotte.

Proprio nel momento in cui iniziava un nuovo giorno. 

Gram ebbe un sussulto, poi rimase in silenzio per un momento, prima di sorridere felicemente. 

«Pensavo ti fossi dimenticato, pensavo non ti importasse.» I suoi occhi sembravano molto tristi mentre lo diceva. 

«Voglio essere l’ultimo ad augurarti un buon compleanno.» dissi senza espressione.

Gram sembrava ancora più perplesso. 

«Ero malato ieri sera e sono rimasto nella mia stanza, per questo non sono venuto con Sean, ma se devo farti gli auguri, non sarà durante il giorno, molte persone lo fanno, si sovrappongono tutte tra loro.» 

Gram stava sorridendo così tanto che la sua bocca arrivò all’orecchio, venne e aprì direttamente la porta di casa sua, mise le sue braccia sotto le mie per abbracciarmi con forza, tanto che stavo per essere sollevato da lui. 

Io sorrisi e gli diedi un leggero schiaffo sulla schiena con le mani. 

«Grazie.» mi sussurrò Gram. 

«Sì.»

«Sono molto felice.»

«Già.»

«Avevo paura che lo dimenticassi, avevo ancora più paura che Sean e Yok lo 

dimenticassero.» disse Gram vicino al mio orecchio e io lo abbracciai di nuovo. 

«Ehi, non lo dimenticherò, non lo dimenticherò.»

Non ho mai dimenticato niente di te e tu ti sei dimenticato di me, non è giusto… 

Fine flashback

Mi strofinai i capelli che mi cadevano sulla fronte e sospirai. 

Per vari motivi questo incidente aveva fatto sì che io e Gram ci sentissimo più vicini, intendo la nostra amicizia, eravamo solo amici, ma quella sera, quando ero andato a cercare mio fratello, ero stato tentato di accettare di “farlo” con lui e di rompere il rapporto chiamato “amicizia”, da quel momento non avrei più osato affrontarlo. 

Non ero pronto a tornare indietro, anche sapendo che mio fratello era nelle mani di una persona pericolosa come Sean. 

Ero stressato e non ero pronto ad affrontare Gram.

Appoggiai la testa contro il telaio del finestrino, questa era la prima volta nella mia vita che avevo deciso di evitare ogni responsabilità, lasciando mio fratello al mio posto a sopportare tutto il peso, nonostante non l’abbia mai fatto. 

Quando mi concentrai su ciò che pensavo, sapevo che… 

Mi manca davvero Gram. 

Fine POV di Black

***********************

POV di Gram 

Il giorno dopo 

Ero arrivato all’università con Yok con un’espressione piuttosto scomoda sul suo volto, sia io che lui eravamo silenziosi, come se entrambi avessimo troppe cose a cui pensare. 

Nonostante quello che era normalmente, non c’era una dannata cosa che potesse davvero impedirmi di parlare.

«Ehi, hai parlato con Sean?» Yok mi chiese improvvisamente, mentre camminavamo insieme verso l’edificio della facoltà. 

«Non ancora.» risposi. 

Da quel giorno Sean era uscito per seguire Black, non ci eravamo più parlati, era come se fossimo arrabbiati l’uno con l’altro, ma non credevo fosse solo rabbia. 

Era qualcosa di più angosciante. 

Era amicizia e amore. Dannazione era difficile sapere cosa fare, io amavo Black, lui lo sapeva e lui amava Black, lo sapevo, ma non sapevo chi amasse Black. 

Se mi ama, perché Sean lo chiama moglie? Perché Sean è così sicuro che Black sceglierà lui? E se ama Sean, allora perché è venuto a letto con me? 

Dannazione, c’era solo una domanda di cui non potevo fare a meno e a cui stavo pensando. E la cosa frustrante era che la domanda non aveva risposta, questo era il punto. 

«Sei deciso a non aprire bocca per dirgli qualcosa?» chiese Yok. 

«Che diavolo posso dire? Sono giorni che litigo con lui.» risposi: «Dove si trova ora?» 

«È arrivato per primo, è salito nello stesso momento di Black.» 

Quando Yok rispose così, si fermò e si voltò immediatamente a guardarmi. 

«Perché diavolo hai smesso di camminare?»

«Hai detto che sono saliti insieme, giusto?» chiesi. 

«Sì.» Yok annuì. 

«Vuoi scappare da scuola insieme?»

Glielo chiesi perché non volevo salire e affrontare Sean e Black, onestamente non ero pronto a vedere se erano dolci tra loro o vedere Sean che si prendeva cura di Black. Ero sicuro che mi sarei comportato molto più stupidamente se lo avessi visto, non potevo accettarlo, non importava quanto io fossi morto, non potevo accettare la sconfitta.

Perché lui è anche mio… 

Yok alzò gli occhi e mi guardò. 

«Davvero? Vengo raramente a scuola e tu ancora mi convinci a saltare le lezioni.»

«Allora vai a scuola, la salterò da solo.»

Lo lasciai e passai davanti all’edificio della facoltà, senza alcuna espressione, in ogni caso, non sarei andato sicuramente a scuola, non importava quello che dicevo, questo fece correre Yok a seguirmi e ad afferrarmi la spalla. 

«Ehi, aspettami.»

«E questo? Nonostante tutto, vuoi scappare da scuola con me?» chiesi. 

«Beh, non voglio restare solo.» 

«Okay, fai come vuoi, amico.»

«Dove ci sediamo?» mi chiese Yok. 

«Andiamo in biblioteca.» risposi. 

Dopo di che Yok ed io andammo a sederci insieme in biblioteca, ci sedemmo e non facemmo nulla, cercammo solo un posto tranquillo e fresco con l’aria condizionata e usammo i libri come cuscino per dormire. 

Yok si era addormentato velocemente, come se non avesse mai dormito prima, io ero al telefono, giocando e scorrendo continuamente questo e quello, feci scorrere il dito verso il basso e vidi la foto che Sean aveva postato il giorno prima su facebook. 

Era una foto che era stata scattata con Black, abbracciandolo da dietro, guancia a guancia e con una breve descrizione: @Pattaya 

Di solito Sean era uno che, se postava un’immagine, taggava la persona, ma questa volta non aveva taggato il profilo di Black, anche se ero confuso, lo passai frettolosamente.

Perché sento un piccolo dolore al cuore? Non lo so, dannazione. Non è ancora finita? Perché quando scrollai di nuovo verso il basso, vidi che Sean aveva postato alcune foto che aveva scattato a Black come album. 

Dannazione… È carino da morire. Che diavolo sto facendo? 

All’inizio diedi solo un’occhiata, ma quando lo vidi, volli schiacciarlo e vederlo ancora e ancora come una persona senza volontà, lo vidi correre sulla spiaggia, giocare con la sabbia, girarsi per sorridere, alcune foto erano anche un po’ sfocate ma comunque molto carine. 

Gettai il telefono sul mio zaino e afferrai la testa per arruffarmi i capelli con una sensazione di stress e incapacità di concentrazione. 

Perché diavolo? Non capisco. Perché dovrei stare seduto qui come uno stupido? Non capisco nulla. 

«È inutile stare seduti a pensare a qualcosa di ridicolo come questo, vado a mangiare qualcosa!» mormorai e misi il telefono nella tasca dei pantaloni, presi il portafoglio dal mio zaino e lasciai la biblioteca, senza dire a Yok dove sarei andato, non si sarebbe preoccupato, il mio zaino era ancora lì, sarei andato solo a fare una passeggiata per calmare un po’ il mio cuore. 

La gelosia verso Sean sta per esplodere nei miei occhi! Dannazione! Lui lo porta dolcemente a Pattaya e io non posso nemmeno toccargli la testa. Sto per morire, il mio petto sta davvero per esplodere. Perché Black mi tratta così? 

Ero molto arrabbiato, scesi dall’edificio della biblioteca maledicendo il vento, maledicendo il sole con rabbia perché niente era giusto, prima di dovermi fermare per attraversare l’edificio della facoltà.

Non c’erano molte persone intorno. 

Lì vidi Sean e Black in piedi, uno di fronte all’altro, come se stessero parlando di qualcosa, volendo saperne di più, mi avvicinai per ascoltare senza che se ne accorgessero. 

«Diventa il mio ragazzo.» sentii Sean dire quella frase e diede a Black una rosa, un dettaglio semplice, senza alcun lusso. 

No… No, non sono d’accordo… 

Il mio cuore batteva forte per la preoccupazione. Strinsi forte i palmi delle mani, che erano bagnati di sudore. 

Non sarà… Non farmi così male … 

Sapete cosa volevo fare? Volevo andare lì e fermarli, volevo spingerli via, volevo riprendermi Black, ma non potevo uscire perché, anche se avessi fatto un altro passo, non avevo nulla da dire a Black. 

«Sì.»

Black annuì, Sean si avvicinò e lo abbracciò per aggrapparsi al suo corpo magrolino. E io? Quasi caddi. 

Era come se tutti i diritti che avevo si fossero persi, avevo appena scoperto chi aveva scelto. 

Tutto… Finito… È davvero tutto finito. Non ha scelto me, appartiene davvero a Sean. 

Mi morsi forte le labbra, trattenendo il dolore. 

Avrei dovuto saperlo da quella mattina nella camera di Sean, giusto? Perché si tenevano per mano davanti a me, perché non l’ho visto? Perché non ci ho pensato? Perché sono così stupido? Perché sono così idiota? 

Non potevo sopportare di vedere la parte successiva di ciò a cui stavo assistendo, così girai rapidamente la testa dall’altra parte, alla fine non potevo comprare nulla perché se l’avessi fatto, non avrei potuto mangiarlo. 

Tornai alla biblioteca e Yok si era svegliato, si sedette e prese un libro dalla biblioteca e lo aprì senza alcun motivo, quando mi vide tornare mi chiese: «Dove sei andato?»

«A camminare un po’ e a scendere le scale.»

«Oh, so che ti sbagli, ma dove sei andato? Se sei sceso solo per le scale, perché hai quella faccia?» La domanda di Yok fece peggiorare i sentimenti nel mio cuore. 

«Stanno insieme.» dissi guardando Yok. 

«Cosa?» Yok alzò le sopracciglia scure e mi guardò come se non avesse capito nulla: «Cosa stai dicendo?»

«Ho detto che Sean e Black stanno già insieme.» 

Faceva male, dirlo a Yok non era diverso dal ricordarlo a me stesso. 

«Come fai a saperlo? Dici sul serio?» Yok fece una faccia incredula. 

«È vero.» mi strozzai e deglutii: «L’ho visto con i miei occhi.» 

Yok non disse nulla.

«Dannazione, ho visto come gli ha chiesto di essere il suo ragazzo di sotto, nel palazzo della facoltà… Mi sento quasi morto, anche quando Dane ti ha lasciato ha fatto così male, vero?»

Yok non rispose, si spostò solo per sedersi accanto a me e poi mi diede una pacca sulla spalla per consolarmi. 

«Va bene, amico, il tuo è esattamente il sapore.» 

«Cosa? Che diavolo intendi per sapore?» 

«Quando ti innamori conosci due sapori.» Yok mi guardò con calma e io feci una faccia tipo “Quali sono?” mentre lo guardavo. 

«Il primo è il gusto della vita.»

Eh… 

«Qual è il secondo?»

«Il sapore delle lacrime.» 

Maledizione! Non voglio conoscere il sapore delle lacrime. 

«Lascia che te lo dica, non sto molto bene.» dissi a Yok: «Dovrei proprio lasciarlo andare, vero? Se fossi tu, lo lasceresti andare?» 

Ero molto confuso in quel momento, dentro di me pensavo che Black avesse scelto una persona per prendersi cura di lui e non di me, come prima, ma d’altra parte, volevo ancora combattere, volevo solo sapere se dovevo farlo o no. 

«Vuoi giocare? Ho un gioco che potrebbe interessarti.»

Yok parlò con calma e appoggiò la testa al muro più lontano, prima di voltarsi a guardarmi.

«Che gioco?» chiesi guardandolo con confusione. 

«Un gioco emotivo.»

«Oh, cosa sta succedendo? Stai scrivendo un romanzo? Lascia perdere il dramma, non è il mio stile, parla normalmente.» Quando dissi questo, Yok sgranò gli occhi. 

«Ti dico la verità, perché se hai intenzione di giocare, stai scommettendo i sentimenti dei quattro. Come osi?»

«Sarà divertente? Il tuo gioco emotivo.»

«È un gioco, in qualunque modo tu giochi, sarà divertente solo quando lo finirai.»

Yok fece una pausa e i nostri occhi si incontrarono. 

«Beh, se perdi, è finita.»

Rimasi in silenzio, pensando a quello che aveva detto Yok. Per ora stavamo solo seduti uno accanto all’altro, perché entrambi avevamo cose a cui pensare, Yok stesso stava pensando a qualcosa, se era così, non lo avrebbe detto. 

«Cosa c’è che non va? Vuoi giocare o no?» chiese. 

«Che senso ha terminare il gioco?» 

«Almeno ci avrai provato.» 

Continuai a riflettere in silenzio.

«Lascerai andare Black senza fare nulla, ma io no, anche se tu non fai nulla, penso che lo farò io.» disse Yok con una faccia che non nascondeva nulla, il che mi fece accigliare.

«Non dirmi che devo combattere con un altro di voi, ehi, piace anche a te?»

«Non so se è amore o no, ma ho un motivo personale per cui devo diventare il loro badante. Sean non lo sarà, non posso lasciarli andare ad un appuntamento.»

«Quindi se la persona in quel posto fossi io e non Sean, lotteresti anche tu?» gli chiesi di nuovo, ad essere sincero, nonostante fossi suo amico da molto tempo, mi ero reso conto che non sapevo nulla di Yok.

«Sì, la persona che sarà al suo fianco devo essere io.» 

Rimasi senza parole. 

«Te l’ho detto perché ho visto che piace anche a te.» 

«Sei sicuro che non ti piaccia, Yok?»

«Ti ho detto che ho le mie ragioni, ragioni che né Sean né tu dovete sapere.» disse Yok con un’espressione di leggera irritazione. 

Rimasi in silenzio. 

«Ho dei pezzi in questo gioco che devono essere usati.» Questo era ciò che disse. 

«Pensi che il nostro gruppo si disintegrerà?» chiesi con voce sciocca. 

«Non si disintegrerà se gli altri due accettano la sconfitta, francamente, io la accetto, se ho fatto tutto il possibile e ancora non posso battere Sean lo lascerò andare, ma prima farò qualcosa, non starò fermo a vederlo vincere, sai che non è il mio stile.»

«Umh…» 

Risposi a Yok con la gola, dopo questo, rimasi in silenzio per molto tempo, l’immagine nella mia testa in quel momento era di tre persone che si incontravano per la prima volta. 

Flashback

Stavo vagando lungo il bordo della strada, cercando di trovare un posto per fumare, poi sentii uno strano e forte rumore provenire dal vicolo vicino. 

Sembra che qualcuno stia combattendo! 

Sentendo molte cose, mi guardai intorno per assicurarmene, vedendo un gruppo di tre che attaccava una persona. 

Il mio sangue di giustizia sta bollendo! Non è affatto giusto! 

Così immediatamente afferrai una bottiglia d’acqua nelle vicinanze e la lanciai contro una delle tre persone che stava cercando di colpire l’altra, quella che fu colpita era abbastanza buona, ma forse anche gli altri erano stati colpiti dappertutto. 

«Merda, che diavolo stai facendo?» chiese quel figlio di puttana. 

«Oh, faccio un sacco di cose. Qualche problema?»

Quel figlio di puttana saltò per colpirmi, lo schivai e lo afferrai per le spalle, poi lo colpii con il ginocchio tre o quattro volte, usai il gomito per colpire la sua faccia, usando così tanta forza che la sua bocca iniziò a sanguinare. 

Gli diedi un calcio e lo buttai a terra, proprio mentre il secondo ragazzo stava per darmi un pugno sentii una voce urlare da lontano. 

«A cosa state giocando? Volevo avere qualcosa da fare, giocherò anch’io.»

Quando finì di dire questo, saltò in piedi e diede un calcio a quello che stava per colpirmi, gettandolo a terra, il primo cercò di alzarsi e di circondarmi insieme all’altro, così divenne una lotta tre contro tre. 

Lottammo insieme finché gli altri tre non ce la fecero e andarono da qualche parte, io e il ragazzo andammo poi ad aiutare il primo ragazzo che avevamo visto essere circondato. 

«Ti hanno picchiato molto…» Stavo per continuare a parlare quando la persona che era appoggiata a terra alzò la testa. 

È molto bello… 

Quel pazzo era stato picchiato quasi a morte e anche se aveva la faccia insanguinata era ancora bello. 

«Chi siete voi due?» ci chiese il tizio a bassa voce. 

«Non mi conosci.» risposi: «Ho visto che ti picchiavano e sono venuto ad aiutarti.»

«Stavo cercando una rissa e vedere due contro tre era fastidioso, tre contro tre è meglio.» disse l’altro ragazzo con gli orecchini. 

«Il mio nome è Sean.» La persona che aiutammo si presentò, si alzò, si mise dritto e si pulì il sangue dalla bocca. 

«Il mio nome è Yok.» disse il ragazzo con le occhiaie e pieno di orecchini. I due si girarono allo stesso tempo con i loro sguardi decisi: «E tu?» 

Strofinandomi la nuca con la mano, mi tolsi il berretto che indossavo e lo rimisi, poi sorrisi. 

«Gram, il mio nome è Gram.» 

Fine Flashback

Non è così che tutto è cominciato in passato? Sono passati cinque o sei anni da quel momento, dal giorno in cui ci siamo incontrati, no, forse è molto di più… 

«Allora, cosa farai?» chiese Yok, io alzai le spalle. 

«Quindi… Immagino che dovrò combattere anch’io.» 

Fine del POV di Gram 

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